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«Aurora» di Friedrich Wilhelm Murnau
Sedotto da una misteriosa ""Donna di città"""", un giovane contadino arriva a pensare di uccidere la moglie, simulando un naufragio durante una gita in barca. Sul punto di commettere il delitto si ravvede e cerca di farsi perdonare. Un viaggio in tram, la metropoli, una nuova luna di miele, la riconquista della fiducia e dell'amore. Di nuovo insieme, sulla via del ritorno, la loro barca è investita da una furibonda tempesta e la donna scompare tra i flutti. Il destino realizza ciò che l'uomo ha colpevolmente desiderato. Disperazione, rimorso, solitudine, poi un miracolo. L'aurora annuncia la nascita di un nuovo giorno. Ipnotico e avvolgente, realistico nelle passioni raccontate e cosmico nelle luci e ombre con cui le sublima, """"Aurora"""" è un film entrato nella storia e nella leggenda del cinema, e anche nell'immaginario di intere generazioni di spettatori. Nel libro, oltre al racconto, alle immagini e all'analisi critica, scena dopo scena, del """"più bel film della storia del cinema"""" (Truffaut), si esamina alla sua luce l'intera opera di Murnau, il regista tedesco che """"ha portato il cinema muto alla perfezione"""" (Chaplin) e """"ha gettato le basi della sua arte"""" (Lang)."" -
8 ½ di Federico Fellini
«Il tortuoso, cangiante, fluido labirinto dei ricordi, dei sogni, delle sensazioni, un groviglio inestricabile di quotidianità, di memoria, di immaginazione, di sentimenti, di fatti che sono accaduti tanto tempo prima, e convivono con quelli che stanno accadendo, si confondono tra nostalgia e presentimento, in un tempo fermo e magmatico, e non sai più chi sei, o chi eri, e dove va la tua vita, che appare soltanto un lungo dormiveglia senza senso» (Federico Fellini). 8½: dietro un titolo misterioso come un codice cifrato, si cela il film in cui Fellini ha messo a nudo con spregiudicata sincerità la propria crisi di uomo e artista quarantenne. E un autoritratto fedele e immaginario, spudorato e ironico, che si addentra nella dimensione onirica, visionaria e reale del ""tempo interiore"""". Questo libro rievoca, con l'ausilio anche di un rilevante apparato iconografico, il complesso itinerario creativo che ha condotto il regista a ideare, preparare e girare il film in gran segreto. Ogni sequenza di 8½ è oggetto di un'accurata analisi che tenta di decifrare le forme della straordinaria originalità narrativa ed estetica di un capolavoro leggendario."" -
Morte nel giardino di Socrate
Atene, 408 a.C: un giovane campione olimpionico viene ucciso in circostanze misteriose. Nicomaco, comandante degli arcieri, riceve l'incarico ufficioso di scovare l'assassino prima che la morte del ragazzo - di simpatie anti-democratiche - inneschi una guerra fratricida in seno alla Polis. Le sue indagini si muovono attraverso gli angusti vicoli e le strade maestre della città, dall'Acropoli all'Agorà, allo Strategheion, e lo portano a contatto con figure di spicco come Alcibiade, Socrate, Platone, Ippocrate - che sul corpo del morto farà una terribile scoperta -, Lisia e molti altri. Man mano che avanza nella sua ricerca, però, Nicomaco si ritrova sempre più invischiato in una rete di spionaggio, cospirazione e tradimento che non solo coinvolge l'ambiente politico, ma la sua stessa famiglia. Intanto, il lungo conflitto con Sparta assume connotati impensabili e irreversibili, rivelandosi fatale per tutta la civiltà ellenica. L'Atene classica - con i suoi filosofi e i suoi costumi quotidiani - è lo scenario di un thriller dai ritmi incalzanti, con un protagonista moderno, pieno di contraddizioni: Nicomaco è un uomo in carne e ossa che ha paura e chiede consiglio, si fa corrompere ma si pente, ama sua moglie Aspasia e i loro figli ma soffre anche di gelosia nei confronti del giovane amante Licone. Allo stesso modo, vivi e palpitanti ci appaiono anche i grandi personaggi ai quali Sascha Berst affida alcuni ruoli del racconto, tra i quali il vecchio, leale Socrate e l'ombroso, sfuggente Platone. Insieme, protagonista e comprimari danno vita a un racconto di grande respiro, teso fino alle ultime pagine, quando la verità sulla morte di Periandro si intreccerà a una rocambolesca fuga da Atene e a una drammatica battaglia tra gli esuli ateniesi e l'esercito dei Trenta tiranni. -
Michael Cimino. I cancelli del cielo
Tristemente famoso per il gigantesco flop che ha distrutto La carriera di Michael Cimino e chiuso un'era di Hollywood, ""I cancelli del cielo"""" è stato, fin dalla sua uscita, una delle opere più controverse della storia del cinema. Avrebbe dovuto essere il film del lancio definitivo del regista, dopo il grande successo de II cacciatore, e invece è stato l'inizio di una fine rovinosa. Criticato aspramente, talvolta con punte di crudele sadismo, ancora prima che fosse terminato, e rimontato in una versione ridotta nel tentativo disperato di contenere l'enorme sforzo produttivo, si è guadagnato la fama di film maledetto, malgrado si tratti, in realtà, soltanto di una pellicola profondamente incompresa, condizionata dal miraggio di perfezione di Cimino e dalla sua natura di kolossal giunto con quarant'anni di ritardo. """"I cancelli del cielo"""" è la triste storia di un'ossessione che ha sfiorato le vette estetiche del sublime, prima di frantumarsi disastrosamente a causa della frustrante aspirazione di raggiungere l'assoluto."" -
Roland è morto e...
«Roland è morto. Me lo dice l'inquilina del piano di sotto. Piange davanti alla mia porta. Ha gli occhi rossi e il naso che cola. Ha indosso il suo golfino color malva e le espadrillas ai piedi. Vorrei sbatterle la porta in faccia. L'inquilina del piano di sotto viene sempre a darmi brutte notizie. Mi parla di gente nel mondo che non ha né braccia né gambe, che chiede l'elemosina all'uscita della metro, gente che ha malattie congenite e che nella vita parte col piede sbagliato. Mi parla dei buchi nell'ozono e delle mucche che scoreggiano in Paraguay... Stasera, mi comunica che il mio vicino di pianerottolo è morto. Mi disturba. Stavo guardando un porno in televisione. Roland è morto, ma non me ne frega niente. Non lo conoscevo, dopo tutto. Era il vicino della porta accanto. Sembrava vecchio, non aveva capelli. Camminava guardandosi i piedi. Viveva solo col suo barboncino e ascoltava i dischi di Mireille Mathieu. È tutto quello che so. A Roland piacevano i cagnolini riccioluti e le donne coi capelli tagliati a scodella. Non era tipo da rock'n'roll. In effetti, pensandoci, non sentivo più i dischi di Mireille Mathieu da diversi giorni.» L'ignaro protagonista del romanzo non sa ancora che la morte del povero Roland di lì a poco si abbatterà su di lui come una tempesta, sconvolgendo le sue pigre giornate di quarantenne disoccupato e imprimendo un'inaspettata, nuova direzione alla sua vita. Percorso da un umorismo agrodolce che ci tiene compagnia fino alle ultime pagine, ambientate su una spiaggia della Normandia, il romanzo di Nicolas Robin ci riconcilia con i dolorosi temi della morte, della solitudine, dell'abbandono affettivo. E alla parola ""fine"""", ci fa ritrovare con la nostalgia per una storia che - tra un sorriso e un moto di commozione -avremmo voluto seguire ancora a lungo."" -
Registi del mondo
Dall'Albania al Venezuela, e dall'epoca del muto fino ai nostri giorni, questo volume raccoglie una sterminata messe di cineasti che, per varie ragioni, non sono mai approdati alla notorietà internazionale: motivi di censura, di mercato, o anche di talento. Poco importa. Nelle pagine di questo dizionario, essi vengono schedati in dettagliate note bio-artistiche che ne riportano percorso professionale e titoli - ciascuno di questi ultimi sistematicamente accompagnato da un accenno di trama nonché dalla menzione degli attori principali. Dunque, un'inedita, amplissima rassegna che, pur senza ambire all'esaustività, per la prima volta offre ai lettori l'occasione di conoscere nomi e produzioni ""minori"""" della cinematografia internazionale: opere spesso inedite nel nostro Paese, talvolta marginalmente distribuite ma meritevoli di una riscoperta, oppure semplicemente portatrici di qualche curiosità filmica. Se i loro creatori sono stati il più delle volte semplici mestieranti, artefici di prodotti d'imitazione, accanto ad essi trovano posto anche molti misconosciuti innovatori dalle cui idee hanno poi preso inconfessatamente spunto registi di ben altra fama. Questa panoramica internazionale """"in campo lungo"""" rappresenta il frutto di un enorme lavoro di raccolta e selezione dei dati dalle fonti più disparate (addirittura migliaia tra siti web e repertori cartacei) e risponde con esattezza alle curiosità di qualunque appassionato o studioso di cinema. Curiosità che, fino ad oggi, avrebbero richiesto ore e ore di consultazione della Rete, con risultati spesso parziali o inesatti."" -
Esperimenti scientifici per tutta la famiglia. Meteorologia e non solo
Il simpatico meteorologo di ""Uno Mattina in Famiglia"""" e la sua co-autrice tornano, dopo il primo volume, a intrattenere i loro lettori con oltre 50 nuovi esperimenti scientifici. Si parla di meteorologia, certo, ma anche di elettricità e di magnetismo, di acustica e di ottica, e ancora di tanti altri argomenti legati ai fenomeni naturali. Come per i Piccoli esperimenti in famiglia, anche per questi divertenti nuovi test, i materiali necessari sono quanto di più semplice si possa immaginare- bottiglie e vasetti di vetro, buste di plastica, palloncini e candele, acqua, olio, cannucce di plastica, ecc. Un piccolo laboratorio casalingo che. sotto la puntuale guida degli autori, saprà regalare ai bambini - ma anche ai loro genitori o nonni! - il piacere di sperimentare sul campo le affascinanti leggi che regolano il nostro mondo. Età di lettura: da 9 anni."" -
Rossini. Codice di sangue
Appena trentasettenne, il grande Gioachino Rossini abbandonò misteriosamente la composizione di opere liriche, dedicandosi alla stesura di musiche sacre e da camera che tuttavia non pubblicò mai. A Parigi dove si era trasferito, nel 1863 realizzò il suo ultimo capolavoro, la Petite Messe Solennelle. Ebbene, è proprio in questo periodo che Enrico Stinchelli ambienta il suo romanzo: un terribile segreto pesa sulla crepuscolare esistenza del compositore, qualcosa di spaventoso e tragico che si muove nelle viscere oscure della Ville Lumière e che deve essere fermato a tutti i costi. Ma come? Come potrebbe mai combattere contro lo stridore del Male chi per tutta la vita ha coltivato solo l'armonia aurea della musica? Una Parigi oscura, viziosa, insospettabile, composta da un dedalo di luoghi esoterici di straordinario fascino, fa da sfondo a un coro di personaggi che si affollano intorno al protagonista e sembrano far parte di uno spettacolo al tempo stesso spaventoso, ambiguo e ipnotico. Teso alla sua risoluzione finale in un incalzante crescendo di rivelazioni, ""Rossini. Codice di sangue"""" rivela a ogni passo anche la vasta cultura operistica e storica del suo autore. La società francese del secondo Ottocento, le figure realmente esistite che insieme al protagonista agiscono nel racconto, la stessa aneddotica del grande Pesarese, come l'incontro con Richard Wagner: ogni dettaglio storico, qui, conferisce verosimiglianza e spessore a una trascinante invenzione letteraria. Sino al punto di conferire una plausibile, fascinosa aura """"esoterica"""" al testamento musicale cui Rossini affidò l'epilogo della sua avventura artistica."" -
L' Atalante di Jean Vigo
La vita e l'opera di Jean Vigo si sviluppano all'insegna di una tragica folgorazione. Il regista, che Henri Langlois accostava alla figura di Rimbaud, ebbe un'infanzia segnata dalla tragedia familiare (quando aveva 12 anni il padre, l'anarchico Miguel Alrnereyda, morì in circostanze drammatiche nella prigione di Fresnes) e una giovinezza segnata dalla malattia e dai ricoveri in sanatorio. Fu l'arte a salvarlo, dapprima in forma di fotografia, poi in forma di cinema. E al cinema dedicò tutta la sua breve ma intensa esistenza, prima di morire a 29 anni. In appena cinque anni e con appena quattro film, tra cui un solo lungometraggio, segnerà e indirizzerà per sempre la storia del cinema. ""L'Atalante"""" è il suo film estremo, il suo film-vita, il suo film-morte, omaggio libero e anticonformista alla vita dei battellieri e agli amori appena nati. Un capolavoro riconosciuto, ma soltanto molti anni dopo la morte del suo autore."" -
I gioielli di madame de... di Max Ophüls
«Il film più perfetto mai realizzato». Così il critico e teorico americano Andrew Sarris a proposito di I gioielli di Madame de..., straordinario melodramma girato nello stile di una commedia. Max Ophùls, il maestro tedesco-francese amato e copiato da François Truffaut e Stanley Kubrick, Paul Thomas Anderson e Wes Anderson, vi raggiunge - così come nel precedente La Ronde - il culmine della propria arte raffinata, allusiva, sottilmente disperata: un'insostenibile leggerezza dell'essere e del filmare. Attraverso le vicissitudini di un paio di orecchini, nella Parigi della belle époque, vi racconta quelle di una donna (Danielle Darrieux, nel fiore della bellezza e della carriera) vissuta per piacere e morta per amore; ma anche quelle di una società che danza, come il protagonista del primo episodio di Il piacere, altro capolavoro del regista, sull'orlo del baratro. L'intero film, tra gioielli, valzer, galanterie, è riassunto - come l'arte stessa del suo autore - nella frase che il generale Charles Boyer dice alla moglie riguardo alla loro felicità coniugale: «Soltanto superficialmente è superficiale». -
Bruciatomarcio
Sin dal principio la giovane vita di Lorenzo è stata segnata dal fallimento: famiglia, lavoro, amore, tutto è andato a rotoli. Ma nonostante questo, il protagonista aspira al riconoscimento, al successo, ne è ossessionato. Decide allora di diventare uno scrittore per sfuggire alla frustrazione e lasciare un segno, una prova tangibile della sua esistenza in un mondo fatto di apparenza e popolato da finti anti-conformisti. La storia di Lorenzo prosegue per flash animati dagli incontri-scontri con le persone a lui più care: la madre, l'amico Walter, il fratello Matteo, l'ex ragazza Chiara. Ma proprio quando sembra che non ci sia una via d'uscita da un destino di banalità e di inquieto anonimato, dalla paura di non riuscire a diventare ""qualcuno"""", Lorenzo fa un incontro che cambierà radicalmente la sua vita: una ragazza senza nome, talmente perfetta da non sembrare vera, con la quale dire e fare cose assurde fino a prendere insieme una decisione folle, tragica e irreversibile che li renderà finalmente famosi."" -
Nodi. Tecniche e consigli di sopravvivenza per tutte le situazioni. Le guide del giovane esploratore. Ediz. a colori
Partite per una fantastica avventura in compagnia del famoso esploratore Bear Grylls e scoprite il divertente e utile mondo dei nodi. Imparerete a eseguire i nodi e le legature più efficaci e sicuri: il nodo a otto, il nodo parlato, il cappio del pescatore, la legatura quadra, diagonale, a fascia... e tantissimi altri! Ogni nodo è spiegato passo dopo passo insieme a numerosi e precisi disegni esplicativi, ed è accompagnato dai preziosi consigli di Bear. -
Pericoli ed emergenze. Teniche e consigli di sopravvivenza per tutte le situazioni. Le guide del giovane esploratore. Ediz. a colori
Bear Grylls vi invita a intraprendere una straordinaria avventura alla scoperta della natura libera e incontaminata. Imparerete a conoscere gli animali pericolosi, come ci si procura cibo e acqua e ci si costruisce un riparo in cui dormire al caldo e all'asciutto. Bear vi accompagnerà con precise istruzioni e utilissimi consigli, che potrete sfruttare anche in ambienti naturali a voi più familiari. -
In cucina con... curcuma & zenzero. 60 ricette insolite e appetitose per mangiare bene e stare meglio. Ediz. illustrata
Come mai un libro di ricette interamente dedicato allo zenzero e alla curcuma? Prima di tutto, perché il loro sapore particolare rende nuova e stuzzicante ogni ricetta, anche la più semplice. E poi perché, come è ormai risaputo, fanno davvero molto bene: entrambi, infatti, vantano proprietà preziose per la nostra salute. La curcuma, solo per fare qualche esempio, disintossica il fegato, ha virtù cicatrizzanti, antidiabetiche e antitumorali. Lo zenzero abbassa il colesterolo, accelera il metabolismo, favorisce la digestione... Questo volume, dunque, raccoglie 60 appetitose ricette accomunate dalla presenza dello zenzero o della curcuma (talvolta di entrambi). Antipasti, piatti principali, dessert, bevande... ricette per ogni momento della giornata e per ogni occasione, tutte caratterizzate da uno ""stile culinario"""" rapido, essenziale, adatto anche a chi non ha molto tempo da dedicare ai fornelli, ma mai banale e scontato. Accanto a zenzero e curcuma, nelle gustose proposte gastronomiche di Mariachiara Martinelli trovano inoltre largo impiego molti altri ingredienti salutari e versatili, come verdure, legumi, frutta secca ed erbe aromatiche. Presenze indispensabili, insieme alle due spezie protagoniste, di una cucina equilibrata e leggera non meno che gratificante e fantasiosa."" -
Nero catrame
«Nero catrame» è la cronaca di una giovane ""Milano bene"""" ricca, pigra, annoiata, dissoluta. Una generazione virtuale, ossessionata dal """"mi piace"""" e alienata dal """"bello"""". Tra lifting, cocaina, prostituzione, Twitter e Tinder si delineano le vicende del protagonista Adam e dei suoi amici, immersi nella realtà dell'apparenza. Discoteche, serate, fotografie di bottiglie fatte nei locali più esclusivi e ostentate sui social network; sesso casuale, denaro facile e nessuno spazio per i sentimenti. Figli di una cultura digitale che riduce cose e persone a miniature occhieggianti dallo schermo di uno smartphone, Adam, Ferrari, Coco, Blanc Arianna, Francesca e quelli come loro non distinguono il reale dal virtuale, precludendosi ogni possibile affetto, in balia di una visibilità lastricata dalla menzogna. Ognuno di essi, con le proprie falsità, i propri vizi e perversioni, si fa strada lungo il cammino della """"popolarità"""", unico baluardo e traguardo di una vita che si può definire tale. Le luci al neon accecano lo sguardo, il numero di """"like"""" consacra la bellezza, la cocaina disintegra le ansie, in una Milano consumata tra aperitivi, parole vacue e violenze insensate. E se Adam è intimamente distante dal cinismo senza speranza di quelli con cui condivide le sue serate, la sua apatia lo condanna: il buio esistenziale lo avvolge come un denso strato di catrame che non va più via e che lo porta a una stanca coazione a reiterare gesti e situazioni."" -
Il cinema giallo-thriller italiano
Frutto di anni di ricerca, catalogazione e scrittura, questo volume costituisce la prima mappatura completa della produzione giallo-thriller italiana dal 1963 - anno di distribuzione del capostipite La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava - al 2017. Insieme è però anche un'approfondita analisi verticale - a carattere produttivo, storiografico, stilistico e aneddotico - di ognuno degli oltre 400 titoli che compongono il catalogo del genere. Dai capisaldi firmati Dario Argento, Mario Bava, Lucio Fulci, Sergio Martino o Umberto Lenzi alle affermazioni autoriali di Michelangelo Antonioni, Elio Petri, Luigi Comencini o Tinto Brass, dalle incursioni eccentriche di Francesco Barilli, Pupi Avati, Nelo Risi o Luigi Bazzoni alle varianti di filoni come il thriller d'alta moda, il rape & revenge, il boat thriller o il torture movie; dagli anni '60 del sexy giallo ai cangianti '70 delle sperimentazioni pop, dai patinati '80 ai mercati straight-to-video dei '90, fino all'attualità di un cinema che ancora sopravvive grazie soprattutto alle produzioni indipendenti, nulla è stato tralasciato. Introducendo il lettore al genere mediante un saggio che ne ripercorre e sintetizza filoni, evoluzione e archetipi, il libro lo invita in seguito all'approfondimento con le singole schede organiche dei film, offrendo l'opportunità di una lettura orizzontale o di una consultazione sporadica, ponendosi come poderoso saggio e, allo stesso tempo, come guida alla visione di un singolo titolo. Poiché l'inventario di una simile mole di pellicole ha obbligato l'elaborazione di un rigido criterio di inclusione - che definisse il genere e i suoi confini -, in coda all'opera l'autore propone un apparato comprendente gli oltre 300 esclusi, motivando le proprie scelte in base a griglie di carattere storico o contenutistico. La presente CinEnciclopedia rappresenta, a oggi, il lavoro più completo, organico ed esaustivo su un genere che, in Italia come nel resto del mondo, si è imposto come fenomeno di culto. Prefazione di Davide Pulici. -
Le mie grandi soubrettes
Le più importanti soubrettes dell'epoca d'oro dello spettacolo italiano sono state protagoniste o ospiti delle sue trasmissioni televisive, oppure sono state da lui dirette sulle tavole del palcoscenico in commedie, operette, riviste. Chi meglio di Vito Molinari - regista televisivo e teatrale unico per longevità artistica - avrebbe potuto rievocare quel mondo ormai scomparso e le stelle che ne illuminavano il cielo? Le mie grandi soubrettes è innanzitutto un ineguagliabile e inesauribile album di ricordi che ci fa riscoprire da una visuale privilegiata le vedettes e le primedonne del nostro spettacolo: le grandi protagoniste degli anni Cinquanta che oggi in pochi ricordano, come Elena Giusti o Tina De Mola; i miti indimenticati come Wanda Osiris; le ""anti-soubrettes"""" come Delia Scala e Sandra Mondami; le professioniste ancora in attività come Loretta Goggi; le cantanti e le attrici che nei loro anni giovanili hanno """"fatto il varietà"""", come Ornella Vanoni, Milva, Monica Vitti, Franca Rame, Paola Borboni; le star straniere come Caterina Valente; le talentuose caratteriste come Franca Valeri, Bice Valori, Lina Volonghi. A loro, Molinari dedica un ritratto affettuoso e partecipe, ma anche minuzioso nel ricomporne esordi, affermazioni artistiche, occasioni di lavoro comune, aneddoti sconosciuti e """"dietro le quinte"""". Le soubrettes di cui l'autore ci parla non sono, però, solo ed esclusivamente quelle che ha personalmente conosciuto. Già, perché Molinari è un profondo e appassionato conoscitore di tutta la storia del varietà, anche di quella che lo ha preceduto e che ha visto affermarsi una vasta schiera di antesignane del genere. Ed eccolo, con lo stesso ritmo brioso, raccontarci di Anna Fougez, che nel 1929, con un boa di piume di struzzo che le copre a malapena il seno, interpreta la rivista Si vede tutto; di Maria Campi, che consegna alla storia del varietà la celebre """"mossa""""; della bellissima Lina Cavalieri, che morirà nel 1944 sotto un bombardamento americano; di Isa Bluette, """"regina del capriccio, della grazia e della gioia""""... Se è vero che oggi le soubrettes non esistono più, con il suo libro - illustrato da più di cento foto - Vito Molinari le risveglia tutte alla nostra memoria. E pagina dopo pagina, le stelle di quel cielo magico tornano a brillare."" -
Mozart e il cinema. I film su Mozart, i film da Mozart, i film con musiche di Mozart
Mzart morì in semipovertà, circondato più da debiti che da amici, con la moglie Constanze ancora convinta di avere sposato un uomo senza futuro. Ma se avesse percepito in vita anche soltanto un centesimo per ognuno dei suoi dischi venduti dal 1894 a oggi, sarebbe stato l'uomo più ricco dei suoi tempi. E se gli si riconoscesse il giusto compenso per ognuna delle colonne sonore cinematografiche che, a sua insaputa, si servono della sua musica, sarebbe oggi più ricco dei più ricchi divi rock e forse perfino dei produttori discografici che ancora lo sfruttano come un tempo facevano arcivescovi e imperatori. Non soltanto è il musicista utilizzato più di ogni altro dal cinema, ma dopo Amadeus è diventato il compositore classico più popolare anche tra i non appassionati di musica classica, quasi un'icona pop. Enrico Giacovelli, esperto sia di musica che di film, pianista dilettante e storico cinematografico professionista, esplora i rapporti tra la musica di Mozart e il cinema. Il libro passa in rassegna i numerosi film che hanno raccontato la vita del musicista, ma anche quelli (dal Flauto magico di Bergman al Don Giovanni di Losey) tratti dalle sue opere teatrali. E, soprattutto, individua e cataloga centinaia di film di ogni genere, epoca e valore che utilizzano - qualcuno episodicamente, altri a tappeto - la sua musica: un elenco dei grandi registi che se ne sono serviti almeno una volta è una vera e propria storia del cinema, ma non dovremo stupirci di trovare nel catalogo anche horror, western, b-movies e cartoni animati. Per ogni film si descrivono e si commentano le sequenze in cui i brani musicali vengono usati e si individuano le corrispondenze tra note e immagini. Con la sua ricca documentazione, le sue digressioni non soltanto cinematografiche e musicali, il suo linguaggio più da romanzo che da saggio, il libro analizza anche la musica di Mozart, i suoi significati reconditi e il suo tema-guida, ossia, come scriveva Massimo Mila, la ricerca della felicità. -
2001: odissea nello spazio di Stanley Kubrick
Si è detto spesso, a ragione, che la storia del cinema di fantascienza si divide in due parti: prima e dopo 2001: Odissea nello spazio. Oggi il 2001 è un futuro ormai passato, da molti anni, e la storia lo ricorderà non per un'impresa spaziale oltre la Porta delle Stelle bensì per un attacco aereo nel cielo di New York. Anche il 1968, anno di svolta (perlomeno sognata) sul pianeta Terra, ha ormai cinquant'anni, e quasi nessuna delle sue utopie si è realizzata. Ma l'Uomo attende ancora, e attenderà sempre, un giro di valzer tra le stelle, un messaggio dagli spazi infiniti, un universo migliore, un feto cosmico in cui infine rinascere; e 2001: Odissea nello spazio resta il capolavoro di Kubrick e il miglior film di fantascienza mai realizzato, infinitamente più ricco, infinitamente più misterioso e infinitamente più moderno dei moderni film di fantascienza. -
Elia Kazan. Splendore nell'erba
«Ma se la radiosa luce che una volta, tanto brillava negli sguardi è tolta, se niente può far che si rinnovi all'erba il suo splendore, e che riviva il fiore, della sorte funesta non ci dorrem, ma ancor più saldi in petto, godrem di quel che resta». Dai celebri versi dell'Ode all'immortalità di William Wordsworth, Elia Kazan (""Un tram che si chiama Desiderio"""", """"Viva Zapata!"""", """"Fronte del porto"""", """"La valle dell'Eden"""") ha tratto quello che molti considerano il suo film migliore insieme a """"Il ribelle dell'Anatolia"""" e uno dei più bei film d'amore realizzati a Hollywood. Ma anche un film sul tempo, «questa oscura degradazione e metamorfosi che rende estranei una coppia d'innamorati» (Jacques Rivette). Warren Beatty vi esordisce sullo schermo; Natalie Wood non sarà mai più così bella, così in fiore; e la sequenza finale, che Kazan considerava la propria cosa migliore senza capirne bene il perché, è il culmine creativo del suo cinema e uno dei momenti più alti del cinema americano.""