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Le ragazze rapite. Boko Haram e il terrore nel cuore dell'Africa
Nell'aprile del 2014 un commando di Boko Haram attacca Chibok, un piccolo villaggio nel nord-est della Nigeria, e rapisce 276 studentesse. Immediatamente un grido d'indignazione si leva in tutto il mondo e, riunite sotto l'hashtag #bringbackourgirls, personalità come Michelle Obama e il premio Nobel per la pace Malala Yousafzai manifestano il loro orrore chiedendo l'immediata liberazione delle ragazze. Ma ciò che è accaduto a Chibok non è un caso isolato. In questo momento sono migliaia le donne prigioniere nelle mani dei fondamentalisti. Nel luglio del 2015 il reporter della Zeit Wolfgang Bauer è andato in Nigeria per parlare con alcune delle ragazze che sono riuscite a fuggire. Ha sentito dalla loro voce il racconto della vita prima del rapimento, la terribile esperienza della prigionia, la fuga e il sogno di una vita migliore. Questo reportage traccia un quadro dettagliato del regime del terrore di Boko Haram e offre uno spaccato senza uguali sulla vita dell'organizzazione. Ma soprattutto restituisce alle ragazze rapite una voce: una voce potente, che parla di dolore e violenza, ma anche di coraggio e di speranza. -
Cittadinanza in vendita
La cittadinanza - il ""diritto ad avere diritti"""", come l'ha definita Hannah Arendt - è oggigiorno preclusa a milioni di persone sulla terra: profughi, rifugiati, apolidi e altri """"illegali"""". Per pochi fortunati, al contrario, i passaporti sono dei beni di lusso da collezionare come gli oggetti d'arte, per viaggiare liberamente e pagare meno tasse. Questo reportage ci mostra com'è cambiato il concetto di """"cittadinanza"""" nell'era delle grandi migrazioni e della privatizzazione degli Stati. Da un lato, gli ultraricchi, che si sono impossessati del titolo di """"cittadini del mondo"""" e sono gli unici a godersi, con i loro capitali, un pianeta senza frontiere. Dall'altro, le nazionalità svendute, come l'inverosimile accordo siglato da uno dei paesi più poveri al mondo, le isole Comore, e gli Emirati Arabi che, per regolare lo status delle popolazioni apolidi ancora presenti sul loro territorio, hanno comprato all'ingrosso migliaia di passaporti comoriani."" -
Le nuvole
Un'appassionante metafora sull'esilio e una riflessione sulla follia e sul binomio realtà e finzione.rn«Saer sembra aver letto tutte le letterature, ascoltato tutte le musiche, dibattuto con tutti i filosofi» – Le MondeSo anche che solo la follia osa rappresentarsi quei limiti del pensiero che spesso il senno, proprio per continuare a rimanere senno, preferisce ignorare, e questo rende i matti distanti, ostinati, irrecuperabili.Pichón Garay riceve un misterioso floppy disk che contiene il diario del dottor Real, un giovane medico del XIX secolo allievo di un illuminato psichiatra austriaco. Nel suo diario Real racconta un epico viaggio attraverso la pampa argentina per accompagnare i primi pazienti di un sanatorio all'avanguardia dove i malati di mente possono vivere in libertà e sono assistiti con rispetto e attenzione. La carovana è composta da 36 persone: cinque pazzi – Prudencio Parra, un introverso catatonico con i pugni sempre serrati; Teresita, una suora in preda a un raptus mistico e uno smodato appetito sessuale; Troncoso, un iperattivo insonne; Juan Verde che ripete sempre le stesse tre parole e suo fratello Verdecito – scortati da un nutrito seguito di soldati, guide e prostitute. Durante il viaggio, oltre a prendersi cura dei pazienti, Real dovrà affrontare un'improvvisa inondazione, un rogo che scuote la pianura e una tribù d'indios sanguinari. Le nuvole è un'appassionante metafora sull'esilio e una riflessione sulla follia e sul binomio realtà e finzione. -
Griffintown
Benvenuti a Griffintown, l'ultimo lembo di Far West del Nord America. Qui si trovano le stalle e i ricoveri delle carrozze che oggi, finita l'età dell'oro, portano a spasso i turisti europei e statunitensi. Ogni anno, dopo lo scioglimento delle nevi Paul, il proprietario della scuderia, chiama a raccolta i suoi cocchieri. Uomini e cavalli si rimettono in marcia verso le stalle formando un pittoresco corteo di disperati. Qualcuno non è sopravvissuto ai colpi dell'inverno. Altri, come John, rimettono piede su una carrozza come si riprende un brutto vizio. Per tutti la scuderia è un teatro dove mettere in scena la loro ultima occasione. Stavolta però le cose cominciano male perché Paul sparisce all'inizio della stagione. Con la sua scomparsa viene meno anche l'ordine che da anni governava questo microcosmo di uomini e cavalli e vecchie dispute territoriali tornano prepotentemente a galla. Una storia d'amore, morte e gelosia dove ogni colpo è lecito: Griffintown ci catapulta in uno ""spaghetti western"""" contemporaneo abitato da moderni cowboy e dalle carrozze a cavallo della vecchia Montréal."" -
Dimmi come va a finire. Un libro in quaranta domande
Valeria Luiselli racconta la sua esperienza come interprete volontaria per il Tribunale dell'immigrazione di New Yorkrnrn«Tra memoir e autofiction, la vera protagonista è la lingua come mezzo di salvezza» – Andrea Bajani, Robinsonrnrn«Una meditazione sul rapporto fra le parole e ciò che resta impronunciabile» – Paolo di Paolo, TuttoLibrirnrnPer quale motivo sei venuto negli Stati Uniti?”. Questa è la prima di quaranta domande che Valeria Luiselli pone ai bambini che varcano le porte del tribunale di New York alla ricerca di un permesso di soggiorno. Nel 2015 l’autrice, impressionata dall’ondata di minorenni soli e privi di documenti arrivati alla frontiera, capisce che non è più il momento di restare a guardare e decide di fare qualcosa. Inizia così a collaborare come interprete volontaria con un’associazione di avvocati che assiste i minori e si batte contro la loro espulsione. Il risultato di quell’esperienza è racchiuso in queste pagine, in cui le domande poste ai bambini servono da spunto per gli interrogativi che la stessa autrice si pone sulla natura dei legami familiari, sull’infanzia, la comunità e soprattutto sull’identità e il senso d’appartenenza. Senza fornire risposte preconfezionate, Dimmi come va a finire è un invito all’azione, è una lettura che scuote la coscienza e ci mostra come sia possibile “trasformare il capitale emotivo – la rabbia, la tristezza, la frustrazione generate da particolari circostanze sociali – in capitale politico. -
La morte di un artista
Libro d’esordio di Enrigue, pubblicato nel 1996, La morte di un artista segna l’affacciarsi sulla scena letteraria messicana di una voce destinata a diventare una delle più interessanti e originali della letteratura latinoamericana contemporanea.rn«È un vero scrittore, che sa parlare al cuore.» - Mario Vargas Llosarn«I romanzi di Enrigue appartengono all'universo quantistico di Max Planck piuttosto che all'universo relativistico di Albert Einstein: sono mondi in costante interazione, dove le particelle si creano e si distruggono allo stesso tempo.» - Carlos Fuentesrn«Enrigue è uno degli scrittori messicani più innovativi, un trionfo di humor, erudizione e talento narrativo.» - Financial Times rn«La pubblicazione in Italia di La morte di un artista, è un'occasione preziosa per approfondire la conoscenza di Álvaro Enrigue, uno dei più interessanti e originali narratori latinoamericani contemporanei.» - Robinson, la RepubblicarnrnrnSebastián Vaca, un giovane artista di belle speranze, si ritrova una sera a un ricevimento nel quartiere più elegante di Città del Messico. All'improvviso vede uno degli ospiti, un pittore soprannominato l'Utopista, salire in piedi sulla balaustra della terrazza e cadere di sotto. Mentre i paramedici portano via il cadavere, Sebastián conosce colui che diventerà il suo mecenate: Aristóteles Brumell. Aristóteles è un uomo elegante, raffinato e ricchissimo, grazie a un cospicuo patrimonio lasciatogli dal nonno. Dal suo illustre antenato non ha ereditato però solo i soldi e la passione per l'arte, ma anche i vizi e soprattutto l'abilità di fare degli altri delle pedine che dispone, a suo piacimento, in una sorta di gioco machiavellico. Inizia così, in un crescendo di humor nero e situazioni surreali, la cronaca della caduta di Sebastián il quale, senza rendersene conto, si trasforma nell'opera d'arte del suo cinico mecenate. ""La morte di un artista"""" mostra la decadenza dell'uomo in una società elitaria e senza scrupoli abituata a imporre il suo punto di vista e i suoi capricci."" -
Inghiottita
È un grande classico della letteratura canadese di lingua francese, s’intitola Inghiottita ed è un capolavoro. Si è immediatamente catturati dalla voce poetica e incendiaria di Bérénice, la giovane protagonista, che lotta con tutte le forze per non rimanere inghiottita da un mondo che non vuole comprendere e non accetta.rn«Ducharme è uno dei pochi scrittori che ha qualcosa da dire, e la volontà di dirlo fino alla fine.» - Le Cléziornrn""Tutto m'inghiotte. [...] il fiume troppo grande, il cielo troppo alto, i fiori troppo fragili, le farfalle troppo spaurite, il volto troppo bello di mia madre."""" Inizia così """"Inghiottita"""", capolavoro indiscusso della letteratura canadese. """"Tutto m'inghiotte"""" dice Bérénice, la giovane protagonista, e anche noi insieme a lei siamo inghiottiti, ci facciamo prendere alla gola dalle parole di una bambina che non si rassegna e si aggrappa all'infanzia proprio quando questa sembra tradirla. La seguiremo per dieci anni, in un lungo viaggio che la porterà prima a New York e infine in Israele. Vedremo il mondo con il suo sguardo da adolescente cinica e disincantata e ascolteremo la sua voce incendiaria, che grida senza sosta perché qualcuno l'ascolti. Nulla può fermare Bérénice, tanto meno le contraddizioni e le debolezze degli adulti che lei ha deciso di lasciarsi per sempre alle spalle: """"Mollate i continenti. Issate gli orizzonti. Si parte."""""" -
Redenzione
"I nostri tempi hanno perso la vocazione all’eroismo, il senso tragico e comico della vita, che non è altro che una farsa romantica dalle conseguenze obbligate. Si sono perduti gli uomini e le donne che hanno vissuto con la necessità che non ci fosse nessuna distanza, nessuna, neanche minima, fra le parole e le azioni; esseri umani che hanno fatto sì che ogni parola venisse firmata con il suo gesto corrispondente.""""rnQuando una tempesta tropicale si abbatte sul Golfo del Messico, Lucio Doria capisce che è giunta l'ora di raccontare la storia del suo tradimento. Non è nato a Veracruz ma vi è giunto ottant'anni prima, all'alba del nuovo secolo. Sbarcato dal piroscafo San Gottardo insieme a un gruppo di esuli italiani - tipografi, illusionisti, filosofi e sognatori - ha fondato nel Nuovo Mondo una comune libertaria. Qui ha trovato una casa, una famiglia e ha conosciuto l'amore. Ma l'avidità del governatore ha cancellato il sogno con la forza e l'inganno costringendo gli italiani a una fuga disperata nei convulsi anni che precedono la rivoluzione. Poi il secolo ha seguito il suo corso, e a quella messicana sono succedute altre rivoluzioni e altri sogni egualitari. Adesso, mentre i lampi squarciano il cielo dei tropici, Lucio Doria, conosciuto anche come il Diavolo, si rende conto che il finale della sua storia può essere raccontato solo tornando lì dove tutto è iniziato, a Napoli: qui, dopo una vita d'inganni, potrà ricevere il perdono che merita. O forse no. Forse sarà il principio di un nuovo viaggio." -
Bestiario sentimentale
Attraverso le storie dei loro animali, Guadalupe Nettel, racconta in maniera magistrale la vita di uomini e donne fragili, consumati da amori non corrisposti, colti nei momenti più importanti e delicati della vita in cui decisioni irrevocabili possono cambiare il corso di un'esistenza.rn«Guadalupe Nettel crea meravigliosi parallelismi tra le avversità e le follie dei suoi personaggi umani e degli animali con cui vivono, siano essi domestici o semplici parassiti.» - New York Timesrn""Il vincolo tra animali ed esseri umani può essere complesso tanto quanto quello che ci lega ad altre persone. Alcuni intrattengono con i loro animali domestici un rapporto di espansività contenuta. Li nutrono, se è necessario li portano a passeggio, ma di rado ci parlano se non per reprimerli o """"educarli"""". C'è chi, al contrario, trasforma una tartaruga nel suo più intimo confidente. Ogni sera si china sull'acquario e le racconta le esperienze che ha vissuto al lavoro, il confronto rinviato con il capo, i dubbi e le speranze amorose.""""rnNei cinque racconti di """"Bestiario sentimentale"""" la vita degli animali, governata dagli istinti e dalle leggi implacabili della natura, si fa specchio delle relazioni tra esseri umani. Così, osservando la silenziosa esistenza dei pesci combattenti, una donna si trova a fare i conti con la crudeltà che nasce in un rapporto di coppia agli sgoccioli. Una casa invasa dagli scarafaggi diventa teatro di una guerra tra specie in cui si rispecchiano i conflitti familiari. Una gatta e la sua cucciolata offrono l'occasione per riflettere sulla maternità, quando è desiderata e quando non lo è. Un fungo e una vipera svelano rispettivamente il misterioso legame che unisce due amanti e il dolore di una passione impossibile. Attraverso le storie dei loro animali, Guadalupe Nettel, racconta in maniera magistrale la vita di uomini e donne fragili, consumati da amori non corrisposti, colti nei momenti più importanti e delicati della vita in cui decisioni irrevocabili possono cambiare il corso di un'esistenza: mancarsi per un soffio, ritrovarsi o perdersi per sempre."" -
Lascia fare a me
Ritmo vertiginoso, situazioni kafkiane e dialoghi all’altezza del miglior Woody Allen sono gli ingredienti di Lascia fare a me.rn«Mario Levrero è un genio.» - Fogwillrnrn«Uno stile e una immaginazione come quella di Levrero sono rare nella lettera- tura di lingua spagnola.» - Antonio Muñoz Molinarnrn«Siamo tutti suoi figli.» - Álvaro Enriguern«Sappiate però che nelle sue centoventi pagine troverete incastrati alla perfezione tutti gli elementi che fanno di Levrero uno dei migliori.» - Luciano Funetta rnUn manoscritto straordinario arriva in casa editrice. La redazione rimane incantata da quelle pagine magistrali e l'editore decide di inviarlo a una fondazione svedese. Anche loro concordano: è un capolavoro e va pubblicato subito. C'è solo un particolare che rimanda il lieto fine di questa fiaba letteraria. Il romanzo non è firmato e sulla busta non c'è il mittente. L'unico indizio è il timbro apposto dall'ufficio postale di Penuria, un paesino dell'entroterra uruguayano. Entra così in scena il protagonista di ""Lascia fare a me"""", uno scrittore squattrinato al quale l'editore affida la delicata missione di rintracciare il misterioso autore in cambio di una lauta ricompensa. Introduzione di Luciano Funetta."" -
Camanchaca
Camanchaca ci parla della fragilità delle famiglie, dei segreti, delle bugie e dei silenzi che, a volte, sono l'unico legame che le tiene insiemernrn«Quello che colpisce di più, in questa storia breve, è la grazia del racconto, è il candore con cui questa specie di orfano con genitori vivi vorrebbe salvare i genitori dall'averlo consegnato a una vita con dentro così poco» - Andrea Bajani, la repubblicarnrn«Un romanzo che colpisce in profondità: nonostante la brevità, ha la forza di un pugno ben assestato»rn- Publishers Weeklyrnrn«Diego Zuñiga è l'autore di uno straordinario romanzo d’esordio. Camanchaca è scritto con una prosa austera e laconica, frammentaria come i brandelli attraverso i quali scorgiamo il paesaggio dietro la nebbia»rn- Patricio PronrnrnrnSu una strada che sembra non finire mai, da Santiago del Cile a Tacna, in Perù, un ragazzo goffo e introverso viaggia con suo padre a bordo di un vecchio pick-up per andare a curarsi i denti. Mentre il paesaggio desertico, propizio ai miraggi e alle allucinazioni, scorre dal finestrino il protagonista ricorda e domanda, interroga il padre, riflette sulle risposte della madre rimasta a Santiago, ripensa ai deliri apocalittici del nonno, vaglia le diverse versioni sulla misteriosa scomparsa dello zio Neno e della cugina. Ascolta e registra, più che parlare, e la narrazione sembra emergere dalla camanchaca - una parola intraducibile che fa riferimento a un particolare tipo di nebbia che cala improvvisa sul deserto di Atacama nascondendo ogni cosa - per lasciarci intravedere brandelli di realtà nascosta, ombre e delitti. Con la voce poetica e malinconica di un adolescente Camanchaca ci parla della fragilità delle famiglie, dei segreti, delle bugie e dei silenzi che, a volte, sono l'unico legame che le tiene insieme. -
Glossa
Leto e il Matematico si incontrano una mattina per strada. Il primo si è appena trasferito in città dove lavora come contabile. Il secondo viene da una famiglia dell'alta borghesia cittadina ed è appena tornato da un viaggio di studio in Europa. Decidono di fare un pezzo di strada insieme parlando della festa del poeta Washington Noriega, festa alla quale nessuno dei due ha partecipato. A partire da un pretesto così semplice Saer costruisce una macchina letteraria perfetta, capace di insinuare il dubbio su tutto ciò che crediamo di vivere e percepire. Il lettore vede il romanzo dispiegarsi liberamente sotto i suoi occhi, come se si scrivesse da solo. Vede la coscienza dei protagonisti esitare e i loro ricordi ingannarli mentre si accumulano, passo dopo passo, parole non dette, angosce e disillusioni. Cosa sono i ricordi, il tempo, la realtà e come li raccontiamo sono i temi dell'opera più filosofica di Saer, che è, allo stesso tempo, il commovente racconto della generazione perduta di un Paese, l'Argentina, che proprio in quegli anni viveva il suo periodo più buio. -
Guardaroba
Bauli di famiglia, vecchi armadi, cesti di vestiti, ognuno dei quali è custode di ricordi, del susseguirsi delle mode e delle stagionirnrn«Jane Sautière riesce nell’impresa sorprendente di dare vita agli abiti, alle scarpe, alle sciarpe, alle calze, ai cappelli, a tutti i tessuti di cui siamo stati avvolti, dal primo giorno fino all’ultimo.» – Andrea Marcolongo, TTLrnrnVestiti odiati, amati, usurati o più semplicemente passati di moda che come una seconda pelle ci appartengono e ci definiscono, che sopravvivranno al nostro corpo, continuando a raccontare la nostra vita anche dopo di noi. Crêpe de Chine e taffetà cangiante, colori sgargianti o sobri, tra la trama e l'ordito si depositano scampoli di una storia, personale e collettiva, che raccontano i momenti che più ci hanno segnato: i primi amori, l'impegno politico, i viaggi. Con un'ironia arguta e una profonda sensibilità cosmopolita Jane Sautière apre le ante del suo guardaroba per regalarci un memoir raffinato e ripercorrere le tappe di una vita in bilico tra Occidente e Oriente, dove convivono i ricordi lontani di una fattoria bretone, l'infanzia - a piedi nudi - in Iran, lo spaesamento e la spensieratezza della giovinezza in Cambogia, il fascino fugace di un vestito rosso per le strade di Parigi. -
Falsa calma. Un viaggio tra i paesi fantasma della Patagonia
Come si vive nei luoghi più sperduti e reconditi della Patagonia, in paesi fantasma, in una terra estrema e inospitale? Come si vive alla fine del mondo? Quali storie si nascondono dietro a un paesaggio tanto seducente quanto crudele, dietro all'eccesso di luce, di vento e di silenzio tanto forte da lasciare storditi?rnrn«Un reportage meraviglioso» – Publishers Weeklyrnrn«Cristoff delinea un panorama di una devastante signolarità. Il suo è un libro bello e ambizioso» – The New York TimesrnrnSono tornata due decenni dopo [...] quando il tempo mi aveva fatto arrivare alla conclusione che, al di là della mia storia personale, l'isolamento era presente in tutto ciò che avevo trovato scritto sulla Patagonia. In tutto, ripeto, pur non essendo questo il luogo per indugiare in enumerazioni. Sono tornata per scrivere a proposito di questo tratto eminentemente patagonico. Volevo vedere quali forme assume oggi, volevo individuarne le manifestazioni più estreme.rnrnQuelle raccolte in «Falsa calma» sono storie di spazi sconfinati e di isolamento, lontanissime dagli stereotipi da cartolina e dalla patina di lucente fascino che accompagna da sempre il racconto di questi luoghi. Con uno sguardo attento e disincantato e la sensibilità di chi entra in punta di piedi nelle vite degli altri, María Sonia Cristoff torna nei luoghi della sua Patagonia, per restituirci il ritratto di un'umanità beckettiana, che vive in un tempo sospeso, in perenne attesa di qualcosa di indefinito, ma che è anche capace di intravedere, nell'apparizione di un vecchio Piper in un capannone abbandonato, il sogno e il coraggio di tornare a volare. -
Quando arriva la penombra
Una raccolta di racconti avvincenti, con un tocco di umorismo nero, atmosfere da thriller e sorprendenti incursioni nel fantastico, il tutto racchiuso in una struttura circolare e compatta.rn«I tredici racconti della raccolta sono diversi per lunghezza, stile, tono... eppure, alla fine del volume, il lettore capisce di essersi trovato di fronte a un intero universo letterario, a un meccanismo compatto dove ogni racconto è un pezzo autonomo e allo stesso tempo parte di un insieme che ne esalta il possibile significato» - Il Venerdìrn«La mia carriera delittuosa è iniziata a quattro anni, all’asilo. Quando la maestra Roser, visibilmente adirata, chiese chi aveva infilato la plastilina rossa nel vaso dei fiori, guardai Plàcid con fare accusatorio, e la maestra, senza accorgersi che la stavo manipolando, prese il povero bambino e lo portò fuori, spiattellandogli una durissima predica sulla bestialità di distruggere il materiale scolastico. Io ero sicuro che Plàcid non si sarebbe difeso perché era un bambino essenzialmente taciturno e perché non aveva idea di cosa volesse dire materiale scolastico. Non fiatò. Personalmente, non provai alcun rimorso; anzi: lì iniziò tutto. Capii, come san Paolo sulla via di Damasco, ma senza la necessità di cadere da cavallo, che la vita offriva infinite possibilità se ti sapevi muovere con intelligenza.»rnrnUn bambino insicuro, abbandonato dal padre in un orfanotrofio abitato da suore che volano lungo i corridoi, si ribella a chi lo considera solo ""carne da penitenziario""""; un assassino si confessa di fronte alla sua ultima vittima; un ladro rimane imprigionato nel quadro che ha appena rubato; uno scrittore minaccia il suo editore di suicidarsi; un anziano passeggia nei luoghi che lo hanno visto combattere durante la Guerra Civile... quelle raccolte in «Quando arriva la penombra» sono storie che ci toccano nel profondo e che intavolano un dialogo costante tra di loro e con i grandi romanzi dello scrittore catalano. Grazie alla consueta maestria che l'ha reso uno degli scrittori più popolari d'Europa, Cabré scrive una raccolta di racconti avvincenti, con un tocco di umorismo nero, atmosfere da thriller e sorprendenti incursioni nel fantastico, il tutto racchiuso in una struttura circolare e compatta. Raramente un libro popolato da personaggi che vivono ai margini, tutti più o meno colpevoli, è stato così pieno di vita."" -
Contro i figli
Diretto e sarcastico, Contro i figli affronta una delle questioni più importanti e meno trattate dei nostri tempi: la pressione sociale che attanaglia le donne che rifiutano la maternità.rnrn«""Contro i figli"""" è un grido [...] scagliato contro la sempre crescente tirannia dei figli che hanno convertito i genitori in schiavi» – Vicernrn«Meruane lo dice chiaramente: viviamo divise tra la casa e il lavoro, tra l'obbligo di essere madri e il desiderio di libertà in un sistema asfissiante» – El PaísrnrnUn essere funesto s'aggira arrogante per le coscienze delle donne: il messaggero della procreazione. Quest'angelo si fa scudo di una retorica ecologista ed efficientista per lanciare nuovi e imperiosi proclami a favore dell'allattamento prolungato, della dedizione totale insieme a una infinita lista di proscrizioni. «Credo che il fatto di non voler procreare o di non vedersi nel ruolo di madre dovrebbe poter essere considerato al pari di non aver mai sognato di diventare un'atleta olimpionica. Da quando avere un talento o un'inclinazione ci obbliga a svilupparla?» dice Meruane mentre leva alto il suo grido per metterci in guardia contro le tesi attuali che promulgano la centralità dei figli, convertendoli in piccoli tiranni delle nostre abitazioni, e contro un nuovo modello conservatore di maternità che mira a relegare nuovamente le donne alla prigionia domestica."" -
Cicatrici
Juan José Saer scrive un romanzo a spirale, per ricreare attraverso la circolarità un'illusione di ordine che nel funzionamento del mondo non esiste, perché nel continuo conflitto tra caos e ordine «non sei tu che vinci, è il caos che accondiscende».rnrn«Saer coglie il lato oscuro dell'esperienza umana in tutte le sue sfaccettature, così come il ""cieco, incomprensibile e instancabile"""" trascorrere del tempo» – The New York Timesrnrn«""""Cicatrici"""" è un capolavoro. In esso tutto è perfetto, di una precisione assoluta» – Corriere della Serarnrn""""Si parla di vizi solitari e di vizi che non sono tali. Tutti i vizi sono solitari. Tutti i vizi hanno bisogno della solitudine per essere esercitati. Aggrediscono nella solitudine. E al tempo stesso sono anche un pretesto per la solitudine. Non dico che un vizio sia un male. La virtù, il lavoro, la castità, l’obbedienza sono sicuramente peggio. Dico semplicemente come funziona e di che cosa si tratta.""""rnrnPubblicato per la prima volta nel 1969, Cicatrici è un romanzo che Saer scrisse in venti notti, ispirato da un fatto reale. Quattro parti, quattro narratori in prima persona: Ángel, giovane reporter; Sergio, avvocato divorato dal vizio del gioco; Ernesto, giudice misantropo che si ostina nell'ennesima traduzione di Oscar Wilde; Luis Fiore, operaio che commette un omicidio inspiegabile. Quattro vite, ognuna ossessionata da qualcosa, che hanno un unico punto di intersezione: il delitto commesso da Fiore."" -
Torniamo come ombre
Mischiando personaggi reali e fittizi Paco Ignacio Taibo II crea una girandola vertiginosa, un miscuglio agrodolce di sentimenti ed emozioni realizzando una perfetta sintesi tra noir, thriller e romanzo storico.rnrn«Come Dashiell Hammett, Taibo II non si limita a combattere l'ordine costituito, ma lo condanna. Un colpevole alla volta. Questo è un indizio del suo talento. A differenza di altri scrittori di thriller, Taibo II ha la sensibilità del vero romanziere e il taccuino di un giornalista» – The New York TimesrnrnCosa fanno le Camicie brune nel cuore della foresta messicana? Chi gli ha ordinato di assalire le comunità indigene del Chiapas? Il ministro degli interni sa che la sua amante è una spia nazista? Perché i sommergibili del Terzo Reich si aggirano nelle acque del Mar dei Caraibi? Quali rapporti legano le sette esoteriche messicane a Hitler? Cosa c'entra il pennacchio di Montezuma con lo scettro di Carlo Magno, la lancia di Antiochia e una misteriosa piramide Maya? Questo scenario particolarmente intricato riunisce, dopo vent'anni, i quattro amici già protagonisti de «L'ombra dell'ombra». Questa volta però, oltre alla corruzione della classe politica messicana, dovranno vedersela con una macchinazione internazionale che mira a portare il Messico nell'orbita dell'Asse. -
Orso
Uno dei migliori e più controversi romanzi della letteratura canadese, vincitore del Governor General's Literary Award.rnrn«Un romanzo insolito e meraviglioso» – Margaret AtwoodrnrnLa strada correva verso nord. Lei la seguì. Nel punto più in alto c'era una specie di Rubicone. Lo attraversò e iniziò a sentirsi libera. Sempre più a nord, accelerò verso i monti, piacevolmente stordita.rnrnStufa di sentirsi la spettatrice della sua vita, l'introversa Lou accetta l'incarico che il Direttore le propone: andare in un'isola del Grande Nord canadese per catalogare una biblioteca donata all'Istituto dalla famiglia Carey. Conosciuta per il suo proverbiale senso del dovere, Lou è certa di terminare il lavoro prima dell'estate. Immersa in un ambiente selvaggio, lontana dal panorama urbano che le è familiare, non appena mette piede sull'isola fa una scoperta a cui non è preparata: dietro alla casa, in un capanno, vive un orso. Con il passare dei giorni, complice la solitudine, tra lei e l'orso nasce una strana relazione, intima, inquietante e ambigua. Nonostante lo scandalo che seguì alla sua pubblicazione, «Orso» ha vinto il Governor General's Literary Award ed è considerato uno dei migliori – e più controversi – romanzi della letteratura canadese. Pubblicato nel 1975 e celebrato da Robertson Davies, Margaret Atwood e Alice Munro «Orso» è un romanzo delicato e trasgressivo, un'autentica parabola del ritorno alla natura. -
Archivio dei bambini perduti
Segnalato dalla Rivista Studio tra le 10 migliori letture dell'anno 2019: «Una scrittura tesa come una corda, che a ogni pagina mostra una piccola scintilla, un pensiero rivelatore, una verità.»rnCon Archivio dei bambini perduti Valeria Luiselli ha scritto il grande romanzo del presente americano, un lessico famigliare composto di voci, testi, suoni e immagini che unisce al senso politico dello scrivere l’idea che vita e letteratura siano un unico e sterminato labirinto di echi e rimandi continui.rn«Un nuovo classico che rompe ogni schema. Nelle mani di Luiselli il romanzo torna a essere veramente nuovo: elettrico, flessibile, seducente e originale.» — The New York Timesrn«Il romanzo che affronta in maniera straordinaria l'emergenza dei migranti al confine col Messico» – Robinsonrn«Letteratura e non-fiction, in una mescolanza del tutto originale» – La LetturarnrnUna macchina avanza sulle strade americane. All’interno una coppia e i due bambini nati da precedenti relazioni. Il padre e la madre sono documentaristi, si sono conosciuti durante una mappatura degli idiomi parlati a New York, la metropoli linguisticamente più eterogenea del pianeta. rnSi sono lasciati alle spalle la casa in cui sono diventati una famiglia. Davanti a loro una lunga lingua d’asfalto che li spinge verso un futuro incerto.rnSono diretti in Arizona: il padre vuole visitare il luogo dove l’ultima banda di guerrieri apache si è arresa all’esercito americano. La madre vuole invece vedere con i propri occhi la realtà di quella che i notiziari chiamano “emergenza migratoria”: bambini che attraversano da soli il confine.rnIn un alternarsi di paesaggi desertici, polverose città di frontiera e soste in motel, si delinea una nuova mappa dell’America d’oggi, un territorio profondamente segnato dalla storia, dalle migrazioni e dalle conquiste. Lo stesso paesaggio che, in cima a un treno merci, attraversano anche i bambini perduti con un numero di telefono cucito sui vestiti.