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Il divino nascosto. Storie di eroico quotidiano
«Caro Pippo, facci vedere le troppe cose che ci passano accanto e che non vediamo più, poiché il nulla che tiene il suo spazio dentro e fuori di noi ci avvolge e ci distrae.» La richiesta dell'amico Carlo Maria Zorzi è all'origine di questo libro in cui sono state raccolte storie di ordinaria quotidianità che, guardate fino in fondo, raccontano la positività della vita. In esse traspare quel ""divino nascosto"""" che misteriosamente e quotidianamente si fa incontro, alimentando e rinnovando la speranza. (Presentazione di Carlo Maria Zorzi e Marina Salamon)."" -
Una ricchezza, non mia, inestinguibile. Lettere dalla missione
Padre Alberto è missionario in Cambogia, un paese a stragrande maggioranza buddista, ancora profondamente segnato dal genocidio perpetrato da Pol Pot. I cristiani sono una esigua minoranza; i candidati al sacerdozio e alla vita consacrata si contano sulle dita di una mano. Periodicamente scrive ai propri amici per comunicare ciò che si muove dentro di lui e dare voce a pensieri, idee, sentimenti che sopraggiungono di fronte alla Vita e a quello che man mano gli fa incontrare: persone, storie, letture, eventi. Tutto ciò che entra nell'orizzonte della sua giornata diventa invito a «scendere in profondità e provare a capire chi siamo e che ci facciamo qui». «Spesso, in moto, ne approfitto per pensare, un occhio alla strada e un occhio al Cielo. D'un tratto, in un preciso momento, ieri su quella strada e su quella moto, la mia verginità mi è apparsa come pienezza del desiderio e come suo compimento. Io sto a scuola con questa nostalgia del Suo tutto nel mio niente.» (Prefazione di Davide Rondoni) -
Chiedimi se sono felice. Famiglie e disabilità, un'amicizia che accompagna per sempre
"La Mongolfiera è un'opera di accoglienza e aiuto a famiglie con figli disabili. Essa offre un'amicizia affinché i genitori non siano lasciati soli sia nell'affronto dei bisogni - le rette per l'insegnante di sostegno, le spese per le terapie o l'accesso ad attività sportive - sia davanti alle domande e alla fatica di ogni giorno. A tal fine è stato realizzato un ciclo di incontri, dal titolo Chiedimi se sono felice. Questo libro raccoglie le testimonianze di padri e madri, e i dialoghi che ne sono nati. Un libro prezioso per imparare a guardare, accettare e amare la diversità dell'altro e a riconoscere che la realtà non è mai ostacolo invalicabile a vivere felicemente la propria vita"""". (Introduzione di Davide Prosperi)" -
Volti di santi
La richiesta di un parroco di presentare ""il santo del mese"""" sul bollettino parrocchiale è la prima """"causa"""" di questo libro, che presenta santi ben noti e umili «operai della vigna» del Signore. Leggendo queste biografie colpisce l'unicità di ogni storia. I tratti propri di ciascuno - temperamento, talenti, limiti compresi - sono afferrati e resi parte di un disegno che compie la loro umanità e porta frutto nel popolo in mezzo al quale vivono. La seconda parte del libro è dedicata alla evangelizzazione del Giappone e ai cristiani giapponesi. Un interesse nato nell'Autrice dall'incontro con la vita del medico giapponese Takashi Nagai e della moglie Midori, figure così straordinarie da far nascere un comitato per rendere nota al mondo la loro testimonianza. «Nel contesto delle sfide epocali in cui ci troviamo a vivere, nelle quali diffidenza e cinismo sembrano spesso essere l'unica lettura possibile della realtà, la storia di Takashi e Midori ci mostra come la fede sia in grado di far fiorire gioia e vita là dove odio, distruzione e morte sembrano dominare ineluttabilmente.»"" -
The tree of tales. Tolkien e la polifonia della creazione
La creazione artistica, e più in generale ogni impegno estetico del linguaggio e dell'immaginazione umana, è per Tolkien un dono e un compito (divino) per recuperare un atteggiamento di meraviglia di fronte al ""dato"""" della creazione. Al cuore dell'opera di Tolkien c'è la scoperta che ogni uomo è chiamato a collaborare, con i propri particolari desideri e pensieri, a un disegno più grande, a contribuire con il proprio """"io"""" alla grande polifonia della creazione, e così innestare la propria storia nel grande, unico """"Tree of tales""""."" -
Alleanza scuola lavoro. Non è mai troppo tardi
Dopo i momenti di crisi (guerre, epidemie, crisi economiche e sociali) l'investimento che può rilanciare e storicamente ha rilanciato un paese è quello sui giovani, cioè in educazione e formazione. Investire in educazione oggi vuol dire puntare sul rapporto tra mondo della scuola e mondo del lavoro, due mondi che devono restare distinti ma che non possono essere estranei. Esistono in Italia molte esperienze positive di questa alleanza: ne abbiamo scelte quattordici (al Nord, al Centro, al Sud, statali, paritarie, private) e le abbiamo messe ""in mostra"""" con un video (di cui qui riproduciamo i testi) e abbiamo chiesto a dieci esperti di cogliere da esse i suggerimenti per una proposta che traduca un investimento in intelligenza e risorse ormai ineludibile nella quotidianità della scuola."" -
Tu sei un valore. Le donne di Rose. Work in progress per una vita
Kireka è il più popoloso quartiere della città africana di Kampala. Qui vivono molte donne delle tribù degli Acholi, fuggite dall'Uganda settentrionale a seguito della terribile guerra scoppiata nel 1986, scappando dagli uomini che avevano attaccato i loro villaggi, le avevano rapite e costrette ad azioni terribili. Quando Rose comincia a operare nel loro slum, scopre che non vogliono curarsi, perché non vogliono vivere; sono consumate dall'AIDS, hanno compiuto atti indicibili: che valore può avere la loro vita? Nell'amicizia con don Luigi Giussani Rose aveva riconosciuto il suo valore, aveva incontrato Dio che si fa carne e ci vuole, ci ama, ci tratta come un tesoro inestimabile. Mossa dalla commozione per questa scoperta, Rose inizia a stare con le donne dello slum che, riscoprendo il loro valore e la loro dignità, cominciano a curarsi e a prendersi cura dei propri figli. Lavorano otto-dieci ore al giorno per ridurre enormi macigni a sottile ghiaia da rivendere ai costruttori, eppure cantano e ballano, perché hanno il cuore colmo di gioia. Tu hai un valore infinito, sei amato: è questa l'unica eredità che possono e vogliono lasciare ai loro figli. Per questo realizzano migliaia di collane in carta riciclata, le vendono e si fanno aiutare a costruire due scuole dove i loro figli possano essere educati a ciò che può rendere un cuore inarrestabile: la certezza di essere amato. -
Aguzzare gli occhi al vero. In cammino con Dante
Leggere Dante significa immedesimarsi nel suo cammino, dalla selva oscura fino all'esperienza di quell'amore infinito che «move il sole e l'altre stelle» (Par. XXXIII 145) e il cui desiderio ci attrae attraverso tutte le cose belle della vita, così misteriosamente intrecciate alla fatica e al dolore in cui il nostro limite, il nostro peccato paiono inabissarci, a volte senza speranza. Il viaggio del grande fiorentino è l'immagine del viaggio di ogni uomo, sospinto dalla sua stessa natura ad accettare la sfida che lo chiama a ricercare il suo vero volto, misurandosi con le provocazioni della storia del suo tempo e con quelle leggi che governano il suo «fatale andare» (Inf. V 22). Anche nel nostro viaggio di lettori, attraverso le asperità dolci e amare di una poesia che pare lontana, può attuarsi quella rilettura, quella riscoperta di noi stessi, del mondo, del senso della vita che ha mosso Dante a porre mano al poema sacro. «Questo non è un libro su Dante, ma semmai la cronaca di un viaggio, il resoconto di un pellegrino che ha voluto rimettersi in cammino e (re)incontrare Dante» (dalla presentazione di Giuseppe Pezzini). «Per tutta la vita ho amato Dante, ma nella stesura di questi testi mi sono posto in un atteggiamento per me nuovo. Ho voluto incontrarlo come fosse la prima volta, per scoprire cosa dice oggi a me, alla mia età, al tramonto di una vita densa di sollecitazioni, di eventi e di incontri. Ne è emerso un percorso che non è solo di Dante, ma è anche la mia storia e quella di ogni uomo che si dispone a scoprire e riscoprire il senso della sua vita, di quello che gli è accaduto» (Enzo Arnone). Presentazione di Giuseppe Pezzini. -
Don Barbetta. Un padre con cuore di fanciullo
Padre, fratello, amico: questo è stato don Marco Barbetta per le tante persone che lo hanno incontrato. Nato nel 1937 in una famiglia radicata nella fede, si formò frequentando l'oratorio della parrocchia di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa. Conseguita la maturità scientifica, si iscrisse alla Università Statale di Milano dove si laureò, diventando poi assistente alla cattedra di Chimica generale. La Missione di Milano, indetta nel 1957 dall'arcivescovo Montini, futuro Paolo VI, fu l'occasione per un impegno a livello diocesano fino a diventare presidente della GIAC dal 1963 al 1967, incarico che lasciò per entrare in seminario. Ordinato sacerdote nel 1972, risiedette prima nel Collegio arcivescovile Bentivoglio di Tradate, dove già da tre anni insegnava matematica, poi nel settembre 1981 fu destinato alla parrocchia di San Pio X di Milano con l'incarico di attendere all'assistenza religiosa degli studenti universitari di Città Studi. Qui rimase per trent'anni come parroco. Le testimonianze raccolte in questo libro fanno emergere i tratti di un uomo innamorato di Cristo, che accompagnava con discrezione e fermezza il cammino di ciascuno. Un prete che stava in mezzo ai giovani lasciandosi attrarre «dallo spettacolo della fede vissuta, stupito spettatore di testimonianze imprevedibili e inimmaginabili al di fuori di quanto fa lo Spirito». -
Maïti. Resistenza e perdono
«Sono a Parigi, vorrei incontrarla.» La voce di colui che era stato il suo carnefice per quattro mesi risveglia in Maïti il ricordo di un doloroso passato. Si rivede giovane ragazza di diciotto anni, spinta dalle circostanze a entrare nella Resistenza, prima per aiutare la gente del proprio villaggio, poi per fare attraversare la linea di demarcazione a persone in fuga, instradare corrieri, falsificare documenti, fornire cartine agli inglesi, individuare movimenti di sottomarini, proteggere professori di musica ebrei... Arrestata a Parigi nell'autunno 1943 e liberata nel febbraio 1944 sulla soglia della morte, deve ben presto rendersi conto che non potrà realizzare i due grandi sogni della sua vita: diventare pianista e formare una famiglia. Una nuova sfida le si impone: non rimpiangere «ciò che ero stata o che sarei potuta diventare», ma «amare ciò che ero. Non avevo da scegliere il mio cammino, ma da accoglierlo». Restavano l'angoscia per il pensiero che quell'uomo potesse morire deformato dal male compiuto e il desiderio di perdonarlo: agli occhi di Dio anche lui aveva «un valore infinito». Finché un giorno Léo si presentò a casa sua, mettendo alla prova il suo desiderio di perdono. -
Il mistero di Anna. Ca' Edimar: l'avventura della carità
Ca' Edimar è una casa di accoglienza che ha la forma di un villaggio. Essa non esisterebbe senza Anna, nata cerebrolesa e vissuta quindici anni priva di ogni autonomia. Eppure la sua vita è stata sorgente di fraternità e di carità. Innanzitutto per i suoi genitori, Mario e Daniela, che, dopo una intensa e appassionante esperienza giovanile, si sono trovati a dover fare i conti con una figlia «così», della quale i medici avevano detto loro: «Non sappiamo se augurarvi che viva o che muoia». L'iniziale smarrimento si apre a un «cammino di conoscenza» di sé e dell'altro per la sorpresa di come don Luigi Giussani, incontrato anni prima, guarda Anna, fino al punto in cui essa sorge dal Mistero, origine e consistenza di tutto. Un vero e proprio capovolgimento. Non più: «Cosa possa fare per te?», ma: «Chi sei tu per me?». Dopo la morte di Anna, lo sguardo sull'altro maturato nel rapporto con lei e l'amicizia con alcune famiglie costituiscono l'Associazione Ca' Edimar, pensata per accogliere ragazzi ""difficili"""". Sorprendentemente la sua attività inizia nel parcheggio di un supermercato dove Mario incontra un ragazzino che chiede la carità e lo invita a casa sua."" -
Vittoria
Vittoria, una bambina di dieci anni, nata prematura di appena 600 grammi, riguardando il proprio passato, scopre che ciò che l'ha tenuta in vita è l'amore. Dal racconto è stato tratto un monologo cinematografico. «Un embrione che diventa feto e poi bambino nel grembo di una donna è un prodigio a cui non dovremmo mai abituarci» (Giorgia Coppari). -
Il prete partigiano. Don Battista Testa
«Il valore dell'individuo sta nella libertà»: in questa frase di don Battista Testa è racchiusa la ragione del suo impegno di uomo e di sacerdote che lo portò a collaborare con i partigiani per contribuire alla liberazione del Paese e salvaguardare la vita delle persone. Fu quella stessa ragione che lo indusse a schierarsi contro le violenze che insanguinarono il dopoguerra e ad essere protagonista nella battaglia politica contro il pericolo bolscevico promossa dal cardinale Schuster - «O con Cristo o contro Cristo» - rispondendo per le rime, e anche con le sberle, alle calunnie degli avversari che ne chiesero il trasferimento. Figlio di contadini della campagna trevigliese, don Battista Testa studia e si forma durante l'episcopato del cardinale Schuster. Ordinato prete nel 1940, si trova a vivere i primi anni del suo ministero mentre la Chiesa deve confrontarsi con la guerra e i regimi totalitari. Nel 1942 è inviato come coadiutore a Cinisello. Nell'agosto del 1943 stringe un patto con Pietro Vergani, futuro comandante delle Brigate Garibaldi della Lombardia, per combattere insieme i nazifascisti. Dopo l'armistizio nasconde soldati italiani e prigionieri stranieri, guida l'attività dei cattolici all'interno del CLN locale, coordina la distribuzione di sussidi alle famiglie dei renitenti e dei partigiani, organizza l'invio di rifornimenti alle brigate di montagna. Nella primavera del 1944 entra in contatto con la Brigata Gerolamo, comincia a collaborare con i Servizi Segreti alleati e conosce il capitano Neri (Luigi Canali) e Gianna (Giuseppina Tuissi), due dei protagonisti delle fasi più drammatiche e controverse della Resistenza. A liberazione avvenuta, don Battista diventa un personaggio scomodo per i comunisti. Critica gli omicidi avvenuti nella sede della 119ª brigata SAP e l'esecuzione sommaria delle camicie nere locali. Si batte per chiarire alcuni misteri della Resistenza - l'oro di Dongo e la scomparsa di Neri e di Gianna - che coinvolgono alcuni partigiani di Cinisello Balsamo. -
Le ferite che non volevo
La rabbia negli adolescenti, ciò che pensano e ciò che sta loro a cuore, emergono con forza e realismo in questo romanzo, ispirato a fatti realmente accaduti, scritto da un insegnante che vive per ascoltarli e ricucire la distanza generazionale col mondo adulto. -
13 aprile 1945. La lotta partigiana e il martirio di Rolando Rivi
Il 13 aprile 1945, a pochi giorni dalla fine della Seconda guerra mondiale, Rolando Rivi, giovane seminarista appena quattordicenne, fu ucciso da partigiani comunisti in odio alla sua fede cristiana: «Domani un prete di meno». Partendo da questa vicenda particolare, lo sguardo si allarga alle vicende della Resistenza, specie in Emilia-Romagna, con le lacerazioni dolorose del terrorismo, fino ai giorni nostri. Tutti questi temi sono affrontati senza censure o pregiudizi ideologici da una parte, ma senza alcuna volontà di rivalsa o di demonizzazione dell'avversario dall'altra. Al contrario, la volontà è quella di capire come anche attraverso le ferite del passato possa maturare un clima di riconciliazione per il bene comune. La stessa vicenda del beato Rolando illumina tale cammino di speranza a partire dal sorprendente e storico gesto di riconciliazione avvenuto il 15 aprile 2018 nel Santuario del seminarista martire. In quel giorno la figlia del partigiano comunista, che nel furore della guerra alzò la mano armata contro Rolando, si è presentata con una corona di alloro e gigli bianchi in segno di pace e ha ricevuto dai familiari del Beato un dono più grande, quello del perdono. -
Martiri della fraternità. I quaranta seminaristi di Buta via di evangelizzazione
Il 30 aprile 1997, quaranta seminaristi del seminario minore di Buta, in Burundi, furono barbaramente uccisi da miliziani hutu avendo rifiutato di dividersi tra hutu e tutsi. «Siamo fratelli,» dissero stringendosi gli uni agli altri, «non possiamo separarci». Avevano tra i 16 e i 24 anni. Così hanno proclamato la comune paternità in Dio e il primato del legame fraterno in Cristo. La Chiesa burundese ha aperto la causa di canonizzazione proponendoli come «martiri della fraternità». L'autore di questo libro è testimone oculare del martirio dei quaranta seminaristi. Miracolosamente sopravvissuto, egli documenta non solo l'eccidio, ma soprattutto i molteplici frutti scaturiti da tale martirio. Il suo racconto inizia con una domanda: come mai in un paese che ha visto susseguirsi numerose crisi politico-militari a base etnica, caratterizzate da orrendi massacri e vendette di un'etnia sull'altra, si possono incontrare luoghi di fraternità così forte? Descrivendo l'esperienza educativa nel seminario di Buta, egli mostra che l'opera di evangelizzazione e di educazione alla comunione con Dio e con i fratelli ha creato tra quei giovani una appartenenza a Cristo e tra loro più forte della loro appartenenza etnica. Se è vero - riflette l'autore - che il Vangelo viene prima dei martiri, è altrettanto vero che la testimonianza dei martiri suscita una nuova ondata di evangelizzazione, perché rende visibile una vita desiderabile, fraterna, più forte dell'odio e delle divisioni. Così un episodio accaduto in un angolo remoto dell'Africa diventa luce per tutti. Esso documenta che la radice della fraternità è racchiusa nella paternità di Dio. Conclude l'autore: «È attraverso la testimonianza di comunità autenticamente fraterne che la Chiesa è in Cristo la luce che attrae le genti». Speranza per il mondo. -
Figli di nessuno. Lothar e altri racconti
I giovani protagonisti di questi racconti sono colti in un momento che può segnare una svolta per la loro vita. Resta aperta la domanda: che ne sarà di loro? Che destino avranno? «Confesso di essere rimasto impressionato dall'originalità e dalla limpidezza inventiva di questi sette racconti, semplici all'apparenza ma ricchi di vita poetica nella sostanza, e non credo proprio di sbagliarmi se ne dichiaro il pregio» (Elio Gioanola). -
Costellazione Kurt
Estate 1944. Pietro, un ragazzo di undici anni, trascorre le giornate in baita col nonno Lino. Là lo raggiunge la guerra coi suoi orrori. Un giorno scopre che nella legnaia è tenuto prigioniero un soldato tedesco, Kurt. «È un uomo cattivo, nonno?» «Non lo so. Forse no, ma in guerra anche gli uomini più buoni diventano spesso cattivi.» -
Voglio il miracolo! Emergenza educativa: un imprevisto è la sola speranza
Da oltre quarant'anni Silvio Cattarina vive ed è impegnato con ragazzi difficili, sfortunati, che approdano a L'Imprevisto, un gruppo di comunità e centri terapeutici che hanno sede a Pesaro. Queste pagine sono al tempo stesso una testimonianza e una riflessione sull'esperienza di chi quotidianamente è in dialogo con i giovani, vittime «dell'insignificanza, della distrazione, della prestazione, del denaro; sferzati e abbattuti dalla bufera dell'immediato, dell'istinto, dell'effimero! È una guerra». Proprio la rinascita di tanti giovani che hanno fatto un cammino nella Comunità rende emblematica l'esperienza de L'Imprevisto. Essa mostra che l'emergenza educativa chiede adulti «dal cuore grande, capaci di accoglienza, aperti alla misericordia. Insomma, occorre l'educazione, una rinnovata capacità educativa dell'intera società». I testi qui raccolti sono come una sinfonia. I temi si rincorrono, sono ripresi, ogni volta con sfumature nuove, suggeriti talora da fatti accaduti, oppure proposti in maniera più articolata in occasione di interventi pubblici. Ciò che li accomuna sono la commozione e la passione per il destino dei giovani perché si compia in loro la grande promessa della vita. Prefazione di Franco Nembrini. -
L'Osteria senza oste
Dopo tanti anni di lavoro, il viceispettore Giovanni Zanca si sentiva stanco e aveva deciso di andare in pensione, eppure in fondo al cuore conservava la «speranza che forse, prima o dopo, all'improvviso, sarebbe accaduto qualcosa che avrebbe riportato luce e chiarezza nella sua vita e nel mondo attorno a lui». Proprio la mattina in cui consegna la richiesta di pensionamento trova sulla scrivania una lettera anonima che denuncia l'esistenza di un vecchio casolare, situato in cima a Col Vetoraz, sopra la valle del Cartizze, dove si svolgono attività poco chiare. L'inchiesta lo porta non solo a scoprire uno dei luoghi più belli della terra di Valdobbiadene, ma anche a indagare su un furto di arredi sacri e a imbattersi in un mosaico variegato di storie, seguendo le quali emerge via via la strana logica dell'Osteria senza oste, grande metafora del mondo. Il romanzo è un atto d'amore verso queste terre e i suoi abitanti e vuol essere anche un invito ad andare in questo posto, unico al mondo, a bervi un prosecco e a mangiare un po' di soppressa.