Sfoglia il Catalogo feltrinelli029
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 201-220 di 10000 Articoli:
-
Automobili e film nella storia del cinema americano
L'automobile: soggetto privilegiato del cinema statunitense. Ancora: oggetto che, più di ogni altro, colpisce l'immaginario, da corpo a mitologie, rende l'emozione e l'atmosfera di un tempo e di un luogo scolpendoli nella memoria, rendendoli indelebili. È questo ciò che, a ragione, sostiene Andrea Denini nel suo interessante libro. E per dimostrarlo analizza una serie di celebri opere cinematografiche dalle origini agli anni sessanta, per poi stringere il campo e concentrarsi su quattro film (Duel; American Graffiti; Christine, la macchina infernale e Tucker. Un uomo e il suo sogno) del cosiddetto ""nuovo cinema americano""""- gli anni settanta/ottanta, ovvero il periodo in cui la macchina comincia ad assumere tinte fosche, facendosi davvero segno, cartina di tornasole della crisi dell'ottimismo che fino a questa data aveva caratterizzato la vita d'oltreoceano."" -
Benedicta 1994. L'evento e la memoria
Nella notte tra il 5 e il 6 aprile 1944 nazisti e fascisti iniziarono un imponente rastrellamento contro le bande partigiane dislocate nelle cascine delle Capanne di Marcarolo, sull'Appennino al confine tra le province di Alessandria e Genova. In pochi giorni venne scritta una delle pagine più tragiche della Resistenza italiana: 150 partigiani caduti o fucilati, altri 400 avviati verso i Lager nazisti, l'antico monastero della Benedicta distrutto al pari di altre cascine. Quel drammatico episodio è ricostruito basandosi sulla documentazione resasi disponibile nel corso degli anni; alla prima parte storica, riedizione ampliata di un precedente studio del 1984, si aggiunge una ricca documentazione sugli attuali interventi di valorizzazione del sito storico nella prospettiva di un Centro di Documentazione sui temi della Resistenza e di un Parco della Pace. -
Linguistica di aree laterali ed estreme. Contatto, interferenza, colonie linguistiche e «isole» culturali nel Mediterraneo occidentale
Questo volume raccoglie quindici saggi, in parte inediti, scritti tra il 1998 e il 2008, che documentano lo specifico interesse dall'autore per i temi del contatto linguistico, dell'interferenza e della colonialità nel bacino del Mediterraneo. Pur se concepiti in momenti diversi, i lavori hanno un intendimento unitario, quello di esaminare e commentare la portata dei fenomeni in questione esaminandoli attraverso casi concreti, legati in particolare all'espansione del modello linguistico genovese e ligure nel Mediterrano occidentale tra medioevo ed età moderna. In questo senso la raccolta trascende abbondantemente un interesse ""regionale"""", configurandosi anche a livello teorico come un contributo essenziale per lo studio dell'interlinguistica."" -
Le grand noir. Mancamenti e corpi addolorati nel cinema di François Truffaut
Che François Truffaut sia un regista schierato dalla parte delle donne è cosa risaputa. Molto meno noto è il gesto misteriosamente femminile che amava filmare spesso, lo svenimento. Sono all'incirca una decina i mancamenti rintracciabili lungo la sua filmografia. Distribuiti attraverso cinque titoli chiave, tra ""Fahrenheit 451"""" e """"La signora della porta accanto"""", passando per """"Le due inglesi"""", """"Adele H."""" e """"L'ultimo metrò"""", essi brillano per intensità e spregiudicatezza. Il cineasta francese adorava complicarli. Ogni crollo diventava un inno alla forza (ma anche all'impotenza) dell'amore. Ogni caduta esaltava e umiliava il corpo che la esprimeva. Il presente saggio affronta le pellicole citate tentando di scomporre al rallentatore l'attimo fatale per poter capire il come-perché di una delle reazioni umane più ricche, intransigenti e spettacolari che si conoscano. Identificato di volta in volta con una straziante ferita, una performance erotica, un numero teatrale, una fuga dalla realtà, una prova di sadismo, uno stile di punteggiatura, in effetti il venir meno secondo Truffaut ricorda soprattutto un """"brevissimo lungo addio"""" capace di promuovere un'insolita visita all'anticamera della morte."" -
Visionari. Lo sguardo del cinema e del video fra arte, realtà e utopia
Un libro a più voci, prodotto dall'Accademia di Belle Arti di Catanzaro, sul cinema sperimentale e sulla ricerca video che di quel cinema ha raccolto l'eredità più intima e inquieta. I film sperimentali, e le opere video questi ""frammenti di paradiso sulla terra"""", come ebbe a definirli una volta Jonas Mekas -, rappresentano peculiarmente, nel panorama della poiesi plastico-figurativa, la polisemia della visione, il suo misterioso quanto stupefacente carattere duale: essi infatti fanno percepire (nel senso pratico del termine) e danno a vedere (nel senso visionario). Facendo ricorso a una pluralità di punti di vista e di ambiti disciplinari, il libro, che intende ribadire in sede teorica la piena congruenza dello sperimentalismo cinematico e video con l'olismo dei contemporanei linguaggi figurativi, e legittimare tale congruenza nell'ottica di una rinnovata didattica della cultura visuale, prende in esame questa natura polisemica della visione, e indaga il fattore che la determina, lo sguardo, nel suo duplice statuto di procedura poietica e di infrazione ai canoni dominanti della voyeuristica società dello spettacolo."" -
Il cinema, il corpo e l'anima
Il libro affronta i temi dell'immagine e dello spettacolo nella cultura contemporanea alla luce della riflessione filosofica di Jean Baudrillard, come fondamentale chiave di interpretazione nell'ambito della teoria e dell'estetica cinematografica. Lo studio storicizza e contestualizza i nuclei innovativi del pensiero di Baudrillard che, a partire dall'eredità di Nietzsche, Benjamin, Heidegger, Barthes, Baudelaire e delle avanguardie artistiche, vede la cultura dell'immagine e dello spettacolo sostituirsi al tradizionale ordine di valori e principi e traccia le mappe di questo cambiamento: dalla nascita del simulacro e della seduzione delle apparenze, come si delinea con il divismo cinematografico e il sistema dello spettacolo di massa, all'avvento della realtà virtuale e del reality show. In questo contesto significativo appare il tema del corpo cinematografico dell'attore e fotografico della pubblicità. Il volume analizza i temi del divismo e la recitazione di icone del cinema come Charlie Chaplin, Buster Keaton, Marilyn Monroe, Cary Grant e il tema del volto nella pubblicità. -
Il buio elettrico. Il cinema e la sfida del Novecento
Il volume affronta il tema dello spettacolo cinematografico come si delinea nel Novecento lungo la riflessione di tre autori che hanno tessuto, in vario modo, la modernità e che nel cinema hanno visto il punto di scardinamento e di ridefinizione estetico della nozione stessa di ""spettacolo"""". Si apre con una rilettura de I giganti della montagna di Pirandello considerato non solo come testo in sé perfettamente concluso, ma come quello con l'autore rifonda la nozione di spettacolo teatrale in quanto tributario delle innovazioni introdotte dal cinema. A partire da ciò, si ripercorre l'itinerario della concezione espressa da Pirandello in vari scritti sul cinema, con particolare attenzione alla drammaturgia filmica che, infatti, negli interessi dello scrittore, appare nozione determinante. Sulla linea pirandelliana si sviluppa, la riflessione maturata da Paul Valéry sul cinema, in scritti non ancora editi in Italia e che qui, per la prima volta, vengono presentati e analizzati. Ultimo autore preso in considerazione, Bertolt Brecht, che oggi non solo è stato messo in ombra, ma del quale sembra essersi persa la memoria della straordinaria capacità che aveva di intervenire nel dibattito estetico dell'epoca e di apportarvi innovazioni di grande rilievo."" -
Il cinema di Arthur Penn
Celebre e celebrato tra gli anni Sessanta e Settanta, Arthur Penn è oggi un regista un po' dimenticato, quasi scavalcato dal valore storico e a tratti mitico guadagnato nel tempo dei suoi film. Il libro intende indagare meglio l'origine del cinema di Penn, approfondendo in particolare il non breve e cruciale periodo dell'apprendistato televisivo lungo gli anni Cinquanta e l'intreccio tra film e teatro e aggiornando il lettore sulle produzioni più recenti e sulla sua importante attività teatrale. Ne esce un ritratto a tutto tondo di un autore (non soltanto un regista) che è stato capace di lavorare all'interno dell'industria americana mantenendo inalterata la forte ispirazione politica, morale e civile che ha sempre alimentato tutte le sue produzioni. -
Evolution. Darwin e il cinema
La teoria dell'evoluzione di Darwin ha cambiato per sempre il nostro modo di percepire l'uomo e il suo posto nella natura. I concetti di selezione naturale, mutazione e lotta per la sopravvivenza hanno oltrepassato subito i confini della scienza, fornendo preziose suggestioni alla letteratura, all'arte e da ultimo al cinema. Le idee di Darwin hanno portato allo scoperto dubbi e paure, che si sono trasformati in spunti per storie incredibili di ibridi, mostri, strane scimmie e supereroi mutanti. In maniera spesso inaspettata, tra Otto e Novecento, scrittori come H.G. Wells e artisti come Emmanuel Frémiet hanno elaborato temi di sapore darwiniano: un testimone che sarebbe presto passato al cinema, il nuovo medium di massa. Dalla minaccia primordiale di ""King Kong"""" al ribaltamento dei ruoli del """"Pianeta delle scimmie""""; dalle urla nella giungla di """"Tarzan l'uomo scimmia"""" alle evoluzioni inattese di """"2001: Odissea nello spazio""""; dalle mutazioni di """"La mosca"""" e """"La cosa"""" fino alla lotta per la sopravvivenza di """"Alien"""", """"Il mostro della laguna nera"""" e """"La guerra dei mondi"""", nel corso di oltre un secolo il cinema horror, fantastico e di fantascienza è diventato il luogo privilegiato in cui la ricerca biologica ha incontrato le paure più recondite dell'uomo. Questo volume è un """"viaggio allucinante"""" alla scoperta degli aspetti più fantasiosi e inaspettati della contaminazione tra scienza e immaginario popolare."" -
Dante, di roccia, di neve, di combattimenti in montagna
Il libro racconta le vicende di Dante Conchatre, (forte alpinista classico, alpino e tenente partigiano, sciatore), e dei montanari valdostani tra gli anni '40-'50. Le scalate su ghiaccio e roccia, le feste nei rifugi in quota, la guerra e le battaglie in montagna, i giovani partigiani, i combattimenti, le grandi marce. Il libro è una macchina del tempo che parla dell'antica Vallée e che riporta alla luce alcune battaglie salienti del conflitto '43-'45 in Val d'Aosta. Il rastrellamento di Saint Nicolas, la battaglia di Molère, i molti presidi: azioni che nella realtà attuale appaiono quasi sceneggiature cinematografiche e che invece accaddero nella verità più cruenta. Un racconto che parla di montagna e del tempo della polenta e del lardo, del vino e di rifugi, degli scarponi di cuoio e delle picozze di legno, e dei grandi 4000 ai confini del mondo. -
Achtung! Banditi! Parole per film
"Achtung! Banditi!"""" Parole per Film non vuol essere una storia del film stesso, ma vuol proporne una lettura comprensibile da un pubblico senza confine; si basa sulla sceneggiatura originale di Achtung! Banditi! Allo scopo di agevolare il miglior apprezzamento dell'intera narrazione, alcuni scritti di qualificati studiosi precedono tale sceneggiatura; onde attribuire la giusta credibilità alla narrazione medesima, compare invece il tessuto unitario di ricordi affettuosi, che forma la sezione testimoniale: spiccano, fra altre, le memorie di Carlo Lizzani e di Giuliano Montaldo. Una seconda sezione, toponomastica, presenta le strade genovesi all'epoca, battute dalla troupe di Achtung! Banditi! L'ultima sezione è a carattere iconografico: mostra parecchie fotografie scattate sul set; ne mostra altre, inerenti ai luoghi del film, scattate un cinquantennio dopo. Poiché la sceneggiatura originale nel 1951 non serve in primis alla pubblicazione, l'intervento del curatore rispetta fedelmente il testo, a cui dà una struttura letterariamente unitaria senza intaccare l'immediatezza del parlato." -
Dall'argento al pixel. Storia della tecnica del cinema
Sta finendo un'era. Dopo 110 anni nelle sale cinematografiche si cambia. Non si distingueranno più, per trasparenza, sulla pellicola, le migliaia di figurine formate dall'argento e dai pigmenti colorati, ma tutto sarà digitale, compresso, virtuale, e costruito nell'alternanza velocissima di milioni (si spera, per ragioni di qualità) di punti, ovvero di pixel all'interno di una ordinatissima e minutissima griglia. Ma quello della proiezione è solo l'ultimo anello di una catena che sta trasformando il linguaggio più diretto tra quelli inventati nei secoli dall'uomo. Gli altri anelli - ripresa, montaggio, effetti speciali, rielaborazione e riproduzione del suono - hanno già negli ultimi anni subito radicali trasformazioni che spesso hanno significato progresso. Forse, allora, vale proprio la pena, dalla soglia di questa trasformazione-rivoluzione ormai definitiva, capire da dove si è partiti, come è nato il linguaggio cinematografico e come la sua grammatica prima e la sua sintassi poi si sono evolute anche grazie allo sviluppo tecnologico. Senza apparecchiature leggere per la registrazione del suono, emulsioni sensibili, apparecchiature illuminanti portatili e compatte, ad esempio, alla fine degli anni '50 non sarebbe stato possibile costruire ""correnti"""" di indagine e pensiero identificabili sotto le sigle di free cinema o nouvelle vague, largamente basate su riprese dal vero e non più ricostruite in teatro di posa."" -
Mangiare con gli occhi. Stare a tavola nel cinema
C'è un filo rosso che lega il cannibalismo in Greenaway a Il pranzo di Babette? Come mangia Charlot una scarpa? Perché Totò si riempie le tasche di spaghetti? E nel conflitto che Sordi apre con la Madre Americana perché vince la Madre Mediterranea? In quale modo Pasolini fa di Stracci la metafora della bulimia? Il volume, che ha la leggerezza del ""divertissement"""", compie, attraverso questi e altri interrogativi, un viaggio all'interno di un tema che mostra quanto la drammaturgia del film e l'antropologia della rappresentazione sappiano farsi specchio anche impietoso del nostro modo di vivere i disagi personali nei ruoli sociali che interpretiamo."" -
Quando il cinema dà i numeri
Il cinema, nel corso dei decenni, si è interessato alla figura dello studioso di numeri oscillando tra il vero (le cinebiografie di matematici realmente esistiti) e il falso (le vicende di personaggi creati dalla penna di abili sceneggiatori), portando ripetutamente sullo schermo bambini prodigio capaci di operazioni proibitive, perspicaci insegnanti, insigni accademici o semplici appassionati di calcoli. Un'ampia galleria di protagonisti in grado di condurre la settima arte nei territori rassicuranti della commedia sentimentale (L'amore ha due facce), lungo i versanti pericolosi del thriller (Oxford Murders - Teorema di un delitto), nell'anima ferita da un aspro conflitto generazionale (Will Hunting - Genio ribelle) e nel vortice paranoico di una mente deviata (A Beautiful Mind). Questo libro intende indagare proprio l'orizzonte sfaccettato e intrigante del cinema a carattere matematico, esaminando dapprima una quindicina di titoli incentrati espressamente sulla deduzione logica e concentrandosi successivamente su un ristretto ventaglio di sei film (da p - Il teorema del delirio a Giochi nell'acqua) nei quali i numeri, slegati dalle rigide procedure di conteggio, assumono significati extramatematici e connotazioni numerologiche, metafisiche ed esoteriche. -
La vita intensa. Racconti di Vivien Leigh
Vivien Leigh non ha lasciato libri dietro di sé. John Riley, oscuro poeta di Leeds vittima di un assurdo destino, non ha mai pensato di diventare il biografo della Leigh. In questo libro Massimo Morasso finge che la Leigh e Riley si siano conosciuti, che l'attrice che fu Rossella O'Hara in ""Via col vento"""" e Blanche Dubois in """"Un tram che si chiama desiderio"""" abbia scritto pagine e racconti di taglio autobiografico e che Riley si sia impegnato nella stesura di una sua biografia """"interiore"""". Il risultato è il racconto di una vita fatta di successi ed eccessi, di amore, follia e malattia, in sette piccole storie che compongono l'infelice, tragica storia di un'anima condannata all'inquietudine."" -
Dopo gli anni del rigore
Nicola Bitta, genovese, durante gli studi universitari aderisce al movimento di ""Giustizia e Libertà"""". Braccato dalla polizia fascista, combatte in Spagna, si rifugia in Francia e partecipa alla liberazione di Parigi, città in cui trova la stima, il lavoro. Il romanzo è, segnatamente, la storia di un'amicizia fraterna e di un amore intenso, che la musica, la filosofia e l'alpinismo imbrigliano in una trama avvincente. È la storia di vita vissuta da un borghese, sensibile all'Italia in anni difficili."" -
Harry Potter al cinema
Harry Potter al cinema e il primo libro italiano a occuparsi del fenomeno Harry Potter nelle sue trasposizioni cinematografiche, considerate come il risultato di un processo che parte dai romanzi, scritti dalla penna di J.K. Rowling, e approda al cinema attraverso una numerosa serie di passaggi. Il fulcro dell'analisi è il percorso dalla carta allo schermo, partendo dai sette libri della serie, si passa alla sceneggiatura e all'adattamento dei contenuti narrativi dal medium letterario a quello cinematografico, per arrivare alla messa in scena, e infine all'inquadramento delle pellicole di Harry Potter all'interno del panorama cinematografico internazionale. Nello specifico, vengono approfonditi molti degli aspetti che hanno reso la vicenda del giovane mago così vivida ed emozionante sullo schermo, come la scenografia del castello di Hogwarts e i suoi continui cambiamenti, i costumi scolastici degli studenti, o la colonna sonora. Ma non solo. L'autrice si è chiesta: quali sono le ragioni delle variazioni nella trama apportate all'interno delle pellicole? Perché più cineasti (quattro) si sono avvicendati alla regia dei film di Harry Potter? E inoltre: come si può considerare il fenomeno nel suo insieme? Il tema è affrontato con sguardo tecnico e i film vengono esaminati alla ricerca di quegli elementi di continuità, di varietà e di crescita che caratterizzano la saga nel suo progressivo avanzare, pellicola dopo pellicola. -
Senso come rischio. 60 anni di Filmcritica
Di ""Filmcritica"""", tutto si può dire meno che i suoi 60 anni non siano percorsi da una pluralità di storie, tali che qualcuno potrebbe ritenere perfino in contrasto tra loro: Rossellini e Hollywood, Bresson e Hitchcock, il grande cinema sovietico e il grande cinema americano, Pasolini e Orson Welles, de Oliveira e Clint Eastwood, Straub/Huillet e Godard, Raoul Ruiz e Gitai, oppure anche il cinema mainstream e quello sperimentale. Coppie di opposti che non sono opposti, alla prova della scrittura e della sensibilità filmica. Contro il cattivo cinema, il cinema pretenzioso, contenutistico, mero veicolo di ideologismi. Come dice Godard, il cinema non è un'arte né una tecnica, ma un mistero. E il mistero implica il rischio. """"Forse - come concludeva Emilio Garroni in Estetica -, il senso è il rischio che non possiamo non correre, di cogliere la sensatezza, mentre la conquistiamo"""". Senso come rischio, quindi. Testi di Deleuze, Garroni, Jameson, Lizzani, Montani, Matte Bianco, Nancy, Schroder ecc., che """"Filmcritica"""" ha segnalato nel corso degli anni, e di cui ha caldeggiato, se del caso, la traduzione italiana, cercano di rispondere alle domande poste dai film, senza operare nessuna scissione tra cinema e pensiero, ma anzi esplicitando il carattere della filosofia come pensiero dei cinema."" -
Cinema: femminile, plurale. Mogli, madri, amanti protagoniste del terzo millennio
Sempre più frequentemente le donne nei film stanno diventando i motori della storia - basti pensare all'universo dei cartoni animati, ma non solo, dove sovente le eroine sono ragazze o addirittura bimbe - segno di una tendenza che non si può ignorare. E gli uomini che le accompagnano e le sostengono - padri, figli, mariti, amici, amanti - sono raffigurati come comprimari, nello sviluppo della storia. Da questo nuovo rapporto, dalla solidarietà fra maschile e femminile, come sembra suggerire il cinema nel primo decennio del nuovo secolo, scaturisce, per l'umanità, la concreta speranza di progredire verso un futuro migliore; e da questa nuova forma di complicità e di amicizia fra le donne - la ""sorellanza"""" - nasce la forza e le determinazione per non cedere alle negatività sempre in agguato. Paola Casella ha tracciato un percorso preciso, importante e forse necessario, attraverso l'analisi di film d'autore, ma anche di opere meno ambiziose, sul significato dell'evoluzione che ha compiuto la figura femminile nelle immagini cinematografiche dei primi dieci anni del nuovo millennio. Ancora alla fine del '900 le rappresentazioni del femminile e del materno esprimevano la sofferenza e le frustrazioni derivanti da competizioni impari e tipiche di un mondo maschile prevaricatore e conflittuale, che peraltro tradiva già i segni di qualche crepa apprezzabile dallo spettatore più attento."" -
Guerra in cento film
Sin dagli inizi il cinema, prima muto e poi sonoro, predilesse l'argomento della guerra. Non è facile riassumere in 100 titoli l'enorme apporto nel cinema e del cinema sulta volgarizzazione e la retorica dei conflitti. È questo, forse, uno dei temi più difficili in assoluto che i film possano affrontare, dato che alla base stessa della guerra e della sua descrizione risiede la paura. Sentimento quasi impossibile da ricreare artificialmente sui volti dei protagonisti, dei caratteristi e delle comparse. Nonostante questo elemento di fondo, una minoranza di opere riesce, almeno in parte, a restituire la terribile occasione di vita e di morte che fisiologicamente è presente in un conflitto e che, a parte il cinema, anche alcuni grandi romanzi ci hanno offerto. In questo libro si tenta un censimento che l'autore stesso riconosce essere forzatamente incompleto e, per paradosso, implicare semmai l'esigenza di un ""sequel"""". Ad esempio qui, per ragioni di spazio, sono stati evocati solo i film che prendono occasione dalla prima guerra mondiale, fino ai giorni nostri. Rinunciando perciò a quell'importante magazzino che va dalle guerre dell'antichità, via via sino a quelle dell'Ottocento, ed alle magnifiche descrizioni della vita militare di cui siamo debitori a tanti registi, a cominciare dal grande John Ford. Inoltre, Fava ha scelto di analizzare un solo film per regista, limitandosi a citare altri eventuali titoli all'interno del testo consacrato al film considerato """"principale"""".""