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Il cantante del lager
"I francesi mi invitarono, assieme a Fellner e il gruppo musicale, nei loro uffici. Mi chiamavano """"italiano piccolo Gigli"""". Cantammo e suonammo tutta la sera, ma a un tratto la luce lampeggiò tre volte. Era il segnale proveniente dall'ingresso che era entrato il Lager Fùhrer e che bisognava scappare. Sul momento io non capii. Rimasi fermo e perplesso mentre tutti se la davano a gambe levate. Ricordo ancora che la fisarmonica pendeva da una sedia, la chitarra a terra, così pure il violino. Quella esitazione mi fu fatale."""" Può la bellezza di una voce o una semplice canzone salvare una vita umana? E quello che è successo al baritono Eno Mucchiutti, deportato politico triestino, che ha vissuto undici mesi tra Dachau, Mauthausen, Melk ed Ebensee. Eno, numero 98748, lavora in condizioni estreme nella cava di Mauthausen, percorre più e più volte la famigerata Totestiege (""""scala della morte""""), scava, ridotto in schiavitù, nelle asfissianti gallerie di Melk. Ma Eno canta. E canta divinamente. I tedeschi lo vengono a sapere, e questo lo aiuta in diversi frangenti, vista la risaputa passione da parte delle SS tedesche verso la musica, specialmente quella italiana. La musica non gli evita le sofferenze, ma in più di una circostanza gli salva la vita. La sua voce, una volta liberata, ha permesso a Mucchiutti di iniziare una carriera di livello internazionale cantando con moltissimi cantanti di fama mondiale nei principali teatri italiani e internazionali." -
Cronaca forense. Avvocati veneziani negli anni Sessanta: impegno, modernità e democrazia
Nel gennaio 1963 usciva il primo numero di ""Cronaca Forense"""", una nuova rivista di diritto promossa da un gruppo di giovani avvocati veneziani. Il periodico si proponeva dichiaratamente """"di esprimere l'intimo senso di disagio che investe molti di noi nella quotidiana fatica professionale; e l'amara constatazione della sempre più diffusa indifferenza per i problemi e le difficoltà della giustizia in Italia """". Nei dieci anni della sua esistenza """"Cronaca Forense"""" diventò un originale laboratorio di dibattito e discussione che affrontò temi e argomenti (dal divorzio all'indipendenza dei giudici, dalla libertà sessuale al diritto di famiglia) cercando di rivolgersi anche ad un pubblico """"esterno"""" alla ristretta cerchia di """"specialisti"""" del settore. Un'esperienza innovativa che contribuì a riflettere profondamente attorno al nodo cruciale, e sempre attuale, del funzionamento e dell'applicazione della Giustizia in uno stato democratico, interrogandosi criticamente sul ruolo dell'avvocatura nel contesto politico e sociale. Il volume ripercorre la storia, le vicende, i momenti salienti del periodico anche attraverso i ricordi e i contributi di alcuni dei protagonisti e una selezione antologica degli scritti pubblicati, che, insieme, testimoniano lo spessore e la vivacità di una rivista capace di valicare i confini locali diventando un punto di riferimento per gli """"operatori"""" del diritto di tutto il territorio nazionale."" -
Piazza Oberdan
"Ho immaginato di passeggiare per Trieste, arrivando a piazza Oberdan, luogo dove convergono i ricordi dolorosi del Novecento"""". Una serie di testimonianze, racconti, aneddoti, memorie e biografie; un indice puntato sulle ingiustizie e sui soprusi, sulla cancellazione della identità e l'annientamento di un popolo; sulle colpe impunite del regime fascista che in nome della nazione italiana perseguitò la comunità slovena mettendone al bando la lingua e devastandone le istituzioni culturali. Episodi poco conosciuti della tormentata storia della Venezia Giulia. L'autore ha aggiunto per l'edizione italiana di Piazza Oberdan alcuni documenti storici che danno testimonianza della capillare organizzazione antifascista slovena. Citando la """"Süddeutsche Zeitung"""" non c'è modo di evitare lo sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor. Il suo nome è stato giustamente accostato a quello di Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Antelme." -
Non avevo la stella. La testimonianza di una bambina deportata per errore
Un papà, una mamma e una bambina di otto anni. La storia di una famiglia travolta dagli ultimi, terribili avvenimenti della Seconda guerra mondiale. La partenza da Mestre per i Sudeti al fine di ricongiungersi con i parenti di lingua tedesca della madre; un incredibile equivoco burocratico, le vicissitudini della sopravvivenza nei campi di transito e di sterminio dell'Europa centrale, l'arrivo nei territori cechi occupati dal III Reich, il lavoro forzato e finalmente il rientro in Italia, con mezzi di fortuna, dopo la Liberazione, sono osservati in questo libro con gli occhi di una bimba che voleva avere anche lei una stella cucita sul vestito, come i bambini ebrei del lager. Prefazione di Aldo Cazzullo. -
Ritorno a scuola. L'educazione dei bambini e dei ragazzi ebrei a Venezia tra leggi razziali e dopoguerra. Ediz. illustrata
I disegni e le scritture dei bambini sono tracce d'infanzia delicate e preziose, da indagare con infinito rispetto e grande cautela: contengono relazioni e rimozioni, ferite e rinascite, desideri e paure. I bambini e le bambine che nel dopoguerra frequentano la Scuola ebraica di Venezia sono giovanissime vite che portano il peso di esperienze drammatiche: le persecuzioni razziali, il vivere nascosti e braccati, la guerra e, dopo la fine del conflitto, il peso della pace conquistata, con la conta dei sopravvissuti, le assenze, le attese e i silenzi. Gli interrogativi ai quali gli adulti non sanno dare risposta pesano sui bambini salvati: ""Perché hanno fatto questo a noi ebrei?"""". La scuola può diventare luogo di libertà, di accoglienza, di ascolto se non di risposta, di ricostruzione dell'identità, grazie al lavoro di maestre che rinnovano l'insegnamento con passione e perizia, offrendo ai loro alunni e alunne strumenti e stimoli per esprimere il mondo interiore, esplorare l'immaginario, osservare il reale e proiettarsi nel futuro. Fotografie, testi, caricature, ritratti e autoritratti, giornalini fitti di scritture e illustrazioni, parlano dei soggetti e raccontano un'intensa vita scolastica fatta di quotidiana fatica e fughe nei sogni, di elaborazione di ricordi drammatici e di paure riaffioranti, di utopie collettive e desiderio di una normalità da conquistare, con la collaborazione di tutti."" -
Il pane nella sporta. Una bambina nel Veneto degli anni Quaranta
L'infanzia negli anni Quaranta in un piccolo paese del vicentino a giocare con le 'sioramandole', a scappare dal folletto 'Salbanelo', a mangiare il 'macafame' o i 'pevarini', cantando ""Maridete Orelia"""" a squarciagola per rimuovere la paura degli scoppi delle bombe. La piccola Imelde accompagna la mamma al fiume a fare le 'strussie', e ascolta i racconti delle vecchie che rievocano 'sti ani'; vede arrivare i soldati tedeschi, con il fucile tra le mani; si affeziona alle 'pepole', al maiale, destinati alla cucina povera; impara a tenere per sé le emozioni, ad avere pudore del corpo, a riconoscere le 'anguane', a non piangere per gli 'andoleti' (i bambini morti prematuramente). Indossa il vestito della festa e va a messa la domenica, per lavarsi l'anima. Un libro che regala un'istantanea del passato e che offre una visione critica sugli eventi storici che hanno segnato l'Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale."" -
Io credo. Dialogo tra un'atea e un prete
Una scienziata atea che ha appena compiuto novant'anni e un prete di frontiera sempre pronto a lottare dalla parte dei più deboli si interrogano sui valori fondamentali che orientano l'azione umana e sui temi del vivere quotidiano: il senso della fede oggi, l'etica, il significato del progresso, il futuro dei giovani, le forme dell'amore, la vita e la morte, l'impegno civile e la politica, le questioni ambientali e sociali, il lavoro e la giustizia. Con sensibilità e rispetto per le reciproche posizioni affrontano argomenti delicati e controversi, come il testamento biologico, il degrado della politica, il potere della Chiesa, gli stili di vita, la sessualità, pro: ponendo risposte che possono essere terreni di incontro e di scambio fecondo. Il pensiero ironico e limpido di Margherita Hack a tratti si scontra e a tratti si amalgama con il punto di vista audace e coerente di Pierluigi Di Piazza, dando vita a un libro agile e profondo, che regala nuovi orizzonti e aiuta a pensare. -
Sopravvissuto a Buchenwald e al Vajont. La storia di Geremia Della Putta raccontata da Francesca Bearzatto
"Prendevano un centinaio di noi e ci serravano nella palestra del campo. Le SS salivano sugli spalti in pietra e cominciavano a gettare dall'alto delle gallette, di quelle che davano da mangiare ai loro cani, una ogni cinque minuti. Nella palestra si scatenava la bolgia: una battaglia disperata e feroce tra noi per afferrarle e mangiare. La folla sbandava, schiacciava, calpestava, picchiava. Bisognava stare lontani da quel cibo; speravo con tutte le mie forze che il lancio non arrivasse vicino a me"""". Il mondo rurale, l'adesione al comunismo, il dramma della deportazione e infine la tragedia del Vajont. Una vita sempre in bilico, una grande forza di volontà per resistere. La storia cruda e appassionante di Geremia, un uomo aggrappato alle sue idee che riesce a combattere con i fantasmi della storia." -
Rialzare la testa. La lotta di liberazione a Marcon, Meolo e San Michele del Quarto (1943-1945)
"Raccontare la Resistenza è trasmettere il valore della democrazia, facendo capire che essa non è sempre stata, che non è un bene giunto a noi casualmente da dare per scontato, ma che è appunto una pianticella fragile la cui cura è affidata a ciascuno di noi e di cui essere grati. Questa consapevolezza della responsabilità individuale è ciò che più colpisce anche leggendo le memorie dei resistenti. Penso in particolare a Dino Piaser, giovanissimo partigiano che venne nominato sindaco alla caduta del regime all'età di 24 anni (era il più giovane sindaco del Veneto), rappresentante e simbolo di quella generazione di giovani che - come ci ricordano gli autori - benché cresciuta nel ventennio fascista e formatasi nella scuola del regime, aveva maturato la scelta difficile e rischiosa di combattere attivamente per il riscatto e la rinascita democratica del proprio paese, pagandone personalmente il prezzo spesso anche con la vita. Ecco quindi che quest'opera è anche un gesto di gratitudine verso quelle persone che scelsero di non rassegnarsi al regime ma di lottare per la libertà."""" (dall'introduzione di Marco Borghi)" -
Io non voglio fallire. Un'imprenditrice in lotta per salvare la propria azienda
Per Serenella il lavoro è tutto. Già da bambina gioca tra le mura del capannone costruito da suo padre, mattone su mattone; a sedici anni comincia a lavorare nell'azienda di famiglia, archiviando le aspirazioni personali; maggiorenne si ritrova con cinquanta milioni delle vecchie lire in cambiali, proprietaria a metà della ditta. L'impresa - una piccola azienda che si occupa della levigatura del legno - cresce progressivamente. Nel 2008 si avvertono i primi sentori della crisi, ma la ditta resiste: attinge ai risparmi, mantiene i posti di lavoro. Nel 2011 importanti commesse da parte di un grosso committente portano nuova linfa e fanno girare la produzione. Nel 2012 l'amara sorpresa: un'enorme mole di lavoro, già fatto e consegnato, non viene pagata. Si innesca un meccanismo perverso di insoluti, posticipi, acrobazie bancarie. Dopo qualche mese Serenella, disperata, scrive a un quotidiano locale: cerca aiuto, l'appoggio di qualcuno, di enti, istituzioni, associazioni. La sua lettera è ripresa da ""la Repubblica"""" e colpisce l'attenzione di un imprenditore che aveva appena vissuto un'esperienza analoga. Questi chiama Serenella, la conforta. Sarà lui a impedirle un gesto estremo quando lei scoprirà di essere creditrice di un'azienda improvvisamente fallita, che non la pagherà mai più."" -
Prendere partito. Gianmario Vianello: un intellettuale dalla Resistenza all'impegno politico
A cinque anni dalla scomparsa, un ritratto corale per ricordare Gianmario Vianello (6 maggio 1923-18 maggio 2008), una delle figure più rappresentative della vita politica e culturale veneziana degli ultimi cinquantanni. ""Nei momenti di crisi di una società è necessario guardare al cammino passato, poiché quando si deve ripartire bisogna cercare un punto da cui ricominciare. Le riflessioni riportate in questo libro ci offrono l'occasione per guardare con attenzione alla buona politica e ripensare alle idee che qualcuno prima di noi ha saputo far germogliare. Chi non ha conosciuto Gianmario Vianello può, attraverso le testimonianze che sono qui riportate, immaginare un uomo che ha declinato una personale visione della politica aperta alla società e attenta all'eguaglianza delle persone, ai diritti e doveri per troppo tempo solo citati sulla carta. Nelle riflessioni che seguono appare determinante la sua attività culturale volta sia alla valorizzazione della conoscenza come strumento di riscatto sociale sia come impegno per una collettiva partecipazione alla vita sociale ed economica della comunità veneziana. Dalla Prefazione di Diego Collovini e Pierangelo Piasentier"" -
Il deserto negli occhi
Una storia vera, la vita di Kane Annour Ibrahim, tuareg del deserto: dall'infanzia tra scuola e nomadismo al lavoro come guida turistica; dalla fuga dal Niger, sospettato di appoggiare i ribelli, all'accoglienza in Friuli Venezia Giulia, a Pordenone, ""capitale"""" dei tuareg d'Italia. Una vicenda emozionante, il racconto di un deserto vivo, intenso e di un uomo fiero e coraggioso."" -
Un eroe in famiglia. Mio fratello Janko-Vojko
"Un eroe in famiglia"""" è un memoriale scritto da Radoslava """"Rada"""" Premrl, moglie dello scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor. L'eroe è Janko Premrl, fratello maggiore di Rada, comandante delle brigate antifasciste slovene, caduto in battaglia non ancora ventitreenne nel febbraio del 1943. Negli anni in cui le popolazioni slovene, annesse all'Italia dopo la Prima guerra mondiale, furono oggetto sotto il regime fascista di un'odiosa discriminazione civile, il ragazzo Janko si ribella fino a immolare, da partigiano, la propria giovane esistenza per la libertà della sua terra. Ma non meno coraggiosa è Rada, il cui irriducibile senso della libertà non si ferma di fronte ai pregiudizi di genere, né alle prove più crude della guerra. Intorno ai due fratelli si svela un intenso affresco di vita familiare, tra episodi minimi e felici di vita quotidiana e i momenti drammatici dell'umiliazione, del dolore e del lutto. Il memoriale di Radoslava Premrl scritto tra il 1966 e il 1972, quando le ferite della guerra erano ancora sanguinanti, oltre all'eloquente valore testimoniale conserva una felicità narrativa a cui questa traduzione italiana rende finalmente merito. Prefazione di Boris Pahor" -
Un' avventura politica. Aldo Camponogara. Dalla Resistenza all'impegno civile
Aldo Camponogara è stato, nella provincia di Venezia, un protagonista della lunga stagione politica e culturale che va dalla Resistenza alla fine del secolo. Dalla partecipazione diretta alla lotta di liberazione alla militanza a tempo pieno nel Pci, dai ruoli svolti nelle amministrazioni locali al coinvolgimento da imprenditore nell'azienda familiare, quella di Aldo Campongara è una storia politica ricca sotto il profilo umano ed emblematica, nel contesto delle ampie e profonde trasformazioni sociali ed economiche che hanno caratterizzato il secondo Novecento nel Portogruarese e nel Veneziano. Questo libro-intervista ripercorre la biografia di Camponogara legando la vicenda individuale a quella delle generazioni che hanno percorso la faticosa strada della lotta antifascista e coerentemente voluto la ricostruzione democratica del nostro Paese. -
Vivere senza slot. Storie sul gioco d'azzardo tra ossessione e resistenza
La crisi colpisce duro anche nel cuore della ricca e alacre Lombardia e Pavia da ""Oxford sul Ticino"""" diventa """"capitale italiana delle slot machine"""". Quattro trentenni, un po' per esperimento, un po' per attivismo, fondano il Collettivo Senza Slot e si occupano della questione usando gli strumenti e i linguaggi dei social network e delle lotte giovanili. Due di loro sono informatici e creano un sito, senzaslot.it, che mappa """"dal basso"""" i bar senza macchinette mangiasoldi. In pochi mesi arrivano quasi 2000 segnalazioni da tutta Italia e il Collettivo comincia a chiedersi quali siano gli interessi che muovono la grande macchina """"mangiauomini"""". """"Senza Slot"""" diventa un fenomeno mediatico: compare su giornali, radio, televisioni; dà vita, il 18 maggio 2013 a Pavia, a una manifestazione nazionale di protesta; contribuisce a fare rete tra chi è impegnato nella lotta contro il gioco d'azzardo (tra i tanti: Libera, la comunità di S. Benedetto al Porto di Genova, il Nuovo Cinema Palazzo a Roma). A questo punto la lobby del gioco d'azzardo legalizzato prende contromisure: presenta un esposto che accusa il Collettivo di essere dei terroristi! La risposta del Collettivo è questo libro, uno spazio di riflessione e di controinformazione che dà la parola a voci diverse: il giocatore d'azzardo che lotta per smettere e l'installatore che vorrebbe affrancarsi dalle concessionarie; psicologi come Mauro Croce e Claudio Dalpiaz, esperti di gioco e videogioco come Beniamino Sidoti e Paolo Pedercini di Molleindustria..."" -
Riscatto mediterraneo. Voci e luoghi di dignità e resistenza
La Primavera araba e i movimenti degli Indignados hanno riportato il Mediterraneo al centro dei grandi cambiamenti della storia. Chi sono i protagonisti di queste ribellioni? Come si muovono, come si organizzano e in cosa sperano i giovani di questa generazione in rivolta? Che cosa hanno in comune questi movimenti che, in questi tempi di crisi, hanno tracciato il cammino di rinascita e progresso della regione ""culla delle civiltà""""? """"Riscatto mediterraneo"""" è un reportage letterario che, dalla Tunisia alla Libia, dall'Egitto alla Siria, passando per Tel Aviv, Atene, Madrid o la Val di Susa, dà voce a coloro che, a costo di sfidare la morte, hanno preso in mano il proprio futuro ribellandosi all'ingiustizia. Prefazione di Leoluca Orlando."" -
Venezia è una fisarmonica. Storie di un cantastorie
"Mètite in testa che la fisarmonica ti ga da impararla, parché chi che sa un strumento no mor da la fame. Mal che la vada, un posto al ponte de l'Accademia ti lo troverà sempre"""". Con grande saggezza popolare, Enrico Bertelli, operaio all'Arsenale di Venezia, così si raccomandava al figlio, il piccolo Gualtiero, che imbracciava a mala pena una fisarmonica ben più grande di lui. Gualtiero Bertelli, cantastorie veneziano, è andato molto più in là del """"ponte dell'Accademia"""", e non solo grazie alla musica. Dove, come e con chi lo racconta in questo libro che ha Venezia - la sua storia, il suo immaginario, la sua vita quotidiana - come spartito e una fisarmonica come voce per interpretare una vita dalle molte stagioni: quella dell'infanzia alla Giudecca, romanzesco microcosmo popolare, e quella dell'impegno artistico e politico e degli incontri con Luigi Nono, Mario Isnenghi, Giuliano Scabia, Gianni Bosio, Roberto Leydi, Dario Fo, Giovanna Marini, Ivan Della Mea e molte altre figure della cultura italiana tra gli anni Sessanta e Settanta; quella degli anni del lavoro come maestro elementare e come amministratore locale; fino alla più recente stagione che lo ha riportato a calcare con successo il palcoscenico nella forma del teatro-canzone. Una memoria privata e pubblica che attraversa settant'anni di storia italiana, tra musica e politica, impegno artistico e civile con il tono leggero e corale di una commedia goldoniana." -
Con i se e con i ma. Fare politica ai tempi dell'antipolitica
C'è una espressione che, qualche anno fa, ha avuto molta fortuna nel dibattito politico: ""Senza se e senza ma"""". Voleva affermare la coerenza dei comportamenti, la fermezza dei principi, l'indisponibilità a compromessi. In realtà portava spesso al risultato opposto. Perché non esiste democrazia se non si ha capacità all'ascolto e al rispetto delle ragioni degli altri; se si rinuncia a costruire attraverso il dialogo civile una persuasione più ampia, un comune sentire. La democrazia in fondo non è altro che una continua sperimentazione di se e di ma: non per rinunciare a scegliere, ma, dopo aver ben esaminato le alternative presenti nel campo della Storia, per scegliere su più solide fondamenta."" -
Quello che ho da dirvi. Dialogo tra generazioni lontane un secolo
La sfida: un gruppo di diciottenni a dialogo con Boris Pahor, un'anima più che centenaria, lucidissima, straordinariamente vitale. Un confronto fra chi si sta affacciando alla vita da cittadino di un'Europa rinnovata, e chi di quell'Europa ha calpestato più volte le ceneri, le contraddizioni, ma anche la sfolgorante storia, la ineguagliabile bellezza. La voce dei giovani ha chiesto, sollecitato, stimolato le risposte del ""grande vecchio"""". Pahor, come un libro prezioso, si è lasciato sfogliare, dando vita a una fitta trama di storie e di nomi, a un interminabile flusso di coscienza senza concedersi silenzi né reticenze. Ha toccato i temi più eterogenei, quali l'identità, la lingua, la scrittura, la vita, la guerra, l'anima, le donne. Ne è uscito un libro dall'alto valore civile, etico e umano. Novant'anni di differenza separano Boris da Sharon, Sofia, Alexa, Mila, Lorenzo e Matteo. Colmati nel lampo di uno sguardo, nell'intensità arguta di un sorriso, nell'ironia di una battuta. Prefazione di Angelo Floramo."" -
Vivere e morire con dignità
Gli ultimi giorni di una persona cara sono difficili da affrontare, per il malato, stremato dal dolore, e per i parenti, stretti attorno a lui, che condividono la sua sofferenza. In quei momenti ci poniamo diversi interrogativi, nell'arduo tentativo di dare un senso alla vita e alla morte. Nel mondo occidentale l'innalzamento dell'età media della vita unito alle acquisizioni scientifiche, mediche e tecnologiche, hanno protratto a lungo l'esistenza, trasformandola a volte in una vita solo biologica, in una presenza assente come per le persone in stato vegetativo permanente o in una sopravvivenza dolorosa. In alcuni casi sembra quasi che più che aiutare la vita si cerchi di impedire la morte. Qual è il confine tra cura e accanimento terapeutico? Si può decidere la propria morte? Come trovare, da credente, una dignità nella morte? In questo libro si analizza il tema del fine vita cercando delle risposte a queste domande dal punto di vista religioso, etico, legale e medico, con interventi di Beppino Englaro, padre di Eluana; dell'avvocato Giulia Facchini Martini, nipote del Cardinal Martini; di Don Pierluigi Di Piazza, fondatore del Centro di accoglienza Ernesto Balducci; di Vito Di Piazza, primario di Medicina Interna all'Ospedale di Tolmezzo (Ud) e di Marinella Chirico, unica giornalista ammessa al capezzale di Eluana alla casa di riposo La Quiete di Udine.