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Yung Ho Chang. Luce chiara, camera oscura
Yung Ho Chang è il nuovo direttore del dipartimento di architettura del MIT di Boston; è anche stato il primo architetto ad aprire uno studio privato (non statale) nella nuova Cina. È considerato un intellettuale a tutto campo, un architetto capace di affrontare con la stessa energia l'installazione concettuale così come il piano urbanistico di una grande città. In questo libro vengono analizzati i suoi lavori temporanei (siano essi installazioni o allestimenti), chiave di lettura privilegiata per iniziare a conoscere il suo pensiero sull'architettura e sulle trasformazioni del mondo globale. -
Il ritorno del reale. L'avanguardia alla fine del Novecento
Il testo spiega non solo come si è arrivati alla scena attuale, offrendo un'analisi degli ultimi quarant'anni di storia dell'arte (dal minimalismo al postmoderno, dalla pop art all'arte pubblica), ma rilegge anche l'arte dal dopoguerra ad oggi svelando i retroscena e le strategie di una società globale che ha favorito ""una cultura visiva sempre più amministrata da un mondo dell'arte dominato da figure promozionali con scarso spirito critico, e da un mondo mediale di aziende di comunicazione e intrattenimento che non ha alcun interesse per qualsivoglia analisi critica."""""" -
Palais de Tokyo. Sito di creazione contemporanea
L'apertura di nuovi spazi per l'arte in Italia ci obbliga anche ad una riflessione su come le istituzioni gestiscono questi spazi. Paola Nicolin racconta la storia di uno dei più riusciti esperimenti museali di arte contemporanea, il Palais de Tokyo di Parigi diretto da Nicolas Bourriaud e Jerome Sans. Che cos'è il Palais de Tokyo? Un museo senza collezione. Uno spazio senza forma. Un tentativo di fare delle pratiche artistiche un'esperienza quotidiana. Si tratta certamente di un contesto sperimentale per l'arte contemporanea. L'analisi di questo edificio e la lettura di alcune mostre prodotte ed esposte nel primo triennio di attività del nuovo ""sito di creazione contemporanea"""" sono il soggetto di questo libro, un rapido strumento di lettura e un esempio di gestione mirata e corale da parte di persone specializzate nel settore e non di pochi raccomandati."" -
Cronologia, tempo e identità nei film e video degli artisti contemporanei
In queste multiple escursioni tra le installazioni filmiche degli artisti, Daniel Birnbaum approfondisce il problema che ha preoccupato Deleuze a proposito del cinema del dopoguerra. -
L' abuso della bellezza
Un secolo fa, la bellezza era considerata quasi all'unanimità lo scopo supremo dell'arte e persino sinonimo d'eccellenza artistica. Tuttavia, oggi la bellezza è vista come un crimine estetico e gli artisti sono spesso messi all'indice dai critici se le loro opere sembrano mirare al bello. -
Zafos Xagoraris. Silencers and Amplifiers. Ediz. italiana e inglese
"Silencers and Amplifiers"""" raccoglie tutte le installazioni acustiche realizzate da Zafos Xagoraris dal 1990 ad oggi. Il libro - realizzato dall'artista stesso in collaborazione con il curatore - comprende brevi commenti dell'artista, un intervista con Katerina Gregos e i saggi di Massimiliano Scuderi, Manuel Herz, Eyal Weizman e Tobi Maier. Il lavoro di Xagoraris appartiene a quella tipologia di opere che cercano di creare interazione con il pubblico. Per il critico Massimiliano Scuderi: """"Nel lavoro di Zafos Xagoraris ricorre un'idea e l'immagine ad essa correlata, quella di uno spettatore che osserva gli altri, che guarda a distanza una moltitudine di persone, che mette in relazione la condizione di essere sociale, con quella esistenziale dell'isolamento"""". Zafos Xagoraris è nato nel 1963 ad Atene dove vive tutt'ora. Xagoraris ha partecipato ad importanti mostre internazionali quali la 27ª edizione della Biennale di San Paolo (2006) e Manifesta 7 (2008)." -
Vegetali ignoti
La vera storia dei Vegetali Ignoti raccontata da chi l'ha vissuta in prima linea, Luca Scarabelli e Riccardo Paracchini. Vegetali Ignoti è stato un progetto artistico (1994-2009) che ha abbracciato metaforicamente, in un curioso contenitore di sperimentazioni sospese tra arte e non arte, i suoi fondatori e tutte le persone che di volta in volta hanno partecipato ai numerosi progetti. Non si tratta tuttavia solo di un'auto-biografia, pur raccogliendo documenti e testimonianze sull'attività vegetale, il libro racconta attraverso gli occhi disincantati di protagonisti, amici e collaboratori, anche una visione alternativa-ironica-malinconica dell'arte contemporanea alla fine del Novecento e all'inizio di chissà cosa. Con i contributi di: Lea Vergine, Elio Grazioli, Elena di Raddo, Chiara Zocchi, Francesco Tedeschi, Roberto Vidali, Maurizio Medaglia, Roberto Cascone, Francesca Marianna Consonni, Roberto Limonta, Alessandro Castiglioni. -
Vedere ad alta voce. 10 anni di arte a New York dalle pagine del Village Voice
Per quasi dieci anni (dall'aprile del 2007 scrive per la rivista New York) Jerry Saltz è stato il critico del Village Voice, popolare settimanale newyorkese. Ha insegnato alla Columbia (NY), alla School of Visual Arts (NY) e all'Art Institute of Chicago. Spesso impegnato in conferenze presso università e musei, è stato per tre volte finalista al Pulitzer Prize e nel 2007 ha vinto il Frank Jewett Mather Award per la critica d'arte. Questo libro può servire a molte cose: a) come archivio delle mostre più interessanti organizzate nella capitale dell'arte dalla fine degli anni Novanta ad oggi; b) come un valido sostituto ad una storia dell'arte non ancora scritta; c) a imparare divertendosi perché Jerry Saltz è una di quelle rare persone che sanno informare il lettore combinando sacro e profano, intrattenendolo senza sacrificare gli aspetti più importanti dell'opera dell'artista. Tutto questo è stato possibile grazie all'indipendenza di Jerry Saltz dai redattori e dalle ""richieste"""" dei galleristi, condizione che gli ha permesso di farsi qualche nemico in più, ma anche di poter """"maltrattare"""" qualche """"beniamino"""" del mondo dell'arte o di lamentare le cadute di tono di qualche istituzione."" -
Estetica relazionale
Bisogna accettare il fatto, assai doloroso, che alcune domande non vengono più poste... scrive Nicolas Bourriaud nell'introduzione a Estetica relazionale, ma è proprio il tentativo di capovolgere questa dinamica che lo rende uno dei più prolifici e popolari teorici contemporanei. Questo ""classico"""", scritto alla fine degli anni Novanta, indaga le idee e i principi che hanno reso l'arte relazionale una delle tendenze artistiche più significative degli ultimi due decenni. Quali rapporti intrattiene l'arte con la società, la storia, la cultura? Da dove proviene la nostra ossessione per l'interattività? Dopo la società dei consumi e l'era della comunicazione l'arte contribuisce ancora alle emergenze di una società razionale? In che modo l'arte resiste all'omologazione imperante? «Nonostante le difformità di giudizio espresse dal panorama critico internazionale, non si può non rilevare che raramente un libro d'arte ha ricevuto tanti riscontri da parte degli addetti ai lavori e (anche) di un pubblico generico, e soprattutto che mai, nella storia recente, un testo ha ricevuto tante recensioni e critiche. L'attenzione che autorevoli riviste, come October o Third Text, mostre, convegni internazionali o importanti teorici come Jacques Rancière hanno riservato, anche a distanza di anni, a Estetica relazionale non può che confermare, pertanto, la preziosa intuizione di Bourriaud che l'ha portato a cogliere con estrema precisione gli elementi vitali dell'arte degli anni Novanta.» Roberto Pinto."" -
Relazioni. Nell'architettura di Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa. Ediz. italiana e inglese
Un piccolo omaggio allo studio di architettura più interessante e atipico degli ultimi anni, quello formato da Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa: curatori della prossima Biennale di Architettura di Venezia e Pritzker Prize 2010. Florian Idenburg, fondatore di Solid Objectives e associato per SANAA dal 2000 al 2007 a Tokyo, affronta l'architettura di SANAA dal punto di vista dell'estetica relazionale e del vuoto creato dalle nuove tecnologie, l'uso degli spazi verdi, oppure, come suggerisce la stessa Kazuyo Sejima ""In un'epoca di non comunicazione fisica è compito dell'architetto fornire spazi reali per la comunicazione diretta tra la gente""""."" -
Appunti sul paesaggio nell'arte mediale
A differenza degli studi teorici su cinema e fotografia mancava un'indagine specifica su come gli artisti che usano le nuove tecnologie si accostano al tema del paesaggio. Il saggio di Silvia Bordini ripercorre le principali esperienze di una nuova nozione di paesaggio, dando particolare risalto allo spostamento delle pratiche degli artisti verso metodi, linguaggi ed eventi che mettono in discussione le relazioni tradizionali tra artificio e natura, imitazione e rappresentazione. Video, installazioni, panorami interattivi, net art, paesaggio sonoro, sguardo ecologico, si intrecciano nelle ricerche artistiche che assumono il paesaggio come zona privilegiata di una sperimentazione che coinvolge profondamente lo spazio e il tempo, l'artista e il pubblico, la realtà e l'immaginario. -
Arte-mondo
Di quali strumenti oggi abbiamo bisogno per interpretare l'arte? In questa raccolta di saggi, che nasce da un ciclo di studi a cura di Emanuela De Cecco tenutesi presso la Facoltà di Design e Arti di Bolzano, gli autori si interrogano sulla produzione artistica contemporanea e su come la storia dell'arte comprenda molte altre storie. Testi di: Roberto Pinto, Ivan Bargna, Maria Antonietta Trasforini, Cristina Rovere, Carla Subrizi, Paola Nicolin, Sabine Folie, Luigi Fassi, Francesco Ventrella, Marco Senaldi, Flavio Favelli, Cesare Viel. -
Media, new media, postmedia
"Media, new media, postmedia"""" è una lunga riflessione sul rapporto tra arte contemporanea e nuovi media, una storia lunga ormai più di mezzo secolo. Il saggio di Domenico Quaranta cerca di mettere ordine tra una miriade di definizioni estemporanee mettendo in discussione la natura tecnologica della new media art e proponendone un'altra in chiave sociologica. Nel corso degli ultimi decenni, l'intersezione tra arte, scienza e tecnologia, la crescente accessibilità delle nuove tecnologie e lo sviluppo della cultura digitale ha conquistato numerosi artisti e ha dato vita a festival, centri d'arte specializzati e a un'intensa attività editoriale e pubblicistica." -
Film oggetto design. La messa in scena della cose
Gli oggetti, come gli attori, contribuiscono ad arricchire la messa in scena di un film, l'evoluzione drammatica o comica di una trama. Film oggetto design è uno studio sistematico su come le cose, grazie alla messa in scena cinematografica, acquistano un ruolo da protagonista e spesso restituiscono il senso più autentico e profondo della realtà. Cosa rappresenta l'oggetto in un film, un video, oppure in un'installazione? Questo libro tenta di rispondere alla domanda, attraverso un percorso articolato in quattro capitoli, dove la teoria si intreccia con l'analisi dei testi filmici. Dagli esperimenti dell'avanguardia storica (Duchamp, Léger) ai film realizzati dai designer (Eames, Munari), da 2001: Odissea nello spazio a Hollywood Party, dal cinema di Jacques Tati ai film italiani degli anni Sessanta e Settanta in cui l'arredo riveste un'importanza particolare, dai giocattoli viventi della Pixar agli oggetti perturbanti dell'universo di David Lynch. -
Mind the map. Mappe, diagrammi e dispositivi cartografici
"Mind the Map"""" è un'indagine che abbraccia vari campi del sapere dove la mappa è intesa come panorama, travelogue, archivio, diagramma cognitivo e strumento di sperimentazione artistica. Il libro apre con un excursus storico nelle arti visive, dalle deambulazioni dei dadaisti e dei surrealisti alle derive psicogeografiche dei situazionisti, dagli organigrammi di Mark Lombardi alle """"cartografie tattiche"""" degli ultimi anni. L'antropologo Franco La Cecla racconta le mappe dei sogni degli indiani Beaver del Canada Occidentale e dei sogni che bisogna sognare per avere una vita degna di tale nome. Annemarie Sauzeau scrive della geopolitica artistica di Alighiero Boetti, con un approccio analitico ed esistenziale. Marco Bertozzi si occupa di cinegeografie al nitrato per visionari atlanti del Novecento, dove la macchina da presa si pone sopra, sotto, dentro, davanti ai mezzi della civiltà del vapore grazie all'errabondo vagare di cine-operatori in viaggio, e la visione filmica si sovrappone allo spazio urbano." -
Il blues del Delta
La traduzione di uno specialista quale Sebastiano Pezzani di un fondamentale testo sulla storia del Blues. ""Il Blues del Delta"""" è un approfondito studio sulle origini di questa musica nel Delta del Mississippi: dai primi dischi pubblicati negli anni Venti ai suoni contemporanei di B.B. King, Muddy Waters e Howlin' Wolf, il Delta ha prodotto una tradizione musicale ininterrotta che è tuttora in auge. Dal 1967 al 1976, William Ferris ha registrato performance e interviste dei bluesman del Delta, li ha fotografati durante le session e nella loro vita privata. Le pagine seguenti forniscono una spiegazione di come sono nati i loro dischi e come la nuova generazione di cantanti e musicisti stia riplasmando stili di blues più primitivi. Il libro è riccamente illustrato con le foto dell'autore che ormai sono entrate a far parte della collezione dell'Università del Mississippi. L'edizione italiana si avvale di una nuova introduzione scritta da Ferris per il pubblico italiano."" -
Just another exhibition. Histories and politics of biennials. Ediz. italiana e inglese
Ormai non c'è turismo senza biennale, infatti, negli ultimi vent'anni la ""biennale"""" è diventato il modello espositivo più prolifico, diffondendosi in tutto il sistema dell'arte globalizzato così come in paesi in cui si cerca di sviluppare un turismo culturale. Laboratorio per sperimentazioni curatorali, il modello biennale è giunto a coinvolgere e rendere visibili le pratiche espositive internazionali: """"Just another exhibition"""" traccia le origini di questo modello analizzando le più importanti biennali a partire dalla madre di tutte le biennali, La Biennale di Venezia. Le conversazioni con Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Antoni Muntadas e Stéphanie Moisdon, mettono a fuoco alcune questioni che evidenziano modi differenti di pensare alla rappresentazione nazionale, al fare storia e alla concettualizzazione del formato delle biennali nell.arte contemporanea. Il libro contiene la traduzione inglese del testo."" -
Autorotella. Autobiografia di un artista
Questa non è precisamente la classica autobiografia di un maestro, ma la precisa volontà di Mimmo Rotella di annotare su pagina (lui che pure era conosciuto per un'incredibile memoria) pochi anni di una vita che per un po' gli è sembrata scorrere troppo in fretta: dalla metà degli anni Sessanta (quando già è riconosciuto tra i grandi del Nouveau Réalisme) alle ultime pagine scritte a Milano durante la preparazione del festival organizzato in occasione del decimo anniversario del Nouveau Réalisme (novembre 1970). In mezzo c'è tutto il suo mondo, le sue donne, i suoi pensieri, le distrazioni, le amicizie di un giorno e quelle di una vita, galleristi e artisti, le serate a Saint-Germain e quelle nello studio di Rue Clément, le incursioni a Milano, i ricordi romani, qualche visita nella natia Calabria e i viaggi a New York, Londra, Tunisia, India, Nepal... L'edizione è identica alla prima edizione Sugar del 1972, ma rivista graficamente e arricchita di una novantina d'immagini dall'archivio della Fondazione Mimmo Rotella che riguardano il periodo narrato nel libro. -
Breve storia della curatela
Come riscrivere la storia dell'arte? Ascoltando i registi delle mostre che l'hanno promossa al grande pubblico: i curatori. Hans Ulrich Obrist con queste interviste si conferma grande intervistatore andando oltre la semplice ""conversazione"""" e raccogliendo con precisione le preziose testimonianze dei primi grandi curatori del '900: Walter Hopps, Anne d'Harnoncourt, Werner Hofman, Jean Leering, Franz Meyer, Seth Siegelaub, Walter Zanini, Johannes Cladders, Lucy Lippard, Pontus Hultén, e naturalmente Harald Szeemann. Le loro storie contribuiscono a creare una mappa degli sviluppi della pratica curatoriale, dai primi curatori indipendenti degli anni Sessanta e Settanta ai programmi istituzionali sperimentali nelle istituzioni americane ed europee o in alcune Biennali."" -
Storie di architettura attraverso i sensi
Storie di Architettura attraverso i sensi è un libro che vuole sottolineare l'importanza del coinvolgimento dei sensi nel progetto di architettura. L'uso di luce, colori, materiali, odori, suoni. non è una novità progettuale, tuttavia non sembra che il contributo di questi ingredienti progettuali sia stato considerato e valorizzato dalla critica ufficiale. Eppure si può attraversare la storia dell'architettura dalla Grecia Antica fino ad oggi e tracciare dei percorsi estetici e progettuali che hanno fortemente impiegato i sensi, che ne hanno sfruttato le potenzialità, per produrre luoghi e sensazioni memorabili. L'architettura sensoriale, non ha nulla a che fare con la new age, né con i gusti soggettivi di ciascuno, ma è quella che assume le sensazioni che alcuni edifici producono come scelta del progettista e come emozione condivisa da molti. Storie di architettura attraverso i sensi tratta di ""architettura sensoriale"""", ossia di quella che considera luci, colori, suoni, odori, superfici, etc. come ingredienti dell'architettura al pari della forma e li usa come strumenti per la progettazione dei luoghi; ma tratta anche di """"architettura sensorialista"""" che invece considera i sensi come fine dell'architettura, come obiettivo scenografico in grado di radicalizzare l'artificialità per riprodurre ugualmente e ovunque nel mondo alcuni edifici del contemporaneo.""