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Afghanistan fuori dall'Afghanistan. Voci da un paese che resiste e cerca la sua storia
L'Afghanistan di Malalai, Belquis, Maryam, Selay, Farzane, Andeisha, Pari e mille e altre mille come loro è fatto di ideali, sogni e cose molto concrete. Iniziative che solo donne coraggiosissime, impegnate al limite del sacrificio, possono perseguire nel paese dei Warlords, delle invasioni e della guerra perpetua. Queste donne parlano e creano. Organizzano e gestiscono alloggi per orfani, apparati di sostegno ai familiari delle vittime di interminabili conflitti civili e internazionali, scuole d'istruzione e di avviamento al lavoro, case rifugio per sfortunate schiacciate dalla spirale di persecuzione e violenza. Con tali strutture provano a costruire un'altra nazione, lontana dalle ingerenze delle potenze occidentali portatrici di morte; libera dalle angherie e dalla corruzione dei Signori della guerra; emancipata dall'oscurantismo fondamentalista e dalla tradizione tribale che soffoca l'esistenza femminile. Gli omicidi, gli attentati, le minacce cui queste donne sono sottoposte e che tuttora le perseguitano non ne limitano idee e azione. Loro sono il fiero volto di un altro Afghanistan che resiste e cerca la sua storia. -
Io sono un dancer. Memorie di un ballerino fra Ankara e Hannover
Un uomo attraversa Ankara in autobus insieme a tre compagni di viaggio: il giovane tipografo Azamet, la sua coetanea Buse e una signora sorniona che ascolta i loro discorsi. Con questo stratagemma narrativo Fer1dun Ulusoy, ballerino e scrittore, rievoca la sua storia: quella di un bambino poverissimo proveniente da Inegöl, un piccolo villaggio della Marmara. Dentro queste vicende personali, si snoda la storia più grande della Turchia che inevitabilmente si incrocia con quella privata. La memoria dello scrittore ritorna così alla mattina del 27 maggio 1960, quando l'esercito impone al Paese un colpo di Stato che interrompe la democrazia e arresta l'esperienza dello zio Presidente Celâl Bayar. I ricordi del narratore ogni volta saranno momentaneamente interrotti dalla conversazione con i due giovani passeggeri: Azamet tipografo e aspirante cantante e Buse masticatrice di chewing gum e divoratrice di telenovele, entrambi abitanti di due quartieri degradati di Ankara. -
Pane e amianto. Girotondo di una città sopra un milione di vite
Il mito dell'amianto, minerale che tutto preserva per le sue caratteristiche indistruttibili, ha pervaso per oltre cinquant'anni il sogno industrialista dell'Italia che risorgeva dalle ceneri della seconda guerra mondiale. Dieci anni dopo la fine dell'era ""mitica"""" dell'amianto, nel 1995 uno studente in procinto di laurearsi in geologia scopre che la Fibronit, la vecchia fabbrica di Bari abbandonata in mezzo alle case colpevolmente costruite tutt'intorno, è un'immensa discarica di rifiuti cancerogeni. Dalla denuncia nasce un lungo percorso di riscatto civile, ma soprattutto di ricerca personale. In tredici anni di storia, viaggiando tra Bari, Matera, Broni, Casale Monferrato, Torino, Lecco, Bergamo e Milano, si intrecciano le vicende professionali e umane di un gruppo di persone: Giuliano il giornalista, Nello il biondo, Pigi il baffo, Tore lo smilzo, Saverio il sornione, Roberto l'assessore e il protagonista, voce narrante. Esse vengono così chiamate quasi inconsapevolmente a stringere una catena di amicizia e di solidarietà volta a fare i conti con una città lontana, ostile e rassegnata."" -
Cultura è guarigione. Il mosaico delle culture per cambiare la mentalità e guarire dalla crisi
Possibile che tutto delle nostre esperienze del sapere si riduca a trattare di economia, di geopolitica, dell'aspirazione degli stati nazionali a controllare, con le guerre, alcuni territori del mondo, possessori di materie prime? Nella crisi attuale europea e mondiale il potere dei mercati finanziari determina completamente la politica. Possibile che nulla abbia importanza se non una falsa democrazia con la conta dei voti, con classi dirigenti, troppo privilegiate, che hanno un legame corrotto con i mercati e la criminalità organizzata? E ancora perché i nostri problemi sociali sono trattati solo statisticamente? -
Egitto. La rivoluzione tradita. La fine delle ideologie islamiche
L'analisi del post-rivoluzione in Egitto, che qui propone Vincenzo Mattei, descrive l'arco temporale che va dal giugno 2012, giorno delle elezione di Mohamed Morsi, fino ai giorni nostri. Sono definite le linee delle strategie politiche seguite dalla Fratellanza Musulmana, l'inadeguatezza di Morsi al governo del Paese, gli errori da lui perpetrati fino al fallimento del luglio 2013. -
Dichiarazione di non sottomissione. A uso dei musulmani e di coloro che non lo sono
"Un dovere di non sottomissione ci assilla, sia dentro noi stessi sia contro quelle forme di schiavitù che hanno portato a questa situazione di prostrazione"""": l'appello che questo piccolo libro di Fethi Benslama ha lanciato sembra essere stato recepito. Lo testimonia lo slancio rivoluzionario che si è generato dalla Tunisia e che poi si è propagato nel 2011 in tutto il mondo arabo." -
Lo sguardo del paesaggio. Un viaggio attraverso il paesaggio italiano
"Tu e io in questo fiume impetuoso che scende e travolge gli argini. Tu e io dove siamo e come siamo previsti? Non desta meraviglia il cinguettare dei passeri fra i palazzi al tramonto. La luce che si posa sulle inferriate e risplende. Tutto questo al di là di ricchezze e miserie. Nulla si perde. Gli occhi sempre ne sono accecati. La luce entra negli occhi e divampa. Accende. Cambia ogni cosa. Stordisce. Porta lontano. Fa vedere immagini in corso. Gli dei ritornano sui cornicioni delle case. Le nuvole ti invitano al viaggio.""""" -
Guardare dietro la montagna
"Una persona di fronte alla morte può ancora desiderarla? Come si può desiderare la morte? Forse nessuno è partito in montagna con il desiderio di uccidere, ma sono queste le condizioni che si sono create. Se qualcuno ti dà uno schiaffo non puoi restare fermo... Quando la tua identità è stata spezzettata non puoi continuare a vivere. Se fosse per me, avremmo dovuto risolvere i nostri problemi parlando, senza imbracciare le armi. Se le persone arrivano a combattere, vuol dire che sono state messe in queste condizioni.""""" -
Un, due, tre, stella! Storie di donne e di ordinaria violenza
Il corpo e la mente delle donne subiscono la crudeltà degli uomini, oggigiorno acuita dalla crisi di un'epoca nera. Le donne sono maltrattate, uccise, sfruttate, spesso punite e offese da secoli e talvolta soltanto perché rivendicano il proprio diritto a non tacere. ""Un, due, tre, stella!"""" ricostruisce, attraverso cinque racconti, cinque storie di donne sottoposte a ordinaria violenza. Queste figure femminili non sono eroine bensì i volti che incontriamo ogni giorno al supermercato, per strada, sul pullman; spesso nate e cresciute in buone famiglie, che siano povere o un po' più agiate: operaie, braccianti, casalinghe, emigrate, studentesse. Persone che si trascinano dentro il loro segreto."" -
Nessuna solitudine è più vera dell'azzurro dopo ogni spavento
"Trovare la strada e non so come. Trovare la strada e so come. Trovare la strada che ci appartiene. Trovarla in mezzo a un cumulo di difficoltà. Sapere ch'è necessaria. Sapere che non possiamo tirarci indietro. Sapere: perché qualcuno con il suo agire e le sue parole in un momento come questo può sbarrarci il passo.""""" -
L' altro amore di Federico. García Lorca a Buenos Aires
In una Buenos Aires colta e festosa, tanghera e scettica, ma allo stesso tempo densa di speranze e progetti avanguardisti e innovatori, Francesca Vallmajor Francis, la mia amica Cesca, la scrittrice minore, occulta, disinteressata alla fama, lettrice severa e sottile saggista, conobbe Federico. La sua ""Prefederica Loca"""", come lo chiamava a partire dalle tre del mattino, quando, alticci, ridevano l'uno dell'altra, dopo aver riso di se stessi; dopo aver fatto a pezzi tutti gli altri ed erano già nel letto, soffocando le risate sotto le lenzuola, prima di amarsi come fratelli promiscui, quelle notti in cui dormivano insieme perché erano troppo tormentati dai dilemmi interiori per riuscire a separarsi, e avvinti da quel prematuro panico di essere aggrediti dalla solitudine che, chissà, forse non era né più né meno che il tremendo presagio della morte."" -
La stagione delle rose
Era come se tutte le cose fossero distanti da me. Guardavo con distacco quel che mi succedeva intorno, come se mi trovassi in un luogo lontano e profondo. Le voci non raggiungevano le mie orecchie. Nelle ore in cui sedevo sotto la pergola, ero come una persona che ricorda con dolore qualcuno che è stato confinato in un passato remoto. La freschezza della mia giovinezza era rimasta accanto al giovanotto che avevo perso. Guardavo entrambi; si allontanavano insieme. Procedevano passando per le strade, gli alberi, le foglie che, chissà perché, cadevano sopra di loro. Compresi che anche la Mesaadet dei sedici anni si sarebbe persa con Rüstü Sahin. -
Vietato scrivere fra le righe. Storia romanzata del partigiano Angelo Villa Fiorita
«Cos'è un manicomio, dicevi?», disse lui. Angelo, immerso nei piaceri che quella giornata non smetteva di riservargli, si era completamente scordato della sua domanda. Annuì senza parlare per assaporare ancora il gusto della crema sul suo palato. «È una specie di ospedale dove vanno i folli», rispose il padre. «E chi sono i folli?», chiese il ragazzino. «Quando uno è malato nella testa e non nel corpo», disse il padre. «E quand'è che uno è malato nella testa?», continuò. Il padre guardò il titolo del giornale con occhi tristi: «Quando fa delle cose con le quali gli altri, la maggior parte degli altri, non sono d'accordo. Andiamo ora, la mamma e tuo fratello si staranno chiedendo dove siamo finiti». Rifecero il percorso all'indietro. Angelo, nuovamente in silenzio, guardava fuori dal finestrino della tranvia con curiosità ridotta, preso com'era dal tentativo di dare un senso alle parole del padre. Scesero alla fermata del Rondò e da lì si diressero verso casa. «Papà... Ma allora i folli sono sempre da soli?». «Spesso. Sì, spesso i folli sono da soli». «Non deve esser bello...». «No. Non deve esserlo. A volte succede però. È il prezzo che si paga per la libertà». -
Si apriva il balcone sull'amata Parigi. Lettere e memoria della madre di Simone Weil
Alla fine degli anni Cinquanta, una ragazza italiana colpita dalla lettura di alcune pagine di Simone Weil si reca a Parigi per ritrovare le tracce della filosofa francese ormai scomparsa, nei manoscritti inediti e più nel vibrante ricordo di sua madre, Selma Weil. Sarà l'incontro con la madre a rivelare a Margherita Pieracci come fosse naturale e inevitabile per Simone raggiungere, in una vita breve e intensa, una rara identità di rigore e semplicità, nello stile come nel pensiero. -
Lettera a un figlio su Alberobello. La politica. Il patrimonio culturale. L'Unesco
Vedere il luogo in cui si vive e sapere che quel luogo ci vede. Ci guarda. Ci riguarda da quando siamo nati, da quando abbiamo cominciato la nostra avventura umana. Comprendere che è il suo sguardo che ci ha fatto come siamo: sensibilità, modo di essere, visione del mondo. Sapere che a lui dobbiamo qualcosa e che dobbiamo restituire qualcosa. Occuparci di lui, del luogo, non lasciarlo deperire nei momenti di crisi. Capire nel profondo la sua soggettività culturale: antropologia storica, irripetibilità ambientale, essenza atemporale e poetica. -
Da qui Alberobello. Rivista di conoscenza, cultura e cittadinanza. Vol. 1
Alberobello non è una composizione urbana, ma una città evento. Essa è pura epifania. Bianca come un albero di ciliegio fiorito in luce. Come una pioggia sparsa di pratelline a marzo. Come un precipitare di meteoriti luccicanti incastonati nella terra. Come tutte le cose belle Alberobello ha una bellezza fragile, complicata, tenera. Vuole soprattutto amore, rispetto, vuole essere narrata nella sua natura e nella sua singolarità. -
Attorno all'improvvisazione. Tre conversazioni con musicisti pugliesi a partire da un festival
La musica, la musa per eccellenza, viene spogliata della sua aura di autorità sacrale per assumere i contorni sfumati dell'ineffabile, del quid che sfugge all'ingabbiamento entro confini predefiniti, definizioni già sentite. -
Ritmo e melanconia
Per Roxane il silenzio si crea a partire dalla velocità, che svanisce generando del vuoto: la velocità rompe la dimensione temporale a vantaggio di quella spaziale. La velocità esaspera il fraseggio di Coltrane fino a dissolverlo. In Coltrane, le note si annullano man mano che si creano. Si producono e si disperdono nell'esecuzione. Le note si perdono, fuggono, come le idee del soggetto maniacale. Vita e morte si sfuggono e s'inseguono nel fraseggio veloce, un fraseggio incandescente, appassionato, esaltato: suono vitale e mortifero al tempo stesso, suono dove il respiro dello strumento è respiro di vita e nello stesso tempo ultimo respiro. -
Io sono come il mare
Questo libro vuole dar voce ad Antonella, porre l'accento sui suoi versi, sulle sue rappresentazioni grafiche, quelle immaginarie, e sulle sue domande. ""Le parole sono vere, sono reali"""" scrive Antonella. E le parole che lei ci ha lasciato sono intense, a volte dure, ma sono anche parole che vogliono infondere speranza, che invitano a fermarsi e soffermarsi sul """"male che ognuno fa o che subisce"""". La sua scrittura ampia e dettagliata è l'espressione di una limpida e precoce visione del mondo, faticosamente condivisibile, ma proprio per questo, autentica. È il viaggio di Antonella che ci ospita nei suoi pensieri e ci convoca a leggerla, a sfogliarla, con la speranza di riuscire a comprendere anche qualcosa di noi. Proprio come Antonella sognava."" -
50 piani
Alice è sul tetto del più nobile dei palazzi, calpesta la pioggia in una sequenza di immagini vertiginose e veloci, di cui coglie solo i colori. I rossi vibranti, l'omino verdognolo del semaforo, il rumore bianco della città che scorre. Alice è alla ricerca di una metafora che gridi al posto suo e che afferri di petto la distanza tra i suoi piedi e il precipizio. Un simbolo che incarni minuziosamente la sua scelta, una rappresentazione accurata che tratteggi il suo disegno armonico, l'ultimo. Trema, le mani sudano nella concretezza di un gesto pensato a lungo, si sente impreparata al volo, come lo è, ancor di più, ai ricordi che le riaffiorano lenti, piano dopo piano. Il giovane autore del romanzo, Tiziano Battista, che proponiamo al battesimo della pubblicazione, in questa prima prova, si rivela attraverso una scrittura chiara ed enigmatica che indica la cifra delle sue inquietudini e interrogativi esistenziali. ""50 Piani"""" così man mano che scorre rappresenta la discesa e l'ascesa verso una nuova cognizione del dolore.""