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Civiltà indigene d'America. Scritti da «Conoscenza religiosa»
Tornano disponibili i testi più preziosi pubblicati da Elémire Zolla nella rivista ""Conoscenza religiosa"""", che fondò e diresse dal 1969 al 1983 presso la storica editrice fiorentina La Nuova Italia. """"Civiltà indigene d'America"""" accoglie una selezione di saggi che rivelarono oltre quarant'anni fa le conoscenze segrete e i riti sciamanici custoditi dagli anziani delle tribù amerindie sparse nel continente americano e oppresse da secoli. Elémire Zolla, Pietro Citati, Joseph Epes Brown, che negli anni Quaranta del Novecento raccolse le visioni del grande capo sioux Alce Nero, l'etnologo e esploratore Giorgio Costanzo in missione tra gli indigeni colorado in Equador, Léon Cadogan, un bianco """"adottato"""" dagli indiani mbyá guaraní del Paraguay, assieme a sei esperti italiani e di altri paesi, offrono in quest'opera testimonianze storiche e etnologiche arricchite da disegni indigeni originali, e riflessioni sul valore dei saperi arcaici e sulla necessità di scongiurarne l'oblio nel mondo contemporaneo."" -
Io sono quella che tu fuggi. Leopardi e la natura
Leopardi è a pieno titolo un ""filosofo naturale"""", per le sue competenze scientifiche e per l'originalità del suo pensiero. I grandi e tragici interrogativi leopardiani intorno al tema della felicità impossibile acquistano il loro pieno significato attraverso la profonda comprensione dell'unica e complessa realtà naturale, fisica e umana, raggiunta da Leopardi già nei """"sette anni di studio matto e disperatissimo"""". Tale rapporto di Leopardi con la scienza e la filosofia della natura è oggetto di una trattazione complessiva, distinta per temi: astronomia, cosmologia, matematica, chimica, biologia, storia naturale, fisica, tecnologia, storia della scienza, antropologia. Il """"naturalismo"""" leopardiano esce così dalle abusate formule scolastiche per mostrare tutta la sua concreta ricchezza, ancora oggi filosoficamente pregnante."" -
Lettere a «La Riviera Ligure». Vol. 4: 1913.
"La Riviera Ligure di Ponente"""" nasce nel 1895 come mezzo di diffusione dei prodotti della Ditta Sasso. Un radicale mutamento del foglio avviene a partire dal 1899, sotto la direzione di Mario Novaro, il quale - con la definitiva testata di """"La Riviera Ligure"""" - lo trasforma in una innovativa occasione culturale di notevole risalto per i contenuti letterari e per l'aspetto grafico-illustrativo. La rivista accoglie le firme più note dell'epoca, come Pascoli, Deledda, Pirandello, ma è attenta ad ospitare giovani autori, come Campana, Saba, Rebora, Sbarbaro, Ungaretti, Palazzeschi, Moretti, Papini. Autori tutti destinati a lasciare un segno profondo nella cultura italiana del '900. Dei rapporti di Novaro con scrittori e artisti resta un epistolario ricco di oltre 4000 tra lettere autografe e manoscritti, in parte pubblicati nei primi 3 volumi." -
Magia, superstizione, religione. Una questione di confini
Superstizione, magia e stregoneria sono particolarmente radicate nel Seicento, ma le ricerche dimostrano, da una parte, che tali credenze sono sopravvissute ben oltre il secolo dei Lumi e, dall'altra, che è molto difficile, se non impossibile, operare una netta demarcazione dei confini tra stregoneria, magia, superstizione, e perfino religione nell'Europa dell'età moderna. È quello che tentano di fare gli autori di questo volume attraverso un costante confronto tra la prospettiva storica, antropologica e teologica. -
Amedeo e altri racconti
Quando comincia a scrivere Amedeo, Giacomo Debenedetti ha ventidue anni. Cerca sé stesso nel ragazzo Amedeo, nella volontà di svelare «cosa si nasconde dietro le cose». Un giovane in lotta con la propria vocazione di artista e il richiamo delle origini ebraiche. Questa la trama, 'proustiana' si direbbe, ma all'epoca - inizio 1923 - il maggiore critico italiano di Proust non aveva ancora letto la Recherche. Caldeggiato da Saba e apparso nel '26 nelle edizioni gobettiane, Amedeo fu salutato con entusiasmo da Montale. Accanto ad Amedeo, i racconti Cinema Liberty, Suor Virginia, Riviera, amici, in una prosa quasi impalpabile mettono in gioco l'incertezza e la sensualità dell'adolescenza, il rapporto tra volontà e destino, e paventano le angosce della Storia. L'esordio narrativo di un magistrale esploratore di libri altrui, un «suonatore di violino» (Saba) che avrebbe cambiato il volto della critica novecentesca. -
Carteggio (1930-1934). Vol. 21
Secondo volume del Carteggio tra don Giuseppe De Luca e Giovanni Papini relativo al 1930, queste lettere testimoniano lo scambio fecondo tra due importanti intellettuali del Novecento, che si confrontano, in un momento decisivo dei rapporti tra mondo cattolico e fascismo, tra Chiesa e regime, sul futuro politico dell'Italia, sull'arte e sulla fede. -
Carteggio (1930-1932). Vol. 22
Secondo volume del Carteggio tra don Giuseppe De Luca e Giovanni Papini relativo al 1931, queste lettere testimoniano lo scambio fecondo tra due importanti intellettuali del Novecento, che si confrontano, in un momento decisivo dei rapporti tra mondo cattolico e fascismo, sul futuro politico dell'Italia, sull'arte e sulla fede. -
Carteggio. Vol. 23: 1930-1932.
Questo secondo volume del carteggio tra don Giuseppe De Luca e Giovanni Papini documenta un passaggio cruciale della vicenda personale e del sodalizio intellettuale di quelli che furono due tra i maggiori protagonisti della cultura italiana tra le due guerre: il primo, sotterraneo ma tenace tessitore di un dialogo tra cultura cattolica e cultura laica; il secondo, celebre ma controverso scrittore e convertito. L'incontro di due figure pur così differenti per cultura, carattere, itinerario di formazione e ruolo pubblico alimentò un fitto intreccio di riflessioni sui rispettivi ruoli e su alcune tra le questioni allora di più viva attualità. Dal denso scambio epistolare emergono infatti temi quali la polemica antidealista contro Croce e Gentile, il conflitto tra Chiesa e fascismo sull'Azione cattolica, il mito della romanità, il confronto ormai ineludibile del cattolicesimo con la modernità. Attraverso il dialogo dei due intellettuali si snoda anche la prima stagione del ""Frontespizio"""", che in buona parte proprio grazie al loro contributo sarebbe diventata una tra le più importanti riviste cattoliche degli anni Trenta."" -
Scholia graeca in Odysseam. Ediz. bilingue. Vol. 3: Scholia ad libros e-g.
Da oltre 150 anni si attende una nuova edizione di quanto rimane dell'esegesi antica all'Odissea: l'invecchiata edizione degli Scholia in Odysseam di W. Dindorf (Oxford 1855) è molto lontana dall'offrire agli studiosi uno strumento affidabile. L'edizione critica degli scolî, di cui questo volume costituisce il terzo tomo, raccoglie tutti gli scolî greci ai canti V e VI conservati dai manoscritti antichi e medievali, distinti - ove possibile - per provenienza e tipologia e corredati di un apparato critico e di un ricco apparato di testimonia e loci similes, essenziale per comprendere e collocare storicamente ogni singola spiegazione. Per la prima volta è stata condotta una collazione completa dei codici recanti scoliografia odissiaca: molto del materiale qui presentato era inedito e contribuirà a migliorare la nostra conoscenza del modo in cui i versi dell'Odissea sono stati letti e intesi dall'antichità fino all'epoca bizantina, nonché a far luce sulla storia della grammatica e della filologia nel mondo antico, che ebbero sempre al loro centro proprio i poemi omerici. -
«Più aperto intendi ancora». Tre letture dantesche. Inf. VII, Purg. XVII, Par. XXXII
In questi tre saggi l'autrice si sofferma su alcuni dei temi più importanti della poesia dantesca: dalla condanna di ""passioni"""" pericolose - come l'accidia, l'avarizia, e lo sperpero - alla riflessione sulla figura del maestro e sull'amore, origine di ogni virtù. Una lettura testuale e rigorosa che intende rivolgersi tanto agli specialisti quanto agli appassionati della poesia dantesca."" -
Poetica d'Aristotele. Tradotta di greco in lingua vulgar fiorentina da Bernardo Segni gentiluomo et accademico fiorentino
Il fiorentino Bernardo Segni (1504-1558), traduttore in volgare di Aristotele, è più e meglio conosciuto come autore delle 'Storie della sua città', rimaste inedite fino al 1723. Le sue quattro traduzioni aristoteliche (della Retorica e della Poetica, della Politica e dell'Etica) furono invece pubblicate tutte a Firenze vivente l'autore, tra il 1549 e il 1550, da Lorenzo Torrentino tipografo ducale. In particolare la Poetica, uscita in volume con la Retorica nel 1549 (e poi a Venezia nel 1551), può vantare di essere stata la prima traduzione del fondamentale trattato non solo in italiano ma in una lingua moderna. Questo importante volgarizzamento viene ora proposto per la prima volta in edizione critica, con un ampio commento a piè di pagina che dà conto delle sue fonti latino-umanistiche, nonché delle tangenze con i contemporanei trattati di poetica in italiano di impianto aristotelico (su tutti quelli di Giovan Battista Giraldi Cinzio e Gian Giorgio Trissino). Il testo è inoltre preceduto da un'introduzione storico-filologica che ne ricostruisce la genesi e che mette a fuoco i rapporti tra il suo autore e il maggior filologo dell'epoca, Piero Vettori. -
Libellus dialogorum. Testo latino a fronte
I 14 dialoghi che compongono il Libellus dialogorum di Enea Silvio Piccolomini, il futuro papa Pio II, affrontano in modo polemico le tematiche più importanti della storia religiosa del XV secolo, tra cui la superiorità del concilio sul papa e la possibilità di deporlo, dimostrando un notevole distacco dal pensiero ufficiale col quale si ricongiungerà solo nel 1447 con la sottomissione ad Eugenio IV. L'edizione critica - con testo originale a fronte - è corredata da un'ampia introduzione e note di commento storico-letterarie. -
«Cantare di Camilla» di Pietro Canterino da Siena. Storia della tradizione e testi
Il ""Cantare di Camilla"""" - che narra le imprese della bella Camilla, figlia di Amideo re di Valenza - è un cantare del tardo Trecento tramandatoci da cinque testimoni che recano un intenso lavoro di rimaneggiamento testuale da parte dei copisti. L'edizione critica è accompagnata da note di commento che restituiscono il contesto nel quale operava l'autore, quello dei poeti popolari che nelle pubbliche piazze intrattenevano gli ascoltatori, ora allietandoli con la narrazione di storie avventurose e fantastiche, ora informandoli dei grandi avvenimenti della storia contemporanea."" -
La «politica dell'equilibrio» di Lorenzo De' Medici nel carteggio degli oratori fiorentini alle corti di Roma, Napoli e Milano
Salvata a stento la fragile barca della repubblica fiorentina dal molteplice assalto guidato da papa Sisto IV, il giovane Lorenzo s'avvale di una rete di fidati collaboratori presso le principali corti italiane per giungere a guidare, sotto colore di modesto suggeritore o ""segretario"""", le mosse dei pericolosi colleghi, accettando una sgradita parentela con un poco pregevole papa pur di guadagnarsene la fiducia e trattenerlo dal gettarsi in una guerra rovinosa per sé e per l'Italia. La corrispondenza sua, ma soprattutto degli abili membri della sua brigata presso le varie corti, forma l'ordito di un racconto che oppone intelletti svegli a presuntuose ambizioni da governare. La trama dell'impresa di promuovere a cardinale l'ancor fanciullo figlio di Lorenzo evidenzia l'immoralità dei membri della corte di Roma, chiaramente giustificando la prossima esplosione della rivolta luterana che quel fanciullo, divenuto ormai papa Leone X, sarà impotente a domare. Un'oculata scelta dei brani utilizzati avvicina il libro piuttosto a un romanzo che a una usuale esposizione storica."" -
Esame di coscienza di un letterato-Carte Rolland-Diario di trincea. Ediz. critica
"La guerra non cambia niente. Non migliora, non redime, non cancella: per sé sola. Non fa miracoli. Non paga i debiti, non lava i peccati. In questo mondo, che non conosce più la grazia"""". Nei suoi soli trentuno anni di vita, Renato Serra è riuscito a stagliarsi nel panorama culturale del Novecento come una delle personalità più alte e affascinanti. In occasione del centenario della sua morte, avvenuta in trincea durante la terza battaglia dell'Isonzo, viene qui presentato - per la prima volta in edizione critica, corredato da una riproduzione fotografica dell'autografo e da un approfondito commento storico-critico - l'Esame di coscienza di un letterato - accompagnato inoltre dal Diario di trincea, toccante testimonianza del Serra uomo e scrittore, e dalle Carte Rolland, il lavoro che Serra stava dedicando al Premio Nobel per la letteratura 1915, Romain Rolland. Nel cuore di una polemica che divideva allora interventisti e neutralisti, questi scritti rappresentano un discorso ancora aperto e problematico, sull'opportunità del prender parte, sulla coscienza morale, sulla necessità e il dolore, sulla vita stessa." -
L' eterna infanzia
Accedere all'eterno è la meta del viaggio terrestre dell'uomo, il frutto di una lunga gestazione che abbraccia l'anima intera, riconsegnandola alla patria celeste. Un'ansiosa ricerca di infinito mosse la vita e l'opera di Luigi Fallacara (Bari 1890 - Firenze 1963), un bisogno irrefrenabile di ricomporre la frantumazione interiore nell'unità che trascende, precede e pacifica, per rinsaldarsi con la propria integrità e purezza originaria. Questo anelito si ripropone con decisione anche nell''Eterna infanzia', rifacimento del romanzo di formazione 'A quindici anni' (1932), al quale Fallacara mise mano nell'estate del 1943 (sullo sfondo la stagione ermetica e la rilettura di Dante). Tra il 1943 e il 1948, Fallacara tentò a più riprese di dare alle stampe il romanzo, ma invano. Rimasto inedito, 'L'eterna infanzia' vede ora la luce in un'edizione critica che ne ricostruisce la vicenda redazionale attraverso il confronto tra i tre testimoni: l'opera del 1932, un esemplare di 'A quindici anni' fittamente emendato e il dattiloscritto del 1943. -
Tradizioni morali. Greci, ebrei, cristiani, islamici
Il volume ricostruisce il farsi di diversi filoni di riflessione critica sui codici di norme accettati nelle società del bacino del Mediterraneo fino agli inizi dell'età moderna. Il campo di ricerca così delineato è una dialettica mai veramente spentasi fra ethos, tradizioni morali e teorie etiche come quelle di Aristotele. La lezione che possiamo trarre da questa polifonica vicenda storico-concettuale è la necessità di spezzare la gabbia di due opposti storicismi: lo storicismo trionfalista, che interpreta la storia dell'Occidente come avvento di una Ragione in grado di disperdere una volta per sempre le nebbie della superstizione, generando così la 'nuova morale' da impartire da una cattedra al popolo; e lo storicismo tradizionalista, religioso o ateo, che piange invece la perdita delle 'radici', teme il diffondersi del 'relativismo' e trema all'idea che gli esseri umani siano lasciati liberi di seguire in autonomia la propria coscienza. -
Candelaio-Boniface et le Pédant
Si propone in questo volume l'anastatica dell'edizione ottocentesca del Candelaio e di Boniface et le pédant, versione francese dello scritto di Bruno adattata alla rappresentazione scenica. L'edizione fu curata da Vittorio Imbriani, del quale si riproduce, in appendice, un importante intervento storico-critico sullo stesso Bruno. A metà strada tra la commedia umanista scritta in latino e la commedia dell'arte, il Candelaio - caratterizzato da uno sperimentalismo linguistico radicale - è uno degli scritti più interessanti del filosofo di Nola, nel quale egli, rappresentando con amara comicità un mondo assurdo, violento e corrotto, presenta di fatto la sua riforma etico-politica e religiosa dell'umanità. -
Ricerche di storia sociale e religiosa. Vol. 85-86
Fondata nel 1972 da Gabriele De Rosa la rivista si è da sempre contraddistinta per l'approccio pluridisciplinare e la comparazione fra diversi contesti sociali, in una prospettiva d'indagine all'epoca del tutto inedita. -
Trittico anti-hegeliano da Dilthey a Weber. Contributo alla teoria dello storicismo
Che cos'è la storia, e quali le sue incidenze sulla vita? I fatti degli uomini e del mondo e la riflessione su di essi hanno la stessa profondità e solo una diversa cronologia? Discostandosi dalla spiegazione razionale della vicenda storica di tipo hegeliano, e partendo dai principali protagonisti delle discussioni intorno ai concetti di storia e storiografia - da Dilthey ad Husserl, da Heidegger a Meinecke - l'autore propone una definizione di storia intesa come risultato della storiografia e conoscenza oggettivante che gli uomini fanno di sé stessi e delle loro azioni.