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Storia del PCI. Il Partito comunista italiano: Livorno 1921, Rimini 1991
Nel gennaio del 1921 nacque il Partito comunista italiano. E nel gennaio del 1991 morì. La sua vita è durata in tutto settant'anni. Uno dei primi a scriverne la storia è stato Giorgio Galli: la prima edizione di questa Storia del Pci risale al 1953 (riedita con aggiornamenti nel 1958 e nel 1976); l'ultima, al 1991, anno dell'estinzione del partito. Grazie a un uso sapiente delle citazioni - la voce stessa dei protagonisti -, la monografia non ha perso il suo valore e il suo fascino, ai quali concorrono l'equilibrio dei giudizi e la felicità espositiva. Se la storia del Pci è segnata dal fallimento, da occasioni mancate e da errori dei dirigenti, è al tempo stesso accompagnata dall'inizio alla fine da nobili aspirazioni. «Quello che resta - scrive il grande politologo - della storia del Pci nella società italiana, anche in questi anni, al di là dei dirigenti, è il ricordo dei milioni di iscritti, delle centinaia di migliaia di militanti e di attivisti di più generazioni che nelle fabbriche, nelle cascine, nei sindacati, nelle amministrazioni locali, talvolta anche in Parlamento, si sono impegnati a ridurre il tasso di ingiustizia proprio della società capitalista, come di tutte le precedenti, e a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori subordinati e delle loro famiglie». -
Come i Magi nella notte di Gerusalemme. L'Aula San Pio X a Lourdes. Novecento e metamorfosi del monumento sacro
L'immagine che l'esperienza della sotterranea chiesa francese pone, offrirebbe l'analogia con la condizione dei Magi narrata nel Vangelo di Matteo dove quegli Scienziati, così abili nell'interpretazione degli astri, commettono l'errore di recarsi a Gerusalemme in luogo di Betlemme, piombando, anche loro, esponenti della cultura scientifica, in una ""notte oscura"""", momento drammatico ed eppure mistico, secondo Giovanni della Croce, per una rinascita spirituale dell'umanità. Da Montmartre a Lourdes la cultura religiosa di Francia, ma, per altri versi, anche quella dell'intera Europa, prova a trovare una traccia di sussistenza in un più intimistico nascondimento, come un seme, che, interrato, attende i tempi maturi per la propria Epifania."" -
In filigrana. Poesia arabo-americana scritta da donne
Prendendo ispirazione dalla raffinata tecnica artigiana nota in oreficeria come filigrana, il volume intende mettere in risalto il minuzioso lavoro di intreccio e saldatura di filamenti linguistici, culturali ed estetici realizzato dalle poete arabo-americane e visibile per lo più in trasparenza nelle loro opere. Per Naomi Shihab Nye, Mohja Kahf, Suheir Hammad e Etel Adnan - si argomenta - la poesia non è mai espressione estetica fine a se stessa, né mero strumento di rivendicazione identitaria e politica, e neppure un mezzo per fornire informazioni su culture lontane rappresentate in modo spiccio come esotiche. Al contrario, la loro poesia si fa carico di dilemmi e preoccupazioni che riguardano l'umanità tutta. Impreziosita con orditi linguistici complessi, arricchita di alleanze interculturali e interrazziali originali, e traforata con aperture inaspettate e dunque sorprendenti, la loro poesia esprime un ethos pacifista e ambientalista destinato a modificare profondamente non solo il modo in cui percepiamo l'umanità, ossia oltre il paradigma Io vs. l'Altro, ma anche il mirabile cosmo che ci ospita. -
Avere memoria, costruire il futuro
Le Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia sono una libera accademia fondata da un'assemblea di cittadini, col fine di creare un centro permanente di formazione, di ricerca e di aggiornamento scientifico sulle condizioni e i problemi della società civile, dell'ambiente, dell'urbanistica e della salute del popolo. -
La freccia e il cerchio. Ediz. italiana e inglese. Vol. 8: Nemico/Scelta
Un progetto a termine, rigorosamente strutturato: otto numeri, dodici contributi in ogni numero. Attorno ad un duplice, dialettico filtro tematico, si dipana volta a volta una complementarietà dei saperi che rifiuta steccati e gerarchie, mischiando piuttosto le carte tra 'alto' e 'basso', tra generi d'arte e di consumo, tra linguaggi diffusi e di nicchia. -
Manuale di speranza
Le speranze non sono sogni, ma realtà. Non s'accontentano di aspettare, ma vogliono agire. Al futuro preferiscono il presente. Non sono consolazione, ma ribellione. Manuale di introduzione alla speranza: indicazioni e avvertenze per sperare davvero, senza inganni o illusioni. -
Gli antichi e l'origine della scienza esatta. Testo tedesco a fronte
Nel saggio che qui presentiamo per la prima volta in traduzione italiana, ossia Die Antike und die Entstehung der exakten Wissenschaft (1932), Cassirer affronta un tema ampiamente dibattuto nella storiografia filosofica e scientifica: il rapporto tra antichi e moderni alla luce dello sviluppo della scienza naturale. In questo suo breve ma denso lavoro Cassirer si sforza di mostrare l'indissolubile nesso sussistente tra gli antichi e i moderni, rinvenibile in primo luogo nelle delicate questioni concernenti lo sviluppo della scienza moderna e il suo rapporto con la costellazione concettuale della filosofia antica. Il filosofo delle forme simboliche non elude di certo le tensioni e i contrasti teorici presenti tra la speculazione degli antichi e quella dei moderni; ma la novità della proposta ermeneutica cassireriana consiste nell'aver cercato di chiarire questo contrasto alla luce del modo in cui esso venne superato. -
Scenografia e prospettiva nella Venezia del Cinquecento e Seicento. Premesse e sviluppi del teatro barocco
Il libro indaga i rapporti e le connessioni dirette fra la scienza della prospettiva e l'invenzione della scenografia cinquecentesca e seicentesca che nella città di Venezia trovò il bacino ideale per la pubblicazione della trattatistica di settore, diventando la patria indiscussa del melodramma barocco. In questo contesto le pubblicazioni ricostruiscono le vicende dei protagonisti, autori degli spettacoli e degli eventi, ma la figura dello scenografo spesso è ancillare. Parallelamente, i trattati di prospettiva alternano i fondamenti delle regole geometriche della sua costruzione, con indicazioni pratiche per la realizzazione delle scene e delle macchine in grado di animarle. Da qui nasce l'esigenza di relazionare i fondamenti della scienza della rappresentazione prospettica con i progetti degli scenografi che hanno operato a Venezia, attraverso ricostruzioni tridimensionali degli allestimenti, rese possibili dalla rilettura dei disegni originali, dal confronto delle fonti storiche e documentarie e dal rapporto spaziale con i teatri nei quali gli spettacoli sono stati prodotti. -
Dante «poeta trascendentale». L'idealismo tedesco e la «Commedia»
«Noioso», «ambiguo», «repellente»: gli aggettivi riservati alla Commedia da Goethe all'epoca del suo viaggio in Italia (1786-1788), quasi a sancire il giudizio in larga parte negativo espresso fino a quel momento sul poema di Dante dalla cultura d'oltralpe. Due lustri più tardi, Friedrich Schlegel e in seguito Schelling avrebbero rovesciato questa opinione, elevando il capolavoro dantesco a modello di 'poesia trascendentale' e ponendo le basi per la sua assunzione fra i classici di ogni tempo, compiutasi solo nella prima metà del Novecento grazie all'opera di Erich Auerbach 'lettore' di Hegel, contagiato a sua volta dall'entusiasmo per Dante dei romantici di Jena. Vengono qui riproposte le fasi salienti di questa vicenda letteraria ma soprattutto filosofica, che dalle rive della Saale si irradia al mondo intero e che dagli esordi dell'Ottocento arriva fino ai nostri giorni. E viene al contempo investigata l'influenza esercitata dalla Commedia sull'estetica dei Frühromantiker e degli idealisti tedeschi. -
La Divina Commedia. Antologia in latino
Canti interi o pagine, le più rappresentative e note, della Divina Commedia, il vertice della produzione poetica di Dante Alighieri, compaiono qui raccolti ed introdotti a cura di Enrico Renna, in occasione del VII centenario della morte del Sommo Poeta, nell'impeccabile versione latina che ne apprestò Giovanni Battista Mattè. Il «chiaro poeta latino», come è definito nella rivista specializzata «Il Baretti», celebrato traduttore e autore di epigrammi latini, ebbe il merito di tradurre l'intero poema di Dante, tra il 1873 e il 1876. Le tre cantiche, furono edite a Ivrea in tre volumetti separati (Cantica de Inferis, Purgatorium, Paradisus) dedicati a Luigi Moreno, vescovo di Ivrea, in rapporto di amicizia con Alessandro Manzoni e Cesare Cantù. Tra le numerose attestazioni dell'apprezzamento della versione in distici latini, elegante ed aderente all'originale, dell'arciprete di Castellamonte, la più importante è legata «ad un significativo documento pontificio promulgato in occasione del VII centenario della nascita di Dante Alighieri. Si tratta della prima delle Litterae Apostolicae motu proprio datae del Papa Paolo VI, oggi Santo, intitolata Septimo exeunte saeculo a Dantis Aligherii ortu [...]. La lettera in latino accoglie nel testo undici citazioni dei versi del Paradiso riportati in nota nella traduzione latina del Mattè» (dalla Introduzione). Arricchiscono la presente Silloge latina tre incisioni con le mappe relative alla struttura di Inferno, Purgatorio e Paradiso del 1568, nonché, in apertura dei singoli canti, vignette xilografiche di prezioso incunabolo veneziano figurato. -
Il libro nero
A distanza di venti anni, nel 1951, Papini torna a dare voce al miliardario americano Gog; gli resta poco tempo da vivere, ma la verve di quel fortunato libro uscito nel 1931, Gog appunto, è intatta. La guerra mondiale, la seconda, da poco terminata con lo scoppio dei primi ordigni atomici, e il dopoguerra, che sembra proseguirla piuttosto che concluderla, suggeriscono a Papini il titolo del nuovo diario di Gog, Il libro nero, «perché i [suoi] fogli appartengono quasi tutti a una delle età più nere della storia umana». A cominciare da Ernest Orlando Lawrence, il fisico che partecipò all'invenzione della bomba atomica, vi parlano personaggi e artisti del Novecento (Hitler, Molotov, Picasso, Dalì, Valéry, Wright) e, grazie all'espediente letterario del ritrovamento di manoscritti di opere inedite, scrittori e poeti moderni e contemporanei: Cervantes e Goethe, Blake e Browning, Kierkegaard e Kafka, Stendhal e Tolstoj, Hugo e Whitman, Leopardi e Unamuno. Ogni capitolo - come Gog il nuovo diario si presenta in forma di sequenza di capitoli autonomi - è una trovata, un paradosso, un divertimento, «è come un libro - disse Prezzolini - e diventa talvolta come il riassunto di un libro e si desidererebbe che l'autore lo svolgesse», che scrivesse «una biblioteca»: un giudizio solo in apparenza riduttivo, perché in effetti l'opera contiene una biblioteca potenziale. E dimostra, aggiungiamo noi, una capacità visionaria non comune, grazie alla quale Papini riesce ad antivedere la fecondazione artificiale, l'avanzata della Cina, l'intelligenza artificiale applicata alla giustizia, le urgenze ambientaliste. Ma dietro la capacità visionaria apocalittica, dietro il grottesco e l'assurdo con i quali viene denunciata la catastrofe universale prodotta dalla modernità, si cela l'aspirazione a riconquistare l'armonia perduta del mondo, la speranza di una redenzione che tocca il cuore e disacerba la denuncia, che solo apparentemente è cinica, fredda e spietata. -
Vanità
«La storia della vanità è la storia del mondo». L'affermazione con cui esordisce questo libro singolare di Mario Andrea Rigoni dice già il rilievo del tema che affronta. Eppure alla vanità non era mai stata dedicata un'opera di riflessione particolare, capace di evocarne insieme i multiformi aspetti (dalla brama di gloria allo snobismo) e soprattutto di metterne in relazione i due principali: la vanità come esperienza metafisica della desolante nullità del mondo e la vanità come tentativo dell'individuo e delle collettività - tentativo ora eroico ora patetico ora ridicolo - di sottrarsi all'oscurità e all'insignificanza. Alternando il tono personale all'osservazione obiettiva, mescolando la riflessione e l'aforisma alla citazione e all'aneddoto, mettendo in risonanza inaspettata storia antica ed esperienza moderna anche attraverso un'antologia di testi che incomincia con Gilgamesh e finisce con Lévi-Strauss, Rigoni illumina i comportamenti individuali e sociali alla luce di un impulso profondo e universale, responsabile sia di glorie sia di assurdità o di catastrofi, in ogni caso tanto irreprimibile da spingere il soggetto alla ricerca della propria affermazione a qualsiasi prezzo, compreso quello di degradarsi, e persino di calunniarsi. -
Le illusioni del genere umano
La Filosofia dell'inconscio di Eduard von Hartmann esce nel 1869, nove anni dopo la morte di Schopenhauer e ottiene subito un successo strepitoso. In essa il giovane filosofo tenta di integrare fra loro il pensiero di Hegel e Schopenhauer, secondo una prospettiva già prefigurata dall'ultimo Schelling. Per Hartmann a fondamento della realtà e del dolore che la pervade c'è un principio irrazionale, secondo quanto insegnato da Schopenhauer, ma tale principio da solo non può bastare: c'è bisogno dell'idea di Hegel per dar ragione degli elementi razionali della realtà. Volontà e idea sono i due elementi costitutivi del nuovo principio metafisico, denominato inconscio, che opera in tutti i fenomeni, compreso l'uomo. La razionalità del mondo assume tuttavia una configurazione sconcertante. La felicità è l'unico fine ragionevole dell'umanità, ma essa è irraggiungibile nel presente. L'umanità si illude che lo potrà essere nel futuro con il progresso. Bisogna allora abbandonare il quietismo di Schopenhauer e impegnarsi nella realizzazione del progresso. Ma se - come Hartmann dà per certo - anche il progresso non produrrà felicità ed anzi si rivelerà come l'ultima illusione, non resterà che riconoscere come unico fine razionale la realizzazione di una condizione di non sofferenza, ovvero l'annichilimento del mondo. Il momento di questa scelta radicale è tuttavia ben lontano nel tempo; per ora è indispensabile operare per il progresso, pur nella mesta convinzione che esso non potrà mutare veramente le condizioni dell'umanità. Di lì a poco la Germania realizzerà la sua unificazione proseguendo il cammino che doveva farne in breve una grande potenza; ma molti - pur apprezzando e ammirando questo progresso, pur contribuendo ad esso con lealtà e impegno - rimarranno intimamente insoddisfatti. Il sistema di Hartmann è forse una metafora della delusione degli anni della Gründezeit? -
Lo spirito del fuoco. La filosofia e l'irrazionale
Una suggestiva silloge di ""schizzi"""" filosofici intorno al simbolo del fuoco, tra gli elementi naturali il più rappresentato nei miti antichi, nei pensatori delle origini, in poeti e scrittori d'ogni tempo. La """"figura"""" talvolta rende più dell'argomentazione: il fuoco è così segno dello spirito che contrasta la morte. È un dono e al tempo stesso l'estremo pericolo di consunzione. Il pensiero in ogni modo teme il fuoco pur se ne avverte il fascino segreto. Sta per certo che alle idee hanno allestito il rogo i più fieri nemici della scienza, solo allo scopo di annullare secoli di cultura impressa su carta o pergamena. Fuor di metafora, il fuoco è l'irrazionale con il quale la filosofia sempre si confronta. Inspiegabile non è forse la stessa ragione, la volontà che aspira a colmare il futuro, la passione, la fede, la bellezza, il male, la contingenza della storia? Irrazionale è certo l'istanza di una razionalità assoluta. La filosofia ha il compito di combattere semmai l'irragionevolezza anche contro la pretesa assurda di abolire il mistero. Ha cioè il dovere morale di sconfessare ogni volta la superstizione dommatica, i conformismi, la cieca obbedienza ai dettami delle mode. In copertina un piccolo quadro a olio di Van Gogh, raffigurante il contadino che brucia sterpi sul finire del giorno. Al centro l'immagine di un fuocherello povero e impetuoso simbolo della riflessione solitaria, che è poi la più tenace forza per la sopravvivenza."" -
Storia della DC. 1943-1993: mezzo secolo di Democrazia cristiana
La prima edizione di questa Storia della Dc uscì nella primavera del 1978, nel pieno dell'emergenza del sequestro di Aldo Moro; una seconda edizione, aggiornata, nel 1993, l'anno che segnò la fine della Prima Repubblica e contestualmente del partito che la incarnò. Galli, lungo la trattazione, non disconosce i meriti della Dc, ma non esita a dichiarare nell'introduzione all'edizione del 2007 dell'opera: «Quello ""stile di governo"""" è stato caratterizzato anche da rapporti con il crimine organizzato, in misura molto più elevata che nelle altre democrazie occidentali. La Dc ha ereditato la mafia, la camorra, la 'ndrangheta dalla storia italiana: ma ha trattato con loro invece di avversarle, le ha tollerate invece di combatterle. È ovvio che la Dc non era una """"associazione a delinquere"""" (come pure negli anni Settanta fu accusata di essere), e che la storia del partito non è una storia criminale. Ma è altrettanto pacifico che il potere democristiano è stato costellato di scandali e ruberie, e che nella storia politica della Dc il crimine organizzato ha avuto un peso specifico». E ancora: «Certo gli """"anni di piombo"""", e la stessa parabola del partito armato, richiamano un'altra grave responsabilità ascrivibile alla Dc: quella connessa alla """"strategia della tensione"""", con la sequela di eccidi, delitti e attentati di matrice terroristica rimasti senza colpevoli, a partire dalla strage di Piazza Fontana. Responsabilità codificate dal fatto che il ministero dell'Interno, e il controllo degli apparati di sicurezza, è sempre rimasto in mani democristiane»."" -
Paesofia. Filosofia e viaggi nei piccoli paesi
I piccoli paesi rappresentano per l'Italia una ricchezza artistica, paesaggistica, culturale e antropologica che corre il rischio dell'estinzione e della marginalizzazione come dimostrato dal consistente spopolamento di molti borghi. C'è però un modo suggestivo per far rifiorire i piccoli paesi (ma anche noi stessi): considerarli luoghi d'elezione dove poter esercitare al meglio ciò che ci rende esseri umani cioè la riflessione e il pensiero. Per questo l'autore ci conduce nella ""paesofia"""" intesa come la ricerca di nessi tra il pensiero, la filosofia e i paesi. Ci mostra come proprio nei piccoli borghi possiamo far sbocciare e rendere vive e concrete le teorie filosofiche di grandi pensatori come Platone, Aristotele, Epicuro, Seneca, Agostino, Boezio, Moro, Rousseau, Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche. Nella seconda parte del libro, l'autore ci racconta i suoi suggestivi viaggi in alcuni paesi che rientrano tra i cento più piccoli d'Italia per popolazione. Si tratta di vere e proprie immersioni in un mondo sull'orlo dell'estinzione ma in grado di suscitare ancora meraviglia e fascino. Prefazione di Leonardo Caffo."" -
Governo e potere dei commons ai tempi del capitalismo cognitivo: alcune esperienze di autogoverno del Comune a Napoli e in Italia
In questo libro vengono analizzate le principali teorie e tecniche concernenti la governance dei commons allo scopo di tracciare un bilancio - provvisorio - delle principali esperienze sociali, economiche e istituzionali che si sono date nel corso degli ultimi decenni in Italia. Le sperienze di commoning prese in considerazione sono, infatti, quelle che riguardano le principali esperienze di nascita, consolidamento e gestione dei commons che si sono affermate nelle principali città italiane, in particolare fra Napoli e Bologna. -
De mente umana e altri scritti
Durante la sua lunga attività di insegnamento presso le Università di Napoli e di Pisa, Simone Porzio (1496-1554) si confrontò costantemente con i testi di Aristotele e con i suoi commentatori. La sua opera più matura, ma anche la più controversa, è sicuramente il trattato De mente humana, pubblicato a Firenze nel 1551, in edizione latina, che lo pose al centro di critiche e dibattiti teorici sui grandi temi dell'immortalità dell'anima. Il volume presenta la prima edizione del volgarizzamento De mente umana, secondo l'unico testimone manoscritto pervenutoci (Bibliothèque nationale de France, Ms. Ital. 441), e reca - insieme alla Quaestio sull'immortalità dell'anima (Yale, Ms. Mellon 32.3) -, la Prefazione al Credo cristiano (Napoli, Ms. Branc. VD17) e utili contributi alla ricostruzione del naturalismo aristotelico e della dottrina psicologica porziana. L'edizione, condotta su testimoni superstiti, è corredata da uno studio sulla tradizione delle opere e dei codici porziani, e da un puntuale apparto delle fonti. -
Sgalambro materialista. Gentile, Leopardi, Sciascia, Cioran
Manlio Sgalambro fu dentro quel tramonto della cultura siciliana di cui parlò Giovanni Gentile? Fu materialista e irreligioso come voleva Sciascia fossero i siciliani o ateo come - a torto - ancora si ritiene e non piuttosto empio come si definiva? E il suo teologo irregolare è l'erede dell'inquisitore ucciso di quello? V'è un illuminismo in Sgalambro? Lo stratonismo di Leopardi agisce ancora su di lui? A queste ed altre domande - decisive per l'esatta collocazione critica del filosofo di Lentini - non teme di rispondere Carulli, nell'ennesimo capitolo della lunga e difficile ricostruzione critica della figura del pensatore siciliano. Conclude il volume un'ulteriore riflessione sul senso della sua attività di ""paroliere"""": che le visioni di Sgalambro e Battiato furono giustapposte, nient'affatto fuse, contrariamente a quanto si è continuato a leggere con la morte del musicista di Riposto. Acclusa al volume, la postfazione di Piercarlo Necchi lumeggia il rapporto tra Sgalambro e l'illuminismo radicale, materialista e ateo, del barone d'Holbach."" -
La posta in gioco. I giochi e il ludico nei racconti di Toni Cade Bambara, Rita Ciresi e Grace Paley
Cosa spinge i giocatori e le giocatrici a giocare? Quali obiettivi si prospettano all'orizzonte, e con quali mezzi si è disposti a raggiungerli? E anche: esiste una posta a cui ambire, se si sceglie di non stare al gioco? Ma soprattutto: qual è la posta in palio, nel raccontare storie di giochi e di ludico? Questo volume approfondisce tali questioni nei racconti della scrittrice afroamericana Toni Cade Bambara (1939-1995), dell'italoamericana Rita Ciresi (1961-) e dell'autrice di origine ebrea russa Grace Paley (1922-2007). Esaminando le rappresentazioni dei giochi (attività inquadrate in una cornice spaziotemporale definita, con mosse e ruoli chiaramente individuabili ed esiti misurabili) e del ludico (la performance di un'attività riconoscibilmente giocosa, ma non inscritta in una cornice formale rigida e dagli esiti non misurabili), il libro ne evidenzia l'intreccio con le categorie di genere, razza/etnicità e classe, e indaga criticamente l'uso letterario dei giochi e del ludico interpretandone la ricorrenza tematica e il rapporto con la trasgressione come una strategia estetica dal preciso intento socio-politico.