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Realtà e mistero. Le radici universali dell'idealismo e la filosofia del nome
«Non esiste uomo che, seppur per un attimo, non sia stato seguace di Platone. Chi può dire di non essersi sentito spuntare le ali dell’anima? Chi non l’ha sentita levarsi verso la contemplazione diretta, immediata di ciò che la grigia coltre di nuvole del quotidiano nasconde alla vista? Chi, grazie all’eros, non ha toccato profondità della conoscenza alle quali la ragione non ha accesso? Chi non ha visto svelarsi la realtà altra e luminosa dove colui che ha conosciuto l’ispirazione incontra de visu gli archetipi eterni delle cose? Chi non ha assistito al crollo, alla caduta del muro invalicabile tra soggetto e oggetto, chi non ha visto l’Io abbandonare i limiti della propria introversione egoistica per respirare a pieni polmoni l’aria rarefatta della conoscenza e fondersi con tutto il creato? E quei “sogni d’amore meravigliosi, puri, senza nulla di terreno, intessuti di profumo di fiori e luce lunare, con i quali oggi si ottenebrano i giorni della giovinezza e che sono sulle labbra di tutti i poeti di tutte le nazioni colte” non sono forse figli del platonismo?». -
Il cappotto
“Il cappotto” (1842) di Gogol’ viene qui presentato nella versione di un traduttore d’eccezione, il poeta Clemente Rebora. Tuttavia l’importanza di questa edizione è dovuta soprattutto al testo che affianca il capolavoro gogoliano, scritto da Rebora in occasione della prima edizione del libro, nel 1920. Nel lungo saggio dedicato al racconto, un’indagine minuziosa e mirabile che non ha forse eguali nell’Italia di quell’epoca, Rebora ci offre un’interpretazione che oltrepassa le letture canonizzate e i luoghi comuni che allora come oggi eludono le interrogazioni fondamentali della «parabola» gogoliana. -
Lo spleen di Parigi
«A Arsène Houssaye Mio caro amico, vi invio un piccolo lavoro del quale sarebbe ingiusto dire che non ha né capo né coda, poiché, al contrario, in esso tutto è, alternativamente e reciprocamente, a un tempo capo e coda. Considerate, vi prego, quali mirabili vantaggi questa combinazione offra a noi tutti, a voi, a me e al lettore. Possiamo interrompere dove vogliamo, io le mie fantasie, voi il manoscritto, il lettore la sua lettura; non tengo infatti la volontà restia del lettore sospesa al filo interminabile di un intreccio superfluo. Togliete una vertebra, e i due pezzi di questa tortuosa fantasia si ricongiungeranno senza sforzo. Spezzettatela in mille frammenti, e vedrete che ciascuno potrà vivere separatamente. Con la speranza che qualcuno di questi tronconi saprà essere abbastanza vivace da piacervi e divertirvi, oso dedicarvi l’intero serpente». -
La mia fanciullezza con Gurdjieff
"Ecco un libro assolutamente delizioso. Non solo rievoca aneddoti pieni di spirito, ma è anche colmo di saggezza, la saggezza della vita. Il libro è egualmente ammirabile per la singolarità dell’incontro fra un ragazzino, Fritz Peters, e un essere straordinario. Si deve infatti tener sempre presente che, quando la madre lo affidò a Gurdjieff, che dirigeva allora l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo, a Fontainebleau, il bambino ignorava tutto della personalità del suo interlocutore e di quello che egli poteva rappresentare. Ma se ne rese conto ben presto. Ad apertura di libro, si viene immediatamente sedotti da queste due nature così profondamente diverse, e si avverte come tutto, qui, sia molto lontano dalla banalità dei ricordi d’infanzia. Fritz Peters, il monello, fu abbastanza perspicace da rendersi conto che si trovava in presenza d’un uomo assolutamente fuori del comune, d’un essere che era stato definito come un maestro, un guru, un profeta. Il libro affascinerà certamente anche chi di Gurdjieff non ha mai sentito parlare. E in ogni caso distrugge tutte le assurde leggende del «maestro e diavolo» che sono circolate a suo riguardo, delineando il ritratto di una delle figure più enigmatiche e controverse del nostro tempo. L’ho letto a più riprese, e ogni volta con interesse rinnovato. In un certo senso, lo considero come qualcosa di eguale ad Alice nel paese delle meraviglie, un autentico gioiello della nostra letteratura."""" (Dallo scritto di Henry Miller)" -
Oppio
Nel 1928, cinque anni dopo la morte dell’amico Raymond Radiguet, durante una cura disintossicante in clinica, Jean Cocteau, oppiomane, scrive e disegna. Per lui le due attività appartengono a un medesimo atto creativo: «Scrivere, per me, è disegnare, unire le linee in modo che diventino scrittura, o disunirle in modo che la scrittura diventi disegno». Così, nel corso delle giornate, dei singoli istanti, sotto i nostri occhi nasce un libro fatto di annotazioni, di giochi di parole, di giudizi da poeta («Il mio sogno, in musica, sarebbe di ascoltare la musica dei mandolini di Picasso»). Ai commenti sulla letteratura e sugli scrittori (si vedano le pagine ammirevoli su Proust, su Raymond Roussel) si aggiungono le osservazioni sul cinema (Buster Keaton, Chaplin, Buñuel), sulla poesia, sull’arte. Ma il tema lancinante, che ritorna a ogni pagina, è quello dell’oppio: «Mi sono reintossicato perché i medici che disintossicano non cercano di guarire i disturbi originari che causano l’intossicazione...». Ma il disturbo originario può essere guarito? «Tutto ciò che si fa nella vita, anche l’amore, lo si fa nel treno espresso che corre verso la morte. Fumare l’oppio è abbandonare il treno in marcia, è occuparsi d’altro che della vita, della morte». In questo libro Jean Cocteau ritrova la grande tradizione dei poeti visionari, quella di De Quincey, di Baudelaire, e soprattutto di Rimbaud. -
La metamorfosi degli animali
C’è una forza che segna lo sviluppo delle cose, ne regola il ritmo della crescita, controlla la decadenza e la fine. Goethe ha chiamato questa forza natura e ha usato il tempo della sua vita per inseguirne i segreti, per cercare di svelarli, per mostrare che noi – la nostra scienza, la nostra letteratura – non siamo che una piccola scheggia che ha origine dalla sua infinita potenza creativa. La natura è madre, è fondamento di tutto ciò che risplende nella diversità e nell’ordine. Allora, le differenze tra presunti saperi storici, scientifici, letterari sono solo un arbitrio che la cultura moderna ha voluto introdurre per sterilizzare l’energia vitale della natura, per controllarla e, in fine, per dominarla. Ma il dominio della natura è stato pagato con la perdita del significato dell’origine e del fondamento dell’esistenza. Gli scritti di Goethe sulla morfologia animale rappresentano un momento essenziale di questa riflessione sul fenomeno naturale. Essi ripercorrono tutta l’attività di ricerca goethiana sull’anatomia, sulla fisiognomica, sull’osteologia: «Ho scoperto non oro né argento» scrive Goethe a Herder «ma ciò che mi procura una gioia inesprimibile: l’osso intermascellare nell’uomo». Questa scoperta gli doveva confermare l’esistenza, almeno per quanto riguarda gli animali superiori, di un modello, di un tipo generale e costante le cui parti possono variare pur mantenendo una stessa unità formale. Era la dimostrazione dell’organicità vivente della natura, nell’infinita e affascinante varietà delle sue metamorfosi. -
Lo zen e le arti marziali
“Quando lo Zen giunse in Giappone, il paese era dilaniato da guerre civili, violenze, massacri, deportazioni di massa. Fu lo spirito Zen a trasformare le tecniche brutali della guerra in arti che avevano come fine non l’efficacia bellica, ma la ricerca di sé, il perfezionamento interiore di chi le praticava. La spada, l’arco e le frecce si trasformarono da strumenti di morte in supporti della meditazione. Il combattimento divenne puramente spirituale, il nemico fu individuato in se stessi, nelle illusioni dell’ego che impediscono all’uomo di vedere la sua reale natura, e che si devono implacabilmente distruggere. In virtù di questa meravigliosa influenza nacque il Bushido, insieme di princìpi morali, codice d’onore, disciplina cavalleresca che ha come fine il perfezionamento delle qualità fisiche e morali dell’uomo: il coraggio, la semplicità e la frugalità, la lealtà e la giustizia, la generosità e il disprezzo della morte. Fu per questo che lo Zen venne denominato «la religione dei samurai».” (Dallo scritto di Claude Durix) -
Russiart. Tra sogni e metafore. Catalogo della mostra (Rimini, agosto-settembre 2014). Ediz. italiana, inglese, russa
"Siamo soliti pensare che alcune arti siano dotate di un linguaggio universale. Ma siamo proprio sicuri che la musica e la pittura, tanto per fare due esempi, non debbano transitare dalla parola per essere comprese almeno in parte dei loro contenuti? Porsi il quesito di quale lingua parlino le immagini credo sia una delle riflessioni più fertili per chi si occupa di arti visive. Ogni dipinto nasce in un tempo e in un luogo e quelle coordinate di storia e di geografia si intersecano con una terza dimensione, individuale, segnata dalla fase creativa dell'autore. Ma dire quanto quest'ultimo fattore sia influenzato dai primi due costituisce la principale materia di tutta la storia dell'arte. Questa breve e generale premessa serve a formulare le riflessioni che mi pongo davanti alle opere in mostra oggi a Rimini. Mi domando infatti se queste tele parlino la mia stessa lingua, se adottino una forma di comunicazione che appartiene al nostro tempo, al nostro luogo. Cento ragioni mi spingerebbero a rispondere di sì e chissà quante ad affermare il contrario. Sono opere che incitano sentimenti e svegliano mondi paralleli che in qualche misura sono già dentro di noi. Evocano forme e iconografie che fanno parte di una storia millenaria, attraverso un alfabeto favoloso che sa parlare alla nostra infanzia così come riesce a colpire le parti più raffinate e adulte.""""" -
Sendai city. To the end of the future. Marco Bolognesi. Con poster. Ediz. illustrata
Include poster 50x70 cm (solo prime 100 copie). -
Le memorie dell'arte. Scritti in ricordo di Elio Monducci
Il volume, promosso dai Musei Civici di Reggio Emilia in collaborazione con l'Associazione culturale A Regola d'Arte e la Deputazione di Storia Patria-sezione Reggio Emilia, con il sostegno della Fondazione Pietro Manodori, del Banco S. Geminiano e S. Prospero-Gruppo Banco Popolare di Reggio Emili) e della Pallacanestro Reggiana, intende rendere omaggio a Elio Monducci, emerito studioso e appassionato ricercatore della storia artistica della città di Reggio Emilia, recentemente scomparso. Come è ben noto nell'ambito degli studi di storia dell'arte, Monducci, nel corso della sua vita di ricercatore di documenti d'archivio e studioso d'arte, si è occupato di gran parte della storia artistica della città emiliana, dal Medioevo all'Ottocento, dall'architettura alla pittura e dalla scultura alle arti decorative. Non solo, appassionato collezionista di libri antichi, stampe e dipinti di ambito reggiano del XIX e XX secolo, la sua preziosa raccolta è oggi conservata presso la Fondazione Pietro Manodori di Reggio Emilia. -
Fellegara. Dove sono nati i CCCP Fedeli alla linea. Ediz. illustrata
I CCCP Fedeli alla linea, originari di Reggio Emilia, sono stati un gruppo musicale punk rock italiano, ampiamente considerato uno dei più importanti e influenti nell'Italia degli anni Ottanta e conosciuti in tutto il mondo. Autodefinitosi un gruppo di ""musica melodica emiliana"""" e di """"punk filo-sovietico"""", nacquero nel 1982 a Berlino, dall'incontro tra il chitarrista Massimo Zamboni ed il futuro cantante/leader della band Giovanni Lindo Ferretti e si sciolsero in Italia nel 1990, in contemporanea alla crisi della stessa Unione Sovietica, dopo aver incluso nel gruppo alcuni ex componenti dei Litfiba. Il libro riunisce per la prima volta dopo venticinque anni tutti i protagonisti del gruppo e alcuni dei primi fan, che a vario titolo hanno frequentato il luogo dove i CCCP Fedeli alla Linea sono di fatto nati insieme a brani come Emilia Paranoica, di cui per la prima volta Giovanni Lindo Ferretti narra la genesi. Oltre ad essere la casa di Giovanni e di Maria Grazia Guidetti, nel casale c'era la sala prove dei CCCP. A Fellegara nacque la musica e l'estetica punk emiliana del gruppo."" -
Delle cose notabili d'Arimino. Ediz. illustrata
Diviso in due libri, il manoscritto che qui si pubblica corredato di trascrizione integrale, note di commento, indici e un ricco apparato iconografico originale, è custodito presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini dal 1871 quando fu acquisito insieme alla vasta collezione di documenti appartenuta al canonico Zeffirino Gambetti. Era intenzione del Buonamici redigere un testo che illustrasse compiutamente lo stato delle ricerche storiche più avanzate a Rimini, con particolare rimando all'antichità e alla storia patria della città, unito allo studio e alla puntuale e meticolosa descrizione delle più notabili opere artistiche ancora visibili. Ne scaturisce un'immagine di Rimini - ripercorsa per altro attraverso un nuovo tragitto che tocca chiese mai prima d'ora prese in considerazione - feconda di opere d'arte e di artisti, tra i quali alcuni mai menzionati dalla locale storiografia. Nuova è inoltre l'attenzione professionale rivolta all'architettura degli edifici e alla trattazione dei monumenti, in specie l'Arco d'Augusto e il Ponte di Augusto e Tiberio. -
Onirismo. Federico Santini. Ediz. a colori
"La condizione dell'artista che meglio definisce la sua poetica è decisamente descrivibile con il termine 'Onirismo'. Federico Santini è il visionario degli altri mondi, mondi mentali. Le tematiche da sempre affrontate gli derivano dal suo essere outsider, quello che egli crea esplode fuori dai margini in un furore fantastico di colori deviati. Conosco i suoi lavori da anni, le sue forme sono espressive più del realismo stesso, ci immergono nel delirio e vediamo il mondo anche noi nella sua fisionomia celata. L'autore si muove su una linea sottile tra onirismo e realtà, per ingannare gli spettatori nel tempo che il quadro ti cattura, un gioco a cui ci si sottopone volentieri. Infatti le sue opere viste dal vero provocano uno sconvolgimento attivo per virtù delle tinte. Già nella precedente mostra a Rimini le opere proposte lanciavano questo game con gli occhi, così come accade nel mondo da cui proviene Federico di treni, lungolinea e supporti urbani, opere pubbliche tra i binari e le vie della città, creando significanti molteplici, che coinvolgono solo chi decide di prestare attenzione."""" (Irene Guerrini)" -
Vita dopo l'amore
La riviera romagnola fuori stagione fa da sfondo al delitto di una diciottenne senza nome, misteriosamente giustiziata in autostrada. L'indagine sull'omicidio s'intreccia con i sentimenti e il passato dei protagonisti. Il commissario s'imbatterà in un rapinatore che vendeva fiori, in una donna dai capelli rossi, in un malinconico portiere d'albergo e nell'aspirante boss, smanioso di dimostrarsi uomo. Ma che cosa cercano davvero tutti? ""Risposte"""" chiarisce uno dei personaggi. Il lettore le troverà, come in un thriller: soltanto alla fine. Qualcosa più di un semplice espediente per decifrare il destino della vittima e il senso del suo (nostro) disperato bisogno d'amore."" -
Atelier Pozzati. Progetto espositivo ideato da Caravan Setup. Ediz. illustrata. Con DVD
Atelier Pozzati è una mostra emotiva, è un'idea nata ascoltando una confidenza che il Maestro Concetto Pozzati ci fece il giorno in cui il Mambo celebrò i suoi ottant'anni, il primo Dicembre 2015. Ci disse: ""A me piacerebbe festeggiare con quelli che sono stai i miei studenti"""". Questo suo desiderio così umano, così umile e allo stesso tempo fiero e pieno di orgoglio per una vocazione - quella di Maestro esercitata come studente tra gli studenti - è stato l'incipit dell'esposizione la cui curatela è stata affidata ad Antonio Grulli.La mostra Atelier Pozzati, è pertanto un omaggio alla figura del Maestro Concetto Pozzati come artista e come docente dell'Accademia di Belle Arti di Bologna (in un arco temporale di circa 30 anni, dal 1976 al 2004) attraverso la selezione di 16 suoi studenti che sono diventati affermati artisti capaci di raggiungere la più importante scena dell'arte internazionale ottenendo grandissimi successi e riconoscimenti."" -
De l'infinito, universo e mondi. Ediz. illustrata
"Diversamente dal criterio dell'astrattismo geometrico, in cui il disegno conchiude il colore, dove la linea compartimenta ogni possibile soluzione di continuità, le superfici sagomate di Miniati si modellano le une con le altre, in un armonico altalenarsi di forme concave e convesse, di pieni e di vuoti, di colori caldi e di colori freddi, costituendo, pur senza l'incisività del segno che ne circoscriva il modello, un tessuto variopinto alla maniera delcloissonisme. Ecco allora emergere le forme di un pensiero dinamico e plastico, su cui preme non tanto l'analisi costruttivista, fredda e composta dell'astrazione geometrica, quanto piuttosto l'analisi caleidoscopica di una realtà interiore che trova un generale riscontro nella componente astratta più lirica e spirituale del nostro tempo."""" (Michele Beraldo)" -
Pixies. Riccardo, Rebecca e il furetto dei Pixies
Durante le vacanze di Natale, due fratellini che stanno sciando tranquilli, incontrano un simpatico furetto che chiede il loro aiuto: un suo amico, il re dei Pixies non sa come fare a contrastare la continua sparizione dei suoi sudditi. I due fratellini sono ben contenti di aiutare e la ricerca inizia. Durante il suo svolgimento ci saranno molti incontri strani: una Regina delle Nevi, un ermellino, una babajaga, una gracchia. Ad un certo punto, però, anche l'ermellino chiederà aiuto al bel gruppo di amici che si è formato, ed è proprio per dare una mano a lui, che si arriveranno a scoprire tante interessantissime e importantissime cose. Questo racconto, come tutti quelli dell'autrice, è pieno di messaggi e di significati simbolici, volti al conseguimento dell'autonomia e di un sano e armonico sviluppo della psiche infantile. Sarà solo credendo fermamente nei propri progetti , superando delle prove e basandosi sulle proprie forze, che l'ermellino riuscirà a raggiungere il suo scopo. Ma nel frattempo i nostri amici, lavorando insieme, aiutandosi tra loro e non abbandonando mai la speranza, riusciranno a far ritrovare al re dei Pixies il suo popolo scomparso. Età di lettura: da 10 anni. -
De sti no. Pamela Diamante. Catalogo della mostra (Roma, 9 giugno 2016). Ediz. multilingue
Il titolo de sti no - rivisitazione grafica di una parola formata da sillabe intervallate da un vuoto - rappresenta in mostra la metafora di un buco nero inteso come spazio da percorrere e interpretare. Questa ""immagine concettuale"""" chiama in causa la frase scritta dall'artista all'interno di un cerchio esposto sulla parete della galleria: """"Il buco nero non è realmente nero"""". È un messaggio che, parafrasando una teoria scientifica, ci porta all'abbattimento dei luoghi comuni, alla necessità di provare a leggere il significato intrinseco delle cose, all'andar oltre la paura tanto dell'ignoto, quanto di ciò che non è semplicemente codificabile."" -
Face to face. Ediz. multilingue
Stefano Fioresi dà vita ad un faccia a faccia tra due dimensioni differenti della stessa realtà newyorkese: l'anonimato della vita quotidiana delle masse e la mitopoiesi che produce l'immaginario e le leggende che influenzano e ispirano le moltitudini. Le immagini della serie People, attraverso un linguaggio estremamente realistico e pop, vogliono consegnarci un quadro diretto della vita quotidiana della gente comune, un ritratto delle persone anonime e ignare, simboli di vita reale che si riappropriano dei ""15 minuti di celebrità"""" a cui nessuno oggi vuole più rinunciare. I ritratti delle icone dello Star System, che si ispirano alle icone pop di Warhol, sono da leggere in parallelo con le opere della serie People e rappresentano idoli e miti talmente forti da divenire modelli per milioni di persone."" -
Ex. Riccardo Baruzzi, Paolo Chiasera, Flavio De Marco, Michael Fliri. Ediz. illustrata
Quattro EX-studenti dell'Accademia di Belle Arti oggi rinomati artisti a livello internazionale tornano insieme a Bologna nella mostra EX nelle sale del MAMbo. Un confronto irresistibile con gli studenti e con la città a quindici anni di distanza.