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L' indovino Poliido. Eschilo «Le cretesi», Sofocle «Manteis», Euripide «Poliido»
Un fanciullo, Glauco, figlio di Minosse, annegato in una giara di miele; un indovino errante, Poliido di Corinto, che risolve un enigma relativo ad un bovino multicolore e riporta in vita il defunto; un'erba miracolosa ed una coppia di serpi: quesi i protagonisti della singolare vicenda mitica soggetto di tre tragedie greche di età classica di cui sopravvivono solo frammenti, Le Cretesi di Eschilo, i Manteis di Sofocle ed il Poliido di Euripide. Il volume contiene il primo studio specifico dei disiecta membra di questi tre drammi: i frammenti superstiti ed i loro contesti sono presentati in un testo critico autonomamente stabilito ed accompagnati da traduzione italiana, commento esegetico ed ampie introduzioni. Completano il volume uno studio generale sulla figura di Poliido nella letteratura antica e nelle arti figurative e due appendici, dedicate rispettivamente ai frammenti di incerta attribuzione e ad un episodio di ripresa moderna del mito dell'indovino corinzio. -
Sertorio Quattromani lettore di Bembo. I «Luoghi difficili» delle «Rime»
Letterato versatile e curioso del presente, Sertorio Quattromani (1541-1603) fu uno dei migliori critici letterari della seconda metà del '500, come dimostrano innanzitutto l'importante ""Spositione delle Rime"""" di Della Casa e il commento alle """"Rime"""" di Bembo, qui per la prima volta pubblicato, sulla base del ms. Palatino 1036. Elaborato verosimilmente tra il 1564 e il 1570, il commento bembiano si presenta non del tutto compiuto, per quanto già ricco di chiose esplicative e di riferimenti intertestuali. Quattromani intende essere al servizio del testo e insieme offrire ai poeti coevi la possibilità, entrando in uno dei più raffinati laboratori lirici del Rinascimento, di conoscere meglio gli strumenti essenziali della lirica moderna."" -
Lettere. Rime. Carmina. Cronaca di Modena
Ricchissimo di implicazioni culturali, storiche e autobiografiche, il carteggio del filologo e critico modenese Lodovico Castelvetro (1505-1571) restituisce l'impressione di un letterato in fervido dialogo con il suo mondo: giudice severo, benché tutt'altro che hors de la mêlée, del dibattito politico del suo tempo, consigliere premuroso dei numerosi, giovani discepoli che ne idoleggiavano il magistero, attento e spesso polemico osservatore della quotidianità cittadina. Del suo carteggio, che dovette essere vastissimo, ma la cui integrità fu compromessa dalle peripezie dell'ultimo decennio di vita dell'autore, ci restano 66 lettere, un terzo delle quali inedite, che abbracciano un periodo di circa un quarantennio, dal 1530 al 1570, più una decina di missive di corrispondenti. Al carteggio, provvisto di un ampio commento storico, linguistico e filologico, si uniscono i resti della modestissima produzione lirica in volgare di Castelvetro, un frammento di cronaca di Modena e soprattutto una trentina di componimenti latini, quasi tutti inediti, che lo rivelano poeta non infelice, dalla vena prevalentemente elegiaca. -
Scritti teatrali
Gobetti pubblicò nel 1925 gli Scritti teatrali dell'abruzzese Achille Ricciardi due anni dopo la sua prematura scomparsa, con una prefazione di Anton Giulio Bragaglia. In essi c'era una radicale messa in questione del principio logocentrico, che aveva informato il teatro fin dagli inizi in Grecia, con il prevalere della parola sulle altre componenti e possibilità dell'azione scenica. Le regie teatrali di Ricciardi si avvalevano di complessi giochi di luce e di una ricchissima partitura di effetti cromatici (fu teorico e sperimentatore del Teatro del Colore). Bragaglia, anziché al futurismo, lo apparentava «alle scuole russo-tedesche dalle quali è derivato l'espressionismo». Il suo percorso era indirizzato verso esiti di assoluta astrazione, con una posizione di avanguardia eccezionale nel panorama italiano del tempo. -
Guido Gozzano
Gobetti - che in 'Risorgimento senza eroi' dirà della ironia ma anche della ""stanchezza decadente nell'opera di Gozzano"""" in un quadro complessivo, letterario e morale, di """"fallimento dell'eredità alfieriana"""" - accolse nel 1925 nelle sue edizioni il saggio su Gozzano del giovane catanese Vito Marco Nicolosi (1901-1948), frutto della tesi di laurea discussa con Attilio Momigliano. L'autore, che dichiarava le sue simpatie per il futurismo, tracciava dell'opera gozzaniana e dei """"crepuscolari"""" un bilancio negativo. Nel libro, che rimane un documento interessante dell'epoca, Gozzano era visto come il poeta sentimentale delle """"dolcezze vaghe e inafferrabili, così lievi e così indeterminate da essere talvolta anche ebetudine"""", e Nicolosi, pur concedendogli qualche merito letterario, non coglieva l'effettiva consistenza di un laboratorio poetico che molta critica ha rivalutato."" -
Ricerche di storia sociale e religiosa (2013). Vol. 84
Fondata nel 1972 da Gabriele De Rosa la rivista si è da sempre contraddistinta per l'approccio pluridisciplinare e la comparazione fra diversi contesti sociali, in una prospettiva d'indagine all'epoca del tutto inedita. -
Scene della guerra d'Italia
Giunto in Italia nel 1915 a capo della prima sezione della Croce Rossa Britannica, George Macaulay Trevelyan trascorse ben tre anni al fronte nell'area tra l'Isonzo e Gorizia. Le 27 autoambulanze del contingente da lui diretto prestarono soccorso ad oltre 170.000 soldati italiani. Osservatore acuto delle nostre debolezze, quanto ammirato delle nostre virtù, Trevelyan era un profondo conoscitore del Risorgimento italiano, ciò che fin da subito gli consentì di collocare in genuina ottica storica i fatti cui andava assistendo. Ma le Scene sono anche la storia del nascere di una fitta rete di amicizie tra i soldati e gli ufficiali italiani e i loro alleati inglesi, e in definitiva uno dei resoconti più belli e più sinceri del primo conflitto mondiale sul fronte austro-italiano, narrato da un autore certo simpatetico nei nostri confronti, ma sempre sorretto da un'asciuttezza di stile e un senso dell'ironia tutti inglesi. -
«Una civilizzazione che diventerà europea». L'umanesimo cristiano di alessandro Manzoni
Smontando, con argomenti inoppugnabili, alcuni dei principali e più radicati pregiudizi, questo volume insedia l'umanesimo cristiano di Manzoni nel cuore stesso della civiltà europea, nel segno e sulla scorta di un memorabile passo delle 'Osservazioni sulla morale cattolica': ""Gli apostoli (...) gettano i fondamenti d'una civilizzazione che diventerà europea, che diventerà universale"""". La personalità di Manzoni viene qui ricondotta efficacemente a due aspetti cruciali del suo profilo umano e culturale: il rapporto tra fede e ragione, capace di restituire l'uomo all'uomo operando il radicale riscatto dell'orizzonte terreno; e le mai rinnegate radici illuministiche che presiedono, alla stregua di un abito mentale, alla sua ricerca del vero. Spirito rigoroso, vigile e severo, indulgente con gli uomini ma intransigente sulle idee, per nulla incline all'accomodamento e al compromesso, il Manzoni che esce da queste pagine è tuttavia uno scrittore dai vasti orizzonti, aperto senza preclusioni al confronto e al dialogo, mosso unicamente da un amore incondizionato per la verità."" -
Oreste. Cronache di moralità provvisoria a cura di Pelide
Uscito senza indicazione di autore nel novembre 1926 nelle Edizioni del Baretti, 'Oreste. Cronache di moralità provvisoria a cura di Pilade' era opera di Guglielmo Alberti (1900-1964), letterato e cultore di cinema, collaboratore di ""Primo Tempo"""" e del """"Baretti"""", amico fraterno di Alessandro Passerin d'Entrèves. Alberti rivisita il mito di Oreste in chiave moderna e delinea un personaggio gravato da sensi di colpa che, soffrendo della sua inconcludenza e della impossibilità a realizzarsi, si specchia nelle sue creature poetiche, come nell'infelice Taddeo che perde l'amata. Sapegno commentò lo scritto come documento autobiografico della loro generazione e Montale vi trovò """"qualità di finezza letteraria e di humour"""" che anche il lettore di oggi può apprezzare."" -
La France au milieu du monde
L'allievo di Sorel, Édouard Berth (1875-1939) fu in corrispondenza con Gobetti tra il 1922 e il 1925 e collaborò alle sue riviste. Condivise con lui la difesa della rivoluzione d'ottobre, l'interesse per i consigli operai torinesi e l'ammirazione nei confronti di Sorel, che rimase totale in Berth, mentre Gobetti ne vide luci ed ombre. Per tutti e due si trattava di sottrarlo ai tentativi di appropriazione fascista. In 'La France au milieu du monde', pubblicato dall'editore torinese nel 1924, Berth raccoglieva tre articoli comparsi l'anno prima sulla ""Rivoluzione Liberale"""" a proposito di un libro di Pierre Drieu La Rochelle. Per quanto Berth si trovasse allora in sintonia con Drieu, la sua traiettoria negli anni successivi alla pubblicazione del libretto andò in senso opposto alla deriva di destra dello scrittore francese."" -
Una Chiesa nel tempo. Clero e società a Modena dalla Restaurazione al Concilio Vaticano II
Il caso della chiesa modenese consente di osservare la storia della Chiesa e dei suoi mutamenti in età contemporanea attraverso una prospettiva unica: Modena fu dapprima diocesi principale di un piccolo ducato, poi chiesa tra le chiese del Regno d'Italia e infine parte di una cattolicità allargata, globalizzata e in cerca di nuovi equilibri. Nella storia plurisecolare della chiesa emiliana confluiscono un'esperienza che rimanda alle origini della cristianizzazione, all'eredità del monachesimo, alle contrapposizioni tra vescovi e Comuni per il governo delle città e a uno splendore culturale che nella sua cattedrale romanica conosce uno dei suoi vertici. -
Logica delle forme sensibili. Sul precategoriale nel primo Husserl
Il libro prende in esame il tema del precategoriale in Husserl dagli anni della formazione alla prima grande opera, le ""Ricerche logiche"""" (1900-01). La questione del precategoriale - ovvero del fondamento sensibile delle formazioni logiche (concetti e giudizi) - viene individuata come tema centrale della riflessione husserliana sin dai suoi esordi, antecedenti alla primissima impostazione dei rapporti tra sensibilità e intelletto nella seconda sezione della """"Sesta ricerca logica"""". Quest'ultima costituisce il nucleo dell'indagine qui condotta, nella quale il riferimento alla dimensione prelogica si configura come primo veicolo della progressiva maturazione della proposta husserliana, che dalla sfera logica accenna già all'approccio più propriamente fenomenologico. L'autrice pone in risalto il carattere intrinsecamente ambiguo del tentativo operato da Husserl e ne propone in modo originale la riconduzione all'antropologia sottesa."" -
Archivio italiano per la storia della pietà. Vol. 27
L'«Archivio italiano per la storia della pietà» pubblica saggi che indagano il rapporto che l'uomo ha con l'Assoluto comunque inteso, nelle religioni monoteistiche come nelle altre religioni, dalle epoche più remote fino ai giorni nostri. Il volume 27 ha una parte monografica incentrata sulla storia spirituale e religiosa portoghese in Età Moderna. -
Commento al libro II dei Posthomerica di Quinto Smirneo
Nell'ambito del crescente interesse per l'età tardoantica nei suoi vari aspetti, gli studi sull'epica tarda negli ultimi decenni hanno registrato un notevole successo e una cospicua produzione di studi. Nel quadro si inserisce organicamente questo commento al II libro dei 'Posthomerica' di Quinto Smirneo, un poema che in 14 libri racconta le vicende del mito troiano tra la fine dell''Iliade' e l'inizio dell''Odissea'. Il II libro comprende l'arrivo e le imprese di Memnone a Troia e l'uccisione dell'eroe da parte di Achille. Da tempo Quinto era considerato un mediocre imitatore di Omero, ma negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria ""riscoperta"""" della sua poesia. Il commento di Alessia Ferreccio offre agli studiosi una grande mole di materiali di primario interesse per il nuovo corso di studi sul poeta e, attraverso l'analisi capillare del testo e dello stile, mostra come quella di Quinto sia a tutti gli effetti una 'poesia docta', che dietro l'apparentemente superficiale patina omerica nasconde, o meglio obbliga a scoprire un """"cuore"""" di variazioni e scarti evocativi condotti con scaltrita perizia."" -
De eruditione principum-De principis officio. Testo latino a fronte
Si tratta dell'edizione critica, con traduzione a fronte, corredata di note esegetiche e apparato critico-filologico, dei trattati latini ""De eruditione principum"""" e """"De principis officio"""" di Giovanni Garzoni, medico umanista e poligrafo vissuto nella Bologna quattrocentesca di Giovanni II Bentivoglio. I due testi, ad oggi inediti, rappresentano un unicum nel panorama dell'Umanesimo bolognese, in quanto declinano, adattandolo all'orizzonte cittadino, il genere dello speculum principis, attingendo a un repertorio consolidato di riferimenti filosofici, letterari e retorici, da Isocrate a Egidio Romano, fino ai testi più illustri della """"paideia"""" umanistica, non da ultimo il De principe del Pontano. L'edizione è accompagnata da un ampio saggio introduttivo che, muovendo dai problemi della datazione e della storia delle differenti redazioni testuali, le contestualizza e interpreta cercando di metterle in rapporto con la realtà politica conflittuale della Bologna di fine '400."" -
Opere a stampa
Christian Francken (1552-1610?) è un personaggio poco noto tra gli storici italiani. Il presente volume si propone di ricostruirne il pensiero attraverso l'analisi degli scritti, collocandolo nella storia dello scetticismo moderno. Ex gesuita, poi riformato e antitrinitario, spinse fino alle conseguenze più estreme per il XVI secolo la crisi culturale generata dalla Riforma. L'uso sistematico della scepsi lo portò a constatare l'insostenibilità razionale di qualunque forma di religione, nonché dell'esistenza stessa di Dio. Le sue ultime opere propongono alcuni argomenti che saranno accolti nel pensiero dei libertini e nella polemica antireligiosa dei secoli XVII e XVIII. Il libro contiene l'edizione di tutte le opere a stampa attualmente reperibili di Francken. Si tratta di dodici testi per lo più di breve estensione, pubblicati negli ultimi due decenni del Cinquecento, alcuni dei quali si ritenevano conservati in un'unica copia o addirittura perduti. -
Manifesto dei conservatori
"I nostri valori erano intelligenza, ragionamento, cultura, spirito. Le nostre scelte non rispecchiavano gli esempi dei genitori borghesi che ci davano i mezzi di vivere e di studiare. Anzi, erano completamente opposte ad essi ed ai loro pregiudizi religiosi, sociali e storici. (...) Fummo contestatori cinquant'anni prima che nascesse questa parola"""". Prima ancora che saggio politico, il 'Manifesto' di Prezzolini è per noi oggi un testo eminentemente autobiografico. Un documento di critica e di autocritica, che mentre racconta il farsi etico-civile di una coscienza e di una generazione intera di intellettuali, ripercorre di, fatto - dall'interventismo, al fascismo, ai caratteri di lungo corso del costume nazionale - le vicende centrali del nostro Novecento." -
Tra filologia e storia della lingua italiana. Per Franca Brambilla Ageno
Franca Brambilla Ageno (1913-1995) è stata una figura determinante per la storia della filologia e della lingua italiana del Novecento: editrice critica delle laude di Bianco da Siena e di Iacopone da Todi, della 'Fiammetta' di Giovanni Boccaccio, del 'Morgante' di Luigi Pulci, delle rime di Panuccio del Bagno e di Franco Sacchetti, e soprattutto del 'Convivio' dantesco, ha anche scritto un manuale di ecdotica sul quale si sono formate almeno due generazioni di studiosi. Sul versante storico-linguistico, la sua instancabile tenacia ha prodotto un capolavoro come 'Il verbo nell'italiano antico. Ricerche di sintassi' (1964) e una schiera di contributi su problemi puntuali, risolti con intelligente spirito di indagine. A cento anni dalla nascita, allievi, collaboratori e prosecutori della sua opera fanno il punto sulla sua straordinaria esperienza, rievocandone il metodo, la dedizione, i rapporti con la parte più alta della disciplina a lei contemporanea (Gianfranco Contini, Giuseppe Billanovich, Sebastiano Timpanaro), e cominciando a estrarre materiali inediti dalla sua biblioteca e dal suo archivio epistolare, ora conservati presso l'Università Cattolica di Brescia. -
Ossi di seppia
Per un volume di eccezione e di gusto come il suo c'è in Italia uno scarso pubblico"", scriveva Piero Gobetti a uno sconosciuto poeta ventottenne che gli aveva fatto giungere una sua raccolta di versi. Quel poeta era Eugenio Montale, e la raccolta """"Ossi di seppia"""", che sarebbe uscita nelle edizioni Gobetti il 15 giugno 1925 segnando la strada della poesia italiana del Novecento. È una storia fatta inizialmente anche di diffidenza; quindi di crescente stima reciproca, attesa febbrile del poeta, richieste tipografiche (""""abbondanza di spazi e vuoti""""), silenzi dell'editore (""""Caro tiranno, mi lasci senza notizie. Che è avvenuto delle bozze?"""") accanto a improvvise accensioni d'entusiasmo: la storia insomma - qui ricostruita nell'accurata appendice di Alessia Pedio - di un esordio luminoso nel punto d'incontro di due giovinezze tra le più alte della cultura italiana."" -
Mario Luzi. Un viaggio terrestre e celeste. Con un'appendice di scritti dispersi
A cent'anni dalla nascita di Mario Luzi, il volume curato da Paola Baioni e Davide Savio ricorda la figura del grande poeta raccogliendo una serie di interventi che ne indagano l'eredità, tuttora viva e operante sulla letteratura italiana. È soprattutto l'ultima stagione dell'opera luziana, quella ""paradisiaca"""", a porsi come centro dell'attenzione: sotto l'insegna di 'Frasi nella luce nascente', Luzi ha sviluppato un coerente percorso di ricerca, che mirava ad approssimare i """"fondamenti invisibili"""" dell'esistenza, secondo i modi dell'interrogazione e della lode a Dio. Oltre a ospitare i contributi dei maggiori studiosi di Luzi, il volume è impreziosito da sette scritti dispersi, taluni inediti, reperiti da Stefano Verdino, e dalla riproduzione di alcune carte del taccuino che ospita i lacerti embrionali di un'opera epocale, Nel magma, esaminati da Daniele Piccini. È presente inoltre una sezione di Testimonianze, dove i poeti stessi raccontano Luzi: Milo De Angelis, Franco Loi, Guido Oldani, Silvio Ramat, Davide Rondoni e Cesare Viviani recano un tributo di amicizia e di riconoscenza all'uomo e al maestro, faro insostituibile nelle acque agitate del Novecento.""