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Il silenzio. Nei linguaggi installativi, performativi e multimediali
Cosa sappiamo del silenzio? Quanti tipi di silenzio conosciamo? Queste sono solo alcune delle domande che, in maniera indiretta, vengono poste al lettore, accompagnandolo alla riflessione... Durante la lettura si analizzeranno le diverse e articolate declinazioni del tema preso in esame. Ogni capitolo affronterà una vibrazione o modulazione diversa del silenzio e corrisponderà a un artista, artefice dello stesso silenzio. L'autrice propone un percorso emotivo, sensoriale e visivo, invitando il lettore a intraprendere un ""viaggio-guidato"""" introspettivo, legato a molteplici sensazioni e fruizioni creative."" -
Lettere tra Paolo Giordano Orsini e Isabella de' Medici (1556-1576)
L'Archivio Storico Capitolino conserva tra i suoi fondi più importanti quello della famiglia Orsini (XII-XIX sec.). Durante il lavoro di riordinamento sono emerse più di cinquecento lettere scambiate tra Paolo Giordano Orsini I duca di Bracciano (1541-1585) e sua moglie Isabella de' Medici (1542-1576), figlia del Granduca di Toscana Cosimo I. Sono state anche rinvenute lettere spedite a Isabella dai fratelli, Lucrezia duchessa di Ferrara, Ferdinando cardinale, Francesco Granduca, oltre che da uomini e donne tra i più potenti del tempo, Caterina de Medici ed Elisabetta d'Asburgo regine di Francia, Enrico III, don Giovanni d'Austria, Caterina regina di Polonia, Margherita di Savoia e perfino da gente comune che le chiede protezione. Si tratta di una fonte molto importante non solo perché dimostra la funzione politica di entrambi i duchi di Bracciano nella Firenze e nella Roma del tardo Rinascimento, ma anche la complice intesa che li lega sin da bambini e la profonda attenzione che seppero dedicare agli affetti familiari. Queste lettere sono ancora quasi del tutto inedite, anche se l'autrice ne ha già utilizzato il contenuto per ricostruire le vicende dei due sposi che una lunga tradizione storiografica di matrice antimedicea aveva rivestito di tradimenti e delitti. In appendice lettere a Isabella dai fratelli, da sovrani, principi, ambasciatori e altri. -
Arthur Evans. Sicily 1889. Appunti di viaggio tra archeologia e storia, with transcription of the original notebook in English
Figura leggendaria quella di Arthur Evans che, nella prima metà del '900, focalizzò con le sue scoperte cretesi l'attenzione e l'interesse della Grecia e dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma anche, più tardi, degli allievi della Scuola Archeologica Italiana di Atene, che scavavano negli anni '50 sotto la direzione di Doro Levi nel palazzo minoico di Festòs. Il taccuino che qui si pubblica, conservato nella Biblioteca dell'Ashmolean Museum di Oxford, tratta di un viaggio compiuto da Arthur Evans con il suocero Edward Freeman nella Sicilia Sud-Orientale tra marzo e aprile del 1889. Il volume contiene la riproduzione delle pagine originali del manoscritto, la trascrizione in lingua inglese, la traduzione in italiano e alcune riflessioni dei curatori. È corredato da articoli di Evans e Stillman pubblicati all'epoca sul ""Manchester Guardian"""" e sul """"Times"""" e da fotografie e immagini che illustrano i luoghi del viaggio."" -
Myron Goldsmith. Pensiero, progetti ed opere 1939-1996. Ediz. illustrata
Myron Goldsmith (Chicago 1918-1983) è stato un autorevole architetto e strutturista americano. Ancora poco conosciuto in Italia, è stato allievo, assistente e stretto collaboratore - sia all'Illinois Institute of Technology, sia nello studio professionale - di Ludwig Mies van der Rohe. È stato inoltre anche tra i partner di SOM (Skidmore, Owings & Merrill). Borsista Fulbright, nel 1953 approda a Roma, dove vi resta fino al 1955 per studiare alla Facoltà di Architettura con Pier Luigi Nervi. Viene calorosamente accolto da Bruno Zevi che lo introduce al mondo culturale ed artistico della Capitale, pubblicandogli periodicamente opere e progetti su ""L'Architettura, Cronaca e Storia"""". Come """"San Paolo sulla via di Damasco"""", Myron Goldsmith, grande fautore, conoscitore e progettista di strutture in acciaio, miesiano doc, a Roma """"si converte"""" al cemento armato e ad un nuovo concetto di """"forma"""" nel solco di quel patrimonio culturale, vero e proprio, unico DNA, del quale l'ingegneria strutturale italiana è erede. Da quell'esperienza romana ed italiana ne esce profondamente segnato e le sue produzioni successive saranno diverse per sistema costruttivo, per forma, per linguaggio. Myron Goldsmith, erede atipico e contemporaneo della lezione miesiana e nerviana insieme, ma fondendole in una nuova poetica, ha realizzato opere straordinarie dove - citando Ernesto Nathan Rogers - non «c'è confine tra Architettura ed Ingegneria e dove la Struttura è l'essenza stessa dell'Architettura e viceversa». Il saggio, dopo anni di studi, ricerche, interviste e testimonianze dirette da parte dell'autrice (a Chicago, a Montreal presso gli archivi del Canadian Centre of Architecture, a Roma, ecc.) ne fa conoscere il pensiero, le lezioni, i progetti, le opere realizzate tra cui molte di infrastrutture quali hangar per aerei, stazioni ferroviarie, ponti, complessi sportivi, grattacieli."" -
Tecer a esperanca. Magnifícas vestes de Nossa Senhora do Loreto em Itália. Ediz. a colori
Questa mostra intreccia due diverse storie che hanno come filo rosso il culto della Madonna di Loreto. 500 anni fa, a Lisbona, veniva fondata la Chiesa di Loreto, grazie all'intraprendenza di alcuni mercanti che vollero far costruire la chiesa della nazione italiana. Sono gli stessi anni in cui, in Italia, cominciano a comparire sugli altari le caratteristiche statue lignee della Madonna e del Bambino con i loro ricchi corredi di vesti e gioielli. Proprio al fenomeno artistico, religioso e antropologico delle Madonne vestite, ancora così sentito in Italia, le Soprintendenze del Lazio hanno dedicato una serie di mostre intitolate ""Tessere la speranza"""". Anche in questa di Lisbona, vi compaiono abiti di straordinaria fattura, che mostrano la grande abilità di artigiani locali, se non delle stesse monache benedettine, dal XVIII al XXI secolo in un territorio molto circoscritto della provincia di Frosinone. Così riccamente ammantate le statue lignee sono pronte per essere venerate sui loro altari o - durante le loro feste - ad essere portate in processione per i loro paesi. Sono dunque opere d'arte e di devozione che portano con sé i sentimenti di un'intera comunità. Edizione portoghese."" -
La società dentro le mura. La comunità ebraica di Roma nel Seicento
Il registro dei verbali delle sedute della Congrega dei Sessanta (l'organo legislativo della Comunità ebraica dell'epoca) rappresenta uno dei documenti più importanti dell'Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma ""Giancarlo Spizzichino"""" e restituisce uno spaccato straordinario del ghetto seicentesco, dei problemi principali affrontati dalla classe dirigente dell'Universitas Hebraeorum Urbis in piena Controriforma. Il ghetto era una struttura sovraffollata dopo le espulsioni della fine del XVI secolo che avevano costretto tutti gli ebrei presenti nello Stato ecclesiastico a vivere nelle sole città di Roma, Ancona e Avignone. Tale incremento demografico determinò, tra l'altro, il peggioramento delle condizioni igieniche e sanitarie (si pensi alla peste del 1656), oltre a una fortissima conflittualità interna che emerge a più riprese dalla documentazione presa in esame. Il pinqàs analizzato dall'autore offre un pezzo di storia ebraica scritto in lingua ebraica, vergato nei caratteri ebraici specifici della tradizione italiana. Un particolare nel particolare, ma anche una tessera preziosa con il suo colore nel grande mosaico della storia ebraica."" -
Arte muraria tradizionale in Sardegna. Conoscenza, conservazione, miglioramento-The art of traditional masonry construction in Sardinia. Knowledge, preservation, recovery
Il paesaggio storico della Sardegna è costituito da un patrimonio architettonico variegato, in termini cronologici, tipologici e costruttivi, collocabile in un arco temporale che va dall'epoca prenuragica alla contemporaneità. Esso è stato realizzato con materiali autoctoni, diventando una sorta di impronta digitale dei diversi areali geografici, sintesi di significati storici, formali, documentali ed economicosociali. Partendo da tale scenario, lo studio, frutto di una ricerca interdisciplinare pluriennale condotta con esperti in ambito nazionale e internazionale, mira a conoscere e a riconoscere i valori dell'architettura locale riferita al periodo compreso tra l'XI e il XX secolo, utilizzando metodiche volte alla caratterizzazione cronotipologica delle strutture murarie, nella convinzione, già dimostrata da studi condotti in altri contesti, che la datazione di una fabbrica possa costituire un valido strumento per facilitarne la conservazione. Oltre a ciò, si forniscono indicazioni metodologiche attraverso cui agevolare gli addetti ai lavori nell'uso di pratiche rispettose delle peculiarità del costruito storico. -
Mortali immortali. I tesori del Sichuan nell'antica Cina. Catalogo della mostra (Roma, 26 marzo-18 ottobre 2019). Ediz. italiana e inglese
Con forti effetti scenografici potenziati dal contesto monumentale dei Mercati di Traiano, si presenta la mostra che vuole far conoscere al pubblico occidentale la civiltà del popolo Shu attraverso l'esposizione di 145 reperti provenienti dalle maggiori istituzioni museali della Provincia del Sichuan. Allestita fino all'11 marzo 2019 a Napoli, la mostra ha messo in scena 145 opere mai presentate in Europa in una rassegna così estesa ed ora aggiunge, come omaggio alla Roma Imperiale, 15 nuovi oggetti cultuali, tra i quali si distinguono tre bellissime maschere in bronzo. Non è solo il numero delle opere a colpire lo spettatore, ma il loro valore artistico e l'antica storia che raccontano. Esse sono infatti costituite dagli eccezionali ritrovamenti venuti alla luce nel corso di indagini archeologiche condotte a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso nella provincia del Sichuan, in particolare nei siti di Sanxingdui e Jinsha e nei cimiteri di Qinqbaijiang Shuangyan e Xindu Majia. Gli oggetti, appositamente selezionati dai curatori cinesi, coprono un lungo periodo di tempo, andando dal 1600 a.C. (epoca Shang) al 220 d.C. (epoca Han), ovvero fino alla scomparsa della cultura Shu. Essi indicano come la cultura Shu sia stata permeata da profonda religiosità, esprimendo un mondo nel quale gli uomini vivevano in armonia con le divinità e la natura, interrotto dalla conquista e trasformato dalla ""consapevolezza della natura umana""""."" -
Design musicale. Innovazione tecnologica ed evoluzione del linguaggio nel guitar design
"Design musicale"""" annuncia l'evoluzione della liuteria contemporanea capace di armonizzare le tecniche del passato con le più avanzate tecnologie del presente, le abilità dei liutai e le esperienze delle botteghe artigiane con i processi innovativi di ricerca, progettazione, prototipazione e produzione industriale, condotte da piccole aziende, laboratori e studi di design, maestri liutai e designer, che lavorano spesso in collaborazione con musicisti ed esperti dell'acustica musicale, dei materiali speciali e dell'elettronica. Il libro offre un contributo alla cultura internazionale del guitar design mediante una lettura critica, aggiornata e diversificata della sperimentazione e realizzazione di strumenti musicali a corde (guitar, bass, upright bass, violin, harp guitar), negli ambiti del contemporary, liutherie & design, silent, travel, smart, hero & toy e 3d printing. È rivolto a liutai, designer, musicisti professionisti e chitarristi con la passione per la musica, che desiderano conoscere e apprezzare l'evoluzione del linguaggio e le tematiche d'innovazione riferite ai materiali avanzati, alla sostenibilità, all'ergonomia, all'interattività, all'elettronica e ai nuovi processi di produzione." -
Giorgio de Chirico. Ritorno al futuro. Neometafisica e arte contemporanea. Catalogo della mostra (Torino, 18 aprile-25 agosto 2019). Ediz. a colori
La mostra Giorgio de Chirico. Ritorno al Futuro, Neometafisica e Arte Contemporanea propone un dialogo tra la pittura neometafisica di Giorgio de Chirico e le generazioni di artisti che, in particolare dagli anni Sessanta in poi, sono stati influenzati dalla sua opera, riconoscendolo come il maestro che ha ispirato la loro nuova visione. La mostra mette in relazione le opere di de Chirico con tendenze dell'arte italiana e internazionale come la Pop art di Andy Warhol, Valerio Adami, Franco Angeli, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Ezio Gribaudo, Gino Marotta, Ugo Nespolo, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Mario Schifano, Emilio Tadini. La mostra presenta anche un grande prosecutore della Metafisica come Fabrizio Clerici, la pittura di Renato Guttuso e di Ruggero Savinio insieme ad artisti internazionali come Henry Moore, Philip Guston, Bernd e Hilla Becher. Il percorso presenta maestri dell'arte povera come Giulio Paolini e Michelangelo Pistoletto, le visioni concettuali di Fabio Mauri, Claudio Parmiggiani, Luca Patella e Vettor Pisani, fino ad arrivare alle ombre geometriche di Giuseppe Uncini, alla fotografia di Gianfranco Gorgoni, alle sculture di Mimmo Paladino, ai dipinti di Alessandro Mendini e di Salvo, al mistero di Gino De Dominicis, ai tableaux vivants di Luigi Ontani, a protagonisti delle ultime generazioni internazionali come Juan Muhoz, Vanessa Beecroft e Francesco Vezzoli. Oltre al prestito delle opere neometafisiche della Fondazione Giorgio e lsa de Chirico, la mostra presenta un'animazione digitale di Maurice Owen e Russell Richards insieme a opere di artisti contemporanei provenienti dalle collezioni della GAM di Torino e tra questi Claudio Abate, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Franco Fontana, Fausto Melotti. Una piccola sezione della mostra, come un inserto prezioso, è riservata al tema della citazione e della copia, esercizio prediletto da de Chirico nella sua lunga ricerca sulla pittura dei grandi maestri e presenta un disegno originale di Michelangelo proveniente da Casa Buonarroti, insieme a disegni di de Chirico dedicati allo studio degli affreschi michelangioleschi della Volta della Cappella Sistina e a opere del famoso ciclo su Michelangelo di Tano Festa. -
Il bastone dell'antenata
Il racconto del potere di un bastone antico accompagna le generazioni prendendo esempio da quelle che lo hanno visto come sostegno degli equilibri passati. Presente nei momenti più significativi dell'esistenza dei protagonisti il vecchio legno racchiude tutta la vigoria che rappresenta nell'espressione scolpita della giovane capretta che conclude il pomo di sostegno. Un'allegoria che è danza dei sentimenti. Un mondo aristocratico e contadino, del tempo che fu e si ritrova oggi. Mondo che rappresenta il volto orgoglioso della caparbietà di esistere. Ciascuno ricerca nel bastone ritrovato, a volte per caso a volte con intenzione, la storia della propria vita nelle espressioni che le si attribuiscono. Storia che si evidenzia nel romanzo attraverso le donne della famiglia. Padri, fratelli, mariti, amanti scivolano nel contesto di una Basilicata carica di pregiudizi, ma anche aperta a ciò che avviene al di là delle sue terre. Intraprendenti e fiere le donne non usano il bastone per sorreggere il loro abbandono, ma lo innalzano come simbolo di un'audacia che della intraprendenza ne ha fatto vanto. E l'uomo le sostiene. -
La Roma dei re. Il racconto dell'archeologia. Catalogo della mostra (Roma, 27 luglio 2018-2 giugno 2019). Ediz. a colori
Il catalogo della mostra propone una lettura della formazione e delle fasi arcaiche della città che privilegia i dati archeologici, presentando oltre 1.000 manufatti in parte inediti. Una quantità sorprendente anche se non esaustiva dell'immenso patrimonio di Roma. -
Bollettino dei Musei comunali di Roma. Nuova serie. Vol. 32
Contributi di: Alberto Danti, Alessandra Distante, Carlo Gasparri, Elisa Parziale, Simonetta Tozzi, Rosella Carloni, Iacopo Benincampi, Donatella Germanò, Cristina Cumbo, Ilaria Sferrazza, Carla Marangoni, Susanna Misiano, Maria Elisa Tittoni, Lucia Pirzio Biroli Stefanelli. -
Eva vs Eva. The twofold importance of the feminine in western imagery. Guidebook to the exhibition. Ediz. a colori
L'Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d'Este - Villae, il Museo Nazionale Romano e il Parco Archeologico di Pompei hanno organizzato un'esposizione dedicata alla doppia valenza del femminile nell'immaginario occidentale, dal titolo ""Eva vs Eva"""". Il progetto prende corpo attraverso opere d'arte, reperti archeologici, documenti letterari e cinematografici, che vanno dall'antichità sino alla rivoluzione di genere operata nel XX secolo, esprimendo la fascinazione antropologica ed estetica nei confronti dell'eterno femminino. Il percorso espositivo propone una lettura per strati che, attraverso una serie di endiadi calibrate sulla dicotomia """"positivo-negativo"""", scandaglia le manifestazioni e le interpretazioni storiche del femminile: lo spirito ambivalente della donna - da rassicurante simbolo della maternità ad ambigua forza della natura - connota e caratterizza l'intera esposizione. L'antitesi insita nell'idea progettuale si esplica in due percorsi distinti, complementari e contigui, coinvolgendo due sedi: il piano nobile di Villa d'Este e l'Antiquarium del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli. Se il progetto espositivo si fonda su una duplicità, l'antitesi è solo apparente: gli aspetti luciferini e ambigui della donna si legano inscindibilmente a quelli più spirituali e idealizzati, per restituire spessore e poliedricità a figure femminili che la storia, l'immaginario collettivo e l'interpretazione hanno appiattito in uno stereotipo. Narrazioni seducenti che mescolano il divino e l'umano, il quotidiano e lo straordinario, evocando un'interminabile schiera di fanciulle, eroine, mostri e altre creature liminari, in una narrazione perenne che si fa immagine o materia. Da Medea a Penelope, da Saffo a Cleopatra, passando dall'intimità della casa come dagli intrighi delle corti, la mostra traccia un viaggio immaginifico, visivo, antropologico e letterario, attraverso il mito e la storia: il percorso restituisce simboli di cui oggi si può dare una lettura critica complessa, oltre che matrici di genere. La donna della tradizione biblica e la grazia dello sguardo nei volti della statuaria classica si confronteranno con la complessa vicenda di Erodiade e Salomè, con la dissolutezza di Lucrezia Borgia e con il suo ruolo di protagonista dell'Italia rinascimentale. Se arte e letteratura tracciano l'itinerario per le epoche precedenti, con il secolo breve è la cinematografia che assurge al ruolo di medium catalizzatore per la creazione di un nuovo immaginario, ribadendo il luogo comune che soggiace alla doppia natura del femminino, aggiornandosi sino a giungere col 1968 alla prima costituzione dei movimenti politici di liberazione e difesa dei diritti e alla conseguente rivoluzione sessuale. Nella visione prospettica ribaltata, che la mostra propone, si sottolinea per contrasto il ruolo subalterno e apocalittico della donna per far emergere gli stereotipi che contribuiscono alla definizione del genere, peraltro sovvertita socialmente e artisticamente negli ultimi cinquant'anni. La mostra ha dato vita a un'eccezionale piattaforma di lavoro tra istituzioni del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che, nell'ambito della rete museale promossa dalla Direzione Generale Musei, sostanzia il progetto espositivo di una ricchezza di temi e suggestioni, quali solo la polifonia e l'interconnessione possono mettere in campo. Nasce in tal modo un inedito percorso dove figure mitologiche e personaggi storici sono riletti alla luce della più stretta... -
La fanciulla di marmo. Una statua femminile panneggiata a Palazzo Altemps. Studi e restauro
Già in proprietà Ricordi, nel 2018 la statua è stata ceduta allo Stato italiano in base alla legge n. 512 del 1982 che permette la cessione di beni culturali in pagamento delle imposte. È stata quindi assegnata al Museo Nazionale Romano nella sede di Palazzo Altemps, dove è stata collocata nella ""Sala della Menade"""" accanto a un'altra statua, la c.d. Menade Veneziani, che era stata ceduta in pagamento delle imposte nel 1997. La statua, in marmo bianco e di dimensioni inferiori al vero, rappresenta una figura femminile panneggiata, priva della testa e delle braccia, che erano lavorate separatamente e inserite con perni. La figura stante sulla gamba sinistra, con la destra flessa e leggermente scartata di lato, indossa un chitone altocinto, che lascia scoperta la spalla destra e parte del seno ed è solcato da pieghe fitte e sottili, che rendono la trasparenza della veste. Il mantello (himation) di stoffa più pesante e ruvida, che in origine si avvolgeva attorno al braccio sinistro, riveste completamente le gambe e risale obliquamente sulla parte posteriore. La scultura, derivata da un tipo iconografico di età ellenistica, è databile al II secolo d.C. L'intervento conservativo è stato possibile grazie al sostegno offerto dalla Fondazione Paola Droghetti onlus. La statua è in fase di restauro in modalità di cantiere aperto, consentendo ai visitatori di apprezzare il lavoro svolto dai restauratori in corso d'opera. La scultura non si trovava in uno stato di conservazione ottimale. La superficie, molto erosa e scagliata in più zone ben localizzate, evidenziava uno strato compatto di polvere grassa sedimentata e adesa al rilievo. Inoltre, erano ben distinguibili residui di prodotti utilizzati in interventi precedenti, come resine e cere, nonché alcune macchie di ruggine e diversi perni metallici alcuni dei quali presentavano una consistente patina di corrosione. Erano presenti stuccature composte da malte e prodotti non idonei. Preliminarmente al lavoro di restauro, sono state eseguite mirate indagini diagnostiche. La pulitura della scultura, eseguita con prodotti innovativi a minor impatto ambientale nel rispetto dell'opera, dell'operatore e dell'ambiente, consentirà il recupero delle migliori condizioni di conservazione e di fruizione estetica. Infine, per una maggiore conoscenza e una più completa documentazione dell'opera e del restauro, sono stati effettuati rilievi e fotomodellazione 3D."" -
Paesaggi umani. Antonio Mercadante, i suoi scritti e i suoi artisti
Il volume presenta gli scritti che Antonio Mercadante, critico d'arte, ha redatto dal 1985 al 2018 per mostre, libri, giornali e riviste. Alla raccolta dei testi si aggiunge il catalogo dell'esposizione che l'Accademia di Belle Arti di Roma gli ha dedicato, con opere di alcuni tra i pittori e gli scultori che Mercadante amava e seguiva. Il titolo ""Paesaggi umani"""" evoca la sua predilezione per la figuratività, spesso difesa con passione in contrasto con l'intellettualismo di molta arte contemporanea. Umani, anzi umanissimi, sono i legami che Antonio stringeva con i suoi artisti, con i quali sapeva costruire un dialogo sempre profondo e illuminante, che rendeva così vivo e fertile il suo lavoro. La ricerca su questa personalità appartata della nostra critica d'arte vuole offrire qui una prima occasione di approfondimento, nella consapevolezza che molto lavoro resti da fare per riconsegnare al dibattito contemporaneo le posizioni e i convincimenti di una voce tanto acuta e originale del nostro panorama culturale."" -
Lo spazio architettonico della sfilata di moda
La complessa concezione spaziale del défilé, a tutti gli effetti un progetto architettonico che include anche il delicato rapporto con il contenitore, è destinata a un tempo di fruizione eccezionalmente breve dove le reazioni percettive devono essere forti, precise e controllate. Ripercorrendone brevemente l'evoluzione storica, le autrici indagano i fondamenti progettuali e le valenze architettoniche della sfilata di moda attuale, proponendo una sistematizzazione dei suoi elementi spaziali e funzionali e tentando di individuarne i caratteri peculiari e le possibili varianze. La possibilità di compulsare l'archivio della Fondazione Gianfranco Ferré, grazie a uno specifico accordo tra la Fondazione e il Politecnico di Torino, e la consultazione del corpus documentario del progetto ""Archivi della moda del Novecento"""" hanno permesso alle autrici un importante sostegno per l'indagine."" -
Quella luce nella notte. Storia di una donna testimone del suo tempo
Questo è il romanzo di una donna, la Ste, che ha attraversato gran parte del Novecento sapendo vivere pienamente il suo tempo e proponendo al mondo la forza del suo sorriso alla vita, malgrado i tanti drammi personali. Ma questa è anche la storia di una famiglia per metà lombarda e per metà pugliese, con i suoi momenti felici, le sue tragedie, i suoi eroi di guerra, gli esempi di solidarietà, le improvvise inimicizie. E infine questo racconto è lo specchio della società italiana e della borghesia che l'ha caratterizzata per un secolo intero, tra successi, fallimenti, progressi sociali e persistenti arretratezze culturali. Le vicende narrate prendono vita attraverso una sorta di appassionato dialogo a distanza tra la Ste e suo figlio Cesare: un dialogo che risale il corso degli anni mettendo in luce momenti talvolta felici, talvolta difficili e dolorosi, e anche, in alcuni casi, decisamente comici. E la stessa Ste interviene nel racconto direttamente con la sua voce, proponendo a chi legge i suoi punti di vista sulle vicende di cui è stata, volente o nolente, protagonista. -
Vincenzo Riccio. Profilo biografico e carteggio
Presentazione di Romano Ugolini. -
Ambasciatore e gentiluomo... diplomatici in rosse catene (1944-1950)
Manlio Brosio (Torino, 10 luglio 1897-14 marzo 1980). Già vicino a Gobetti, nell'immediato dopoguerra assume brevi incarichi di governo come ministro senza portafoglio, vice presidente del consiglio e ministro della Guerra, rispettivamente nei governi Bonomi, Parri e De Gasperi. Accetta la nomina ad ambasciatore a Mosca, propostagli da Nenni, per la viva curiosità che nutre per un mondo e un Paese che ha svolto un ruolo determinante nella sconfitta del nazismo. Nella sua lunga esperienza diplomatica di ambasciatore a Londra (1952-1954), a Washington (1955-1961), a Parigi (1961-1964), e di segretario generale della NATO (1964-1971), Mosca è la prima tappa. Dopo l'arrivo in URSS, nel febbraio '47, difende per un tratto la propria originaria ispirazione neutralista, contraria a una scelta atlantica cui si convertirà invece progressivamente, sino a divenirne emblematico rappresentante, negli anni del suo molto apprezzato esercizio delle funzioni di segretario generale della NATO. A Mosca, Brosio deve subito confrontarsi al problema dell'assoluto silenzio osservato dai sovietici sulla sorte degli oltre 60mila militari italiani mancanti all'appello, dopo il rimpatrio nel 1946 di circa 21mila prigionieri. Attorno a tale nodo di capitale importanza gravitano altri contenziosi, rilevanti per l'estrema gravità degli illeciti internazionali in cui si concretano. Tra di essi la detenzione, in violazione dei principi-base del diritto internazionale, dei diplomatici membri delle legazioni della R.S.I. formalmente accreditati dal settembre '43 presso gli allora legittimi governi di Bucarest e Sofia, ma sequestrati dall'Armata Rossa tra l'agosto e il settembre '44 e detenuti a Mosca da anni, in condizioni di totale isolamento dal mondo e senza che le autorità italiane ottengano informazioni sulle loro condizioni di semplici ""ostaggi"""" nelle mani di uno Stato """"vincitore"""" intenzionato ad avvalersene, a tempo debito, come merce di scambio nei confronti dello Stato """"vinto"""" cui le vittime appartengono. Dalla dettagliata ricostruzione della faticosa stagione negoziale attraverso cui Brosio perviene alla loro liberazione, emerge non soltanto la personalità di un capace e ammirevole servitore dello Stato, ma anche quella di un gentiluomo dalle ineguagliabili doti umane, testimoniate anche dai suoi """"Diari di Mosca"""", preziosa fonte rivelatrice di tutto quanto sotteso, alla altrimenti anodina prosa burocratica, in termini di intensa partecipazione umana di questo grande Ambasciatore alla drammatica vicenda dei diplomatici della R.S.I. per lunghi anni languenti nelle galere sovietiche. Prefazione di Francesco Perfetti.""