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Appunti di vita universitaria. Diario di una studentessa triestina a Ca' Foscari. Venezia 1936-41
La triestina Titti Petracco, iscrittasi nel 1936 a Ca' Foscari, riversa nella sua nuova vita, libera da costrizioni familiari, le intemperanze e le inquietudini dei suoi diciotto anni. Dalle pagine del diario, che intitola ""Appunti di vita universitaria"""", emerge la Venezia delle bettole e dei caffé studenteschi, delle stanze fatiscenti affittate ai """"fuorisede"""" squattrinati e degli sfolgoranti salotti di ricche compagne veneziane, lo sfondo di una vita studentesca narrata come una bohème effervescente. Con gli amici - in particolare con il gruppo di esuberanti triestine di famiglie ebraiche originarie dall'hinterland danubiano-balcanico - tutti avidi lettori di Dostoevskij e appassionati seguaci del docente di letteratura russa, improvvisa «orge moscovite» bevendo e cantando struggenti melodie slave. Come un «dolore tutto slavo», fatto di inappagamento e fantasticherie, descrive il suo «caos dell'anima» che la porta a vivere problematicamente la sua stessa identità di genere. Con le leggi razziali e lo scoppio della guerra, Titti si sente precipitare in «un mondo nuovo al quale non si è preparati», senza più illusioni né prospettive."" -
Il Veneto di ghiaccio. La produzione del freddo, dalle ghiacciaie ai frigoriferi. Ediz. illustrata
Il freddo rimane tuttora il mezzo di conservazione delle derrate alimentari più efficace e più utilizzato. In passato per poterne usufruire si ricorreva alla raccolta di ghiaccio e neve in speciali costruzioni, chiamate ghiacciaie o conserve, sovente seminterrate e protette da una montagnola di terra. Nel primo Novecento, con l'avvento dell'elettricità, il freddo naturale, accumulato mediante queste labili scorte, venne sostituito da quello artificiale prodotto nelle fabbriche del ghiaccio. Di conseguenza le ghiacciaie in muratura furono abbandonate e nelle abitazioni delle famiglie più abbienti comparvero dei mobili attrezzati a conservare piccole quantità di derrate e di ghiaccio, finché nell'ultimo dopoguerra i frigoriferi presero posto in ogni casa. Così, sia le ghiacciaie mobili che quelle erette nei parchi e nei giardini di ville e palazzi divennero obsolete e caddero nel più assoluto oblio. I manufatti che si sono salvati e quelli di cui si è trovata traccia negli archivi, a seguito di una ricerca compiuta nella pianura veneta, rappresentano una preziosa testimonianza dell'evoluzione tecnologica e possono offrire utili spunti, al fine di ridurre l'abnorme consumo di energia che provoca l'inquinamento dell'aria. -
Raccontare la follia. Le carte dell'ospedale psichiatrico veronese di San Giacomo di Tomba
Inaugurato il 2 luglio 1880 e dismesso quasi un secolo dopo, l'ospedale psichiatrico San Giacomo di Tomba di Verona ha prodotto un consistente e affascinante patrimonio documentario per lo più costituito dalle cartelle cliniche dei pazienti: uomini e donne condotti in manicomio perché giudicati 'folli'. Aprendo questi faldoni, si incontrano malati di mente, pellagrosi, alcolizzati, persone depresse o dal comportamento deviante, pazzi criminali, bambini epilettici: una varia umanità che carta dopo carta si svela, confermando come la percezione del folle e della malattia mentale muti nel corso della storia e assuma un diverso significato a seconda delle nostre coordinate culturali. Risente di queste trasformazioni anche l'istituzione che le subisce e le promuove, modificando la sua funzione e il suo rapporto con i pazienti, i loro familiari e la città. -
Vere da pozzo di Venezia
Venezia è la città europea che ebbe la più bella e grande produzione di puteali, o vere da pozzo. Le vere da pozzo costituiscono la parte esterna delle migliaia di cisterne che assicuravano l'approvvigionamento idrico alla città di Venezia tramite la raccolta di acqua piovana. Tali cisterne funzionarono ancora per tutto l'Ottocento, fino all'inaugurazione del nuovo acquedotto nel 1884. Dopo di allora persero la loro funzione pratica, ma adornano ancora oggi campi, campielli e corti della città e spesso costituiscono una traccia importante delle sue vicende storiche e artistiche. Il volume presenta una selezione di circa un centinaio di vere, da quelle archeologiche, ricavate da blocchi lavorati greci e romani, a quelle carolingie dei secoli VIII-X, e poi veneto-bizantine, gotiche, lombardesche, fino alle neoclassiche della fine del Settecento e prima metà dell'Ottocento. Si tratta delle vere più belle e più significative, fortunatamente sfuggite al grave depauperamento di questo patrimonio culturale, artistico e ambientale negli ultimi due secoli. -
Al di là della Piave. Storia di Soverzene
La comunità di Soverzene nei secoli ha letteralmente creato la piccola piana erbosa su cui sorge il paese, strappandola al Piave e ricavando dai boschi il legname e il carbone che per generazioni hanno rappresentato l'unica ricchezza di un territorio altrimenti poverissimo. Incastonata tra Veneto e Friuli, proprio grazie alla sua posizione isolata ha avuto nel medioevo un ruolo chiave nel contrabbando tra la Valle del Piave e il Patriarcato di Aquileia, tanto da meritare una rubrica apposita negli statuti trecenteschi di Belluno. Quindi il passaggio della Guerra della Lega di Cambrai e poi le grandi pestilenze che tra Cinque- e Seicento hanno decimato e assestato definitivamente la piccola comunità di Soverzene, con i suoi quattro casati storici: Savi, Bùrigo, Bortoluzzi e Tramontin. Caduta Venezia anche Soverzene conosce l'emigrazione, nei Balcani e in Brasile. Tra le due guerre è stato il comune più piccolo d'Italia, poi la grande centrale idroelettrica scavata nella montagna a partire dal 1943 ha cambiato tutto. Ancora oggi, nonostante il disastro del Vajont, ha un ruolo strategico nella rete di alimentazione nazionale. -
Villani, matti e macaroni. Carnevale e «carnevalesco» nell'opera di tre autori veronesi.
Il libro propone tre autori di epoche differenti, che hanno sperimentato nelle loro opere linguaggi innovativi per raccontare il Carnevale veronese e lo spirito del folclore carnevalesco: Giorgio Sommariva (1435-1500) si è cimentato con il veronese rustico; Simeon Zuccolo da Cologna (La pazzia del ballo, 1549) ha privilegiato la lingua letteraria; e infine Gian Francesco Dionisi (1748-1823) ha ridato nuova linfa e smalto alla gloriosa tradizione del macaronico. Il filo rosso che consente di tenere insieme in modo non arbitrario i tre autori si offre con evidenza nella trattazione del Carnevale o, comunque, del ""carnevalesco"""". Sia il libretto di Simeon Zuccolo, La pazzia del ballo, documento di straordinario valore folclorico-antropologico, che le Macaronee di Gian Francesco Dionisi, hanno per oggetto il Carnevale, il primo per condannarlo, il secondo per celebrarlo. Di gioco carnevalesco e teatrale si può parlare anche per l'aristocratico Sommariva, che si concede un'eccezionale libertà espressiva nonché momenti di rara verità."" -
Venice-Manhattan. And the routes of the world a memoir
L'incontro della cultura veneta con quella degli Stati Uniti nel secondo dopoguerra porta a una sorta di ""dispatrio"""" di molti nostri intellettuali. Si instaura un """"volano"""" fra le due culture ed esperienze di vita, fra chi guarda e vive altrove pur restando ancorato alla propria terra. Dopo il Sessantotto e la guerra del Vietnam al rapporto con gli Stati Uniti, divenuti establishment, si sostituisce quello più ampio e ancor più vario con le letterature e le culture del Commonwealth - Australia, Canada, Sudafrica e oltre -, favorito anche dall'interesse editoriale per """"voci"""" nuove e dell'attività promozionale delle ambasciate. Al volano """"bilaterale"""" si sostituisce una serpentina avvolgente di rotte culturali, che fa del mondo un ventaglio dove l'Europa perde centralità e ci si muove fra oceani e continenti, per cerchi concentrici. Il resoconto di questi fenomeni, in chiave autobiografica, è ricco di personaggi, figure ed episodi significativi dell'ultimo mezzo secolo. La conclusione è al passaggio dall'Atlantico al Pacifico nelle acque fosche e minacciose di Capo Horn, ultimo scoglio di un percorso che parte dalla centralità di Venezia, ramificandosi in modo vasto e inatteso."" -
Venetica. Annuario di storia delle Venezie in età contemporanea (2019). Vol. 2: veneti in Brasile, I.
Tra il 1876 e lo scoppio della Prima guerra mondiale nelle regioni centro meridionali del Brasile, in particolare a San Paolo e nel Rio Grande do Sul, si stanziarono più di un milione di italiani, quasi metà dei quali di origine veneta. Quell'esodo torna ad essere proprio in Veneto oggetto rinnovato di interrogativi e di riflessioni in un momento delicato e a tratti drammatico nel quale, com'è noto, le migrazioni internazionali hanno acquisito caratteri di ""eccezionale ordinarietà"""", con un carico di problemi che interessano e interpellano, ogni giorno di più, non solo gli Stati, ma anche le comunità locali e i singoli cittadini."" -
Il banco vuoto. Scuola e leggi razziali. Venezia 1938-45
1938: il razzismo è legge dello Stato. Entra nella vita quotidiana, nelle aule scolastiche, nelle menti e nei cuori delle persone. Presidi e insegnanti, ligi esecutori di ordini ministeriali, li applicano con burocratica freddezza. Ci giunge testimonianza di un solo direttore che usa parole di conforto nei confronti di un alunno fatto uscire dall'aula e lasciato in cortile da solo: «Coraggio, verranno tempi migliori». Che cosa accadde agli studenti ebrei veneziani dopo l'emanazione dei Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista? Il libro racconta i loro vissuti attraverso le testimonianze dei protagonisti: bambini e bambine cacciati dalla scuola elementare, ragazzi e ragazze che non possono iscriversi alla secondaria, sorridenti nelle fotografie di classe. Di lì a poco - novembre 1943, quando anche gli ebrei italiani sono dichiarati ""stranieri"""" e """"nemici"""" e segue l'ordine di arresto - si abbatte su loro e le loro famiglie la persecuzione nazifascista. Bisogna fuggire, nascondersi, cambiare nome per mettersi in salvo, sfuggire alla deportazione. Molti i salvati, grazie anche all'aiuto di amici o di sconosciuti che non hanno abdicato al senso di umanità."" -
Il miglior tempo. Le belle corse di Carlo Mario Abate
Miglior tempo si diceva una volta, altro che pole position. Era quello che conquistavi spingendo l'auto oltre ogni limite, senza sapere come sarebbe andata a finire. Miglior Tempo è stato quelle delle corse dove guidavano gli uomini e non le strategie dei box, quelle disputate dal torinese Carlo Mario Abate (1932-2019). Pilota di Gran Turismo, Sport Prototipi e Formula 1, fu vincitore della Mille Miglia, della Targa Florio, a Sebring, Monza, Clermont-Ferrand, Nürburgring, Reims oltre che in innumerevoli cronoscalate. Miglior tempo è stato quello che il pilota ha dedicato alla sua famiglia dopo il ritiro dalle competizioni. Dove ne morivano tanti, troppi. Prefazione di Mauro Forghieri. -
Il monastero di Villanova a San Bonifacio. Storia, arte, architettura
Il monastero di Villanova presso San Bonifacio si staglia imponente lungo l'antica via Postumia, all'esatto confine fra le province di Verona e di Vicenza. La fondazione del cenobio risale ai primi anni del XII secolo per volontà del conte Alberto di San Bonifacio, acceso sostenitore del partito riformatore di Matilde di Canossa, che lo assegnò alle cure dei monaci benedettini. Le successive fortune dell'insediamento videro alternarsi periodi di decadenza, specialmente durante la dinastia scaligera, a momenti di splendore sotto l'abbaziato di Guglielmo da Modena, munifico mecenate e provvido restauratore dell'impianto cenobitico a cavaliere fra i secoli XIV e XV. Dopo il periodo di commenda, quando ne fu priore anche il celeberrimo umanista Pietro Bembo, nel 1562 la chiesa fu affidata agli Olivetani che per oltre due secoli si prodigarono in un estensivo riassetto della compagine. Nel 1771, per decreto del Senato Veneto, il monastero fu soppresso per poi divenire una parrocchia incardinata nella diocesi vicentina. Il volume restituisce, con sguardo critico, un inedito ritratto di questo straordinario complesso architettonico, della sua storia millenaria e delle molteplici ricchezze artistiche che custodisce. -
Trofei e prigionieri. Una foto ricordo della colonizzazione in Brasile
Nel 1904 un missionario torinese vissuto qualche anno a Urussanga, una colonia fondata da emigrati italiani perlopiù veneti nello Stato di Santa Catarina in Brasile, pubblicò in un libro una fotografia in cui una decina di uomini bianchi armati di fucile esibiscono archi e frecce assieme a tre bambini di pelle scura, nudi. La didascalia dice: «Ritorno dalla foresta con tre piccoli selvaggi». Come sempre accade, anche questa fotografia racconta una storia: ma quale? Chi era l'autore? Chi sono quegli uomini adulti? Come si chiamano quei bambini, e che cosa successe loro in seguito? È un ritratto in posa o un fotomontaggio? La foto si diffuse in vari ambienti, ogni volta con differenti ipotesi di data, luogo e protagonisti. Qualcuno vi riconobbe il ritratto del nonno. L'indagine su questa foto illumina aspetti della colonizzazione in Brasile che i racconti dell'emigrazione italiana ed europea hanno rimosso e preferiscono tacere - da un lato lo sterminio dei nativi e la distruzione dei loro villaggi, dall'altro la costruzione di una società più meticcia di quella che viene rappresentata. Allo stesso tempo, invita a riflettere su dove vada ricercata la verità di un'immagine. -
Il capretto e l'Angelo della Morte. Il canto dei bambini da Vo' ad Auschwitz
Trent'anni dopo la scoperta del campo di concentramento di Vo' in provincia di Padova, Francesco Selmin riprende lo scavo nella storia della Shoah in Veneto, per concentrarsi sulle vicende dei sette bambini là internati. Tema conduttore della ricostruzione è il Chad Gadya (""Il capretto""""), la canzone-filastrocca tradizionalmente intonata dopo la cena di Pasqua, con la quale i bambini incantano il parroco di Vo'. Nell'interpretazione più condivisa la filastrocca racconta la storia degli ebrei come una sequenza di tragedie che però nella conclusione infonde serenità e speranza, perché la spirale di odio riversata dai più potenti imperi contro Israele a un certo punto si spezza, grazie all'intervento del Signore. Per i bambini di Vo' non ci fu purtroppo alcun finale di speranza, perché nessuno di loro tornò da Auschwitz."" -
Dolomiti. La formazione di una meraviglia della natura
Le Dolomiti sono una tra le più belle regioni montuose della Terra. Meta apprezzata da escursionisti, scalatori, ciclisti, naturalisti e da tutti gli amanti della montagna, stupiscono ogni volta l'osservatore con le loro imponenti pareti rocciose, i verdissimi alpeggi, i boschi rigogliosi. La grande varietà delle formazioni rocciose che le costituiscono rispecchia la molteplicità degli ambienti in cui si sono formate e ha contribuito alla definizione di un paesaggio unico al mondo. Le splendide montagne che vediamo oggi sono il risultato di una storia iniziata trecento milioni di anni fa in un contesto completamente diverso da quello attuale. La loro area ha visto, nel corso del tempo geologico, l'alternarsi di aridi deserti, imponenti eruzioni vulcaniche, caldi mari tropicali, pianure costiere in cui camminavano i dinosauri, estesi ghiacciai. Con uno stile semplice e divulgativo, il volume fornisce le basi geologiche per comprendere come si sono originate le Dolomiti, raccontando la storia della loro formazione dall'era Paleozoica ai giorni nostri, ed offrendo degli interessanti spunti di approfondimento. -
In quella calda estate. Un amore nelle guerre napoleoniche
1797: mentre le armate francesi, capeggiate da generali di grande esperienza, oltrepassano il Reno per combattere contro l'Austria, un altro esercito al seguito di Napoleone Bonaparte persegue il medesimo obiettivo affrontando una campagna militare - la prima d'Italia - destinata a sconvolgere gli equilibri della penisola. I governi italiani si piegano di fronte all'irruenza delle truppe napoleoniche, male equipaggiate ma fortemente influenzate dall'ideologia rivoluzionaria. Da questo sfondo affiora la storia di Dominique, figlio della Francia inquieta. Ferito in combattimento, inizia lentamente a prendere le distanze dalla violenza, ma è l'incontro con Elisabetta - nobildonna bellunese - a far vacillare le sue certezze. Si può lasciare tutto per una donna, dimenticando le proprie origini? Si potrà mai tornare indietro? La risposta agli interrogativi posti da questa narrazione, basata su documenti storici, non è univoca: ciò che sembra legittimo nella giovinezza può apparire doloroso nella maturità. Siamo figli delle nostre scelte: Dominique lo sa bene. Si fanno sempre i conti con le proprie radici. Succedeva ieri, accade ai tanti Dominique che percorrono le vie del mondo anche oggi. -
Montagne del Veneto-The Veneto mountains. Ediz. illustrata
Dal lago di Garda al Cansiglio, digradando in ripida scalinata dalle Dolomiti agli altopiani prealpini sino alle morbide ondulazioni collinari, i monti veneti disegnano un grande arco che serra a nord il lembo orientale della pianura padana, affacciata sul golfo adriatico. Il loro profilo chiude sempre l'orizzonte delle città venete, costituendo per i loro abitanti una presenza quotidiana. Con immagini di grande valenza simbolica, il volume svela la capacità di attrazione che le montagne del Veneto hanno saputo esercitare fin dalle epoche più remote, ma anche una certa loro inaccessibile alterità, che ha generato il desiderio di sfidarle e di conquistarle; mette in luce le differenti situazioni naturali e ambientali, la fitta rete di relazioni che connette le coste e i centri abitati con i territori alpini. Combinando iconografia antica e immagini attuali, mostra gli aspetti peculiari e affascinanti della civiltà che si è venuta costruendo al piede di questi giganti rocciosi: le economie dell'alpeggio e del bosco; i modi di costruire e abitare; la religiosità; il dramma della guerra; il nascere del turismo e dell'alpinismo. La vita, insomma, di queste forti popolazioni montanare. -
Venetica. Annuario di storia delle Venezie in età contemporanea (2020). Vol. 1: Scienziati italiani a congresso nel Veneto asburgico. (1842, 1847).
«Venetica» ha deciso di dedicare entrambi i monografici del 2020 ai due congressi degli scienziati italiani che si svolsero a Padova nel 1842 e a Venezia nel 1847. Due momenti molto significativi dello sviluppo di una istituzione sovrastatale che, dal 1839 al 1847, diede appuntamento a scienziati e uomini di cultura di ben cinque Stati preunitari, sull'esempio delle riunioni scientifiche annuali che da tempo si svolgevano in altri Paesi europei. Questi congressi favorirono la reciproca conoscenza e la socialità degli intellettuali italiani dei vari Stati tra loro e con i rappresentanti di culture, istituzioni, dibattiti, aspirazioni riformatrici, applicazioni tecnologiche e tradizioni scientifiche europee. Lo svolgimento dei due congressi veneti dovette scontare diffidenze politiche, difficoltà e problemi organizzativi di non lieve conto. Mettersi in viaggio per partecipare a un congresso poteva trasformarsi in una vera e propria ""avventura"""", come accadde al vulcanologo Leopoldo Pilla, di lì a pochi anni caduto a Curtatone a capo dei suoi studenti, che fu respito alla """"frontiera"""" lombardo-veneta."" -
Fiabe di primavera
Questo libro raccoglie una selezione di fiabe e leggende della tradizione di vari paesi e di fiabe d'autore, antiche, classiche e moderne. Sono il frutto di un lavoro di ricerca, traduzione e rielaborazione, per rendere questo prezioso patrimonio fruibile al pubblico di oggi in un linguaggio semplice e scorrevole. Sono tutte legate al tema della primavera e al succedersi delle stagioni nel loro ciclo di vita, morte e rinascita. Fiabe che hanno il profumo della Terra ancora gelata che si scioglie pian piano sotto i primi raggi di sole tiepido. Fiabe che ci fanno assaporare la magia, il fascino e il mistero della vita che si risveglia a primavera, con la sua esplosione di colori, di energia, gioia e bellezza, di suoni, canti e rumori. Storie per grandi e piccini, per bambini che leggono da soli ma anche per genitori, nonni, zii, insegnanti che amano leggere o raccontare storie ai loro bambini. Età di lettura: da 6 anni. -
Il prete nero
: Il 25 aprile 1945 si istaura a Lapio, nel cuore dello sperduto continente berico, la sedicesima Repubblica Socialista Sovietica. Dura da mezzogiorno a sera, il tempo di arrestare e convincere il vecchio parroco, perché a tutti sia chiaro che qui non si scherza. Dopo qualche anno arriva il nuovo parroco, bella presenza, aitante, forte, con un debole però: molesta le bambine, galleggia con le pollastre e corre dietro alle còtole delle spose. Dopo pubbliche proteste, denunce e scioperi della messa, si decide di tirarlo giù dalle spese, ne va dell'onore del paese, dei maschi bichi e bastonà. Buon per lui che il sicario designato, Toni Mato, declina sentenziando: «Mi son mato, no mona». E va bene anche a Toni, perché il prete viaggia armato di pistola, trofeo della sua militanza nell'esercito repubblichino, e voglio vedere chi avrebbe sparato per primo. Il tutto sotto gli occhi vigili di carabinieri e prelati attenti che nulla trapeli. Sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire. -
Storie del monte Baldo e del suo lago
"Storie del monte Baldo e del suo lago"""" è un libro che apre gli orizzonti, valica i confini, abbatte le pareti e i muri. Non solo perché le due entità istituzionali preposte alla protezione e alla valorizzazione del del monte Baldo - l'Unione Montana del Baldo-Garda e il Parco Naturale Locale Monte Baldo - hanno congiuntamente deciso di sostenerne la pubblicazione e la diffusione. Queste pagine di racconti brevi (scritti da Mauro Neri) e di schede di approfondimento naturalistico e storico (a cura di Maurizio Marogna e Silvia Vernaccini) ci prendono per mano per accompagnarci a conoscere il Baldo sottolineandone non solo le bellezze naturalistiche, botaniche e paesaggistiche, ma le preziosità storiche, letterarie, artistiche, spirituali, mitologiche, tradizionali, anche gastronomiche. Il monte Baldo è stato culla di personaggi di incredibile umanità che vanno dal prearòl al fabbro, dall'eremita all'archeologo, dal ribelle al malgaro, dal partigiano al medico speziale, dal fante alpino in trincea al poeta futurista ingabbiato dalla Grande Guerra, dallo speziale al geografo... Ne emerge un ritratto a tutto tondo di un monte che non è solo monte, ma anche """"baule"""" di fiabe e leggende, di santi e Vivane, di rivoluzionari e di """"streghe"""". Ad ogni girar di pagina questo libro ci arricchisce con una serie di tante piccole e spesso poco conosciute sorprese."