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Firenze Novecento
Immolata alla magnificente tradizione rinascimentale, schiacciata su una devozione al passato diffidente verso ogni contemporaneità, Firenze ha poco conosciuto e riconosciuto gli artisti - spesso brillanti - che ne hanno attraversato il territorio nel XX secolo. In occasione dell'ordinamento delle collezioni del Novecento appartenenti al Comune di Firenze, in vista della fondazione del Museo Novecento, Valentina Gensini costituì un nutrito gruppo di esperti per ricostruire le vicende della storia artistica fiorentina attraverso studi inediti di fondi e archivi pubblici e privati. L'attenzione che questo volume rivolge alle singole discipline intreccia molte storie capaci di restituire la complessità della vita culturale del Novecento a Firenze, richiamando episodi poco noti anche agli addetti ai lavori. Ne emerge un appassionato ritratto di quelle esperienze che nell'approccio multidisciplinare, dalle arti visive alla danza, dall'architettura al teatro fino alla fotografia, al cinema e al panorama musicale, hanno saputo rinnovare il linguaggio artistico della città, contribuendo alla nascita di un vivace clima di sperimentazione artistica dai risvolti internazionali. -
La carità e la bellezza. Tino di Camaino, Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli. Ediz. illustrata
Eccezionalmente riuniti quattro capolavori dell'arte fiorentina e toscana tre-quattrocentesca di Beato Angelico, Sandro Botticelli, Filippo Lippi, Tino Di Camaino La Madonna col Bambino di Sandro Botticelli, L'adorazione dei Magi di Beato Angelico, la Madonna col bambino di Filippo Lippi e Carità di Tino di Camaino: questi i quattro capolavori che declinano il tema della carità e della bellezza eccezionalmente riuniti in occasione della mostra milanese. Carità è la splendida scultura realizzata dal senese Tino di Camaino, allievo di Giovanni Pisano, il cui stile predilige forme semplici, solide, impostate su volumi geometrici ed è del tutto paragonabile a quello utilizzato, nello stesso periodo, da Giotto. La figura allegorica della Carità è una donna che si occupa di due bambini, allattandoli al seno. Il raffinato tabernacolo di Beato Angelico, gioiello del Museo di San Marco di Firenze, è stato realizzato intorno al 1430 ed è il frutto di una combinazione di tecniche tra pittura, miniatura, oreficeria e intaglio. Oltre a offrire un tema squisitamente natalizio come l'Adorazione dei Magi, il tabernacolo offre un saggio della sensibilità di Beato Angelico verso i colori, che scintillano preziosi sull'oro del fondo. La Madonna col bambino di Filippo Lippi, proveniente da Palazzo Medici Riccardi, è una delle ultime e più compiute opere su tavola del pittore, che la realizzò negli anni sessanta del Quattrocento, appena prima di trasferirsi a Spoleto per affrescare l'abside del Duomo. Quarta opera, la Madonna col Bambino dipinta intorno all'anno 1500 da Sandro Botticelli e oggi conservata nel Museo Stibbert. Dopo aver raggiunto l'apice della fama e della carriera al tempo di Lorenzo il Magnifico, negli anni che seguono la morte del suo mecenate (1492) Botticelli è fortemente impressionato dalle predicazioni apocalittiche di Gerolamo Savonarola. Un'inquietudine che si riflette sulla sua produzione artistica di quest'ultimo scorcio di vita, che lascia intatto il suo straordinario talento pittorico ma condiziona la sua intensa resa poetica. Questi quattro capolavori provenienti dai musei fiorentini dialogano con altre importanti opere antiche e moderne sul tema della carità e della bellezza appartenenti a importanti raccolte della città di Milano. -
Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere. Ediz. illustrata
I maestri dell'ukiyo-e riuniti in un volume che racconta il ""mondo fluttuante"""" del Giappone tra il XVII e il XIX secolo Durante il cosiddetto periodo Edo (1603-1868), il Giappone visse una stagione storica e artistica particolarmente feconda; la sua influenza varcò le frontiere dell'arcipelago per giungere fino in Occidente, dove diede vita a una vera e propria passione per l'estetica e la cultura giapponese. Il termine ukiyo-e, che significa """"immagini del mondo fluttuante"""", si riferisce alle stampe xilografiche a colori nate nel periodo Edo dall'incontro fra il talento di pittori quali Utamaro, Hokusai e Hiroshige e l'assoluta maestria di incisori di matrici e stampatori. Queste stampe sono l'espressione estetica più alta di quella che potrebbe essere definita una civiltà del piacere: non un piacere edonistico, bensì il frutto della consapevolezza che i piaceri della vita, in quanto effimeri, devono essere pienamente vissuti. Utamaro, Hokusai, Hiroshige. Geishe, samurai e la civiltà del piacere permette di scoprire il mondo delle stampe giapponesi dell'ukiyo-e attraverso centinaia di opere e i temi che le caratterizzano: dalle eleganti bellezze femminili, ai delicati fiori e uccelli, dai celebri attori del kabuki ai valorosi samurai fino alle stampe erotiche, con la loro spensierata celebrazione dell'amore. Il percorso è articolato in nove sezioni tematiche che riuniscono una trentina di disegni preparatori, una ventina di paesaggi e altrettante scene di fiori e uccelli, circa quaranta ritratti di attori del kabuki, oltre a una quarantina di stampe di """"belle donne"""", circa cinquanta stampe e libri erotici e una ventina di stampe di guerrieri ed eroi."" -
Frida Kahlo, Diego Rivera. La collezione Gelman. Ediz. illustrata
Frida Kahlo e Diego Rivera: una delle più travolgenti storie d'amore e di passione dell'intera storia dell'arte Frida Kahlo - figura centrale dell'arte messicana, nonché la pittrice latinoamericana più celebre del XX secolo - e il marito Diego Rivera, tra i più importanti muralisti del Messico, formano una delle coppie più emblematiche della storia dell'arte mondiale. Frida e Diego sono infatti riconosciuti per il loro fondamentale contributo all'evoluzione dell'arte. Entrambi, pur avendo stili completamente diversi, sono diventati due degli artisti più celebrati e iconici del Messico e hanno avuto un ruolo cruciale nella definizione e nell'affermazione dell'Avanguardia messicana. Frida e Diego non sono però conosciuti solo per il loro talento e la loro visione dell'arte, ma anche per la loro burrascosa storia d'amore durata oltre quarant'anni, alimentata da convinzioni e passioni reciproche. Curato da Daniela Ferretti e pubblicato in occasione dell'esposizione padovana, il volume racconta il mondo di questa coppia di artisti messicani attraverso un nucleo di opere appartenenti alla collezione statunitense di Jacques e Natasha Gelman. Accanto alla grande pittura di Frida Kahlo (con i celeberrimi autoritratti) e di Diego Rivera, viene proposta un'ampia sezione di fotografia con ritratti realizzati da Héctor García, Manuel Álvarez Bravo, Gisèle Freund, Martin Munkácsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch, Edward Weston e una selezione di costumi messicani. Ne emerge il ritratto di un Messico iconico, forte, vivo, di una terra che alla metà del '900 attrasse intellettuali, artisti, militanti e avventurieri dal Vecchio Continente. E nessuno come Frida Kahlo e Diego Rivera ha saputo tradurre nell'arte quel mondo di passione, bellezza, forza e sofferenza. -
Bill Viola. Ediz. illustrata
Realizzato in collaborazione con il Bill Viola Studio e pubblicato a corredo della personale milanese a Palazzo Reale, il volume ripercorre l'intera carriera artistica di Viola attraverso quindici capolavori che documentano la sua produzione dagli anni Settanta a oggi. Grazie alla sapiente cura di Kira Perov, moglie dell'artista e direttore esecutivo del Bill Viola Studio, viene presentata un'accurata selezione di opere che coprono trent'anni di lavoro, costituendo un'occasione unica per riflettere sulla vita, intraprendere un viaggio interiore e immergersi in un mondo alternativo. Emozioni, meditazioni e passioni possono emergere dai suoi video, accompagnandoci in un viaggio interiore. Questa dimensione emerge, ad esempio, nella serie dei suoi video Passions (opere di chiaro richiamo al Rinascimento italiano) che al rallentatore catturano ed estendono dettagli di emozioni umane impossibili da vedere in tempo reale, o in Ocean Without a Shore (2007), opera nata a Venezia nella chiesetta sconsacrata di San Gallo che descrive una soglia metaforica del momento di transizione in cui la vita diventa morte. Tra le altre opere presentate, l'incontro virtuale tra uomo e donna in The Veiling (1995); il diluvio improvviso e terrificante al centro di The Raft (2004), installazione che ricorda l'importanza della collaborazione umana per poter sopravvivere a catastrofi naturali o crisi inaspettate; la serie Martyrs (2014) nella coraggiosa lotta di quattro protagonisti nella morsa dei quattro elementi naturali, man mano che riescono ad accettare il loro inevitabile destino. E ancora, il video-dittico di proiezioni su lastre di granito nero Man Searching for Immortality/Woman Searching for Eternity (2013) e opere, parte della serie Tristan (2005), che raffigurano l'intensità visiva e uditiva della trasfigurazione del fuoco e dell'acqua accanto a opere meno conosciute come The Quintet of the Silent (2000). -
Michelangelo Pistoletto. La pace preventiva. Ediz. illustrata
Lo sguardo visionario di uno dei massimi esponenti dell’arte povera di fronte all’orrore della guerrarnOggi nel mondo sono in atto oltre cento conflitti, molti dei quali trascurati dai media ed esclusi dalla comunicazione ufficiale, ma di gravità elevata estrema. Conflitti che hanno portato in Europa e nella nostra nazione molti esuli, ormai diventati nostri concittadini, di cui nessuno parla.rnLe opere di Michelangelo Pistoletto sono una luce di speranza nella notte dell’umanità imposta dai conflitti bellici.rn“Oggi l’umanità è calata in un immenso labirinto edificato su scala globale, sconfiggere l’ancestrale emblema del male dall’istinto guerrafondaio non è certo cosa facile; l’esito non è scontato e il successo non è garantito.rnNel labirinto si entra e si esce solo avendo cura di redigere un meticoloso progetto di idee, pianificando ogni dettaglio per raggiungere gli intenti prefissati. È solo attraverso la pratica della Pace Preventiva che potremo annientare il mostro e abbandonare definitivamente il labirinto dei conflitti”, spiega il curatore Fortunato D’amico.rnProtagonista dell’arte italiana dalla seconda metà del Novecento, Michelangelo Pistoletto (1933) ancora oggi sviluppa temi nuovi e si pone come guida per le nuove generazioni di artisti. Principale esponente dell’arte povera, dagli anni sessanta ha sviluppato ideato originali soluzioni artistiche, sperimentando materiali e tecniche con l’intento di coinvolgere attivamente lo spettatore all’interno della sua opera, come nei suoi famosissimi quadri specchianti.rnIl Terzo Paradiso, simbolo che rappresenta l’eterno conflitto presente in ogni ambito della vita e che trova la sua sintesi nella creazione di una nuova armoniosa realtà, è, invece, il centro della fase più recente del suo lavoro.rnIn Michelangelo Pistoletto. La Pace Preventiva, il labirinto, simbolo di viaggio e trasformazione personale, ma anche della dualità mostro e virtù che si cela in ognuno di noi, ci guida alla scoperta delle opere più emblematiche che il Pistoletto ha realizzato nel corso della suo lungo e proficuo percorso artistico.rnUn labirinto abitato da opere che ormai sono diventate iconiche, patrimonio cognitivo di tutti: dagli specchi alla Venere degli Stracci, da Love Difference alla Mela reintegrata, al Terzo Paradiso, fino alla Colomba della Pace, limpido richiamo alla Guernica di Pablo Picasso. -
Museo e territorio (1972-2000). Politiche culturali nella stagione delle riforme
Le realtà museali italiane dagli anni settanta al 2000 nel seguito del libro ""Musei italiani del dopoguerra"""". Il museo come narrazione del territorio, il museo come luogo d'incontro della comunità, il museo come nuova piazza. Sono queste, in sintesi, le più avanzate ambizioni del museo contemporaneo. Territorio, comunità, piazza quasi parole d'ordine di chi vorrebbe consegnare all'istituzione una missione più alta di quella turistica, di quanti auspicano di vedere nel museo un'azione culturale e sociale costante e profonda. In Italia, in particolare, tali aspettative sono tradizionalmente associate al rapporto virtuoso tra museo e territorio, la cui storia il volume ripercorre a iniziare dal trasferimento alle Regioni della gestione dei musei degli enti locali fino all'emanazione della Convenzione europea del paesaggio. Una stagione, quest'ultima, di ridefinizione dell'idea stessa di patrimonio culturale, di ricerca e di dibattito intorno a questioni cruciali come la conservazione programmata, l'economia della cultura, le reti museali. Storici dell'arte, antropologi, archeologi, storici, architetti ed economisti sono chiamati in questo libro a un confronto con lo scopo di verificare la tenuta della proposta culturale e insieme amministrativa dei musei dell'ultimo trentennio del Novecento, valutandone risultati apprezzabili e al contempo errori e contraddizioni. Interventi di: Roberto Balzani, Angela Barbanente, Jacopo Benedetti, Eliana Billi, Alberta Campitelli, Mara Cerquetti, Benedetta Cestelli Guidi, Valter Curzi, Sveva Di Martino, Massimo Ferretti, Claudio Gulli, Vito Lattanzi, Alessandro F. Leon, Fabrizio Magani, Lorenza Merzagora, Vincenzo Padiglione, Rosario Perricone, Giovanna Sapori, Francesca Valbruzzi."" -
Christian Balzano. Fuori dal mondo. Ediz. illustrata
Il resoconto di un viaggio immaginario nel mondo reale, tra tematiche legate alla globalizzazione, all'integrazione sociale e ai cambiamenti climatici. ""È su questa terra che gli uomini esercitano il potere e bramano ricchezze, gettando l'umanità nel caos e scatenando guerre fratricide"""": così si legge nella mappa incisa intorno al 1580 dal cartografo Epichtonius Cosmopolites, raffigurante il cappuccio di un giullare con il mondo al posto del volto. Proprio ispirato da questa eccentrica immagine che parla di vanitas e follia degli uomini, Christian Balzano ha ideato il progetto Fuori dal mondo che vuole sollevare interrogativi sulla condizione del pianeta e soprattutto porre una domanda fondamentale: """"Può l'identità storica e culturale di un luogo, di una comunità, essere completamente sconvolta e cambiata dalla convivenza con altre persone, con identità diverse?"""" Intorno a questa domanda si articola la monografia suddivisa in sezioni tematiche, profondamente legate l'una all'altra: il pluralismo della religione, la natura contaminata e contaminante, i continenti, i paesi e le bandiere sono infatti i temi intorno a cui ruotano le opere presentate, tutte accomunate dall'uso del tessuto, materiale che simboleggia con i suoi intrecci la pelle stessa e la carne delle nazioni in tutta la loro complessità geopolitica. Opere fortemente connesse tra loro, come i quattro grandi timbri in marmo con i simboli delle religioni più diffuse al mondo (ebraica, cristiana, musulmana, induista) ai quali si aggiunge il timbro """"personale"""" dell'artista (che ha come effigie un toro); stoffe su cui campeggiano carte geografiche di paesi in guerra - trasformate dall'acqua del mare - o bandiere di paesi i cui confini sono separati da muri o linee invalicabili: tutti elementi che vanno a costituire un atlante critico del globo, cui Balzano si approccia come a un unico grande e sfaccettato """"tessuto"""" sociale e politico. La monografia presenta i testi di Marco Tonelli, Sara Taglialagamba e Valentina Zucchi."" -
Paladino. I 104 disegni di Pulcinella. Ediz. italiana e inglese
Un artista tra i più significativi del nostro tempo. Un ciclo di opere di speciale significato e poesia, che anche grazie alla sua ampiezza e alla varietà di esecuzione si presenta come uno straordinario sguardo all'interno di un laboratorio creativo unico, ricco di eterogenee suggestioni. Un omaggio a un capolavoro del Settecento veneziano: le centoquattro carte dedicate da Giandomenico Tiepolo alla figura di Pulcinella. A trent'anni dalla loro realizzazione «I 104 disegni di Pulcinella» di Mimmo Paladino, ispirati all'album Divertimento per li regazzi di Giandomenico Tiepolo, tornano in una nuova pubblicazione dimostrando l'originalità e l'attualità del linguaggio dell'artista campano. Attraverso i disegni di Pulcinella Paladino conduce una rischiosa prova di forza con il disegno e con la storia dell'arte, che risolve per appropriarsi di entrambi e burlescamente batterli. Il volume, edito in occasione della mostra ai Musei Civici di Padova curata da Stefano Annibaletto e Flavio Arensi, mette in luce l'importanza di questa suite grafica, che non ha mai avuto una committenza e che funge da cerniera fra due decenni decisivi per Paladino: gli anni ottanta, con l'affermazione internazionale, e gli anni novanta, in cui realizza alcuni progetti cruciali. -
Frida Kahlo Diego Rivera e una rosa luca nannipieri
Il destino di Frida Kahlo Diego Rivera poteva essere quello di finire nel paniere ingiusto degli sgraziati e dei reietti, cui il tempo concede uno sputo di vita e poi stende un velo d’oblio. Invece la loro sorte è stata l’icona. Divenire un’icona. Non solo due artisti: di essi la storia dell’arte ne conta decine di migliaia. Non solo due amanti: di essi la storia ne enumera ormai migliaia di milioni, e l’amore, si sa, ha albergato almeno una volta nella coltre di ogni creatura che ha messo piede in terra. No: un’icona.rnAlmeno per il secolo che ci è dato di vivere, Kahlo e Diego non sono soltanto due pittori messicani. Incarnano una storia che ha tutte le azzeccate fattezze, le precise metrature, i più impensabili avvelenamenti dell’anima, per divenire quello: my´thos. Mitologia. -
Medea
Le opere di artisti contemporanei ispirate alla tragedia di Euripide Questo volume è dedicato a Medea, la maga barbara che, soggiogata dalla passione per Giasone, lo aiuta con le sue arti magiche a conquistare il vello d'oro, tradendo suo padre e la sua patria. Capace di ogni efferatezza pur di raggiungere il suo scopo, vedrà il suo amato trasformarsi sotto i suoi occhi da coraggioso eroe in meschino opportunista e il suo amore in dolore, umiliazione, odio profondo e rabbia. Una rabbia che, nella tragedia di Euripide, culminerà nell'uccisione dei loro figli. Al centro di una grande esposizione internazionale all'Antico Mercato nell'isola di Ortigia, a Siracusa, il mito di Medea è stato rivisitato da Margaux Bricler, Chiara Calore, Cian Dayrit, Helgi Thorgils Fridjónsson, Francesco De Grandi, Ruprecht Von Kaufmann, Rusudan Khizanishvili, Sverre Malling, Rafael Megall, Ruben Pang, Vera Portatadino, Daniel Pitin, Nazzarena Poli Maramotti, Nicola Samorì, Natee Utarit, Wang Guangyi, Yue Minjun. Ponendosi dinanzi a vicende estreme che suscitano turbamento, questi artisti si sono confrontati con il mito, e talvolta con le sue interpretazioni nella storia dell'arte. Ci accompagnano in questo percorso i testi di Demetrio Paparoni, Roberto Alajmo, Tiziano Scarpa e degli stessi artisti. Il volume include riproduzioni di numerosi dipinti dedicati a Medea, tra i quali quelli di Artemisia Gentileschi, Peter Paul Rubens, Charles Andre´ van Loo, Euge`ne Delacroix, Anselm Feuerbach, William Russell Flint, George Romney, Frederick Sandys, Johann Heinrich Fu¨ssli, Gustave Moreau, William Turner, Christian Wilhelm Ernst Dietrich, John William Waterhouse e Paul Cézanne. Demetrio Paparoni, critico d'arte ed editore italiano, nel 1983 ha fondato la rivista d'arte contemporanea Tema Celeste e l'omonima casa editrice, che ha diretto fino al 2000. Autore di numerosi saggi dedicati all'arte contemporanea e ai suoi principali protagonisti, dal 2020 è il responsabile della sezione arte del quotidiano ""Domani""""."" -
Antonio Ligabue
Un omaggio ad Antonio Ligabue in occasione della prima grande antologica a lui dedicata in Puglia Dedicata al genio tormentato di Ligabue, questa monografia offre la possibilità di scoprirne l'intero percorso, dalla fine degli anni venti fino ai primi anni sessanta del Novecento, cogliendo l'occasione per raccontare una delle figure più interessanti dell'arte italiana del XX secolo. Questo volume è un viaggio attraverso l'arte e la vita di Antonio Ligabue: una vicenda esistenziale dominata da solitudine ed emarginazione, riscattata dallo sconfinato amore per una pittura in grado di penetrare l'anima e nutrire la fantasia. Un racconto che si snoda attraverso i temi principali in cui si sviluppa l'universo creativo del pittore: le fiere, nelle quali Ligabue si immedesima riproducendone le movenze e i suoni per riuscire a catturarne l'essenza, gli animali domestici in cui possiamo riconoscere il suo sguardo, la vita silenziosa dei campi, le carrozze, le troike, i postiglioni, le antiche iconografie derivate da stampe popolari che decoravano le case dei contadini, e infine gli autoritratti, estremo tentativo di allontanare la sua condizione di emarginato instaurando un dialogo intenso con gli spettatori. Ne emerge il ritratto di un artista unico nel suo genere, dallo stile è del tutto originale e inimitabile; Ligabue non dipingeva la realtà che molti si aspettavano, non conosceva le malizie tecniche dei chiaroscuri e della prospettiva, ha sempre dipinto con l'istinto. Narrava la tragica realtà di una vita sempre in agguato, non mediata attraverso il pensiero costruito dei maestri, ma sentita nel profondo della sua mente e col corpo. Pubblicato in occasione della grande antologica pugliese, Antonio Ligabue presenta sessanta opere - comprendenti dipinti, opere su carta e sculture - e i contributi di Francesca Villanti (Dipingere per esistere) e Sergio Negri (Per Antonio Ligabue). -
Arnaldo Pomodoro. Il Grande Teatro delle Civiltà-The Great Theatre of Civilizations. Ediz. illustrata
Concepita per gli interni e gli esterni del Palazzo della Civiltà Italiana, la mostra ""Arnaldo Pomodoro. Il Grande Teatro delle Civiltà"""" si configura- come un """"teatro"""" autobiografico, al contempo reale e mentale, storico e immaginifico, in cui vengono messe in scena opere realizzate dall'artista tra la fine degli anni cinquanta e il 2021, insieme a materiali d'archivio, molti dei quali inediti - corrispondenze, bozzetti, disegni, fotografie, libri d'artista - che evocano la dimensione dello studio e dell'archivio. La mostra, documentata in questo catalogo, esplora l'interconnessione, nella pratica di Pomodoro, fra arti visive e arti sceniche e mette in evidenza il rapporto tra la dimensione progettuale e la sua realizzazione. Una trama da cui emergono possibili e molteplici riferimenti a quelle """"civiltà"""" arcaiche, antiche, moderne o anche solo fantastiche, a cui l'opera di Pomodoro costantemente rinvia, originando forme, segni e materie che sono al contempo memoria del passato e visione del futuro e che rifondano le nostre conoscenze e i nostri immaginari, la nostra esperienza del tempo e dello spazio, della storia e del mito."" -
Piero Dorazio. La nuova pittura. Opere 1963-1968
Una selezione di opere di Dorazio della metà degli anni Sessanta, tra le più significative di un periodo di particolare importanza per vitalità creativa e originalità Protagonista dell'arte del secondo Novecento e attivo promotore delle tendenze non-figurative espresse degli artisti del Gruppo Forma, attraverso un attento e articolato dialogo con le posizioni storiche e contemporanee in direzione astratta, Piero Dorazio intorno al 1960 consegue un rilevante successo internazionale con la serie delle ""trame"""", dipinti in cui il fitto intreccio cromatico unitario partecipa del clima di superamento dell'informale. Dal 1963 la sua pittura offre un nuovo orientamento, rompendo la forma compatta che ha contraddistinto le sue opere fino a quel momento, attraverso l'invenzione di nuovi temi. Questi, aprendo a composizioni pittoriche fondate sull'uso del colore timbrico, tramite differenti accostamenti, intrecci e aperture, dialogano con la situazione del tempo, fondandosi su un forte ricorso alla creatività. Le realizzazioni tra il 1963 e il 1968 assumono un carattere di originalità all'interno del contesto degli anni sessanta, distinguendosi tanto dalle riduzioni espressive delle ricerche visuali o della pittura """"sistemica"""", quanto dalle correnti indirizzate al confronto con l'immagine nella sua qualificazione mediatica. Dorazio dialoga con le maggiori figure della critica e dell'arte internazionale, in particolare statunitense, insegnando alla University of Pennsylvania di Filadelfia, dove gli è affidato il riordinamento del Department of Fine Arts, rapportandosi inoltre con le correnti europee, in particolare tedesche. Oltre a esporre in gallerie e musei americani ed europei, nel 1966 Dorazio è invitato con una sala personale alla Biennale di Venezia, dove sono riuniti oltre venti lavori tra i più importanti del periodo. Piero Dorazio. La nuova pittura. Opere 1963-1968 presenta i lavori di questo periodo, a segnalare l'importanza di quella stagione della sua opera che ne rilancia l'immagine oltre le prospettive in cui frequentemente viene inquadrata. Queste opere vengono affiancate da una selezione di lavori eseguiti da Dorazio nel 1968 durante il soggiorno di alcuni mesi a Berlino, dove matura ulteriori aspetti del suo linguaggio pittorico. Francesco Tedeschi è professore ordinario di Storia dell'arte contemporanea all'Università Cattolica di Milano. Le sue ricerche spaziano dall'Ottocento al Novecento, con contributi sulle avanguardie storiche e su singoli protagonisti dell'arte contemporanea."" -
Mario Schifano. Il nuovo immaginario della pittura italiana 1960-1990
Mario Schifano come pittore, ma soprattutto come rappresentante della nuova pittura italiana del secondo dopoguerra, è sicuramente un punto di riferimento per gli storici dell'arte. Schifano inizia la sua carriera tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta; la sua ricerca è inizialmente caratterizzata da una pittura monocroma, densa, con evidenti riferimenti al suo lavoro di restauratore di opere antiche nel museo d'arte etrusca e archeologia, dove il padre lo aveva indirizzato. È la densità dei neri dei vasi antichi che ispira al giovane artista alcune delle sue più significative pitture di questo periodo. Realizzata in collaborazione con l'archivio Mario Schifano, la monografia che accompagna la mostra di Napoli presenta un percorso che parte proprio da queste prime opere monocrome rarissime; viene quindi ripercorsa la carriera di Schifano dagli anni sessanta a gli anni novanta, attraverso una selezione di opere capitali che passano da Grande pittura (1963) - che introduce il tema delle insegne, rappresentate da opere iconiche dedicate alla Esso, alla Coca Cola e ai grandi segnali urbani che caratterizzano la pittura di Schifano in questi primi anni - ai grandi paesaggi italiani; dai grandi lavori rivolti alla figura umana, alla reinterpretazione della pittura classica e alla pittura antica. Tra le opere presentate, particolarmente interessante sono il ciclo del Futurismo rivisitato e la serie degli anni settanta Paesaggi TV, creazioni che, rivedendo la pittura attraverso l'utilizzo della macchina fotografica e l'emulsione del colore sulla tela, ripropongono fatti di cronaca, arte e pubblicità. A questi lavori vengono affiancate le opere di grande formato, fino ai dieci metri di lunghezza, eseguite dalla fine degli anni settanta ai primi anni novanta che ben illustrano la felicità creativa di Mario Schifano anche nella fase matura della sua creatività. -
Luigi Basiletti e l'antico. Ediz. illustrata
Nell'aprile del 1823, esattamente duecento anni fa, Luigi Basiletti si faceva promotore della grande impresa che portò alla luce l'area monumentale di Brescia romana, con il Capitolium e la straordinaria scoperta del deposito dei bronzi dei quali faceva parte la Vittoria Alata. Pittore, connoisseur e architetto, Basiletti intraprese - nel corso di un fondamentale soggiorno a Roma nell'ambiente che si riuniva intorno ad Antonio Canova - gli studi di antiquaria e di archeologia che risulteranno decisivi per la sua formazione, segnata indelebilmente dalla fascinazione per l'Antico. Del suo ruolo di direttore degli scavi, di progettista del Museo Patrio e di ideatore della prestigiosa pubblicazione destinata a documentare edifici e reperti resta traccia negli scritti e nella cospicua produzione di disegni e acqueforti che - a fianco delle più tradizionali pitture di soggetto storico e mitologico - trasmettono l'idea di una visione capace di aggiornare gli assunti neoclassici alla luce della nuova sensibilità romantica. -
Adriano Pallini. Una collezione di famiglia
La raccolta di opere d'arte di Adriano Pallini che dagli anni venti, grazie al suo atelier milanese, avviò una delle più importanti collezioni private di pittura e scultura del Novecento Dagli anni venti Adriano Pallini (1897-1955) inizia a collezionare opere d'arte, prima scambiandole con gli abiti realizzati per i pittori e gli scultori clienti della sua sartoria milanese, frequentando l'ambiente delle gallerie d'arte e gli studi degli artisti, poi intraprendendo una vera e propria campagna di importanti acquisizioni. Tra le opere della collezione Pallini si ritrovano così capolavori di Amedeo Modigliani, Giorgio de Chirico, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Mario Sironi, Piero Marussig, Arturo Martini, Achille Funi, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Giorgio Morandi, Lucio Fontana e molti altri. Il volume, senza presentare l'intero corpus della raccolta, ora disperso nei principali musei e collezioni internazionali, intende riproporre una serie di opere significative, in alcuni casi mai esposte, la storia delle quali si intreccia con quella del suo animatore. Così il Ritratto di Adriano Pallini di Campigli, donato al FAI da Nicoletta Pallini Clemente, apre la sequenza dei ritratti di famiglia - la moglie Marta e le figlie Adriana e Nicoletta -, tutti dipinti dallo stesso autore, per approdare poi a capolavori assoluti come Il poeta Cechov di Martini, o a un raro busto in terracotta smaltata degli anni trenta di Lucio Fontana, fino alle composizioni astratte di Mauro Reggiani, Guido Somarè, Antonio Corpora. Pubblicato a corredo dell'esposizione milanese a Villa Necchi, questo volume dedicato alla collezione Pallini svela un percorso nella biografia artistica di un uomo, il collezionista, e del suo tempo: il Novecento. -
Amicizia sociale: incontrarsi nel giardino
In occasione della 18ª Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia, il Padiglione Nazionale della Santa Sede dedica una riflessione al tema dell'incontro, a ""prendersi cura del pianeta come ci prendiamo cura di noi stessi e celebrare la cultura dell'incontro"""". Negli spazi espositivi e nel giardino del monastero benedettino di San Giorgio Maggiore è stata invitata a esporre una figura dal prestigio indiscutibile nel panorama artistico e architettonico internazionale, come l'architetto portoghese Álvaro Siza (Premio Pritzker nel 1992), insieme al collettivo italiano Studio Albori (Emanuele Almagioni, Giacomo Borella, Francesca Riva). Quest'ultimo, grazie allo sviluppo di una pratica multidisciplinare, frequenta la realtà del progetto mescolando le attività di architettura a processi partecipativi ed ecologici. Dall'incontro tra le encicliche del Santo Padre, gli architetti invitati e i diversi contribuiti scientifici, nasceranno le installazioni che risponderanno al tema """"Il Laboratorio del Futuro"""", proposto dalla curatrice generale della 18. Biennale di Architettura, Lesley Lokko. L'installazione O Encontro di Álvaro Siza accoglie il visitatore e lo conduce, in un dialogo tra le """"figure"""" disegnate dal maestro, fino agli spazi esterni; grandi presenze, le cui geometrie e dinamicità di movimento alludono plasticamente alla coraggiosa visione sociale di Papa Francesco. La loro suggestiva interazione crea un movimento incessante, fatto di pause e di sorprese, che culmina verso l'ultimo monolite, che raggiunge il giardino, guidandoci verso il ritrovato orto monastico e le strutture di accoglienza appositamente create. La nuova conformazione del giardino, su disegno dello Studio Albori, propone infatti una passeggiata in parte ombreggiata, grazie a pergolati in legno e bamboo, in parte a cielo aperto, tra le nuove piantumazioni. Pensata come spazio a disposizione di tutti, questa nuova conformazione permette immergersi in uno scenario materiale e spirituale che avvicina alla vita quotidiana del monastero benedettino, alla sua Regola, aprendo la possibilità a un dialogo attuale con quegli spazi emblematici della tradizione architettonica."" -
Sembra vivo! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei. Ediz. italiana e inglese
"Sembra Vivo!"""" offre una panoramica esaustiva della scultura iperrealista, attraverso una selezione di opere dei più grandi artisti contemporanei internazionali, che con straordinaria abilità e creatività hanno dato vita a opere d'arte stupefacenti. Le sculture cosiddette iperrealiste appaiono infatti sorprendentemente vive e vivide, creando un'illusione di corporeità che sollecita riflessioni profonde sul confine tra arte e realtà. Questa forma d'arte affonda le sue radici negli anni settanta, quando pionieri come Duane Hanson, John DeAndrea e George Segal hanno introdotto una nuova concezione di realismo, rivoluzionando l'approccio alla rappresentazione del corpo umano. Pubblicato in occasione della prima grande mostra in Italia dedicata alla scultura iperrealista, Sembra Vivo! presenta una selezione di opere di artisti provenienti da ogni parte del mondo, evidenziando la portata internazionale di questo movimento e la sua capacità di permeare e influenzare diversi contesti culturali, talvolta anche uscendo dai confini della riproduzione fedele della realtà per approdare sulle rive del fantastico e del surreale. Il volume è suddiviso in sei sezioni tematiche (Movimenti ingannevoli: i cloni umani; Nobile semplicità: le sculture monocrome; Un pezzo alla volta: le parti del corpo; Cambio di prospettiva: giocare con le proporzioni; L'io manipolato: realtà deformate; Oltre la specie), ognuna delle quali esplora un particolare aspetto dell'iperrealismo scultoreo. Dalle figure umane che ingannano lo sguardo, passando per sculture monocromatiche, frammenti corporei, corpi raffigurati in scala e realtà deformate, animali riprodotti fedelmente o meno, Sembra Vivo! documenta l'evoluzione dell'iperrealismo e delle sue molteplici sfumature attraverso le opere di alcune delle figure più emblematiche della scena artistica contemporanea, affiancate da quelle di talenti emergenti che perpetuano la tradizione dei maestri che li hanno preceduti." -
Pablo Atchugarry. Una vita tra Lecco e il mondo
Un excursus sulla vita dell'artista Pablo Atchugarry (1954), dalle prime opere pittoriche ispirate dalla passione ereditata dal padre Pedro e figlie di un figurativismo che si avvia all'astratto, fino alle attuali produzioni scultoree realizzate in marmo, soprattutto quello statuario di Carrara, bronzo e legno. Una ricca produzione che ci racconta l'intenso rapporto tra forma, materia e luce. La monografia, che accompagna la grande mostra antologica, è pubblicata in occasione del quarantacinquesimo anniversario della prima esposizione di Atchugarry in Italia, avvenuta proprio a Lecco nel 1978, nel territorio che l'ha accolto per tutta la sua produzione artistica e che lo ha visto divenire un indiscusso protagonista della scultura contemporanea nel mondo, un ponte tra due culture lontane nello spazio ma vicine nello spirito: quella italiana e quella uruguayana. Il volume vuole essere un omaggio al rapporto e all'attaccamento che il Maestro conserva ancora oggi con Lecco e racconta come in questa città un giovane artista ha trovato la sua strada, aiutato da persone che, soprattutto all'inizio, hanno creduto nelle sue capacità e nella sublimità della sua arte in divenire. ""Amo l'Italia - dichiara Atchugarry - dove sono arrivato da giovane quando lasciai la mia terra, l'Uruguay, per venire in Europa e attingere alle fonti della cultura. Era il Viaggio; la prima città è stata Roma, nel 1977, poi passai per Parigi e Copenaghen. Dal 1978 mi sono stabilito in Italia, a Lecco, dinanzi a quel ramo del lago di Como, dove sono rimasto tutta la vita e ho cresciuto i miei figli e la mia arte per poi diffonderla nel mondo.""""""