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Signor Morte
Ambientate fra Toronto e il Canada rurale, fra Londra e le isole Shetland, New York e la Scozia, quelle raccontate nel ""Signor Morte"""" sono storie di fantasmi che hanno come nucleo centrale la difficoltà di confrontarsi con l'idea della perdita e della mortalità. Un percorso in cui il lettore è guidato dalla voce narrante del protagonista Robert Fraser, il quale nel comporre il mosaico di storie che danno forma a questo romanzo intreccia il proprio passato al presente, cercando di venire a patti con la morte del fratello e più in generale con la provvisorietà dell'esistenza."" -
Ecologia ed evoluzione della religione
Singolare punto di vista ""scientista"""" sulla religione. Alcuni emblematici episodi autobiografici dalle """"forti connotazioni extranaturali"""" diventano il pretesto per analizzare la genesi della religione come sovrastruttura sociale. Partendo da Darwin, applicando modelli matematici alle scienze sociali, si scopre che la """"ragione"""" della religione ha carattere prettamente """"funzionalista"""": serve agli uomini per cooperare, per preservare e conservare l'ambiente naturale e sociale. Molte le variabili """"ambientali"""" prese in considerazione: dall'antropologia alla cinematografia di Terminator e Robocop, dall'epistemologia al genio di Frank Zappa, con un risultato divertente e intelligente. A dimostrazione che non è un ossimoro un agnostico che parla di religione."" -
La scoperta della dissociazione
Intendere la dissociazione alla stregua di un disturbo della personalità, sintomo di una qualche forma di malattia mentale, impedisce di analizzarla come dispositivo positivo, e cioè alla stregua di una vera e propria risorsa vitale. La ricerca etnografica e storica sugli stati di transe e sul misticismo, su fenomeni come la catalessi, il sonnambulismo, l'isteria, l'ipnosi, il medianismo fornisce ampia materia all'elaborazione del modello di un io molteplice, utile a descrivere esperienze molto diffìcili, se non estreme (carcere, tortura, isolamento) - in cui l'insorgere di stati dissociativi funziona come meccanismo di resistenza -, pratiche fortemente ritualizzate (la transe di possessione e sciamanica), momenti della vita quotidiana in cui ci si sottrae alla noia e alla ripetizione (le distrazioni). Lapassade indaga sulle forme della dissociazione, si sofferma sui casi clinici e sulle analisi proposte dagli autori (cominciando dai classici, da Mesmer a Charcot a Janet a Freud), ma propone uno spettro più ampio di riferimenti, optando per la proposta interpretativa di Hillgard e, prima ancora, di Tart: nella mente la compresenza di una pluralità di stati non ha necessariamente implicazioni di carattere patologico. -
Rumba senza palme né carezze
Storie di donne nella Cuba di fine secolo, tra passioni e mancanze, una rapida giovinezza e confusi cambiamenti sociali, mariti da viaggio e nostalgie brucianti, duri bisogni quotidiani e spinte ideali, addii e confidenze, figli e amicizie, canzoni e crudeltà, lavoro e sogni. Marilyn Bobes, Mylene Fernández Pintado, Nancy Alonso, Mirta Yáñez, Karla Suárez, Adelaida Fernández de Juan sono tra le penne più coraggiose e coscienti del discorso narrativo femminile di oggi sull'isola rivoluzionaria e rappresentano un'esperienza intensa e drammatica. Introduzione di Mirta Yáñez. Con una narrazione di Danilo Manera. -
Elogio dell'indifferenza
È senz'altro uno dei principali compiti della filosofia la messa in discussione delle ovvietà, dei significati dati per scontati. Analizzando con attenzione il significato dell'indifferenza, confrontandolo con gli eventi, le dinamiche a cui può venir riferita, vedremo che l'indifferenza non è soltanto ciò che con ""indifferenza"""" generalmente s'intende. Già in Storia dell'indifferenza Sebastiano Ghisu ha mostrato che l'indifferenza non è ciò che con questo termine generalmente s'intende. Lo conferma in questo Elogio dell'indifferenza che dell'indifferenza prospetta il presente o il possibile futuro. Ne emerge che essa è parte essenziale della critica: rinunciando a guardare il mondo, non si guarda quella parte del mondo che acceca il nostro sguardo. Se poi da una parte l'indifferenza si colloca al di qua del bene e del male, dall'altra risulta essere ciò che rende oggi possibile la tolleranza e istituisce in tal modo un'etica che nel nostro tempo non può che presentarsi come indifferente a ogni forma di identità."" -
Racconti thailandesi
I racconti riuniti in questo libro articolano un percorso simbolico e reale che va da un villaggio contadino perduto nella piana dell'Isaan a Bangkok, e ritorno. Lo stesso percorso è stato in parte vissuto dall'autore che lasciò il suo villaggio nativo all'età di quattordici anni per diventare accolito in un tempio buddhista e vi ritornò come scrittore. L'opera è anche intrinsecamente un lavoro simbolico, in quanto incarna tutto il movimento centrifugo di quella Thailandia rurale, sempre più impoverita, da cui specie i più giovani fuggono. Essi si lasciano alle spalle la siccità e gli oscuri riti propiziatori per la pioggia, la potenza dei Signori, per perdersi nel labirinto della città, la Bangkok della prostituzione e di una inevitabile rinnovata voglia di fuga: quella della prostituta che aspetta l'occidentale che la sposi e la porti via, quella del novizio che alla fine lascia il tempio per ritornare al villaggio. Con tocchi lievi, piccole frasi, dialoghi essenziali, pause frequenti che danno spessore e profondità a quella ""semplicità"""" di superfìcie, Pira Sudham è capace di far rivivere con uguale freschezza la danza sotto la pioggia dei bambini scalzi nelle risaie all'arrivo del monsone, come pure schizzare in pochi tratti i sentimenti di un travestito di Bangkok."" -
Il sogno di Damocle
In una Tirana assediata da bande di delinquenti e dalla mafia, la storia privata di un giovane, un perdente nato, si intreccia con il tragico destino dell'Albania caduta nella débacle e nella follia alla vigilia della rivolta politica del marzo 1997. Nell'autunno di quell'anno, Ergys, uno studente, vittima di un padre autoritario, cerca di uscire dalla soffocante tutela paterna, trovando un lavoro al bar Pacifik, luogo d'incontro di ragazzi sbandati. Lì incontra Linda, una pittrice di famiglia comunista, della quale si innamora. Ostracizzato e cacciato di casa dal padre a causa di questo legame, comincia per Ergys una vera discesa agli inferi in cui si alternano momenti di delirio a momenti di lucidità e il presente e il passato si mescolano in modo inestricabile. -
Un mondo perfetto. I comandamenti dei fratelli Coen
I fratelli più impertinenti del cinema americano, i ribelli che giocano con Hollywood e con la cultura ebraica, ma anche due registi di grande valore artistico che hanno rinnovato il cinema dei grandi maestri, come Alfred Hitchcock e Robert Altman. E poi tutti i racconti sui loro personaggi, perdenti, simpatici, farabutti, pazzi, bizzarri. Da quasi dieci anni non ci sono libri in Italia e in Europa che parlino dei fratelli Coen, proprio nel momento in cui i due fratelli sono maggiormente coccolati da critica e pubblico internazionali. Questo libro analizza, in maniera seria e competente, ma anche con una scrittura semplice, l'intera filmografia dei Coen, dal primo noir Blood Simple all'ultima pellicola A Serious Man, passando per i loro capolavori: Fargo, Il grande Lebowski, Non è un Paese per vecchi. ""Un mondo perfetto"""" è un libro per tutti, non soltanto per i cinefili e gli studenti. È un libro aggiornatissimo, perché raccoglie e commenta tutte le recensioni e le critiche più meditate sul cinema coeniano."" -
Un Apollo alle Giubbe Rosse. Prose del malumore
Oreste Macrí, grande critico europeista e traduttore di poesia (tra i suoi lavori l'antologia ""I poeti spagnoli del Novecento""""), è universalmente riconosciuto come uno dei maestri del Novecento letterario per aver dato vita, insieme a Bo, Gatto, Traverso, Luzi, Bigongiari e altri, alla """"scuola"""" ermetica della terza generazione. La sua produzione creativa è l'altro volto di una vita vissuta nella letteratura. Questo volume presenta una raccolta di racconti, alcuni inediti, autobiografici, umoristici e ironici, che l'autore, firmando con il suo pseudonimo, ha intitolato """"Prose del malumore di Simeone"""". Il narratore racconta il suo cattivo umore in un mondo banalizzato e capovolto, burocratizzato e corrotto, dominato dai miti del denaro e del successo."" -
Il guardiano
Da qualche parte in un deserto, un uomo, alto ufficiale dell'esercito, medita. È l'ultimo guardiano di una fortezza eretta, in mezzo al nulla, in attesa di improbabili nemici: e in quel decoro irreale, il guardiano vaga ai limiti del sogno e del fantastico. Nutrito di abbondanti riferimenti, il testo si costruisce sul modo della reminiscenza. L'autore vi distilla una derisione feroce; le evocazioni più strambe, per la loro stessa incongruità, accentuano la potenza di questo racconto grave, dagli accenti buzzatiani, che propone una sottile e densa parabola sulla vanità, la solitudine e la morte. -
Café Royal
Café Royal racconta la storia di Adrián Romero che, dopo quattro anni di prigione per il presunto omicidio di un uomo, abbandona la capitale e si rifugia a Retiro, una desolata località di provincia. Lì è nato e morto suo padre, e il paese, un tempo prospero, oggi è in piena decadenza: fabbriche che funzionano a mezzo regime e una popolazione di anziani che affoga la disperazione nell'ozio e nell'alcol. A Retiro il protagonista cambierà la sua visione del mondo e diventerà un personaggio freddo, egoista e distante, incalzato dal ricordo di Agustina e dagli incontri con i frequentatori del bar che gestisce. Il paese gli mostrerà il lato assurdo della vita e i limiti della sua chiusura: la sua condizione di straniero nel mondo e di cittadino irrimediabilmente in ritiro. Con tratti da romanzo nero, Café Royal è incentrato sull'esclusione, lo sradicamento, il rifiuto sociale, la perdita, la morte e la rottura degli affetti. -
Cappuccetto rosso
È il dettaglio ad aumentare la percezione, nelle vite sbagliate come nelle favole. Un dettaglio lega Marija, una ragazza croata in viaggio verso Zagabria, sua zia Olga, anziana scienziata sopravvissuta alle atrocità della guerra e il tassista Vinko, perseguitato da un gruppo di strozzini pronti a tutto e a sua volta lupo cattivo deciso a derubare le due donne per rifarsi del suo debito. Il riferimento esplicito a una delle fiabe europee più popolari del mondo, Cappuccetto rosso, è al contempo il titolo e l'innesco del romanzo più inquieto di Jurica Pavicic. Un thriller che evoca la grande tradizione dei narratori di storie e in cui tutti i personaggi sono sia vittime che carnefici. La loro ambivalenza è lo specchio di un'umanità al bivio, nel labile confine tra crimine e responsabilità morale. Lo scrittore croato trascina i lettori in fondo al lato oscuro dei suoi personaggi. I luoghi che essi attraversano, pagina dopo pagina, sono il dettaglio che li spinge alle estreme conseguenze, oltre un punto di non ritorno. -
Moscoviade
"Moscoviade"""" è la cronaca dell'ultimo giorno della vita di un poeta dell'Ucraina occidentale, Otto von F., che vive a Mosca negli ultimi anni di agonia della Perestrojka. L'esistenza meschina del protagonista, che si conclude in un ostello per scrittori dell'Unione Sovietica, riflette il declino di Mosca, colosso dai piedi di argilla, visto da un """"allogeno"""", una delle tante """"esotiche"""" nazionalità che componevano quello che l'autore chiama """"l'Impero Sovietico"""". Per una sorta di tragico destino, quelli che erano stati concepiti come i simboli della sua forza (le monumentali stazioni della metropolitana, i grattacieli) diventano ridicole e grottesche vestigia di un passato inglorioso. Per Otto von F., il crollo dell'Impero è un momento in cui le ombre del passato vagano minacciose in una città stordita. L'esperienza autobiografica viene filtrata e distillata in una narrazione, con un finale a sorpresa, nella quale l'autore ci mostra un volto della capitale russa del tutto inedito." -
L' oratorio della peste
Nel cuore di una città così lontana da confinare con le fiabe e le leggende, si intrecciano le storie raccontate in questo romanzo. Una singolare coincidenza temporale lega tre eventi molto lontani: l'instaurazione del protettorato di Sant'Oronzo sulla Terra d'Otranto, la cacciata di Baruch Spinoza dalla comunità ebraica di Amsterdam e la creazione de Las Meninas di Velásquez. Il filo che lega questi eventi si aggroviglierà in un nodo di pensieri che fonderà la grande stagione della fioritura barocca di Lecce, quella seconda metà del Seicento che rappresenterà per la città salentina el Siglo de Oro. Al centro della trama l'Oratorio della Peste, un luogo segreto, nascosto nel cuore della città, tra i lussureggianti giardini dei palazzi aristocratici, al riparo da occhi indiscreti, dove nobili, borghesi, religiosi, artisti e avventurieri congiurano per sottrarre la città a ogni ingerenza esterna, per difenderne l'alterità, per costruire quella separatezza di Lecce che, ancora oggi, è parte integrante della sua inafferrabile identità. La vicenda si snoda tra Lecce e quegli antipodi europei del Salento che sono la Vestfalia e le Province Unite, tra Lecce, Munster, Amsterdam, Leida, Delft, dove una nuova Europa sta nascendo sull'onda dei traffici con le Indie, dove il cardinale Fabio Chigi, vescovo di Nardo, sta trattando, come Nunzio Apostolico, la pace che metterà fine alla Guerra dei Trent'anni. -
La gioia e il potere. Musica e danza in India
Una ricerca sulla musica e la danza che restituisce a queste arti la centralità che avevano nel pensiero e nella società dell'India di tutte le epoche. Questo libro offre al lettore una visione d'insieme circa il percorso storico nella musica e nella danza dell'organismo sociale indiano: la musica vedica della casta sacerdotale, che sottolineava e dava forza ai vari momenti dei riti sacrificali; le esecuzioni orchestrali e le danze nelle splendide corti dell'India - da quelle antiche, buddiste o indù, a quelle musulmane e poi inglesi - dove musica e danza erano affidate alle donne ma erano praticate anche dai re e dai guerrieri; musica e danza nei templi medioevali e moderni, i palazzi degli dei attorno ai quali ruotava la vita delle città; la scena cittadina, con le processioni sacre e regali e le varie forme di intrattenimento. Ma queste pagine sono anche un'analisi delle idee estetiche che le arti dello spettacolo dovevano esprimere e veicolare: le ragioni e le finalità delle arti, il rapporto con le cosmogonie e l'analogia con i culti e le pratiche spirituali. E, ancora, il rapporto delle arti con le forme naturali, in particolare quelle della vita vegetale ed un'esposizione degli elementi grammaticali fondamentali e delle principali forme musicali e coreutiche. -
Lecce sbarocca
Quasi un diario, un quaderno intimo che scandaglia il retroterra degli anni Sessanta e Settanta a partire dall'amore deluso per la città-chiesa che da secoli si culla in una illusione di cambiamento impossibile e ciclica quanto la sua architettura di luci e ombre. In questa dichiarazione d'amore - non estranea a un soggettivismo disperato - il direttore del Teatro Stabile d'Innovazione del Salerno, Franco Ungaro, fissa gli invisibili confini del capoluogo salentino, ben oltre le sue declinazioni geografiche. L'amarcord di Ungaro abbraccia diversi movimenti attraversati da scoppi di energia, pulsioni politiche e smarrimenti che impongono, all'uomo e all'intellettuale, e dunque al lettore di queste pagine, confronti serrati con i frutti nati dalla scelta di restare a Lecce e tutto ciò che poteva essere eppure non è stato. Come sottolinea Goffredo Fofi nella postfazione: ""Franco Ungaro è un innamorato esigente, e sa vedere di Lecce il buono e il cattivo, il bello e il brutto. Sa vedere e sa giudicare""""."" -
Humus
Scritto in forma di diario negli ultimi anni della prima guerra mondiale, ""Humus"""" può essere definito come un """"libro dell'inquietudine"""" in cui si traccia la complessa geografia dell'animo umano con uno stile e una struttura narrativa che risentono dell'influenza dei grandi romanzieri del '900, da Pirandello a Musil fino a Pessoa. Sullo sfondo di un paesaggio rurale dominato da una natura rigogliosa e a volte crudele, si muovono personaggi comici ma anche tristi, angosciati e grotteschi: le loro storie sono un'occasione per riflettere sulle eterne contraddizioni dell'esistenza e sul rapporto dell'uomo con la vita e con la morte. Pubblicato per la prima volta nel 1917, """"Humus"""" è uno dei romanzi più letti e amati da intere generazioni di portoghesi, ma ancora poco noto fuori dai confini del Portogallo. Un'opera che andrebbe riscoperta come uno dei tesori sepolti della letteratura europea del secolo scorso."" -
Un vasto paesaggio deserto
Sette quadri narrativi di uno dei più importanti autori norvegesi, candidato anche al ""Piccolo Nobel"""", ci mettono a tu per tu con sette uomini che si confrontano con la loro solitudine, che è fisica quanto esistenziale. Una solitudine quasi obbligata, imposta, ma anche una solitudine di cui essere gelosi, che non si vuole spartire né condividere. Tenuta in serbo dietro la maschera di ognuno dei protagonisti, insieme ai loro pensieri e alle loro turbe più profonde, che però aprono alla vera libertà. In uno scenario iperrealista, dove ogni particolare più piccolo contribuisce alla definizione della storia, si intrecciano dialoghi scarni e minimalisti, che assomigliano quasi a dei monologhi interiori che provengono dai protagonisti ridotti a ombre. Quasi una drammaturgia, che da una lentezza languida approda a un crescendo erotico sempre più coinvolgente, per ricadere immediatamente dopo in una indolente melanconia post-coitum."" -
La vita sotto l'acero
Non sono più terre vergini quelle che ospitano la vecchia Monika Kairiene, rimasta sola a preservare la memoria del marito e del figlio morti nella casa diroccata ai margini di un villaggio fantasma, dove adesso dominano la solitudine e lo spaesamento. Dopo le sofferenze subite durante la dittatura sovietica, con la spoliazione dei beni e delle terre dovuta alla collettivizzazione, per lunghi anni le genti del villaggio lituano al centro di questo romanzo sono state schiave del miserabile sussidio che proveniva dal lavoro nei kolkhoz. In seguito alla liberazione, la modernità ha cancellato per sempre lo stile di vita contadino, sono arrivate le macchine ""rombanti"""" sulle strade asfaltate di fresco, i rapporti umani sono diventati ruvidi e tutti hanno lasciato la terra per trasferirsi verso """"l'abitato"""". """"La vita sotto l'acero"""" è una raffinata metafora sulla rapacità degli uomini nella società moderna. Un romanzo di protesta che attraverso la voce e i ricordi della protagonista mette a confronto passato e presente, senza cedere a rimpianti nostalgici."" -
Spiriti inquilini. Le case «infestate» fra palcoscenici e tribunali
Nel 1907 la Pretura di Napoli si occupa di una risoluzione di contratto di affitto. Nulla di strano, se non che l'inquilina, la Duchessa di Castelpoto, non intende pagare la proprietaria, la baronessa Englen, a causa delle inquietanti manifestazioni medianiche insediate nella casa. Sulla natura di questi spiriti molesti e sui diritti degli inquilini disserta il difensore della duchessa, l'avvocato Francesco Zingaropoli. Accanto ai brani più felici delle ""Case infestate dagli spìriti"""" di Zingaropoli (1917) si affiancano le note sulle case fantomatiche del grande Cesare Lombroso, il celebre autore di Delitto, genio e follia, alle prese con un'osteria infestata di Torino. Una straordinaria pagina di costume """"pre-Eduardo"""", di una società divisa fra sedute spiritiche, spettacoli medianici, tribunali.""