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I signori della notte. Partigiani della Osoppo. Storie di Resistenza tra sentieri e casere
A piedi nei luoghi della Resistenza friulana. Dove andavano i partigiani quando salivano in montagna? Per rispondere a questa domanda ho intrapreso un viaggio nei luoghi della storia, tra valli e casere, sentieri e boschi, osservando e ascoltando le storie di testimoni e partigiani. Ho messo i miei piedi al servizio delle loro voci. ""I signori della notte"""" è un lungo viaggio di racconti e immagini nei luoghi della Brigata Osoppo, tra montagne, valli, malghe, casere e paesi, ascoltando le storie dalla voce diretta di chi c'è ancora. Da Tolmezzo alla Val d'Arzino, da Verzegnis alla Val Tramontina, da Piancavallo alle Prealpi, questo volume ripercorre le vicende della drammatica ed eroica storia della Osoppo nella Resistenza friulana."" -
Le ville venete. Ediz. a colori
3803 sono le ville venete. Strabiliante. Un patrimonio incredibile che tutto il mondo ci invidia. Qui ne trovate, raccontate e disegnate molte. Da quelle famose a quelle dimenticate ma tutte sono state scelte perché ognuna di loro ha una storia incredibile. Sono così numerose e straordinariamente belle le ville Venete che dovremmo ringraziare continuamente coloro che le edificarono. Un patrimonio che tutto il mondo ci invidia. Un viaggio dentro le storie raccontate e disegnate per comprendere come sono state costruite, da chi, quali funzioni avevano e oggi come sono e di chi sono. Un libro costruito in due anni di lavoro. -
Le ville friulane, istriane e dalmate. Ediz. a colori
Sono 435 le ville friulane. A queste se ne aggiungono altre centinaia, istriane e dalmate, tra Spalato e Traù. Un vero e incredibile patrimonio che il mondo ci invidia. Purtroppo alcune sono dimenticate e non poche maltrattate. Qui ne trovate, raccontate e disegnate, molte. Da quelle famose a quelle meno note ma tutte sono state scelte perché ognuna di loro ha una storia incredibile. Da Villa Manin, definita da Dino Buzzati ""enigmatica balena bianca maestosamente accovacciata sulla piatta pianura del Basso Friuli"""" costruita dai Manin così ricchi e potenti che Pietro Gradenigo, appartenente a una delle famiglie più antiche e illustri di Venezia, disse """"Iga fato dose un furlàn, la republica xe morta"""". Previsione funesta ma vera perché sarà proprio Ludovico Manin, la sera del 12 maggio 1797, consegnando al valletto la cuffietta di lino bianco che si calzava sotto il corno dogale a dire """"Tolè, questa no la usaròpiù"""". Ma se questa storia è ben conosciuta meno nota è la vicenda che vede protagonista Giacomo Casanova nel 1744. Casanova si trova a Orsera (Vrsar) in Istria, a Villa Borisi dove lascia un """"regalo"""" alla governante di don Gerolamo la quale lo distribuisce con generosità a tutto il paese. Mesi dopo Casanova ritorna sul posto e il medico del paese lo riconosce e lo ringrazia infinitamente. Il """"regalo"""" aveva reso ricco il medico avendo dovuto curare tutto il paese e chiede a Casanova la bontà di elargire di nuovo il suo dono perché le guarigioni avrebbero compromesso la continuazione del lauto guadagno. Sono tante e tante le storie raccontate e disegnate che rendono questo libro particolarmente intrigante."" -
Venezia. Le isole incantate
Da Murano a Sottomarina sono raccontate e disegnate tutte le isole dalle più note a quelle totalmente dimenticate. Tante storie si intrecciano e formano la storia magica, incredibile e ancora poco nota delle tante ""Isole incantate"""". Da Murano che nel Cinquecento ospitava trentamila abitanti ridotti ai quattromila di oggi al Buel del Lovo dove, nel 1797 ultimo anno di vita della Serenissima, c'era un fortino in legno per la difesa di Venezia. Da Sant' Erasmo isola agricola, estranea al turismo forsennato e abitata da neppure mille residenti, che continua ad essere l'orto di qualità di Venezia alla famosa San Giorgio Maggiore dove ha sede il più bel convento benedettino della laguna. E poi l'avvincente storia di San Lazzaro degli Armeni, la piccola Armenia, concessa nel 1717 dalla Repubblica ad un gruppo di monaci Armeni guidati dall'abate Mechitar (il consolatore) e la gemma lagunare Poveglia abbandonata da decenni. Come dimenticare l'isola delle Vignole detta anche """"delle sette vigne"""", data la cultura prevalente della vite e Burano così bella, delicata e colma di colori pastello... Un libro dedicato a coloro che vogliono uscire dai percorsi """"obbligati"""" per andare a vedere e capire le tante """"Piccole Venezie""""."" -
Hanno ucciso l'orsa
"A difesa della Terra, e delle sue creature. Il 12 agosto 2017, un uomo in divisa imbraccia una carabina con il colpo in canna. La croce di mira si posiziona sul cuore dell'orsa. Una deflagrazione squarcia il silenzio della montagna. È stata uccisa un'orsa, un animale con un valore biologico altissimo, una specie particolarmente protetta che nessuno può toccare. Eppure qualcuno ha deciso che si doveva abbattere. Un fatto gravissimo che ha visto coinvolta l'orsa uccisa e tutte le persone che, in veste diversa, hanno avuto a che fare con questa specie e con questo soggetto. La conservazione e la tutela degli animali selvatici mi sta molto a cuore così ho voluto occuparmi a modo mio dell'orsa uccisa: ho immaginato di parlare con la sua voce. Sono andato nella foresta e sono diventato l'Orsa, poi l'Istituzione che ne ha decretato la morte e l'Uomo in divisa che le ha sparato."""" (L'autore)" -
Feltre visitata e raccontata
Qui l'uomo è di casa da sempre. La Val Rosna ha restituito le tracce di un uomo vissuto 14mila anni fa: segno che il Feltrino è stato fin dalle epoche più remote territorio di transito tra mondi diversi, quindi anche luogo di incontro di culture e di commerci. Una vocazione potenziata soprattutto ai tempi della convivenza tra due autentiche superpotenze come la Serenissima e gli Asburgo. Feltre è al centro ed è il centro di questa straordinaria realtà: l'unica, tra le città venete non capoluogo di provincia, a non poter venire classificata rigidamente in un'area specifica, a dispetto del suo inserimento amministrativo nel Bellunese. Venezia ha lasciato un segno profondo, ma ha anche rispettato la sua straordinaria vocazione di autonomia, dando vita a una lunga e prestigiosa stagione di cui si conservano ancor oggi le tracce in quella che si può a buon diritto definire una ""urbs pietà"""". """"Feltre visitata e raccontata"""" ripercorre le tappe salienti della ricca storia di Feltre e del Feltrino, centro di un'economia fiorente e di una cultura di altissimo livello. Una storia tutta da leggere..."" -
Viaggio in Carnia
"Nella mia giovinezza, di ritorno da una villeggiatura in Carinzia, alla fine dell'estate, scendendo in treno per la valle del Fella verso Udine, nell'ora prossima al tramonto, ci si fermò a una stazione che porta questo nome: 'Stazione per la Carnia!' Mio padre mi indicò un'ampia vallata che si apriva sulla destra e mi disse che là dentro a essa si estendeva la Carnia, terra di gente tenace e di ottimi formaggi. In quel punto il torrente Fella si unisce al Tagliamento, che scende dalla Carnia, le vaste ghiaie dell'uno si intessono alle vaste ghiaie dell'altro. È come un grande lago bianco di sassi, dal quale si elevano imminenti i monti, che fanno da quinte allo sfondo di altre montagne lontane, che apparivano contro l'ultima luce del giorno.""""" -
1948 l'anno che ha cambiato la storia degli italiani
Primo gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione e inizia la nuova Italia democratica. ""Fare un Quarantotto"""" significa fare una rivoluzione e quell'anno in Italia cambia tutto. Dodici mesi intensi. Le prime elezioni libere, dopo un'accesa campagna elettorale, vedono il trionfo della Democrazia Cristiana contro la Sinistra unita nel Fronte Popolare. Il mondo fa i conti con la guerra che si è appena lasciato alle spalle e già è diviso dalla """"cortina di ferro"""" che passa anche per i confini orientali italiani e taglia Trieste. L'attentato a Togliatti e la vittoria di Gino Bartali al Tour che, racconta la leggenda, placa le tensioni e allontana il rischio di guerra civile. Dalla fame e la disperazione alla speranza della ricostruzione. L'Italia affronta il suo anno cruciale tra banditismo, processi clamorosi, omicidi nel bel mondo, criminali di guerra alla sbarra, miss e sport. È l'anno del Grande Torino e di Coppi che arriva sempre solo al traguardo, delle Olimpiadi di Londra, le prime della pace, e dell'oro di Consolini nel disco. Una storia di grandi protagonisti, sempre contrapposti: De Gasperi-Togliatti, Coppi-Bartali, Truman-Stalin... L'Italia di oggi è nata quell'anno."" -
Venezia da San Marco a Sant'Elena. Il cuore del mondo. Ediz. a colori
Piazza San Marco il cuore del mondo. Dopo ""Venezia, il Canal Grande"""", Pier Alvise Zorzi e Pierfranco Fabris continuano la narrazione della più bella città del mondo, arrivando a Piazza San Marco, definita """"Il salotto d'Europa"""", descrivendo per storia e immagini l'antico splendore della piazza e dei suoi immensi palazzi, fin dentro le vicende famigliari della nobiltà veneziana."" -
Storia del Veneto dalle origini ai giorni nostri
Mentre nel centro Italia, sulla sponda sinistra del Tevere, un modesto villaggio sta muovendo i primi passi di un lungo e luminoso cammino che lo porterà a diventare una delle più grandi potenze di tutti i tempi, la Roma imperiale, a nord lungo il corso dell'Adige è già fiorente da secoli una civiltà di straordinario profilo, quella atestina. Mette radici lì la corposa ed esemplare storia di un Veneto che ha alle spalle un percorso di oltre tremila anni. Una storia che passerà via via da un ruolo di punta ai tempi di Roma, alle devastanti invasioni barbariche; dalla fertile stagione dell'autonomia comunale, alla millenaria e gloriosa vicenda della Serenissima; dalle lotte risorgimentali a una Grande Guerra combattuta per intero sul suo territorio; dalla grande miseria al grande boom economico; fino al confronto-scontro attuale con l'odierna Roma. -
Storie di vino e di Friuli Venezia Giulia
Il Friuli Venezia Giulia è una terra di ""romanzi"""" vissuti, intimi, famigliari, non raccontati, a volte dimenticati. Storie di vino è una raccolta che si muove nello spazio del necessario, di ciò che serve per toccare l'anima profonda di una terra troppo spesso nascosta a se stessa, capace di enormi profondità ma anche di terribile superficie. Sono storie raccolte andando ad ascoltare la voce delle persone, sentendo i rumori delle osterie, guardando la faccia del paesaggio, lasciando però a casa ogni retorica. Il vino, in queste pagine, diventa un medium, una chiave, un collante che permette una lettura delle identità e dei territori e che permette alle diverse voci di esprimersi. Non solo, il vino e il suo potere evocativo, trovano qui, abbinati di capitolo in capitolo, decine di citazioni da retroscena: indicazioni letterarie, cinematografiche, musicali, enologiche e territoriali. Storie di vino durano il tempo di un bicchiere, il tempo che ognuno si concede per ascoltare e parlare, come accade tutti i giorni nei bar dei nostri paesi."" -
La vita in Friuli. Usi, costumi, credenze, pregiudizi e superstizioni popolari
Usi, costumi, credenze, pregiudizi e superstizioni popolari in Friuli. -
Storia di Chioggia dalle origini ai giorni nostri
Con un numero di abitanti che da qualche anno è di poco al di sotto dei 50mila, Chioggia, la città più popolosa del Veneto fra quelle non capoluogo di provincia, è giustamente riconosciuta ""Città d'arte"""" grazie ad un patrimonio artistico e architettonico unico. Assieme a Venezia e all'intero ambito lagunare fa parte del Patrimonio mondiale dell'Unesco per le variegate peculiarità dell'ambiente che la circonda e per l'originalità della conformazione urbanistica, caratterizzata dall'area storica, che si sviluppa fra canali, ponti, calli e campielli, che, si diramano attorno all'elegante Corso, e dall'area turistica di Sottomarina che può contare su una lunga spiaggia, apprezzata per le qualità psammoterapiche e per l'efficiente organizzazione logistica dei suoi molti stabilimenti balneari. La pesca rappresenta la principale attività economica della città, con una flotta particolarmente attrezzata e un mercato ittico fra i maggiori in Italia, affiancata da una spiccata vocazione orticola che trova nel radicchio a """"Indicazione geografica protetta"""" il suo indiscusso fiore all'occhiello. Celebrata da Carlo Goldoni ne """"Le baruffe cbiozzotte"""", si fa apprezzare per la colorita simpatia dei suoi abitanti, per le tradizioni, per la rinomata cucina e per gli eventi di grande richiamo, a cominciare dall'antica """"Sagra del pesce"""" e dal celebre """"Palio della Marciliana"""". Questa città, le cui origini si perdono nella leggenda, ha alle spalle una storia importante che si è costantemente intrecciata con quella della vicina Venezia e si è sviluppata attraverso eventi, storie, personaggi che qui si è cercato di raccontare compiutamente sino a giungere ai giorni nostri."" -
Le Dolomiti friulane. Il viaggio 1900-1906. Con Poster
"La stagione alpinistica 1902 sta per finire. Sotto una pioggia battente, dopo diverse ore trascorse dentro una carrozza carica all'inverosimile, compressi fra altri viaggiatori io assieme al mio amico Wolf finalmente arriviamo a Longarone. È una gioia per noi riuscire, non senza combattere, ad emergere da quel guscio e poter festeggiare la nostra liberazione con un lauto pranzo. Vogliamo però sfruttare il pomeriggio per guadagnare strada e quota arrivando sino a Cimolais."""" (Gunther Von Saar). Prende così avvio la grande scalata alle Dolomiti Friulane, e al loro gioiello, il Campanile di Val Montanaia; luoghi di pietra, i più arcaici e incontaminati dell'intero maestoso arco alpino... Questo volume ne traccia la storia, i personaggi, le vie, le scoperte." -
Pane e ferro. Il Novecento, qui da noi
Paesenovo sta tra Veneto e Friuli, nella grande pianura padana... come da sempre ripetono Enea, suo padre, sua madre e i molteplici protagonisti di ""Pane e ferro"""". Un microcosmo che ha visto passare tra le campagne sterminate, le strade di sassi e polvere e le case sorte a lato del grande fiume il Novecento intero, portando in quel piccolo borgo contadino due guerre mondiali e una epocale migrazione dai campi alle fabbriche, unica rivoluzione vissuta e accettata """"qui da noi"""". """"Pane e ferro"""" racconta un'epopea famigliare lunga un secolo, dall'alba del 1895 al tramonto del 1999, dal nonno, vecchio patriarca, che nei due conflitti mondiali vive la tragedia del suo tempo, fino al figlio e al nipote, chiamati a ripercorrere l'intero secolo breve nei ricordi e sulla pelle, così da lasciarne testamento. Pagine vive e toccanti che dipingono il quadro di un mondo ormai lontano, dove la terra è stata solcata dalla """"grande storia"""" ben più che altrove, e dove le """"storie minime"""", intime e umane, parlano delle fatiche e delle conquiste di un popolo dimenticato: i """"metalmezzadri"""". Donne e uomini con la schiena piegata sulla terra da coltivare e i corpi nel ferro da costruire."" -
Storia della Carnia dalle origini ai giorni nostri
Carnia, un nome che viene dalla notte dei tempi, da prima della storia. Una terra, la Carnia, che intreccia la sua storia con quella del Passo di Monte Croce Carnico. Da qui sono transitati i Romani alla conquista dell'Europa. Da qui sono calati i Barbari alla conquista dell'Italia. Ogni passaggio ha lasciato qualcosa che nel crogiolo della storia ha dato vita e forma al ""popolo duro"""" dei carnici. Il racconto della storia di questa terra si snoda ricordando chi l'ha scritta con le sue gesta, ma soprattutto la gente di Carnia che l'ha subita e sofferta. Quando vivere era sopravvivere, di generazione in generazione, la gente si è venuta identificando con una terra """"ove non si trovano se non sassi"""", ma che comunque ne ha consentito la vita. Per questo, una terra amata, con un attaccamento ancestrale alle radici, conservato, malgrado tutto, attraverso secoli di emigrazioni. Una storia scritta facendo eco al Carducci """"sognando l'orme d'un tempo che fu... del comun la rustica virtù"""", vista però come uno specchio, nel quale si riesce a vedere il passato, senza voltarsi per compiacersene, ma ricavandone stimoli e suggestioni per vivere il presente, per riprendere a immaginare e costruire il futuro."" -
Istria, le isole del vento
Istria, le isole del vento raccontate da Nicolò Giraldi e disegnate da Pierfranco Fabris. Nella baia di Martinscica sull'isola di Cherso esistono i resti di una tonnara. Fino a circa gli anni Sessanta qui veniva praticata la pesca del tonno e i racconti delle persone anziane sull'epica delle battaglie tra uomo e Natura si sprecavano. Gli uomini e le donne anziani un tempo parlavano un dialetto strano, costruito sulle inflessioni istrovenete o quarnerine, e vivevano sospesi tra le dominazioni che quest'isola aveva conosciuto nel corso del Novecento. Ci sono le istriane, da Parenzo fino ai dintorni di Pola, passando per l'arcipelago rovignese e la magia delle Broni. C'è lo scoglio della Galiola, l'epica di Nazario Sauro, prima di avventurarsi verso il mare aperto, alla scoperta delle sabbie di Sansego, o degli americani di Ilovik, le statue greche in fondo agli abissi, l'acqua smeraldo e uccelli migratori. Isole dove nascono monaci medievali, galee affondate e battaglie navali; ci sono imperatori e carabinieri, grifoni e sameri (asini in dialetto rovignese), piròni e forchette, e ancora, la voglia di spostare per una volta il punto di vista su quello che non c'è, la narrazione sconosciuta, le tombe dei cimiteri, i dettagli collezionati in tutti i viaggi che fin da bambino ho compiuto in queste terre. -
Storia di Alghero dalle origini ai giorni nostri
«Bonta, por mi fè,y bien asentada (bella, in mia fede, e ben costruita)». Questa frase pronunciata dall'imperatore Carlo V in occasione della sua visita ad Alghero il 7 ottobre del 1541 è probabilmente la sintesi più intrigante di una città unica in Italia. Chi mai potrebbe immaginare che fra antiche mura, in un lembo di una nostra isola, che un ampio mare separa dalla terraferma, si celi la ricchezza di una delle sei varianti della lingua catalana, custodita come tesoro di una identità ricca e orgogliosa? Come è stato possibile che questa tutela si tramandi da oltre sei secoli senza che niente e nessuno siano riusciti ad intaccarne le radici profonde? Questa è Alghero, poco meno di 50 mila abitanti, in Sardegna, separata da Barcellona da 525 chilometri di mare la cui immensità, in questa terra più che altrove, sembra cancellare l'inganno del tempo: il passato e il futuro perdono i loro veli e tutto diventa quello che è, uno sconfinato presente dove ad ognuno sembra di ritornare a casa. Alghero è indissolubilmente legata alla Catalogna dalla 'llengua', una parlata che, a sentirla, spesso indurisce per poi illanguidirsi nella dolcezza di una antica lingua romanza. Ma Alghero è anche Sardegna, terra dei grandi silenzi. I silenzi delle donne vestite di nero che ancor oggi abitano i paesi della Barbagia; i silenzi dei nuraghi che si alzano verso il cielo, dei giganti di Mont'e Prama, del mistero che ancor oggi avvolge il popolo degli Shardana; dei grandi altipiani ricoperti dalle querce da sughero, delle vele che vanno per quel mare che l'abbraccia tutt'intorno. Un universo dove natura e spiritualità si fondono in un mondo ""altro"""" e sorprendente."" -
Buon giorno. Il coraggio del quotidiano
"Buongiorno"""" raccoglie le riflessioni di don Padovese. Una vita serena non dipende mai da grandi eventi, ma dall'impegno di rendere straordinario ogni momento ordinario della propria esistenza. Infatti non si può sperare di essere felici, nel segno della serenità, della pace, dell'amore, se non si costruisce giorno per giorno, attraverso le piccole cose, una identità adulta, intensa, fatta anche di tempi posseduti e non espropriati, non rovinata da continue competizioni, da rancori, rivalse. E così vanno cercare le buone relazioni. Prima di tutto con se stessi, da cui ricavare, ancora giorno per giorno, le energie, spesso sconosciute, per vivere anche con sentimento la propria vita. Accettare le diversità, l'originalità di ogni persona, a partire dalla propria, e di ogni realtà, come fonte di arricchimento umano, misterioso, da esplorare con pazienza e umiltà. Persone, soprattutto, con cui rapportarsi partendo da fiducia e apertura, specie con quelle più vicine. Occorrono i giorni del dialogo, dell'accoglienza, non solo a parole. Tutto quanto con tenerezza." -
Storia di Pordenone. Dalle origini ai giorni nostri
Corre lungo il Noncello la storia asburgica di Pordenone, s'incrocia con quella del Meduna più Patriarchina e poi con quella della Livenza, singolarmente più veneta ed infine si mescola con quella della laguna veneziana con retrogusti d'oriente... Una ben singolare miscela che ravviva nei secoli questo modesto porto sorto per necessità di traffici commerciali, fino a costruire una giovane città di legno fatta di magazzini, piccoli locali dove vivere, laboratori artigiani, locande. Il legno abbonda ovunque attorno al fiume ed alla ragnatela di rogge che vi confluiscono. Il materiale da costruzione è a portata di mano, lo si usa per creare anche spazi per gli animali. Il legno è duttile, flessibile, facile da lavorare ma è pure pericoloso quando lascia andare la linfa che contiene e si secca. Basta una disattenzione di chi sorveglia il focolare domestico, o un fulmine, o soltanto una favilla, lucciola volante, che si posa nel posto sbagliato ed ecco che il fuoco divampa, improvviso, violento, e si veste di fumi neri del lutto. La piccola città di legno non c'è più ma dalle ceneri lasciate dal disastro ne sorgerà una di pietra, più ricca e più bella, per molti anni isola asburgica in mezzo al Patriarcato, presa da Venezia e ricatturata dagli Imperiali per poi essere ciò che non era mai stata: un feudo, con un Signore Risorgimentale che pur tuttavia la terrà per poco. Questo libro del porto, della città di legno e poi di pietra, ne racconta la storia, dalla sua origine singolarmente incerta, sino ai nostri giorni.