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Vita e avventure di Sylvia Scarlett
Il suo libro è come la vita"" disse D.H. Lawrence a Compton Mackenzie dopo aver letto la storia di Sylvia Scarlett, e non diversa fu l'accoglienza della critica, che vide nell'eroina di questo libro dalle tinte dickensiane il più esplosivo personaggio femminile apparso fino a quel momento nella storia della letteratura anglosassone. Era il 1918 e il romanzo fu uno dei maggiori successi del primo dopoguerra, ora riproposto al pubblico italiano in una nuova traduzione. La vicenda prende il via con Henry Snow, ormai vedovo, che si indebita giocando d'azzardo e truffando l'azienda per cui lavora, e quindi decide di scappare in Inghilterra insieme alla figlia Sylvia. Per sfuggire meglio alla polizia, la giovane si traveste da ragazzo e assume il nome di Sylvester. Il cognome di padre e figlia, da qui in poi, sarà sempre e solo Scarlett. I due si guadagnano da vivere ingannando chiunque capiti loro a tiro, finché l'incontro con il giovane Willy Threadgould non spariglia le carte: Sylvia se ne invaghisce, ma la sua identità mascherata e i ritmi di una vita in fuga rendono complicata la nascita della loro storia d'amore. Ha dunque inizio una corsa travolgente, un concitato susseguirsi di capriole e misfatti in una storia picaresca di furbizie, inganni e ribaltamenti. Giocata tutta sull'ambiguità dei sessi e sulla facilità di confondere i sentimenti per chi, da attore/bugiardo, è abituato a simulare, la storia sorprese i lettori dell'epoca e sorprende ancora oggi."" -
Alpinisti ciabattoni
"Alpinisti ciabattoni"""" - uno dei pochissimi libri del nostro Ottocento giocato decisamente sul registro umoristico - è ritenuto comunemente il capolavoro di Achille Giovanni Cagna, """"scapigliato"""" piemontese sulla linea """"macaronica"""" che da Faldella giunge a Carlo Emilio Gadda: scrittore estroso armato di un acre gusto espressionista, venne compreso e valutato tardi da critici come Benedetto Croce, Piero Gobetti e Gianfranco Contini, che, nel 1925, ne ripubblicò (per la Piero Gobetti editore) le opere migliori, fra cui """"Alpinisti ciabattoni"""", """"descrizione dei malanni e degli inconvenienti della villeggiatura"""". E proprio questa lingua ricca di invenzioni, che attinge a vari dialetti, irrequieta e saporosa, la vera sorpresa del libro, ed è grazie a lei se le goffe peripezie di questi piccolo-borghesi, incapaci di prendersi una vacanza e insensibili alla bellezza, restano tenacemente ancorate alla nostra memoria. Introduzione di Riccardo Reim." -
E. M. o la divina Barbara. Romanzo confidenziale non finito
Jean-Noël Schifano, traduttore francese dell'opera di Elsa Morante, ricostruisce, sotto forma di una lunga e dialogata dichiarazione d'amore, il rapporto di straordinaria vicinanza che lo legò per molti anni all'autrice romana. Elisa (Elsa) è sul letto di morte. Tempo prima ha tentato il suicidio. Poi un'operazione le ha tolto forza, autonomia, la speranza di sopravvivere. Al suo fianco c'è Giannatale (Jean-Noël). Tra loro scorre un canale di ricordi e reciproche confidenze che illuminano di nuova luce alcuni aspetti privati di Elisa e, insieme, della Roma negli anni Sessanta, la Roma pasoliniana, l'epicentro della cultura e del cinema, la città di Moravia. Giorno dopo giorno, durante i loro incontri nella stanza di una clinica, Elisa parla, chiede, ride, si confessa, pretende la stessa spietata verità dall'amico e confidente di una vita. Immersi in un dialogo soffuso di tenerezza amorosa, i due conducono - fino alla morte - il gioco delle verità rivelate. -
La commedia borghese
Nel 1934, dopo il successo della trasposizione cinematografica di ""David Golder"""", Paul Morand chiese a Irene Némirovsky di affidargli i suoi scritti """"per il cinema"""" con l'idea di riunirli in volume nella collana """"Renaissance de la nouvelle"""", nuovo progetto dell'editore Gallimard. Nacque così la raccolta dei """"films parlées"""", racconti sul crinale tra """"nouvelles e scenarios"""" che avrebbero dovuto innescare un cambio di rotta nel tragitto creativo dell'autrice, da sempre sensibile alle possibilità espressive del grande schermo. I brani qui riuniti percorrono, talvolta anticipandoli, alcuni dei luoghi più autenticamente némirovskiani della narrazione: la classe media provinciale, previdente e fasulla nella """"Commedia borghese""""; lo scetticismo per i fanatismi nei """"Fumi del vino""""; il rancore filiale e la gelosia materna in """"Film parlato""""; le età della vita in """"Ida"""". E una scrittura, quella di questi racconti, puramente descrittiva, acuminata e profondamente letteraria, ispirata e proiettata a quella tecnica da """"macchina da presa"""" cui la narrazione, secondo l'autrice, non doveva rinunciare. Nell'avvertenza che compariva come introduzione all'edizione francese fu la stessa Némirovsky a spiegare: """"Ho sempre pensato che il cinema sia imparentato soprattutto con il racconto, che questi due generi abbiano delle leggi simili. Il romanzo usa digressioni e riflessioni; si può permettere di dilungarsi e, in alcuni casi, deve farlo il cinema e il racconto esigono sobrietà."" -
L'età dell'oro
Dopo la Guerra di Secessione si verificò in America un fenomeno di crescita economica improvvisa e sconvolgente. L'espressione ""The Gilded Age"""", usata per indicare quel periodo, fu coniata da Mark Twain per il titolo di questo libro (scritto in collaborazione con Charles Dudley Warner e pubblicato nel 1873) e divenne il simbolo di un'era di speculazioni e febbrili spostamenti di capitali come mai in passato. Fu allora, sulla giostra pirotecnica di dollari e nervi, che spuntarono alcuni tra i migliori personaggi della mitologia twainiana: la famiglia Hawkins, il cui patriarca si lancia senza troppo riflettere in ogni sorta di affare, alla perenne ricerca di una facile ricchezza, lasciando ai figli la pesante eredità di un terreno invendibile nel Tennessee (convinto che sarà la loro fortuna) e di una scarsa propensione alla fatica, e il colonnello Eschol Sellers, amico di famiglia degli Hawkins, forse il più funambolico e irresistibile personaggio mai uscito dalla penna di Twain, che dichiarò di averlo creato ispirandosi a uno zio materno. Seguendo le vicende dell'eroina, Laura Hawkins, si entra nel mondo dell'alta società e della politica di Washington, sorprendentemente familiare anche per il lettore di oggi, in un crescendo di aspettative e proiezioni di un brillante futuro, alle quali solo chi è disposto a rimboccarsi davvero le maniche sembra destinato a sopravvivere."" -
Ossa frullate. Lenore
Lenore è piccola, tenera, buffa. Lenore è diabolica ma anche innocente, ha i fermagli per capelli a forma di teschio e gli occhioni grandi grandi. Lenore è irrimediabilmente, sorprendentemente... morta, ma non se ne cruccia. Lenore ha tanti amici, tra cui un vampiro trasformato da un sortilegio in un pupazzo di pezza, così non morde. Lenore ha una specie di fidanzato, che però picchia sempre con violenza... -
I viaggi di Jupiter. Un racconto fotografico. Ediz. illustrata
Sono passati quarant'anni da quando, il 6 ottobre del 1973, cominciò il viaggio di Ted Simon in sella a una Triumph Tiger 100. Per quattro anni avrebbe attraversato deserti, montagne, oceani, giungle, superato incidenti, arresti, guerre civili e rivoluzioni, tra incontri straordinari e situazioni che oggi sembrano appartenere a tempi e luoghi di un altro mondo. I viaggi di Jupiter apparvero nel 1979, e da allora sono diventati la bibbia di ogni motociclista che si rispetti, un libro di culto che si legge come un romanzo d'avventura, ricco di azione, dramma, tensione e paura. Durante quel viaggio leggendario, Ted scattò anche molte fotografie con due piccole fotocamere Pentax ma, per problemi di spazio e per non ingolfare un racconto già di per sé irresistibile, non le inserì in nessuno dei libri che pubblicò. Queste immagini, accompagnate da testi preparati dall'autore per l'occasione, vengono raccolte in questa edizione speciale. Ed ecco allora le facce dei cammellieri del Cairo, il porto di Palermo, i deserti del Sudan, i gauchos dell'Argentina, i templi e i guru dell'India, le tribù africane: oltre trecento scatti che rivelano il volto dei personaggi e dei luoghi entrati nella mitologia jupiteriana. -
Uomini da cocktail
Anthony Powell racconta le avventure, ambientate negli anni Venti, del giovane Atwater, donnaiolo mancato e impiegato in un museo, fiaccato dalle infinite minuscole tribolazioni del lavoro e dalle frustrazioni di una vita al ribasso. Suo punto di riferimento è la cerchia di cui fa parte, composta dagli ""afternoon men"""", """"uomini del pomeriggio"""" (così definiti da Robert Burton nella celebre Anatomia della malinconia), sedicenti bohémien interpreti di un mondo allo sbando tra cicalecci annoiati, mondanità strascicate, sterili pettegolezzi e piccole velleità destinate al collasso. E nulla sembra scalfire la superficie di questa sorta di attendismo esistenziale: né l'amore di Atwater per la bella Susan, né la misteriosa scomparsa di uno dei membri del gruppo durante un soggiorno in campagna. Attraverso il susseguirsi di situazioni comiche e al limite dell'assurdo, Powell ci racconta lo smarrimento di un'intera epoca, il circo di inconsistenza e mediocrità che ha spianato la strada alla proliferazione di un vero e proprio marchio di fabbrica dell'Inghilterra di primo Novecento."" -
La velocità della vita. Testo danese a fronte
Elemento centrale nella generazione di poeti che esordirono intorno al 1980, Michael Strunge rappresenta un tipo di scrittura fortemente innovativo, per il suo sovrapporre al realismo degli anni Settanta una poesia in cui il neon della metropoli si mescola a un nero simbolismo romantico, trasformando in visione la vita della moderna città, ma affiancando anche alla critica sociale una serie di liriche d'amore. ""La velocità della vita"""", la sua raccolta di esordio pubblicata nel 1978, è considerata già un classico dell'epoca, che unisce citazioni del mondo punk e della musica rock - per esempio David Bowie, come dimostra già il titolo che allude a """"Speed of Life"""" e a """"The Secret Life"""" of Arabia, entrambi del 1977 - a riferimenti al modernismo letterario, per esempio alla poesia di Arthur Rimbaud."" -
Swing
Nella sonnacchiosa Europa dei conservatori musicali, le notizie sulla ""nuova"""" musica che in America gettava dalla finestra secoli di partiture e solfeggi venivano accolte dalla generale noncuranza di accademici e studiosi. Solo in pochi capirono la dimensione di quello """"scandalo"""", l'urto ritmato che avrebbe stravolto per sempre la faccia della musica. """"Swing: presenza africana e americana. Fino a oggi, però, assenza europea"""" scriveva Raymond Queneau, e aggiungeva: """"Ma ecco Delaunay, Panassié, Vian, Criel"""". Gaston Criel fu quindi tra i primi a proclamare al vecchio continente la rivoluzione del jazz, il """"fuoco d'artificio contro l'artificio"""" dei vari King Oliver, Sidney Bechet, Bessie Smith, Lionel Hampton, Coleman Hawkins, Django Reinhardt... Pubblicato nel 1948, questo fortunato pamphlet, qui introdotto da una lettera di Jean Cocteau, maturò negli anni del secondo conflitto mondiale, nel corso di un lungo periodo di reclusione che l'autore subì per motivi politici dal 1940 al 1946. """"Gaston Criel"""" spiega Delaunay nella postfazione che chiude il volume """"scrisse quest'inno di Speranza e di Fede durante la sua cattività, nelle stesse condizioni dei neri oppressi nelle piantagioni della Louisiana, schiavo dei nazisti come le persone di colore lo sono ancora dei padroni bianchi americani. Lontano dalle mode e dallo snobismo, è nella purezza dell'uomo senza camicia che dorme sulle panchine che fu scritto questo canto alla gloria di una musica dell'Uomo""""."" -
Tre vite
Pubblicato nel 1909, ""Tre vite"""" fu concepito e scritto nel leggendario appartamento al 27 di Rue de Fleurus, intorno al quale già cominciava a orbitare il fecondo ambiente parigino di Picasso, Matisse, Duchamp, Picabia, e più tardi la """"lost generation"""" statunitense di Hemingway e Fitzgerald. Questo romanzo d'esordio nacque con l'intenzione di oltrepassare il naturalismo delle lettere americane e di compiere - come affermò la Stein in """"Autobiografia di Alice Toklas"""" - """"il primo passo della letteratura nel nuovo secolo"""". Ispirate da un quadro di Cézanne (il Ritratto di Madame Cézanne nella poltrona gialla), le tre storie di questo libro raccontano le vite di tre donne della working-class americana: Anna, ligia e operosissima domestica in casa della pingue Miss Mathilda; Melanctha, sempre in cerca di guai nella vita e nell'amore; e Lena, gentile, inerte e passiva in un mondo che decide per lei. A queste pagine la Stein affidò l'inizio di quella ricerca che avrebbe alimentato per tutta la vita: la formazione del soggetto e la sua materializzazione narrativa sulla pagina, la creazione di un nuovo modo di guardare al testo letterario (""""Scrivo con gli occhi"""" dirà in un'intervista). Se anche più tradizionale rispetto ai futuri esperimenti (il celebre """"Una rosa, è una rosa, è una rosa"""" farà la sua comparsa nel 1913), appare qui già in evidenza la rivoluzione stilistica degli anni successivi."" -
Le serate di Médan
"Le serate di Médan"""" è una delle più clamorose provocazioni lanciate da Émile Zola contro i """"sacri"""" ideali militaristi e patriottardi tanto cari alla società francese del XIX secolo. Pubblicato nel 1880, all'indomani della disastrosa disfatta di Sedan che segnò di colpo la fine di Napoleone III e del Secondo Impero, il libro si propone, con spietata ironia, di fare """"opera di verità"""" sull'insensata follia della guerra (di ogni guerra) con un linguaggio di grande novità, improntato a un crudo, sulfureo realismo ricco di sfumature provocatoriamente grottesche, che non mancarono di suscitare le indignate proteste della stampa e della borghesia benpensante. Nelle """"Serate di Médan"""" la guerra viene vista """"dal basso"""", in sei racconti esemplari - sei brevi capolavori firmati dal """"maestro"""" Zola e dai suoi sodali Maupassant, Huysmans, Céard, Hennique e Alexis - in cui, senza mezzi termini, ci si fa beffe degli impennacchiati eroismi da parata e delle belle frasi altisonanti: storie di crudeltà e follia che, purtroppo, appaiono ancora quanto mai attuali. Con questa antologia (la prima della storia della letteratura ideata su una base tematica) Zola ribadisce la propria posizione di """"maestro"""" della scuola naturalista, sottolineando fin dal titolo che il lavoro è frutto di un cenacolo di giovani artisti che lo riconoscono come tale (Médan è il villaggio nei pressi di Parigi che lo scrittore aveva eletto a sua residenza)." -
Colazione all'hotel Déjà-vu
Bobby Wansbeck è appena arrivato nel grazioso albergo di un'assolata località del Mediterraneo, felice di potersi godere un periodo di riposo dopo una brutta malattia. L'occasione perfetta anche per iniziare a lavorare alla sua autobiografia, nella quale Bobby potrà dare la propria versione riguardo allo scandalo che ha rovinato la sua carriera di dirigente politico. Per anni, infatti, si è appropriato di fondi pubblici e ha goduto di privilegi illegali, senza grossi dissidi con la propria coscienza. Del resto, come è sua intenzione ricordare nel libro, si è trattato di un incidente di percorso all'interno di un sistema che era la norma per tutti. Iniziare a scrivere e ricordare è però più difficile del previsto. Inoltre, c'è un particolare seccante: per vari giorni Bobby perde la colazione. Ogni volta che esce dalla sua stanza, infatti, viene distratto dall'incontro con una giovane donna e un bambino dalle sembianze stranamente familiari. Cosa gli ricordano la voce della donna e il broncio del piccolo che non vuole lasciare l'hotel e perché, a parte loro, l'albergo sembra essere completamente deserto? Attraverso un sapiente intreccio di atmosfere che alternano suspense e umorismo nero, Paul Torday ha ritratto i cattivi costumi dei politici di oggi e la decadenza di una società in disfacimento, in un'amara riflessione che trascende la cronaca per trasformarsi in letteratura. -
La levatrice
Dal giorno in cui Sibyl ha assistito un'amica durante il parto, ha capito che quella era la sua vocazione. Erano gli anni Sessanta e la cultura hippie influenzò la sua decisione di fare a meno di una formazione medica. Da allora sono decenni che lavora come rispettata levatrice nello Stato del Vermont. Fino alla tragedia. In una notte di marzo Sibyl si trova ad affrontare un travaglio complicato, mentre fuori una tempesta di neve impedisce sia di raggiungere l'ospedale che di chiamare i soccorsi. Nel giro di pochi istanti è costretta a fare scelte irreversibili che porteranno alla salvezza del bambino e alla morte della madre. Ma quello è solo l'inizio di un doloroso percorso che vedrà Sibyl sotto accusa in un processo che pone domande terribili sia sul piano medico e legale (le sue decisioni erano inevitabili o è stato il suo intervento a uccidere la donna?), che su quello etico e morale (cosa accade in una persona quando uccide accidentalmente qualcuno? Si può dare un senso o trovare pace davanti a un errore fatale?). Narrati dalla voce di Connie, la figlia all'epoca quattordicenne di Sibyl, gli eventi che precedettero e seguirono il processo si snodano in un'atmosfera di crescente tensione, in un flusso tra presente e passato che scava nei sentimenti familiari e nelle coscienze non solo dei suoi protagonisti ma anche in quelle dei lettori. -
Dovunque, eternamente
Per tutta la vita Laura Paliani si è sentita in dovere di essere all'altezza dei propri genitori, il padre Luigi, famoso direttore d'orchestra, e la madre Olga, altrettanto celebre cantante lirica. È una famiglia inusuale e complicata quella di Laura: si parla poco, e la musica, sempre al centro di tutto, sostituisce le parole, avvicina e allontana i tre. Specialmente Luigi, che dal confronto con l'arte dell'amato Mahler (nessuno sa dirigere una sua composizione come Paliani) esce ogni volta spossato fisicamente e psicologicamente. Ed è proprio dopo un ciclo mahleriano che l'uomo cade in uno stato di depressione profonda che lo conduce in un vicolo cieco dell'anima, nel quale si perde per sempre. Laura, in seguito a profondi contrasti con la madre, decide di lasciare casa, far perdere le sue tracce e iniziare una nuova vita in un'altra città, una vita senza musica, in cui le giornate scorrono uguali, scandite dal lavoro in una fabbrica per la macellazione di conigli. Poi un giorno un telegramma la raggiunge costringendola a fare i conti con tutto ciò che si è lasciata alle spalle, ma soprattutto a fare i conti con se stessa e con la musica che, capisce finalmente, anche grazie a uomini come suo padre riesce a collegare mondi separati, a mostrare dimensioni invisibili, ma non per questo meno vere. A farci conoscere, forse, la nostra vera casa. -
Adesso abbracciami, Brasile!
Questa è la storia di un amore. Per il Brasile. Un Brasile non da cartolina, da Copacabana o da samba. Per Darwin Pastorin, nato a San Paolo da genitori veronesi, è soprattutto il luogo dell'infanzia, del mito, delle storie del bisnonno e del nonno, che furono i primi a partire, alla fine dell'Ottocento, verso la terra brasiliana. Poi toccò al padre e alla madre dell'autore, subito dopo la Seconda guerra mondiale, prendere la nave alla ricerca di un futuro e del benessere. Nel 1961 il ritorno in Italia, e per ventidue anni la nazione sudamericana restò nella memoria, una vera e propria saudade, tra verità e menzogne innocenti, come la convinzione di essere stato preso in braccio da Pelé e di avere come cugino il portiere Gilmar. Per la prima volta, Pastorin ci parla del paese dei campioni del pallone e degli artisti popolari, ma anche del suo Brasile più intimo, fatto di gente umile, di abitanti delle favelas, di italiani avvolti dalla determinazione e dalla tenerezza, di piccole vicende personali che diventano, in realtà, le storie esemplari di tanti emigrati. Gente che ha trovato a San Paolo, a Rio de Janeiro o nel Minas Gerais un antidoto alla malinconia, a quell'Italia lasciata e mai più ritrovata. -
Il libro di Ebenezer Le Page
Per ottant'anni il vecchio Ebenezer Le Page è rimasto fedele a due cose: l'isola di Guernsey e Liza, l'unico vero amore della sua vita. Anche il carattere, solitario e caparbio, è rimasto immutato. Dunque chiunque si trovi ad avere a che fare con lui è avvisato. Eppure, seguendo il suo racconto, ci rendiamo conto che resistergli è impossibile, tanto appassionato, esilarante, commovente e fiero egli sa essere nel ricordare la propria esistenza. Prima la singolare famiglia d'origine, dominata dalla figura della madre, poi le amicizie e la scoperta dell'amore, lo scontro con il dolore, le liti, le risate, gli incantevoli tramonti sul mare e lo spettacolo della natura indomita su un'isola molto speciale. Insomma la vita, come tutti la conosciamo. Ma ciò che caratterizza questo romanzo è che nel suo mondo ritroviamo il nostro, e perdersi è impossibile quando veniamo guidati da una voce indimenticabile e unica come quella di Ebenezer, come unica è stata l'avventura che portò alla scoperta di questo libro. L'autore, G.B. Edwards, ricevette solo rifiuti e non vide mai pubblicata la sua opera, che uscì postuma nel 1981, grazie alla testardaggine di un giovane professore al quale l'autore aveva lasciato il manoscritto in eredità. A quel punto, a pareggiare i conti con la sua precedente sfortuna editoriale, ci pensarono i giudizi entusiastici di scrittori come John Fowles, William Golding e Harold Bloom, che lo inserì nel ""Canone occidentale"""" Postazione di Edward Chaney.."" -
Il castello in mezzo al lago
Al centro del Lago Michigan, nella selvaggia e vastissima regione dei Grandi Laghi, vive un oscuro individuo. Nessuno sa chi sia, né da dove arrivi. Nessuno conosce il suo passato. Abita in una sorta di castello nel nulla, dove il misterioso personaggio ha ricreato un mondo primordiale al riparo dai mali della civilizzazione, insieme a una ragazza, allevata come una figlia, e a un'anziana domestica di colore. Ma chi è realmente quest'uomo? Cosa si nasconde dietro questa strana utopia galleggiante? Opera chiave nell'evoluzione letteraria di Constance Woolson, ""Il castello in mezzo al lago"""", pubblicato nel 1875, fu il suo primo tentativo di staccarsi dal naturalismo americano del secondo Ottocento. La Woolson, che fino a quel momento si era fatta notare come autrice di appunti di viaggio e di racconti apprezzati proprio per le tinte di crudo realismo, scrisse una favola estraniante, allegorica, fantastica, che sfidava non solo il realismo ma la realtà stessa, e che fece di lei - a detta dei biografi - """"la più anticonvenzionale delle scrittrici americane""""."" -
Lana caprina. Epistola di un licantropo
Nel 1772 Casanova arriva a Bologna, dove si trova a suo completo agio. Scrive nelle sue ""Memorie"""": """"non esiste in Italia una città in cui si possa vivere con maggiore libertà che a Bologna, dove ci si può procurare con poca spesa ogni sorta di piacere"""". Anche intellettualmente, s'intende. Ma ecco che in una libreria gli vengono presentati due opuscoli dove si discute il problema se la donna ragioni o meno con l'utero... Casanova, leggendo della """"querelle"""", da quel gran conoscitore del sesso femminile qual è, si sente stimolato a parteciparvi e scrive subito un libello dove si fa beffe della disputa pedantemente condotta dai due professori, giudicandola una questione di """"lana caprina"""", priva di buon senso e di buon gusto. Nella sua deliziosa e divertita risposta, pur ammettendo certe differenze fisiologiche e psicologiche, contesta energicamente - in uno stile sospeso tra ironia e satira di costume la subordinazione della volontà femminile ai capricci dell'utero."" -
Teoria idraulica delle famiglie
Iris ha trent'anni, dieci dei quali vissuti lontana dal paese in cui è cresciuta e a cui, con molti dubbi e fardelli, adesso sta tornando. Nel sistema idraulico della sua famiglia le è toccato il ruolo di vaso di raccolta all'interno del quale finiscono tutte le storie, tutti i sentimenti e le sconfitte delle persone a cui vuole bene, e così anche questa volta il suo ritorno sarà l'occasione grazie alla quale le tante buffe (e a volte drammatiche) vicende dei suoi parenti troveranno un canale in cui confluire e venire alla luce. Del resto quella di Iris non è esattamente una famiglia normale, ma piuttosto un groviglio di affetti, paure, idiosincrasie: una bisnonna che aspetta di morire, un fratello che si candida inaspettatamente a sindaco, una nonna che cucina patate e sforna ansie, un bisnonno che è morto ammazzato perché forse era un lupo mannaro, una madre che sa amare senza essere riamata, un padre che tradisce con studiata demagogia, una zia immaginaria che muore in continuazione...