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La variazione linguistica dall'infanzia alla preadolescenza. Ricerche in Puglia
Nel volume si analizzano le dichiarazioni d’uso dell’italiano e del dialetto da una parte, la variazione linguistica del parlato dall’altra, fra bambini e preadolescenti, con il riferimento a un corpus di dati pugliesi. Il quadro che ne deriva mostra, nei dati dichiarati, un crescente abbandono dei dialetti, un avanzamento di usi misti di italiano e dialetto, con la presenza di varie forme di contatto. se si considera, invece, il parlato, la situazione prevalente è quella di una continua convergenza dei due codici, con l’italiano che tende verso il sub-standard e il dialetto che ritrova una nuova vitalità fatta di ricostruzioni, di adattamenti e di pratiche di commistione con la lingua comune.Nonostante possano essere considerati parlanti dalle capacità linguistiche e metalinguistiche in via di sviluppo, i bambini e i preadolescenti partecipano alle interazioni sociali quotidiane e sono promotori di atteggiamenti e di modalità di comunicazione innovativi. Le lingue dei giovanissimi marcano i caratteri dei nuovi repertori e lasciano scorgere i possibili futuri scenari sociolinguistici. Alessandro Bitonti è ricercatore di Linguistica italiana presso l’Università Masaryk di Brno. dottore di ricerca in dialettologia italiana, Geografia linguistica e sociolinguistica, collabora all’allestimento dell’APLI (Archivio Pugliese Linguistico e Informatico) e partecipa, come docente esperto, a diversi progetti di formazione dell’àmbito linguistico per la scuola secondaria. È autore di numerosi studi riguardanti le minoranze alloglotte, i fenomeni di contatto, la variazione dei repertori linguistici, le lingue dei media. Ha pubblicato, fra gli altri, Luoghi, lingue, contatto. Italiano, dialetti e francoprovenzale in Puglia (2012), Nuovi standard per nuovi parlanti. Sincronia e diacronia di un repertorio linguistico (2015), L’email nella comunicazione. -
«Perché di te farò un canto». Pratiche ed estetiche della vocalità nel teatro di Jerzy Grotowski, Living Theatre e Peter Brook
Che cosa succede alla voce a teatro quando, nel Secondo Novecento, viene riscattata la sua componente acustica? Che rapporti instaura con le altre drammaturgie? Come si riconfigura il lavoro dell’attore che la emette?La risposta a queste domande assume quale punto di riferimento il teatro di Jerzy Grotowski, Living Theatre e Peter Brook. Punto di partenza di questo libro è lo studio, secondo una prospettiva sonora, degli spettacoli ma anche delle pratiche di allenamento degli attori e delle prove. Vocalizzazioni, gesti preverbali, imitazione degli animali, suoni che non annullano la comunicazione ma la rafforzano, rivelano un intreccio di corpo-anima che nella voce si spende attraverso un’inesausta “vocazione al canto”. «Perché di te farò un canto» approfondisce territori ancora poco indagati dalla teatrologia, restituendo una visione dei cortocircuiti estetici fra il teatro e le sperimentazioni musicali del secolo scorso. Mauro Petruzziello è attualmente docente a contratto di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso il DISUCOM dell’Università degli Studi della Tuscia. Dottore di ricerca presso il DASS della Facoltà di Lettere e Filosofia di Sapienza-Università di Roma, si occupa delle intersezioni fra arti performative, suono e nuovi linguaggi. Ha affiancato i gruppi teatrali della scena italiana degli Anni Zero curando il primo volume di Iperscene (Editoria & Spettacolo, 2007) e Aksè.Vocabolario per una comunità teatrale (L’arboreto edizioni, 2012). Fa parte del comitato di redazione di “Sciami Ricerche” ed è curatore di alcuni focus per il progetto Nuovo Teatro Made in Italy. È membro del Gruppo Acusma, collettivo di studiosi e artisti la cui ricerca è incentrata sulle drammaturgie sonore nel teatro e nel video. Ha pubblicato saggi su libri e riviste accademiche, ha collaborato con varie testate nazionali fra cui “la Repubblica XL”, “Epolis”, “Rockstar” e tuttora collabora con “Alfabeta2” e “Artribune”. -
Roma e il cinema del dopoguerra. Neorealismo, melodramma, noir
Roma 1944. La città è stata appena liberata dal nazifascismo, e il cinema esce per le strade, per riappropriarsi degli spazi condivisi, raccontare le vicende appena trascorse e negoziare i traumi inflitti al corpo urbano dalla dittatura, dalla guerra, dall’occupazione. Intrecciando l’analisi degli stili cinematografici e l’indagine sulle trasformazioni della metropoli, il volume sottolinea il ruolo essenziale svolto dal cinema del dopoguerra nel mediare la riconfigurazione identitaria del paese e il suo tortuoso percorso verso la modernità.Riaffrontando e problematizzando la categoria di neorealismo, se ne indaga l’indiscussa importanza nell’elaborazione dei processi di memoria ed oblio del controverso passato recente. Si riflette sulle istanze più documentarie e fenomenologiche del cinema italiano dell’epoca, ma anche sull’influenza del melodramma. L’immaginazione melodrammatica, rintracciata nel cuore stesso del fenomeno neorealista, emerge come vera e propria modalità strutturante del sentimento postbellico. Le atmosfere noir si segnalano poi come modalità privilegiata per raccontare l’angoscia che sembra attraversare pervasivamente, a livello transnazionale, il cinema degli anni Quaranta e il suo racconto del paesaggio urbano.Pur segnato dalla dimensione del trauma, il cinema del dopoguerra propone però al pubblico un nuovo patto sensoriale in cui è centrale anche la dimensione del piacere visivo: da Giorni di gloria a Roma città aperta, dal cinema di Vittorio De Sica a quello di Pietro Germi, la ariosità delle riprese in esterni reali diventa una modalità essenziale per mobilitare il coinvolgimento, il desiderio e l’identificazione spettatoriale. Le borgate e i colli, il caos del centro e i monumenti antichi, le macerie e i nuovi palazzi in costruzione: questo cinema fa della Roma degli anni Quaranta uno spazio da attraversare ed in cui immergersi, allora come oggi. -
Il critico narrante. Romanze e novelle di Ugo Ojetti (1894-1922)
Figura di rilievo nel panorama culturale italiano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del novecento, ugo Ojetti (1871-1946) è noto soprattutto per la sua poliedrica attività di critico, giornalista, studioso d’arte, nonché fondatore e direttore di importanti periodici («dedalo», «Pègaso», «Pan»). decisamente più trascurata è la sua cospicua produzione narrativa, che nel corso di un trentennio (dal 1894 al 1922) ha ottenuto notevole visibilità e ha attirato l’attenzione dei più importanti protagonisti del suo tempo: da Capuana a de roberto, dall’amico Pirandello a Bontempelli, fino a Cecchi e Pancrazi. A partire dal romanzo d’esordio (Senza Dio, 1894), passando per le raccolte di novelle e approdando, infine, a Mio figlio ferroviere (1922), questo libro propone un itinerario all’interno dell’Ojetti narratore, mostrandone il legame con la parallela riflessione critica (fin dal giovanile volume Alla scoperta dei letterati) e inquadrandolo all’interno dello scenario coevo. Osservatore attento e arguto – d’Annunzio lo definì, a proposito delle sue Cose viste, un «acuto veditore» –, prosatore sospeso tra l’ironia e lo scetticismo, l’Ojetti novelliere e romanziere si misura con alcuni problemi nevralgici del ‘secolo breve’: il superamento del naturalismo, il rapporto con la tradizione, il confronto tra arte e scienza, i profondi rivolgimenti politici e sociali della sua epoca. Valerio Camarotto è dottore di ricerca in Italianista (Sapienza università di roma) e docente nella scuola secondaria di I grado. Ha pubblicato vari saggi e due monografie di argomento leopardiano: Leopardi traduttore. La poesia (1815-1817); Leopardi traduttore. La prosa (1816-1817), Quodlibet, 2016; ha inoltre curato l’edizione delle Novelle (1930-1955) di Bruno Cicognani (Pagliai, 2012). Collabora con il Laboratorio Leopardi (Sapienza), con la «rassegna della Letteratura Italiana» e con il Dizionario Biografico degli Italiani. -
Per una critica del testo digitale. Letteratura, filologia e rete
L’incontro fra discipline umanistiche e informatica ha generato una costellazione di problemi e domande che investono i modi della produzione e trasmissione della conoscenza.Questo libro riflette sulle principali questioni teoriche e metodologiche sollevate dall’incontro fra computer e testualità, dal tema della rappresentazione digitale del documento alla natura e alle caratteristiche delle scritture digitali, dal ruolo e lo scopo dell’edizione critica al testo algoritmico.Nella seconda parte del lavoro viene presentata una esemplificazione di casi di studio che hanno l’obiettivo, fra l’altro, di mostrare la problematicità dell’incontro fra la natura stratificata, aperta e dinamica dei processi di scrittura e i modelli standard della rappresentazione digitale. La cronaca mostra ogni giorno come la trasformazione dei testi in dati, e le conseguenti manipolazioni, implichino la riscoperta della dimensione politico-culturale della critica e in particolare del ruolo strategico delle competenze umanistiche nell’analisi, ma anche nello smascheramento, delle nuove retoriche digitali. -
Critica del gusto. L'immaginazione al potere
Rileggere i testi di Edoardo Bruno, rifletterli, ripensarli e ʿrimontarliʾ in un corpo ermeneutico e teorico, è stato un modo per me di ritornare con la memoria a un percorso di formazione critica, di critica del gusto, che ha accompagnato, grazie ai suoi scritti, le mie ricerche sul cinema nell’ultima decade (dalla nota del curatore). Edoardo Bruno è stato ordinario di Storia del Cinema e dello Spettacolo presso l’Università di Firenze. È autore di diversi libri di estetica tra cui: Film come esperienza (Bulzoni, 1986) Film, altro reale (Il Formichiere, 1978), Pranzo alle otto (Il Saggiatore, 1994), Il pensiero che muove (Bulzoni, 1998), Espressione e ragione in Erich von Stroheim (Testo&Immagine, 2000), Del gusto (Bulzoni, 2001), Deserto coraggio (Bulzoni, 2008), I neri corvi di Van Gogh (Empiria, 2016), L'occhio, probabilmente (Manifestolibri, 2016). Nel 1968 ha diretto il film La sua giornata di gloria. È direttore della rivista Filmcritica da lui fondata nel 1950. -
Che cosa è la religione?
La religione è un fatto sociale e culturale, parte integrante della storia umana.Questo libro ha l’obiettivo di fornire al lettore la risposta alla domanda “che cosa è la religione?” da un punto di vista scientifico. Studiosi di diverse discipline si occupano del fatto religioso, ma che cosa fanno, come lo fanno e perché lo fanno? Tali interrogativi hanno un risvolto teorico e dunque questo libro è inteso anche come contributo alla riflessione teorica sulla religione in generale. Jeppe Sinding Jensen è professore emerito di Culture and Society nella Faculty of Arts e ricercatore associato nell’Interacting Minds Centre dell’università di Aarhus, Danimarca. Ha studiato Cultura araba e islamica, Storia delle religioni e Filosofia. Il suo ambito di ricerca si incentra su teoria e metodologia nello studio della religione. -
Ripensare il Novecento teatrale. Paesaggi e spaesamenti
Questo non è un libro per quanti ritengono che il Novecento teatrale non abbia più segreti da svelarci, che sia stato studiato fin troppo (soprattutto certi maestri: ah Grotowski, ancora lui! no, di nuovo Artaud! eccetera). Soprattutto questo non è un libro per quanti pensano che il Novecento teatrale non ci riguardi più, non abbia più niente da insegnarci, a noi studiosi e agli artisti, perché stiamo vivendo una stagione del tutto diversa, nella quale ormai il teatro (o quel che ne resta) si fa in base a riferimenti e presupposti che poco o nulla hanno a che vedere con le vicende del secolo scorso. Evidentemente io sono fra quelli che la pensano in maniera opposta e che considerano deleteria, negli studi non meno che nella pratica, quella dittatura del presente e quella vaga interdisciplinarità extraterritoriale alla quale sembra che pochi ormai sappiano resistere. Per tutti gli altri, non pochi spero, questo libro offre un’ulteriore tappa delle mie indagini sul Novecento teatrale come nostra tradizione e come archeologia dell’oggi e del futuro prossimo. Un filo abbastanza stretto lo lega a In cerca dell’attore , di quasi venti anni fa, e al più recente Il teatro dopo l’età d’oro . Al primo è accomunato dall’impegno a rivisitare alcune questioni chiave, come la regia, il processo creativo, la drammaturgia dell’attore; al secondo invece lo accosta il deciso spostamento del baricentro sulla fase postnovecentesca, soprattutto per quanto riguarda le vicende del nuovo teatro italiano lungo più di tre generazioni artistiche. -
Letteratura e nuovi media. Come la scrittura cambia dimensione
La relazione inedita tra letteratura e social media: il libro delinea un primo profilo di diversi esperimenti che coinvolgono a vario titolo autori, studiosi e lettori su Facebook e Twitter. Un esempio? La TwLetteratura, metodologia per mezzo della quale lettori e studenti commentano e riscrivono grandi opere della nostra letteratura, Promessi Sposi compresi, nello spazio delimitato di un tweet. Critica letteraria, linguistica testuale, filosofia, semiotica: da Roland Barthes a Jaques Derrida, da Cesare Segre a Umberto Eco, la base fondamentale per l’analisi di questi fenomeni è stata proprio la combinazione dei diversi approcci. Al centro c’è sempre il linguaggio, sperimentato in forme varie e nuove. Tutte le prove, però, hanno in comune una cosa: esistono solo in virtù della letteratura stessa. I social si trasformano così, quasi di sorpresa, in spazi altri attraverso cui tenere viva l’attenzione sulla letteratura e sui libri. Utile a studenti e a chi desidera approfondire il tema, il testo è corredato da interviste ad alcuni autori protagonisti di interessanti prove legate ai social media, come Michela Murgia, Christian Raimo e Tommaso Pincio. è frutto del lavoro di anni, a partire dagli studi di dottorato. -
La folla. Continuità e attualità del dibattito italo-francese
Oggi come in passato, la folla, nelle sue molteplici forme, svolge una funzione sociale senza precedenti nel tentativo di ridurre la contraddizione insita nella relazione tra società e politica. È quando la politica abbandona come mezzo il diritto e conquista come suo unico fine l’economia dei consumi (e l’alta finanza) che la folla, irrazionale o razionale, patologica o normale, negativa o positiva, esplode con rinnovata forza; perché è allora che quella moltitudine si sentirà talmente tanto minacciata da aver paura di se stessa e delle proprie reazioni. Nella prima parte di questo lavoro (Folla. Epistemologia e metodologia di un oggetto di ricerca) i saggi di Vincent Rubio, Elisa Moroni e Sabina Curti trattano rispettivamente la folla come oggetto di studio, luogo dell’irrazionale e sonno dogmatico. Dopo questo sguardo trilaterale sulla folla, nella seconda parte (Antologia. Le origini del dibattito italo-francese sulla folla) si propone invece una selezione di testi di autori italiani e francesi (Scipio Sighele, Pasquale Rossi, Gustave Le Bon, Gabriel Tarde, Vincenzo Miceli). Sabina Curti insegna Sociologia della devianza e Criminologia presso l’Università degli Studi di Perugia. Ha recentemente pubblicato Critica della folla (Pearson, Milano 2018). Di Gabriel Tarde ha tradotto e curato in italiano: Il tipo criminale. Una critica al “delinquente-nato” di Cesare Lombroso (ombre corte, Verona 2010), La morale sessuale (Armando, Roma 2011), Lo spirito di gruppo (Orthotes Editrice, Napoli-Salerno 2015). Tra i testi precedenti, ricordiamo: Criminologia e sociologia della devianza (Cedam, Milano-Padova 2017) e Rileggere “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria (Cedam, Milano-Padova 2015). -
LI d'O. Lingua italiana d'oggi (2015). Vol. 12
Scritti di:rnrnMassimo Arcangeli, Debora de Fazio, Elisa De Roberto, Claudio Giovanardi, Alessandro Greco, Luca Mirarchi, Rocco Luigi Nichil, Claudio Nobili, Emanuela Pece, Fabio Ruggiano, Noemi Salis, Massimo Vedovelli -
Gli Stati Uniti d'Europa. Les Etats-Unis d'Europe. Parigi 1872
Il libro contiene la prima traduzione in italiano di uno scritto dal titolo davvero preveggente, Gli Stati Uniti d’Europa, pubblicato a Parigi nel 1872. L’autore, il francese Charles Lemonnier, giurista e filosofo di ispirazione saint-simoniana, cultore di Immanuel Kant e oppositore di Napoleone III, era stato fra i principali promotori del celebre Congresso di Ginevra del 1867, che ebbe come presidente onorario Giuseppe Garibaldi, nell’imminenza della sfortunata impresa di Mentana. A Ginevra venne fondata la Lega internazionale della pace e della libertà, con apposito Comitato centrale e con l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa. Solo l’Europa federale avrebbe garantito infatti la pace vera, fondata sulla soppressione degli imperi e degli eserciti permanenti, la liberazione delle nazionalità, costituite in repubbliche, il suffragio universale per donne e uomini, la libertà di commercio, l’istruzione gratuita e obbligatoria, lo sviluppo della scienza e dell’industria per assicurare il progresso e risolvere la questione sociale. Fra i sostenitori del Congresso di Ginevra ci furono grandi personalità, tra cui Victor Hugo, Carlo Cattaneo, Michail Bakunin, mentre Karl Marx e Giuseppe Mazzini si dissociarono, il primo in quanto sostenitore della lotta di classe, il secondo perché esigeva innanzitutto la liberazione delle nazionalità. Marito di Elisa Grimaihl, fondatrice della formazione professionale femminile, Lemonnier traccia nel suo libro un profilo assai lucido della struttura istituzionale dell’Europa federale, chiamata ad ispirarsi al modello americano ed anche a quello svizzero del 1848. Al tempo stesso ne illustra le ragioni etiche, gli obiettivi, i valori sul piano sociale, suggerendo le strategie per perseguire il traguardo di superiore civiltà che gli Stati Uniti d’Europa avrebbero assicurato all’intero continente. Un’opera che appartiene insomma al miglior patrimonio della cultura europea e che è stata troppo spesso dimenticata. Lemonnier è stato davvero un “padre dell’Europa”. Alla traduzione de Les États-Unis d’Europe si aggiungono nel presente volume i contributi di Alessandra Anteghini, autrice dell’unica biografia dedicata a Lemonnier, e di Philippe Régnier, studioso dell’eredità culturale di Saint-Simon, il fautore della “riorganizzazione della società europea” a conclusione dell’epoca napoleonica. Seguono poi, in riferimento al Congresso di Ginevra del 1867, i saggi di Jean-Yves Frétigné, accademico francese dalla ricca produzione sulla storia italiana, di Carlo Moos, collega svizzero studioso di storia europea, Risorgimento compreso, di Sylvain Schirmann, docente di storia delle relazioni internazionali all’università di Strasburgo, di Giuseppe Monsagrati, noto risorgimentista della Sapienza Università di Roma, e di Patrick Pasture, direttore del Centro di Studi europei dell’Università di Lovanio. Il curatore del volume ed autore della presentazione, Francesco Gui, ordinario di Storia moderna presso la facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, direttore della rivista on-line «EuroStudium3w», promotore del Comitato nazionale per le celebrazioni del centesimo anniversario della nascita di Altiero Spinelli (2006-09), coordina la rete accademica “l’Università per l’Europa. Verso l’unione politica”, premiata dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La traduzione in italiano dello scritto di Lemonnier è stata curata da Daniele Armellino, laureato in Scienze storiche presso il Dipartimento di Storia, Culture, Religioni (oggi SARAS) della Sapienza, il quale merita un sincero ringraziamento. -
Dialoghi con artisti di teatro
Le interviste raccolte in questo volume compongono un campione di artisti di diverse generazioni, rappresentanti della scena internazionale, efficaci per comprendere posture, formati, procedimenti costruttivi e temi della scena del secondo decennio del Nuovo Millennio. L’originalità di questo studio risiede nella parola data agli artisti, alla cui voce diretta raramente l’editoria di settore offre uno spazio privilegiato. La forma dialogica e i temi affrontati, legati al vivere contemporaneo, fanno di questo libro una lettura stimolante e piacevole. -
Danza Odissi. Storia, memoria e presente
Il volume ricostruisce le tappe principali del percorso che ha portato l'antica danza dell'Orissa (oriy? n?ca) all'attuale danza Odiss? e si concentra sulla figura femminile nella mitologia e nell'arte coreica indiana. Dal tempio al teatro, dalla danza rituale delle devad?s? alla danza sul palcoscenico: il libro ripercorre la storia dell'Odiss? esaminandone i protagonisti principali, l'influenza esercitata dalle scelte politiche nazionali dell'India dopo l'indipendenza; si analizzano le modalità di trasmissione delle tecniche del corpo danzante, il processo creativo coreografico, la dimensione contemporanea e globalizzata dell'Odiss? odierna. Da un alto vi sono i guru, la tradizione, la devozione popolare, la ritualità e l'originaria dimensione sacrale della danza, dall'altro le nuove istanze del femminismo, della transculturalità e della cultura di massa. Nell'Odiss? è presente una tensione tra polarità apparentemente opposte e contradditorie che convivono sullo stesso suolo e negli stessi esponenti di quella danza, oggi al centro del dibattito internazionale e degli studi postcoloniali. -
Orson Welles e il teatro. Shakespeare e oltre
Il libro, Orson Welles e il teatro, Shakespeare e oltre, esamina la carriera teatrale di Orson Welles (1915-1985) dal 1946 al 1960, dopo il grande successo del Mer- cury Repertory Theatre e del film Quarto potere (Citizen Kane) e prima che lui abbandonasse il teatro per sempre, con uno speciale sguardo alle sue opere sha- kespeariane. Sebbene non sia possibile recuperare alla nostra esperienza il teatro di Orson Welles, e sebbene la sua reputazione sia destinata a restare per sempre basata, almeno fino a un certo punto, su frammenti e tracce, sono rimasti tutta- via tanti ricordi vivi e appassionati di Welles attore e regista teatrale. È indubbio che, per capire meglio l'intera carriera di Welles, è importante cogliere l'originalità anche della sua poetica teatrale. Quando Welles sarà meglio conosciuto come attore e regista teatrale, un aspetto importante della sua arte emergerà: dal principio alla fine Welles è stato un vero uomo di teatro. -
Catalogo della biblioteca di Carlo Emilio Gadda
A vent'anni dalla sua prima pubblicazione, dovuta alle cure di Andrea Cortellessa e Giorgio Patrizi, l'inventario dei volumi della biblioteca di Gadda vede qui una nuova edizione, frutto di nuove ricerche e studi sull'opera gaddiana, suscitati dalla scoperta, nel 2010, dell'archivio Liberati di Villafranca di Verona. Ne emerge un quadro nuovo, decisamente arricchito, e tale da dovere considerare la biblioteca dello scrittore un organismo complesso, una somma di molteplici biblioteche, fedele specchio di una formazione anomala, capace di unire scienze matematiche, filosofiche e umanistiche, in un universo intellettuale del tutto insolito, non solo per la letteratura, ma per la cultura italiana del Novecento. L'articolazione della biblioteca di Gadda e il dialogo intessuto con i libri -testimoniato dalle postille e dalle note di lettura - contribuiscono a delineare una figura intellettuale unica e impareggiabile, riflessa e deformata nella propria opera narrativa, che ha ancora molto da rivelare ai lettori e agli studiosi. -
Al di là dei canoni. Scritti sul '900 letterario
Al di là dei canoni. Nel titolo la chiave di lettura dei dieci saggi pubblicati. Qui si parla di scrittori non imbrigliabili in statuti e regole preesistenti, di percorsi artistici non prevedibili, di momenti particolari della loro vita e della loro arte... Apre il volume il padre delle Avanguardie storiche, Apollinaire, richiamo immediato della spumeggiante Parigi primonovecentesca, passaggio obbligato per i giovani talenti insofferenti di canoni ottocenteschi... dove incontriamo tra gli altri i fedelissimi Dioscuri, Alberto Savinio e Giorgio de Chirico.... Seguito dal tragico momento della guerra '15-'18 coi suoi ampi riflessi sulla letteratura e sulle articoeve e del decennio successivo: Soffici, de Chirico, Barbusse, i futuristi... E Ungaretti, naturalmente, ma quello degli esordi, amico di Enrico Pea, di Lorenzo Viani e del Manipolo d'Apua, gruppo di intellettuali e scrittori anarchici e imprevedibili della Viareggio dei primi decenni del secolo, finora poco studiati. C'è Savinio, che riempie molte pagine coi suoi sorprendenti ritratti pittorici e letterari fra umano e animalesco, ghiotto boccone per la psicanalisi, e le sue lungimiranti profezie sulla Sorte dell'Europa; e il Calvino anni '60, il quale alla fantasia all'eros e al paradosso affida il compito di una narrazione nuova, lontana da percorsi realistici e monosignificanti. A Luigi Malerba sono dedicati 4 saggi (di cui due sulle ultime opere), che ne scoprono la verve polemica e battagliera, lo spirito ecologista, il taglio ironico e surreale dei racconti postumi... Non poteva mancare, infine, in vista del centenario della nascita che si celebrerà nel 2022, Pasolini, con un lungo scandaglio nel suo laboratorio narrativo linguistico. -
Raffaella Carrà. Cinquant'anni di desiderio
L'immagine di Raffaella Carrà, che la società dei grandi numeri ha vissuto nell' Italia in evoluzione, dagli anni '70 ad oggi, ha incarnato la trasformazione del Desiderio per un'audience fluida, nelle migrazioni identitarie, ma solida nella passione con cui in lei queste si riconoscono. Spesso con lo stupore di ritrovarsi raccontate - in anticipo sui tempi - in TV. Caterina Rita, insegnante di Italiano e Latino nei Licei, prestata alla Rai, vi ha lavorato come programmista regista per Rai 1, Rai 2 e Rai 3, dopo essere stata al fianco di Raffaella Carrà in ""Pronto ... Raffaella?"""" (1983 - '85); """"Buonasera, Raffaella!"""" (1985 -'86); """"Domenica in"""" (1986 -'87) e """"Sogni"""" (2004). Laureata una seconda volta in D.A.M.S. - Roma Tre, nel 2016, con una tesi su Raffaela Carrà ha riletto alla luce degli studi sul linguaggio cinematografico, quello televisivo, di cui è stata diretta testimone e inconsapevole artefice. Vive e studia a Roma."" -
Una guerra perduta. Il libro letterario dal Rinascimento e la censura della Chiesa
La scelta dell'immagine di copertina è intenzionale: il luogo dei libri è sempre stata la Biblioteca, un luogo fragile e spesso effimero, a causa soprattutto del tempus edax e di quei fata che sono propri dei libri, ma anche per colpa dell'uomo, come nel caso della Biblioteca dei Girolamini a Napoli, depredata dall'umana avidità e ora restituita alla sua dignità. Per questo è stata posta in copertina. La Biblioteca dei Girolamini intende rappresentare tutte le altre Biblioteche comunque sopravvissute con il loro patrimonio di libri antichi: biblioteche che accolgono anche i libri della letteratura del Rinascimento scampati all'inesorabilità del tempo e all'incuria dell'uomo, nonché alla guerra che nella seconda metà del Cinquecento fu loro mossa (unilateralmente) dalla Chiesa. Le Biblioteche antiche e moderne, oggi solidalmente in OPAC e METAOPAC, certificano la sconfitta del censore, che con orgogliosa tracotanza volle muovere guerra alla letteratura per raddrizzare quelle che considerava le sue deviazioni di sempre (per alcuni era semplicemente da estirpare tutta, in blocco). Malgrado le devastazioni, non solo materiali, prodotte, il progetto del censore naufragò nel troppo vasto mare dei libri, di quelli già editi e di quelli pubblicati senza sosta e ovunque. E soprattutto incontrò la resistenza del mondo del libro e della letteratura, gelosi entrambi delle proprie autonomie. Della sua perduta guerra il censore è stato considerato per troppo tempo protagonista esclusivo, senza che fosse mai sottoposto a verifica fattuale il reale impatto del suo progetto anche oltre la sua prima fase di elaborazione ed esecuzione, e senza che fosse mai data voce agli altri protagonisti di questa storia, spesso drammatica per loro: cioè, a tutte le figure variamente impegnate nei campi del libro tipografico (autori, editori, commercianti, librai, e così via: lettori compresi, soprattutto i lettori, anzi). Questo libro è dalla parte del libro letterario e del suo mondo: con ostinata pazienza ricerca le tracce (vistose: basta cercarle!) della sua resistenza al censore, e ne certifica la sostanziale sconfitta. Le tante (troppe) pagine di questo libro rendicontano minuziosamente il lavoro certosino che è stato speso per documentare che nulla del libro letterario del Rinascimento è andato perduto. Nulla. -
Il ritorno del politico. Soggettività, democrazia e genere nella sociologia di Alain Touraine
La ricerca sociologica di Alain Touraine segue il corso temporale di un'epoca attraversata da profonde trasformazioni sociali e politiche. Questi mutamenti non sfuggono al sociologo francese, che è sempre attento ad ampliare l'orizzonte delle sue analisi, rivolgendo il campo di indagine verso più direzioni: dallo studio dei cambiamenti del lavoro a quello dei movimenti sociali; dal mondo delle donne alla globalizzazione ed ancora dal Soggetto alla democrazia, fino ad arrivare alle sue analisi più recenti nelle quali ipotizza la ""fine della società"""". Le società fluiscono nel loro divenire e nelle loro trasformazioni. Nella meccanica della dialettica tra attori tradizionali e attori emergenti il mondo da industriale diventa postindustriale e, poi, postsociale. In ognuno di questi transiti epocali è importante riconoscere il senso della storia e il senso del sociale in relazione al ruolo e alle funzioni che riesce ad avere il Soggetto. Ma questi passaggi da una fase storica ad un'altra non sono mai neutri, portano crisi ed emergenze, che si riflettono nel campo economico, in quello sociale, nella sfera culturale e, inevitabilmente, nella dimensione politica. Touraine è convinto che per affrontare la crisi che caratterizza la politica, sarebbe opportuno intraprendere una rappresentazione nuova della società, che riesca a coinvolgere donne e uomini decisi a rinnovare la vita pubblica, l'azione collettiva e la democrazia. L'azione collettiva, sia come insieme di decisioni individuali sia come espressione di strutture organizzative può esprimersi come rivendicazione del Soggetto e come punto di riferimento della sfera decisionale politica. La democrazia è garantita da un sistema che riesce a collocare i diritti umani fondamentali al di sopra di tutte le leggi e concede al Soggetto quella libertà d'azione mediante la quale i fenomeni sociali assumono un'adeguata valenza politica necessaria per trasformare la società, migliorare la sensibilità e superare resistenze culturali, alimentate da convincimenti errati, radicati pregiudizi e sedimentate conflittualità.""