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L' ABC di un impero: iniziare a scrivere a Roma
Questo volume raccoglie una serie di contributi di archeologi, storici e filologi sul tema dell'insegnamento scolare e del livello di alfabetizzazione esistente nel mondo romano tra repubblica ed impero. I lavori raccolti in questa sede analizzano da prospettive originali ed innovative un argomento piuttosto discusso nell'ambito dell'antichista e dimostrano in maniera univoca una diffusa alfabetizzazione nel mondo romano che risulta pienamente confermata dalle fonti archeologiche, iconografiche e scritte. -
Dalla Troade a Cuma Opicia. Gli Eoli, la Sibilla, Apollo Smintheo
"Sulla tradizione letteraria relativa alle origini di Cuma campana, nella misura in cui in questa fondazione venivano coinvolte componenti connesse a Cuma eolica, gravavano tutta una serie di sospetti aggravati poi dal fatto che il più antico sostenitore di questa connessione era uno storico come Eforo, nativo di Cuma eolica e criticato spesso per il suo localpatriottismo. Lo studio attento, qui ripreso, delle tradizioni sull'Eubea come sulla Beozia come sull'Asia minore eolica porta però a credere più che reale il legame in età arcaica tra area eolica continentale ed Eolide d'Asia, simboleggiato dalla vicenda di Esiodo, che si è potuto avvalere del conforto dei lavori archeologici e storici, della Lemos (2002, 2009), di Aloupi e Kourou (2007); di Mazarakis Ainian (2007), di Ridgway (1997), di Schachter (2016), di Tankosic, Mavridis, e Kosma (2017). Per ciò che riguarda Eforo e la sua opera storica, la valutazione positiva che se ne è data, si è potuta giovare di tutti i correttivi all'immagine di Eforo apportati dalle ricerche più recenti, quelle in particolare contenute nei vari contributi presenti negli atti del convegno salernitano del 2008, confluiti nel volume curato da P. De Fidio, C. Talamo e L. Vecchio, e nel volume di G. Parmeggiani (2011), che tutti tendono a rivalutare, un'opera, che nell'antichità era stata ampiamente messa a frutto da Aristotele, nella Politica e sopra tutto nelle Politeiai, aveva ricevuto, proprio per la parte arcaica, gli elogi di Polibio, ed era stata ampiamente utilizzata da Strabone proprio in relazione alla colonizzazione in Occidente (Mele 2015, 2016).[---]"""" (dalla premessa di Alfonso Mele)." -
Carlo Bonucci. Carteggi e materiali (1850-1870)
"Nella riscoperta di figure storiche finora trascurate del panorama culturale italiano è necessario un approccio scevro da pregiudizi di sorta e distante da obiettivi aprioristicamente apologetici e rivalutanti. Riportare alla luce l'esperienza e il contributo di accademici e intellettuali dai vari interessi, operanti negli anni in cui si compie il processo di unificazione nazionale, è un'operazione che rivela il suo senso nel restituire tutte le tonalità di una stagione culturale complessa. Alla luce di questa premessa, il giudizio storiografico su tali personalità, che in alcuni casi, come nel presente, seppero spaziare anche in una prospettiva europea, può e deve dare i suoi frutti solo dopo attenta valutazione e approfondita analisi del contesto di riferimento. Il volume Carlo Bonucci. Carteggi e materiali (1850-1870) di Rossella Iovinella giunge alla sua maturazione dopo che sono state indagate le diverse """"anime"""" che convissero nell'antichista napoletano: convinto funzionario borbonico e soprintendente agli scavi di Pompei ed Ercolano, Carlo Bonucci fu attivo socio dell'Instituto di corrispondenza archeologica di Roma, in stretto contatto con la dirigenza tedesca dello stesso, instancabile promotore della circolazione di travellers e foreigners nelle città vesuviane e nel Meridione tutto, membro dell'Institut Royal de France, ispettore generale degli scavi e delle antichità del Regno, tra i pionieri dell'interesse agli studi di preistoria in Italia. Della controversa figura di Carlo Bonucci la studiosa ha - forse prima di ogni altro aspetto - appurato e sottolineato le criticità, le molte ambiguità e i limiti, nella cronaca di vicende relative alla direzione degli scavi a Pompei, ai problematici quando non apertamente ostili rapporti con Francesco Maria Avellino, Eduard Gerhard, Pietro Bianchi, ai suoi eclatanti scontri con Giuseppe Fiorelli e il principe Sangiorgio Spinelli. Ne sono stati riconosciuti al contempo, attraverso la propensione a un naturale attivismo sempre riconfermato nella sua quarantennale carriera, l'intuito e la sensibilità verso tutti gli stimoli scientifici nuovi e i processi culturali in fieri, come pure rispetto all'emersione di coordinate storiografiche nuove, ma non per questo necessariamente alternative ai consueti filoni di studio classicisti. Il ventennio, a cui è riconducibile la documentazione epistolare inedita riportata nel presente volume, è cruciale per l'Italia come per l'Europa, sconvolta dal feroce conflitto che oppose Prussia e Francia, e lascia tracce profonde nelle parole, nelle riflessioni e negli atteggiamenti degli intellettuali dell'epoca. I carteggi analizzati, frutto di un lungo lavoro di ricerca archivistica e poi di assemblaggio e selezione dei materiali, si lasciano apprezzare per l'acribia dell'analisi filologica e testuale, oltre che per il loro sicuro valore documentario, misurabile in relazione agli elementi finora ignoti offerti alla ricostruzione della storia degli studi e dei rapporti di una comunità scientifica.[---] Il volume, infatti, contribuisce alla conoscenza del panorama culturale di un'epoca, osservata attraverso lo """"spioncino"""" delle corrispondenze e nella confluenza di interessi classici, medievali e preistorici, in una prospettiva locale e internazionale, italiana ed europea"""". (Dalla premessa di Maria Luisa Chirico)" -
I Fori imperiali
"In occasione del centenario della fondazione (1918-2018) l'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte celebra il suo fondatore e primo presidente Corrado Ricci con la pubblicazione di alcuni suoi scritti inediti relativi alla sistemazione dei Fori Imperiali e dell'area archeologica centrale di Roma, da lui diretta negli anni 1922-1934. Gli scritti fanno parte del Fondo Fori Imperiali, conservato presso l'Archivio Storico dell'Istituto, un corpus documentario che illustra in dettaglio l'imponente campagna di interventi con cui venne recuperato e reintegrato nel tessuto urbano un importantissimo tratto della topografia di Roma imperiale, comprendente, ad est dell'attuale Via dei Fori Imperiali, il Foro di Traiano, il Foro di Augusto e la Casa dei Cavalieri di Rodi e il Foro di Nerva, e, ad ovest della direttrice viaria, il Foro di Cesare. Il progetto relativo a questi interventi venne reso pubblico da Ricci nel 1911 e, dopo l'avvio dei lavori nel 1924, condotto fino al 1934, anno della sua morte; fu da lui qualificato con il termine di """"Liberazione"""" e di """"Redenzione"""", come se costruzioni e superfetazioni di epoca posteriore alla Roma imperiale costituissero un nemico da combattere in armi. I resti degli edifici di età imperiale lungo il tracciato tra Piazza Venezia e il Colosseo vennero infatti """"liberati"""" dalle costruzioni di epoca medioevale e moderna (il cosiddetto quartiere Alessandrino) e riportati all'antico splendore [---]"""". (dalla premessa di Massimo Pomponi)" -
L' imprenditoria al femminile nell'Italia romana: le produttrici di opus doliare
Questo volume si inserisce nel promettente filone di ricerca che si occupa del lavoro femminile nel mondo antico, concentrandosi su un ambito finora non pienamente indagato nella sua complessità. Quanto era consistente la partecipazione femminile nella produzione di materiale da costruzione e altre categorie di ceramica pesante nell'Italia romana? Quante donne ""imprenditrici"""" marchiavano i prodotti delle loro manifatture tra la tarda repubblica e l'età imperiale? Queste domande costituiscono la base dello studio condotto dall'autrice, fondato sulla raccolta e analisi dei marchi di fabbrica che recano impressi nomi femminili. Si tratta di donne che gestivano le loro attività manifatturiere, di grandi o piccole dimensioni, con diverse modalità organizzative e che ricoprivano posizioni prevalentemente appannaggio degli uomini in modo del tutto equivalente e con analoghe prerogative. Dalla Venetia all'Apulia, dal Piceno a Roma, l'autrice esplora il coinvolgimento di tali dominae private nelle produzioni fittili, i loro rapporti con le famiglie di provenienza, legate tanto all'aristocrazia senatoria ed equestre quanto ai ceti dirigenti di rango decurionale, e il loro ruolo nel contemporaneo scenario economico, politico e sociale dell'Italia romana."" -
Campania Romana
Pubblicati in varie sedi nel corso di più di due decenni, i saggi riproposti in versione riveduta ed aggiornata in questo volume sono accomunati dal riconoscimento del ruolo centrale della città in Campania dalla conquista romana fino all'età tardoantica. Si riconsiderano su scala regionale l'evoluzione demografica in età repubblicana, la diffusione e l'articolazione istituzionale del cristianesimo, il ruolo economico ed amministrativo della città nel Tardoantico, l'impatto delle eruzioni vesuviane e dei terremoti sul tessuto poleografico e sulle strutture produttive. Vengono inoltre riesaminati momenti significativi della storia di alcuni importanti centri urbani. -
Simorgh. Trenta interviste con iranisti italiani. Vol. 1
"Il presente libro è il risultato di otto interviste condotte in video, sulla base del programma dell'Archivio Orale della Biblioteca Nazionale dell'Iran, e di due interviste per iscritto, commissionate dall'Istituto Culturale dell'Ambasciata della R.I. dell'Iran. Da tempo era mio desiderio personale intervistare le personalità accademiche italiane che hanno speso una parte consistente della loro vita in ricerche e studi sull'Iran. Volevo farli conoscere ad un pubblico più vasto fuori dal mondo universitario e divulgare la loro esperienza. Già avevo fatto delle interviste pubblicate sui giornali iraniani, tra cui l'intervista alla Prof.ssa Bianca Maria Scarcia Amoretti, al Prof. Angelo Maria Piemontese, alla Dott.ssa Felicetta Ferraro, ex Addetto Culturale dell'Ambasciata italiana a Teheran, e all'ex Ambasciatore Roberto Toscano. Perciò, quando il Dott. Akbar Gholi, Direttore dell'Istituto, mi ha chiesto se potevo dedicarmi a queste interviste, ho accettato di buon grado ma senza valutare l'impegno che richiede ogni singola intervista. Per spiegarmi meglio, vorrei elencarne le fasi: contatti preliminari e opera di convincimento per far accettare la proposta, la fase più lunga di attesa, scambi e-mail, telefonate, ecc.; studio del personaggio, lettura del suo curriculum, dei campi di sua competenza ed interesse; preparazione di un primo elenco di domande da sottoporre all'intervistato, per farle eventualmente correggere, modificare o aggiungerne altre; concordare la data, l'ora e il luogo dell'intervista che in genere dura all'incirca 4 ore, di cui 2 per l'allestimento che serve all'operatore e 2 per le riprese; trascrizione dell'intervista, invio per la revisione di tutto e l'approvazione finale; Traduzione in fârsi per l'edizione persiana. Malgrado tutti gli intervistati sapessero parlare in fârsi, ho preferito l'italiano per consentire loro di esprimersi più compiutamente nella lingua madre. Il lettore troverà che, dopo alcune domande iniziali quasi uguali per tutti, vengono poste ad ognuno domande specifiche nel suo campo di competenza. Nella preparazione delle domande sono stato aiutato molto dal Dott. Mahiar Samavish, mentre le riprese sono opera del Sig. Amir Ali Alaie e mi sento in dovere di ringraziare entrambi. Nella scelta delle domande, ho cercato di dare la possibilità ad ognuno degli intervistati di presentare l'ambito delle sue ricerche e interessi come meglio credeva, e mi sembra di essere riuscito in questo intento. Devo ringraziare tutti loro per avermi aiutato in questo lavoro. A mio avviso, queste interviste sono importanti per due motivi: 1. aiutano noi Iraniani a conoscere meglio la nostra storia e tutte le persone, iraniane o straniere, che dedicano i miglior anni della loro vita alla ricerca e allo studio; 2. aiutano gli amici italiani e stranieri a conoscere meglio la storia dell'Iran, che indissolubilmente è legata alla storia dell'umanità, e non assoggettarsi alle propagande negative del momento. Il caso ha voluto che uno degli intervistati, il Prof. Adriano Rossi, Presidente di ISMEO, si sia interessato al progetto e abbia deciso di favorirne la pubblicazione"""". (Abolhassan Hatami)" -
Tra le pieghe della storia. Conversazioni con Alessandro Pagliara e Anita Pesce
[...] Nell'isolante desertificazione temporale, perduti nel regresso e prigionieri dell'eccesso, ciascuna camera di casa era diventata cella carceraria dell'arresto globale. [...] La sorpresa interna - come di consueto - la scartocciammo nella settimana ""in Albis"""": una sorpresa che ci piombò addosso in quei giorni in cui i conti tornavano in nome di una pizzaiola napoletanità culturale, campanilistica ma universale. E già! Proprio Benedetto Croce in persona, isolato come tutti in una sua villa di villeggiatura al Vomero alto, di lì avrebbe impartito delle lezioni lockdown a studenti universitari, insegnando loro a suonare le campane. [...] Frattanto i quattro Arcangeli, con l'occhio delle ali e le ali dell'occhio, rilevarono che l'innocenza non era più un'apposizione della follia e che la follia non era affatto un'apposizione dell'innocenza - come aveva espresso con boccacce scientifiche il genio di Einstein - e, mentre nel passato i mai erano relegati alla partecipazione ridente nel Carnevale, poi, da quando il Carnevale era divenuto quotidiano, essi non erano più bene identificabili né funzionali nel gioco delle parole [...]. (dall'Epilogo - Maggio 2020)"" -
Jiroft. La civiltà che non c'era
"Questo libro racconta il contributo italiano e specificamente di ISMEO alle prime, pioneristiche fasi della scoperta della civiltà di Jiroft (molto probabilmente l'antico paese di Marhasi delle fonti mesopotamiche). Come in ogni inizio, a incertezze e passi falsi si sono accompagnati colpi di fortuna e improvvisi squarci di luce. Il contributo italiano, come narrano le stesse pagine di questo libro, è un episodio della prosecuzione delle ricerche - tanto innovative quanto vigorose - lanciate dall'IsMEO tra gli anni '60 e '70 del secolo scorso nelle valli interne del margine est dell'Altopiano iranico. In questa vasta e inesplorata regione, Giuseppe Tucci, e successivamente Gherardo Gnoli avevano ipotizzato l'esistenza di importanti radici preistoriche della civiltà iranica; intuizioni ben presto intensificate e avvalorate dal decennio di fortunati scavi condotti da Maurizio Tosi nel bacino endoreico del Sistan (1967-1975). La sua scoperta della 'Città Bruciata' (Shahr-i Sokhta) avrebbe per sempre dilatato le quinte della prima urbanizzazione dell'Asia Media ai margini del Balocistan, vasta e frastagliata cerniera geopolitica tra Iran e subcontinente indo-pakistano. Il panorama di fitti legami e scambi, di avventure politiche, di mutua condivisione di ontologie e tecniche tra Mesopotamia, Iran e India antica che sta emergendo negli ultimi anni identifica nella civiltà di Jiroft-Mar?asi un protagonista importante, sino a due decadi addietro quasi dimenticato. La scoperta in loco di tavolette (e altri supporti) con iscrizioni del III millennio AEC, con tutte le difficoltà del caso, promette ulteriori sviluppi. La nostra Associazione internazionale è oggi lieta e orgogliosa di aver affiancato noti studiosi iraniani, come Youssef Madjidzadeh e Mansour Sajjadi, e la Cultural Heritage, Handicrafts and Tourism Organization of Iran (ICCHTO) in questa nuova fase di eccezionali scoperte archeologiche, che meritano di essere conosciute dal pubblico italiano in parallelo alle altre grandi culture del Vicino e Medio Oriente antico."""" (dalla prefazione di Adriano Rossi - PRESIDENTE ISMEO)" -
A cosa serve Leonardo? La ragion di Stato e l'Uomo vitruviano
È giusto, fisiologico, 'normale' che un capo di Stato, un capo di governo, un ministro si occupino del prestito di opere d'arte tra musei dei rispettivi paesi? Su un piano culturale, e politico nel senso più alto e generale, è questa la domanda fondamentale che attraversa il libro che state leggendo. Dopo l'articolo 9 della Costituzione le relazioni culturali tra i popoli non dovrebbero passare attraverso scambi di grandi mostre, o di singole opere feticcio, decisi dalle diplomazie, dalla politica, dai mercati. Perché le opere d'arte non dovrebbero più essere pedine della ragion di Stato: ma testi su cui fare ricerca, e da restituire alla libera conoscenza dei cittadini. Invece, accade esattamente il contrario: come dimostra l'incredibile peripezia dell'Uomo Vitruviano di Leonardo, in queste pagine accuratamente ripercorsa con il doppio sguardo di un giurista e di uno storico dell'arte. -
East and West (2020). Vol. 1
«Con questo primo numero del Volume 2020, East and West (New Series) riprende le sue pubblicazioni, dopo quasi un decennio di silenzio. Sono passati esattamente settant'anni da quando Giuseppe Tucci, nel suo ruolo di Presidente dell'IsMEO, ha iniziato, con la Prefazione contenuta nelle prime pagine del primo numero di East and West 1 (1950), il suo dialogo tra Oriente e Occidente. East and West era un trimestrale in lingua inglese pubblicato dal 1950 da IsMEO (Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente) e successivamente (dal 1995 in poi) da IsIAO (Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente). Giuseppe Tucci ha curato la rivista fino al 1978, Gherardo Gnoli fino al 1997, Maurizio Taddei fino al 2000 e poi di nuovo Gherardo Gnoli fino 2012. Il periodico era diviso in varie sezioni, di cui le più importanti erano ""Articoli"""", """"Brevi note"""" e """"Recensioni di libri"""". Nei primi venti volumi circa, Est and West conteneva anche una sezione intitolata """"Attività IsMEO"""", fornendo informazioni sugli scavi archeologici e sui lavori di conservazione effettuati dall'IsMEO, nonché convegni e mostre organizzate dall'Istituto. Il focus di Est and West era principalmente sull'arte e l'archeologia del Medio Oriente e dell'Asia, con particolare attenzione ai risultati di vari scavi archeologici in Iran, Afghanistan, India, Pakistan, Nepal, Tibet, Asia centrale ecc., Entrambi organizzati direttamente dall'Istituto o in collaborazione con altre istituzioni scientifiche. Nelle pagine del periodico si trovavano anche studi di diversi altri campi, come la storia e l'etnografia della religione, l'antropologia e la filologia (dei monumenti sia epigrafici che codicologici). Un altro importante compito di interazione culturale assunto da Est and West ha riguardato la pubblicazione - spesso arricchita da foto, grafici e appunti complementari - di un gran numero di articoli e brevi appunti di giovani studiosi, divenuti successivamente responsabili di ricerca e manager del turismo culturale nel paesi in cui sono stati condotti scavi e ricerche. L'attuale rinascita di Est and West, si inserisce in un panorama scientifico molto diverso non solo da quello degli anni Cinquanta, anno di fondazione della rivista, ma anche da quello del primo decennio degli anni Duemila, al termine del quale le sue pubblicazioni sono cessate. Oggi esistono decine di riviste specializzate in Italia, Europa e nei singoli paesi del Medio Oriente, dell'Asia e dell'Africa le cui tradizioni concrete e intellettuali sono oggetto della ricerca dell'ISMEO. Riteniamo però che sia disponibile uno spazio considerevole per un periodico in lingua inglese di alto livello: la nuova collana East and West mira a fornire una piattaforma autorevole di informazione e discussione a margine delle attività scientifiche dell'ISMEO, ancora una volta attiva ad ampio raggio e di alta qualità, un canale di comunicazione internazionale diretto tra le esperienze formative nelle aree del mondo in cui si svolge la ricerca ISMEO e la formazione che si svolge in Italia nello studio delle civiltà asiatiche e africane.» (dalla premessa di Adriano Rossi)"" -
Il pozzo del destino. Vita di Celadet Alî Bedirxan
«Con l'edizione italiana di Il pozzo del destino di Mehmed Uzun (1953-2007), presentiamo un nuovo volume nella serie di letteratura kurda la cui realizzazione è stata resa possibile grazie a un progetto coordinato dal- l'ISMEO - Associazione internazionale di studi sul Mediterraneo e l'Oriente, coeditore del presente volume, e dall'Istituto internazionale di cultura kurda (Roma)[...]. Il pozzo del destino è un romanzo storico incentrato sulla biografia di Celadet Alî Bedirxan, personaggio chiave del Novecento kurdo. Come nota nel suo saggio introduttivo Francesco Marilungo, il giovane kurdologo italiano che ha egregiamente tradotto e curato il romanzo, in esso viene a crearsi una sorta di sovraimpressione fra le figure di Bedirxan e Uzun: il secondo scrive il romanzo che il primo avrebbe voluto scrivere e non ha potuto. Dopo il processo del 1976, quando Uzun capisce che solo dall'esilio potrà essere utile alla causa, sulla via che lo condurrà in Svezia si trattiene ancora per qualche settimana a Damasco, per una sorta di immersione finale nel passato plurisecolare delle migrazioni kurde. [...] Attraverso la sua prosa e i suoi ragionamenti, Uzun indica nella lingua, strumento della narrazione collettiva, l'unica via di riscatto, l'unica possibilità di rompere l'isolamento. È un compito che generazioni di letterati kurdi - da Eh- medê Xanî a fine Seicento fino ai fratelli Bedirxan nella prima parte del Novecento e a Sharko Bekas nell'epoca a noi contemporanea (si veda in questa stessa collana: L. Schrader, Sherko Bekas. Scintille di mille canzoni, Il Novissimo Ramusio 4, Roma 2017) hanno sentito come compito principale dello scrittore kurdo, vale a dire il contributo alla creazione di una letteratura nazionale in una varietà linguistica comprensibile al maggior numero possibile di Kurdi.» (dall'introduzione di Adriano V. Rossi, Presidente ISMEO) -
Le iscrizioni degli antichi autori greci e latini. Vol. 1-3
"In questo volume ho cercato di riunire le mie due identità primarie, quella del ricercatore di epigrafia maturata alla scuola di maestri quali Luigi Moretti e Reinhold Merkelbach, e quella del professore di letteratura greca e latina, consolidata in anni di continuativo esercizio della docenza in tali materie presso il Liceo Dante Alighieri di Roma. Alla sua realizzazione ho raccolto, da alcuni anni, materiali disparati (...). Progressivamente ho cominciato a raccogliere le iscrizioni anche con l'ausilio dei ben noti repertorî epigrafici, anche se spesso, a seconda del criterio adottato, la ricerca pareva vacillare per l'eccessiva abbondanza del materiale pertinente e la conseguenza impossibilità (almeno per un unico redattore) di poterlo elaborare da solo, non oso dire in maniera esaustiva, ma perlomeno significativa. Alla fine ho messo in piedi questa raccolta, di cui ho già pubblicato uno specimen in lingua latina, sotto il titolo di Scriptorum Antiquorum Ttituli I (...). L'opera è sostanzialmente articolata in tre parti: la presente [vol. 1] costituisce una trattazione nella quale sono inglobate notizie e fonti circa gli autori, in particolar modo quelli la cui importanza è sottolineata dal rinvenimento casuale di iscrizioni che li riguardavano (...). La seconda parte del lavoro [vol. 2] è la raccolta medesima delle iscrizioni, collegate attraverso numeri progressivi e lettere (entrambi in neretto) alle pagine del testo (...). La terza parte [vol. 3] è costituita dagli indici."""" (l'autore)" -
Vir bonus inscribendi peritus. Scritti scelti di storia ed epigrafia veronese di Alfredo Bonopane
Questa raccolta ripropone le pubblicazioni che meglio consentono di delineare, all'interno della vasta produzione scientifica di Alfredo Buonopane, i suoi concreti itinerari di ricerca connessi con l'ambiente geografico della sua sede universitaria di appartenenza. Il volume si articola in tre grandi sezioni: epigrafia veronese vera e propria, temi economico-sociali e interessi collezionistico-antiquari. -
Archeologia di Agnone
Volume pubblicato in collaborazione con l'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte (INASA). Il presente volume raccoglie i risultati di tre anni di indagini archeologiche svolte nel territorio di Agnone (Is) e nei Comuni limitrofi di Belmonte del Sannio, Capracotta, Vastogirardi e San Pietro Avellana. L'area in esame è quella del Molise settentrionale che nell'antichità ha avuto una valenza strategica fondamentale. Attraversata da due tratturi principali (il Lucera - Castel di Sangro e il Celano - Foggia) e da diversi bracci tratturali, essa mette in comunicazione le valli dei Fiumi Sangro e del Trigno, che oggi segnano il confine tra le Regioni Molise e Abruzzo. In epoca sannitica questo territorio appartenne ai sanniti Pentri confinanti con i Carricini e i Lucani settentrionali. In età romana fu assegnato alla tribù Voltinia e diviso amministrativamente tra i Municipia di Terventum e di Aufidena. Nel Medioevo, prima dell'avvento dei Normanni, furono i conti Borrello i dominatori di questo lembo di Sannio. Le ricognizioni archeologiche hanno consentito di individuare e schedare circa 150 Unità Topografiche di epoche diverse, databili dal paleolitico sino al medioevo. Tra queste si annoverano ben 5 fortificazioni in opera poligonale d'epoca sannitica e almeno 4 luoghi di culto. Numerosi gli insediamenti capannicoli riferibili all'età del Ferro, mentre per l'età romana sono state individuate almeno tre grandi ville nelle immediate vicinanze di Agnone e numerose fattorie. Oltre all'indagine di superficie il progetto ha previsto ricerche negli Archivi di Stato di Roma e di Napoli, in quello della Soprintendenza Archeologica del Molise e nell'Archivio del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L'esame delle fonti medievali ha poi consentito di individuare insediamenti monastici, chiese, torri e castelli fino a oggi poco noti, che permettono di comprendere meglio la maglia insediativa del periodo. A validazione e controllo dei risultati del survey sono state condotte prospezioni geofisiche su un numero campione di siti individuati attraverso le prospezioni sistematiche di superficie. I risultati hanno fornito informazioni fondamentali riguardo la natura e l'articolazione planimetrica delle strutture rilevate. Gli esiti della ricerca hanno permesso così di delineare per la prima volta la storia del popolamento nel comprensorio preso in esame in un orizzonte diacronico. La Carta Archeologica così ottenuta rappresenta uno strumento di conoscenza e di tutela del territorio e dei beni culturali in esso presenti e in prospettiva una base solida per la sua valorizzazione, a disposizione delle istituzioni e in generale dei cittadini. ""Archeologia di Agnone"""" costituisce pertanto, nello stesso tempo, un punto di arrivo della ricerca archeologica, condotta dalla metà del XIX secolo sino ad oggi, ma anche una base di partenza per approfondire ulteriormente la storia e le dinamiche del popolamento del Sannio settentrionale nel corso dei secoli."" -
Un mare da coltivare. Lo sfruttamento delle risorse nel Mediterraneo romano
La ricerca che qui si presenta offre il primo studio sistematico sullo sfruttamento di varie risorse marine nel Mediterraneo romano; il quadro d'insieme che ne risulta mette in evidenza l'importanza sociale ed economica rivestita da attività come la pesca su larga scala, le salagioni di pesce, l'acquacoltura o la produzione di sale e tintura di porpora. Gli obiettivi dell'opera sono due: offrire uno studio generale delle varie attività produttive incentrate sul mare nel periodo romano e analizzare il loro ruolo nelle economie regionali insieme alla struttura organizzativa e sociale. Grazie all'approccio interdisciplinare, che combina fonti letterarie, epigrafiche, giuridiche, archeologiche ed etnografiche, questo studio mostra che lo sfruttamento di varie risorse marine era un importante elemento dell'economia romana, da considerarsi, per scopo e produzione finalizzata al mercato, alla stessa stregua delle attività economiche basate sullo sfruttamento della terra. Il libro si sofferma anche sull'importanza delle innovazioni tecnologiche e l'organizzazione del lavoro e manodopera, affiancando alle fonti antiche dati e fonti etnografiche per valutare la produttività delle antiche tecniche di pesca e allevamento. Lo studio affronta l'importante questione dello status giuridico del mare e se lo stato romano potesse, in circostanze particolari, imporre monopoli sui diritti di pesca in mare. Un attento esame delle fonti mostra, inoltre, come il quadro di riferimento giuridico esistente nel periodo imperiale potesse essere manipolato o ignorato nel tentativo di controllare risorse naturali a fini di sfruttamento economico. -
Fora Italiae et Hispaniae. Definizione e uso degli spazi forensi fino all'età giulio-claudia
Lo scopo di questo volume è quello di fornire una conoscenza più approfondita dei complessi forensi: delle loro fasi edilizie, della loro evoluzione, delle loro funzioni e delle architetture più significative che si trovano al loro interno. Si è scelto di analizzare una selezione di città fondate sia nella penisola italiana sia nelle province della penisola iberica, in modo che si potesse beneficiare di un ampio e vario terreno di confronto. Lo spazio forense è stato analizzato tenendo in considerazione tutti gli elementi socio-politici caratterizzanti e tutte le peculiarità locali presenti in ogni realtà urbana. I diversi insediamenti romani, infatti, presentano caratteristiche piuttosto eterogenee, che sono dovute anche ai differenti tempi e modi con cui si è svolta la penetrazione romana, partendo dal centro Italia e poi progressivamente anche nel resto della penisola e nelle aree provinciali. Nonostante tali differenze, è possibile trovare degli interessanti punti in comune nelle scelte urbanistiche e di progettazione intraprese dai costruttori romani. Sin dall'inizio, lo spazio forense si caratterizza per la varietà di funzioni che può ospitare, una peculiarità che lo distingue non solo come eminente realtà di valore architettonico ma che gli fornisce anche un grande valore antropologico, in quanto fulcro delle attività politiche e sociali di ciascuna comunità. Il foro prende forma in base alle esigenze della città in quel determinato momento in cui esiste, configurandosi come un'entità, di certo caratterizzata da una variabile forma di monumentalità, pronta ad adattarsi a ciò di cui i suoi fruitori hanno bisogno e a esprimere ciò che i suoi costruttori, intesi come finanziatori, intendono comunicare. Ogni foro, dunque, possiede una conformazione unica, la cui analisi può rivelare le intenzioni dei progettisti che lo hanno costruito e numerose altre informazioni inerenti le condizioni politiche, sociali ed economiche di ogni città. -
Fabriano e le sue collezioni di antichità. La continuità di una tradizione di studi
Intellettuali 'in rete' nell'Europa dell'Ottocento, II. Camillo Ramelli e Wilhelm Henzen Maria Federica Petraccia; Intellettuali 'in rete' nell'Europa dell'Ottocento, I. Camillo Ramelli, Bartolomeo Borghesi, Nöel des Vergers: il progetto francese di un Corpus inscriptionum Latinarum Maria Tramunto Le collezioni di antichità di Fabriano e del suo territorio, II. La formazione della collezione della chiesa di San Venanzo ad Albacina Francesca Pettinari; Le collezioni di antichità di Fabriano e del suo territorio, IV. La formazione della raccolta epigrafica di Villa Serafini, oggi Censi Mancia, ad Albacina Giulia Baratta; Le collezioni di antichità di Fabriano e del suo territorio, V. Il sarcofago di Valdicastro Giulia Baratta; Concordanze (a cura di Francesca Pettinari). -
La dimensione postimperiale della storia moderna dei Balcani. Conferenza tenuta a Palazzo Corsini, Roma, 22 maggio 2019, Aula di Scienze Morali dell'Accademia Nazionale dei Lincei
«Il volume che segue - il quarto della nuova serie delle Conferenze ISMEO - contiene sostanzialmente, con qualche minimale intervento redazionale e con l'aggiunta dell'indicazione dei principali riferimenti bibliografici, il testo della conferenza sul tema ""La dimensione postimperiale della storia moderna dei Balcani"""" che fu tenuta dall'autore a Palazzo Corsini il 22 maggio 2019, nell'Aula di Scienze Morali dell'Accademia Nazionale dei Lincei, alla presenza del Presidente della classe prof. Roberto Antonelli, su invito di ISMEO e dell'Accademia stessa. Il prof. Oliver Jens Schmitt insegna Storia dell'Europa sud-orientale all'Università di Vienna, ed è stato eletto nel 2017 Presidente della Classe storico-filosofica dell'Accademia delle Scienze austriaca. (...) Il filo rosso che segna gli studi del prof. Schmitt, ripreso in molte delle sue pubblicazioni, nel volume sui Balcani del Mulino e nella Conferenza Lincea che qui presentiamo, si distingue nettamente nelle parole che seguono, tratte da uno dei passi della conferenza dove è stato discusso il tema della legittimità della collocazione di una cesura epocale all'anno 1918, anno finale della Prima guerra mondiale e riferimento simbolico del processo che condusse tra il 1917 e 1923 alla scomparsa degli imperi russo, austro-ungarico e ottomano: una periodizzazione che distingua tra un periodo imperiale prenazionale e un periodo di nazionalismi e stati nazionali non corrisponde alla realtà storica. Al contrario, il nazionalismo, e anche la violenza di ispirazione nazionalista, nacquero proprio negli imperi, e le linee di continuità tra imperi e stati nazionali sono fortissime sotto questo aspetto. La recente ricerca sulla prima guerra mondiale ha evidenziato come gli imperi abbiano scatenato il nazionalismo con l'adozione di misure drastiche contro gruppi fino ad allora considerati leali - l'Impero russo cominciò a sospettare dei Tedeschi anche se servivano fedelmente, come le élites baltiche di lingua tedesca, nell'esercito russo, mentre l'Impero absburgico fece sopprimere migliaia di Ruteni e di Serbi e installò campi di concentramento per vari gruppi etnici, e l'Impero ottomano soppresse più di un milione di Armeni (...)» (dalla premessa di Adriano V. Rossi Presidente, ISMEO)"" -
Pompei. La catastrofe (2014-2020 d.C.)
Iscrizioni datanti che non datano nulla, cigni lussuriosi, fiere, schiavi, liberti, cinedi, prostitute vere o presunte, personaggi mitologici ipodotati, popinae, gromatici, gladiatori, fattucchiere, amuleti, cacatori, concorsi... Sono solo alcuni dei protagonisti e dei temi di un viaggio tanto allucinante quanto esilarante nella catastrofe di Pompei. Una catastrofe scientifica, etica e culturale causata dalle politiche di Dario Franceschini e della sua corte dei miracoli, che fa impallidire quella del 79 d.C.