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Roberto Ruffilli. L'uomo, il politico, la vittima. Cronologia degli eventi: vittime del terrorismo e della violenza politica
La vittima va posta al centro dell’attenzione degli studiosi, degli operatori ed anche dell’opinione pubblica, cosicché essa possa venir presa in considerazione come attore sociale che ha influito e influisce sulla realtà politica e sulla collettività, alimentando il senso di solidarietà anche contro la violenza e il terrorismo e generando la consapevolezza della necessità di tutelare le istituzioni democratiche. In questa prospettiva si accentua la difficoltà nell’individuazione di una definizione, valida dal punto di vista sociologico e storico, dal terrorismo che ha condotto ad una molteplicità di spiegazioni le quali, pur differendo in modo significativo l’una dall’altra nei contenuti, illustrano aspetti diversi dello stesso fenomeno, anche se trascurano il significato ed il valore delle vittime. Perciò il terrorismo è stato da più parti definito come attacco diretto alla democrazia, espressione violenta di una minoranza che vuole imporre la propria volontà alla maggioranza, ma mai si è fatto riferimento al terrorismo come aggressione a vittime innocenti in nome della giustizia. Per perseguire questo disegno, si è imposta una duplice strategia: da una parte, infatti, il terrorismo si è manifestato come vero e proprio progetto politico volto a destabilizzare il regime democratico, cercando di forzare ed orientare le scelte politiche e di governo attraverso ingerenze dirette ed alleanze strategiche; dall’altra, esso ha fatto ricorso agli attentati, alle stragi, alla guerriglia per generare nell’opinione pubblica paura, sgomento, timore. Da qui un senso di sfiducia e distacco dallo Stato stesso, ritenuto colpevole di non saper proteggere i propri cittadini. Lo “stragismo”, ovvero l’utilizzo della strage quale strumento per la realizzazione di un preciso disegno politico, ha conosciuto nel nostro Paese una fase “acuta” nel periodo compreso tra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’80…(Dall’Introduzione di Augusto Balloni) -
Nelle stive del romanzo. Collezione e rappresentazione
Collezionando, fra spazio e tempo, orizzonti ambientali e tratti fisiognomici del sentire umano, i dispositivi memoriali realizzati sulla scena letteraria comunicano, in via organica o per il tramite di geroglifici discontinui, con analoghi flussi carsici sepolti nell’anima della coincidenza del lettore: così, il racconto può essere la bussola interiore e sociale dell’antropologia occidentale. E il romanzo, nella sua evoluzione per certi versi «darwiniana», non ha ancora forse nulla da temere «se non che il suo carico sia troppo leggero» in confronto a stive così capienti. -
Dalle corti al Bembo
Nell’attesa che un “Kristeller della poesia cortigiana” ci conceda il piacere di viaggiare all’interno di una tradizione finalmente censita, i saggi qui raccolti si limitano a indagare alcuni aspetti di quella cultura, perlopiù settentrionale, messa alle corde dall’opzione bembesca, e che con la medesima si trovò presto a dover fare i conti, fino all’esemplare rottura della casiana. Una prima, seppur cursoria, mappa di un itinerario più citato che frequentato della nostra letteratura quattro-cinquecentesca. -
La tensione profetica della pedagogia. Itinerari, modelli, problemi
La pedagogia sta diventando sempre piu’ un sapere organizzativo, funzionale ai bisogni della societa’ presente, caratterizzandosi, cosi’ in senso soprattutto ‘amministrativo’. Forse e’ necessario che cio’ avvenga, nel tempo della Tecnica, nella Societa’ dei Saperi, nel Mondo Globalizzato e Complesso. Ma…cosa accade alla pedagogia come “scienza dei fini”, rivolta a pensare e realizzare un Progetto, anche un progetto di Cambiamento e, perche’ no, di Utopia? Puo’ la pedagogia – oggi – perdere quel suo ‘vettore’ profetico (di pre-figurazione, di tensione valoriale, di ‘principio speranza’) che ne ha contrassegnato – pur con esiti diversi – la sua storia e ne alimenta lo ‘spettro teorico’? Il presente volume intende rispondere a queste domande da diversi punti di vista, rilanciando cosi’ un dibattito tanto sulle ‘questioni ultime’ del pensare/agire pedagogico, quanto sull’identita’ complessa e dialettica della pedagogia. -
La topografia antica
Nell’ambito della discipline archeologiche la Topografia riveste un ruolo particolare . Il suo oggetto di studio principale non è infatti costituito dallo studio tipologico o storico-artistico degli oggetti giunti fino a noi dall’antichità, ma da quello del territorio e delle variazioni in esso intervenute nel corso del tempo. Proprio per questo motivo la Topografia antica, pur occupandosi in prevalenza dell’età romana, non ha limiti cronologici precisi e, pur essendo sostanzialmente una disciplina archeologica, non attinge i propri dati solo dall’Archeologia, ma da una pluralità di fonti, tutte con uguale dignità. Alla base di tutto, però, deve esserci una conoscenza geografica specifica del territorio su cui si lavora e soprattutto delle variazioni che sono in esso intervenute. La Topografia antica coniuga quindi due diversi livelli di lettura territoriale, quello storico-archeologico e quello fisiografico, giungendo così a ricostruire in definitiva l’evoluzione del rapporto tra uomo e ambiente e a porre le basi per la ricostruzione della storia del paesaggio. Oltre che Storico e Archeologo, il Topografo antichista deve dunque essere un Geografo, o quanto meno deve essere in grado di dialogare con chi si occupa di Geografia fisica e questo fa di lui, o dovrebbe fare di lui, il naturale referente per quanti si occupano di pianificazione e gestione del territorio.INDICE 1. LA TOPOGRAFIA ANTICA 1.1 Il nome «Topografia antica». (Nereo Alfieri) 1.2 Finalità della disciplina. (Giovanni Uggeri) 1.3 Storia degli studi di topografia antica. (Giovanni Uggeri) 2. LE FONTI PER LA TOPOGRAFIA ANTICA 2.1 Le fonti scritte in età classica. (Giovanni Uggeri) 2.2 Le fonti di età medievale. (Stella Patitucci) 2.3 Le fonti epigrafiche. (Giovanni Uggeri) 2.4 Le fonti archeologiche. (Stella Patitucci) 2.5 Il contributo della toponomastica alla ricerca topografica. (Giovanni Uggeri) 3. IL TERRENO E LE SUE RAPPRESENTAZIONI 3.1 La cartografia. (Giovanna Bonora) 3.2 Appendice. I fotopiani e la cartografia computerizzata. (Enrico Giorgi) 3.3 Fotografia aerea e telerilevamento. (Pier Luigi Dall’Aglio) 4. AMBITI PECULIARI 4.1 Geomorfologia e topografia antica. (Pier Luigi Dall’Aglio) 4.2 La centuriazione. (Giovanna Bonora) 4.3 La viabilità antica. (Giovanni Uggeri) 4.4 Il survey e la ricerca storico-topografica. (Pier Luigi Dall’Aglio)PREMESSA Questo manuale scaturisce dalla lunga collaborazione tra studiosi formatisi alla scuola di Nereo Alfieri e ne riflette alcuni criteri didattici, alcuni temi e le linee fondamentali del metodo. Questo è caratterizzato dall’integrazione tra diverse discipline e diversi tipi di fonti, dallo studio delle trasformazioni dell’ambiente naturale ai documenti letterari, epigrafici e toponomastici, dall’analisi dell’evidenza archeologica al controllo sul terreno, per giungere ad un’articolata ricostruzione storica dell’insediamento antico e delle infrastrutture territoriali. Il volume si è venuto articolando in quattro parti, delle quali le prime tre sono di carattere più generale, mentre la quarta è applicata ad alcune tematiche particolari, che sono tra le più ricorrenti nelle ricerche di topografia antica. Alle esposizioni di carattere generale fanno seguito di norma applicazioni, esemplificazioni ed illustrazioni, che rimandano di preferenza al territorio italiano ed all’età romana, in quanto l’opera è maturata da concrete esperienze didattiche in università italiane e ad esse è precipuamente destinata. L’unità ed organicità dellamateria... -
Alexandr Christoforovic Vostokov. Dalla pratica poetica agli studi metrico-filologici
Alexandr Christoforovic Vostokov nacque il 16marzo 1781, ai tempi di Caterina II, e si spense l’8 febbraio 1864, nell’epocadella “grandi riforme” di Alessandro II. Figlio naturale di un nobile diorigine tedesca, apprese solo a sette anni il russo e per tutta la vita fuafflitto dalla balbuzie. Ciò non gli impedì tuttavia di sviluppare unapassione profonda per la lingua russa, che divenne dapprima lo strumento dellesue esperienze poetiche e in seguito l’oggetto dei suoi approfondimenti e spessopionieristici studi filologici e linguistici. La sua produzione poetica, benchèlimitata quantitativamente, suscitò all’epoca interesse e polemiche per il suocarattere sperimentale: egli cercava infatti di arricchire la poesia russa conmetri dedotti dai classici greci e latini e dalla poesia popolare. Ad unapprofondito studio di quest’ultima è legato il “Saggio sulla versificazionerussa” (1812-1817)…Ed è proprio il “Saggio” l’oggetto principale di questovolume. Ad esso è dedicato il Capitolo IV e in Appendice se ne riproduce iltesto nell’edizione del 1817, mai più ripubblicato in seguito, ma sempre citatodagli specialisti. La figura di Vostokov è poliedrica, riflessa inmolteplicità di specializzazioni e di attività. Abbiamo voluto ricomporlaall’interno di un quadro unitario, prendendo in esame oltre al teorico dellaversificazione anche il poeta, il linguista e il filosofo. -
The administrative reforms in Italy: experience and perspectives
LUCIANO VANDELLI, Traditions and problems of public administration in Italy. MARIO P. CHITI, Relations with EU law. FRANCESCO MERLONI, The distinction between politics and management in italian public administration. ALFONSO MASUCCI, Legal principles and rules in relation to administrative procedure. VINCENZO CERULLI IRELLI, The semplification of administrative action. GREGORIO ARENA, Administrative transparency. GIUSEPPE SANVITI, The public services in Italy. GIAMPAOLO ROSSI, Privatisation and the use of private law by the public administrations. GIUSEPPE COGLIANDRO, The assessment and control system in Italy. GIANDOMENICO FALCON, Judicial review of administrative action in Italy. -
Spazio e modernità. Libri, carte, isolari nell'età delle scoperte
La coscienza dell’uomo contemporaneo non deve fare i conti con l’indeterminatezza geografica: le nostre cognizioni ci permettono di rappresentare in modo sostanzialmente fedele il mondo in cui viviamo. Non è sempre stato così. Per la maggior parte della loro storia, uomini e civiltà hanno compiuto considerevoli sforzi per costruire ipotesi, quasi sempre affascinanti quanto raramente fondate, con cui spiegare i misteri della “macchina del mondo”. Poi, tra XV e XVI secolo, successe un fatto importante. Gli europei iniziarono a percorrere gli spazi che fino allora avevano cercato di immaginare, e scoprirono che tra realtà e rappresentazione esistevano considerevoli differenze; una di esse, battezzata ” America”, costituiva una clamorosa smentita di antiche e radicate opinioni e imponeva perciò una revisione profonda delle idee relative allo spazio. Era un compito difficile, dato che nella cultura occidentale la geografia si intrecciava con complesse questioni filosofiche e teologiche. Di qui l’oggetto di questo libro: la discussione del percorso problematico, e a tratti tormentato e angoscioso, che gli europei della prima età moderna furono costretti ad intraprendere per riuscire a comprendere, e soprattutto ad accettare, l’improvviso manifestarsi di una impensabile realtà spaziale. -
Teatro in Asia. Vol. 2: Myanmar, Thailandia, Laos, Kampuchea, Viêt Nam.
…I generi di teatro asiatico che ho studiato e che ho raccontato in questo volume appartengono a tradizioni culturali molto diverse tra loro, di alcuni sono stato personalmente testimone, di altri ho ascoltato le storie da vecchi maestri che hanno attinto al pozzo profondissimo dei loro ricordi e delle loro esperienze per raccontarmi di eroi e di attori che vivono solo nelle loro memorie, di altri infine ho cercato di rintracciare le esperienze nei libri o nelle pietre scolpite. La filosofia unificante che ha guidato la mia ricerca e’ stata il tentativo di leggere le vicende di queste forme teatrali nel contesto antropologico che le ha viste nascere e, in alcuni casi, scomparire. -
Società multiculturale, diritti, Costituzione. Una prospettiva realista
Il presente volume raccoglie una serie di articoli, scritti nell’arco di cinque anni dal 1994 al 1999, che trattano di problemi teorico-giuridici legati alla società multiculturale. Nonostante questi lavori siano stato originariamente il risultato di ricerche e occasioni scientifiche diverse, in questa raccolta sono stati variamente rielaborati e rappresentano l’espressione di una riflessione unitaria sul tema. (dalla ‘Prefazione’ dell’Autore) -
Prose della volgar lingua. L'aeditio princeps del 1525
La prima edizione delle Prose della volgar lingua di Pietro Bembo apparve a Venezia nel 1525. Il trattato si rivelò subito decisivo per la cultura italiana, che vi trovò la certezza di una codificazione dell’italiano come lingua letteraria di dignità non inferiore a quella delle lingue classiche perché fondata sull’imitazione dei classici del volgare, Petrarca per la poesia e Boccaccio per la prosa. Una soluzione della “questione della lingua” tale da influenzare per secoli, nel bene e nel male, la cultura e la civiltà stessa dell’Italia. Per Bembo la princeps del 1525 fu il punto di arrivo (provvisorio) di una lunga riflessione sul problema della lingua e della letteratura volgari, partita almeno dalle edizioni aldine de Petrarca e Dante da lui curate a inizio secolo. Ma la documentazione del percorso elaborativo che sfocia nell’edizione è oggi affidata esclusivamente alla testimonianza del manoscritto autografo delle Prose, il codice Vaticano latino 3210, in sé e nel suo rapporto con la princeps. Solo da qui si possono ricavare indicazioni su «come ha lavorato Bembo» per le Prose. Questa edizione della princeps delle Prose della volgar lingua fruisce dell’apporto del codice vaticano per dar conto, in modo completo e formalmente strutturato, del processo di elaborazione sottostante all’edizione del 1525. Il testo della princeps è rigorosamente riproposto nel suo assetto linguistico e grafico, così da testimoniare con esattezza le consuetudini del Bembo nello stesso tempo codificatore e scrittore di prosa volgare. Il sistema di rappresentazione formale dell’elaborazione, che supera la tradizionale rigida divisione tra testo e apparato grazie ad un articolato corredo paratestuale di segni e stili tipografici, proietta sul testo della princeps la stratigrafia del codice vaticano e insieme distingue lo «spazio di variazione» della stampa rispetto al risultato finale dell’elaborazione nel manoscritto. Integrato da un essenziale apparato, il sistema permette di avere sott’occhio sinotticamente, pagina per pagina, la spettrografia della formazione del testo, con riscontro immediato sia dei modi della variazione, sia della dialettica tra varianti e invarianti. Assumono così perspicua evidenza i molteplici movimenti correttori, che dimostrano come soprattutto la parte grammaticalmente precettistica del trattato sia venuta costituendosi per tappe, attraverso aggiunte, soppressioni e ripensamenti, e come Bembo abbia applicato dinamicamente alla propria stessa scrittura le regole esposte nelle Prose, anche sulla base di una sempre più approfondita conoscenza della lingua dei poeti e prosatori antichi. -
Fuga dalla storia. Il paradigma «Pace-sviluppo-democrazia» nel post-comunismo e nei dopoguerra dei Balcani
Guerre sanguinose e continui conflitti politici hanno accompagnato lo sfaldamento della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia. Particolarmente cruenta è stata la guerra civile che si è sviluppata in Bosnia ed Erzegovina, conclusasi senza un vero e proprio vincitore ma che oggi, grazie soprattutto all’impegno dell’Unione Europea, rappresenta un banco di prova per la costruzione di una società diversa, in cui i rapporti sociali ed economici siano differenti da quelli del passato. Proprio in questo paese, dove convivono tre popolazioni e tre differenti religioni si cerca di costruire un nuovo tipo di società multietnica e asimmetrica, mai conosciuta fino ad ora: il problema centrale non può continuare da essere quello di tracciare nuovi confini, bensì accettare e gestire quelli esistenti in un quadro di sviluppo economico regionale, senza il quale nessun piccolo paese può sopravvivere. Solo tenendo presente il paradigma “pace-sviluppo-democrazia”, i diversi stati nati dallo scioglimento jugoslavo potranno affrontare con esito favorevole il percorso dalla guerra alla pace ma anche dai regimi monopartitici a sistemi realmente democratici. -
Circal de giudéizi. Santarcangelo di Romagna nell'esperienza culturale del secondo dopoguerra. Letteratura (E')
“E’ circal de giudeizi”, “Il circolo del giudizio”. Non e’ noto a chi spetti formalmente la paternita’ della denominazione, ma la sua intonazione antifrastica, irriverente, canzonatoria e il contrassegno dialettale ben definiscono alcuni tratti, almeno, delle fisionomia di quel gruppo di giovani, stravaganti intellettuali che a Santarcangelo di Romagna, nel comune orizzonte politico della ricuperata liberta’, dell’irragionevole ottimismo e delle great expectations del secondo dopoguerra, diedero avvio ad una avventura culturale destinata non gia’ ad esaurirsi nel giro di pochi anni, come sarebbe inevitabilmente avvenuto di tante altre concomitanti esperienze di ‘lavoro culturale’ della provincia italiana, ma ad evolversi in un fecondo intreccio di relazioni e di sviluppi, cosi’ da lasciare, ben al di la’ dei confini della ‘piccola patria’, durevoli, sensibili tracce nella vita letteraria ed artistica italiana del secondo dopoguerra. -
Circal de giudéizi. Santarcangelo di Romagna nell'esperienza culturale del secondo dopoguerra. Cinema e televisione (E')
“Santarcangelo. Inizio degli anni quaranta. Un gruppo di giovani discute di poesia di fronte alla Casa del fascio. Il poeta oggetto del contendere e’ Gabriele D’Annunzio. Passa Tonino Guerra e apostrofa: ma che D’Annunzio! Leggete Montale! Bisogna leggere Montale! Sulla domanda senza risposta: chi e’ Montale? la discussione termina e il gruppo, mestamente si scioglie. Qualche giorno dopo Raffaello Baldini, uno di quelli che parlavano di D’Annunzio, va da Guerra e gli chiede se ha qualcosa di sto’ Montale. Tonino gli allunga una copia degli “Ossi di seppia” e, in seguito, una delle “Occasioni”. Lello impara a conoscere Montale e incontra, per la prima volta – parole sue – un poeta del quale non doveva fare il riassunto in prosa il giorno dopo a scuola, un poeta non in antologia ma nella versione integrale di un suo libro. L’aneddoto, raccontato da Lello Baldini con l’estro che lo contraddistingue restituisce in maniera efficace il clima della Santarcangelo di quegli anni. Gli anni in cui si formo’ il cosiddetto “Circal de giudeizi” (Circolo del guidizio). Ovvero un gruppo di giovani intellettuali che in seguito si distensero in diversi campi artistici…”. (dal Cap.1: “Due o tre cose che so di loro”) -
Introduzione alla statistica
Esiste un neologismo anglosassone, ‘innumeracy’, per indicare le difficolta’ che molti incontrano nel comprendere e nel trattare in modo corretto le informazioni di tipo quantitativo. La lettura dei giornali, o una visione anche distratta di molti programmi televisivi, mostrano come questa difficolta’ sia assai diffusa: siamo quotidianamente vittime di percentuali che non sommano a cento e di grafici artisticamente costruiti che pero’ non dicono nulla…Questa situazione, come si capisce, non e’ ammissibile, e l’ “innumeracy” deve essere superata appropriandosi dei concetti di base, utilizzando ad esempio strumenti come questo: un libro breve, che tenta di occuparsi del nocciolo dei problemi…un libro che, nella sua natura essenzialmente “non-enciclopedica”, sara’ forse utile anche a chi, se pure per la prima volta e al di fuori di un corso di studi, desideri avvicinarsi allo studio delle tecniche di base della Statistica. -
Imparare dalle cose: la cultura materiale nei musei
“Gli oggetti sono manufatti culturali, costruiti in una data forma dalla società che ne fa uso. Modificano il mondo e noi lo scopriamo e ridefiniamo costantemente attraverso di essi … Le macchine agiscono sul mondo modificandolo più ancora della maggior parte degli oggetti, e ricreano continuamente un mondo nuovo, solo in parte basato sui rapporti sociali di quello vecchio. Le macchine occupano un posto chiave nella società industriale, nel punto di intersezione delle interazioni tra gruppi e tra individui, e pertanto rappresentano i manufatti culturali più rivelatori. Le macchine sono la cultura materiale della politica, se per politica intendiamo l’interazione tra gruppi di persone.”Questa, la filosofia dei saggi qui raccolti, scritti da studiosi, conservatori e operatori museali che lavorano su e con gli oggetti, partendo da discipline diverse al fine di connettere la cultura materiale con la storia dell’arte e della tecnologia, con l’archeologia, l’antropologia, la geografia umana, gli studi sul folklore e altri campi ancora che si avvalgono di testimonianze materiali. Come scrive uno degli autori, l’interpretazione degli oggetti, come la comprensione di una lingua, è un processo e non una rivelazione: occorrono tempo e un lungo lavoro, nel quale è di grandissima importanza la partecipazione multidisciplinare ma, soprattutto, l’ “apprendistato oggettuale”, ossia l’incontro personale con l’oggetto. In questo contesto assumono una connotazione nuova anche le problematiche di museologia e museografia sia quelle tradizionali sia quelle legate all’avvento delle nuove teconologie informatiche e multimediali: come diventa ‘leggibile’ l’oggetto esposto al museo? Qual è il rapporto tra visibile e invisibile nell’oggetto? Quale è la relazione tra documento scritto e documento tridimensionale nella ricerca? Se vogliamo dare consistenza al museo in quanto istituzione capace di trasmettere conoscenza, in quanto argine potenziale alla deriva della civiltà verso funzioni restaurative e compensatorie, esso dovrà cercare i modi per connettere tra loro impressioni sensoriali e forme razionali di elaborazione, per cancellare la parcellizzazione della realtà in ambiti tra loro apparentemente separati e promuovere la riflessione in termini di percezione storica. In tal senso, questo libro si pone a fondamento di una nuova prospettiva per gli studi museologici sulla cultura materiale.Sommario:Ringraziamenti.* Fredi Drugman – Imparare dalle cose.* Tomas Maldonado – Musei e opere alla scoperta del futuro.* Raimonda Riccini – Le cose che si fanno intelligenti.* Jacques Maquet – Oggetti: strumenti e segni.* Robert B. Gordon – L’interpretazione dei manufatti nella storia della tecnologia.* Steven Lubar – Politica delle macchine. Lettura politica dei manufatti tecnologici.* W. David Kingery – I sistemi tecnologici e alcune implicazioni riguardanti continuità e cambiamento.* Jules D. Prown – Cultura/Materiale. “Agricoltori” e “allevatori” possono continuare a essere amici?* Joseph J.Corn – Imparare dalle cose è un mito? Storia della tecnologia e pratica degli oggetti.* Ursula Winter – La cultura industriale: i problemi di estetica nei musei della tecnica e dell’industria.* Susan Sellers – Spose meccaniche.* Howard P. Segal – I musei tecnologici: prospettiva di un docente.* Andrea Silvestri – Le collezioni storiche del Dipartimento di Elettrotecnica: morte e trasfigurazione.Gli autori, le autriciFontiDa: MUSEI E OPERE ALLA SCOPERTA DEL FUTURO di Tomas... -
Roberto Ardigò, il positivismo e l'identità pedagogica del nuovo Stato unitario
La vicenda intellettuale di Roberto Ardigo’ rappresenta emblematicamente la lunga stagione del positivismo italiano, offrendo l’orizzonte concettuale per la costruzione dell’identita’ ideale della cultura laica nell’Italia postunitaria. Si tratta di un complesso itinerario, insieme speculativo ed educativo, che viene a profilarsi nel costante intreccio tra filosofia, psicologia, etica e pedagogia, proprio nel porre attenzione alle modalita’ conoscitive e apprenditive del soggetto. Queste saranno considerate alla base di un modello di didattica funzionale alla societa’ italiana ottocentesca, nell’assegnare alla scuola il compito di formare il carattere degli italiani. Evidenziando, in particolare, i termini di confronto con la compagine positivista italiana ed europea, da cui emergono convergenze ma anche forti elementi di differenziazione, l’autrice coglie i nodi problematici di una riflessione che tradisce ambivalenze di fondo fra caso/necessita’, possibilita’/certezza, determinismo/autonomia. Momenti, aspetti, problemi vengono cosi’ analizzati a partire dalle pubblicazioni ardighiane, operando al tempo stesso un raffronto con gli scritti inediti, i materiali di lavoro, gli appunti delle lezioni liceali e universitarie del filosofo. -
L' uomo fra natura e cultura. Arnold Gehlen filosofo delmoderno
L’uomo costruisce la sua vita nell’intelligenza e la stabilizza nelle istituzioni. A differenza dell’animale non ha rapporto diretto con l’ambiente, ma deve passare per il mondo per arrivare a se stesso. Cosi’, quando nella “era della tecnica” gli apparati prendono il posto delle istituzioni e la cultura si indebolisce, allora torna a farsi valere il lato naturale dell’esperienza. Per questo oggi viviamo nell’epoca della “fine della storia”, nella quale – almeno a livello di massa – gli impulsi prevalgono sui sistemi di disciplina. La riflessione di Gehlen sul moderno prende corpo in una trama problematica i cui referenti sono lo spirito oggettivo hegeliano, la volonta’ di potenza nietzschiana, l’idea di ascendenza deweyana di circolo dell’azione, la contrapposizione schopenaueriana di rappresentazione e idea. Il nostro mondo, tanto che lo si consideri come irreversibilmente in crisi che come eta’ di transizione, puo’ essere fatto oggetto di indagine scientifica perche’ innanzitutto viene interpretato in base a categorie desunte dalla tradizione filosofica. -
Musica e suoni dell'ambiente
Oggi, dopo trent’anni di ricerche ed esperienze condotte a Vancouver dal compositore e teorico canadese R.Murray Schafer, lo studio del paesaggio sonoro ha sviluppato numerose elaborazioni teoriche e indagini sul campo. I ‘soundscape studies’ si sono ormai estesi a numerose aree del mondo e, contemporaneamente alla loro espansione geografica, si sono arricchiti di contributi spesso originali e affascinanti, ma inevitabilmente eterogenei. il presente volume ha lo scopo di permettere al lettore di costruirsi un proprio percorso nella materia. Il volume e’ diviso in tre parti che rispecchiano le attuali attivita’ nell’ambito della nostra tematica: la prima parte contiene riflessioni teoriche condotte da varie angolazioni; la seconda parte documenta alcuni aspetti del lavoro sul campo; nella terza parte vi e’ una panoramica su progetti ed esperienze artistiche collegate al tema, insieme ad alcune considerazioni sulle modalita’ di inserimento di quelle esperienze nel lavoro didattico. -
El espanol de las artes y de los bienes culturales. Con CD-ROM
El español de las artes y de los bienes culturales es un curso multimedial de lengua y cultura para el autoaprendizaje del español. Se sugiere que quines lo utilicen tengan conocimientos de nivel elemental. El curso esta estructurado en: a) Siete unidades en la que se puede observar la trayectoria de la cultura espanola hasta nuestros dias en un conjunto del 26 lectures. Cada lectura lleva sus correspondientes ejercicios con sulución y autorrección; b) Laboratorio de escritura, para potenciar la competencia discursiva escrita; c) Al Habla: parte en la que se puede grabar la propria voz y ejercitarse en la competencia oral.