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Parole di vita. Detti e racconti in forma di Midràsh
La tradizione ebraica ha visto nel racconto (midrash aggadà) una via privilegiata per interpretare la Parola di Dio e per scoprire significati già presenti nel testo biblico ma che attendono la parola di chi narra (il Maestro) e l'orecchio di chi ascolta (il discepolo) per essere rivelati. È possibile, oggi, scrivere racconti utilizzando gli schemi narrativi e le regole interpretative proprie del midrash? Rabbi Shimon - creato dalla penna di Gianpaolo Anderlini -, Maestro di ieri che vive le nostre inquietudini e le nostre domande di uomini di oggi, con la sua incessante ricerca dei sensi della Parola per la vita ci mostra che i moduli narrativi del midrash sono ancora vivi e vitali e possono essere stimolo alla riflessione per l'uomo che, nell'oggi della sua generazione, va in cerca di Dio e dell'altro uomo. -
La casa della nostalgia
"Fin da quando Max poteva ricordare, la foto era sempre stata sul comò. Essa trasformava in un ulteriore luogo d'esilio ogni nuova abitazione in cui si trasferivano. A differenza di tutti gli altri oggetti che si toglievano dalle casse dopo ogni trasloco, il suo significato si estendeva fin nel passato e con la solennità di un giuramento imponeva di mantenere una promessa"""". Max, il protagonista del romanzo, che dedicherà la sua vita professionale di arredatore a dare intimità e calore a tante abitazioni destinate ad altri, una volta in pensione manterrà infine quella tacita promessa fatta alla madre e tornerà in Austria per riprendere possesso della """"casa della nostalgia"""" affrontando non solo le pastoie della burocrazia, ma soprattutto il difficile percorso di riconciliazione con una terra e un passato da cui la barbarie nazista lo aveva sradicato." -
Essere donne nei lager
"Essere donne nei lager"""" è il tema di questo volume che si propone di fare il punto sulla storiografia sulla condizione femminile nei campi di sterminio nazisti. Si è cercato, attraverso la presentazione della ricerca complessiva sulla deportazione, di configurare esattamente l'ordine di grandezza numerico delle deportazioni femminili mentre la specificità dell'ottica di genere è stata indagata attraverso l'analisi di un corpus specifico di testimonianze provenienti dall'Archivio della deportazione piemontese. I vari contributi, proposti in gran parte durante i lavori di un seminario che si è svolto per iniziativa dell'INSMLI e dell'Istituto storico della resistenza e dell'età contemporanea in Ravenna e provincia nel gennaio 2008, non sono circoscritti solo all'indagine storica, ma nei vari saggi di cui si compone il volume viene presa in considerazione anche la memorialistica femminile, il ruolo delle sorveglianti SS all'interno dei lager, il rapporto tra la testimonianza e la costruzione letteraria, i luoghi in cui è stata più consistente la deportazione delle donne. Conclude il volume una sezione dedicata a una serie di studi e di testimonianze volti a presentare alcune figure emblematiche di deportate." -
Il viaggio di rabbi Petachiah di Ratisbona. Testo a fronte ebraico
Per la prima volta tradotto in italiano (con in appendice l'originale ebraico), il resoconto che rabbi Petachiah di Ratisbona ci ha lasciato del viaggio che intraprese nel 1175 per raggiungere la Terra Santa ci offre uno scorcio della diaspora ebraica del Medioevo. Da una parte lo scenario europeo dove la vita degli ebrei, tra angustie e ristrettezze quotidiane, è percorsa da forti tensioni spirituali, soprattutto nel mondo ashkenazita a cui Petachiah appartiene, dall'altra il mondo degli ebrei orientali che sembrano vivere momenti più favorevoli, in un orizzonte culturale decisamente più ampio. La descrizione delle tappe del viaggio sono per rabbi Petachiah lo spunto per notazioni storico-religiose e di folclore. A volte i toni favolistici di alcuni episodi sembrano voler addolcire l'amarezza dell'esilio sempre presente come sfondo anche laddove le condizioni di vita sono migliori. Il lettore, fin dalle prime pagine, viene catturato dal racconto fino ad avere l'impressione di viaggiare insieme all'autore. -
Acquario verde
Il libro racconta gli ultimi giorni del ghetto di Vilna e la caccia dei nazisti agli ultimi sopravvissuti. Con uno stile evocativo e poetico Sutzkever crea un mondo primordiale e senza Dio, in cui la prospettiva è tutta rivolta ai perseguitati e alla forza morale che oppongono al male radicale e disumanizzato dei persecutori che viene relegato in un'oscurità indistinta e minacciosa. È la poesia a incarnare le forze umane di salvezza e al tempo stesso è testimone del coraggio di tutti i piccoli eroi senza nome che combattono contro le forze della distruzione. L'acquario verde è il luogo della morte, dove verde può significare il marcio e la stagnazione da una parte, ma anche la possibilità di vita e di rinascita dall'altra. Quando con la forza della poesia l'acquario verde verrà infranto, salteranno i parametri della realtà, ma ciò che fuoriuscirà dall'acquario potrà forse dare vita a qualcosa di nuovo. -
Un pollo di nome Kashèr. Ricordi del dopoguerra
In questo suo nuovo libro Liliana Treves Alcalay rievoca gli anni successivi alla guerra attraverso i ricordi e gli episodi più significativi della sua infanzia. Il ritorno a Milano dalla Svizzera - che la famiglia aveva raggiunto nel 1943 nel corso di una drammatica fuga tra le montagne -, la fame, la miseria, la difficoltà di adattamento in una società traumatizzata dagli eventi bellici, i primi terribili racconti dei sopravvissuti alla Shoah, i pregiudizi razziali ancora fortemente radicati nell'animo di alcuni nonostante le atrocità della guerra appena terminata. Episodi sofferti ma anche teneri e divertenti che tracciano il corso della sua esistenza alla continua, faticosa ricerca di se stessa, delle conferme che le dessero fiducia, dei suoi spazi, delle scelte di studio e di vita spesso ostacolate dalla famiglia. Ma, infine, l'incontro con la musica è destinato ad avverarsi. Grazie ad essa riuscirà finalmente a esprimersi, crescere, comunicare, dedicarsi con passione alle ricerche sui canti della tradizione ebraica, a raggiungere traguardi insperati che daranno un senso alla sua vita. È un racconto autobiografico semplice e sincero dove la protagonista assoluta è l'infanzia che silenziosa continua ad accompagnare Liliana passo dopo passo nel corso della vita, pronta a riaffiorare nei momenti di fragilità e a influenzare inevitabilmente gli anni della maturità. Perché ""dall'infanzia non si guarisce mai""""."" -
Il mio amato
"Dapprima fui molto spaventato: l'omosessualità è una delle più gravi trasgressioni della Torà. Ma accanto alla paura abissale provavo un piacere oscenamente sfrenato per aver scoperto simili sorgenti segrete. Durante le poche settimane che trascorsi in compagnia di Channa, il mio corpo conobbe brividi di piacere mai provati. Allora consideravo la cosa come un dono meraviglioso concesso a me in particolare. Nessuno intorno a me può provare un briciolo di questa gioia fisica che io provo alla vista del volto di un quindicenne. Nessuno tra i miei conoscenti può nemmeno immaginare che esista una cosa simile; io, del resto, prima lo ignoravo"""". Nella cornice di Meah Shearim, il quartiere ultraortodosso di Gerusalemme, trasgressione e rigore della fede si scontrano in un dramma tutto interiore in cui il protagonista paga la sua spietata lucidità nei confronti di se stesso con l'accettazione di una maschera che lo relega in una solitudine senza fine." -
La tempestosa vita di Lazik
Unione Sovietica, primo e periglioso decennio postrivoluzionario. In una sperduta, ""qualsiasi"""" Gomel, Lazik Reutschwanetz, rispettabile quanto minuscolo sarto per uomo, conduce una vita non felice (perché la compagna Gersanovic dai suoi dieci centimetri d'altezza in più ostinatamente gli si nega) e tuttavia libera, fino al giorno in cui imprudentemente si lascia scappare un sospiro davanti a un manifesto pubblico. Di qui alla prigione il passo è brevissimo. E così pure dalla prigione a una nomade esistenza da irregolare. Lazik, sballottato di paese in paese, passa attraverso una serie ininterrotta di percosse, imprigionamenti e brillanti quanto temporanei successi mondani. Fino all'epilogo, geniale e assurdo."" -
Tempesta tra le palme
"Certe notti si poteva dormire con le finestre aperte. Il freddo intenso era passato e dalle finestre penetravano gli aromi inebrianti della fugace primavera di Baghdad. Nuri era disteso a pancia in su, gli occhi aperti nella stanza buia, intento a respirare il profumo pungente dei fiori d'arancio e l'odore delicato di quelli di palma"""". Baghdad: la seconda guerra mondiale è alle porte e gli ebrei vivono con ansia i grandi mutamenti che sconvolgono il mondo. La convivenza con i musulmani e i cristiani della città appare ormai compromessa a causa delle ondate nazionalistiche. Le famiglie ebraiche si rinchiudono terrorizzate nei propri cortili, ma Nuri, il giovane, inquieto protagonista di questo romanzo, non esita a mettere a repentaglio la vita pur di partecipare attivamente agli eventi." -
Il messianismo ebraico
L'idea messianica ha segnato la prima metà del Novecento e, proprio oggi, sembra tornare d'attualità con tutto il suo carico di speranze e paure. Il termine messianismo, tuttavia, non di rado è utilizzato senza un'adeguata percezione della sua complessità e, pertanto, ha sofferto di una estrema semplificazione. La filosofia, ad esempio, si è spesso appropriata del tema messianico senza tenere nella giusta considerazione la sua tradizione e la sua storia, e soprattutto le differenze sostanziali che caratterizzano le concezioni messianiche di ciascuna delle religioni bibliche. Questa raccolta di saggi rappresenta un tentativo di evidenziare e analizzare le peculiarità del messianismo ebraico: le sue fonti, la sua storia e i modi diversi e anche contraddittori in cui è stato recepito e attualizzato nel pensiero ebraico del Novecento. -
Benedetto Frizzi. Un illuminista ebreo nell'età dell'emancipazione
Benedetto Frizzi (1756-1844) fu esponente di primo piano dell'Illuminismo ebraico italiano. Nacque a Ostiano, che si trovava all'epoca in territorio mantovano, compì a Mantova i primi studi, indi frequentò l'Università di Pavia, dove si laureò prima in ingegneria, indi in filosofia e medicina. Nel 1789 si trasferì a Trieste: qui esercitò la professione medica per quarant'anni e fu attivo nella vita culturale cittadina. Soltanto nel 1831 fece ritorno al paese natale, per rimanervi sino alla morte. L'accordo tra religione ebraica e ragione illuministica fu l'ideale che ispirò la sua vasta opera: la rivendicazione della razionalità degli insegnamenti mosaici si tradusse in Frizzi nella fiducia che la tradizione e la scienza moderna potessero cooperare al perfezionamento dell'umanità, liberando il campo da inveterati pregiudizi e da dannose superstizioni e aprendo la strada verso l'emancipazione e l'integrazione degli ebrei. Il convegno ""Benedetto Frizzi, un illuminista ebreo nel-l'età dell 'emancipazione"""", tenutosi a Ostiano il 7 novembre 2008 su iniziativa del Comune, e di cui il presente volume raccoglie gli atti, ha consentito di far luce su momenti e aspetti sinora poco noti della vita e dell'opera di Frizzi. Mentre dalle relazioni di Ermanno Finzi, Marida Brignani, Maurizio Bertolotti e Chiara Benedetti, sono stati illustrati i contesti sociali e culturali entro i quali l'intellettuale ostianese si formò e operò."" -
Le Ketubbot di Monte San Savino. Ediz. italiana e inglese
"Sette ketubbot, quattordici sposi, una vedova in seconde nozze, un poeta famoso, un artista ebreo che firma una ketubbah splendidamente decorata, una ketubbah riutilizzata per la rilegatura di un libro. Tante storie, ricolme di amore e speranza, timori e gioie. Così tanti segreti attendono di essere rivelati."""" (Dalla prefazione di Iris Fishof)" -
Via Zamenhof. Creatore dell'esperanto
Questo libro nasce dall'idea di Roman Dobrzynski, regista e scrittore polacco, di intervistare Louis Christophe Zaleski-Zamenhof, nipote di Ludwik Lejzer Zamenhof (1859-1917), il creatore dell'esperanto. L'incontro si rivelerà poi talmente coinvolgente - sia per le vicende narrate, sia per la capacità dell'intervistato di collocarle nel loro contesto storico e sociologico riuscendo così a offrirci un affresco originale di un periodo che copre più generazioni - che l'intervista si tramutò in incontri ripetuti negli anni e divenne un libro, tradotto già in dodici paesi. Louis era nato a Varsavia nel 1925 e aveva quattordici anni quando i nazisti occuparono Varsavia, arrestarono gli appartenenti alla famiglia Zamenhof e li eliminarono fucilandoli o deportandoli nei campi di sterminio. Lui e sua madre furono rinchiusi nel ghetto. Il ragazzo, dopo aver rischiato più volte di essere deportato, riuscì a evadere dal ghetto insieme alla madre e partecipò alla resistenza. Laureatosi in ingegneria, divenne uno dei massimi esperti mondiali di costruzioni in cemento precompresso. Molte le pagine dedicate alla storia e all'evoluzione dell'esperanto e alla vita dell'illustre nonno, di cui si ricordano le celebri parole: ""Se non fossi ebreo del ghetto, l'idea di unire oppure no l'umanità non mi avrebbe sfiorato, o almeno non mi avrebbe così costantemente ossessionato durante tutta la mia vita. Nessuno può risentire quanto un ebreo del ghetto della maledizione della divisione fra gli uomini""""."" -
Le leggi razziali antiebraiche fra le due guerre mondiali. Atti del Convegno (Padova, 23-24 ottobre 2008)
A settant'anni dalla promulgazione in Italia delle leggi razziali antiebraiche, un attento riesame di esse e degli effetti, immediati o ritardati nel tempo, che esse ebbero sulle comunità israelitiche è apparso indispensabile onde meglio comprendere quanto in seguito accadde con lo sterminio in atto. Quella legislazione ne costituì in effetti l'indispensabile premessa, creando nel Paese il clima in cui avvenne, a partire dall'8 settembre 1943, la deportazione degli ebrei italiani verso i campi di annientamento. Nel convegno tenutosi all'Accademia Galileiana di Padova nell'ottobre 2008, i cui atti sono qui pubblicati, si è estesa la ricerca anche ad alcuni Paesi europei (Polonia, Ungheria, Bulgaria), nei quali misure antiebraiche furono adottate talora più precocemente, a partire già dagli anni '20, con modalità e tempi diversi a seconda delle politiche dei vari governi e delle caratteristiche delle comunità ebraiche ivi residenti. Come motto del convegno fu adottata una frase singolarmente attuale di Enrico Rocca, ebreo goriziano morto suicida nel 1944: ""Anche la minima limitazione comparativa dei diritti civili crea un'incalcolabile inferiorità. L'uguaglianza sociale, religiosa ed etnica è o non è. Per sua natura, essa è indivisibile come la libertà""""."" -
Il mondo come esilio. Multietnicità e letteratura
L'esperienza dell'esilio, che per due millenni ha caratterizzato l'identità ebraica, nei nostri tempi è diventata un'esperienza - se intesa come perdita o distacco dalla patria geografica e linguistica - condivisa da gran parte dell'umanità. Secondo Stefana Sabin, la nascita di una coscienza «esilica» sarebbe addirittura una caratteristica della postmodernità. Operando un'interessante distinzione fra privazione della patria e privazione della lingua, questo saggio, attraverso numerosi esempi di scrittori di ogni epoca, dimostra come tale privazione possa essere felicemente compensata dall'acquisto di una mentalità cosmopolita e da un arricchimento linguistico. In effetti, osserva l'autrice, la società globale è caratterizzata dal plurilinguismo e in essa ogni letteratura si avvia a diventare transculturale, portando così a una benefica, diffusa tolleranza culturale e linguistica. -
Con gli occhi del racconto. I dodici racconti finalisti del concorso
Il premio letterario ""Con gli occhi del racconto"""" è nato in seno alla prima edizione del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica che si è tenuto a Roma dal 20 al 24 settembre 2008 alla Casa dell'Architettura. Gli organizzatori del festival avevano pensato a un concorso di racconti con il desiderio di coinvolgere il pubblico in modo attivo e alternativo, ma non si sarebbero mai aspettati una risposta tanto entusiasta come quella ricevuta: in breve tempo sono arrivati tantissimi racconti da tutta Italia. I dodici racconti qui pubblicati - di Gianni Adolfi, Jean Bennett Giorgetti, Dario Costantino, Vins Gallico, Francesca Giuli-Riccardi, Tomas Simcha Jelinek, Daniele R. Maestro, Marina Morpurgo, Mario Pacifici (primo classificato), Miriam Rebhun, Paola Urbani, Gianni Eugenio Viola - sono quelli che la giuria, composta da Wlodek Goldkorn, Vanna Lucattini e Susanna Nirenstein, ha ritenuto i più meritevoli."" -
Una famiglia
Come una pianta che dopo la gelata riesce di nuovo a germogliare, perché ci sono radici che né gli anni né le persecuzioni possono spezzare. È questa la storia dei Ventura, una famiglia della borghesia ebraica italiana chiamata ad affrontare durissime prove tra il 1938 e il 1945. Il destino pare già scritto quando le vicende separano Anna e Luigi consegnandoli a un tragico epilogo. A doversela cavare nell'Italia in guerra rimangono solo i loro quattro figli, quattro ragazzini braccati e costretti a misurarsi con un mondo crudele in cui non è facile capire chi potrà aiutarti e chi invece ti tradirà. Farcela non sarà un'impresa di poco conto, suggellata da un cognome nuovo e da un paese nuovo, e poi da tanti figli, nipoti, bisnipoti che in Israele faranno del fragile arbusto dei Ventura un albero rigoglioso, in cui rivivranno anche Anna e Luigi. Una storia di violenza e dolore, ma anche di amore e speranza, che arriva fino ai nostri giorni. -
Scrivere poesie dopo Auschwitz. Paul Celan e Theodor W. Adorno
Per tutta la vita, Paul Celan si confrontò con la ""sentenza"""" di Theodor W. Adorno sull'impossibilità di scrivere poesie dopo Auschwitz, lottando fino allo stremo delle forze per affermare il riconoscimento della propria opera, con cui intendeva restituire voce a chi voce non aveva più. Sulla scorta di un approfondito lavoro di documentazione, l'autrice ricostruisce le varie fasi del rapporto fra Celan e Adomo a partire dall'immediato dopoguerra fino alla fine quasi incrociata dei loro destini. In una prospettiva d'indagine che intreccia la vicenda umana con quella intellettuale, vengono analizzati i momenti d'avvicinamento e i distacchi, le illusioni e le delusioni inscritte nel complesso rapporto. Il testo presenta, da un lato, le risposte di Celan sul versante poetico e poetologico alla tesi del filosofo e, dall'altro, il processo di trasformazione della tesi stessa. Il rapporto con Celan costituì, infatti, un fattore determinante per l'evoluzione del pensiero di Adorno sull'arte dopo il genocidio."" -
Ripristinando antichi amori
Due amanti clandestini, un amministratore di condominio in guerra con il mondo, una giovane e silenziosa cameriera filippina, un agente immobiliare perdutamente innamorato della misteriosa vicina: ecco alcuni dei personaggi che animano il palazzo di Tel Aviv che fa da sfondo a questo splendido romanzo le cui pagine diventano, a poco a poco, pareti sottili che lasciano filtrare voci e rumori, frammenti di vite umane che lentamente, come tessere di un puzzle, si uniscono in un'unica trama fino a disegnare il quadro della vita, fatta di vicende grandi e piccole, di passioni e di dolori, di grandezza e di squallore, fino al sorprendente epilogo. -
La notte è il nostro giorno. Diario di un partigiano ebreo del ghetto di Vilna
"Mai più parleremo serenamente. Mai più, da nessuna parte. In notti di impenetrabile oscurità, superate le palizzate del ghetto e del campo di concentramento, ci trascinavamo verso i boschi come lupi famelici, per prendere e distruggere. Invidiavamo gli animali che popolavano i verdi paesaggi a noi sconosciuti. Il bosco era divenuto il nostro ideale: una leggenda, un mito avvolto nel verde, penetrato da fasci di luce. E se ci domandassero: come avete fatto a sopravvivere nelle foreste, sotto la pioggia, il fango e il freddo? Come siete riusciti a procurarvi il cibo circondati dall'esercito tedesco, a contatto con una popolazione impaurita? Dove avete dormito nelle gelide notti d'inverno? Dove avete trovato le armi? Chi medicava le vostre ferite? Chi poteva lenire le vostre pene e prendersi cura di voi ebrei, da tutti abbandonati e perseguitati? Riuscivate a trovare almeno tra compagni di lotta, in quei boschi selvaggi, riposo e amicizia? La risposta è semplice: mai più troveremo serenità. Mai più, da nessuna parte. Tutto aveva un aspetto diverso da lontano. Ma da vicino, quando ne fummo protagonisti, ci accorgemmo di quanto fosse diversa la realtà. Con questo libro vorrei provare a togliere il velo a questo mito. Forse le tante domande troveranno risposta. Mi auguro che la luce, per quanto tetra o debole, possa sorgere dalla macchia misteriosa. Il lettore troverà in queste pagine anche momenti di felicità e di gioia"""". (Shmerke Kaczerginski). Prefazione di Wlodek Goldkorn."