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Cinco ensayos de literatura wirreinal
Cinco ensayos de literatura virreinal reúne algunos ensayos sobre la literatura que se desarrolló en América durante los siglos XVI y XVII. Escritos por Jaime J. martínez, estudioso de larga trayectoria en los estudios coloniales, en ellos se ofrece una visión representativa, aunque necesariamente parcial, de algunos de los autores y géneros que más importancia tuvieron durante aquel periodo y que, en algunos casos, han sufrido un olvido inmerecido por parte de la crítica. En ellos, además, podemos observar cómo, aun manteniendo la lógica relación con los modelos europeos y españoles más difundidos en ese periodo, poco a poco las letras hispanoamericanas fueron marcando una propia personalidad. En “El Siglo de Oro en las selvas de Erífile de Bernardo de Balbuena o la renovación del género de la novela pastoril” se explican los motivos que justifican el proyecto de renovación del modelo que se había impuesto en España con la Diana de montemayor y que implicaba el regreso a los rígenes de la Arcadia de Sannazaro. “Permanencia y decadencia de la novela pastoril en la América colonial: Los Sirgueros de la Virgen de Francisco Bramón” en este caso estamos ante una versión a lo divino en la que los tradicionales diálogos sobre amor profano se sustituyen por alabanzas al misterio de la Inmaculada Concepción de la Virgen maría, tema que se enmarca perfectamente en la ideología de la Contrarreforma. En “La obra poética de un jesuita novohispano: Juan de Cigorondo” se propone un acercamiento a uno de esos autores cuya obra ha permanecido olvidada incluso para los especialistas y que se hace necesario editar y estudiar como medio fundamental para poder tener una visión cabal de lo que fue ya en su momento una rica tradición poética. Otro es el caso de “La Amarilis indiana y su epístola a Lope de Vega”, ejemplo precoz de una rica tradición literaria escrita por mujeres en el Nuevo mundo y que, en esta ocasión, se estudia en relación con sus modelos literarios y genéricos. Por último, “La evolución del canon épico en Mexicana de Lasso de la Vega” supone una aproximación a la épica renacentista, especialmente en relación con la evolución que sufrió a lo largo del s. XVI tras las polémicas que siguieron a la publicación del Orlando furioso de Ariosto y de la Jerusalén liberada de Tasso. -
Come il volo di una farfalla. La complessità al lavoro nelle organizzazioni
Il libro offre una ricostruzione semplice sulla complessità. Scrivere di complessità non equivale a divulgare formule matematiche non accompagnate da spiegazioni sul loro significato, o elaborare definizioni tanto suggestive quanto irrilevanti.In questo libro il lettore si sorprenderà nello scoprire la semplicità del complesso: maggiore è la complessità di un sistema (ossia, più difficile è prevederne il comportamento), minore deve essere la sofisticazione degli strumenti matematici utili per studiarla. Sfogliando le pagine del volume sarà possibile – anche con l’ausilio di alcuni software facilmente reperibili sul web – rappresentare un organigramma aziendale come una rete di interazioni (di gerarchie, processi e reti informali) e estrarne una descrizione “sintetica” da usare per confrontarlo con altre organizzazioni alternative, farsi un’idea della sua efficienza, descrivere la dinamica di un sistema economico in uno spazio a molte dimensioni, individuare i punti critici di una rete organizzativa. Se a tutto questo si aggiunge anche un po’ di riflessione, il lettore potrà scoprire la sostanziale unità della natura comprendendo perché osservare la struttura tridimensionale di una proteina può essere molto istruttivo anche per un economista, un ingegnere gestionale o il semplice curioso del mondo. -
San Clemente di Ocrida: allievo e maestro. Nell'undicesimo centenario del beato transito (916-2016)
Nel 2008 il Cardinale Dionigi Tettamanzi istituì presso la Biblioteca Ambrosiana, prossima a compiere quattro secoli di storia, l’Accademia Ambrosiana, dotata di sette Classi di ricerca (Studi Borromaici, Studi Ambrosiani, Slavistica, Italianistica, Studi del Vicino e dell’Estremo Oriente, Studi Greci e Latini)per promuovere in modo coordinato e sistematico ricerche e pubblicazioni di carattere scientifico originate dal confronto e dallo scambio a livello internazionale tra gli studiosi delle discipline in essa coltivate. L’anno 2014 ha visto la definitiva approvazione degli Statuti dell’Accademia da parte del Card. Angelo Scola, che ha fondato una nuova Classe dedicata agli Studi Africani. La Classe di Slavistica, ha come campo di studio è quello della materia omonima intesa in senso ampio, senza privilegiare un filone “nazionale” bensì allargando lo sguardo nello spazio (Oriente e Occidente slavo) e nel tempo (dal Medioevo a oggi). Specifico della Classe è il riferimento alla Biblioteca Ambrosiana: non solo ‘deposito’di materiali slavistici, bensì ‘sistema culturale integrato’. La biblioteca, infatti, con gli anni è divenuta ‘generatrice di storia’, alla ricerca di un equilibrio tra l’identità genuinamente ambrosiana e l’apertura alle culture non latine che volle per lei Federico Borromeo, suo fondatore; essa si propone oggi come luogo di studio e punto di incontro tra gli studiosi per la creazione di una nuova cultura. Gli ambiti di lavoro della Classe, oltre al patrimonio librario e codicologico slavo posseduto dalla Biblioteca Ambrosiana, si estendono allo studio della figura di Ambrogio e della sua tradizione negli ambiti linguistico-culturali slavi (in epoca paleoslava e nella successiva letteratura liturgica, devozionale e teologica di ambito cattolico, greco-cattolico, ortodosso e riformato), alla ricerca storica collegata a Prefetti e Dottori, e più in generale alla storia delle relazioni tra Milano e i Paesi slavi dal XVI secolo ai giorni nostri, integrando gli ambiti letterario, filosofico, umanistico con le discipline connesse alla Pinacoteca e alle Arti in essa rappresentate. L’attività della Classe è volta a delineare concreti progetti di ricerca che uniscano Accademici e giovani ricercatori, presentandone i risultati in occasione dei Dies Academicie pubblicandoli nella presente collana. I saggi qui pubblicati scaturiscono dall’attività accademica della Classe di Slavistica in occasione dell’undicesimo centenario (916-2016) del beato transito di san Clemente di Ocrida, allievo dei santi Cirillo e Metodio e Maestro di un’ampia scuola da lui originatasi, tema approfondito nel corso del Dies Academicus 2016. Una seconda parte del volume presenta come novità assoluta in lingua italiana cinque testi di san Clemente di Ocrida, quale saggio in vista di una più ampia pubblicazione delle sue opere. -
Portals of recovery
Fritz Senn’s first book published by Piccola Bib-lioteca Joyciana, titled Ulyssean Close-ups (2007), introduced readers to a few pointed essays on Ulys-ses, written in a markedly Sennian fashion of super-close-reading. Senn’s approach to reading is philo-logical, deeply discerning of words’ layered history, of their malleable networks of connotations, echoes, nuances, and of their cunning semantic and phonetic permutations. The present volume evolved from a few days that we spent with Fritz at the Zurich James Joyce Foundation, talking about all things Joycean and moving between issues of translation, reading, Homer, and many others. We amassed quite an archive of audio recordings, eventually transcribed, edited, and published in Scientia Tra-ductionis1 Sometime later, a modified version of our conversation was published in Papers on Joyce2. Thus a few days expanded into a few years. But the topics kept re-surfacing, older formulations de-manding re-formulations as Fritz kept writing, lec-turing, and producing an ever-expanding archive of thoughts on topics that are central to his scholarship and to our academic interests. In this volume, Fritz shares some of the new results of his work by fur-ther elaborating on the Joycean text-world, transla-tion, and on the broader issues of reading, interpre-tation, the workings of language(s), and on the capricious nature of “meaning”.rnReaders familiar with Joycean Murmoirs3 are al-so familiar with the record of Fritz’s vast network of friends and acquaintances and with a broad range of his scholarly activities. He was at the very center of those first Joyce events that morphed into a world-wide phenomenon of Joyce studies celebrated dur-ing Joyce symposia and conferences for well over half a century now. And while the pages of Mur-moirs offer multiple insights into Fritz’s scholarly preoccupations, the purpose of our interviews, and now of this book, has been to focus solely on his tools of the trade and to foreground his thoughts on –and experiences with – (re)reading, (re)translating,and (re)visioning Joyce’s works.rnIt bears repeating that the joy of talking to Fritz Senn about all matters Joycean, Homeric, readerly and translatorial is that, “a far-fetcher by constitu-tion,” as he described himself to us, he cannot help but weave enticing associations between seemingly disparate elements of texts under discussion. ... -
Dal Rinascimento al Barocco in Europa e nelle Americhe
I “Saperi dell’arte” avranno un prosieguo nel futuro e riuniscono sempre ospiti di mondi e provenienze culturali diverse, dalla Cina alla Germania, dal Regno Unito a Praga, dal Belgio alla Francia e naturalmente anche dall’Italia. Un grande concorso internazionale per affrontare un tema che ci è molto caro: la metodologia nello studio della storia dell’arte, riservando in questo primo volume di Atti particolare attenzione al Rinascimento, in Italia e a Milano.Il senso del convegno è rappresentato dalla figura (riprodotta in copertina) di Enea, che porta sulle spalle il padre Anchise, riproduzione di un quadro, conservato in Pinacoteca Ambrosiana, di Antonio Mariani, datato al 1620-1622, tratto da un affresco di Raffaello. Nel dipinto originale Enea oltre a portare Anchise tiene anche per mano il figlio Ascanio.Questa immagine esprime molto bene come il patrimonio, non solo fatto di beni materiali, della nostra tradizione culturale e artistica, con tutti i suoi valori, debba essere trasmesso alle generazioni future senza perdere nulla e in una maniera adeguata alla sua importanza. Un impegno che coinvolge tutti, a partire da coloro che si dedicano allo studio della storia dell’arte. Eppure oggi assistiamo a una specie di deriva della critica d’arte l’Ambrosiana, con la Fondazione Trivulzio, intende reagire, incitando la critica d’arte a un ‘colpo d’ala’, ad alzare il livello degli studi in modo che sia proporzionato ai valori in gioco. Franco Buzzi, Prefetto dell’Ambrosiana La Fondazione Trivulzio promuove attività di studio e ricerca su temi di interesse culturale, artistico e storico variamente legati alla Famiglia Trivulzio in un arco temporale che va dal XV al XX secolo. Le molteplici attività che la Fondazione promuove sono finalizzate alla conservazione e valorizzazione del ricco patrimonio archivistico e librario della famiglia Trivulzio, alla promozione di studi incentrati sul ruolo di questa famiglia dal Medioevo a oggi sullo scenario italiano ed europeo, alla valorizzazione di opere d’arte legate direttamente o indirettamente a tale storia familiare. Particolare attenzione, nell’ambito degli studi promossi, viene data allo studio dell’architettura e del giardino, anche sotto il profilo botanico, con pubblicazioni di alto livello sotto il profilo sia storico sia botanico. All’attività di organizzazione di convegni, incontri, presentazioni al pubblico degli studi promossi, si affianca quella editoriale, attraverso la pubblicazione di contributi specialistici nella propria collana “Trivulziana”. La Fondazione Trivulzio sostiene progetti coerenti con le proprie finalità culturali anche in collaborazione con altre associazioni e istituzioni.In questo quadro di intenti si colloca la collaborazione con una delle più prestigiose istituzioni milanesi e internazionali, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, che si concretizza nella realizzazione dei convegni internazionali sui “Saperi dell’arte” e nella pubblicazione dei relativi Atti.Gian Giacomo Attolico Trivulzio, Presidente Fondazione Trivulzio. -
Tra mare e terra. Commedia dell'Arte nella Napoli spagnola (1575-1656)
Il libro affronta con metodi e ricerche inedite la nascita del professionismo attorico a Napoli e nel regno, argomento fin qui inesplorato dalla moderna storiografia del teatro, fermo agli studi di Benedetto Croce e di Ulisse Prota-Giurleo. Le caratteristiche della civiltà teatrale napoletana vengono indagate con documenti di prima mano, in grado di spiegare le principali dinamiche culturali della vita degli attori partenopei, in un arco cronologico compreso fra la formazione della più antica compagnia dell’Arte finora nota (1575) e la devastante peste di metà Seicento (1656).Il volume illustra le peculiarità della scena artistica partenopea in rapporto con il potere spagnolo vicereale, con l’aristocrazia urbana e regnicola e con le numerose ‘nazioni’ straniere radicate nella Napoli cinque-seicentesca, con particolare riguardo alla costituzione di compagnie miste, napoletane-lombarde-ispaniche, ai loro viaggi e alle loro tournées dentro il vasto regno mediterraneo e al di fuori di esso. Indaga la rete delle ‘stanze’ pubbliche cittadine nelle quali si praticava la vendita del teatro, la loro fortuna e il loro declino in relazione alla politica asburgica, alle pressioni della Chiesa, locale e romana, e alle scelte del teatro di corte. Mette in luce il palcoscenico del golfo, che assurge a luogo teatrale pubblico di straordinaria evidenza. Chiarisce, infine, le pratiche drammaturgiche di una cultura teatrale pervasiva, che nel periodo indicato getta le basi per la propria fisionomia e sperimenta linguaggi destinati a formare le cifre stilistiche dell’invenzione della tradizione teatrale successiva. Tra la nascita della maschera di Pulcinella e quella del Capitano, tra il radicarsi della figura di Don Giovanni e quella di Don Chisciotte, tra Giovan Battista Basile e Giulio Cesare Cortese, vengono sottoposti al vaglio critico miti ed archetipi di una civiltà teatrale determinante per la storia del teatro italiano ed europeo. Una selezione di fonti, documentarie e iconografiche, reperite nei principali archivi italiani e spagnoli, correda, completa e integra il saggio. -
Biblioteca di Luigi Pirandello. Dediche d'autore
Con la pubblicazione del volume Biblioteca di Luigi Pirandello. Dediche d’autore si intende offrire allo studioso e al lettore la raccolta e l’analisi delle dediche autografe presenti nella Biblioteca di Luigi Pirandello.Le dediche autografe che impreziosiscono gli oltre cinquecento volumi della Biblioteca conservata nello Studio di Luigi Pirandello, sede dell’Istituto di Studi Pirandelliani e sul Teatro Contemporaneo da me presieduto, testimoniano del mondo di relazioni di Luigi Pirandello con artisti, poeti, drammaturghi, traduttori, studiosi e saggisti. Tra le firme presenti ricordiamo quelle di Italo Svevo, Luigi Capuana, Roberto Bracco, Albert Einstein, Massimo Bontempelli, Ugo Betti, Pier Maria Rosso di San Secondo, Federigo Tozzi, Benjamin Crémieux, André Gide, Paola Masino, Nino Martoglio, Ugo Ojetti. Il nostro ringraziamento va alle due curatrici che, con passione e competenza, hanno realizzato il lavoro. (Dalla Presentazione di Franca Angelini) -
Kalvos e Solomòs. Studi e ricerche
Andreas Kalvos (1792-1869) e Dionìssios Solomòs (1798-1857) sono tra i letterati greci che scrissero la propria opera in più lingue. Da diversi decenni conosciamo una parte consistente della produzione italiana di Kalvos, e oggi abbiamo a nostra disposizione un’edizione greca completa e filologicamente perfezionata che comprende anche le opere in lingua italiana. Per quanto riguarda Solomòs, basta ricordare che la prima raccolta di poesie che pubblicò nel 1822 era scritta in italiano e che durante gli ultimi anni della sua vita tornò a scrivere una parte considerevole dei suoi versi in questa lingua.Il volume raccoglie una serie di conferenze tenute alla Sapienza Università di Roma tra il 2012 e il 2014 con l’obiettivo di presentare al pubblico italiano studi e ricerche in corso concernenti l’opera di Andreas Kalvos e di Dionìssios Solomòs.Tra i saggi qui raccolti, alcuni riguardano strettamente la cultura italiana ottocentesca e il rapporto dei due poeti greci con essa. Dall’Introduzione di Christos Bintoudis. -
Fuori di sé. Identità fluide nel cinema contemporaneo
Il cinema contemporaneo sta uscendo di sé. Non soltanto in virtù della moltiplicazione delle possibilità di visione, ma anche in ragione di un processo di fluidificazione della narrazione e dei personaggi, oggi duttili al punto da aprire i film a possibilità molteplici di lettura ed interpretazione. Il fenomeno viene perlopiù analizzato alla luce di un paradigma tecnologico in ragione del quale il cinema, uscendo di sé, nello stesso tempo parla di sé, ovvero del modo in cui il digitale ne ha stravolto la fisionomia originaria. Ma in un’epoca nella quale il concetto di identità si fa ogni giorno più problematico e complesso in ambiti che vanno aldilà del cinema e della tecnologia, è necessario pensare alla fluidità narrativa di certi film come ad un monito e ad un suggerimento rivolti allo spettatore. Per sollecitarlo – anche fuori dalla sala e lontano dagli schermi – a pensare in modo plurale, a guardare il mondo in termini di possibilità e non di necessità, a vedere nell’alterità uno stadio dell’identità, non la sua antitesi. -
Devota magnificenza. Lo spettacolo sacro a Ferrara nel XV secolo (1428-1505)
Attraverso un’ampia e approfondita ricerca documentaria il libro mette in evidenza diversi orizzonti linguistici all’interno dei quali si scandisce l’esperienza teatrale nella Ferrara quattrocentesca: l’immaginario mitologico-letterario, declinato in una variante tipicamente estense di concretezza fattiva; i riferimenti cortesi di una cultura illustre e radicata presso la casata; la devozione, duplicemente vissuta come religiosità personale e come strumento di governo. Alla luce di tale impianto interpretativo, lo spettacolo sacro viene colto nella sua ricchezza comunicativa, come lingua della contaminazione, che, attraverso una liturgia celebrata «con sanctissima pompa», dunque con ambivalente magnificenza devota, trasmette nell’identificazione col principe-sacerdote l’immagine compatta di un corpo civile trasfigurato. Un teatro che parla una lingua diversa dalle sue tante matrici eppure comprensibile da ognuno e che nell’apparente glossolalia dei suoi eventi, nella commistione continua tra sacro e profano, tra curtense e popolare, tra egemonia e subalternità, prima che divenga lingua strutturata, grammatica di un genere definito, mostra i sensi irriducibili di una dialettica sociale non composta e mai veramente pacificata. -
Dossier: ears wide open. Il paesaggio sonoro negli studi di cinema e media
"Questo dossier di «Imago» si propone di mettere in relazione studiosi di cinema, televisione, radio e altri media sul comune terreno epistemologico del suono inteso come forma di comunicazione, intrattenimento, pratica creativa e partecipativa attra-verso i vari linguaggi, dal film alla televisione, dal web al videogioco, dalla radio alle ar-ti visuali.rnDal Duemila a oggi infatti, il territorio degli studi sul suono si è popolato di pubblicazioni che incrociano le competenze di varie discipline – estetica, semiotica, sociologia, antropologia, media e cultural studies, e al loro interno in particolare i ra-dio studies – e ci offre riflessioni elaborate sulla rilevanza della dimensione sonora nelle forme espressive contemporanee e sul ruolo della sfera uditiva e delle culture di ascolto nella vita quotidiana. Di recente poi, la bibliografia sul tema ha subito una crescita tale che si può parlare di una vera e propria ‘svolta sonora’ nei media studies, un risveglio dell’attenzione verso l’audio, anticipato da un evento unico nel mondo dell’arte contemporanea: la vittoria di una installazione sonora realizzata da Susan Philipsz al Turner Prize for Contemporary Art nel 2010.rnSeguendo questa traccia, negli ultimi anni la ricerca ha prodotto il volume an-tologico di Michael Bull e Les Back (2003) The Auditory Culture Reader, tradotto da Il Saggiatore con il titolo Paesaggi Sonori, riprendendo ed estendendo le suggestioni di Murray Schafer; il lavoro di Veit Erlmann (2004) Hearing Cultures. Essays on Sound, Listening and Modernity; il libro di Brandon La Belle Acoustic Territories. Sound Culture and Everyday Life, del 2010; il lavoro di Salomé Voegelin (2010), Li-stening to Noise and Silence: Toward a Philosophy of Sound Art e i più recenti libri cu-rati da Jonathan Sterne (The Sound Studies Reader, 2012) e da Michael Bull (Sound Studies: Critical Concepts in Media and Cultural Studies, 2013), fino all’affascinante studio di David Hendy Noise. A Human History, sempre del 2013, e al contempora-neo lavoro di Kate Lacey, Listening Publics."""" (dalla nota dei curatori)" -
Omaggio a Dimitris Michailidis
Michailidis non ha scritto molto, dal punto di vista quantitativo. I suoi articoli, però, sono densi di contenuto: come profonde miniere, scavando nelle quali si possono estrarre preziose notizie e illuminanti proposte filologiche e critiche. L'arco di tempo coperto dalla sua produzione scientifica edita va dal 1966 al 1993, quasi un trentennio di attività di studio (oltre che di docenza); in questo periodo la bizantinistica, sia in Italia che in Grecia, cominciava a far convogliare la ricerca erudita, orientata verso la scoperta dell'inedito, la descrizione del documento inesplorato e la dettagliata analisi di singoli episodi talvolta marginali, in una visione più ampia e complessiva della storia letteraria del periodo a cavallo tra la fine del millennio bizantino e i primi sentori di una coscienza nuova che apre le porte alla produzione letteraria cosiddetta ""neogreca"""". Gli argomenti che Michailidis tratta riguardano essenzialmente testi in lingua demotica, appartenenti a quel delicato e ricco periodo di passaggio e di compresenza fra mondo bizantino e neogreco e agli influssi della poesia orale su quella scritta. La sua conoscenza spazia dai canti demotici a testi di epica quali il canto di Armuris (legato all'epos del Dighenìs), dai componimenti satirici conosciuti sotto il nome dello Ptochoprodromos ai testi agiografici, dalla storia della didattica a Bisanzio alla ripresa dei testi antichi nel mondo bizantino, dai per la caduta di Costantinopoli al ciclo dei romanzi del XII secolo, cosiddetti """"tardo-bizantini"""" o """"romanzi medievali in demotico""""."" -
Spettacolo della morte e «tecniche del cordoglio» nel cinema degli anni Sessanta. Con un saggio su «La grande bellezza» di Paolo Sorrentino
Nel 1949 Bazin affermava senza esitazione che rappresentare la morte sullo schermo costituiva un'oscenità metafisica, una profanazione del ""solo nostro bene temporalmente inalienabile"""". Tuttavia tale rappresentazione """"del momento unico per eccellenza"""" della vita umana si fa oscenità indispensabile in certo cinema italiano, per diventare il veicolo di un messaggio di denuncia verso una società in cui insieme alla sacralità della morte è stata strappata via anche la sacralità della vita. Attraverso l'analisi del cinema di Pasolini, Rosi, Pontecorvo e Sorrentino il presente volume intende mostrare come lo """"spettacolo"""" della morte diventi di volta in volta lo strumento privilegiato attraverso cui """"spectare"""" le realtà sociali e umane ai margini della società del progresso, indagare le relazioni di potere tra i gruppi sociali e rimuovere la maschera di finte certezze e ostentata felicità in una società fatta di luci e frastuono."" -
Costantino a Milano. L'editto e la sua storia (313-2013). Atti del Convegno (Milano, 8-11 maggio 2013)
Nell'anno 313 gli Augusti Costantino e Licinio si incontrarono a Milano: a tale incontro risale il provvedimento che concesse, per usare le parole di Lattanzio, «et Christianis et omnibus liberam potestatem sequendi religionem, quam quisque voluisset». Millesettecento anni dopo, nella medesima città, dall'8 all'11 maggio 2013, studiosi di varie materie e provenienti da tutto il mondo si riunirono per presentare i risultati delle proprie ricerche a un convegno dal titolo ""Costantino a Milano. L'editto e la sua storia (313-2013)"""", organizzato in collaborazione con la Pontificia Accademia di Scienze Storiche. Il presente volume raccoglie quasi integralmente gli atti del convegno di Milano, riproponendone la struttura tripartita: """"L'editto di Milano"""", """"Ricadute ed effetti dell'editto"""", """"Approcci specialistici"""". All'organizzazione del convegno milanese aveva lavorato un comitato scientifico, nel quale erano rappresentate le tre istituzioni milanesi coinvolte nel progetto: l'Accademia Ambrosiana presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana (Classe di Studi Ambrosiani, Classe di Studi Borromaici, Classe di Studi Greci e Latini, Classe di Studi di Italianistica, Classe di Slavistica), l'Università Cattolica del Sacro Cuore, l'Università degli Studi di Milano. Del comitato hanno fatto parte: Cesare Alzati, Marco Ballarini, Cinzia Bearzot, Francesco Braschi, Franco Buzzi, Remo Cacitti, Matilde Caltabiano, Claudia Di Filippo, Maria Luisa Frosio, Federico Gallo, Isabella Gualandri, Carlo Maria Mazzucchi, Paola Francesca Moretti, Marco Navoni, Luigi Franco Pizzolato, Marco Rizzi, Alberto Rocca, Paola Vismara, Giuseppe Visonà, Giuseppe Zecchini. È giusto ricordare con particolare affetto la collega Paola Vismara, che sempre partecipò ai lavori del comitato con competenza e vivacità: purtroppo il 7 ottobre 2015 ci ha prematuramente e improvvisamente lasciato. È infine doveroso rivolgere un sentito ringraziamento alla Real Commissione per l'Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio per avere generosamente finanziato la pubblicazione di questo volume."" -
Milano dalle Cinque Giornate all'Unità (1848-1861). Erudizione e cultura letteraria
La Classe di Italianistica è stata prevista e voluta dal nuovo Statuto dell’Accademia Ambrosiana, emanato il 20 marzo 2008 dal card. Dionigi Tettamanzi. Nel quadro di profondo rinnovamento della Veneranda Biblioteca Ambrosiana e di apertura verso una dimensione ecumenica del sapere, la Classe di Italianistica, fianco a fianco delle neonate classi di studi classici, slavistici ed orientali e in spirito di dialogo e di collaborazione con esse, si è effettivamente insediata il 27 novembre 2008 con la nomina del direttore, dottore dell’Ambrosiana, e dei sette accademici fondatori, docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, della Università degli Studi e della Facoltà Teologica di Milano. Secondo gli obiettivi che la Classe di Italianistica persegue, saranno continuate e approfondite le indagini sui cospicui tesori di cui la Biblioteca Ambrosiana è depositaria; saranno studiati protagonisti e testi maggiori e minori della nostra gloriosa tradizione letteraria, in fecondo dialogo con gli esperti di tante discipline di confine (dalla storia alla erudizione, alla iconologia); saranno progressivamente coinvolti negli studi e nei convegni docenti italiani e stranieri delle più prestigiose istituzioni di ricerca per offrire un luogo di incontro e di fertile scambio di idee e promuovere lo sviluppo di una comunità attenta ai valori della tradizione e in grado di comprendere ed illuminare i cambiamenti in atto nella cultura dei nostri tempi. -
Le dimensioni del potere
Il potere costituisce uno dei temi maggiormente trattati e capaci di attirare l’interesse di prospettive disciplinari diverse. Filosofia, storia del pensiero politico, sociologia, diritto, psicologia hanno offerto nei secoli contributi che hanno consentito di indagare la molteplicità degli aspetti chiamati in causa da una nozione che risulta connaturata al processo di stratificazione sociale e alle relazioni che si stabiliscono tra i soggetti. Arte e letteratura ne hanno fatto un motivo ispiratore, che ha permesso di sondare le profondità dell’animo umano. Le società contemporanee, dominate dalla presunta neutralità della tecnica, sembrano aver accantonato il tema del potere, se non per recuperarne la sua dimensione latente, data dall’enorme capacità di controllo che i mezzi tecnologici mettono a disposizione. Il potere si de-istituzionalizza, frammentandosi in forme meno evidenti e per questo più pervasive. Nella sua multidimensionalità, il potere sfugge a una trattazione univoca e a ogni tentativo di individuare una definizione che possa coprire da sola la varietà delle sue forme. Tante sono le sfumature semantiche che esso assume nella sua capacità di adattamento ai diversi contesti e che il volume cerca di analizzare a partire dall’opera di autori classici e contemporanei, nel tentativo di delineare un percorso che mira a privilegiare la dimensione relazionale del potere. -
Roma città plurale. Le religioni, il territorio, le ricerche
Roma presenta oggi una varietà di presenze religiose senza precedenti, con le vestigia dell'antico splendore sullo sfondo, le chiese monumentali, i nuovi luoghi di aggregazione e di trasformazione dello spazio in luogo di preghiera, di culto, di meditazione. Questo libro riflette sui vecchi e nuovi pluralismi religiosi, sulle modalità di studio della complessa e ""superdiversa"""" realtà religiosa di oggi e di ieri, su Roma come laboratorio particolare per la comprensione della presenza del religioso nella società contemporanea. Nel volume sono raccolti i risultati di ricerche a diversi stadi di realizzazione, condotte secondo metodologie e prospettive variegate, con il comune obiettivo di mettere a fuoco le complessità della diversità religiosa nella storia urbana, religiosa e politica della Città eterna."" -
Il sistema schermo-mente. Cinema narrativo e coinvolgimento emozionale
Il cinema possiede una straordinaria capacità di immergerci nelle storie: elimina la distanza fisica tra noi spettatori e gli eventi sullo schermo, ci fa commuovere come se le vicende narrate ci riguardassero in prima persona, addirittura ci fa dimenticare di noi stessi per intervalli di tempo più o meno estesi. Non stupisce il fatto che, fin dall’inizio del Novecento, cineasti e intellettuali abbiano cercato di comprendere il potere del coinvolgimento cinematografico, rivolgendosi soprattutto alle conoscenze disponibili sul funzionamento della mente umana.Oggi, grazie anche agli sviluppi degli studi sul cervello, il paradossale sentimento di immersione a distanza sperimentato dagli spettatori può essere spiegato con riferimento alle nuove scienze cognitive. Questo libro esplora alcune ipotesi in linea con modelli di mente enattivi e incarnati, e si occupa delle interazioni tra le storie che prendono corpo sullo schermo e l’esperienza vissuta dello spettatore. Più in particolare, il libro si concentra sulla natura fondamentalmente emozionale di alcuni fondamentali meccanismi dell’interazione schermo-mente. Lo fa assumendo una prospettiva relazionale; il che significa soprattutto che il luogo del film e quello dello spettatore – lo schermo e la mente – non sono considerati come segregati e contrapposti: essi sono da intendere, piuttosto, come i due poli di un sistema complesso. In questa prospettiva, parafrasando una riflessione di Edgar Morin, il cinema può essere definito come un sistema che tende a integrare lo spettatore nel flusso del film; e, allo stesso tempo, come un sistema che tende a integrare il flusso del film nel flusso mentale dello spettatore. -
Abbas Kiarostami. Le forme dell'immagine
Una volta Jean-Luc Godard disse che il cinema comincia con Griffith e finisce con Kiarostami. Questo libro, dedicato all’opera del regista iraniano, si propone di fornire alcuni percorsi d’analisi dei suoi film e delle sue videoinstallazioni, evidenziando anche alcuni tratti essenziali della sua produzione fotografica. L’intento principale è quello di far risaltare la portata intermediale dell’opera di questo autore e la complessità del discorso sulla visualità che a essa soggiace.Le traiettorie proposte all’interno del libro strutturano un’indagine di tipo non lineare (sul piano cronologico) e individuano alcuni snodi fondamentali nel percorso artistico di Kiarostami, selezionando alcune delle sue opere e tornando più volte su di esse per interrogarle alla luce di prospettive d’analisi differenti. Questo metodo consente di far emergere la forte coerenza interna che caratterizza la produzione del regista – che si dipana lungo un arco di oltre quarant’anni – e, contemporaneamente, di portare alla luce l’esigenza di una continua reinvenzione formale che investe tanto lo stile quanto le modalità d’esposizione delle opere.Dai film per la sala, alle videoinstallazioni, alle fotografie, fino a una non convenzionale forma di interazione tra video e teatro: le forme dell’immagine kiarostamiana si modificano e interferiscono tra loro per dar vita a un percorso autoriale eterogeneo ma straordinariamente coerente. -
Imago. Studi di cinema e media. Ediz. italiana e inglese. Vol. 15: Dossier: nuovi approcci storiografici al cinema documentario.
Nota dei curatorirnAdriano Aprà, Fuori Norma. La via neosperimentale del cinema italianornMariano Mestman, L’ora dei forni ed il cinema politico italiano prima e dopo Pesaro ’68rnDavid Bruni, Documentare lo sguardo. El sol del membrillo (1992, Víctor Erice)rnAnton Giulio Mancino, Ombre sull’Africa: lo strano caso di Un dio nero, un dio bianco rnLeonardo De Franceschi, Il post-terzo cinema in prima persona di Peck e KaganofrnPaola Bonifazio, Il film didattico è morto, viva il film didattico: Carosello, documentario, e la cultura convergenternAlessio Palma, Humphrey Jennings e il suo tempo. Alcuni aspetti della scuola documentaristica britannicarnMartina Massarente, Un’inedita sceneggiatura per un racconto audiovisivo su Giovanni Pisano. Riflessioni sul documentario d’arte nella didattica di Giusta Nicco FasolarnDamiano Garofalo, Dalila Missero, Tra spettacolo e documento. Rotocalchi, piccola posta e inchieste di cronaca nei documentari italiani sull’amore dei primi anni SessantarnElena Marcheschi, Ritorno al reale. Per una rinascita sperimentale del documentariornHaidee Wasson, Documentary’s Exhibitionary Complex: Cinema, Industrial Design and Corporate DreamworldsrnMarco Bertozzi, Cinema documentario e arte contemporanearnrnSaggirnElio Ugenti, Rendere le immagini alla Storia. Aufschub di Harun Farocki e il lavoro critico sull’archiviornNicolas Bilchi, L’esperienza videoludica e l’immersionernrnEventirnEstetiche del cinema e dei media. Cultura, natura, tecnologia nel XXI secolo (24-25 novembre 2016, XXII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici, Dipartimento di Filosofia, Comunicazione e Spettacolo – Università degli Studi Roma Tre), di Valerio SbravattirnLa cultura visuale del XXI secolo. Cinema, teatro e new media (23-24 febbraio 2017, Università degli Studi di Enna “Kore”), di Giulia RacitirnVivian Maier. Una fotografa ritrovata (17 marzo-18 giugno 2017, Museo di Roma in Trastevere), di Enrico MendunirnFilmForum 2017. XV MAGIS Film Studies Spring School (29 marzo-2 aprile 2017, Gorizia), di Valeria MancinellirnBody Politics. Representing Masculinity in Media and in Performing Arts (6-7 giugno 2017, Università degli Studi di Torino), di Riccardo Fassone