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La caffettiera su Marte. Essere e verità in filosofia
Comunque l'Essere è cosa innata in noi, così profonda, duratura e spirituale da rimanere anche nell'ontologia stessa del tempo che verrà. La filosofia trova in questo fattore la sua ragion d'essere e concede l'attualità della coscienza delle cose. Così la filosofia trova sua la pienezza e ragione ultima. E tuttavia non ci satolla e ci empie pensare a ciò che potremmo essere nel tempo, come allo spazio che ci circonda. È più facile che una caffettiera arrivi su Marte con l'uomo e le relative tazzine... Come sono cambiati i concetti di Coscienza e di Essere negli ultimi decenni? Quale ""significatio"""" può avere la filosofia nel contemporaneo? Tuttavia si ha coscienza di che cosa sia il contemporaneo? Come è cambiata la concezione stessa del Tempo in filosofia? Quale futuro avrà il filosofo nel suo stesso ruolo inteso come veicolo di Conoscenza? È possibile concentrare tutta l'esperienza filosofica in un unico Ente?"" -
Insegnami
In questa sua raccolta la poetessa Paraskevi Zerva pone all'attenzione del fruitore due mondi, dolcemente affettivi, che si interscambiano secondo un legame sincronico tra poesia (madre) e pittura (figlio) quando ancora era un piccolo bambino, un insieme esteticamente e tematicamente appagante proveniente da squarci iperuranici e apotropaici, di un cerchio magico familiare, quali epigono di un'età fantastica e pure reale. -
Storia dei ragazzi del «Duomo». Com'erano belli quei tempi al Prato
"Si racconta di un'adolescenza di altri tempi, di ragazzi nati tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60 che hanno trascorso i più bei momenti della vita adolescenziale e giovanile a giocare negli spazi e all'interno dei giardini del Prato. È una riscoperta del più antico parco di Arezzo, è un riconoscimento alla sua bellezza e al suo valore educativo e socializzante per i giovani protagonisti dei pomeriggi al Prato. Uno spazio aperto a tutti dove non si viveva solo di calcio, ma, grazie ad esso si cementavano le amicizie e si formavano le squadre, come ad esempio quella dell''U.S. Duomo', che ha legato molti ragazzi a quel magico luogo e dove possono riconoscersi tutti coloro che hanno vissuto simili esperienze."""" (Gian Paolo Barbagli e Fabio Pecchi)" -
L'avventura de Il Saggiatore di Firenze 1819. Alle soglie dell'Antologia di Viesseux
«Lei vuol fare un giornale a Firenze?!» esclamò sbigottito Gaetano Cioni udendo la proposta del Vieusseux di fondare un nuovo giornale, poco tempo dopo il fallimento del «Saggiatore» di Collini e Capponi. Siamo nel 1819 e il Granducato di Toscana, ed in generale l’intera penisola italiana, sta vivendo un periodo storico piuttosto complesso minando seriamente lo sviluppo socio-economico del paese, ma soprattutto frenando quella crescita culturale che nel resto d’Europa sembra inarrestabile. Fondare un giornale a Firenze, dopo i vari fallimenti editoriali di quegli anni, sembrava un’impresa impossibile, soprattutto in un contesto storico come quello dell’Italia dell’immediato post Restaurazione. (...) -
Io... tu? Forse...
Potremmo utilizzare un titolo famoso, ""Confesso che ho vissuto"""", per dare un nome a questa silloge di Giuseppe Arrigucci. L'autore la intitola """"Io ...tu? Forse..."""", dando alla silloge una impostazione immediatamente relazionale, che chiama in campo fin da subito un tu indefinito - o magari ben definito nella mente del poeta, non lo sappiamo - implicando comunque la relazione con l'altro. Una relazione che è anche incertezza - forse, dice il poeta, e correda il titolo con un punto interrogativo e con i puntini di sospensione - come incerte sono le vicissitudini del vivere."" -
Di terra e di sale
Un'estate alla fine. O una fine d'estate. Le parole e i ricordi s'intrecciano alle note vellutate di un pianoforte, col mare taciturno sullo sfondo, tra silenzi eloquenti e luci soffuse. L'atmosfera è densa e così la lettura, nel breve afflato di un racconto che scorre e si dilata, come il tempo inesorabile e l'attesa vischiosa. E si indugia di gusto tra le righe e le pause, col piacere di chi ci si immedesima, di chi ci si ritrova, di chi si proietta alla fine, senza volerla mai intuire fino in fondo. Un po' come in una storia vera, prima che finisca, o d'estate, prima che sia l'ultima. -
La diaspora del senso
Liriche scorrevoli, dolcemente ritmate, in cui un lessico quotidiano si interseca con un linguaggio aulico pieno di reminiscenze classiche danno origine alla silloge di Stefano Colli per il quale la parola, la ricerca di essa, è alla base di tutto. In ogni poesia emerge, infatti, il valore della parola che diventa poesia, metro e verso ed è capace di custodire memorie sepolte o elevare le azioni umane al di sopra della mediocrità. (...) -
L' isola di Aldebaran
(...) ""L'isola di Aldebaran"""" è la prima raccolta di racconti di Mario De Fanis: complessivamente quindici brani, introdotti da un testo poetico dedicato al coraggio di una donna e conclusi da una """"favola per grandi"""". Proprio il coraggio, a ben guardare, sembra emergere come tratto dominante da quasi tutte le storie: a volte esplicito, narrato nelle azioni del protagonista; a volte implicito, incanalato nella scelta dell'autore di descrivere sentimenti difficili e rischiare, dunque, il giudizio - e il pregiudizio - del lettore. (...)"" -
Voglio distruggere il sito ed altri racconti
"Voglio distruggere il sito"""" è il viaggio di Giorgio che procede dal """"virtuale"""" della rete, al """"reale"""" del corpo, fino al """"sovrareale"""" dello stadio immaginifico. 7 racconti brevi sui sette vizi capitali, sono sette chiodini conficcati nella vita di personaggi che orbitano, come tutti, intorno alle pulsioni cardinali." -
Che cosa è l'amore?
Celebre e amato tra gli anni Dieci e Trenta del secolo scorso, Alfredo Panzini (Senigallia, 1863 - Roma, 1939) è stato novelliere, romanziere, critico, elzeverista, lessicografo, traduttore e saggista, una figura di primo piano nel panorama delle lettere italiane del tempo che fu, ma poi nel secondo Novecento, ignorato dalla critica, è stato consegnato ad un oblìo che lo ha tagliato fuori dal mercato editoriale. Il curatore Michele Rossi ripropone, con un'ampia e approfondita postfazione, tre divertenti e brillanti novelle incentrate sull'universo femminile tratte da ""Che cosa è l'amore?"""", una raccolta edita nel lontano 1912 e ingiustamente ignorata dal grande pubblico, come purtroppo il suo autore."" -
La situazione giudiziaria e carceraria nella metà dell'800. Il caso Migliorini tra giustizia ed ingiustizie
Questo lavoro di Rosa Cirone vuole essere un omaggio a tutte quelle donne che hanno subito nei secoli precedenti, stanno subendo in questo momento e che subiranno nel futuro, violenze fisiche e psicologiche da parte dei mariti, dei compagni, violenze che raramente vengono alla luce rimanendo oscurate dalla paura e dall'indifferenza. (...) -
Il nuovo profeta
Libro poetico e sapienziale questo ""Nuovo profeta"""" di Hafez Haidar, poeta e scrittore di alta e raffinata sensibilità. Su tutto il nuovo meraviglioso testo aleggia spirito soave del Cantico dei Cantici con la sua capacità immaginifica e la delicata e forte sensualità. Se però il Cantico dei Cantici può essere considerato metafora del legame tra Dio e il popolo di Israele, il testo di Haidar assume, attraverso la sua grande esperienza umana, politica, poetica, un valore più generale, direi quasi ecumenico. Il legame che Haidar ci rappresenta e documenta è metafora del legame di Dio con gli uomini tutti, a qualunque etnia e a qualunque religione essi appartengano. (...)"" -
Acqua stretta nel pugno
Più che una silloge, una raccolta di tanti diversi testi poetici, questa di Adriana de Carvalho Masi può essere considerata un'opera poematica per l'estrema coerenza dei temi e per la quasi assoluta omogeneità dell'ispirazione. L'amore è il centro di tutta la narrazione, è l'amore universale, l'amore giovanile, l'amore appagante e completo dell'età adulta, è infine l'amore ferito dall'assenza definitiva della persona amata. Un amore che va e che torna e colma tutti gli interstizi dell'anima e non lascia spazio al dubbio per quello che verrà e sarà amore ancora. La narrazione è ampia e vastissima e percorre tutte le fasi della vita, è storia di una vita, è la vita stessa. -
Canto notturno
"Francesca De Marco distilla le sue meditazioni nei versi, che escono immediati, a volte con caute confidenze, a volte più diretti, a volte più allusivi, ma sempre con la leggerezza delle sue espressioni, senza finzioni. Si nota qualche onirica visione, fugace, o trattenuta, che pare si connetta a un sogno a occhi aperti, a qualche desiderio privo di parole. È l'anima gentile di una donna che mostra qualche sofferenza, forse sussulto, o intuizione.""""" -
Pen-insul-aria. Raccolta di scritture poetiche
È l'era moderna con i suoi miasmi, dovuti all'inquinamento, all'abbandono di una Terra ferita nei suoi elementi più vitali, come l'acqua e l'aria, a essere tema di analisi ed esegesi oculata, da un occhio critico per eccellenza. È quanto si evince dalla lettura della raccolta poetica di Francesca Monnetti dal titolo ""Pen-insul-aria. Raccolta di scritture poetiche"""", il cui sottotitolo suggerisce quasi il non voler enfatizzare l'essere poetessa da parte della scrittrice che, peraltro, poetessa lo è."" -
Roccia, spine e terra buona
"Come nasce un racconto? Ci sarebbero mille risposte da dare, una per ogni scrittore; il sogno di una notte, il risveglio di un mattino, lo sbadiglio di un uomo sdraiato al sole, un foglio di carta lasciato cadere per terra. Oppure un bambino che gioca assorto, catturato nel mondo della fantasia e un vecchio che cammina a fatica, appoggiato al suo bastone. Una idea folle che un giorno ti attraversa la mente o il lampo di un flash che ti imprime negli occhi una immagine indelebile e importuna. E mille e mille altri piccoli eventi tra quelli che ad ognuno è dato incontrare sul tracciato di ogni giornata, insignificanti, ordinari, e anche la parte del vecchio fondale di una scena ormai scontata, per lo scrittore possono diventare quella cosa che, una volta insinuata nella mente, vi gira informe, poi vi si adagia, trova un suo posto, inizia a tormentarlo e non finisce più finché, completamente trasformata, spesso irriconoscibile, non se ne torna fuori in parole, rovesciata su un foglio di carta."""" (Cristina Saviozzi)" -
Altre occasioni
Un libro di poesia, sapienziale prima che confessionale, conoscitivo invece che soggettivo, universale più che narcisisticamente individuale. -
Un nonno per amico
«Un vecchio che muore è una biblioteca che brucia» dice un antico proverbio d'Africa. E, proprio tale semenza, sembra custodire fra le sue righe più intime questo libro di racconti di Armido Malvolti. L'eterno scontro-incontro fra le generazioni qui riaccade sciogliendosi in storie plurime che, dopo brevi incipit didascalici in forma di ouverture, funzionano come morali operette dalle dialettiche serratissime. Di dialoghi ben incalzati, si tratta, che niente lasciano di sfuggente o di irrisolto e che raccontano anzi ogni passaggio più minimo della materia trattata conservando le unità spazio-temporali e risolvendo tutti i risvolti semantici conseguenti. Malvolti preferisce non ricordare ai più giovani che la vecchiaia ""non è una battaglia, ma è un massacro"""", come diceva invece Philip Roth, e neppure, senechianamente, che """"la vecchiaia è una malattia inguaribile"""". Sembra ispirarsi piuttosto, fin dalle prime battute, a tutt'altra dimensione, affidandosi semmai alle parole del grande cinquecentesco de Montaigne quando questi diceva che """"la vecchiaia ci segna più rughe nello spirito che sulla faccia"""". (...)"" -
La donna sbagliata
La mente elabora il passato modificandolo con un fine lavoro sartoriale: taglia ricordi e ne ripara altri per dare loro una forma migliore. La verità rimane intrappolata nei fondali dell'inconscio, in attesa che incontri, eventi o sogni la riportino inaspettatamente a galla. Perché Celeste aveva dimenticato? -
Longevità
In questi testi poetici Neuro Bonifazi pone in primo piano, come per una resa di conti delle colpe e dei meriti, la sua stessa, quasi incredibile, rara longevità ultranovantennale, nei vari aspetti attuali, senili e propriamente biografici, tra memorie e ripensamenti, errori e nostalgie. È un'impresa realizzata, come la precedente (Tradimento dei tempi) nel ritiro familiare della collinare campagna teatina, a due passi dal mare e vicino alla vastità del cielo, lontano dall'estraneità ormai ""emerita"""" dell'Università urbinate.""