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Metamorfosi del vivente
«Questo fascicolo di ""atque"""" si occupa della questione della metamorfosi del vivente che in vario modo attraversa differenti filoni di ricerca scientifica in zone di confine della psicologia e la psicoterapia che tanto possono giovare proprio al pensiero psicologico e psicoterapeutico e i relativi saperi. Come sappiamo, il termine """"metamorfosi"""" ha una lunga storia. Già nella mitologia greco romana, come attesta l'opera di Ovidio, la metamorfosi esprime la dinamica del rapporto tra il mondo degli dei e quella degli uomini: una dinamica che ha sempre come scena e spesso come protagonista il mondo della natura in ogni suo aspetto. Se pensiamo poi alla tradizione democritea ed epicurea vediamo stabilirsi una persistenza del principio della metamorfosi anche nel naturalismo settecentesco: per esempio, con le ricerche di Linneo e quelle del Goethe scienziato (...). Ma il principio della metamorfosi del vivente con i relativi esiti che qui si vogliono discutere, ha ispirato e continua a ispirare la letteratura, e più in generale, l'arte contemporanea. Basti citare qui l'eponimo racconto di Franz Kafka ma anche la parte più visionaria della cinematografia di Cronenberg, da The Fly (La mosca) a Crash. Molti sono gli ambiti di ricerca dove la visione morfologica è attualmente presente. Nell'ordine che qui ci siamo dati, tale prospettiva il lettore la troverà dispiegata in otto ambiti diversi ma variamente confinanti tra loro, e precisamente: nel versante antropologico della filosofia, nella storia della letteratura tedesca, nella filosofia della scienza dove la sua pratica si intreccia con i problemi biologici e insieme psicologici dei trapianti, nella storia dell'estetica, nella filosofia della scienza e della tecnologia, nella filosofia delta mente e il suo approccio sistemico, nella fisica teorica e i suoi studi di fisica dei sistemi biologici e del cervello, così come - per concludere - nell'intreccio tra filosofia, biologia e letteratura.» (Ubaldo Faciliti e Paolo Francesco Pieri)"" -
Incerti versi di Carlos Albasuelo
Continuano le avventure della Compagnia del Mitra di Eduardo Descondo, Carlos Albasuelo, Marcelo Malavista e Lumir Medana. Ce le racconta Gian Piero Quaglino che è diventato ormai il memorialista ufficiale della Compagnia, tanto da offrirci ogni volta gli indispensabili retroscena della vicenda. La pubblicazione dei Quaderni di appunti di Eduardo Descondo ai corsi del fantomatico Istituto Pesaventa va assumendo sempre più l'aspetto di un romanzo d'appendice di altri tempi. Come se non bastasse, adesso i quattro amici della Compagnia del Mitra hanno cominciato a reclamare una ""puntata speciale"""" ciascuno per sé, e l'affare si ingrossa. Così, dopo il volumetto di Descondo sull'""""Abitare la soglia"""", ecco il turno di Albasuelo con i suoi Incerti versi: titolo azzeccatissimo per una manciata di poesie in prosa che ispirano tenerezza."" -
Le esistenze minori
"Esistenza e realtà coincidono?"""". Per rispondere a questa precisa quanto oscura domanda David Lapoujade chiama a raccolta diverse voci: da Pessoa a Hofmannsthal, da Kafka a Beckett, da Henry e William James a Bergson. Ma una voce si rivela in tutto e per tutto decisiva: quella del filosofo Étienne Souriau (1892-1979), autore centrale nella filosofia francese del Novecento, per quanto oggi dimenticato, anche in Italia, e che questo libro ha l'ambizione di rileggere e riscoprire collocandolo a pieno titolo nel dibattito filosofico contemporaneo. Nel 1938 Souriau scrisse un breve testo programmatico: I differenti modi di esistenza; in esso venivano analizzate e descritte, con incomparabile abilità, molte maniere di esistere: dalla labilità dei fenomeni alla solidità delle cose, dalla fantasmagoria degli immaginari al modo che unisce e divide ogni altro modo: il virtuale. Il virtuale è inesistente e tuttavia reale. Una """"densa nube di virtuali"""" avvolge le nostre esistenze, ma affinché questa nube diventi """"cosmo"""" è necessaria un'""""arte"""", uno """"scavo sperimentale"""". Lapoujade ricostruisce il percorso intellettuale di Souriau, dall'""""ontologia modale"""" alla filosofia come """"instaurazione cosmica"""", ma al tempo stesso lo spinge verso confini inesplorati: l'artista e il filosofo diventano così """"avvocati"""" di esistenze deboli, e l'atto di creazione si trasforma nell'arringa in difesa di nuove forme di esistenza. Con una Introduzione di Lucio Saviani." -
Filosofia prima. Introduzione a una filosofia del «quasi»
"Pubblicato nel 1954, Philosophie première viene qui tradotto per la prima volta in italiano. È l'opera più complessa, di maggiore intensità speculativa, attraversata da una tensione teoretica decisiva all'interno del percorso filosofico di Vladimir Jankélévitch. """"La mia metafisica"""", come lo stesso Jankélévitch ebbe a definirla. Nel peculiare stile di """"scrittura filosofica"""" - contaminazioni, annunci sospesi e accostamenti spiazzanti, veloci incursioni e ricorrenti riprese, neologismi, associazioni improvvise, sorprendenti arcaismi - Jankélévitch ci rimanda al VII libro della Repubblica, in cui la conversione, più che mutamento di posizione, appare come radicale cambiamento di condizione. Un camminare in senso inverso rispetto ai """"falsi metafisici"""", che parlano del fondo dell'essere come se facesse parte del nostro mondo, facendone cioè una sostanza: è il percorso che attraversa da parte a parte Filosofia prima. Pensare l'incomparabile mantenendolo impensabile, ossia senza renderlo sostanza. Il compito della """"metafisica seria"""" è pensare il mistero, ovvero l'incommensurabile. Senza camuffare il mistero, il filodosso convertito alla filosofia deve esercitarsi a mantenersi nell'incertezza. Deve sapere di non sapere (nescio quid)."""" (dal saggio introduttivo di Lucio Saviani)" -
Miti, miraggi e realtà del ritorno
Fare ritorno - nella propria città, dal lavoro, da un viaggio - sembra cosa realizzabile in modo abbastanza facile. Ma se tutto muta di continuo, sia pure impercettibilmente, c'è davvero la possibilità di tornar da qualche parte o da qualcuno? Hanno ragione Eraclito e Brecht, quando l'uno sostiene: ""Nel medesimo fiume non è possibile entrare due volte""""; e l'altro, esule a lungo, afferma: """"Non lasciatevi sedurre! Non esiste ritorno""""? Comunque sia, dobbiamo sempre misurarci col cambiamento e va pur ammesso che di sera, tornando a casa, talvolta non siamo le stesse persone che al mattino l'hanno lasciata. Ogni ritorno, allora, è forse solo parziale, precario, in certi casi illusorio. Francesco Roat di tutto questo scrive mediante 13 variazioni sul tema del ritorno - mancato o meno - trattando, fra gli altri, di quello biblico del Figliol prodigo, di Ulisse da Troia, di Euridice dall'oltretomba e dei nostalgici che soffrono il non poter tornare a casa; infine analizzando temi tanto coinvolgenti quanto problematici, come quello della reincarnazione e della resurrezione, nonché quello sulle difficoltà di chi è tornato da Auschwitz."" -
Contemplazioni
«Come ben dicono già i titoli delle sue raccolte poetiche, Silvia Venuti si muove in pittura come in poesia ispirandosi al mondo della natura, sentita come via verso la trascendenza e la spiritualità. 'Contemplazioni' ha inizio infatti con un'epigrafe del poeta indiano Gibran: ""Bellezza è eternità che si contempla in uno specchio. / Ma voi siete l'eternità e siete lo specchio"""". Divisa in tre parti, la raccolta si muove a spirale verso una forma di conoscenza sempre più alta: la prima rappresenta una visione della realtà filtrata attraverso la meditazione; nella seconda il dato sensibile spalanca le porte del mondo interiore; nella terza si procede """"oltre lo sguardo interiore"""", lungo la via di un vero cammino di spiritualità e di verità. Ogni poesia cerca il dato sublime nell'estremo della semplicità e della misura, mirando all'immediatezza espressiva e alla comunicazione diretta con il lettore. Una poesia rivolta a chi crede nella bellezza del mondo, nella verità dell'uomo, nella forza disvelatrice della parola.» (Giancarlo Pontiggia)"" -
Se la storia ha un senso. Nuova ediz.
«È possibile intendere il senso della storia in cui siamo inseriti, ma che ci sovrasta? È certo indispensabile averne qualche idea, per orientarci e agire con maggiore consapevolezza. Eppure, anche a volerci limitare al segmento più corto di questa storia, come pretendere di ripercorrere l'intreccio delle miriadi di vite individuali o l'innumerevole varietà delle imprese, dei miti, dei sentimenti, dei valori e dei concetti elaborati dall'umanità nel suo cammino? E come presumere di farlo se i nostri criteri di giudizio vacillano, erosi dal moderno ""nichilismo"""" che li svaluta e li mima nella loro assolutezza?». «Le pagine di questo libro hanno lo scopo di farci riflettere sulla mobile realtà in cui siamo immersi e sugli atteggiamenti che assumiamo nei suoi confronti. Un'opera non vana, questa, se si ragiona per assurdo e si cerca di immaginare quale sarebbe la nostra attuale capacità di collocarci nel mondo se tale lavoro di scavo nella storia non fosse stato eseguito. Ma anche un'opera utile, spero, per disincagliarci e prendere le distanze dai pregiudizi e dalle banalità che circondano spesso i discorsi sulla storia, sulla """"fine della storia"""" o sulla """"perdita del senso storico"""".» (Dalla prefazione dell'autore)"" -
Premiata ditta caso & destino. I quaderni di Eduardo Descondo
La pubblicazione dei Quaderni di Appunti di Eduardo Descondo procede a ritmo spedito. Fin troppo? Chi può dirlo. Intanto siamo al terzo appuntamento, senza contare i due volumetti extra dell'Abitare la soglia di Descondo e degli Incerti versi di Carlos Albasuelo, che con Marcelo Malavista e Lumir Medana compongono quell'eccentrico quartetto che è la Compagnia del Mitra. Dunque anche in questo terzo volume altre avventure e disavventure dei quattro amici ai soliti improbabili corsi e conferenze del molto fantomatico Istituto Pesaventa. Qui ci inoltreremo nella selva di appunti presi da Descondo, con la sua proverbiale diligenza, al corso Sognate e vi sarà aperto e alla conferenza dedicata a un Elogio del vero sorriso. Come sempre non mancheranno annotazioni ""varie ed eventuali"""" delle loro surreali chiacchierate ai tavolini del caffè Mitra. Completa questo terzo volume la cronaca di un fine settimana a casa di Lumir Medana che il suddetto ha voluto trascrivere in forma di pièce teatrale parecchio stravagante (ma sempre meno del contenuto), e per la quale ha preteso il sibillino titolo Weekend a Vulaines, sul serio sur Seine. Su quanto di veramente """"serio"""" ci sia in queste pagine è preferibile, temo, soprassedere."" -
L' altra parte. I fantasmi della psiche al cinema
La rappresentazione dei fantasmi della psiche al cinema è vista in questo saggio alla luce della nozione di ""altra parte"""" - presente nell'omonimo romanzo di Alfred Kubin - e dei principi della psicologia analitica di Carl Gustav Jung, ed è analizzata in alcuni capolavori classici e recenti del genere fantastico, da Gli invasati a Mulholland Drive, passando attraverso L'ora del lupo, Suspense e Shining nei quali la dimensione visiva onirica e perturbante funge da porta dell'inconscio. L'autore presenta un'analisi di sette film di registi famosi - tra i quali Bergman, Polanski, Lynch e Kubrick - aderente alla natura simbolica di un'arte polivoca non-concettuale, spesso vittima del riduzionismo semiotico e delle forzature ermeneutiche, estendendo lo studio alle patologie e alle ambivalenze affettive generatrici di fantasmi mentali in film come El, Femmina folle, L'inferno e Joker dove, tra sintomi freudiani e simboli junghiani, il cinema conferma di possedere una natura alchemica in grado di condurre all'inconscio."" -
Atque. Il mito dell'empatia. Prospettive critiche
I contributi raccolti da questo fascicolo di ""Atque"""" provengono da un vasto panorama di conoscenze: dall'estetica alla filosofia, dalla storia delle scienze cognitive alla letteratura, dalla riflessione fenomenologica alla psicoterapia analitica junghiana e sono impegnati nella riflessione critica attorno al concetto di """"empatia"""". Dal senso greco di empatheia come esperienza psicoestetica sotto il segno della passività e quindi tendenzialmente psicopatologica (Plutarco, Plotino, Galeno, Aristotele) si è passati alla moderna Einfühlung come atteggiamento intenzionale estetico-psichico che dispone tout-court alla comprensione dell'altro per via intraemozionale sino ad assurgere, nella vulgata, a modello di rapporto umano. Questo passaggio di senso sviluppa una serie di domande approfondite dagli autori, tra le quali: in che misura è possibile una relazione empatica come immedesimazione nel sentire dell'altro? Non vi è forse in tale assunzione un mito da ripensare? Testi di Fabrizio Desideri, Massimiliano De Villa, Mauro La Forgia, Andrea Lanza, Massimo Marraffa, Felice Masi, Massimo Palma, Luca Pinzolo, Amedeo Ruberto, Silvano Tagliagambe, Antonino Trizzino."" -
Architetture dell'invisibile. Roger de Montebello e la verità in pittura
Se John Ruskin, in un passo memorabile di The Seven Lamps of Architecture, concludeva che la domanda più appropriata che si dovesse porre dinanzi a un'opera fosse: ""Fu fatta con gioia, e fu felice chi la realizzò?"""", di fronte alle opere di Roger de Montebello la domanda più urgente sembra essere: che cosa accade nel pittore mentre guarda? Che si tratti della punta della Dogana o della chiesa di San Michele che si dissolvono nella nebbia, delle variazioni ipnotiche sulla porta di Santa Teresa, dei cipressi iridescenti dell'Isola di San Michele o delle figure inafferrabili e metamorfiche della corrida, Roger de Montebello dipinge instancabilmente uno sguardo, le sue possibilità infinite o forse la sola e unica possibilità autentica, mettendo in scena che cosa accade qui mentre si guarda. In questo sguardo si raccoglie la pienezza sensibile della pura epifania del kalos come l'evidenza improvvisamente visibile dell'idea, la rappresentazione incantata dell'impenetrabile mistero dell'immagine e la meditazione consapevole sul suo potere e il suo paradosso, l'ambiguità estetica, feconda e paradossale, di ogni mimésis e la reinvenzione multifocale della prospettiva al di là di ogni illusionismo prospettico, mentre prende vita una vera e propria meditazione incarnata sulla verità in pittura, cioè sulla pittura come messa in opera estetica della verità al di là di ogni dualità. In definitiva, Roger de Montebello sembra dipingere il confine, il limine sottilissimo e il varco tra ogni immagine e la sua origine, il luogo in cui essa appare e insieme è sul punto di dissolversi, per riconsegnarsi alla sua destinazione originaria."" -
La dimora insonne
«""Nel tuffo conta lo stile / la cima è l'ardore"""": giunta al suo sesto libro, Daniela Pericone continua a serbarsi fedele all'idea di una poesia baluginante, preziosa, a volte oscura e impervia, fatta di metafore ventose e severe, di immagini misteriose, di barocche accensioni, di grumi di suoni che si caricano di un senso remoto e dimenticato, di slanci improvvisi che sembrano spezzare la trama ordinata dei giorni e immettere in un mondo di visioni pure, protette dalla scorza, forte e intensa, delle parole. Una poesia fitta di corrispondenze e di trame epifaniche, e che pure affonda nella concretezza dello sguardo e del sentire, ricca com'è di vita quotidiana, di piccoli eventi naturali e umani, che devono però essere interpretati, ricondotti a un loro segreto originario, svelare un destino. Per questo La dimora insonne è un libro in cui le apparizioni si alternano alle sconfitte, le visioni ai naufragi: quel che si impone è il movimento della parola che sollecita forme più alte di verità, proprio come la terra, nella stagione invernale, """"impetuosa reclama / il crepitare della brace / ancora viva, arroventata"""", covando le sue radici e sovvertendo il potere del gelo. Una poesia di grazia e ardore, povertà e magnificenza, che richiede lettori pazienti, capaci di mettersi in ascolto, e che per questo non delude: il lettore di questa Dimora insonne è posto infatti all'altezza dell'autore stesso, di una parola che lo guida poesia dopo poesia, e si fa soffio, vento, pioggia, """"scorta d'oro"""" verso le regioni della notte e della vita.» (Giancarlo Pontiggia)"" -
Gli spostati. Vivere senza amore
"Dedicato a tutti coloro che non hanno potuto individuare il loro centro di energia e di autenticità, quel senso di sé senza il quale non si trova il proprio posto nel mondo e si finisce per inseguire mete che prima o poi rivelano il loro punto di collasso e la loro irrilevanza ai fini di una esistenza che si possa dire veramente umana e piena. Dedicato a coloro che disillusi sino al midollo e senza speranza di riscatto si ritirano dal mondo e approdano al cinismo che li trasforma via via in malinconici e non di rado supponenti affossatori della bellezza e dell'amore. Dedicato a coloro che si sentono asini senza sapere che la loro asinità può preludere a un percorso di conoscenza spirituale e iniziatica. Non è facile rivolgersi al nucleo ancora innocente dei lettori. Rivolgersi al fanciullo segretamente rintanato nell'anima, al fanciullo che ha bisogno d'amore, che non parla e non comprende il discorso dell'adulto che lui stesso è diventato, esattamente come l'adulto non comprende quello del bambino, ancora traboccante di sogno e meraviglia, sebbene lui parli anche troppo e troppo spesso di vane cose, vuote di sentimento. Smontare la facciata fasulla dei discorsi senza costruirne un'altra altrettanto barcollante e fasulla, è impresa utopica e ardua, a rischio di fraintendimento e di sdrucciolevoli confini. Tant'è, questa è la tensione che mi motiva a scrivere e a svolgere il mio lavoro clinico. Nel solco conoscitivo della psicologia analitica di C.G. Jung, ma in modo sostanzialmente indipendente dalle astrazioni teoriche, che rimangono implicite beninteso, senza per questo determinare la rotta del mio argomentare, desidero piuttosto raccontare, un po' favoleggiando, un po' parodiando, molto disquisendo su seri argomenti. Lo faccio in costante ascolto delle voci plurime che mi raggiungono uscendo dalle pagine dei numerosi libri che leggo e che mi stupiscono ogni volta per come le medesime cose possono venire dette con linguaggi e narrazioni differenti... Dedicato a tutti coloro che ce l'hanno fatta a dare un senso alla loro vita proprio a partire dallo squarcio che il dolore e lo smarrimento ha aperto nel loro cuore e nella loro mente. Dedicato a coloro che hanno il coraggio di un pensiero libero. A tutti coloro che, come l'Odisseo, conoscono la tensione all'oltre ma in essa non si perdono e comprendono che l'orizzonte dell'avventura è la vita in quanto tale.""""" -
Sospeso respiro. Poesia di pandemia
Il titolo ""Sospeso respiro"""" vuole indicare quella condizione soffocante di apnea e di ansia che tutti abbiamo vissuto fisicamente e psicologicamente durante la pandemia del virus Covid19, che ha ammorbato le nostre esistenze nella lunga primavera di questo terribile anno 2020. Una sensazione di soffocamento che, tragica per chi si è ammalato e letale per chi se n'è andato, ha comunque inciso in profondità sui tempi, gli spazi, i movimenti e le relazioni del quotidiano di tutti, imprigionandolo in una condizione drammatica di sospensione e di tensione che non avevamo mai sperimentato prima. Di come tale condizione si sia tradotta nel respiro, nel battito e nella lingua dei loro versi, danno qui testimonianza quattro tra i più qualificati e conosciuti poeti italiani di oggi, Alberto Bertoni, Paolo Fabrizio Iacuzzi, Giancarlo Sissa E Giacomo Trinci, proponendo ciascuno una silloge inedita di scritture o riscritture poetiche, composte in tempo di pandemia. A queste quattro raccolte di versi, fa seguito una riflessione di taglio antropologico di Mauro Ceruti, docente di Logica e Filosofia della Scienza presso lo IULM di Milano. Un percorso iconografico di riproduzioni pittoriche, raccontato e commentato da M. Cristina Rodeschini, direttrice dell'Accademia Carrara di Bergamo, impreziosisce di un contrappunto di immagini i diari dei quattro poeti. L'introduzione e i saggi di postfazione alle quattro sillogi, predisposti dal curatore, costruiscono la cornice narrativa e critica che unifica e dà coerenza all'intero racconto del libro. Il libro è dedicato dagli editori a Bergamo, la città ferita. All'interno Sillogi poetiche di: Alberto Bertoni """"Un Diario Poetico e Impoetico del 2020"""", Paolo Fabrizio Iacuzzi """"Fiabucce per una Madre"""", Giancarlo Sissa """"Senza Titolo Alcuno"""", Giacomo Trinci """"Presa di Fiato"""". Percorso iconografico di: M. Cristina Rodeschini. A Museo Vuoto Con dieci riproduzioni dall'accademia Carrara di Bergamo. Riflessione antropologica di: Mauro Ceruti. Un Groviglio Inestricabile."" -
Emozioni, ricordi e riflessioni. Il vissuto umano di uno psichiatra
Una sequenza di ricordi che si dipanano nell'arco di una vita, dall'infanzia vissuta in un piccolo paese del messinese all'attività professionale ospedaliera e privata svolta da psichiatra e psicoanalista, a Roma. Una narrazione di personaggi che hanno colpito l'immaginario del bambino di allora, la cui esistenza si è svolta entro gli ambiti geografici e socioculturali del piccolo borgo nell'immediato dopoguerra e di pazienti incontrati a Roma, che hanno lasciato il segno per le ripercussioni emozionali e le inevitabili riflessioni sui destini individuali. La rivisitazione dell'antico passato e delle esperienze professionali da adulto individuando il comune substrato del vissuto umano che, al di là di aspetti sociali e culturali diversi, tutti ci accomuna e riguarda ansie, aspettative, dolore e ostinata ricerca di senso. -
Jung e la metafora viva dell'alchimia. Immagini della trasformazione psichica
Jung considera l'opus alchemico una metafora del processo d'individuazione, di quel dinamismo vitale che è presente in ogni essere umano e che tende al suo più completo e compiuto sviluppo psicofisico. Sebbene per gli psicologi analisti junghiani la metafora alchemica sia un riferimento teorico-clinico essenziale per comprendere le dinamiche emotive dei pazienti in analisi e uno strumento pratico per orientarsi nei diversi snodi del processo d'individuazione, ai non addetti ai lavori il rimando a un sapere così lontano e desueto può risultare di difficile comprensione e di scarsa utilità clinica. Jung e la metafora viva dell'alchimia si propone di illustrare l'attualità della metafora alchemica e delle sue immagini di trasformazione, descrivendo come essa rappresenti anche oggi una guida preziosa per orientarsi nelle oscurità psichiche, verso la presa di coscienza dell'energetica profonda, fino all'integrazione di quei vissuti di rigenerazione del corpo-mente, che provengono dal Sé e dallo ""spirito di vita"""" che ci abita. Quando impariamo a """"guardare in trasparenza"""" la metafora alchemica, comprendendone le indicazioni prospettiche, l'opera al nero, l'opera al bianco e l'opera al rosso diventano esperienza viva che riguarda personalmente ognuno di noi: scopriamo infatti che la """"prima materia"""" da trasformare in """"oro filosofico"""" siamo noi stessi, verso il pieno compimento della nostra esistenza. Il libro ? un affresco, scritto a p?? mani, che guida il lettore in questo percorso di conoscenza, di trasformazione e di rinnovamento vitale, che da sempre ha affascinato le migliori menti in tutti i tempi e in tutte le culture."" -
Lettera a Mirul di Lumir Medana
Una lettera di cento e più pagine? Difficile da concepire in tempi di tweet da duecento caratteri. Se però l’autore è Lumir Medana non c’è da stupirsi. Soprattutto se si tratta di una lettera indirizzata al suo non meglio identificato “amico di penna” Mirul Damena (ricorda qualcosa, come nome, no?), per girare intorno alla frase “si tratta di vivere senza io, così tutto ciò che ci appartiene arriverà”. D’altra parte solo Gian Piero Quaglino, memorialista ufficiale della Compagnia del Mitra, poteva riuscire ad aggiungere di suo, tra Prefazione e Postfazione, tutti gli indispensabili retroscena. Un volumetto dunque labirintico il giusto, in continuo andirivieni di storie intrecciate con altre storie. Siete avvertiti. Anche il più volenteroso dei lettori rischierà di perdersi. Magari finirà per arrendersi e alzare le mani. O forse si sognerà di abbassarle, le mani, direttamente…sull’autore. È un rischio da correre. -
Ancora e sempre. Saggio su Wittgenstein
"Ancora e sempre suona come il motto araldico di un'impresa pervicace, paziente ed ostinata"""". Così Andrea Tagliapietra introduce lo scavo dialettico che Italo Valent compie nell'opera di Wittgenstein. La formula, meditatamente aforistica, è la chiave con cui il filosofo esplora i temi wittgensteiniani a livello sia del metodo che dello stile; è anche, nella sua natura avverbiale ed endiadica - dove il sempre depotenzia la piega dell'ancora, ma l'ancora inquieta la continuità del sempre - la modulazione di una pratica di pensiero che esprime il lavoro svolto dall'autore sui testi di Wittgenstein e, insieme, la forma singolare della sua scrittura filosofica, dove l'aforisma mostra proprio quell'esuberanza del pensare sul dire da cui muove l'impresa della filosofia. Ecco che l'itinerario attraverso quello che Valent chiama lo stile speculativo di Wittgenstein permette di riconoscere l'attività in cui consiste la filosofia: dal combattimento con il linguaggio che compendia contenuto, metodo e stile della filosofia wittgensteiniana emerge l'autonomia del pensiero rispetto alla volontà di comunicazione, alle prestazioni sociali del discorso e alle regole della logica. Si rivela così l'originaria atopìa del filosofo, la sua collocazione tattica fuori luogo rispetto ai ruoli della società, alle etichette della cultura e agli effetti delle pratiche dei discorsi e dei saperi." -
Voglia di partire
“Voglia di partire” è una narrazione che si colloca, per un suo coté, nella letteratura di viaggio, per un altro, nel romanzo di formazione, allude al duplice viaggio, nel mondo e nella segreta alchimia della psiche; è infatti la storia di un viaggio di iniziazione dell’anima, fatalmente attratta in direzione sud-est, attraverso luoghi reali o trasfigurati nell’arco di una vita. Dalle coste della Normandia sfidando in kajak il mare della Manica, ai riti propiziatori dell’amore al sacrario di Portovenere, dal periplo in solitaria dell’isola vulcanica di Linosa, al magnetismo della Dea dei serpenti di Creta, dal magico hammam di Aleppo, al deserto di Ma’rib sulle tracce della Regina di Saba… E fosse anche un migrare a volo d’uccello da un caffè all’altro di Milano fino al porto della Darsena… i grandi viaggi, quelli che urgono a partire da dentro, producono trasformazioni silenziose, riservano prodigiose alchimie… Di questo viaggio nel tempo e nello spazio, la protagonista ha però perso memoria insieme alla propria identità. Ma qualcuno la rimetterà in viaggio imbarcandola a Venezia su una nave diretta a Cipro, perché ripercorra a ritroso nel tempo le tappe della sua vita in quella stessa direzione a sud-est che è stata discesa iniziatica nei sensi e nell’eros (perché, come afferma James Hillman, l’anima è sempre un’Afrodite). Con la suspense di un poliziesco il mistero della perdita di memoria della donna verrà svelato solo nell’ultima pagina. -
La sanità che vogliamo. Le cure orientate dalle donne
La lezione della pandemia, il frenetico agire in funzione di un problema di cui non si conosce la soluzione, ha messo in luce la necessità di un ripensamento globale della Sanità pubblica rispetto alle richieste di salute di oggi. Molti fattori già da tempo, in tutto il mondo, di fatto reclamano una trasformazione dei sistemi di cura nei vari Paesi. Tra i più urgenti, comuni a tutti, c'è per esempio la presenza in maggioranza di donne che curano, che sono già la workforce dei prossimi anni. Portando con sé, insieme alle sfide ambientali, per le mutazioni drammatiche del rapporto tra ambiente e salute, tra sviluppo e rispetto della terra, una diversa organizzazione del lavoro, che influenzerà anche la relazione con i luoghi di cura, che ne verranno sperabilmente modificati. Tutto questo reclama fin da ora proposte per una agenda di trasformazione sanitaria in profondità, e pari alla crisi di management in atto. Sarà il momento di rivalutare non solo le condizioni di cura, ma anche le reti e l'adeguatezza degli ospedali, cioè gli umani spazi di cura per chi si ammala. È necessario riflettere sulla ri-costruzione del concetto di continuità tra salute e malattia, tra cura e benessere, tra territorio e ospedale, tra vita e morte. Riconducendo ""a casa"""" le ragioni della strategia di contenimento dell'infezione: abbiamo visto che in Cina la casa è stato il primo luogo di cura che ha permesso di evitare l'aggravamento e limitare i ricoveri in ospedale, ma era piuttosto il sistema sanitario che elasticamente si muoveva da e tra differenti emergenze e necessità.""