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Stanze della luce
"'Stanze della luce' del giovane Giuseppe Carracchia è un libro spavaldo, fermentante, immaginoso, che sorprende per la sensorialità accesa delle figure che lo animano, così come per la forza lucida e argomentante dei suoi versi. Un libro che affonda nelle correnti scure del mondo, ma che si volge con una sua dizione nitida, perentoria verso i grandi temi della luce, della gioia, della felicità, segnalati anche negli esergo delle varie sezioni, che andranno intesi come vere e proprie chiavi di lettura dei testi. Ci sono dunque le nobili arti del pugilato, sulle quali la raccolta ha inizio, e ci sono i miracoli della luce, la densità fisica dell'estate, l'abbraccio potente dell'acqua, quando il corpo la fende e sposta, il muto ardore di un cielo mediterraneo: ma c'è anche il riparo di una palpebra, ci sono le forze del vuoto, e tutto ciò che in un verso si sottrae alle virtù del pensiero. E una corrente ritmica che affonda nello spessore archetipico del mondo, nei suoi elementi primi, e si tende linearmente, affidandosi al potere formulare della parola, alla ripetizione a distanza di un'immagine, di un pensiero, o anche - semplicemente - di un nome che s'irradia nella luce pura, tutta verticale, del suo frangersi e inabissarsi. Anche i nomi nuotano, nel mare di questo libro pulsante ed erratico che si avvia a poco a poco a una sua «chiarezza leggera» e ventosa: nomi felici, immersi in una lingua di aranci e di melograni, di limoni e di giardini curati ma non troppo, di salsedine e di isole. Come se il libro, avanzando, si disfacesse a poco a poco del proprio sapere, per cedere al «giusto degli occhi» che si perdono nel gran catino del mondo, e lo sentono, e lo vivono. O forse bisognerebbe dire che il poeta, più si disfa del suo sapere, più si fa antico, e retrocede alle correnti elementari e caotiche della vita che pulsa, e arde, ed è solo vita."""" (Giancarlo Pontiggia). Prefazione di Fabio Pusterla." -
Sotto la notte si fa casa
L’autrice ha già pubblicato nel 2019 in questa stessa collana la raccolta Una visita a Hölderlin e proprio da un verso di quella raccolta è tratto il titolo della presente, quasi a voler creare un ponte ideale fra i due libri. In un’epoca in cui si è tristemente sperimentato l’isolamento a causa della pandemia, l’autrice ha sentito il bisogno di ripensare il tema della casa in varie prospettive. Nella prima sezione si esplora il motivo della clausura che genera allucinazioni come quella della figura del Precettore, un alter ego che mima la vita fra le pareti domestiche, e capace di sviluppare altresì visioni tenebrose (Gotico). Nella seconda sezione, che ha il titolo della raccolta, varcata la soglia, si rinviene il tema della natura sentita come uno spazio rassicurante, pervaso da un senso di intimità e di tenerezza, in grado di demonizzare anche i suoi aspetti più temibili. Nella terza parte (Una traboccante onnipresenza) la casa è il cosmo, quell’uno tutto di neoplatonica memoria in cui gli opposti si uniscono nella tensione numinosa della corda dell’arco. Alla fine del percorso si colloca il demone perturbatore, Il trickster, visto come elemento disgregatore e nello stesso tempo, quasi a dispetto, come forza creativa, con cui bisogna fare i conti per trovare un difficile equilibrio. Al fondo sta un’idea di poesia che, pur non collocandosi del tutto fuori dalla storia, aspira per mezzo di un denso linguaggio immaginifico e un lessico a tratti pervaso di toscanismi, a vivere l’istante come una folgorazione, come riflesso di una dimensione cosmica che sola rende possibile la percezione dell’eterno: Vita è andare/ per folgori /in un cielo terso. /E tu sarai allo scoppio/ ogni volta/ eterno. -
Psiche, amore e i dolori degli dei. Carattere e archetipi del maschile alle origini della psicologia
In una dimensione immaginaria si svolgono dei dialoghi tra un Dottore e Psiche, la fanciulla protagonista della celebre favola raccontata da Apuleio nel romanzo ""L'Asino D'oro"""". Le sue peripezie diventano oggetto di un'analisi psicologica svolta nello stile della psicologia analitica di Carl Gustav Jung e della psicologia archetipica di James Hillman. Nel mentre, anche Psiche si veste del ruolo di terapeuta e si confronta con gli dei dell'Olimpo: Efesto, Ares, Apollo, Ade, Pan, Poseidone, Dioniso, Zeus. Attraverso dialoghi serrati e vivaci gli dei si mettono a nudo svelando dietro la loro onnipotenza il lato umano e nevrotico. Mediante l'indagine psicologica Psiche scoprirà un vasto piano che collega la mitologia alla moderna psicologia secondo una traccia iniziata con Freud e sviluppata da Jung e Hillman. Un percorso avvincente che vuole dare una lettura originale ai mutamenti del mito nei secoli rendendolo vivo nello spazio dell'odierna psicologia e della pratica psicoterapeutica."" -
Simboli di rinascita nella basilica di San Miniato al Monte di Firenze. Da Gioacchino da Fiore a C.G. Jung. Ediz. italiana e inglese
Tra i capolavori dell'architettura romanica, la millenaria Basilica di San Miniato al Monte di Firenze testimonia una rara ricezione cristiana della preesistente tradizione astrologica. Questo libro propone una lettura psicologica dell'iconografia della Basilica, con particolare attenzione a cinque temi: lo Zodiaco solstiziale nella navata centrale, una vera e propria ""macchina filosofica"""" legata a ritmi quotidiani, annuali ed epocali; la Porta Santa rivolta a Oriente, che richiama quella rinascita interiore a cui tutta la chiesa sembra tendere; il Teriomorfo dell'ambone e gli animali allegorici, ciascuno dei quali è portatore di uno specifico messaggio ermetico; il glifo dei Pesci, icona di resurrezione cristica e vittoria sulla morte; e l'iscrizione segreta pavimentale, che da oltre mille anni accoglie fedeli e visitatori a San Miniato al Monte. Questo complesso simbolismo sembra raccontarci delle angosce millenaristiche dell'uomo medievale per la venuta dell'Anticristo, alla fine di un'epoca del mondo: astronomicamente, la """"commissura"""" o momento di passaggio dell'Equinozio di Primavera dal primo al secondo pesce nella costellazione dei Pesci, lungo il movimento di precessione degli equinozi; ma anche delle sue speranze escatologiche per l'inizio di un nuovo tempo cosmico, colmo di grazia e serenità, profetizzato da Gioacchino da Fiore (l'Età dello Spirito Santo) e, con riferimento all'attesa Era dell'Acquario, intuito da Carl Gustav Jung (""""La via di quel che ha da venire"""")."" -
Verità e esperienza. Saggi sulla genealogia della ragione moderna
“Appena trentenne, Italo Valent saluta il suo ingresso sulla scena filosofica italiana mandando in stampa una monografia dedicata al pensiero di David Hume. L’opera è raccolta nel volume insieme con altri saggi rivolti a insigni filosofi dell’età moderna. Cimentandosi con la ricca produzione humiana (e non solo), Valent restituisce intatto nelle mani dei lettori il dilemma che ha scosso la modernità: l’impossibilità di anelare a qualche certezza quanto all’umano, neppure accettando il dubbio metodologico e procedendo da esso, neppure ricercando le strutture elementari ed empiriche del nostro conoscere. Se la nuova scienza galileiana mostrava una via sperimentale e matematica, di epocale portata per la conoscenza della natura, la scienza dell’uomo restava oscura, contraddittoria, lacerata dalla tentazione di rifugiarsi in una ragione tanto formale quanto sterile, o di prendere per dimostrazioni associazioni di idee dalla incerta tenuta argomentativa. Al contrario, secondo Valent, in Hume la critica sferzante al razionalismo dogmatico si combina con il tentativo di salvare la ragione, scavandone la connessione profonda con l’esperienza. Ecco profilarsi, in nuce, quel percorso che anni dopo condurrà l’autore ai margini impensati e trascurati della filosofia di Emanuele Severino, il grande maestro con il quale mai verrà meno il confronto. Nel vortice dell’esperire non si trovano solo le differenze dei sensi, della temporalità, delle strutture relazionali dei fenomeni, ma si è toccati dallo scarto dell’alterità, dalla negazione come disconoscimento, esclusione e annientamento. È così che il giovane Valent getta le basi per i suoi lavori maturi, lasciando interagire Hume con Hegel e Severino, e mostrando una “modernità” nient’affatto superata ma ancora tutta da realizzare.” (Romano Màdera) Postfazione di Antonio Catalano. Con testi di Andrea Tagliapietra. -
Preghiere imperfette
“’Preghiere imperfette’ è una raccolta poetica intessuta anzitutto tra le onde, le vertigini e le crepe dei momenti, fra tutti quei piccoli o grandi sussulti di cui è tramato il nostro incerto cammino nel tempo. Proprio di vacillamenti, scarti, inciampi – o di aritmie, lacune, pensieri in fuga – si nutre il bisogno, che in Nadia Scappini resiste con grande forza, di pregare, se è vero (come lei stessa ci ricorda in un altro suo libro) che l’etimologia di “preghiera” è legata a precarius: alla precarietà, alla fragilità delle nostre vite. Muovendosi tra visioni percorse da soffi d’ansia o striate di ferite, ma non rinunciando mai a “curvare le parole / verso l’altrove”, l’autrice di questa straordinaria raccolta confessa il suo desiderio ardente di Dio, ma l’“altrove” che innerva i suoi versi è anche la misteriosa bellezza del mondo (la notte quando “splende di fuochi / e di comete”, l’alba profumata di cannella e cardamomo, le ali screziate di una farfalla) e soprattutto l’amore umano, quell’amore che diventa sempre più struggente quando due coniugi anziani lo difendono fino alla soglia dei sogni estremi, delle carezze impossibili.” (Paolo Lagazzi) Con una lettera di Loredana De Vita. Postfazione di Paolo Lagazzi. -
Il pianeta disorientato. Sogni in pandemia
Nel lontano 1985, diceva James Hillman: «Non è soltanto la mia patologia che si proietta sul mondo, ma è anche il mondo che mi inonda con la sua sofferenza non lenita». Questo è il filo conduttore del volume, che, partendo dai sogni raccolti durante il primo confinamento, si misura con l'esperienza psichica della pandemia. I sogni, considerati immagini del mondo e della storia, intrinsecamente curative, attraverso un corpo a corpo con l'arte si espandono e fioriscono. Diventano quadri e richiamano altri quadri. Parlano dell'anima del mondo, del suo patire, chiedendo uno sforzo immaginativo per poter avvicinare l'impensabile. E ancora e sempre la domanda è: come possiamo confrontarci col ""Terrificante"""", cercando di far sì che la morte e la distruzione non restino le ultime parole dell'umano? Come possiamo """"bonificare"""", usando un termine di Fornari, la violenza, la guerra, la malattia, la mancanza di senso? Forse l'unica via ha a che vedere con la tolleranza del lutto e l'apertura alla bellezza. Prefazione di Lella Ravasi Bellocchio."" -
Sensi migranti. Le identità del contemporaneo. Atti del Convegno «Ibridazioni e contaminazioni» (Circolo della Stampa, Torino)
Susan Sontag con Note su “Camp”, Gender Trouble di Judith Butler, la Teoria Queer con le sue sfide all’identità di genere, il lavoro decostruzionista di Derrida, poststrutturalista di Foucault e soprattutto quello semioanalitico di Kristeva sono stati gli assi culturali portanti in cui si sono inscritte le giornate di studio. Si è cercato di porre in comunicazione la metapsicologia junghiana, ancorata principalmente a dialettiche identitarie antinomiche e giochi di polarità con la “fluidità” e le diverse ibridazioni (di genere, in estetica, tra uomo e dispositivi non umani) proposte dalla contemporaneità, senza dimenticare come Jung stesso sia ricorso al vaso alchemico e alla sua valenza simbolica di contenitore psichico e miscelatore di elementi plurali. Nello sviluppo delle giornate di studio, oltre alle tradizionali relazioni ex-cathedra e/o a gruppi di lavoro, ha avuto luogo anche una parte performativa coerente con il tema. L’obiettivo delle giornate di studio/performance è stato quello di sensibilizzare e aumentare la conoscenza/competenza dei partecipanti relativamente ai fenomeni di indebolimento identitario, nel senso che dà Vattimo al termine, fenomeni sempre più riscontrabili nella clinica analitica oltreché nella contemporaneità. Testi di Adriano Cacciola; Stefano Candellieri; Felice Cardone; Stefano Carpani; Stefano Cavalitto; Livia Di Stefano; Davide Favero; Michela Fiore; Valentino Franchitti; Maria Teresa Marina Giaveri; Fabio Giudice; Rita Ingrassia; Francesco La Rosa; Chiara La Torre; Teresa Legato; Chiara Lombardi; Gianfranco Marrone; Vivienne Meli; Laura Molinar Roet; Carola Palazzi Trivelli; Roberto Patanè; Sara Peters; Francesco Remotti; Silvia Romano; Maria Laura Trifilò; Nicla Vassallo; Francesca Vecchioni; Caterina Vezzoli; Gloria Vona. -
Opera picta. La cosmica unità. Ediz. illustrata
«È profondamente meditativo il percorso esistenziale di Maria Clara Quarenghi e l'arte che ha praticato con continuità ne è lo specchio fedele. Un ""gusto raffinato ed elegante"""" la distingue e la identifica, così come curiosità e dedizione la alimentano. Non vi sono tratti che indichino una crisi, ma una costante grande energia orientata a raccontare la vita, firmare un patto con la vita. Chiedersi il perché dell'esistenza, conoscere sé stessi e proiettare le ragioni profonde di questa indagine nel raggiungimento dell'Unità Cosmica"""". Un rapporto con la propria coscienza nitido, sincero, razionale, che tuttavia non vuol dire non vi siano momenti di grande ispirazione e il colore nelle sue accensioni, negli studiati e riuscitissimi rapporti estetici, costituiscono un infallibile banco di prova. Esporre al giudizio del pubblico il proprio lavoro è sempre una scommessa innanzitutto con sé stessi, la cui necessità nella vita di un artista comporta grande coraggio. Potrebbe esserlo anche il rapporto con il mercato, ma questo per Maria Clara Quarenghi non ha costituito un richiamo ineludibile. La concentrazione con la quale ha perseguito il suo cammino di ricerca ha avuto su tutto la prevalenza e la consapevolezza di realizzare un tracciato del tutto personale ha prevalso su altre dinamiche che certamente l'avrebbero Gratificata, ma anche distratta. Una storia creativa libera, esemplare, orientata ad elaborare una sintesi possibile nell'immensità dell'universo creativo. Autentico faro della sua esperienza è stata l'esplorazione cromatica, declinata secondo sequenze armoniche, con una maestria di insolita compiutezza ed eleganza. Mantenersi silenziosamente alla ricerca della propria armonia interiore per consegnarla in immagini esteticamente risolte, significa riporre una grande fiducia nelle proprie capacità e in un presente nel quale si è primi attori e artefici consapevoli anche del proprio futuro. Quando poi il rapporto avviene in uno scenario internazionale significa che la consapevolezza di sé ha raggiunto un alto gradiente.» (Dalla prefazione di Maria Cristina Rodeschini)."" -
L'ombra (2022). Vol. 18: Kronos e la nostalgia.
Contributi di: Roberta Bussa, Francesco Capra, Raffaele Floro, Donato Piegari, Stefano Cavallitto, Luca Coladarci, Luca Zucconi, Silvia Contini, Alessandro Defilippi, Andrea Calvi, Eliseo Ghisu, Donato Santarcangelo, Monica Manfredi, Alessandro Defilippi, Ferruccio Vigna, Laura Molinar Roet. -
Il tempo dei morti. Mistero di voci
"Il tempo dei morti"""" è un testo unico nel panorama della poesia italiana contemporanea. Nato per incorporazioni di frammenti, scene e visioni, ha infine assunto la forma di un poema drammatico unitario, diviso in quattordici scene e animato da otto personaggi o “voci”. La storia trova le sue radici in un tempo e un luogo precisi: siamo nella campagna del lodigiano, in un arco di tempo che va dagli anni trenta alla fine della guerra, e dagli anni cinquanta fino al termine del secolo. La vicenda iniziale è quella di due ragazzi rimasti orfani, del trauma che uno di loro subisce quando viene assurdamente accusato di essere responsabile della morte del fratello minore, e dell’effetto esteso nel tempo che questo trauma provocherà nella vita del ragazzo e alla sua famiglia quando sarà cresciuto. Ma non è una storia che si possa raccontare in forma lineare, perché il tempo in cui si svolge non è il tempo dei vivi, è il tempo dei morti, dove non c’è differenza tra passato e futuro. Il volume è arricchito da una illuminante prefazione di Franco Nasi e da una intensa conversazione dell’autore con Andrea Bajani che tocca non solo la composizione del """"Tempo dei morti"""" ma l’intera, molteplice produzione di Alessandro Carrera. Prefazione di Franco Nasi. Con una conversazione con l’autore di Andrea Bajani." -
L'amore spezzato. Dei distacchi e degli addii
Come si configura e cosa significa, in termini umani, psichici, metaforici l’addio? E ancora: come accadono le crisi e la fine di un amore? Lucidamente, intensamente, Giorgio Agnisola analizza la separazione amorosa nelle sue molteplici manifestazioni e circostanze della vita, interpretandola entro un articolato, suggestivo percorso interpretativo, attraverso la lettura di pagine conosciute e significative della letteratura di ieri e di oggi. La scelta dei testi è esemplare. Potrebbe dirsi che i brani poetici e narrativi facciano parte integrante dell’analisi: che non è propriamente psicologica, bensì umana, sentimentale, poetica. Ne risulta una densa, ricca esplorazione di una delle esperienze imprescindibili dell’amore e della vita. Il libro è rivolto in particolare a coloro che desiderano riconoscere e comprendere i sentimenti che si accompagnano a un distacco e lenirne gli impliciti tormenti. -
Pandemia e trasformazione. Un anno per rinascere
“Ricorderemo il 2020 come l’anno della pandemia da Covid-19 e sapremo di averlo vissuto.” Con queste parole si apre il racconto dell’anno di pandemia di Marta Tibaldi che, insieme a Simona Massa Ope, ha scritto “Pandemia e trasformazione. Un anno per rinascere”. Nel libro le autrici descrivono che cosa hanno fatto di un tempo eccezionale come quello della pandemia: più di dodici mesi che hanno sconvolto gli esseri umani, ma che hanno offerto, nel contempo, la possibilità di una trasformazione profonda del proprio modo di essere e di vivere, aprendo a nuove visioni di sé e del mondo. L’anno di Marta Tibaldi e la sua rinascita sono stati caratterizzati da una lettura inconsueta, ma molto utile dal punto di vista pratico, quale la mappa alchemica delle trasformazioni psichiche. Si tratta di una modalità che coglie con grande accuratezza psicologica i dinamismi del trauma pandemico, focalizzandone le potenzialità trasformative e offrendo gli strumenti per farne un’esperienza di rinascita. L’approccio di fondo di Simona Massa Ope è invece quello del finalismo psichico junghiano, secondo cui la pandemia può essere letta, sia in termini soggettivi che di rapporto con il mondo, come movimento compensatorio e progettuale orientato al cambiamento. Osservata da questa prospettiva, la pandemia indica molti sentieri trasformativi per una rinascita umana. Il libro ha un’Introduzione di Alessandra De Coro, Presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA) e una Postfazione di Andrea Pamparana, giornalista sensibile e attento alle tematiche junghiane e osservatore critico della complessità del vivere nel tempo attuale. -
Guendemia. I peggiori anni della nostra vita: 2020-2022
"Guendemia"""" altro non è che l'unione, la commistione, l'inestricabile intreccio delle due parole che hanno attraversato prepotentemente gli ultimi tre anni, 2020-2021-2022, lasciando segni indelebili sulle nostre vite: Guerra e Pandemia. Sono stati, senza ombra di dubbio, i peggiori anni della nostra vita e non sembrano finire. Sono stati anni da fermare, fissare, immortalare sulla pagina, un po' per ricordare, un po' per guardare avanti e trovare, dagli errori, nuove prospettive di futuro. Davide D'Alessandro raccoglie in questo volume trentotto interviste a personaggi della cultura italiana per meditare su un contesto drammatico, senza smarrire la speranza che un'altra vita sia possibile. L'Autore vuole fortissimamente che oltre al Covid e alla guerra emerga altro, emerga la visione aperta e lungimirante della cultura, della letteratura, della psicoanalisi, della filosofia, dei libri, ecco perché troverete anche interviste dove Covid e guerra sono assenti. Assenti ma presenti, poiché occupavano, e occupano, ogni singolo (retro)pensiero della nostra mente." -
Cordelia controvento. Campionessa pugliese, partigiana a Roma
Con testi di Loredana Capone,Presidente del Consiglio regionale della Puglia, Pasquale Martino e Nicola Signorile sotto l’egida dell’ANPI di Bari. Bimba dalla curiosità insaziabile in un contesto familiare colto e antifascista nella Puglia degli anni Venti; adolescente controcorrente, campionessa di atletica leggera negli anni Trenta e madre single negli anni Quaranta, quando si trasferisce a Roma e partecipa attivamente alla banda partigiana “Ciavarella” del raggruppamento di Bandiera Rossa: tra ricordi personali e documenti d’archivio la vita di Cordelia La Sorsa (Molfetta 1919-Roma 2003) ci racconta in trasparenza il Novecento italiano nelle sue sfaccettature sociali, civili e politiche e ci ricorda una donna straordinaria, sepolta nel campo 109 del Verano, a Roma, tra i suoi compagni partigiani. -
E poiché io sono oscuro... Di Merlino, del Graal e di Carl Gustav Jung
Come scrisse Carl Gustav Jung, la storia di Merlino non è compiuta ancora oggi ed egli va ancora vagando tra di noi. “E poiché io sono oscuro” si muove tra riflessione psicologica e narrazione, ripercorrendo i nodi fondamentali della vicenda del grande Incantatore e cercando di leggerli nella loro luce mitica ed esistenziale. Dal bambino saggio figlio del Diavolo fino al vecchio mago, che per amore – e per stanchezza – accetta di essere imprigionato da una giovane donna e di deporre così il suo potere, Merlino attraversa la storia dell’Occidente con la forza di un simbolo mai del tutto compreso, mai morto, ma sempre presente nelle nostre vite. Ci parla di magia, di inganni, di potere e di avventure. Ci interroga sul senso di vivere. Ci interroga sul significato dell’amore. Libro di storie, di miti e di meditazione sulla psicologia junghiana, “E poiché io sono oscuro” si conclude nel segno di una speranza. Perché, come dice Gandalf, che di Merlino è certo fratello: «Uno stregone non è mai in ritardo. Né in anticipo. Arriva precisamente quando intende farlo». -
Gli spostamenti del desiderio
Con “Gli spostamenti del desiderio” Raffaela Fazio affina ulteriormente la riflessione sul senso dell’esistere, costante pungolo della sua scrittura, partendo questa volta da una prospettiva inedita: il desiderio come forza che ricalibra il reale modificando di continuo la visione e orientando il passo. L’instancabile messa a fuoco operata dall’autrice avviene sia grazie all’immersione nella propria coscienza, sia tramite il confronto con il mondo, con la storia, con l’arte (qui, in particolare, con il cinema e con la letteratura). Un simile dialogo era avvenuto anche in libri precedenti: Midbar era ispirato a figure e narrazioni dell’Antico Testamento; Ti slegherai le trecce riprendeva archetipi femminili della mitologia greco-latina; Meccanica dei solidi faceva rivivere personaggi anonimi della storia recente, capaci all’improvviso di un eroismo grandioso. Sotto questo aspetto, ogni silloge di Raffaela Fazio, oltre ad essere uno scandaglio interiore, ha la consistenza di un quaderno morale. Non è un caso che “Gli spostamenti del desiderio”, che si aprono con un lutto irrimediabile e si nutrono di una materia profondamente autobiografica, febbrile e lucida al contempo, si concludano con alcune poesie ispirate al diario di Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943, e alla sua testimonianza luminosa. Qualcosa, anche nel buio della storia, personale e collettiva, continua a bruciare in quel misterioso anfratto della coscienza in cui le forze del desiderio e dell’immaginazione, della lingua e della memoria non si arrendono alla crudezza dei fatti. Tra lo sguardo e la parola, tra ciò che si perde e ciò che risorge, è l’enorme materia del vivere con la sua energia rigenerante: «Tanto nero. / Ma solo / raggiunto il fondo / senti / che non ha materia. / È un foro. / Non dissimile / dal cielo». Giancarlo Pontiggia. -
I volti di Hermes. Magie, inganni, sortilegi, rivelazioni
“Che figura polimorfica, Paolo Lagazzi, questo latitante con la lanterna, sapiente che non inveisce ma inventa. Un giorno bisognerà scriverne una biografia immaginaria, sul gusto di Marcel Schwob, sulle elitre di una duna, a cavallo del drago: Lagazzi è un rocker e un illusionista, ha unito lo scibile emiliano ai sortilegi dell’haiku, la fiaba ai velami del Tao, Attilio Bertolucci e Lao-Tse, il trucco e il mito. Per mettere un po’ di salnitro a questo libro, che è, come sempre, un diorama sulla china del Centauro, pagine che vegliano sul labirinto, concime per il mostro, immagino al fianco di Hermes, “il dio dei viandanti e del messaggio” – secondo la mitologia per enigmi di Rainer Maria Rilke –, Dioniso che “contemplando la propria immagine” nello specchio forgiatogli da Efesto “si slanciò alla fabbricazione di tutta la pluralità” (Proclo) e Orfeo che “con la sua voce condusse ogni cosa nella gioia” (Eschilo). Lo specchio, la voce: figure di illustre illusione, ricami verbali tra le ombre. A queste figure sommo – per devianza – quella di Davide, il re ragazzo che svolge la cetra in fionda, e viceversa: poesia che sa sedurre e che uccide. Giocando – perché il creato accade per gioco, con intrepida naturalezza e trepidante ingenuità – Lagazzi si è dato il compito di togliere le usurate vestigia alla letteratura. Ne ha conservato il prestigio, il bagliore dietro l’inganno, lo stupore oltre l’illusione. Norman O. Brown, fautore di “un cristianesimo dionisiaco”, diceva che i libri esistono in virtù del loro “elemento magico” e che “amare è trasformare; essere un poeta”. Dopo il prestigio, l’oggetto scomparso non torna esattamente quale era prima: chi lo osserva non è ciò che era quando è sparito. La metamorfosi è ovunque – oppure, se preferite, la conversione.” (Davide Brullo) -
Trame di nascita. Tra miti, filosofie, immagini e racconti
In questo libro, l’autrice sovverte abilmente il paradigma che ha dominato la cultura, “essere per la morte”, e che ha messo le basi per la distruzione della con-vivenza. Ricollocando la nascita da madre nella giusta posizione inaugurale, il vivere insieme, l’autrice propone di “ricominciare dall’inizio”, facendo dell’inizio stesso il luogo relazionale e trasformativo della vita singolare e della comunità dei “comuni natali”. Espressione, quest’ultima, destinata a prendere il posto di quella tradizionale dei “comuni mortali”. Sorprendenti immagini che vediamo proposte dal più lontano passato e dal presente, confermano la volontà di sostituire la nascita da madre con nascite e gestazioni fantasiose o perturbanti. Con una scrittura filosofico-letteraria, in compagnia di Hannah Arendt e di María Zambrano oltre che di artiste e scrittrici, Rosella Prezzo entra in profondità critica alla deriva tecnocratica del presente, e ripristina la necessità di consolidare culturalmente la madre sempre certa. -
L'ombra (2022). Vol. 20: Icaro e la mania
La nuova serie della rivista ""l'Ombra"""" riprende il progetto della prima serie, pubblicata tra il 1996 e il 2000, di sviluppare e ampliare le tematiche dell'immaginario e del simbolico in ambito filosofico e letterario, al fine di contestualizzare le dinamiche junghiane nella cultura contemporanea. Grazie all'ingresso in redazione dell'A.R.P.A. (Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica), si garantisce alla rivista una connotazione prettamente junghiana aderente alla clinica, senza la quale si rischierebbe di evaporare in pura teoria.""