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Renzo Piano World Tour 02. Un viaggio di quaranta giorni alla scoperta delle architetture di RPBW. Ediz. italiana e inglese
Un diario di bordo che in 40 giorni percorre oltre 50.000 km attraversando 3 continenti e 14 nazioni, visitando 20 città e più di 300 edifici. Un racconto intorno al planisfero alla scoperta delle architetture progettate da Renzo Piano e RPBW. Il Grand Tour del terzo millennio descritto attraverso testi, schizzi e immagini di tre giovani architetti alla scoperta di alcune delle più celebri e note icone dell'architettura. Dall'antica città di fondazione Atene, all'acropoli del terzo millennio New York, incontreremo in questo intenso cammino le architetture di Ando, Rogers, Rossi, Nuovel, Hadid, Big, Gropius, Le Corbusier, Mies, Wright, Foster, e molti altri. Il RPWT è 40 giorni nel pantheon dell'architettura, duemila anni di storia e consapevolezza della frammentaria realtà del mondo. -
Palmanova forma spazio architettura. Ediz. italiana e inglese
L'idea di perfezione della forma urbana contrapposta al non finito dello spazio architettonico della città e delle sue parti è qui indagata e applicata a un caso emblematico, se non unico nel panorama urbano delle città di fondazione, com'è quello voluto e idealizzato dai veneziani con la fondazione nel 1593 della città-fortezza di Palmanova. Per il significato storico, culturale e figurativo che ancora oggi riveste Palmanova, la ricerca mette in campo un particolare approccio alla città antica confrontandosi con la condizione del progetto contemporaneo che, nel caso delle città di fondazione militari, riveste ancora maggior significato nel voler portare a soluzione tematiche d'intervento legate al recupero e alla loro rifunzionalizzazione. E nel caso di Palmanova, gli edifici militari, posti a ridosso dei bordi interni-esterni della città come veri e propri fondali urbani, ne evidenziano il carattere monumentale, evocando attraverso la loro architettura l'immagine dell'antica ""Palma"""". Nel quadro generale di appartenenza storica di Palmanova alle città rinascimentali, il concetto di città ideale costituisce una sorprendente chiave interpretativa per l'osservazione dei fenomeni architettonici in essa compiuti attraverso il tempo o da compiersi con un'operazione di reinvenzione. Da ciò, il riferimento ad alcuni casi studio analoghi, così come il tema del completamento, anzi del compimento del disegno urbano interno alla città - le sei piazze di sestiere, per esempio, mai realizzate architettonicamente - ha consentito di esplorare la singolare natura dello spazio urbano di Palmanova, sospesa, ancora oggi, tra ciò che è il suo presente e la memoria della sua vita precedente, tra un lento e inevitabile abbandono di alcune sue parti e una possibile vita nuova per la città tutta."" -
Fabbrica della meraviglia
Il concorso di idee ""fabbrica della meraviglia"""" nasce in seguito alla decisione, da parte di Orogel, di pianificare la costruzione di una nuova sede in grado di ospitare spazi e servizi destinati a tecnici e impiegati, sale per le riunioni, una biblioteca con cineteca e una scuola di cucina. L'azienda ha voluto promuovere una visione in cui la dimensione imprenditoriale affondasse le proprie radici in un contesto più ampio, di natura culturale. Il concorso ha così offerto ad otto studi professionali, selezionati fra giovani architetti attivi in territorio romagnolo, l'occasione di interpretare il tema dell'edificio per il lavoro, restituendo attraverso la qualità degli spazi lo stupore che una fabbrica può regalare grazie alla sua capacità di innovare, sperimentare, interpretare la tradizione alla luce delle più sofisticate tecnologie. La qualità degli spazi, la loro flessibilità e trasformabilità nel tempo, così come le scelte relative agli aspetti costruttivi sono stati considerati come aspetti centrali. La necessità di rispondere alle richieste espresse dal bando ha condotto all'adozione di strategie che consentano agli ambienti di assumere diverse configurazioni nel tempo e nello spazio. Le suggestioni offerte dai progetti presentati, le possibili direzioni di indagine indicate, l'eterogeneità delle letture proposte, costituiscono un patrimonio di idee che diventa ora bene comune."" -
Metamorfosi. Quaderni di architettura. Ediz. italiana e inglese. Vol. 6: Arte, architettura, topologie territoriali e urbane.
L'uomo ha sempre modellato il territorio nella sua dimensione geografica dal paesaggio agricolo, alla città, al verde dei parchi pubblici dell'800. Dal club di Roma del 1960 in poi, si impone la sostenibilità come strategia contro l'inquinamento e il consumo dei territori. Ora si deve progettare il territorio a consumo zero. La dimensione geografica è quella su cui si deve intervenire con una arte geografica che utilizzi segni compressi di materiali formali offerti dalla natura e i segni del costruito. ""Metamorfosi, Q d. A."""" in questo numero coglie alcuni momenti di questa dimensione progettuale, tutte occasioni per riproporre il metamorfismo come legame delle varie scale."" -
Architettura memoria luogo. Sverre Fehn e il Museo arcivescovile di Hamar
«La ricerca lavora sugli strati profondi del Museo Hedmark di Hamar che incarna in modo paradigmatico il procedimento di messa in relazione del tempo passato con il tempo presente e futuro», così scrive Eleonora Mantese nella prefazione. Tra i progetti più significativi di Sverre Fehn (Kongsberg, 1924-Oslo, 2009), il museo di Hamar è sintesi di un preciso principio compositivo che si traduce nel dare forma costruita alle idee fondanti della sua architettura, il rapporto con la storia, l'attacco a terra, la copertura. Qui il maestro norvegese opera mediante un atto di ""ricostruzione tendenziosa"""", cercando di dare senso alle tracce disseminate dal processo di metamorfosi della storia senza però riproporre lo stato originale del manufatto. Lo fa costruendo un percorso sospeso che si inserisce all'interno del vecchio edificio, trasformandolo. La narrazione dell'antico edificio viene risignificata dall'astrazione del nuovo linguaggio che rifugge la ricostruzione/riparazione per fare del nuovo e dell'antico un ensemble compiuto. Attingendo agli schizzi e ai disegni prodotti da Fehn lungo l'arco della sua carriera, il libro indaga le diverse parti di cui si compone l'opera recuperando quel mondo di riferimenti e quella cosmogonia di simboli che è all'origine del modo di pensare dell'architetto norvegese."" -
Tra Mediterraneo e Sahara. André Ravéreau e la valle del M'Zab
Le civiltà che si fronteggiano sul Mediterraneo, hanno innescato nei secoli contaminazioni culturali e al contempo rapporti di opposizione, i cui esiti ancora oggi si estendono ben oltre le fasce costiere del bacino. L'architettura è una chiave per raccontare questa lunga storia di continuità e rotture: mentre nel Secondo dopoguerra l'Europa vive una profonda crisi economica, il Nordafrica attraversa un periodo di fermento culturale durante il quale si incrociano le voci dei progettisti del Movimento Moderno e delle sue diverse declinazioni. Questo libro riguarda proprio una di queste voci, quella di André Ravéreau (1919-2017), architetto francese che, dopo aver peregrinato nel Mediterraneo, approda a metà degli anni Cinquanta alle rive di Algeri, spingendosi fino alle porte del Sahara, nella valle del M'Zab. Figura a tutt'oggi poco studiata poiché a lungo considerata fuori dal coro del Movimento Moderno, Ravéreau elabora un linguaggio personale strettamente legato alla propria esperienza biografica, alle suggestioni dell'architettura vernacolare: i suoi progetti accolgono e reinterpretano la tensione con l'""altro Mediterraneo"""", senza scadere mai nella mimica. L'opera di Ravéreau è analizzata attraverso una selezione di progetti per la valle del M'Zab, tappe salienti verso la definizione della sua architettura, e lavori in cui l'architetto risolve in maniera migliore il confronto con tradizione e territorio."" -
Cartas de arquitectura
" Un giorno ho deciso di condividere con Juan Mera un testo di Knut Hjeltnes, fortemente lirico e capace di narrare il proprio modo di percepire il rapporto natura-artificio, che mi pareva avere dei valori di carattere assoluto. Quella lettera è la ragione d'inizio di questo libretto. Insieme - Juan Mera e io - abbiamo fatto crescere l'idea di far leggere quel 'messaggio in bottiglia' - che Hjeltnes aveva lanciato quasi accidentalmente qualche tempo prima - e farlo risonare nella testa e nelle riflessioni di alcuni architetti che volevamo coinvolgere in questi pensieri. Architetti per lo più abbastanza giovani da avere forza ideale ma comunque sufficientemente adulti da aver costruito e insegnato architettura. """"" -
Barbagia, arcipelago Italia
Il progetto presentato in questo libro è frutto di un lavoro realizzato da un ""collettivo"""" di architetti, progettisti, ricercatori e docenti universitari della Sardegna ed esposto nel 2018 nel Padiglione Italia della XVI Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, nell'ambito della mostra-ricerca dal titolo Arcipelago Italia. Il risultato raggiunto dal """"collettivo"""" è stato capace di far nascere una densa tessitura di relazioni tra sguardi disciplinari e figure professionali eterogenee, delineando una maniera di """"fare"""" architettura che non si è limitata alla sola configurazione formale ma ha racchiuso riflessioni articolate su diversi livelli del progetto, da quello territoriale e paesaggistico a quello strategico e orientato alla comprensione delle dinamiche e dei processi, tutti confluiti nella proposta di un edificio, la Casa dei Cittadini, un luogo per la """"cura"""" della Barbagia."" -
L' ineffabile in Charles Correa
Considerato da molti in India come uno yogi, un guru, una persona capace di trascendere e di cogliere l'ineffabile che ci circonda, Correa è stato di fatto il mio maestro distante, legato profondamente alle mie origini indiane, con cui costantemente ho immaginato di confrontarmi. Una figura di pensatore, architetto e urbanista a cui tendere. Tutta la sua produzione, da quando stupì il mondo a soli 28 anni con il suo museo-memoriale per il Mahatma Gandhi ad Ahmedabad, fino all'ultimo lavoro, l'Ismaili Center a Toronto, è un susseguirsi di progetti fuori dal comune. In ogni circostanza ha avuto il coraggio di mettersi in discussione, operando in estrema onestà e rendendosi disponibile a confrontarsi con luoghi, culture, climi e soprattutto gruppi di persone eterogenei. In molte sue opere della maturità ha profuso uno sforzo intensissimo nella ricerca profonda della dimensione spirituale più alta, nel tentativo di introiettare parte dell'energia cosmica che ci circonda, in architetture dense di carattere. -
Itinerari d'architettura e d'arte nell'antica corona d'Aragona. Siracusa tra '400 e '500
Questo volume è un insieme di percorsi architettonici e d'arte attraverso la città dei catalani, rimasta in ombra e quasi del tutto da scoprire rispetto ai due grandi poli che a Siracusa attraggono maggiormente: il mondo greco e quello barocco. Si vuole così valorizzarne i possibili itinerari con particolare riguardo al momento in cui la città è capitale della Camera Reginale e accoglie con cautela le istanze al rinnovamento del rinascimento italiano. In questa parte di edilizia si rispecchiano gli usi, le tradizioni e lo stile architettonico dell'antica corona d'Aragona come i preziosi intagli, gli ampi portali cordonati, i patii, le logge o le bifore che troviamo analoghi a Barcellona, a Valencia e in molte città della Spagna come pure a Palermo, Trapani, Sciacca, Taormina o a Malta. Dagli archivi emerge il ruolo della nobiltà di corte e dell'antica corona d'Aragona elemento identitario della cultura mediterranea. -
Paesaggi oltre il paesaggio
Il paesaggio urbano rappresenta il prodotto artificiale di ogni cultura che definisce la propria relazione con l'ambiente circostante; non è il mondo che vediamo, ma è la nostra interpretazione di quel mondo e, come tale, richiede la presenza di uno sguardo. Il paesaggio non può, in tal senso, prescindere dagli interrogativi che ogni osservazione comporta: quali sono i messaggi che un determinato paesaggio veicola? Quale è l'ambito culturale nel quale è stato prodotto? Quali fattori ne stabiliscono i codici formali? Domande complesse che ogni immagine più o meno consapevolmente evoca, e alle quali, spesse volte, in qualità di architetti, ci è richiesto di fornire una risposta sintetica. Il problema della forma del paesaggio è, infatti, alla base dei processi di lettura critica che dovrebbero orientare la formazione dell'architetto, specie laddove questa assume (come in molti paesaggi contemporanei) configurazioni complesse, all'interno delle quali risulta ostico orientarsi. I paesaggi tematici affrontati in questo volume nascono dalla constatazione di come il paesaggio sia oggi, spesse volte, poco indagato nei suoi significati più propriamente culturali, scissi e dispersi tra i diversi ambiti e le diverse discipline. Il frastuono prodotto dal dominio pervasivo delle immagini, unito agli effetti imprevisti (e imprevedibili) dei processi di globalizzazione, ci ha obbligati, nel giro di pochi anni, a fare i conti con una serie di paesaggi ""difficili"""", perché lontani culturalmente, o perché legati a ritmi, dimensioni e tempi profondamente diversi dai nostri, ai quali è necessario fornire una risposta, se si vuole tentare di uscire dalla crisi della nostra professione."" -
Mies van der Rohe. 13 case + 2 padiglioni = 10 riflessioni sul progettare. Ediz. italiana e inglese
Attraverso l'analisi dell'esperienza di Mies sullo spazio della casa individuale, affiancata da un'inedita sequenza di immagini di modelli architettonici, il libro costruisce un percorso concettuale che riguarda le complesse modalità di costruzione dell'architettura attraverso il suo progetto: un percorso che si può leggere come una razionale puntualizzazione argomentativa di aspetti che ne investono la pratica, isolandone specifiche problematicità. -
L' architettura americana cerca una identità. 1932-1948
La monografia ripercorre i principali temi del dibattito critico sull'architettura americana nel periodo compreso fra la Grande Depressione e l'inizio della Guerra Fredda. La ricerca di una ""Americanness"""" dell'architettura e dell'urbanistica statunitensi, perseguita durante questo quindicennio cruciale, finisce per mostrare due opposte concezioni della modernità: una tesa ad affermare il valore universale di una progettazione fedele ai principi del razionalismo tecnico-scientifico e del monocentrismo culturale e l'altra che, senza negare l'importanza del progresso tecnologico, cerca però di enfatizzare il ruolo lirico che i fattori delle culture regionali e le sensibilità individuali sono chiamati a svolgere nell'architettura."" -
Dietro il paesaggio della Grande Guerra
Il territorio del nord est d'Italia è utilizzato come laboratorio per 'esercizi di memoria' che si propongono di leggere le tracce che raccontano le costruzioni e distruzioni avvenute a seguito degli eventi della Prima guerra mondiale: memorie 'iscritte sul rovescio' del paesaggio che si sono sedimentate e consolidate in luoghi caratterizzati da sovrapposizioni e compresenze in continua riscrittura. Queste tracce materiali e immateriali necessitano di essere interrogate coltivando l'abitudine a vedere, capire e interpretare per costituire la base di un racconto capace di riannodare fili e ricostruire una trama di 'cose' lontane nel tempo e nello spazio. Manufatti e infrastrutture, punti e linee, orme e impronte mantengono infatti al loro interno una carica vitale che attende solo di essere liberata, viaggiando a ritroso nel tempo. Obiettivo del lavoro è stato affinare la capacità di apprendere a percepire per poter costruire paesaggi che recuperino e reinterpretino strati, costruendo codici interpretativi. La conoscenza è stata guidata da differenti tipi di documenti e testimonianze conservati in archivi storici e pubblicazioni dell'epoca. Sono frammenti sopravvissuti al tempo che vengono rappresentati in disegni o carte per poi essere utilizzati in operazioni progettuali di montaggio. -
Atlantropa 2.0. Il continente euro-africano
Atlantropa è il macro-paesaggio mediterraneo-euro-africano progettato nel 1928 dall'architetto tedesco Herman Sörgel, una metamorfosi continentale descritta attraverso più di 500 tra disegni e documenti, firmati da noti architetti come Peter Beheres e Erich Mendelson. Un racconto che continua innestandosi allo scenario attuale a seguito di un quesito fondamentale: qual è il significato contemporaneo di Atlantropa? Una domanda che svelerà quanto la visione continentale utopica sorgeliana sia oggi una parziale realtà e per la quale si propone una riflessione che possa condurre ad Atlantropa 2.0, l'Utopia Mediterranea. -
Progetto e Data Mining
Il tema delle relazioni complesse tra progetto e data mining viene affrontato in questo volume da diversi punti di vista, teorici e operativi, che consentono di approfondire argomenti quali il progetto come strumento di conoscenza e di elaborazione del pensiero o come espressione di una cultura non solo tecnica, la conservazione e la trasmissibilità della conoscenza e del know how progettuale, il progetto come sintesi tra saperi consolidati e innovazione. I diversi approfondimenti sono collocati su un orizzonte ampio, dove interagiscono a diversi livelli con temi e questioni teoriche, procedurali e normative: la relazione sinergica e irrinunciabile tra ricerca accademica e mondo della produzione; la digitalizzazione/informatizzazione del progetto; il BIM e le procedure di gestione e controllo quantitativo e qualitativo del progetto. I temi che i diversi autori affrontano sono emersi durante quattro esperienze di ricerca sviluppate in partnership - oltre che con numerosi altri soggetti imprenditoriali, amministrazioni, associazioni e stakeholders - tra ReLOAD_Research Lab of ArchitectUrban Design, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale dell'Università di Padova e Contec Ingegneria - Gruppo Contec. -
Paulo Mendes da Rocha. Spazio tettonico
Secondo Paulo Mendes da Rocha, una delle peculiarità dell'architetto contemporaneo - «forse l'ultimo degli umanisti» - è quella di «trasformare l'idea in cosa». Da questo tragitto metodologico scaturiscono le metriche urbane attraverso cui l'architetto brasiliano rimette al centro lo statuto primigenio dell'architettura, ossia la creazione dello spazio per l'uomo. -
Towns in traffic. Prospettive, teorie e progetti dal Rapporto Buchanan
In quale misura il traffico urbano condiziona il progetto delle nostre città? Come dovranno cambiare i contesti urbani per mantenere l'aumento dei mezzi motorizzati? Servirà ancora l'automobile? La sua presenza in città oggi sta mutando rapidamente ed è sempre più messa in discussione: nuove tecnologie, strumenti, idee e comportamenti stanno producendo cambiamenti radicali nei mercati, nelle politiche di sostenibilità e nelle preferenze dei consumatori in merito al possesso e alle pratiche d'uso. Nonostante questi cambiamenti, l'automobile rimane un punto fermo nella mobilità quotidiana delle persone: è il veicolo più utilizzato, con previsioni di vendita sempre incrementali, è il mezzo di mobilità individuale e capillare più amato, motivo di conflitti e ineguaglianze ed è un elemento costantemente capace di condizionare economie nazionali, spazi e progetti per la città. Dal secondo dopoguerra in poi l'automobile è divenuto un oggetto di uso e consumo massificato, un mezzo che avrebbe ben presto concesso a chiunque di raggiungere qualsiasi angolo della terra, alterando irreparabilmente società e territori. Traffic in Towns (Colin Buchnan, 1963) - edito dieci anni prima della drammatica crisi energetica - è stato un libro fondamentale nel definire una possibile soluzione al problema del traffico urbano attraverso l'equilibrio tra la domanda di mobilità e il bisogno di mantenere la buona qualità dello spazio urbano che i processi di rinnovamento delle città europee avevano faticosamente costruito nei decenni precedenti. Il Rapporto Buchanan dimostra come il problema del traffico non possa essere circoscritto in maniera autonoma, lontano da una riflessione complessiva di riorganizzazione spaziale, mettendo in discussione gli strumenti progettuali tradizionali e proponendo metodologie di intervento studiate e valutate sul lungo periodo. Questo volume parte da Traffic in Towns e si sforza di andare a fondo sulle questioni e i dibattiti che lo hanno avvolto, dalla sua pubblicazione fino agli anni più recenti, cercando di rintracciare il portato teorico e progettuale, le interferenze, le ricadute e le prospettive che hanno condizionato e anticipato in modo determinante una cultura del progetto alle diverse scale che gli architetti e gli urbanisti hanno poi fatto propria diffondendola su scala globale. Di Traffic in Towns ne emergono i tratti salienti, la capacità predittiva e i grandi temi del progetto urbano contemporaneo, sottendendo la sfera delle grandi questioni ambientali, ecologiche, sociali e di diritto che stanno alla base dei cambi di paradigma del tempo presente. Se l'industria automobilistica si sta reinventando alla luce dei nuovi dettami ambientalisti e l'appeal dell'automobile sembra non decadere, forse rileggere oggi il Rapporto Buchanan può diventare più attuale che mai. Postfazione di David Grahame Shane. -
(Non)finito. Disegni di architetture incompiute
Questo libro raccoglie una sequenza di disegni di invenzione - affiancati dalla ricomposizione in forma di testo di una serie di appunti - la cui elaborazione ha accompagnato un percorso di ricerca condotto negli ultimi anni per portare in luce la necessità di restituire, nella pratica del progetto di architettura, una rinnovata centralità a strumenti quali la visione e l'immaginazione. Sono spazi rappresentati sulla base del principio dell'immediatezza e dell'improvvisazione, immagini mentali di organismi e invasi irreali, per altri versi inesprimibili, che si qualificano come la realizzazione di un immaginario piuttosto che come la sua oggettivazione e che testimoniano il desiderio di trasporre sul piano del disegno quello che quotidianamente possiamo cogliere solo sul piano affettivo. Progetti di spazi non compiuti e non finiti e in quanto tali ""aperti"""", che invitano a considerare lo spazio stesso da un diverso punto di vista, a reinventarlo, a dotare di senso e di significato attuale una proiezione futura che, una volta immaginata, non ha sempre trovato posto nella realtà."" -
Oltre il filo dell'orizzonte
La suggestione del titolo ""Oltre il filo dell'orizzonte"""" contiene un paradosso, poiché l'orizzonte è una linea apparente di separazione della terra dal cielo che si sposta mentre noi ci spostiamo. Simboleggia il nostro sforzo di cercare la verità mentre si delinea il suo fallimento. Come ha insegnato Montaigne la forma del saggio talora dà l'impressione di lasciarsi trasportare da un argomento all'altro, talaltra sembra adottare uno stile didattico che trasforma in opportunità le diversità dei punti di vista. Così questi brevi saggi di architettura valgono come esplorazioni qualora si presupponga l'esistenza di un ambito di riferimento relativamente valido, e sono in effetti come delle agopunture la cui efficacia dipende dall'esistenza di particolari luoghi sensibili in un determinato corpo.""