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La metafisica della bellezza
La bellezza pervade la nostra vita quotidiana: è oggetto di desiderio, è criterio di scelta, è contrassegno di status e addirittura strumento di eccellenza ed emancipazione. È qualcosa che tutti vorrebbero possedere e rispetto alla quale essere giudici competenti. Eppure, forse proprio per questo e a dispetto di una millenaria tradizione, la bellezza è diventata negli ultimi decenni - soprattutto nell'arte - un argomento intellettualmente sospetto. Filosofi, pensatori, artisti, hanno preso a trattare l'esperienza del bello con estrema diffidenza, preferendo di gran lunga un rigore antiestetico al rischio di una troppo volgare demagogia. Nick Zangwill - in questo testo che è già diventato un classico nel mondo anglosassone, e non solo tra i filosofi - mira a riconciliare l'interesse del senso comune e il rigore dell'analisi intellettuale, difendendo le ""pretese"""" della bellezza e la sua attualità, tanto contro gli scetticismi di molta moderna sociologia, quanto dai fraintendimenti teorici più diffusi. Con grande chiarezza, a costo di sembrare impopolare, e non senza ironia, a costo di sembrare irriverente, Zangwill si misura con le domande fondamentali di fronte alle quali tutti, prima o poi, ci siamo trovati in imbarazzo: perché qualcosa ci piace più di qualcos'altro? Come possiamo dire che qualcosa è bello e qualcosa no? Con quali argomenti possiamo difendere le nostre convinzioni soggettive? Possiamo fare a meno di dare giudizi del genere?"" -
La storia dell'essere
I testi raccolti nel volume ""La storia dell'essere"""", risalenti agli anni 1938-1940, rappresentano un documento di notevole importanza sia per ragioni filosofiche sia per il generale contesto storico della loro stesura. Da un lato essi si inseriscono a pieno titolo e con estrema coerenza in quel radicale riorientamento della filosofia che Martin Heidegger sviluppò a partire dagli anni Trenta e che caratterizzò come pensiero dell'evento: da questo punto di vista """"La storia dell'essere"""" va letto in diretta connessione con altri importanti scritti di quel periodo, soprattutto i """"Contributi alla filosofia"""", di cui riprende numerosi temi, quali, in particolare, il superamento della metafìsica, l'abbandono dell'essere, l'istanza di un altro inizio del pensiero e l'analisi della modernità. Dall'altro lato """"La storia dell'essere"""" costituisce un prezioso documento per comprendere importanti aspetti del modo in cui Heidegger si mise in relazione ai tragici avvenimenti che segnarono lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Infatti le meditazioni contenute in questo volume, in particolare quelle sulla guerra e sul comunismo, riflettono il notevole travaglio filosofico e intellettuale con cui Heidegger tentò di pensare, entro la cornice della storia dell'essere e della metafisica occidentale, le radici più profonde degli sconvolgimenti epocali di quel periodo."" -
L' immaginazione costruttiva
Peter Rice (1935-1992) è forse il più grande e il più noto tra gli ingegneri del secondo Novecento, il cui apporto ha reso possibili alcune delle architetture più innovative del secolo e il cui ruolo è stato determinante soprattutto in quelli che vengono considerati i più importanti edifici anche dal punto di vista simbolico: le vele dell'Opera di Sydney o il Beaubourg a Parigi ormai assunte a icone della modernità architettonica. Numerose sono le opere in cui la sua immaginazione costruttiva ha contribuito in maniera paritetica a quella degli architetti progettisti: dalla Galleria d'arte contemporanea Menil a Houston con Renzo Piano, al palazzo dei Lloyd's a Londra con Richard Rogers, alla passerella del parigino Parco de La Villette con Bernard Tschumi, fino al Padiglione del Futuro con Oriol Bohigas all'Expo di Siviglia, per non dire di tutte le altre collaborazioni che Peter Rice ha dato in modo diretto a molti altri protagonisti dell'architettura contemporanea: da Norman Foster a Jorn Utzon e molti altri. Anche in Italia la sua audace creatività è stata fondamentale nella costruzione dello stadio di Bari e del Santuario di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, entrambi di Renzo Piano, così come la sua esperienza alla Fiat alla fine degli anni Settanta nella progettazione della ""Ritmo"""", modello tanto amato anche dal giovane Barak Obama."" -
Madre materia
"Vuoto e materia formano la polarità di base dell'architettura"""": con queste parole iniziava il precedente libro di Fernando Espuelas, che sul """"Vuoto"""" come ambito specifico della disciplina architettonica si esprimeva. Ora, a otto anni di distanza da quel fortunato libro, l'attenzione di Espuelas si sposta invece sulla seconda metà di quella dicotomia, la """"Materia"""", indagata qui nella sua essenza primaria, prima cioè che venga trasformata dall'uomo in materiale da costruzione. Il titolo stesso del nuovo lavoro di Fernando Espuelas è eloquente nell'evocare il rapporto ancestrale dell'uomo, prima ancora che dell'architetto, con la materia: Madre Materia. Dalla materia, e in architettura soprattutto, nasce ogni cosa; madre materia come Madre Terra. Dice l'autore: """"La necessità di occuparsi della materia in una società dominata dall'immagine può sembrare una forma di resistenza. Questa mia indagine risponde all'esigenza di ristabilire una sorta di giustizia nel sempre vivo dualismo tra immagine e fisicità, tra forma e materia. Il testo che qui si presenta oscilla tra filosofia e architettura, tentando di quando in quando di fonderle con gli impagabili apporti dell'arte""""." -
L'altra modernità. Considerazioni sul futuro dell'architettura
Maestro riconosciuto dell'architettura spagnola, docente ad Harvard, Madrid e Barcellona, Bafael Moneo è anche il professore operante che ha saputo edificare la sua teoria con la costruzione di grandi opere. A partire dai monumenti che costituiscono la sua Madrid contemporanea, uno per tutti il recente ampliamento del Museo del Prado, passando attraverso la costellazione di architetture civili che ha diffuso in ogni città della nuova Spagna, fino alla realizzazione di biblioteche, musei, cattedrali, banche, auditorium, aeroporti in ogni parte del mondo, da Stoccolma a Los Angeles, da Houston a San Sebastian. Questa selezione di scritti palesa un'attitudine teorica costantemente intrecciata con la pratica concreta del progetto: un'attenzione particolare è rivolta alle virate che la cultura architettonica ha effettuato negli anni recenti, con una precisa volontà di individuarne gli indirizzi e di vagliarli criticamente, fino a formulare proposte alternative per un'architettura intesa come vocazione alla durata. Pochi architetti hanno saputo vivere nel presente: molti si sono rifugiati in nostalgici passati o in fantasiosi futuri. Nel caso di Moneo lo sguardo colto dell'architetto progettista permette di leggere l'attualità e di dare una risposta concreta ai temi che la complessità contemporanea presenta. -
Geopolitiche dell'arte. Arte e critica d'arte italiana nel contesto internazionale dalle neoavanguerdie a oggi. Ediz. illustrata
La storia postbellica dell'arte italiana è profondamente segnata dagli equilibri geopolitici e culturali della guerra fredda, e da quello che potremmo chiamare il marketing delle identità locali. Come confrontarsi con una tradizione illustre, la propria, se si appartiene a una nazione che si scopre bruscamente periferica? E come ripristinare dialoghi cosmopoliti dopo decenni di isolamento? La ""mutazione"""" si compie tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento: se un artista come Fontana rimane fedele a un mondo la cui capitale è Parigi, e il cui faro indiscusso è Picasso, Manzoni apre a geografie artistiche transatlantiche. Intende la citazione non come mera ripetizione o gioco culturale, ma come pratica distorsiva, satirica e fantastica. """"Plagio"""" e """"furto"""" iconografico, ai suoi occhi, sono modi attraverso cui la Periferia può tornare a parlare di sé e modificare gli svantaggiosi rapporti che la legano al Centro egemonico. I processi di """"modernizzazione"""" culturale introducono, in Italia, I'insidia della subalternità e, per contro, dell'irriflessivo corteggiamento dell'Antico. Negli artisti che oggi ci sembrano più rilevanti la dimensione """"internazionale"""" coabita con fantasmi storico-artistici e eco di illustre tradizione. Al tempo stesso evocazioni e """"messe in scena"""" dell'Antico sono pienamente comprensibili solo in chiave modernista."" -
Estetica e modernità
Perché solo nell'età moderna nasce l'estetica? Perché solo allora, ossia a partire dal Settecento, si comincia ad apprezzare la bellezza della natura e si ritiene l'arte capace di dire la verità sulle cose? La risposta di Potter è tanto limpida quanto meditata: nell'età moderna solo l'arte può frenare il disincanto scientifico e razionalistico del mondo. Solo nella sfera estetica, infatti, sopravvive lo sguardo libero e contemplativo sulla totalità dell'essere che per gli antichi costituiva la massima felicità. Queste lezioni, risalenti agli anni 1947/48 e 1962, ma inedite anche in Germania fino al 2010, hanno esercitato una potente influenza su un'intera generazione di filosofi che ebbero l'occasione di ascoltarle. Ed è agevole capire perché. Esse offrono, infatti, un'introduzione didatticamente assai efficace all'estetica (filosofica) e ad alcuni suoi concetti fondamentali (bello, sublime, immagine, genio, mimesi e soprattutto natura in quanto paesaggio), ma anche una profonda e suggestiva reinterpretazione della centralità della dimensione estetica nel mondo contemporaneo. -
La cultura della pittura
"La cultura della pittura"""" è un libro in cui si guarda all'arte in modo interdisciplinare, con un occhio alla letteratura, alla filosofia, alla scienza, allargando gli orizzonti oltre gli specialismi di ciascuna disciplina. L'ipotesi di fondo è che le opere siano elementi culturali: assieme agli studi iconologici, che nutrono la ricerca, si è compiuto un passo decisivo verso la considerazione dei prodotti artistici quali strumenti di conoscenza storica e sociale dell'epoca cui appartengono. Protagonisti del libro sono gli artisti - non solo con i loro dipinti ma anche con le loro scritture - i teorici dell'arte e i trattatisti, in un viaggio lungo tre secoli in compagnia di Raffaello, Pontormo, Canova, Goethe... Il testo restituisce la parola agli artisti (che tacciono di solito per convenzione), creando dei circoli virtuosi fra la pratica dell'arte e il pensiero, in un fecondo gioco di rimandi fra la letteratura e le immagini." -
Gratitudine. Voci di Hölderlin
La gratitudine è un sentimento difficile, soprattutto oggi, ma è una grande opportunità etica. Possiamo rovesciare le prospettive degli stili di vita attuali, solitamente segnati dall'ansia di prestazione professionale ed esposti alla frustrazione, nel riconoscimento sereno che l'esistenza è buona in se stessa e per chiunque, e non ha bisogno di essere meritata. Ringraziare è una via di liberazione dell'energia della vita, aperta al desiderio e alle possibilità di ciascuno. Una via di ""politica dell'amicizia"""" capace anche di sciogliere i conflitti fra le posizioni più estreme. Dobbiamo alla parola serena - anche quando c'è sofferenza - del poeta e filosofo Hölderlin questa attitudine, di cui parla questo libro che è la prima monografia sull' argomento. La sua filosofia non è una teoria astratta, ma un'apertura verso la natura, una pratica dialogica poetica dei sentimenti e del linguaggio, un'arte per imparare a vivere meglio."" -
L' arte e i suoi oggetti
"L'arte e i suoi oggetti"""" di Wollheim è uno dei grandi classici dell'estetica americana contemporanea, e si pone accanto a opere di autori come Goodman e Danto (di cui si veda """"Oltre il Brillo Box"""", pubblicato dalla Marinotti Edizioni a fine 2010) quale punto di riferimento obbligato per il dibattito filosofico sull'arte. In esso vengono esaminati e discussi i maggiori problemi dell'estetica: dalla definizione dell'arte allo statuto dell'esperienza estetica, dalle peculiarità della percezione dell'opera d'arte alla sua dimensione sociale e culturale. Wollheim sviluppa una teoria che concepisce l'arte come """"forma di vita"""". Questa teoria trae origine dall'approfondimento delle pratiche percettive che intervengono nella fruizione concreta dell'opera d'arte. Questo perché la riflessione dell'autore, di tipo marcatamente descrittivo, si basa su un'intensa immersione nell'oggetto studiato. Atteggiamento che trova riscontro in un approccio alle opere pittoriche che esige una contemplazione prolungata per assistere alla progressiva emersione del senso dell'immagine. Come racconta lo stesso Wollheim, """"giunsi a riconoscere che spesso ci voleva più o meno un'ora per far placare in me associazioni divaganti o percezioni falsamente motivate, e che solo in seguito, impiegando almeno la stessa quantità di tempo nell'osservazione, ci si poteva aspettare che il quadro schiudesse se stesso per quel che era""""." -
L' aroma del mondo. Gusto, olfatto e atmosfere
"L'aroma del mondo"""" coinvolge il lettore in due avventure intellettuali. La prima: considerare gusto e olfatto non solo sensi del piacere gastronomico ma sensi estetici, cioè sensi in grado di svelare gli stati emotivi (la gioia, il disagio, il languore, il ricordo, la nostalgia, ecc.). La seconda: mostrare quanto l'analisi dell'esperienza orale, legata alla mescolanza tra gusto e olfatto, sia una dimensione fondamentale per comprendere e diagnosticare stati di sofferenza psichica. Per mezzo della descrizione lucida e piana di casi inediti, il libro si conclude in un'analisi istruttiva di quanto il regno degli odori e degli aromi possa essere utile non solo per aiutare chi soffre di depressione o schizofrenia, ma per aprire a tutti noi un ampio codice """"inesplorato"""" di segnali per comprendere e meglio """"assaporare"""" la realtà che ci circonda e nella quale siamo immersi." -
Coscienza del corpo. La filosofia come arte di vivere e la somaestetica
In nessun'epoca come nella nostra i problemi legati alla cura del corpo, per un verso, e ai disagi con la corporeità, per l'altro, hanno occupato uno spazio così ampio, dalla diffusione dei centri di bellezza, delle palestre, delle diete, all'attenzione per la salute e l'alimentazione, fino all'esplosione di fenomeni come l'anoressia o altri disturbi dell'immagine corporea. In quale rapporto si è posta la filosofia rispetto a questa svolta in direzione del corpo che il nostro tempo sta vivendo? Ha saputo superare la divisione tradizionale fra mente e corpo? Ha saputo dire qualcosa di nuovo rispetto alla sfiducia tradizionale nei confronti dell'inganno dei sensi e delle emozioni? Questo libro pubblicato negli Stati Uniti da Richard Shusterman nel 2008, subito tradotto in numerose lingue, dal francese, al tedesco, al polacco, al coreano, al cinese, e ormai divenuto un classico dell'estetica contemporanea, offre una risposta avvincente e appassionata difendendo, insieme, la centralità del corpo e l'esigenza per l'essere umano di raggiungere la più completa coscienza e consapevolezza di esso. L'edizione italiana di questo libro, attraverso il confronto del suo autore con alcuni dei più importanti filosofi del Novecento offre al lettore la possibilità di un confronto con una prospettiva, l'estetica del corpo vivente, o somaestetica, che sta riscuotendo un successo editoriale e un attenzione critica globali. -
Etiche dell'intenzione. Ideologia e linguaggi nell'architettura italiana
Il libro attraversa la vicenda dell'architettura italiana, dal dopoguerra a oggi, per rendere palese il ruolo decisivo dell'intenzionalità autoriale, spesso giocato in funzione auto legittimante. Le figure di Aldo Rossi, Canella, Gabetti e Isola, ma anche Aymonino, Gregotti, Raineri sono accomunate da una medesima convinzione che l'architettura sia in primo luogo una proiezione di sé, delle proprie intenzionalità figurative. Un egotismo linguistico che è la fortuna di questi architetti, ma anche la causa principale della marginalità dell'attuale architettura italiana. Il libro denuncia i limiti di questa autorialità pervicacemente perseguita nella professione e soprattutto nell'università, dove l'insegnamento spesso si riduce alla riproposizione di stilemi linguistici, seppur d'autore. In conclusione il libro tenta la costruzione di un paradigma diverso, in grado di accogliere e interpretare i valori degli altri. -
Motion, émotions. Architettura, movimento e percezione
Camminare tra le architetture; attraversare in velocità il paesaggio, volare sulla città possono essere non solo esperienze dirette, ma anche, attraverso lo sguardo colto di chi si muove con agilità attraverso il tempo, divenire momenti sostanziali per la comprensione dell'epoca attuale, in cui le molte dimensioni dell'architettura vengono esplorate e messe in crisi. Con una sequenza di visioni tanto inaspettate quanto ricercate, sullo spunto di eventi innestati dal progresso tecnologico, l'autore ci accompagna con sapienza e ironia in una rilettura dei cambiamenti nella percezione del mondo moderno. L'intuizione dei luoghi vissuti con la lentezza della passeggiata a piedi, il movimento e la teatralità della scala, l'irruzione del ferro e della velocità del treno nella tranquilla vita borghese, così come la scoperta del paesaggio aereo e del suo inevitabile impatto sull'immagine della nuova architettura ci sono svelati dall'autore attraverso un suggestivo uso delle immagini, dallo schizzo di dettaglio all'inquadratura fotografica, lasciandoci ad ogni saggio quelle curiosità che stimolano il nostro vivere quotidiano. Gubler, cronista per la ""Casabella"""" di Vittorio Gregotti dal 1982 al 1995 e autore delle famose cartoline, attraversa ora, con la stessa ironia sottile e appassionata, la storia recente della cultura architettonica e dei suoi maestri per offrire, come scrive Mario Botta nella presentazione, """"uno spaccato interpretativo dell'architettura attraverso lo sguardo curioso e disincantato del fruitore."""""" -
Il Me della percezione. Un'autopsia
Chi percepisce sa perfettamente che cosa significa percepire. Ma se ne dimentica non appena cerca di spiegarsi come la percezione sia possibile, finendo così per dubitare del proprio effettivo accesso al mondo. Ma l'uomo non accede al mondo. E non perché questo gli sia estraneo, ma perché non ha bisogno di accedervi, visto che è già comunque nel mondo, coinvolto e implicato da quanto vi si manifesta. Non dubita della presenza di ciò che percepisce, né può sottrarsi a sua volta alla percepibilità. Eppure larghe sezioni della filosofia, della psicologia e delle neuroscienze ignorano colpevolmente questa evidenza, preferendo spiegare la percezione con dei miti: quello del dato (l'uomo è un riflesso del mondo) e oggi soprattutto quello del mediato (si accede al mondo solo attraverso media). Questo testo - il primo disponibile in italiano di Lambert Wiesing, professore di teoria dell'immagine e fenomenologia nell'Università di Jena - ci guida a riscoprire, attraverso una meditazione approfondita senza essere strettamente accademica, una verità elementare: il soggetto non produce la percezione, ma ne è piuttosto il prodotto. -
Spiritualità e conoscenza nel lavoro dell'ingegnere. Scritti civili e rari
Arturo Danusso è il padre del cemento armato italiano. Colui che ne ha seguito da vicino le prime e più eclatanti applicazioni, come quella per la grande arcata di cento metri realizzata per il Ponte del Risorgimento a Roma nel 1910. Giovanissimo, ebbe grande notorietà internazionale per le sue ricerche sull'utilizzo dell'allora nuovissimo materiale; in particolare rimane di importanza storica il suo ruolo nel definire le prime indicazioni normative per la progettazione di strutture antisismiche a seguito del terremoto di Messina del 1908. Progettista e teorico, ha dedicato la vita all'insegnamento nelle aule del Politecnico di Milano, dove per oltre cinquant'anni ha tenuto il corso di ""Meccanica delle costruzioni"""" nel quale si sono formate tutte le generazioni dei maggiori ingegneri italiani del Novecento. Sempre attento a sviluppare ogni possibile rapporto tra ricerca scientifica e il mondo del lavoro e della produzione è stato fondatore della Scuola di Alta Formazione """"Fratelli Pesenti"""" al Politecnico di Milano e, di nuovo a fianco di Italcementi, costituì nel 1951 a Bergamo l'Istituto Sperimentale Modelli e Strutture-ISMES, storica istituzione nota nel mondo di cui si rimpiange oggi la mancanza. Nato nel 1880 e morto nel 1968 Danusso ha progettato strutture di grandi edifici tra cui alcune icone dell'architettura italiana contemporanea, come la Torre Velasca e il Grattacielo Pirelli."" -
Il disegno come strumento del progetto. Ediz. illustrata
La linea che separa progetto e disegno è sottile, i due termini si rincorrono scambiandosi e sovrapponendosi. Il senso dell'uno si rispecchia nella forma dell'altro e il processo che entrambi compongono lega il segno all'idea e la forma al valore profondo dell'abitabilità. Disegno è ricerca di questo valore, traccia che esprime il nesso tra testo architettonico e contesto urbano, paesaggio antropico, territori geografici. Disegno è sintesi estrema dell'idea di architettura, comprendente l'intenzionalità dell'autore, la discrezionalità dell'osservatore, la strumentazione disciplinare dispiegata di volta in volta nella scelta dei riferimenti rappresentati. Il lavoro presentato in questo libro traccia il senso del disegno come strumento di ricerca attraverso queste sostanze di cui si compone il progetto dell'abitabilità umana. I lavori di Gregotti Associati scelti tra quelli mai giunti a realizzazione, risaltano per l'evidenza del rapporto tra studi della forma e intenzione di progetto: essi delineano un percorso di ricerca di grande interesse per ogni progettista e studioso che debba verificare la profondità e la fondatezza dei materiali architettonici per mezzo dell'immateriale segno tracciato dal pensiero. -
Città e memoria come strumenti del progetto
"Ha senso pensare che l'architettura possa esprimere oggi una sua cultura specifica e che questa possa ancora basarsi sullo studio aggiornato delle città e sulla rivisitazione della propria storia? Credere, insomma, che l'architettura e la città siano indissolubilmente legate e che, ancora oggi, dal loro rapporto rinnovato, possano svilupparsi teorie specifiche in grado di sottrarre il lavoro degli architetti dal dominio del gusto o del puro arbitrio? Io penso di sì e 'Città e Memoria' va letto come un contributo in questa direzione. L'architettura vive oggi un momento difficile, stretta com'è tra una pratica corrente sempre più marginale e l'aureo isolamento delle sue manifestazioni più 'elevate'. Ricostruirne la necessità rispetto a quel paesaggio urbano che, oggi come ieri, costituisce il suo sfondo più importante è un obiettivo non secondario che potrebbe coincidere con la sopravvivenza stessa di un mestiere del quale c'è chi predice la fine. Significa proporre, per l'architettura, una nuova idea di qualità che sia condivisibile e verificabile nei suoi effetti, cioè nella capacità di migliorare i luoghi in cui viviamo."""" (Alberto Ferlenga)" -
Marxismo e soggettività. La conferenza di Roma del 1961
Nel dicembre del 1961 Sartre fu invitato a tenere una conferenza all'Istituto Gramsci di Roma, sul tema ""soggettività e marxismo"""". Presentò le sue ultime riflessioni sulla necessità di rinnovamento del marxismo dall'interno, suscitando così un dibattito di eccezionale vivacità, cui presero parte alcune tra le figure di intellettuali più in vista vicini al PCI (Della Volpe, Colletti, Lombardo-Radice, Luporini, Paci, Valentini, Semerari e altri). Sartre mostrò come l'analisi della soggettività fosse indispensabile per comprendere i fenomeni sociali. Attraverso la presentazione di casi singoli l'operaio antisemita, l'amore in Stendhal, l'anarco-sindacalismo - delineò un'idea di soggettività come """"universale singolare"""", prodotto della storia e contemporaneamente invenzione di possibilità. La conferenza presenta uno straordinario spaccato del pensiero di uno dei più grandi autori del Novecento e un'introduzione alle tesi di una delle sue opere filosofiche più complesse: la Critica della ragione dialettica. Che cosa sarebbe successo se le posizioni di Sartre avessero fatto breccia nella cultura politica ufficiale del PCI dell'epoca? Un pensiero che poneva radicalmente la questione di che cosa sia la soggettività in una prospettiva marxista quali effetti etici e politici avrebbe potuto produrre? Quali progressi avrebbero potuto segnare la teoria marxista se si fosse posto al centro del dibattito il problema etico, come Sartre andava affermando? Prefazione di Giacomo Marramao."" -
Espressione e creatività
Ecco il caso di un pensatore tanto segretamente influente sulla cultura europea quanto ufficialmente dimenticato o, peggio, annoverato, per il suo esplicito amore neo-romantico per l'arcaico, tra i ""pericolosi"""" nemici della ragione. Osteggiato per l'impostazione (volutamente) non accademica, Ludwig Klages è stato però non solo lo strenuo difensore dei diritti dell'anima al cospetto delle astrazioni imposte dalla razionalità moderna, ma anche l'autorevole fondatore di due scienze sui generis quali la grafologia e la scienza dell'espressione. Pensatore originale e imprevedibile. Klages incomincia a riemergere dall'ingiusto oblio soltanto in questi ultimi anni, in particolare nel campo di una fenomenologia e di un'estetica fondate non più sul distaccato giudizio critico ma sul sentire percettivo, inteso qui come partecipazione """"patica"""" alle qualità espressive del mondo. """"Espressione e creatività"""", che traduce uno studio risalente nel suo nucleo al 1913 e poi pubblicato in forma rivista e ampliata nel 1921. si pone appunto alla base di uno dei più interessanti percorsi della nuova estetica, laddove al centro dell'interesse tornano termini quali """"percezione"""", """"presenza corporea"""", """"sentimento"""", """"atmosfera"""", """"carattere"""", ecc. Superando i confini della fisiognomica tradizionale.""