Sfoglia il Catalogo feltrinelli029
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 1121-1140 di 10000 Articoli:
-
Il cimitero ebraico di Cento negli epitaffi e nei registri delle confraternite. Ediz. illustrata
Continuando la collana del Corpus Epitaphiorun Ebraicorum Italiae, fondata nel 2008 allo scopo di preservare i testi degli epitaffi ebraici d'Italia, questo volume, il quinto, è dedicato al Cimitero ebraico di Cento. Il primo riferimento ad una presenza ebraica a Cento è del 21 novembre 1390, quando il prestatore ebreo Manuele di Gaudio da Roma, compare per un debito da assolvere e, nel 1393 come possessore di un terreno fuori Porta Pieve. Tuttavia, le prime notizie riguardanti il cimitero di Cento risalgono al 29 novembre 1689 quando l'Università degli Ebrei di Cento acquista un terreno, fuori Porta Pieve, da destinare a luogo di sepoltura, che effettivamente iniziò a funzionare dal 15 novembre 1690, per la sepoltura di Flaminia moglie di Mosè Modona, ad oggi. Ciò si rese necessario perché il precedente cimitero di Pieve di Cento, primo e più antico insediamento degli Israeliti nelle due città attaccate in cui si seppellivano sia gli ebrei di Pieve sia quelli di Cento, era ormai del tutto saturo. A causa di una grave esondazione del fiume Reno, occorsa il 19 novembre 1812, e al conseguente allagamento del cimitero, i massari della comunità si videro costretti a costituire accanto a quello devastato un nuovo cimitero, che entra in funzione a partire dal 1818 e che nel corso dell'Ottocento subì alcuni allargamenti. Grazie al reperimento del manoscritto contenente gli Atti di morte e di sepoltura degli ebrei di Cento dal 1698 al 1817, oltre agli Statuti e ai verbali delle tre confraternite del Talmud Torah, Gemilut ?asadim e dei Meqabberim o Seppellitori - confluite in una sola per poter adempiere in maniera adeguata ai sacri doveri delle sepolture e dei riti funerari - per il periodo che va dal 1690 al 1792, finito a Gerusalemme presso i Central Archives for the History of the Jewish People, siamo in grado di gettare nuova luce su questo aspetto della vita ebraica a Cento fra Tardo Sei e Ottocento. Nel volume, oltre a pubblicare tutte le iscrizioni funerarie delle oltre 100 lapidi sopravvissute e di alcuni frammenti, si mette a disposizione del lettore e del ricercatore la trascrizione integrale di tutti i documenti prodotti dalle Confraternite menzionate, trascritti nel faticoso italiano del tardo XVII e XVIII secolo. Si tratta di una delle preziose fonti ad intra del mondo ebraico che, finalmente, si è iniziato a studiare, essendo state nei decenni passati ampiamente prevalenti quelle ad extra prodotte dal mondo della maggioranza cristiana sugli ebrei. Dopo una ricca appendice iconografica a colori e in bianco e nero, nell'ultima parte un'appendice è dedicata a tre illustri personaggi che hanno reso nota nel mondo la comunità ebraica di Cento, o per esserci vissuti, o per essere stati tumulati nel suo cimitero. Si tratta del Rabbino cabbalista ferrarese Refael Immanuel ?ay ben Avraham Ricchi, assassinato nel 1743 vicino a Cento e sepolto nel locale cimitero, dopo una vita errabonda che lo portò in Terra d'Israele e in molti altri paesi; Graziadio ?ananel Neppi, pure ferrarese, che fu Rabbino di Cento nell'ultima parte... -
Gli ebrei nella storia del Friuli Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata
Il presente volume contiene gli atti del Convegno internazionale Gli Ebrei nella storia del Friuli Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata tenutosi a Ferrara tra il 12 e il 14 ottobre 2015 nel salone d'onore dell'Istituto di cultura ""Casa Giorgio Cini"""" (via Boccacanale di S. Stefano, 24). Il Convegno è stato organizzato e realizzato dalla Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo italiano e della Shoah, il MEIS, in collaborazione con l'Università degli Studi di Udine, Il Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell'Università degli Studi di Udine, Il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università degli Studi di Trieste, la Comunità Ebraica di Trieste, l'Associazione per lo studio dell'Ebraismo delle Venezie di Udine, con il patrocinio del Comune di Ferrara, dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara. La realizzazione di un Convegno sulla presenza secolare e sul ruolo degli Ebrei nel Friuli Venezia Giulia era divenuta un'esigenza quasi inderogabile, cinque lustri dopo l'importante Convegno internazionale dedicato alla medesima tematica svoltosi nel giugno del 1989 a Trieste e a Udine sotto l'egida delle Università di Trieste, di Udine e della Comunità Ebraica di Trieste. Dopo un quarto di secolo si è infatti ravvisata la necessità non solo di rivisitare alcune delle tematiche trattate allora ma soprattutto di aggiungervi altri argomenti non toccati in quella sede."" -
Nel giardino di Dan. Dal Piemonte a Gerusalemme: una storia di Risorgimento e Sionismo
Atti della serata in ricordo di Dan Vittorio Segre (1922-2014). Istituto Van Leer, Gerusalemme 11 dicembre 2014. Trascrizione degli interventi: Alessia Di Consiglio. -
La giustizia seguirai. Etica e halakhà nel pensiero rabbinico
È possibile esporre e comprendere l'etica ebraica 'stando su un piede solo' ossia in poche e semplici formule? Non è piuttosto il giudaismo un cammino lungo e complesso, e dunque anzitutto halakhà, un insieme di norme tese a santificare la vita quotidiana e a rafforzare un'identità di popolo? Quali sono i nessi tra la sfera etica, di sua natura universale, e la sfera delle pratiche simbolico-rituali, che caratterizzano e rendono particolare lo stile di vita ebraico? Cosa dice poi il pensiero rabbinico in merito all'etica del lavoro, o sulle attuali urgenze ecologiche, sull'esercizio del potere, sulla difesa dei diritti umani? In queste pagine la delicata questione del rapporto tra etica e halakhà viene indagata alla luce degli antichi dibattiti rabbinici fino alle discussioni contemporanee passando naturalmente attraverso la grande lezione etica di Maimonide. Uno studio affascinante e impegnativo, guidato dalla stella polare della giustizia, secondo il dettame della Torà: ""La giustizia, la giustizia seguirai"""" (Deuteronomio 16,20)."" -
Detti e contraddetti del Talmud
Quando i Maestri del Talmud discutono, per convalidare la propria opinione usano logica e conoscenza delle fonti, fanno sfoggio di arguzia e di saggezza senza trascurare umorismo e psicologia. Ma, se tutte queste risorse non bastano per far prevalere il proprio punto di vista in una discussione, potrebbe essere il momento di utilizzare uno sferzante detto popolare, un proverbio o un'espressione stravagante. In questa raccolta, Amedeo Spagnoletto ha pescato nell'immenso universo talmudico alcuni detti e modi di dire particolarmente curiosi che, commentati e contestualizzati, ci danno un assaggio del sistema di pensiero che possiamo scoprire aprendo una pagina di Talmud. -
Il viaggio di Yash
Nell'estate del 1934, all'età di trentasette anni, Jacob Glatstein si mise in viaggio da New York a Lublino, in Polonia, per accorrere al capezzale della madre morente, attraversando l'Atlantico, la Francia e la Germania nazista e ripercorrendo in senso inverso la rotta delle migrazioni ebraiche in un momento in cui chi poteva tentava con ogni mezzo di fuggire dalla trappola europea. Il racconto di quel viaggio è più di un semplice romanzo, è un viaggio sperimentale, poetico e artistico alla scoperta di nuove modalità espressive, tra realtà e irrealtà. E, per l'autore, è un viaggio interiore, alla ricerca della sua identità, delle sue origini, del motivo profondo del suo essere al mondo e del suo essere ebreo. È anche un viaggio nel tempo, dove passato e presente, tradizione e modernità si sovrappongono in un dialogo serrato, e nella storia, dove il presente incombe minaccioso e la riflessione si fa politica e filosofica. -
Ebraismo «al femminile». Percorsi diversi di intellettuali ebree del Novecento
"Un'ebrea"""". Così rispondeva Hannah Arendt alla domanda """"chi sei?"""", rivoltale quotidianamente nei tempi bui e ripresa nel 1959 per il conferimento del premio Lessing. """"Un'ebrea"""" dunque. Lei, come tante altre. Lei, come le altre. Lei, come le donne presentate in questo libro. Ora, la prospettiva arendtiana relativa a tale condizione, situazione, imposizione - o come dire diversamente? - di essere """"un'ebrea"""" è applicata anche alle intellettuali ebree del Novecento che sono state scelte come guide, come protagoniste o semplicemente come compagne di viaggio, ma anche come oggetto di studio di questo volume. Tale prospettiva è infatti qui utilizzata come prisma di lettura per una ricerca in comune e condivisa, volta a comprendere e a raccontare l'ebraismo nella differenza, seguendo diversi percorsi, molteplici, differenziati e singolari, sia filosofici che letterari, o semplicemente percorsi di vita, di un ebraismo declinato """"al femminile"""". Questo libro esamina in quale modo l'origine ebraica di alcune pensatrici, scrittrici e figure femminili difficilmente classificabili abbia caratterizzato non solo le loro vite e i loro destini durante le guerre, l'esilio, le persecuzioni, lo sterminio e nel """"dopo"""", ma come tale origine abbia anche segnato i loro percorsi intellettuali, spesso radicalmente diversi, fin dentro la scrittura delle loro opere. Allo stesso tempo, esso si propone di accostare e studiare queste autrici a partire dal punto di vista della differenza, ovvero, non tanto, non solo a partire dalle lotte per il riconoscimento della differenza sessuale e dei suoi diritti ma, soprattutto, più problematicamente, a partire dalle lotte per il riconoscimento della differenza in quanto tale. Esso si interroga quindi sul modo in cui la condizione di essere donne, di essere magari anche donne differenti e nella differenza, le abbia perfino guidate nelle loro riflessioni e nelle loro scelte di vita, a volte esplicite e di adesione, altre volte più implicite e critiche o addirittura di radicale rifiuto proprio nei confronti dell'ebraismo. In quanto donne e in quanto ebree, queste intellettuali hanno dovuto necessariamente confrontarsi (anche per la via negativa), a volte senza volerlo, con la loro nascita, con la loro appartenenza a una comunità e a un genere. In particolare, hanno dovuto ripensare, riformulare, ridire, perfino rinnegare, disdire o decostruire l'ebraismo stesso, con un'attenzione, una sensibilità e intelligenza tutte femminili, così come hanno dovuto necessariamente confrontarsi, nelle loro vite e nelle loro opere - opere nutrite di vita - con la storia, fino a farne materia del loro agire, pensare, scrivere." -
Un ebreo livornese a Tunisi. Affetti trovati e perduti tra Tunisi, Italia e Israele
È la storia di un giovane ebreo nato a Tunisi, di lontana origine iberica, con antenati stabilitisi in Tunisia nel XVII secolo. Alcuni membri della famiglia si misero a servizio della Francia, mentre altri divennero italiani con l'Unità d'Italia. Il libro riflette quel misto di affetti e problematiche familiari che, su uno sfondo di rivalità, erano in realtà alimentate dalle contese tra Francia e Italia. Il protagonista nasce in periodo fascista, vivendo fin dall'infanzia il trauma delle leggi razziali in Italia, pur frequentando la scuola italiana di Tunisi rimasta aperta agli ebrei. Malgrado l'ambigua situazione si sente tuttavia oggetto di una benevola accoglienza da parte delle autorità italiane, tra cui i militari che occuparono per breve tempo il paese, in continuo contrasto con le imposizioni naziste. L'arrivo degli alleati anglo-americani impedì il peggio, ma fu l'inizio di umiliazioni dirette contro gli ebrei italiani da parte dell'amministrazione francese. Tempo una decina d'anni, tutti gli europei vennero costretti a lasciare il paese dopo l'indipendenza. Con Israele nel cuore, inizia per il protagonista un'educazione sentimentale in Italia, purtroppo seguita dalla morte della moglie e da un forzato ritorno in Tunisia come artefice di varie attività a carattere culturale, prima di stabilirsi definitivamente in patria. -
Le porte della foresta
Gregor, il protagonista di questo romanzo, deve affrontare quattro prove, una per stagione, come quattro sono le stagioni della vita. Il suo è un percorso concentrato in un solo tragico anno che assume i caratteri del viaggio iniziatico: l'incontro con ""il maestro"""", il nascondimento del proprio io per guardare e comprendere l'altro, la lotta attiva per cambiare il mondo, la memoria che si tramuta in saggezza. Nel suo viaggio, Gregor deve affrontare e sconfiggere il male e la morte. La Shoah è un'esperienza estrema che non lascia vie di fuga. Gregor lo comprende subito e con coraggio e animo puro lotta per la vita e la dignità umana. In questo romanzo ritroviamo le domande fondamentali che Elie Wiesel si è posto per tutta la sua vita di testimone della Shoah. Un romanzo che fa riflettere, in un continuo alternarsi di desolazione e speranza, frustrazione e fiducia nella capacità di affermare la nostra umanità."" -
Il sacrificio del fuoco
“Questo racconto è una delle storie più sconvolgenti che siano state scritte sul tema inesauribile della tragedia ebraica al tempo di Hitler. Una confessione di colpa ed espiazione! Una semplice donna del popolo percorre una via crucis attraverso tutte le stazioni di quegli eventi terribili in una cittadina tedesca, al di là di ogni dogma e delle leggi scritte. È religione vissuta fino all’ultimo respiro, come la predicano gli scritti chassidici. […] Possa questo libro accendere in tutti gli uomini senza distinzione di razza, religione e confessione, la fiamma dell’autentica visione che si spegne sempre troppo in fretta, la fiamma che sola lascia presagire ciò che accade dietro avvenimenti come il martirio, la guerra e la vita di tutti i giorni, là dove si manifesta la realtà del divino”. (Nelly Sachs) -
Io voglio vivere. Il diario di Éva Heyman
"Ha vissuto appena tredici anni Éva Heyman, «la ragazzina con quel meraviglioso visino da mela, con la sua avida curiosità, l'ambizione, la vanità, gli occhi luminosi che sprizzavano energia», come la definiva il suo patrigno, lo scrittore ungherese Béla Zsolt (1895-1949), nel suo mirabile libro autobiografico """"Le nove valigie"""". Éva Heyman nasce il 13 febbraio 1931 a Nagyvárad, l'attuale Oradea in Romania, e termina la sua breve esistenza il 17 ottobre 1944 nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, secondo testimoni oculari selezionata direttamente da Mengele per il forno crematorio. Dal suo tredicesimo compleanno, il 13 febbraio 1944, e fino al 30 maggio, data dell'ultima annotazione, tiene un diario in cui descrive le condizioni di vita sempre più difficili degli ebrei di Nagyvárad. In meno di tre mesi la vita piuttosto agiata e, malgrado la guerra, ancora serena di questa ragazza sensibile e intelligente subisce trasformazioni radicali: prima l'internamento nel ghetto e poi la deportazione ad Auschwitz il 13 giugno. Dalle lettere riportate in questo libro risulta che prima di essere spedita al campo di concentramento Éva Heyman affida il diario a una fedele domestica cattolica della famiglia, la quale al termine della guerra lo restituisce alla madre, la giornalista Ágnes Zsolt, unica sopravvissuta di tutta la famiglia, insieme al secondo marito Béla Zsolt, scampati miracolosamente alla morte. Ágnes Zsolt è morta suicida nel 1951."""" (dalla Postfazione di Andrea Rényi)" -
Memoria ferita aperta. Mameloshn
Costruito seguendo la grammatica dell'inconscio, che procede a sbalzi e per associazioni a volte non prevedibili, il racconto di Halina Grynberg prova a riannodare i fili spezzati di destini già irreparabilmente consumati. Una madre in continua fuga che cerca inutilmente di sottrarsi all'ingombrante dovere della memoria del suo personale Olocausto, un padre fatuo dongiovanni il cui unico scrupolo di serietà consiste nel visitare annualmente la vecchia madre in Israele. Dalla Polonia alla Siberia e poi Haifa, Marsiglia e un lungo inverno di miseria in una Parigi addolcita dalle bombe alla crema confezionate dal padre panettiere. Fino ad arrivare in un Brasile nel quale ci si riesce a spogliare solo dei vestiti, in una Rio periferica in cui questo viluppo familiare finirà per esplodere definitivamente. «Tutti e tre alleati nell'incoerenza», i protagonisti, compresa colei che narra, condividono la stessa lingua, la mameloshn degli affetti, della tradizione e della cultura. L'idioma che suggella il patto familiare, che Halina potrà rompere simbolicamente solo abbandonandolo per sempre «nel ventre della notte», insieme a sua madre. -
L' ebreo come paria. Una tradizione nascosta. Ediz. integrale
La politica, ovvero la possibilità di dispiegarsi della ""vita activa"""" all'interno della sfera pubblica, è l'oggetto fondamentale del pensiero di Hannah Arendt. Attraverso le figure di Heinrich Heine, Bernard Lazare, Charlie Chaplin e Franz Kafka, """"L'ebreo come paria"""" (1944) ricostruisce i percorsi che trasformarono l'esclusione dell'ebraicità dallo spazio pubblico in una creatività culturale irripetibile, capace, a sua volta, di retroagire sulla scena, interdetta all'ebreo, della polis. La """"tradizione nascosta"""" di quegli ebrei che preferirono restare degli emarginati, ovverosia dei paria, piuttosto che diventare degli assimilati parvenus, destinata a essere distrutta dai totalitarismi novecenteschi, viene qui riscoperta da un'interprete d'eccezione. Prima edizione italiana integrale."" -
Svegliare i leoni
Svegliare i leoni è un romanzo che corre sul filo della suspense, coinvolgendo il lettore in una riflessione sulla fragilità dei princìpi morali, sulla vergogna e sui desideri proibiti che si celano in ognuno di noi.rnrnIl dottor Eitan Green è una persona onesta e un ottimo medico, impegnato a salvare vite. Una notte, guidando la sua jeep a tutta velocità nel deserto, investe un uomo, un migrante africano. L’uomo è ferito mortalmente e il dottor Green, preso dal panico, fugge. Questa decisione cambierà la sua esistenza. Il giorno dopo, una donna bella, misteriosa e dalla pelle nera bussa alla porta della casa di Eitan e gli porge il portafoglio perduto nel luogo dell’incidente. La donna lo ricatterà, ma non chiedendo soldi. Lo condurrà invece in luoghi, reali e interiori, che il dottor Green non avrebbe mai immaginato di dover esplorare.rnrnSvegliare i leoni è un romanzo che corre sul filo della suspense, coinvolgendo il lettore in una riflessione sulla fragilità dei princìpi morali, sulla vergogna e sui desideri proibiti che si celano in ognuno di noi; un testo potente, universale e intimo che guarda e fa luce nelle zone nebulose dell’anima ponendoci la domanda pressante: «E tu, che cosa avresti fatto?». -
L' angelo della storia. Testi, lettere, documenti
Chi fu Walter Benjamin? A questa domanda poteva forse dare risposta solo Hannah Arendt. Lo aveva conosciuto e frequentato a Parigi, negli anni d'esilio dalla Germania nazionalsocialista, prima che ponesse fine alla sua vita in Spagna nella fuga verso gli Stati Uniti, diventando un simbolo del tragico destino dell'ebraismo tedesco nel Novecento. Quando pubblicò un celebre saggio sull'amico nel 1968 - qui per la prima volta tradotto dalla versione originale tedesca - molte pagine erano dedicate alla biografia non già per ricercare motivi all'origine del suo pensiero, bensì per risalire alle cause della sua fama postuma. Scritti su letteratura ed estetica venivano riletti alla luce della critica politica, scoprendo intenti maturati dal confronto col marxismo dietro agli aspetti filosofici e religiosi rilevati fino ad allora dagli interpreti. Un'accusa che all'epoca si trasformò in polemica sullo sfondo dell'antagonismo tra capitalismo e comunismo, che richiedeva nuove soluzioni al problema della libertà dell'uomo d'imprimere un senso alla sua storia di catastrofi e non di progresso tra politica e teologia. Quel saggio dal lapidario titolo ""Walter Benjamin"""" contribuì come nessun altro alla fortuna di un pensiero che accoglieva impulsi dalla metafisica per affrontare questioni della politica, come abbozzato nella serie di tesi """"Sul concetto di storia"""", tradotte qui dal manoscritto originale affidato all'amica e presto riconosciute come suo testamento spirituale. Oltre alle loro lettere (1936-1940) sono raccolti in questo volume anche i principali documenti sulle discussioni che si accompagnarono alla riscoperta di un autore che continua a rivelarsi nella sua inattualità perché guardò oltre ogni attualità."" -
Cinecittà
Il dizionario definisce l'amicizia «vivo e vicendevole affetto fra due persone, ispirato in genere da affinità di sentimenti e da reciproca stima». Ma possono essere amici una scrittrice di Tel Aviv, benestante, figlia di sopravvissuti alla Shoah, e un palestinese aperto al dialogo, sognatore, angosciato dalla pena quotidiana del vivere sotto occupazione? Con l'aiuto di pillole, cioccolata, perseveranza, compassione e molta pazienza Lizzie e Nadim riescono a intessere un rapporto, a scardinare la diffidenza e a compiere lo sforzo più grande: immedesimarsi nell'altro. Ad accompagnarli rimane tuttavia un punto interrogativo: riusciranno anche a sconfiggere i pregiudizi della propria gente? -
Una storia nel secolo breve. L'orfanotrofio israelitico italiano Giuseppe e Violante Pitigliani (Roma 1902-1972). Con DVD video
Le vicende dell'Orfanotrofio israelitico italiano sono ricostruite in questo libro attraverso fonti orali, documentarie e a stampa, dalla sua fondazione nel 1902 fino al 1972. Intitolato nel 1930 a Giuseppe e Violante Pitigliani, è una delle istituzioni più longeve dell'ebraismo italiano post-unitario, che, attraverso mutamenti politici e sociali, ha svolto e continua a svolgere tutt'oggi la sua missione di assistenza all'infanzia. L'edificio del Pitigliani ha accolto e protetto bambini di Roma e di molte altre città italiane, ha fornito un rifugio in più occasioni, come nel caso dei profughi dalla Francia nel 1943 o dalla Libia nel 1967. Oltre cento audio interviste a ex ospiti, consiglieri, personale interno e amici esterni danno luogo a una narrazione corale, arricchita e avvalorata dalla documentazione conservata nell'Archivio del Pitigliani e di altri enti, ebraici e non. È stato così possibile, non solo tracciare la storia del ""Pitigliani"""" e dei suoi rapporti con le altre istituzioni ebraiche, ma anche mettere in luce aspetti non sempre noti della società ebraica italiana e soprattutto romana e della sua integrazione nel tessuto cittadino. Una parte del libro è dedicata, inoltre, agli aspetti educativi e alla loro impostazione e realizzazione attraverso gli anni, con particolare riferimento all'educazione ebraica. Il libro è corredato da un DVD con alcune interviste e foto storiche."" -
Pierre. In ricordo del mio amato cane
«Ci sono forse uomini, bambini, pesci, uccelli o cactus capaci di capire il dolore che ci afferra quando il cane amato muore? Come si apra una voragine profonda e non ci sia niente con cui riempirla?». ""La Bibbia è terminata duemila anni fa. Ma Dio ha parlato ancora. Attraverso i profeti, i santi, attraverso la vita e la morte di uomini e animali. Sì, Dio ha scelto di continuare a parlarci attraverso tutti gli esseri del creato: gli esseri che nascono, ci amano e muoiono prima di noi. Il cane Pierre, protagonista del presente libro, è in questo senso il testimone della volontà divina di rivelarci la morte."""" (Dalla postfazione di Paolo De Benedetti)"" -
Nuovi studi in onore di Marco Mortara nel secondo centenario della nascita
Marco Mortara nacque a Viadana il 7 maggio 1815. Frequentò il liceo a Mantova ed entrò poi nel Collegio Rabbinico di Padova, dove conseguì il Dottorato nel 1836, iniziando subito dopo a Mantova il suo ufficio, prima di Rabbino coadiutore e poi Maggiore, succedendo a Israel Claudio Cases quando questi morì nel 1842, carica che Mortara ricoprì fino alla morte nel 1894. A Mantova egli condusse una vita interamente dedicata allo studio, alla famiglia e alla comunità. Scrisse sermoni, testi per conferenze, elogi funebri, lettere e altre opere di varia natura, in parte edite e in parte inedite, collaborando con i principali periodici dell'epoca, italiani fra cui «Rivista israelitica», «L'Educatore israelitico», «Il Vessillo israelitico», «Il Corriere israelitico», e anche stranieri come «Israelitische Annalen», «Archives israélites», «L'Univers israélite», firmandosi talvolta con lo pseudonimo di Dores tov, Colui che ricerca il bene. Compendiò la concezione che aveva elaborato dell'ebraismo nel suo opus magnum ""Il pensiero israelitico"""" edito a Mantova nel 1892 due anni prima della morte. Introdotto dal suo maestro Samuel David Luzzatto al Collegio Rabbinico di Padova nello spirito scientifico e nell'apprezzamento della Wissenschaft des Judentums tedesca, fu sempre in stretto contatto e collaborò con i suoi principali esponenti d'oltralpe, che spesso gli chiedevano manoscritti rari e testi preziosi. Nato nell'anno della Restaurazione 1815, salutò con entusiasmo l'adesione di Mantova al Regno d'Italia. Elemento centrale del pensiero di Mortara fu l'idea che l'emancipazione riconosciuta agli ebrei nel Regno d'Italia, comportasse una transizione dell'ebraismo dall'originaria connotazione nazionale-religiosa a quella esclusivamente religiosa, con la conseguente capacità d'integrarsi interamente nella vita nazionale italiana. Precursore del dialogo con le altre religioni e culture, si spense a Mantova il 6 febbraio 1894."" -
La meravigliosa bugia
Quand'è che una bugia diventa meravigliosa? Quando dura per lungo tempo senza essere scoperta, quando è frutto di tante complicità, quando è l'origine di tante fragili bugie che generano una tacita intesa. Una bugia è «meravigliosa» quando salva una vita. Durante la seconda guerra mondiale, furono diverse le famiglie di ebrei nascoste nella Repubblica di San Marino e salvate così dallo sterminio. Questo libro racconta le loro storie.