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Il sé riflesso. Immagini, narrazioni, tecnologie e altre forme contemporanee di autorappresentazione
Nel vasto panorama mediale contemporaneo assistiamo a una crescente produzione autoritrattistica che assume forme eterogenee e contorni sfumati: dalla fotografia al cinema, dalle scritture del sé ai blog, passando per i video diari, fino alle variegate pratiche digitali contemporanee (profili social network, stories, time-lapse self-portraits, ecc). Cosa accade quando un soggetto si autoritrae? Quali pratiche artistiche riconfigurano, oggi, l’indagine sul sé? Che tipo di immagini producono? E cosa accade a chi le guarda? Se Jean-Luc Nancy parlava della “presenza di un’assenza” che rende il ritratto l’apoteosi dell’immagine, è possibile intendere allo stesso modo l’autoritratto? I contributi raccolti in questo volume s’interrogano sui quesiti aperti dalle forme artistiche di autorappresentazione contemporanea intrecciando un dialogo fruttuoso. -
Della porta. Indagine su un oggetto ordinario
I re non possono godere del piacere di toccare una porta, o almeno questo era quanto sosteneva Francis Ponge; ma per tutti gli altri umani l’apertura di una porta può offrire un sottile godimento o un repentino brivido lungo la schiena. In un modo o nell’altro, questo peculiare oggetto tecnico agisce profondamente negli spazi in cui viviamo, consentendo il loro uso o negandovi l’accesso. Tali dispositivi sono stati pensati, in fondo, come strumenti di controllo fisico e sociale che agiscono sullo spazio dei luoghi che tutti noi abitiamo. La porta è una compagna, una complice taciturna che, attraverso la sua presenza e la sua azione in un determinato ambiente, consente il dispiegarsi di una serie di performance. Alleate silenziose – o nemiche ineffabili – della vita quotidiana, come gran parte delle cose con le quali ci relazioniamo, le porte tendono a sparire dalla nostra vista, a rendersi invisibili pur avendo una presenza fisica non indifferente; eppure, attraversiamo queste macchine spaziali decine di volte in una giornata, senza neanche prestare attenzione alla loro azione divenuta ormai scontata. -
Il volto acustico della voce. Pubblico, serialità e genere in Herta Herzog
L'opera di Herta Herzog si inscrive nella storia della sociologia delle comunicazioni, non soltanto come modello di ricerca, punto di svolta teorico e metodologico di un'intera disciplina, ma anche per la formulazione di alcuni quesiti fondamentali riguardanti l'importanza delle motivazioni psicologiche nei comportamenti dell'audience. È stata la prima studiosa della radio e del suo pubblico e i suoi scritti sulle ascoltatrici delle soap radiofoniche sono stati fondativi dei Communication e Reception Studies: sua fu l'invenzione del focus group. Quella di Herzog è anche una storia che svela la frattura di genere sulla quale si sono costruiti i canoni della sociologia e la sua comunità. Il suo nome è quasi sconosciuto: non si trova nei manuali ed è raro scorgerlo in testi specialistici. Obiettivo di questo libro, dunque, è strappare il prezioso contributo di Herzog dall'oblio forzato, nella consapevolezza che sia una valida guida per comprendere i processi comunicativi dei mass media. Prefazione di Gino Frezza. -
Il posto del negativo. Filosofia e questione dell'umano alla luce dell'Antropocene
Categoria centrale nel dibattito pubblico delle società occidentali contemporanee, quella di Antropocene è una nozione che spesso si fonda su un presupposto che è una vera e propria macchina concettuale: il binomio umanonegativo, l'idea per cui l'umano sia il posto del negativo. Questo binomio, e il suo funzionamento, verrà analizzato in alcuni autori - tra gli altri, gli anni '30 della filosofia francese e in particolare Alexandre Kojève -, che lo accolgono in modi significativamente diversi e tuttavia congiunti da un'attenzione alla relazione tra l'umanità e una serie di declinazioni del negativo. Successivamente, attraverso lo studio dell'opera di Maurice Merleau-Ponty, si mostrerà la disarticolazione di questa macchina, una trasformazione del significato stesso di negativo e, dunque, un suo slittamento semantico: dall'umanità alla giuntura tra essere e apparire; dal negativo come desiderio, come mancanza, come spinta alla distruzione della presenza e del mondo naturale al negativo come margine inappropriabile del reale e come suolo, in direzione di un diverso pensiero dell'Antropocene, possibile a partire da una diversa concezione dell'umano. -
Underground. Etnografia dell'Aquila post-sisma
Come l’antropologia fornisce all’uomo un grande specchio in cui riflettere sé stesso attraverso gli altri, Underground offre al lettore il racconto e l’analisi dei primi dieci anni del post-sisma aquilano attraverso una struttura speculare che divide il volume in due parti. La profondità dell’osservazione e della partecipazione etnografiche lascia emergere le logiche e le retoriche del disaster management, ma anche la vita quotidiana nelle tendopoli e negli spazi del progetto CASE; gli attori e le politiche di sviluppo urbano che fanno da base alla brandizzazione della città “nuova”, ma anche le modalità attraverso cui gli abitanti ridefiniscono materialmente e simbolicamente il paradosso della catastrofe, il policentrismo dispersivo e la gentrification contemporanea; senza trascurare le pratiche alternative, creativamente improvvisate, che alcuni, tra i più giovani, attivano per riappropriarsi di uno spazio urbano altrimenti destinato al vuoto materiale e culturale. -
L'occhio e le cose. Cinque lezioni sullo sguardo
Il libro raccoglie i testi di cinque lezioni tenute dall’autore nell’ambito della Scuola di Specializzazione in Beni culturali DEA. Sullo sfondo di una teoria fenomenologica dello sguardo e delle rappresentazioni, nella prima di tali lezioni l’autore tenta di render conto della definizione, in termini antropologici, degli oggetti d’arte, con un confronto con le prospettive storicoartistiche delle discipline contermini. Nella seconda si sofferma in qualità di antropologo e di fotografo-etnografo su Aby Warburg e sul suo lavoro visto come punto di contatto tra scienza sociale, iconologia e storia dell’arte. Nella terza affronta la dimensione politica delle immagini fotografiche, viste come “dispositivo”, con riferimento ai processi di costruzione e decostruzione degli universi legati al disturbo psichico. Nella quarta dedica attenzione ad alcuni aspetti degli archivi fotografici personali in rapporto alle modificazioni della memoria imposte dal digital turn e dai complessi rivolgimenti sociali contemporanei. Nella quinta, infine, riflette su quella che appare come l’unità minima di significazione della rappresentazione in epoca moderna, il fotogramma: una sorta di ghostwriter, autore occulto di una parte importante della comunicazione iconografica e plasmatore non riconosciuto di numerose istanze digitali legate alla post-modernità. Nel complesso, il libro tende a restituire un’idea ampia dell’antropologia visuale, analizzando a tutto tondo lo sguardo, il campo agentivo rappresentato dalla visione, le poetiche e le politiche d’immagine, con un confronto aperto e dialettico con la storia dell’arte, l’iconologia, la Bildwissenschaft, i Visual Studies, la critica e la storia dei media, in particolare della fotografia. -
Sloterdijk Suite. Espansione e riduzione dell'umano
Soggiornando all’interno della gigantesca e tuttora crescente opera di Peter Sloterdijk come se fosse una lussuosa camera d’albergo, il volume esplora alcuni nuclei problematici della sferologia – dalla storicità dell’antropogenesi alla saturazione capitalistica del mondo, dalla mostruosità delle “esplicitazioni” moderne allo sgravio permesso dalla tecnologia digitale, fino alle peripezie della maternità – e ne traduce il carattere auto-plastico nel movimento pulsante dell’umano: se l’uomo è l’animale che spazializza, l’imperativo espansionistico della specie porta in sé il rovescio della riduzione, intesa sia come complemento strutturale della sfera animata, sia come suo contraccolpo elastico, potenzialmente catastrofico. Mentre a tale scenario Sloterdijk sembra oggi opporre una svolta post-frivola, qui viene immaginata una svolta pedagogica e psicotecnica per un futuro in formato ridotto: dopo aver pensato l’espansione, bisogna insegnare il ridimensionamento dell’umano. -
Cultura del gesto e cultura della parola. Viaggio antropologico nel mondo dei sordi
Riedizione di un libro pubblicato nel 1997, nato dall’interesse di studenti e docenti dell’insegnamento di Storia delle tradizioni popolari dell’allora Università “La Sapienza” di Roma, ""Cultura del gesto e cultura della parola"""" affronta un viaggio antropologico nel “mondo dei sordi”. Mentre si vanno affermando le ricerche sulle lingue dei segni, il focus del volume resta di interesse attuale: riflettere sulle pratiche e sulle rappresentazioni che caratterizzano le rivendicazioni di identità e il diritto alla lingua e alla comunicazione da parte delle comunità sorde. Con uno sguardo alle ricerche che pongono al centro il corpo come crocevia di significati e rapporti di potere, i diversi saggi proposti approfondiscono in che modo avvenga – o non avvenga – il passaggio della rappresentazione sociale della disabilità da deficit a risorsa generatrice di cultura, con i suoi valori, i suoi luoghi di aggregazione e le sue relazioni di egemonia e subalternità. Una riflessione su altri modi di vedere sé stessi e il mondo attraverso l’esperienza della sordità."" -
Modelli e reti. Per una ricostruzione delle scienze sociali
Esistono davvero le “persone”? E cosa dire del “linguaggio”, del “discorso” o della “cultura”? Fino a che punto le reti sociali hanno determinato la specie umana in quelli che consideriamo come i suoi tratti costitutivi? Cosa unisce matematica e sociologia? Domande tanto ambiziose e originali trovano risposte altrettanto innovative in questo volume, in cui si propone la traduzione italiana di due saggi di uno degli ultimi maestri della sociologia americana. Muovendosi con eleganza tra ambiti concettuali e metodologici differenti, Harrison C. White analizza i fondamenti logici ed epistemologici di un approccio attualmente tanto utilizzato quanto raramente compreso in profondità: la social network analysis. I numerosi neologismi appositamente coniati – “forchette bayesiane”, “commutazioni”, “netdom”, “nodi del futuro”, “soluzioni d’angolo” – vengono inquadrati e presentati dai curatori attraverso una guida introduttiva alla lettura. -
Capitalismo, socialismo e democrazia
Schumpeter è un autore classico dell’economia, noto per le sue analisi sul ciclo economico e sulla funzione dell’imprenditore. L’influenza della sua opera, tuttavia, non si limita all’economia, ma si estende anche alle scienze politiche e sociali. Ciò vale in particolare per ""Capitalismo, socialismo e democrazia"""", il suo scritto più noto, assente da tempo dalle librerie italiane. L’idea su cui si incardina la teoria politica di Schumpeter è quella della leadership concorrenziale, che assimila il moderno leader politico a un imprenditore il cui profitto è il potere, il cui potere si misura a voti, i cui voti dipendono dalla sua capacità di soddisfare le richieste degli elettori. Alla concorrenza fra gli imprenditori per la conquista dei mercati fa così riscontro la competizione fra i leader dei partiti: nasce la formula della democrazia competitiva, che è vista come l’essenza stessa della democrazia politica, la sua condizione di esistenza. Confrontandosi con Marx, Schumpeter si interroga sul futuro del capitalismo, sull’orizzonte del suo superamento e sui meccanismi reali di funzionamento dei regimi democratici. In un periodo caratterizzato dalla crisi dell’ottimismo liberista e della credibilità delle retoriche liberal-democratiche, la lucidità e il rigore delle analisi schumpeteriane possono fornire molte chiavi per comprendere il presente."" -
Ontologia dell'essere sociale. Vol. 4
"Ontologia dell’essere sociale"""" è l’opera sistematica cui Lukács dedicò gli ultimi anni della sua vita. Un lavoro che ha aperto, all’interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale e una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. Ritornano in quest’amplissima riflessione gli orientamenti speculativi e le categorie filosofico-sociali (la mediazione, la dialettica, la totalità; l’individuo e la società; il lavoro e l’alienazione; la struttura e la sovrastruttura) che sono sempre stati al centro della riflessione lukácsiana. L’ambizione di fondo del pensatore ungherese è quella di delineare un’ontologia sulle strutture costitutive della realtà, un’indagine in grado di fungere da supporto teorico a quel sistema di etica che è stato uno degli obiettivi dell’ultimo Lukács. Si tratta di una riflessione necessaria: per reagire al formalismo dissolutore del reale (il neopositivismo), all’individualismo astorico (l’esistenzialismo), al relativismo tendenzialmente nichilistico (un certo storicismo) e alla sottovalutazione dell’uomo e della sua attività creatrice (il materialismo meccanicistico) operanti nella cultura contemporanea." -
Ontologia dell'essere sociale. Vol. 3
"Ontologia dell’essere sociale"""" è l’opera sistematica cui Lukács dedicò gli ultimi anni della sua vita. Un lavoro che ha aperto, all’interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale e una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. Ritornano in quest’amplissima riflessione gli orientamenti speculativi e le categorie filosofico-sociali (la mediazione, la dialettica, la totalità; l’individuo e la società; il lavoro e l’alienazione; la struttura e la sovrastruttura) che sono sempre stati al centro della riflessione lukácsiana. L’ambizione di fondo del pensatore ungherese è quella di delineare un’ontologia sulle strutture costitutive della realtà, un’indagine in grado di fungere da supporto teorico a quel sistema di etica che è stato uno degli obiettivi dell’ultimo Lukács. Si tratta di una riflessione necessaria: per reagire al formalismo dissolutore del reale (il neopositivismo), all’individualismo astorico (l’esistenzialismo), al relativismo tendenzialmente nichilistico (un certo storicismo) e alla sottovalutazione dell’uomo e della sua attività creatrice (il materialismo meccanicistico) operanti nella cultura contemporanea." -
Ontologia dell'essere sociale. Vol. 2
"Ontologia dell’essere sociale"""" è l’opera sistematica cui Lukács dedicò gli ultimi anni della sua vita. Un lavoro che ha aperto, all’interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale e una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. Ritornano in quest’amplissima riflessione gli orientamenti speculativi e le categorie filosofico-sociali (la mediazione, la dialettica, la totalità; l’individuo e la società; il lavoro e l’alienazione; la struttura e la sovrastruttura) che sono sempre stati al centro della riflessione lukácsiana. L’ambizione di fondo del pensatore ungherese è quella di delineare un’ontologia sulle strutture costitutive della realtà, un’indagine in grado di fungere da supporto teorico a quel sistema di etica che è stato uno degli obiettivi dell’ultimo Lukács. Si tratta di una riflessione necessaria: per reagire al formalismo dissolutore del reale (il neopositivismo), all’individualismo astorico (l’esistenzialismo), al relativismo tendenzialmente nichilistico (un certo storicismo) e alla sottovalutazione dell’uomo e della sua attività creatrice (il materialismo meccanicistico) operanti nella cultura contemporanea." -
Ontologia dell'essere sociale. Vol. 1
"Ontologia dell’essere sociale"""" è l’opera sistematica cui Lukács dedicò gli ultimi anni della sua vita. Un lavoro che ha aperto, all’interno del marxismo, un campo di ricerca oggi più che mai attuale e una sfida per costituire una filosofia che comprenda la totalità dei rapporti sociali nella realtà contemporanea. Ritornano in quest’amplissima riflessione gli orientamenti speculativi e le categorie filosofico-sociali (la mediazione, la dialettica, la totalità; l’individuo e la società; il lavoro e l’alienazione; la struttura e la sovrastruttura) che sono sempre stati al centro della riflessione lukácsiana. L’ambizione di fondo del pensatore ungherese è quella di delineare un’ontologia sulle strutture costitutive della realtà, un’indagine in grado di fungere da supporto teorico a quel sistema di etica che è stato uno degli obiettivi dell’ultimo Lukács. Si tratta di una riflessione necessaria: per reagire al formalismo dissolutore del reale (il neopositivismo), all’individualismo astorico (l’esistenzialismo), al relativismo tendenzialmente nichilistico (un certo storicismo) e alla sottovalutazione dell’uomo e della sua attività creatrice (il materialismo meccanicistico) operanti nella cultura contemporanea." -
Decolonizzare la Palestina. Hamas tra anticolonialismo e postcolonialismo
In ""Decolonizzare la Palestina"""", Somdeep Sen rifiuta l’idea secondo cui la liberazione dalla colonizzazione avvenga in un singolo momento della storia, con la cacciata del colonizzatore; proprio il caso della lotta palestinese mostra come questo processo sia invece il frutto di una complessa combinazione tra pratiche coloniali e postcoloniali. Dopo l’inaspettata vittoria alle elezioni del Consiglio legislativo palestinese del 2006, e a dispetto di quanto predetto dagli esperti, Hamas ha continuato a esistere sia come resistenza armata contro il governo israeliano, sia come organo di governo. Spiegare il come e il perché di tutto questo è la vera sfida dell’autore che, basandosi sul materiale raccolto tra Striscia di Gaza, Cisgiordania, Israele ed Egitto, si spinge oltre il singolo enigma che coinvolge Hamas e traccia un’originale analisi che getta nuova luce interpretativa su tutti i movimenti di emancipazione dal colonialismo di insediamento."" -
Arte per il pianeta
A partire da una prospettiva critica e allo stesso tempo inedita, l’Arte oggi ripensa i corpi e le soggettività, i tempi e gli spazi, le connessioni tra specie animali e vegetali, in una rinnovata dialettica tra il visibile e l’invisibile. Anna D’Elia ci racconta questa riforma del pensiero attraverso le produzioni dei più grandi artisti contemporanei portandoci nei meandri dei loro pensieri e tra i corridoi dei loro laboratori, spesso abitati da team di ricerca multidisciplinari. Tomás Saraceno sperimenta habitat volanti e nuove connessioni con i non umani; Olafur Eliasson sovverte i confini dello spazio e trova modi per percepire realtà altre; Cao Fei si fa beffe del progresso e, proprio attraverso il virtuale, costruisce nuovi mondi e realtà sovrapposte; Gianfranco Baruchello restituisce al tempo piatto della modernità l’energia dinamica del tempo vegetale; Bill Viola ritrova il sacro nel profano restituendo a ogni coscienza la possibilità di sentire e patire; Cecilia Vicuña visualizza corpi-pianeta capaci di curare le ferite di tutti gli esiliati, umani, animali e vegetali. Gli artisti tornano a interrogare la Natura per comporre nuovi accordi con l’Universo e salvare il futuro del pianeta e dei suoi abitanti, umani e non, dalla cecità dell’antropocentrismo e dalla tirannia di un’esistenza modulata da un Tempo troppo veloce. -
Frutta fresca, corpi spezzati. Braccianti migranti negli Stati Uniti d’America
"Frutta fresca, corpi spezzati"""" fornisce un esame intimo delle vite quotidiane e delle sofferenze dei migranti messicani, il cui lavoro è indispensabile per il sistema alimentare contemporaneo. L'antropologo Seth Holmes mostra come le forze di mercato, il sentimento anti-immigrazione e il razzismo ne stiano minando la salute e l'assistenza sanitaria. Il materiale di Holmes è viscerale e potente: ha viaggiato illegalmente con i suoi compagni attraverso il deserto fino all'Arizona ed è stato incarcerato con loro prima che fossero deportati; ha vissuto con famiglie indigene nelle montagne di Oaxaca e nei campi di lavoro agricolo degli Stati Uniti; ha piantato e raccolto mais e fragole e accompagnato i lavoratori malati in cliniche e ospedali. La sua """"antropologia incarnata"""" approfondisce la nostra comprensione teorica di come l'equità sanitaria sia ostacolata da una normalizzazione della sofferenza dei migranti, punto finale dei processi sistemici di disumanizzazione, sfruttamento e oppressione che offuscano ogni senso di empatia per i """"lavoratori invisibili"""". Questo volume sostanzia la sofferenza di coloro che corrono il pericolo di attraversare il confine, minacciati di espulsione e raggiunti dalla violenza strutturale di un sistema che promette lavoro, ma che ignora i diritti umani e la salute dei lavoratori." -
Il teschio di Mengele. L'avvento di un'estetica forense
La caccia a uno dei ricercati nazisti più famosi, il famigerato dottor Mengele, l’Angelo della morte di Auschwitz, si concluse inaspettatamente nel 1986, quando i suoi resti, rinvenuti in una sepoltura sotto falso nome in Brasile, vennero positivamente identificati da un gruppo internazionale di esperti forensi con tecniche scientifiche senza precedenti, in un mondo ancora privo della fondamentale analisi del DNA. Keenan e Weizman ne ricostruiscono la storia, mostrando come l’identificazione di Mengele abbia mutato la prospettiva stessa delle indagini forensi, allargandone il campo d’azione: dalla risoluzione di casi di individui singoli si è gradualmente passati all’esame di genocidi e uccisioni in massa, perpetrati da governi e contractor. Il cambio di messa a fuoco dai vivi ai morti, dal testimone alle ossa o alla persona scomparsa, ha eroso anche l’altrimenti chiara distinzione tra persone e cose. I resti umani sono, infatti, il genere di oggetti da cui non è facile cancellare le tracce del soggetto vivente e il teschio di Mengele non fa eccezione. Quando comparve, alla sbarra e sullo schermo, divenne un cardine attorno al quale l’estetica forense si mise a ruotare. Questo volume è stato nominato come miglior libro dell’anno dall’Institute of Contemporary Arts di Londra. -
Riot. Sciopero. Riot. Una nuova epoca di rivolte
Baltimora. Ferguson. Tottenham. Clichy-sous-Bois. Oakland. La lotta del popolo contro lo stato è scesa in strada inaugurando una nuova epoca di rivolte. Queste sono state la principale forma di protesta nel XVII e XVIII secolo. Soppiantate dagli scioperi all’inizio del XIX secolo, sono prepotentemente tornate alla ribalta a partire dalla crisi economica globale del 1973, a causa del declino del lavoro organizzato. Ecco perché riot-sciopero-riot. Il pluripremiato poeta e studioso Joshua Clover offre una provocatoria chiave di lettura della contemporaneità: ben radicata nella storia, la sua teoria del riot ha notevoli implicazioni politiche per il presente e il futuro. Dalle prime rivendicazioni salariali alle recenti campagne per la giustizia sociale portate avanti attraverso occupazioni e blocchi, Clover riconduce queste esplosioni di malcontento agli sconvolgimenti di un’economia sclerotica in stato di collasso morale. -
Guerra e rivoluzione. Le macerie dell'impero
"Il marxismo non è una disciplina accademica, anche se legioni di intellettuali hanno cercato di trasformarlo in un capitolo della storia della filosofia, dell’economia politica, della sociologia o della politologia. Il marxismo è uno strumento della lotta di classe, una cassetta degli attrezzi utile ad analizzare la situazione concreta, allo scopo di definire i modi più efficaci per colpire il nemico di classe. L’ambizione di Carlo Formenti in questo lavoro monumentale diviso in due volumi è aggiornare gli attrezzi della cassetta del marxismo, analizzando in luce critica dogmi e teorie ormai palesemente insostenibili per riattualizzarli a partire da tre temi di fondo: il tramonto della narrazione globalista, associato alla crisi dell’egemonia degli Stati Uniti d’America; l’emergere di nuovi modelli di socialismo in Asia e in America Latina, imperfetti ma vitali; l’urgenza di rilanciare un progetto politico anticapitalista in un Occidente devastato da decenni di guerra di classe dall’alto."""""