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Essere Zero. Ontologia di Piero Manzoni
Una riflessione su filosofia e arte. ""Essere Zero"""" è formula icastica per il Kombinat di ontologia e avanguardia (il Gruppo Zero, il Nul Group olandese, ma anche lo Spazialismo) che fu tipico in particolare della seconda metà del '900. Il secolo della Krisis trovò infatti la sua autocoscienza artistica più radicale proprio nelle avanguardie precedenti la prima guerra mondiale (Futurismo, Cubismo, Dada) e successive alla seconda. La vita e l'opera di Piero Manzoni furono estreme, intense e drammatiche. Influenzato dall'esperienza futurista e dadaista, Manzoni raggiunse a cavallo fra gli anni '50 e '60, in concordia discors con Lucio Fontana, Yves Klein, Alberto Burri, la sua più peculiare cifra estetica e teorica. Questo libro restituisce il senso di una vicenda unica, in prospettiva critica ma filosoficamente rigorosa."" -
A ciascuno il suo lago
I racconti, in stile minimalista, hanno come centro l'intimità dell'uomo e dello scrittore sullo sfondo della dimensione urbana. In essi sono affrontati temi quali l'amore e la tristezza, l'esistenza e la morte, il dolore e la demarcazione dell'identità. La narrazione segue la forma del racconto breve, fatta eccezione per la storia più lunga, ""Nikolaj e il lago d'inchiostro"""", definita dall'autore stesso una metafinzione storiografica. Attraverso un processo di aderenza tra narrazione e finzione siamo proiettati in un'introspezione che vuole ristabilire il rapporto tra testo e lettore, sia che ciò avvenga tra le pareti di una stanza di hotel, tra le vie nebbiose della città, nei ricordi o nel legame tra arte e inconscio. A ciascuno il suo lago."" -
Depressione e omeopatia. Con una materia medica di 20 rimedi
Questo libro è il risultato di un'esperienza clinica più che ventennale su patologie psichiche di genere depressivo, dove al trattamento di tipo psicoanalitico è stato congiunto l'uso dei rimedi omeopatici. Ciò ha permesso, oltre a un'efficace pratica terapeutica, di poter seguire costantemente gli effetti dei rimedi nell'area psichica, rivelando oltre alla loro validità aspetti ancora poco conosciuti. L'autore, sostenendo il valore scientifico dell'omeopatia (che persegue leggi di Natura), afferma inoltre che essa rappresenta non un'alternativa, ma un'evoluzione nel campo della terapeutica. Infatti il rimedio omeopatico, sollecitando una reazione del soggetto come unità, permette di superare la separazione tra fisico e psichico, e di individualizzare la terapia delegando allo stesso soggetto il suo processo di cura. La scelta dei 20 rimedi proposti nella Materia Medica è dettata dall'esperienza clinica che l'autore ha di essi, poiché solo la prassi e l'osservazione può dare in quest'ambito una conoscenza attendibile. Inoltre vengono delineate le diversità degli stati depressivi su cui ogni rimedio nella similitudine può intervenire; fornendo in tal modo nuovi elementi conoscitivi non solo agli omeopati (e a chi si cura con essi), ma anche a chi opera nel campo delle psicoterapie. -
Per non cadere nel vuoto. Riscoprire il neonato con Esther Bick
Dina Vallino offre un'analisi approfondita dell'opera di Esther Bick, volta a far emergere la sua originale, ma spesso trascurata, concezione del neonato. Attraverso un'attenta lettura dei suoi scritti, Vallino ricostruisce l'ideazione, a partire dall'osservazione dei concetti di auto-contenimento, seconda pelle e adesività, mostrandone l'evoluzione concettuale negli anni. Il saggio viene pubblicato insieme a una nuova traduzione della conferenza di Esther Bick del 1975 e a passi salienti del suo insegnamento orale del 1970 e del 1977. L'edizione è arricchita dalla traduzione di tre importanti scritti di Donald Meltzer che gettano nuova luce sulle nozioni di identificazione adesiva, looping e punto-morto. -
La verità del non-vero. Tre studi su Adorno, teoria critica ed estetica
Nel pensiero di Theodor W. Adorno, esponente di spicco della teoria critica della società legata alla Scuola di Francoforte, la questione della verità gioca un ruolo importante e viene analizzata seguendo un approccio dialettico-negativo che porta a mettere in luce e a enfatizzare l'intreccio di aspetti filosofici diversi (teoretici, estetici, etici, metafisici) che vengono a raccogliersi come in una costellazione intorno alla domanda sulla verità. D'altra parte, proprio la coerenza e il rigore dell'approccio dialettico adorniano, imperniato sulle nozioni di mediazione e di negazione determinata, spingono il filosofo tedesco a porre sempre la questione della verità in relazione con quella della non-verità dei fenomeni presi in esame, ovvero a porre la questione dell'intreccio mediato della verità con il suo altro od opposto. Il libro prende in esame questo complesso di problemi a vari livelli, confrontandosi con la natura aperta e plurale del pensiero di Adorno e investigando la tematica della verità del non-vero (e, viceversa, della non-verità che spesso inerisce al vero) in relazione ad ambiti diversi (conoscenza, morale, storia, musica) e ad autori diversi (Hegel, Kant, Nietzsche, Schönberg, Stravinskij), tutti parimenti decisivi per la comprensione della filosofia di Adorno. -
Gli infiniti silenzi di Giacomo Leopardi
Per un poeta-filosofo come Giacomo Leopardi, in cui il canto, i suoni, la voce occupano un posto assolutamente rilevante, sembra quasi impossibile poter parlare di silenzio, addirittura di tanti e diversi modi di silenzio. Eppure il silenzio in Leopardi rappresenta un momento essenziale di riflessione ermeneutica: su se stesso, sulla propria esistenza e sui propri desideri di gloria; sulla caduta inesorabile delle illusioni giovanili; sulla persistenza, o meglio, sulla provvisorietà della storia, soprattutto quella degli antichi, e dei suoi insegnamenti; sulla natura delle cose, del cosmo e dello spazio; sulla morte e la precarietà degli esseri sensibili (uomini, animali, piante). Infiniti silenzi che mirano tutti, come sempre accade nell'opera di Leopardi, sia in versi sia in prosa, a porre l'umanità di fronte alla propria fragilità e al proprio dolore - ""fatali"""" entrambi - di cui unica responsabile è la Natura, """"madre... di parto e di voler matrigna""""."" -
Un silenzio aurorale. Per una medicina tra scienza e cura
L'ospedale come luogo di cura e di conoscenza. Come crocevia di linguaggi. I silenzi della giornata ospedaliera. Dove sono e come sono. Nell'elaborazione della diagnosi. In terapia intensiva. A fianco del malato terminale. Nell'ascolto delle storie di vita dei pazienti. Il racconto di un'esperienza pratica. Da una crepa troppo ampia non passa alcuna meraviglia. -
Singolare femminile. Perché le donne devono fare silenzio
Il silenzio è un attributo femminile da secoli e nelle più diverse culture: una storia del silenzio è sempre una storia delle donne. rnUna rapida consultazione di detti e motti antichi rivela la facile equivalenza di donne e silenzio. Tacere compete a un femminile ciarliero e svalutato, che fa un uso improprio e frivolo della lingua, opposto, di volta in volta, alla razionalità, al giudizio, all’autocontrollo, al rispetto delle norme sociali o religiose. I proverbi dicono, in tutte le lingue, che ""il silenzio è il miglior ornamento di una donna"""": parte da qui un viaggio nel tacere femminile scelto e imposto, cercato e subito. E nelle donne che lo incarnano: eroine letterarie, personaggi reali o d'immaginazione, archetipi in cui risuona il destino comune e pur tuttavia l'esperienza singolare femminile. Tacita, Penelope, la Mite, le Sirene, Difred, Maria sono i nomi di migliaia di madri, figlie, spose, esistenze anonime ridotte al silenzio. Che qui tornano a parlare."" -
I formalisti russi nel cinema
Negli anni Venti del secolo scorso i formalisti russi inaugurarono un approccio al cinema che ne valorizzava, in particolare, il carattere di autentica ""scrittura"""" audiovisiva. Di quell'approccio oggi si fanno apprezzare, oltre all'originale afferenza al vasto territorio di una """"antropologia dell'immagine e dei media"""", il notevole spessore teorico e la sorprendente attualità nel contesto della rivoluzione digitale. Alla traduzione di alcuni testi classici riuniti nel volume che rese note le tesi formaliste sul cinema - Poetika Kino (Poetica del cinema, 1927) - questa raccolta aggiunge i contributi di tre autori - Roman Jakobson, Jan Mukarovsky, Jurij Lotman - che ripresero e approfondirono i temi portanti di quella linea di ricerca."" -
La caduta della casa Usher. (La Chute de la maison Usher, Jean Epstein, 1928). Fotogenie, superfici, metamorfosi
Questo libro analizza ""La Chute de la maison Usher"""" (1928) alla luce del pensiero sul film elaborato da Jean Epstein. A partire dal contesto culturale in cui l'opera è nata e da un profilo del cineasta, esamina l'intrecciarsi di teoria e pratica del cinema attraverso alcune figure: architetture, ritratti, specchi, metamorfosi. Se da un lato la trama presenta temi tipicamente epsteiniani - contiguità di vita e morte, sensibilità privilegiata di alcuni caratteri, fascino inquieto e morboso dell'oscurità -, dall'altro compare un ordito composto dalle sue teorie sul fi lm: fotogenia come relazione inedita tra immagine e realtà, cinema come rivelazione della natura simbolica delle cose, sentire del corpo come strumento di conoscenza. Il volume mostra come Epstein delinei un vero e proprio palinsesto in cui immagine e filosofia trovano una consonanza inattesa."" -
L' arte di leggere la vita. Storia di una malattia. Ediz. critica
L'opera presenta integralmente e organicamente l'autobiografia di una paziente con nevrosi ossessiva e l'interpretazione che di essa, brano dopo brano, ne dà Adler. Egli, così facendo, illustra il lavoro artistico che paziente e analista compiono per ricostruire la formazione dello stile di vita, l'esordio e l'evoluzione della malattia, tracciando nel contempo una felice sintesi della sua teoria. La scelta della forma morbosa presentata non è casuale, perché è quella che meglio si presta a esemplificare la logica privata presente anche in tutte le altre nevrosi e psicosi. Le dinamiche interpersonali del rapporto analitico sono ampiamente trattate nella postfazione di Gian Giacomo Rovera che, così, ci aggiorna sullo stato dell'arte delle analisi e delle psicoterapie adleriane. -
L' icona che delira. Esplorazioni sociologiche su Hermes, Bosch, Shakespeare, Benjamin, Nolan, Pratt, Bene
Che relazione c'è tra l'opera e il suo contesto sociale? Come si può individuare il nesso tra un'opera e il tempo in cui essa ""accade"""", che può anche essere molto distante da quello della sua realizzazione? A partire da questi interrogativi, Stefano Cristante analizza alcuni capolavori apparentemente senza tempo, come il """"Trittico delle delizie"""" di Bosch e """"Il mercante di Venezia"""" di Shakespeare, ed esplora i contorni sociologici delle pratiche artistiche ed esistenziali di menti irregolari come Walter Benjamin, Carmelo Bene e Hugo Pratt."" -
L' automa. Leibniz, Bergson
Questo libro non fa la storia di un'idea ma isola un paradigma e suggerisce che si tratti del paradigma stesso del contemporaneo. Lo fa attraverso quattro esempi: la ferita, e che cosa significa subirne una; gli imenotteri, e come vivono, soprattutto come cacciano le loro prede; il calcolo infinitesimale, e come disegna l'essere chi scrive e calcola con quel metodo; il sogno, e come esso veglia al fondo della nostra esperienza. Esempi di automatismo in senso anzitutto etimologico. Automa è ciò che si muove da sé, per proprio impulso, in assenza di uno sguardo di sorvolo, di una ragione esteriore. Ma la tesi di questo libro è che proprio perciò l'automa è il nome della produzione incessante di differenze, della risonanza telepatica di ogni cosa in ogni cosa, della solitudine iperconnessa di ogni essere. -
Tiresia
«Solo un filosofo poteva concepire un romanzo per scardinare l'impianto logico di ogni filosofia» - Raffaella De Santis, Robinsonrnrnrn""Io provengo dalla letteratura, più precisamente dall'ermetismo. Poi sono passato al romanzo, ma mi è sembrato che con 'L'innominabile' di Beckett non fosse più possibile scrivere romanzi"""". A distanza di cinquant'anni dalla sua prima pubblicazione, riproponiamo, in una collana dedicata interamente al grande filosofo e critico d'arte Mario Perniola, il suo primo e unico romanzo: """"Tiresia"""". Ispirato al mito greco dell'indovino, """"che fu donna per sette anni prima di ritornare a essere uomo"""", il romanzo esplora un argomento caro anche alla produzione saggistica di Perniola: la transessualità. Perché """"il transessualismo contemporaneo sollecita l'apertura di nuove problematiche psicologiche e sociali ancora ben poco esplorate"""", scrive il filosofo. Il romanzo è stato tradotto in Spagna col titolo """"Tiresias. Devenir-mujer""""."" -
Taccuino di pensieri. Vademecum per l'uomo del terzo millennio
Domenico Felice ha estratto con mano sicura dalla monumentale opera di Voltaire, che occupa più di cinquanta volumi, i pensieri, le massime e gli aforismi che possono aiutare l'uomo contemporaneo a orientarsi in quel teatro di violenze, illusioni e inganni che è il mondo. Nemico delle idee preconcette e dei luoghi comuni, Voltaire ci appare in queste pagine come il fondatore della comunicazione moderna. Sa condurre le sue battaglie polemiche con un linguaggio diretto e accessibile, che valorizza al meglio le sue conoscenze enciclopediche, dalla storia all'economia politica, dalla filosofia del diritto all'astronomia, dall'agronomia alla matematica, dalla medicina alla geografia. La politica, la guerra, le società, le religioni, la letteratura, i comportamenti umani, continenti remoti come la Cina o l'India, ma anche sentimenti come l'amicizia e l'amore: non c'è campo in cui il Patriarca dei Lumi non sappia giostrare con l'eleganza sorridente e provocatoria dello spadaccino che non sbaglia un colpo. Per lui, la filosofia deve porsi degli obiettivi concreti: affrontare di petto i problemi dell'oggi, battersi per facilitare l'avanzata della ragione contro l'arroganza e gli inganni del potere, le violenze del fanatismo religioso, la credulità degli sciocchi, le narrazioni strumentali che hanno la pretesa di diventare Storia, perché ""i maestri della menzogna fondano il loro potere sulla stupidità umana"""". """"Il dubbio non è molto piacevole, ma la certezza è ridicola."""" Nell'epoca delle falsità digitali e del trionfo della demagogia, le massime di Voltaire diventano, come scrive Ernesto Ferrero nella sua prefazione, """"un presidio civile da riconquistare e difendere""""."" -
Geometrie non euclidee e problema della conoscenza
Il volume raccoglie, in edizione critica, il testo integrale della tesi di laurea in Filosofia dello psicologo e psicoanalista italiano Cesare L. Musatti (1897-1989), discussa il 3 novembre 1921 presso l'Università di Padova. Sulla traccia dei ""Fondamenti della geometria"""" di Bertrand Russell, Musatti difende l'attualità della problematica kantiana dello spazio come condizione di possibilità dell'esperienza spaziale e delinea i fondamenti di una teoria generale del sapere geometrico attraverso un dialogo appassionato con la tradizione matematico-filosofica di Saccheri, Gauss, Lobacevskij, Riemann, Helmholtz, Lotze, Poincaré e Hilbert. Nella sua ricchezza argomentativa, questo scritto non rappresenta soltanto la testimonianza di una specifica fase del percorso di formazione di uno dei massimi psicologi italiani del Novecento, ma anche la cifra tematica essenziale dell'intera vicenda intellettuale di Musatti, nella quale armonicamente si intrecciano matematica, filosofia e psicologia. Già da queste pagine, infatti, è possibile scorgere il filo conduttore delle molteplici direttrici dell'opera musattiana più matura: da un lato, l'affermazione del valore e dell'autonomia del sapere scientifico, compreso quello psicologico, a partire da una rigorosa fondazione e giustificazione storico-epistemologica della sua validità; dall'altro, l'assunzione di una sua concezione in larga misura convenzionalista e costruttivista come risultato di un'interazione dinamica fra soggetto e realtà. Prefazione di Mauro Antonelli."" -
Fenomenologia del terrore. Lo sguardo cieco dell'Occidente
L'atto suicida del terrorista ci costringe a riflettere su ciò che non vogliamo e non possiamo più pensare, ovvero la collocazione che occupa la morte nelle nostre vite. L'azione di uccidere e di essere uccisi è per noi occidentali incomprensibile, si situa in un punto cieco del nostro modo di interpretare la realtà, ed è per questo che ci terrorizza. Debray, l'intellettuale-guerrigliero che prese parte alla rivoluzione mancata in Bolivia al fianco di Che Guevara, ci mette di fronte a una verità scomoda: abbiamo eliminato la morte dalle nostre esistenze. In una società priva ormai di fede, il terrorismo pone interrogativi drammatici non soltanto su chi compie questi gesti sanguinari, ma anche su noi stessi e sul nostro, inutile, tentativo di rimozione della morte. -
Arieti. Il dialogo ininterrotto con Gadamer
In questa conferenza, tenuta il 5 febbraio 2003 presso l'Università di Heidelberg in memoria di Hans-Georg Gadamer, Jacques Derrida ricorda la ""strana interruzione"""" che ha segnato il loro primo incontro a Parigi nel 1981. La riflessione sulla morte dell'altro, sull'interruzione ultima, pur nella sua incommensurabilità, evoca la questione della cesura del dialogo, della difficoltà della traduzione e dell'interpretazione, sviluppandosi lungo la traccia di un celebre verso di Paul Celan: """"Il mondo non c'è più, io debbo portarti"""". La morte è la fine del mondo, il mondo dopo la fine del mondo. Ma cosa significa """"portare""""? Cosa significa portare l'altro e il mondo scomparsi? È solo attraverso il confronto con il pensiero di Freud, Husserl e Heidegger che Derrida riuscirà a precisare il significato di questa parola, in direzione di un'interiorizzazione del ricordo alla quale occorre la malinconia per scongiurare il pericolo dell'oblio, il rischio dell'inclusione dell'altro in se stessi."" -
Escluso l'ebreo in noi
Jean-Luc Nancy si misura con una radicale interrogazione filosofica delle origini pre-europee ed europee dell'antisemitismo, riconducendo la nascita di questo fenomeno all'origine stessa del rapporto tra la cultura greca e quella ebraica, portatrici di un significato molto differente dell'emancipazione dell'umanità dal mito. Da un lato, in Grecia, l'autonomia del logos è considerata infinita, dall'altro, invece, l'autonomia è paradossalmente concepita come una risposta eteronoma a un dio nascosto. Per Nancy si tratta di comprendere come sia stato possibile che ""l'ebreo"""" si sia ritrovato, all'interno dell'Occidente, nella posizione dell'""""agente autoimmune"""" che minaccia il corpo dell'Occidente, quando ne è invece parte organica e costitutiva. E se l'odio verso l'ebreo non fosse altro che la manifestazione di un odio più arcaico dell'Occidente nei confronti di se stesso?"" -
La perestroika e la fine della DDR. Come sono andate veramente le cose
La storia della perestrojka viene ripercorsa attraverso gli occhi di Hans Modrow, ultimo presidente del Consiglio della DDR prima delle elezioni del marzo 1990. Come esponente dei riformatori, Modrow fu inizialmente favorevole al rinnovamento impresso da Gorbacëv all'URSS, divenendo via via sempre più critico nei confronti del pressapochismo, dell'improvvisazione e, in ultima analisi, dell'incapacità politico-strategica che caratterizzarono alcuni passaggi cruciali di questo processo. Una ricostruzione molto lontana dall'apologetica dominante, che rivela retroscena inediti ed episodi ancora poco conosciuti in Italia. Il libro è completato da un'appendice con una cronologia dettagliata, un indice dei nomi ragionato dei personaggi e una bibliografia essenziale sull'argomento.