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Polvere e pioggia
Edgar Allan Poe ha scritto di un verme conquistatore in cui si risolve il dramma dell'umanità; i testi sacri ci hanno insegnato che ogni ambizione e avventura, ogni piramide e cattedrale, ogni promessa e speranza, nasce dalla polvere e alla polvere è destinata a ritornare. Bencivenga parte da questa intuizione e declina il trionfo della polvere, innanzitutto, come onnipresenza linguistica. Le metamorfosi semantiche della polvere, osserva Giuseppe Ledda nella sua postfazione, comprendono non solo la polvere dei secoli e le torri e i miti caduti biblicamente nella polvere, ma anche la polvere di stelle e la polvere da sparo, la polvere d.oro e quella «più bianca della farina» con cui si cerca un'«estasi a buon mercato». La polvere che gli zoccoli dei cavalli sollevano nella piana e quella cui il ragionamento logico riduce le nostre abitudini. Granelli che si agitano nel vento, come si agitano le gocce di pioggia che li imitano e li contrastano. Ma in questa tormenta si disegna una possibile, temporanea, arrischiata salvezza. Potrà forse venire dalla spontanea, casuale aggregazione dei granelli e delle gocce, che qui ripetutamente si addensano passando dalla scansionemetrica della poesia alla compattezza (illusoria?) della prosa. O forse, invece, dall'accettare la frammentazione, la perdita di una sicura identità, la fusione con l'altro e nell'altro. -
I lunedì. Principesse, amanti, salonnières e muse galanti
In pieno Ottocento industriale e utilitario Sainte-Beuve si è volto di preferenza verso quella palestra dell'esprit e del gusto che furono i salotti mondani e letterari del XVII e XVIII secolo. Questi angoli dimenticati egli li farà conoscere assieme a ""quelle glorie più dolci"""" che, in veste di salonnières, furono le protagoniste del rinnovamento della Francia letteraria: le Sévigné, le La Fayette, le du Deffand, le d'Épinay. Di questa conversazione mondana Sainte-Beuve si farà eco nelle sue Causeries che si configurano, perciò, come un vero e proprio salotto, un luogo amabile di scambio e di conversazione, in cui a giorni fissi, il lunedì di ogni settimana, il critico-causeur intrattiene i suoi lettori ed entra in un ideale colloquio con le figure predilette del passato."" -
Ma dobbiamo continuare. 73 per Elio Pagliarani a un anno dalla morte
"La coralità implicita nella poesia di Pagliarani, il suo volere assumere (mai riassumere) gli altri in una voce che riusciva """"oggettiva"""", è a nudo in questo volumetto di dediche e omaggi di settantatré fra amici, allievi e compagni di strada, quasi che, al momento del dolore, molti dei maggiori critici e scrittori di oggi si siano incamminati ad abbeverarsi alla fonte morale di un'intera lezione poetica e si siano sentiti incaricati, in molti, del suo cuporadioso segreto..."""" (Maria Grazia Calandrone)" -
La nascita del Che. Racconti da Cuba
Nelle pagine dei racconti ""La nascita del Che"""", a partire dal primo ed eponimo, attraverso un io narrante che fa pensare al Hrabal di """"Una solitudine troppo rumorosa"""", passa un'aria assiepata e sfatta, di astuzia e decadimento, di inganno e di destino. Da un lato c'è la voce dell'avventura dentro un mondo che può (ancora) prestarsi all'imprevisto, alle folgorazioni di un ancora credibile fantastico naturale, dall'altro la registrazione di un inganno ottico, di una realtà che accade nella storia (e che dunque ne subisce i sussulti, ne enfatizza gli scarti, ne osserva le infiltrazioni, le ruggini, le crepe). Ma realtà che accade anche nella memoria, e in una memoria a sua volta sdoppiata: per un verso l'illusione di un mondo sensibile, per altro verso il confronto con un vuoto o un'assenza, il tentativo di colmare un bisogno d'incontro che passa attraverso le tracce di qualcosa che giace nello sprofondo di un immaginario labirinto del possibile. Il tutto addensato in una scrittura satura, piena d'echi; impastato in un linguaggio che assomiglia alla sorprendente e surreale baia de Regla (paesaggio di un cimiteriale acquatico, metafora di un raggrumarsi delle Storie) che anima buona parte delle pagine finali."" -
Due anni di politica italiana (1943-1945)
L'opuscolo di Bruno Visentini sulla lotta politica in Italia nel biennio 1943-45, qui riproposto per la prima volta dopo settant'anni, è apparso 'a caldo' nell'estate del '45. Ma in seguito è stato pressoché dimenticato dagli studiosi del Partito d'Azione. Il momento era cruciale. Ferruccio Parri aveva appena ottenuto l'incarico di presidente del Consiglio e i militanti del PdA speravano che il suo governo di grande coalizione potesse dare il via a una stagione di importanti riforme. Mera illusione, che svaporerà già in novembre, con la caduta di Parri e l'inizio dell'era De Gasperi. Visentini ripercorre, con sapienza politica e giuridica, gli snodi cruciali del periodo precedente: dal 25 luglio '43 all'8 settembre; dalla togliattiana ""svolta di Salerno"""" ai governi Badoglio e Bonomi; dalla Liberazione all'insediamento di Parri. Domina nel pamphlet la """"questione istituzionale"""", cavallo di battaglia del PdA, irremovibile nella scelta repubblicana. Che sin dall'8 giugno del '44 verrà fatta propria da tutti e sei i partiti del Cln (nonostante gli ondeggiamenti di Dc e Pci). E che finirà per prevalere nel referendum del 2 giugno '46."" -
Carteggio. Vol. 1: 1896-1900
Questo è il primo volume, comprensivo degli anni che vanno dal 1896 al 1900, delle lettere che Benedetto Croce e Giovanni Gentile si scambiarono fino al 1924. Edito per la prima volta in forma unitaria e integrale, il Carteggio permette di seguire, attraverso un fitto dialogo intellettuale, filosofico, politico e umano, la formazione di due distinti sistemi di pensiero che hanno dominato, in Italia e non solo, la prima metà del secolo ventesimo e sono ancora vivi in questi primi anni del ventunesimo, contribuendo, nella nuova forma, alla migliore comprensione dei tempi e dei modi della loro genesi. Aver ricomposto in unità di stampa i due epistolari consentirà al lettore di entrare nel vivo di un alto capitolo di storia filosofica, fin nelle ragioni che coinvolsero Croce e Gentile nel convergere, nel divergere e poi nel separarsi. Introduzione di Gennaro Sasso. -
La ricevuta
Tommaso Prina, il giovane che dal nulla è diventato padrone del mulino più grande della piana saviglianese, smarrisce in tempo di guerra una ricevuta. È il corrispettivo di un prelievo forzoso di farina operato dalle autorità fasciste durante gli scioperi del marzo '43 e mai pagato. Sullo sfondo della affannosa ricerca di ciò che ha perduto e della rivendicazione di un diritto negato, fluisce tempestoso e tragico l'intero '900, visto con gli occhi di un uomo che perde progressivamente il contatto con l'evoluzione della società, del costume e con le più intense vicende della sua stessa famiglia, dominato com'è da un'unica ossessionante ""questione di principio"""". Che si risolverà beffardamente da sé, ma richiedendogli il prezzo più alto e facendone, suo malgrado, un simbolo della condizione umana. Ambientato nella piana saviglianese, il racconto compone, con mano leggera e insieme partecipe, la storia di una famiglia e l'affresco di un angolo della provincia italiana con i suoi drammi, i suoi amori, le sue tensioni morali e la sua inconscia ricerca di un argine allo spaesamento del mondo."" -
Mare aperto
"Il verso di Pietro Federico potrebbe apparire a un primo sguardo prosastico, ma non lo è affatto: lo innerva un suono tronco e preciso che s'apre talora a slarghi lirici, che si condensa in brevi immagini di suono e senso: 'Ho visto i tuoi capelli grigi / bianchi sulla nuca'. Pietro Federico è lontano sia dagli eccessi prosastici di tanta poesia contemporanea come dagli sperimentalismi persistenti nel panorama italiano. Ha scelto una scrittura capace di riconnettersi non solo alla nostra grande tradizione lirica, una scrittura che non si rifà solo ad altre pagine, ma al calore vivo di cose e vicende."""" (Umberto Piersanti)" -
Oltre i titoli di coda
Il titolo di questa raccolta di Giovanna Marmo, ""Oltre i titoli di coda"""", ci segnala che siamo nel campo della visione, come già accadeva con il precedente """"Occhio da cui tutto ride"""". L'occhio, il vedere, dunque, e i suoi confini: le palpebre e quel loro oltre che inesorabili rimandano a un invisibile che siamo abituati a pensare nero, assenza di luce, e che qui ci appare piuttosto come un nitore, un candore abbagliante, privo d'interferenze."" -
Tutta l'opera in versi 1944-2015
Monumentale riepilogo di un'attività poetica protratta senza interruzioni lungo l'arco di un intero settantennio, questo volume è anche un'opera organica e a suo modo originale, sia per la sistemazione tematica dei testi, sia per l'instancabile lavoro di cesello, eseguito perfino sulle bozze. Luisi ha saputo toccare, indifferentemente, la corda civile e quella privata, è stato realista e leggendario. Ha praticato il verso libero e le forme chiuse, intrecciando in particolare intere corone di sonetti con una scioltezza e una felicità, che raramente si riscontrano nella poesia contemporanea. È stato frammentario e laconico fino alla misura estrema, aforistico-epigrammatica, dello stornello e dello haiku, ma anche, alla bisogna, torrenziale, versando la sua vena narrativa o i suoi scarichi di coscienza in ariose e fluide forme poematiche. Leggendo le liriche di Luisi, si ha l'impressione di sfogliare il grande album della vita, dove le circostanze biografiche del poeta s'intrecciano con gli episodi salienti della storia, dalle macerie del secondo conflitto mondiale ai recenti, drammatici, esodi di interi popoli, messi in fuga dalla fame e dalle persecuzioni. -
Annibale
Che cosa significa agire? È, la nostra vita, qualcosa di più di una serie di episodi? A quali condizioni potremmo pensare di esserne i protagonisti? Sono le domande che tormentano Annibale all'indomani della straordinaria impresa di Canne. Ha affrontato e distrutto il più grande esercito mai visto: ottantamila uomini inviati da Roma per chiudere la partita che lui aveva iniziato anni prima, al di là dei Pirenei. La città nemica è a poca distanza, indifesa; la sua vendetta e quella del suo popolo stanno per essere consumate. Ma non sa decidersi a sferrare il colpo mortale. Perché? Quale ruolo sta giocando, e chi gliel'ha assegnato? Chi ha scritto questa storia? Mentre la sua incertezza si apre a vari finali possibili, il suo dramma diventa quello della teatralità della vita, e della vitalità del teatro, in un continuo rimando fra esperienza e teoria in cui i medesimi problemi compaiono come riflessi da specchi paralleli, dando luogo a ripetizioni infinite. -
Il laboratorio di sé. Corrispondenza. Vol. 1: 1800-1806
Dall’adolescente che invia le sue lettere a Grenoble come tante dichiarazioni di guerra contro il padre, fino al console disilluso di Civitavecchia che gioca un’ultima partita d’esprit, passando per l’intellettuale dell’anno X che redige il suo breviario di Ideologo in erba, o ancora per l’amante respinto da Métilde che mormora le sue malinconiche monodie, lunga è la lista di questa opera plurale che è la Corrispondenza di Stendhal. Questa maieutica epistolare è soprattutto attiva negli anni giovanili, ma è attraverso lo scambio epistolare che Beyle si apre la via che lo condurrà fino a Stendhal. -
Fratelli
È poesia - quella di Garufi - che scaturisce dallo strappo e dal dolore, e che non rinuncia a quel dolore universale su cui s'interroga e a cui cerca di dare risposta, che è poi la risposta stessa della ragione di scrivere: ""Ma tu, esiliato scriba, a chi dedichi/ il tuo canto e perché?/ È la domanda onnipresente/ che mi faccio e che rivolgo/ alla pagina alla sua frontiera/ contro lo scorrere dei corpi martoriati/ delle case senza voci dei soffocati/ gemiti e guardo e scrivo/ di quelle mani tese, così in alto.../ (e il mio cruccio è il vero pianto)"""". Dove - al di là dell'indignazione che pure si affaccia, e che rende meno aggiuntive le crudeli, secche e icastiche Poesie del disamore - c'è da notare almeno la condizione d'esilio in cui il poeta si colloca, insieme con l'abbraccio comunitario (la comune ferita), il fondativo interrogarsi e interrogare, l'iconica raffigurazione (vagamente espressionistica) delle """"mani tese"""" in quell'alzata sospensiva (le frequenti aposiopesi di Garufi sono gli indizi di una umanissima ma non crepuscolare, se non in senso non banalizzabile, """"perplessità""""), e infine il notevole enjambement """"soffocati/gemiti"""" a incidere, se si può dirla così, un ossimoro voltato in visione: e persino in religiosa visione."" -
Mademoiselle Camille Claudel-Moi
"La vocation suivie patiemment et naïvement devient une fonction presque physique, une manière d'exister qui embrasse tout l'individu"""", scriveva Gustave Flaubert nel 1853. Qualche anno dopo la scultrice francese Camille Claudel (1864-1943) sarà un altro mirabile esempio, altissimo e nel suo caso drammatico, di questa luminosa espressione, che racchiude in sé un'etica e un'estetica. Attraverso i testi, alcuni per la prima volta in traduzione italiana, di chi la conobbe e scrisse sulla sua vita e sulla sua arte, si ripercorrono qui le tappe principali del suo appassionante e sofferto Chemin de la vie (dal titolo di una delle sue opere più celebri) dalla creazione all'esilio, dal sogno all'incubo. In appendice il testo drammaturgico Moi, a lei dedicato e ispirato." -
La mafia si può vincere
Il libro di Giacomo Ciriello, già Capo della Segreteria del Viminale con Roberto Maroni ministro, ripercorre la storia della legislazione antimafia del IV governo Berlusconi, tra il 2008 e il 2011, riportando i dati e i risultati dell'azione condotta in quegli anni dall'esecutivo per sconfiggere Cosa Nostra. La ricostruzione dell'attività istituzionale segue un ordine cronologico, partendo dal primo Consiglio dei Ministri tenutosi a Napoli due settimane dopo il giuramento del Governo, che portò all'approvazione del pacchetto sicurezza, fino agli ultimi protocolli di legalità e agli arresti di superlatitanti nell'autunno 2011, il numero e il valore dei beni confiscati alla mafia, lo scioglimento degli Enti locali con infiltrazioni mafiose. -
Vita breve e rivoluzioni perdute di Napoleone Luigi Bonaparte
Napoleone-Luigi Bonaparte, figlio di Luigi Bonaparte, uno dei fratelli dell’imperatore esiliato a Sant'Elena, si batté per l'indipendenza d'Italia nei moti risorgimentali del 1831. Non morì in battaglia, però, bensì per una comunissima malattia, la rosolia, anche se qualcuno parlò di un avvelenamento. Se ne andò nel marzo del '31, nella camera di un albergo di Forlì chiamato del Cappello. Poco prima aveva inviato una lettera al Papa, Gregorio XVI, chiedendogli di rinunciare al potere temporale in nome del “libro più liberale che esista, il divino Vangelo”. Il suo ricordo, e la sua lettera clamorosa al Pontefice, sbiadirono nel corso del tempo, offuscati dalla fortuna e dalla fama del fratello, salito sul trono di Francia come Napoleone III. La moglie Charlotte, amica di Giacomo Leopardi, pochi anni dopo ebbe in sorte a sua volta una fine drammatica in una locanda di Sarzana, uno dei luoghi di origine dei Bonaparte. Questo è il racconto fatale e stendhaliano, romantico e carbonaro, della vita breve del nipote di Napoleone Bonaparte e della sua rivoluzione frantumata. Ci sono i sogni e le speranze, le ambizioni, le illusioni e le ingenuità di un giovane, che, come la Mathilde di ""Il Rosso e il Nero"""" di Stendhal, avrebbe potuto dire: “Senza una grande passione, languivo di noia nel periodo più bello della vita”."" -
Gli anni della contestazione e della violenza. Carteggio 1965-1977
Dal carteggio che il giurista e storico Arturo Carlo Jemolo intrecciò con il giornalista Carlo Casalegno, diventato vicedirettore, emerge un’Italia tormentata da «una burocrazia inefficiente, da un’organizzazione giudiziaria incongruente, da un potere legislativo pletorico, da un dissesto finanziario inesorabile». È un forte desiderio di rinnovamento morale che rende le loro osservazioni preziose anche per le sfide che la nostra democrazia deve affrontare. -
La fine delle buone maniere
Trascorrere la propria esistenza in un'età decadente, nella spazio materiale della città e in quello virtuale del ricordo. Mentre la quotidianità affila sui nervi un rasoio. Il racconto a matrioska, che emerge attraverso alcune analogie e una metafora. Incastonate tra le storie del presente troviamo, latamente analoghe all'esperienza del protagonista (sorta di metempsicosi in cui non trasmigrano le anime bensì le biografie), vicende di personaggi dell'antichità che contemplarono con inquietudine e sconcerto la caduta della propria urbe-mondo: i gallo-romani Ausonio e Rutilio Namaziano, il bizantino Paolo detto il Silenziario. Negli altri quattordici capitoli appare la Genova aristocratica e familistica, riflesso labirintico della caduta di una civiltà borghese, descritta nei suoi riti e nelle sue contraddizioni. Capitale delle partecipazioni statali, nella lunga traiettoria dell'impresa pubblica, a fronte del generale declino italiano; sia dell'antico triangolo industriale che della Terza Italia dei fuochi fatui distrettuali. -
The differences between british and american english: an overview
Il volume affronta il tema delle differenze tra l'inglese britannico e l'inglese americano, argomento poco approfondito anche nei corsi universitari più avanzati. -
The relationship between pronunciation and spelling in british and american english
Il volume esamina, in dettaglio, la corrispondenza tra la scrittura e la pronuncia in inglese, con particolare attenzione alle differenze tra inglese britannico e inglese americano.