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La vita moderna è spazzatura
"Solo il pazzo e il cieco/ Strappano l'eternità alla mortalità;/ Al primo albore scappano col/ Sapore del rimorso.// Come l'egoista che parla del gioco e/ La musa che muore e nasce/ Un fiore.// La modernità al prezzo di/ Un sogno, con la speranza/ Del domani senza l'oggi.""""" -
Tra frantumi del tempo
Tu,/ tra frantumi del tempo,/ che sola t'ergi,/ salda e intatta,/ su schianti di marionette rugginose,/ accogli in te, pietosa e solenne,/ schegge d'uomo/ che ha stralunato il barlume fosco/ d'un eterno dolore/ diluendone l'onda densa e fetida/ nella fresca polla pura di sviscerate lacrime""""|Libri"" -
Sul limitare del giorno
"Hanno abolito la gioia/ quel fresco latte di mammella/ che ha sempre fatto il suo dovere/ - eppure lo hanno fatto/ l'hanno abolita davvero/ con la scusa che non sta bene gioire/ in mezzo allo sfacelo./ La gioia è un nemico/ quando ti ricorda quanto sei triste/ e adesso mi ritrovo/ a dover dimenticare tutto/ ora non c'è più la gioia d'amare/ ora si ama/ – punto e basta/ senza goderne troppo/ o hanno abolito anche l'amore?/ In bocca ho ancora/ il sapore di quel latte fresco di mammella/ il sapore della gioia.""""" -
Lungo i moli delle convinzioni
“Lungo i moli delle mie convinzioni, deserti come una spiaggia invernale, ho lasciato le mie poche emozioni di una vita che è finita male in fondo al mare profondo, troppo lontano dalla mia terra, partito per perdermi nel mondo e fuggire da una stupida guerra”. -
L'amore che non ti hanno dato
"Per me la vita che conta è un’osteria nascosta, un pub alla chiusura, la spiaggia quand’è pieno inverno, i rigagnoli di piscio sul marciapiede, la bellezza sleale delle donne, il ritmo intimo della poesia, un ciuffo d’erba rorida, la voce dei cigni, una bimba che fa l’altalena, una nebbia ostinata, le caviglie delle ballerine, una cicatrice di passione, addormentarsi abbracciato ad un cuscino salato di lacrime.""""" -
Variazioni in versi
Come dei polloni che delle cicatrici s’approfittano, dalle fatidiche condizioni dell’innesco d’un dolore che non ha motivo, m’accorgo d’un livido interno. Il verso è un palombaro che s’adopera a rifugio dalle più estenuanti radiazioni, sebbene coi piombi alle caviglie, che se volesse disfarsene ne morirebbe esangue e scarno poiché non avrebbe altra scelta che tagliarsele o fornace che grida e fischia l’odore della calcina viva che ascende da fosse scavate nei campi, nelle quali, con l’utilizzo di un sofisticato meccanismo di carrucole e corde, vengono gettati cadaveri e carcasse d’animali. -
Corpo di vento
"Si spinge nel blu senza maiuscole il pensiero liquido delle tue mani atollo di doglie insolenti annodate al miele di gelso che mi sbuccia il grembo insazio.""""" -
Sotto un tendone di stelle
"Lingue mute chiedono al cielo straniero di terre e speranze sognate. Mentre lontano tra nubi rigate di pianto si perde ramingo, nell’ombra il lungo latrato di un cane.""""" -
Nell'ora chiara che tutto accoglie
"Miti quotidiani, conoscenze che cambiano seguendo i colori del giorno, fondali trasfigurati da sguardo e pensiero mossi verso i punti cardinali. C’è forte dipendenza tra il minimo eroismo della consuetudine e il sogno del mito. L’accostamento alle cose da parte di questa poesia racconta condizione assolutamente vitale, il ricorso alla natura è abitato da influenze panteiste e la personificazione aggiunge ritmi umani lungo tutto il ciclo delle correnti terrestri. La direzione univoca del libro dispone la visione della luce, attraversando i fondamenti cruciali del mondo animato. Pur fuori dalle regole di coloro che furono i Romantici, gli ultimi a incarnare “il sogno della natura” in figure del mito, la raccolta si addensa là dove ancora esistono orizzonti praticabili. Il linguaggio è memore di immagini senza filtro, di itinerari luminosi e ricchi di movimenti biologici e coloristici che sembravano scomparsi dall’attenzione dei poeti. Appaiono suoni e brividi tattili di ben altre epoche, catturati da volontà insonne, e contrastanti le insidie meccaniche. Margani mette in scena paesaggi oggi segreti ai più, là fuori il teatro degli alberi, degli animali, dei boschi e delle acque occupa lo sfondo e i primi piani. I ponti crollano, le macerie avanza-no ma il sud del mondo viene guardato come corte salvifica. I bagliori di una fine sono molto vicini, Margani li scruta e ci avverte, contemporaneamente lavora perché i princìpi elementari non vengano distrutti, e la pietra e la vita restino nell’ordine delle cose. Gli uomini sono ancora nel paesaggio, pur con canti e destino al limite del sovvertimento. Questa poesia ha sorte decifrata, la sua visione è ciclica e potrebbe consentire di attinge-re agli ultimi residui umani capaci di contrastare i veleni e proteggere l’anima del mondo. (Scriveva nel 1990 """"Il mito giardino"""" Giuseppe Conte: “I poeti l’hanno sempre saputo, la poesia fa anima”."""" (Elio Grasso)" -
L'albero di limoni
Ho salvato un’ape che stava per annegare nel water, recuperandola con un pezzo di carta igienica, posandola sul davanzale [della finestra l’ho osservata, il sole mi è parso lanciasse un grido di mamma afoso, facendomi un raggiolino. S’asciugava l’ale, e i cerchi della vita, distraendomi dalla sua opera divina ho tirato l’acqua e quella dal davanzale, scomparsa, forse era tornata ad aspergere il segreto della nostra vita. Bisogna ricambiare il favore. -
La bambina appesa al cuore. Testo rumeno a fronte
"Mi tolgo la vecchia pelle, nemmeno gli occhi sono gli stessi, con dolore lascio tutto nelle mani della fenice, per rinascere rinfrescata, con profumo di primavera, leggiadra, imperatrice. Assisto alla mia trasformazione, mi crescono le ali per proteggere il cuore, mi si apre la visione per accettare il crudo passato, e nuova donna mi ritrovo, pulita dalle cicatrici.""""" -
Dissonanze. Delirio e contemplazione
"Un iceberg ne incastona una, scagliato contro il sole, esplode, pezzi di grasso cadono su parabrezza di cacciatori arenati s’una spiaggia di pianura, si raccontano di quanto bello sarebbe sconsacrare mucche, aprire teatri solo per cinesi dai capelli rossi, drogarsi di mentine. Poi un bicchiere s’incrina. Un’altra balena si schianta in autostrada. Chi si deve estinguere si estingua, siamo generosi.""""" -
Gangbang
Le nebbie schiudono il loro calice di cenere sui viali ammalati. La città chiama all’adunata l’alba. Stridono senza sosta i treni. Un altro giorno si spegne. Pazzi che siamo a non morire d’estate, a bestemmiare Milano l’autunno. -
Canti dal golfo
"Sei come me,/ Quando stringono/ Le onde avverse e,/ Smarrito, cerchi/ Nuovi frastuoni./ Non aspettarti sorprese/ Dalle mie mani,/ Perché presto la guerra/ Arriverà dall’aria./ I missili copriranno/ Le nostre nuvole,/ Ed io sarò soltanto/ Un vecchio soldato inerme,/ In questo transito di vita,/ Di pochissime luci.""""" -
Le corde del cuore
"Mi affaccio/ una sera/ a contemplare/ il brulicare/ di luci e di persone/ con i loro guizzi e/ le loro intermittenze/ sapendo/ che niente e nessuno/ fermerà mai/ il continuo/ andare e venire/ del mare della vita.""""" -
Il tempo giusto
"Tante vite abbiamo vissuto,/ ognuna dietro la seduzione della neve./ Troppe cose avevamo da sapere./ Il tempo ci ha ingoiato negli spazi/ avuti in prestito, segmenti/ dove scrivere parole per dire/ della luce dai ghiaccioli sospesi/ alle grondaie quando il sole s’alza/ e scioglie il freddo diradato./ Tante vite in una vita,/ talvolta dimenticate nello scorrere/ lungo il viale dagli argini imperfetti./ Ci siamo abituati al rossore/ della foglia d’autunno dopo l’esplodere/ del fermento del sole dai viticci/ attanagliati ai rami nell’abbraccio/ al pesco a primavera./ Raccolgo bacche e riempio canestri/ ed ho tante cose ancora da sapere,/ mentre la neve ritorna a coprire i passi/ nell’impresa ormai compiuta/ che tutti li contiene.""""" -
Oniria
"Piovuto dal tempo, da chissà quale organismo (o incomprensibile assurdo), a edificare i miei mantra, una memoria ancestrale, a scardinare gli assiomi, le verità di cartone, la vanità e la speranza, ad amare, a farmi amare, a lasciare, perché la vita è lasciare, non la morte, la vita è lasciare, la morte è tornare (finalmente una casa)""""" -
Il Cantico di Hermes
"Il Cantico di Hermes"""" è una sperimentazione letteraria che ha come filo conduttore la ricerca sul linguaggio, e che, per esprimere la sua massima potenzialità, ha bisogno di continue variazioni di registro. Nel testo si riscontrerà la riflessione filosofica, prosa poetica, poesia, dialogo teatrale. Come nei laboratori degli antichi alchimisti si fondevano i metalli per ricavare l'oro, così nel crogiuolo del Cantico si alternano e armonizzano differenti stilemi, a partire dalla consapevolezza che è la scrittura stessa, nei suoi momenti migliori, la vera pietra filosofale." -
La stanza accanto
"Metterò a fuoco il mondo, lo capovolgerò col grandangolo invece io lo potrò abbracciare fino a toccare i pensieri e le parole degli altri. Uscirò molto presto a caccia di luce e dell'istante perfetto che un po' come il vento mi fa navigare tra gli scatti del tempo in dissolvenze leggere di panorami notturni e ancora ricordi di silenzi controluce.""""" -
Karoshi. Ediz. illustrata
"Karoshi"""", termine giapponese che significa “morte per troppo lavoro”, è una raccolta di opere d’inchiostro in stile pop art che rappresenta i difetti della società moderna, volta all’estenuante mostrarsi e al consumismo. Raffigura individui stanchi e insoddisfatti, che per i turni massacranti si anestetizzano con l’alcool eliminando ogni rapporto personale."