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Peccatrice moderna
Sultana Sigrano è una donna che ha tutto ciò che si può desiderare dalla vita: un marito avvocato, affettuosoe benestante, figli docili e bellissimi, una grande casa e un fascino tale da rendere folli gli uomini più integerrimi. Sfruttando quest'arma, Sultana si permette tutti i flirt che desidera, concedendosi tanto al suo autista quanto al giovane ufficiale di carriera. Ma quando le cose si complicano, la malizia della più tremenda delle femme fatale si tramuta in furiosa malvagità e un omicidio non sembra una cosa poi così grave da mettere in atto. Sarà la dolce e casta Anna Maria a sciogliere le fila del misterioso delitto del suo fidanzato, lo sfortunato e sprovveduto Alceste, autista di casa Sigrano, e a gettare Sultana nel panico più totale. La critica del tempo non comprese appieno le potenzialità di quella che oggi, con la sua capacità di catturare il lettore, sarebbe tra i più grandi sceneggiatori cinematografici del mondo. -
Resoconto di una storia insolita
Don Annibale è un uomo di bell'aspetto, altero ed elegante, lavora con dedizione come applicato in una piccola pretura di un paese collinare immerso in una sconfinata tristezza, in cui tutti i paesani sono irrimediabilmente pigri e annoiati. Don Annibale non è da meno. Indolente verso la vita, preferisce stare appartato e chiuso in un mondo tutto suo, senza relazioni sociali. Apparentemente anaffettivo, prova sentimenti solo verso le persone che egli ritiene soffrano del male di vivere. Inabissato in questa estrema solitudine Don Annibale elabora pensieri sul tempo, sulla morte, sulla follia, sul dolore; temi importanti che egli ammanta del suo irrinunciabile e sofisticato pessimismo. Un giorno però sarà costretto a fronteggiare un inevitabile responso medico che non aveva messo in conto. -
Tutti i racconti
Autore a lungo e riduttivamente considerato minore, Guido Gozzano ha costituito in realtà un attraversamento obbligato per la poesia italiana del nostro secolo, da Montale fino ai poeti della neoavanguardia. Ma Gozzano è ben più che semplice cantore in versi della belle époque e autore di un solo libro. Scrittore dalle infinite sfaccettature: poeta delle ""buone cose di pessimo gusto"""" e delle inutilissime farfalle, ma anche commentatore e giornalista mondano, autore di favole per l'infanzia, reportages dall'India, epistolari intriganti, cronache storiche, sceneggiature per la nascente industria cinematografica. Soprattutto, però, come questa raccolta di tutti i suoi racconti sta a dimostrare, novelliere raffinato e garbatamente ironico. È l'ultimo Gozzano, quello finora meno conosciuto e riconosciuto: tutt'altro che un semplice mestierante. La sua scrittura è divertita e umoristica. I suoi racconti sono una giocosa analisi parodica della società borghese d'inizio Novecento, dei cui rituali Gozzano si fa osservatore a tratti malizioso e irridente. Un narratore completo e brillante, ma anche moderno e inquieto, perché molto meno """"frivolo"""" che all'apparenza, molto meno """"mentecatto"""" che all'apparenza. Un attento e godibile, soprattutto per i lettori di oggi, osservatore (senza osservanza) dell'Italia di inizio secolo."" -
Il talento della malattia
Quando uno scrittore può dire di essere stato uno dei pochi guariti da un male crudele e raro, allora non può esimersi dal raccontarsi. Alessandro Moscè lo fa a distanza di trent'anni ambientando e riconoscendo gli archetipi dell'esistenza umana che in questo romanzo ci sono tutti: la nascita, la morte, il senso di finitudine, la perdita, il mito, la fede. Un famoso calciatore diventa il viatico per far fronte ai luoghi di separatezza dalla vita, gli ospedali. Giorgio Chinaglia, mito della Lazio degli anni '70, era già un ""compagno insostituibile"""" di giochi nell'infanzia, incarnato fantasiosamente come soggetto di fedeltà al quale appellarsi nella solitudine. Nel romanzo figura una marcata caratterizzazione dei personaggi della quotidianità: i nonni, il padre, la madre, la suora delle elementari, l'anziana signora dei vicoli, l'omino della casa di riposo, il luminare della medicina. Si apre uno spaccato sulla provincia italiana che confluisce in una dimensione-altra con la comparsa della malattia, a soli tredici anni. Ma si avverte, in fondo, che il dolore è stato anche un'occasione per riaffermare la vita."" -
#RomaBarzotta 2. Nuove cronache di una città sempre a metà
Perché a Roma ci sono i fiorai aperti tutta la notte? E perché, invece, i ristoranti del centro abbassano le saracinesche sempre prima? Come mai chiudono una dopo l'altra le piccole librerie e proliferano ovunque i venditori abusivi? Sono solo alcune delle domande che trovano risposta in questo libro. Non un romanzo e nemmeno un saggio. Ma un diario degli ultimi due anni della Capitale, per provare a conoscerla davvero. Pagine ora appassionate ora ironiche, scritte da Davide Desario sfruttando gli stimoli del web e dei social, in cui si mescolano l'occhio del cronista de «Il Messaggero» in grado di cogliere i paradossi di una delle metropoli più belle e complesse del mondo, l'esperienza del cittadino che sulla propria pelle subisce inefficienze e degrado, e il cuore del romano che ama questa città e ne va orgoglioso. Malgrado tutto. Roma è - continua ad essere - una città barzotta: non riesce ad essere una capitale moderna, come ad esempio Parigi e Londra, e non è in grado di valorizzare la sua ricca tradizione e la sua storia millenaria. Ti ammalia con la sua bellezza, i suoi tesori architettonici, le chiese, i monumenti, ma un istante dopo, voltato l'angolo, ti prende a schiaffi con l'incuria e il degrado, il problema della raccolta dei rifiuti che non trova una soluzione e gli ingorghi da perderci la giornata. Oltre cento piccoli racconti, usciti uno a settimana dal 2015 sul quotidiano «Il Messaggero», sono raccolti qui per la prima volta in un unico volume. Tutti insieme formano la fotografia di Roma degli ultimi anni: dalla competizione tra Roma Nord e Roma Sud all'idea distorta che hanno all'estero di una Capitale mafiosa, dalle battaglie di retroguardia dei tassisti alle storie di tanti giovani che lottano per emergere e conquistarsi un posticino nel futuro. Ritroviamo la stazione Termini, i lungotevere, Ostia, la Roma e la Lazio, ""Tanta roba"""" e """"Daje"""", i bar di periferia, le Ville in rovina. E tutta quell'umanità che rende Roma unica."" -
Vissi d'arte
Silvie Dantan è il nome d'arte di un'attrice di prosa, cinema e televisione. Orfana di entrambi i genitori, cresce con la nonna materna, Adele Timpacci, insegnante di latino e greco al liceo classico ""Mamiani"""" di Roma e donna colta, dotata di particolare sensibilità e apertura mentale. La ragazza crescerà libera da condizionamenti. Presto scopre la sua bisessualità. L'amore fisico, che vive con disinvoltura e intensità, diventa così il cardine e allo stesso tempo il tormento della sua condizione esistenziale. Silvie non avrà la fortuna di Floria Tosca, l'eroina di Puccini. Riuscirà a vivere d'arte, di cultura, ma non a vivere d'amore, almeno non come lei l'intende, comunione di anima e di corpo. L'incontro pieno delle pulsioni erotiche e dei sentimenti le è impedito dal fatto che la sua amica del cuore, Stefania Avvedutelli, pur rappresentando, sul piano intellettuale, la sua anima gemella, è una donna emotivamente e sessualmente bloccata dall'educazione sessuofobica ricevuta nell'infanzia e nell'adolescenza. E questo aprirà la via al fallimento esistenziale di Silvie."" -
Memorie dall'innocenza
Roma, 17 ottobre 2006: un giorno qualunque. Tra tante persone sulla metro c'è anche Daria, ragazza appassionata di fotografia e proprietaria di un negozio ereditato dal nonno. Accanto a lei c'è Jean, giornalista per metà francese e per metà italiano, appena tornato dal Sudan. Per loro non sarà un giorno qualunque. Uno scontro tra due treni cambierà per sempre le loro vite. Daria non ricorda nulla dell'incidente ma ancora più sconvolgente sarà per lei vedere emergere una memoria ingombrante. Un ricordo che ha radici in profondità. Tornano a galla l'infanzia, i giochi, Tommy, un amore tra bambini. Non riuscendo a mettere a fuoco i segnali e le tracce sconcertanti, Daria combatte col proprio passato una guerra quotidiana e violenta per ricomporne i frammenti. Anche Jean, convive con un ricordo che non può cancellare. Riaffiorano i volti di Samah e Joshua, una promessa non mantenuta, una ferita che deve ancora rimarginarsi. Cosa si è spezzato nelle loro vite? Cosa deve accadere perché tutte le colpe vengano perdonate? -
L' estate di Camerina
Durante una villeggiatura al mare con i genitori e amici di famiglia, il giovane Niki viene toccato nella stessa giornata da una vocazione religiosa e da una fortissima tentazione criminale. L'estate di Camerina è il primo racconto che dà il titolo alla raccolta di Mauro Tomassoli. Calati in contesti - a volte realistici, a volte paradossali - della provincia siciliana, questi racconti inducono nel lettore una perenne tensione psicologica. Ispirati da situazioni minime della vita quotidiana, lasciano sempre intravedere epiloghi dolorosi, piccoli squarci di irrazionale nella normalità domestica e familiare. -
Romanzi del cambiamento. Scrittrici dal 1950 al 1980
"Quello che accomuna le autrici antologizzate da Angela Scarparo è proprio lo stile senza fronzoli, in cui la parola e la cosa divengono semplicemente stile, cioè la """"cosa detta"""" nella plastica evidenza, tesa a raccontare appunto le """"cose naturali"""" che accadono agli esseri umani"""". (Dalla prefazione di Daniela Marcheschi)" -
Io ero l'Africa
La piccola Bianca sembra avere un unico scopo nella vita: ricostruire le vicende dei nonni in Africa. Così, scava con mille domande nella loro memoria, fino ad avere due versioni diverse della stessa storia. Angela è stata amata dalla gente del luogo ed è riuscita a realizzare il sogno di suo fratello, il più giovane vescovo d'Italia: fondare una missione vicino al fiume Giuba. L'appassionato racconto della nonna è la celebrazione di un'Africa amica, è l'inno alla gioia di chi si è trovato in armonia con tutta la natura. Teo, invece, socialista ed ex colono, è ancora prigioniero dei propri pregiudizi. Ha sofferto per la lontananza dalla famiglia d'origine, ha avuto verso i somali un atteggiamento brutale e non ha disdegnato avventure con le giovanissime ragazze del posto pur disprezzandole. Ambientato negli anni Cinquanta, il libro narra una storia vera di emigrazione e razzismo al centro di un'Africa spietata e bellissima. -
L' amore mio italiano
Ambientato a Ivrea sul finire degli anni Cinquanta, ""L'amore mio italiano"""" racconta la storia di due relazioni sentimentali, una coniugale, l'altra adulterina, vissute nell'euforia del boom economico tra Paolo, dirigente aziendale, sua moglie Dina e un'impiegata, Daniela. Corrosivo e problematico, il romanzo è una riflessione sulla società del benessere, sul """"miracolo italiano"""" e sulle sue promesse di felicità. Soprattutto è un libro con una pronunciata dimensione utopica (ancora più evidente nella presente nuova edizione), filtrata attraverso lo sguardo di un intellettuale che lavora per una grande industria. Postfazione di Giuseppe Lupo."" -
Il mathematicus di Arles
"Il mathematicus di Arles"""" è un romanzo nato dalla vera ricerca di uno storico italiano ritiratosi a vivere in Provenza. """"Mathematicus"""" significa nel Medioevo """"colui che pratica la mathesis"""", la conoscenza. Sullo sfondo dei paesaggi del delta del Rodano e della Camargue dei gitani prende vita il colloquio fra uno storico, un antropologo, una giovane esperta di arte e letteratura e un celebre attore francese. Dal """"Giornale di viaggio in Italia"""" di Michel de Montaigne e dall'iscrizione scomparsa in una basilica di Roma si anima una galleria fra personaggi illustri o dimenticati, il corpo sparito di un papa, la scienza delle stelle e delle gemme, incantesimi diabolici, tauromachie, tradizioni locali e orali, devozioni popolari, memorie personali, abiezioni naziste, illusioni comuniste, il mito dei Catari, di Faust e di Van Gogh, la teoria dell'ombra... Nel lungo tunnel scavato dentro e oltre il Medioevo i protagonisti e i temi del romanzo diventano interpreti del presente e del quotidiano contemporaneo, fino all'inaspettata scoperta di un testo perduto sulla storia di Eloisa e Abelardo. Tutto questo in un'Europa in bilico fra possibile e impossibile, con i colori, i suoni e l'arte di una Provenza segreta." -
L' eredità Ferramonti
Sotto le mentite spoglie delle avventure amorose, il romanzo di Chelli, uscito nell'anno dell'Esposizione di Torino del 1884, accoglie ed elabora vicende note e meno note sulla corruzione della classe dirigente e sulle relazioni pericolose tra salotti e denari. Il prevalere di comportamenti collocabili nella tortuosa, perenne combine tra affari e istituzioni fu una tendenza condivisa da deputati, monsignori, amministratori comunali, banchieri, imprenditori e alta burocrazia. Non romanzo antiparlamentare, ma storia di passioni inconfessabili che esplora la putredine della società fin de siècle e lascia intravedere in controluce l'arrivo imminente di scandali devastanti, come la scossa tellurica che investì la Banca Romana qualche anno dopo la rovina di casa Ferramonti e la scomparsa dei suoi tristi protagonisti nei flutti della marea, compresa la torbida, affascinante Irene, una delle dark ladies della letteratura contemporanea. -
Mala Castra
"Mala Castra"""" di Remo Teglia, uscito da Einaudi nel 1965, restituisce alla storia della nostra letteratura uno dei romanzi corali sulla Seconda Guerra mondiale. Teglia racconta le azioni militari e i loro protagonisti come in una serie di quadri esemplari: La marcia, l'imboscata, il battaglione." -
Album Remo Teglia. Vita di uno scrittore
Fra i maggiori narratori di guerra, insieme con Beppe Fenoglio, nella nostra letteratura, Teglia cattura il lettore narrando manovre e situazioni belliche in cui gli uomini si muovono come strani danzatori in una direzione o nell'altra, calcolano i segni o le possibilità di protezione e attacco offerte dal terreno di guerra, passano dalla vita alla morte senza neanche accorgersene, uccidono senza particolare animosità, perché ""la Guerra è senza nomi, senza persone e senza odio. Solo i morti per terra ci sono a testimoniarla"""". (Daniela Marcheschi). Premessa di Ernesto Ferrero."" -
Europa mia. Benché 'l parlar sia indarno
Questo libro contiene una visione lucida e appassionante della realtà che ci circonda nell'Europa continentale e in Italia. È l'analisi di un uomo di pensiero di grande esperienza che rifiuta ogni tipo di paraocchi; una miniera di riflessioni e d'indicazioni affidate alla libertà delle coscienze dotate di capacità critica per la giusta valutazione del passato e per le scelte del presente e del futuro del nostro Paese. Pino Pisicchio ha annotato, tra l'altro: «L'analisi sull'influenza del pensiero religioso e del Platonismo è esemplare. ... Il libro non è la restituzione al lettore di analisi sparse nella sconfinata pubblicistica del declino globale: le idee sono originali e non temono di pagare il prezzo del politicamente scorretto. [...] Efficacissimo il capitolo sull'equivoco dell'unicità culturale dell'Occidente. [...] In conclusione: un gran libro che è anche un servizio al dibattito pubblico, orfano di intellettuali che aiutino a pensare». Dal volume si ricava che l'Europa continentale esprime un desiderio di competizione con Gran Bretagna e Stati Uniti, ma tale desiderio è ostacolato dalla visione del mondo diversa che hanno gli abitanti (e soprattutto i governanti) delle due parti dell'Occidente. Postfazione di Domenico De Masi. -
Firenze amara e dolce
Un giovane uomo - alter ego dell'autore -, trasferitosi a Firenze, si perde per le vie della città assaporando il gusto ora dolce ora amaro dell'amore, dell'ozio, del lavoro, dell'amicizia. Attraverso passeggiate in forma di racconti, l'autore traccia così una mappa di Firenze. La geografia umana e sentimentale di una città ammirata in tutto il mondo per le bellezze artistiche ma ricca anche di scorci nascosti che sorprendono il visitatore e che solo una predilezione tutta personale può eleggere a luogo dell'anima. Da Porta Romana a Piazzale Michelangelo, da Borgo Ognissanti al mercato di San Lorenzo, da Santa Maria Novella all'Isolotto, fino all'area industriale dell'Osmannoro: una carrellata di luoghi e di ritratti di gente comune bariste, impiegati, artisti, pensionati, coppie di innamorati - che ti capiterà di incontrare. -
Il giro del mondo in 18 amori
Diciotto storie d'amore, ambientate in diciotto città diverse: da Firenze a Buenos Aires, da Bordeaux a L'Avana, da Luanda a Bangkok. Sulle tracce di amori veri o presunti, vissuti o sognati, Marco Innocenti disegna un percorso sul filo della memoria e dell'immaginazione dove ogni racconto fa tappa in una città d'Italia, d'Europa e del mondo. Nel viaggio incontriamo anche alcuni personaggi noti: Arturo Bandini, l'alter ego di John Fante, che s'invaghisce della bella Camilla Lopez, in un bar di Los Angeles; Corto Maltese e Soledad, su una sperduta isola dei Caraibi; Peter Parker alias Spider-Man e Gwen Stacy, tra i grattacieli di New York. Al centro di tutto c'è una domanda: cosa sappiamo noi dell'amore? Una guida che non ha la pretesa di guidare e finisce con il confonderci ancora di più le idee, concedendoci però il privilegio di smarrirci racconto dopo racconto, città dopo città, nell'intricato dedalo che sono i sentimenti. -
Un filo di corallo rosso
Due giovani italiani, ricercatori di Storia moderna, trascorrono un periodo sabbatico a Parigi. Ignazio, nelle Catacombe della città, in passato luogo di raccolta delle ossa di milioni di parigini e ora inquietante attrattiva turistica, incontra un vecchio tedesco che vi lavora come guida clandestina. Si frequentano, diventano quasi amici. Il tedesco gli narra fatti della Seconda guerra mondiale, come l'occupazione di Parigi con le truppe dei connazionali. Svela poi particolari incarichi ricevuti in questa città e successivamente nell'est Europa, invasa dai nazisti con la volontà di annientare le ""vite non meritevoli di essere vissute"""". Davanti al protagonista si squarcia il sipario di uno dei più funesti eventi della Storia, l'Olocausto o Shoah, da una prospettiva intima che lo mette in relazione con la vera guerra, quella combattuta dagli aguzzini contro le vittime. I personaggi sono realmente esistiti. I carnefici Adolf Eichmann, """"traghettatore"""" degli ebrei ai lager; Rudolf Höss, comandante del campo di sterminio di Auschwitz; Josef Mengele, specialista degli esperimenti """"clinici"""" sui detenuti; infine Christian Wirth, esecutore materiale ferocemente determinato. In contatto con essi, il chimico, ufficiale delle SS, Kurt Gerstein, che intendeva opporsi all'orrore ma non riuscì a farlo. Dall'altra parte, tra le vittime, Miklós Nyiszli, medico ebreo costretto a collaborare con Mengele, e soprattutto Janusz Korczak, celebre pedagogo, che pur potendosi forse salvare volle perire con i suoi giovanissimi allievi a Treblinka. Tra gli innocenti sacrificati splende un bimbetto che, prima di essere gettato nella camera a gas, trova per terra una collanina di corallo caduta a un coetaneo e la solleva in un gesto di vittoria. Questa immagine, fissata dallo sconvolto Gerstein in una testimonianza sul primo eccidio ufficiale col gas, indurrà Ignazio a una tranciarne decisione finale, che trasforma il suo campo di studio - la Storia - in materia personale di vita e di morte."" -
La scomparsa di Anice Zolla
Questo libro, ricco di atmosfere concrete e tuttavia paradossali, racconta la strana scomparsa di Anice Zolla, dove insieme con Anice a scomparire è anche la memoria dei luoghi e persino un'epoca. Attraverso le sue donne e le esperienze erotiche che ignoriamo quanto reali e quanto visionarie, Anice riporta a galla il suo passato e la sua terra, un Sud irrimediabilmente infranto, un mondo dove ogni albero, pietra, nido, sentiero potrebbe ancora parlare se trovasse orecchie, ma è proprio l'ascolto, in definitiva, a mancare. Così Anice, come il mondo che attraversa, è condannato a smarrirsi, a scomparire, a dileguarsi, sospeso tra la spinta a fuggire che equivale a morire e la spinta a restare, di medesimo risultato. Ed è per questo che nessuno, nella comunità del suo paese di origine, Nèrulo, vorrà o potrà più cercarlo. Anice è dunque un ostaggio. Ad esempio, del rione Convento, vittima di uno smottamento irreversibile che lascia appena la conta delle ultime case del quartiere oppure del ventre, pieno di fantasmi ma vuoto di voci animali e umane, che sono i boschi che oltrevalica.