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La vita dietro la chitarra
"Questo piccolo libro, che ho voluto scrivere senza alcuna pretesa, nasce dall'esigenza di voler dare qualche consiglio utile ai tanti musicisti e chitarristi in erba desiderosi di approfondire e scoprire i tanti aspetti che si nascondo dietro allo strumento musicale e a quelle tematiche che generalmente interessano e coinvolgono la vita dei musicisti professionisti"""" (l'autore)." -
Una lettura...ben temperata. Antologia per la divisione ritmico-melodica. Vol. 1
Lo scopo di questo lavoro è quello di affiancare i tanti testi oggi in uso. È un'antologia dove l'allievo e il maestro potranno attingere in modo totalmente libero. I tempi utilizzati sono quelli comunemente usati, pur con qualche eccezione, mentre le figurazioni escludono quelle con i gruppi irregolari. -
Storia della signora Contenitore e della sua amica la signorina Tazzina da Caffè. Ediz. illustrata
La Signora Contenitore trattenne il respiro e chiuse gli occhi sperando bene quando... Età di lettura: da 4 anni. -
Per l'edizione dell'«Arcadia» del Sannazaro
L’Arcadia – il modello principe del romanzo pastorale per tutto il Cinquecento e ancora nel Seicento – fu scritta da Jacopo Sannazaro verso la fine del Quattrocento e pubblicata, dopo un lungo e tormentato processo di elaborazione stilistica, per la prima volta – nella sua ultima redazione – a Napoli nel 1504 dall’editore Summonte. Parallela alla grande fortuna – testimoniata dalle numerose riedizioni e ristampe che si susseguirono nell’arco di quasi due secoli –, l’opera conosce una vicenda editoriale assai travagliata: continui interventi dell’A. – proseguiti a più riprese e in un estenuante lavorio di limatura per almeno un quindicennio –, guasti nella trasmissione, contaminazioni, sovrapposizioni di testimoni, ecc., hanno concorso a determinare un quadro filologicamente molto complesso, tale da rendere ardua – e di fatto a tutt’oggi non realizzata – un’edizione diacronia e finalmente critica dell’opera. In questo denso saggio, Gianni Villani affronta tutti i nodi ecdotici presenti nella tradizione del testo, con particolare riguardo alla situazione, tutt’altro che limpida, delle ecloghe. Ad un esame attento e rigoroso dei testimoni dell’opera, segue il puntuale commento delle numerose varianti attestate, mentre una prima collazione delle stesse evidenzia complessità – finora mai debitamente affrontata e discussa – dei massicci interventi d’autore, tecnici e stilistici, sul dettato originale.Uno studio importante, che non solo reca un contributo d’indubbio rilievo all’indagine sul Sannazaro, ma mette a disposizione degli studiosi una serie di materiali indispensabili per la progettata – e vivamente auspicata – edizione critica dell’Arcadia. -
Vittoria Accoramboni
La drammatica storia di Vittoria Accoramboni, dama e poetessa tra le più note del suo tempo, che affascinò ed ispirò non solo Stendhal ma anche l’opera di altri celebri scrittori come Tieck, Adry e Webster. -
Margherita di Provenza
Evocata da Dante nel Canto VI del Paradiso, celebrata nel Roman de la Rose, moglie di Luigi IX, abbagliante figura di Santo, Margherita di Provenza è stata regina assai amata nel Medioevo quanto figura disconosciuta in epoca moderna. La tradizione storica poi ne ha consegnato un’immagine distorta e superficiale, di donna leziosa, capricciosa, preoccupata soltanto delle sue acconciature e dei suoi abiti. In questo libro, Gérard Sivéry – illustre storico medievalista – supera ampiamente questa visione antiquata e stereotipata, raccogliendo i frutti di una ricerca appasionata e minuziosa durata più anni, la quale ha prodotto nuove e inaspettate testimonianze storiche sugli usi, i costumi e in particolare la condizione generale della donna nel Duecento francese. -
Sentenze e motti di spirito
Economista, diplomatico, magistrato, l’abate Ferdinando Galiani (Napoli 1728-1787) può probabilmente essere considerato il più “europeo” degli illuministi italiani suoi contemporanei, tra i quali spicca per la cultura enciclopedica e cosmopolita, aperta a tutte le sollecitazioni del suo tempo. Delinea, dell’uomo e dell’erudito, un profilo quanto mai significativo la presente scelta di “voci” – massime, sentenze, aneddoti, motti di spirito, ecc. –, disposte alfabeticamente e ricavate dalle più diverse opere, manoscritte e a stampa, dell’abate (trattati economici e giuridici, scritti satirici e d’occasione, epistolari, ecc.), lungo un arco di oltre quarant’anni. Ma la raccolta non si esaurisce in una semplice silloge di testi “esemplari” o in una svagata collezione di quadretti tipici di un Settecento di maniera. Documenta piuttosto lo spirito arguto del Galiani, la vivace personalità – che lo rese, durante il soggiorno parigino in qualità di segretario d’ambasciata (1759-1769), beniamino dei salotti più esclusivi della capitale –, il gusto per la narrazione, che sapientemente arricchisce di apologhi curiosi, di esempi sapidi, la profonda dottrina, la vasta esperienza mondana. Queste pagine allora non restituiscono soltanto l’immagine di un grande illuminista, oggi forse disconosciuto, ma offrono anche una testimonianza autorevole e preziosa su fatti, cose, persone di un periodo fondamentale nella storia della civiltà europea. -
Il dialogo di Salomone e Marcolfo
Redatto vicino Monaco da mano ignota nella prima metà di Quattrocento, il Dialogus Salomonis et Marcolfi è una gustosa altercatio – ovvero disputa a due, fatta di rapidissime botte e risposte – tra il re Salomone, pieno di sapienza e di gloria, e il rozzo villico Marcolfo, brutto e sgraziato, ma eloquentissimo. Oggetto del contendere è il potere: l’uno difende, con toni “alti” e nobilitati da frequenti citazioni bibliche, i fondamenti teorici dell’ordine costituito; l’altro rivendica, con tutta la forza del suo osceno «sermo rusticus», il diritto a un nuovo ordinamento sociale – che si può già definire “borghese” –, basato non più su principi astratti, ma su precise istanze pratiche e materiali, in un crescendo concitato di tensione narrativa, fino al sorprendente e dissacrante scioglimento finale. Dalla Germania l’operetta giunse, non si sa bene come, fino a Venezia, dove conobbe una discreta fortuna e numerosi volgarizzamenti, tutti improntati però a un’impietosa e severa revisione censoria, tesa a limitarne – tramite tagli, moralizzazioni, deformazioni e sostituzioni di singole parole o di intere frasi – la doppia valenza trasgressiva, verbale e ideologica. Il bel volgarizzamento che qui si propone a fronte dell’originale latino, El dialogo de Salomon e Marcolpho – stampato a Venezia nel 1502 da Giambattista Sessa –, costituisce per l’appunto un esempio quant’altro mai significativo di questa operazione banalizzante, che non riuscì tuttavia a spegnere per intero la portata trasgressiva del messaggio di Marcolfo. -
Apologia e lettere
Lorenzino de’ Medici (1515-1548) è uno dei personaggi storici che più ha ispirato la fantasia degli scrittori, da Margherita di Navarra a James Shirley, da Vittorio Alfieri a de Musset, da Sem Benelli fino al recente romanzo dell’americano Arvin Upton, Lorenzino (1977). Motivo di questa notevole fama postuma è l’omicidio che egli commise, la notte del 5 gennaio 1537, uccidendo il giovane duca di Firenze, nonché suo lontano parente, Alessandro de’ Medici. Il fatto attirò sulla città toscana l’attenzione di tutta l’Italia e di mezza Europa, scatenando al contempo le reazioni dei due partiti in campo – medicei filo-imperiali e fuoriusciti filo-francesi, di cui Lorenzino faceva parte –, che si concretizzò in numerosi opuscoli pro e contro il tirannicidio. Il pericolo, ben chiaro a Lorenzino, era che il suo gesto venisse travisato: per questo volle scrivere – in data imprecisata – la presente celebre Apologia. Lodato da Leopardi come un capolavoro dell’eloquenza italiana moderna, il breve scritto narra la preparazione e l’esecuzione del delitto, mentre tenta al contempo di darne una giustificazione etico-politica. Lorenzino è convinto infatti d’aver realizzato un’impresa degna dei grandi tirannicidi del passato – primo fra tutti Bruto –, in quanto non ha esitato a rischiare ogni cosa – casa, affetti, beni, la vita stessa – pur di eliminare il tiranno e ridare la libertà al popolo.La decina di lettere – datate tra il gennaio 1537 e il luglio 1544 – raccolte nella seconda parte del volume gettano poi una luce vivida e immediata sugli avvenimenti successivi al delitto, e costituiscono quindi un ideale e necessario completamento dell’Apologia. -
Dieci lettere private
Di Machiavelli è a tutti noto il lato più ufficiale e “serio”, quello dello studioso di complessi problemi storici e politici. Ma queste Dieci lettere sono state raccolte proprio con lo scopo di far conoscere qualcosa in più anche dell’“uomo” Machiavelli, e di mostrare lati, insospettabili ai più, del suo carattere e della sua vita quotidiana. Scritte fra il dicembre del 1509 e l’agosto del 1525, rivolte a diversi interlocutori, ma in maggioranza all’amico Francesco Vettori, le lettere in questione svelano le passioni, le abitudini e le private opinioni del geniale Segretario fiorentino, offrendone un ritratto per più versi sorprendente. Non è difficile infatti scorrendo queste pagine, cogliere il Machiavelli mentre narra sfortunate avventure erotiche o spettegola sulle “particolari” tendenze di un amico comune, o ancora è preoccupato per gli urgenti lavori da apportare alla casa di campagna e per i quali non ha i denari sufficienti. In ogni situazione, però, Machiavelli appare soprattutto un narratore sapidissimo e inventivo, un trasfiguratore della realtà su moduli esplicitamene novellistici, memori della lezione stilistica bocacciana.Un vivacissimo registro parodico, il filtro di una grande cultura letteraria che si frammette efficacemente fra la realtà più corriva e lo sguardo saggio e divertito che la osserva: ecco l’atteggiamento ironico e riflessivo, sapiente e disincantato di queste missive, in cui facilmente si ritrovano il genio e l’acutezza interpretativa che avevano presieduto alle grandi opere teorico-politiche e storiografiche. -
Liriche arabe di Spagna
La letteratura ispanoaraba – il cui inizio data convenzionalmente alla seconda metà dell’VIII secolo – appare percorsa, nelle sue varie manifestazioni, da laceranti e irrisolti contrasti, derivati sia dalla forzata convivenza dell’elemento arabo con il sostrato romanzo e cristiano, sia dal sentimento di esclusione e di esilio provato nei confronti della lontana madrepatria. In più, per le poesie oggetto della presente raccolta, entra in gioco la difficile situazione politica maturata nell’XI secolo, quando l’aggravarsi delle lotte intestine determinò in breve tempo la dissoluzione del califfato di Cordova in una congerie di principati autonomi. Tensioni, ansie, disillusioni formano dunque la sostanza più intima di queste poesie, opera di poeti tra i massimi del loro tempo e della loro cultura: Ibn Hazm (884-1064), Ibn Zaydûn (1003-1071), Ibn Khafâja (1058-1139). Dietro il velo in apparenza leggero e disimpegnato delle liriche qui antologizzate – intente a cantare i piaceri della carne e della tavola, lodando a turno la bellezza di una donna, la grazia di un fanciullo, la potenza di un vino forte e trasparente; ma non indifferenti al fascino di un paesaggio, di un tramonto, di un bel giardino – si avverte in realtà una malinconia profonda: tutto finisce con l’apparire precario e transitorio, e impossibile godere a pieno di una felicità che sembra comunque passeggera. Accompagnata da un’Introduzione storico-critica e da un essenziale apparato di note, queste Liriche offrono al lettore moderno una vivida testimonianza di un’antica e nobile civiltà, certo poco nota in Italia, ma ricca di umanità e di alti valori culturali. -
Schizzi a penna
Esponente di punta della Scapigliatura milanese, Emilio Praga (1839-1875) fu non soltanto apprezzato poeta (tra le sue raccolte: Tavolozza, 1862; Penombre, 1864; Fiabe e leggende, 1867, ecc.), ma anche pittore dotato di sicuro talento, tanto da influenzare in qualche modo, come denunciamo alcuni dei titoli appena ricordati, la sua stessa attività letteraria. Ulteriore conferma di ciò, ancora a partire dal titolo, viene proprio da questi Schizzi a penna. Pubblicati tra il febbraio e il marzo del 1865 sulla milanese «Rivista minima», diretta da Antonio Ghislanzoni, sono il risultato di alcuni vagabondaggi “artistici” compiuti da Praga in Francia, Olanda, Svizzera, tra il 1857 e il 1859. Sono qui raffigurati, con gusto “pittorico”, personaggi incontrati e fatti accaduti durante quel lungo, affascinante viaggio: l’arrivo a Dunkerque e il primo impatto con la città, sotto la guida smaliziata di un vecchio “cicerone”; un rapido flash sul viaggio compiuto in carrozza, in compagnia di zotici, vecchi e chierici, alla volta della Svizzera; l’incontro con i semplici abitanti di un villaggio alpino e con le loro leggende, abitate da fate, incantesimi e fantasmi. In Appendice, poi, è collocato uno “schizzo” più tardo, Garibaldi fra i volontari, apparso nel 1866 sul quotidiano milanese «Il Pungolo», come necessario completamento della serie. Pubblicati in versione integrale, puntualmente commentata, questi Schizzi testimoniano una vena narrativa felice e leggera, forse insospettabile in un poeta-pittore, che aspirò comunque a essere “artista” nel senso più ampio del termine. -
Tutte le opere
L’opera omnia di Orazio offerta nella serie verde de “I Diamanti”. Ogni opera è presentata da una nota introduttiva, e accompaganata da note di commento. Testo latino a fronte. -
Friedrich Nietzsche
Teorico del superuomo e della volontà di potenza, padre spirituale del nazismo, esaltato sacerdote dell’irrazionale e di ogni impulso dionisiaco, araldo della “morte di Dio”: queste e altre letture mitizzanti sono state condotte, e vulgate, del filosofo che forse più di ogni altro ha inciso sulla cultura novecentesca, Friedrich Nietzsche (1844-1900). Soltanto di recente, dagli anni Settanta in poi, si è tentato di definirne criticamente il pensiero su altre basi, a partire da un nuovo approccio, filologicamente accertato, alle sue opere (in edizione critica nel 1980), proprio allo scopo di sgombrare il campo da equivoci, distorsioni e strumentalizzazioni. In un quadro, dunque, di rinnovato interesse si colloca anche il presente volume, che mette a frutto tanto i più recenti studi (francesi, americani, tedeschi, italiani, ecc.) in materia, quanto la citata edizione critica, fondamentale per accedere ai testi nella loro lezione autentica. In queste pagine, la ricostruzione delle vicende biografiche di Nietzsche (l’infanzia e l’adolescenza, l’insegnamento all’Università di Basilea, dove per dieci anni tenne la cattedra di Filologia classica, le peregrinazioni tra Svizzera, Francia e Italia, la difficile, quotidiana convivenza con la malattia, fino al crollo psichico, intervenuto nel gennaio 1889) procede di pari passo con la puntuale analisi dei suoi scritti, con maggiore attenzione per i più importanti (La nascita della tragedia, Così parlò Zarathustra, Al di là del bene e del male, La volontà di potenza, ecc.), ma senza dimenticare i “minori” (Aurora, Ecce homo, L’Anticristo, ecc.). Ne risulta uno stimolante e leggibilissimo libro, il cui obiettivo è, secondo le parole degli autori, «fornire una prima introduzione a Nietzsche quanto più possibile priva di infondati e convenzionali pregiudizi, in grado invece di accostare il lettore a una considerazione attenta e storicamente fondata della sua vita e delle sue opere». -
I canti e le Operette morali
Il volume riunisce due delle maggiori raccolte leopardiane: I Canti e le Operette morali. Una raccolta affascinante e complessa percorsa da una fondamentale tensione dialettica tra il radicalismo pessimistico di “una filosofia dolorosa, ma vera” e gli “inganni dell’immaginazione”. L’edizione è corredata da un ampio apparato di note di commento a cura di Gino Tellini, e da argomenti, abbozzi e postille posti in Appendice. -
La leggenda di san Giuliano l'ospitaliere
Progetto caro a Flaubert (1821-1880), che lo coltivò per circa trent’anni prima di consegnarlo alle stampe, nell’aprile del 1877, la Leggenda narra la terribile storia dello spietato cacciatore Giuliano, che, dopo essersi macchiato del sangue di innumerevoli animali e aver corso il mondo attraverso mille avventure, uccide i genitori, si infligge durissime penitenze e guadagna alfine la gloria celeste. La vicenda, nota all’A. per il tramite di varie fonti, viene trattata con somma perizia, fino a raggiungere l’estrema raffinatezza di un vero e proprio bijou letterario: al sapiente intreccio di elementi fiabeschi, agiografici, epico-cavallereschi, soprannaturali, orrorosi, scritturali, corrisponde infatti il paziente lavoro di cesello linguistico, grazie al quale termini arcaici, parole rare, accezioni desuete vengono incastonati, sorta di perle lucenti, nel tessuto vivo della lingua corrente. In apparenza semplice, ingenua, “facile”, la Leggenda – qui con testo francese a fronte – si rivela dunque ad un più attento scandaglio, opera di grande ricchezza e complessità, vero capolavoro di lingua e di stile. -
Le rime
In due tomi tascabili ed eleganti, il canzoniere immenso del Tasso. Immenso per il numero di componimenti (1708 – un unicum nella letteratura italiana) e per la loro importanza storica. La ricchezza tematica e metrica fa delle Rime uno dei più fervidi laboratori sperimentali della lirica tra Rinascimento e Barocco. Correda l’edizione un’ampia introduzione e ricche note di commento. -
Le satire. Testo latino a fronte
Raccolte in un unico volume, con testo latino a fronte, Le Satire di Persio e Giovenale mutarono radicalmente la tradizione satirica luciliana e oraziana. In entrambi i motivi autobiografici sono evanescenti se non assenti del tutto, i destinatari non sono più gli amici, ma un pubblico di lettori ai quali il poeta denuncia con tono invettivo i vizi di una società corrotta che sente a lui estranea. Entrambi i poeti godettero di enorme fortuna presso i grammatici antichi; nel Medioevo la loro opera divenne oggetto di studio nelle scuole, ciò ne garantì la diffusione, favorita anche dalla presenza di toni spiccatamente moralistici che la resero gradita alla tradizione satirico-moralistica europea. -
La vita nuova-Le rime
La Vita Nuova e Le Rime di Dante presentate in un’edizione elegante e maneggevole, corredata da note esplicative chiare e scrupolose. -
Lingua e dialetto nella tradizione letteraria italiana. Atti del Convegno (Salerno, 5-6 novembre 1993)
Si è tenuto a Salerno, nei giorni 5 e 6 novembre 1993, un Convegno organizzato dal «Centro Pio Rajna», in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica e Discipline dell’Interpretazione del locale Ateneo, sul rapporto tra Lingua e dialetto nella tradizione letteraria italiana: un tema di grande interesse, al quale è finora mancato un approccio critico serio e approfondito. Nel 1967, nel suo Storia e geografia della letteratura italiana, Carlo Dionisotti richiamava l’attenzione degli studiosi sulla necessità di affrontare la nostra storia letteraria in una prospettiva nuova e più ampia, che tenesse conto anche del fattore geografico e dialettale. Ogni regione italiana offre infatti, accanto a quella in lingua, una produzione in vernacolo, spesso di grande rilievo, che non è lecito in alcun modo ignorare: e basti pensare ai poeti napoletani Giulio Cesare Cortese e Giovan Battista Basile, al milanese Carlo Maria Maggi, nel Seicento, a Goldoni, a Porta, a Belli, e, in tempi più recenti, a Salvatore Di Giacomo, a Trilussa, a Eduardo De Filippo. Il Convegno ha inteso quindi, da un lato, ricostruire un quadro complessivo, di necessità sintetico, ma per quanto possibile compiuto, delle principali letterature dialettali d’Italia, esaminate in ordine geografico: dalla piemontese alla lombarda, dalla veneta alla friulana, dalla romanesca alla campana, alla siciliana, alla sarda, ecc.; dall’altro, mettere a fuoco, attraverso alcune relazioni iniziali, fondamentali problemi d’ordine critico e storico. Ne è emerso un panorama estremamente ricco, vario e mosso, per toni, voci, tematiche, che appare assolutamente necessario recuperare e riconsiderare adeguatamente all’interno del più ampio disegno della letteratura nazionale. Numerose comunicazioni poi, su aspetti e figure particolari della complessa realtà vernacolare, hanno completato i lavori, i cui risultati sono affidati ora a questo consistente volume di Atti.