Sfoglia il Catalogo feltrinelli032
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 401-420 di 10000 Articoli:
-
La vita personale
"La vita personale"""" di Paris è il romanzo di un'intera generazione, quella dei poeti e critici della seconda scuola romana di poesia. Questo romanzo è un ampio affresco degli ultimi quarant'anni della società italiana. E sfilano, in questo eroicomico colloquio con le ombre, i protagonisti della letteratura degli ultimi decenni: Moravia, Pasolini, Amelia Rosselli, Elsa Morante, Enzo Siciliano, ecc. Ma, soprattutto, due critici-fratelli, l'Hidalgo e Crudelia, veri e propri """"uccellacci"""" della coscienza dilaniata e ridanciana di Paris. """"La vita personale"""", però, è soprattutto un romanzo d'amore. Le tre indimenticabili donne di questo libro, Laura Buffetti, Karen Willis e Sara Frisch, a loro volta emblemi di tre diverse epoche storiche, sono raccontate ora con passione, ora con risentimento, ora con buffonerie da boccaccesca commedia all'italiana. In questo romanzo, inoltre, ci sono molte altre cose: il mito della poesia, un mostruoso complesso edipico, le mode vecchie e nuove, i pettegolezzi, la famiglia, la paternità, il sesso e le guerre di ieri e di oggi. La vita personale di Paris, tra i suoi romanzi più importanti, è il resoconto di un'intera vita, un testamento, un lucido e doloroso sberleffo alle proprie ossessioni amorose e sentimentali. È, anche, un romanzo pieno di oscillazioni, se è vero che attraversa indenne molti generi, dalla lirica alla pochade, dall'autofiction alla commedia degli equivoci, dal romanzo sociologico al melodramma." -
Il fiele e le furie. Ragusa, il caso Spampinato
Nel pieno degli anni di piombo un delitto comune diventa il caso italiano più lungo della storia del Dopoguerra, con effetti che si ripercuotono a distanza di decenni. Teatro di una vicenda che si presenta come metafora della Sicilia dei contrasti e specchio dell'Italia dei veleni è Ragusa, la città più a sud d'Europa, la più soporosa ma anche la più intossicata. Qui nasce l'accrocco perfetto: il 25 febbraio 1972 viene ucciso un ingegnere dalla vita movimentata. Un giovane giornalista comunista, che sta indagando per ""L'Ora"""" sulle trame nere nella Sicilia sudorientale, accusa del delitto il figlio del presidente del tribunale, che lo uccide il 27 ottobre, diventando così un assassino per dimostrare di non esserlo. Nessuno saprà mai chi ha ucciso il 25 febbraio Angelo Tumino e nessuno riuscirà a stabilire il contesto nel quale Roberto Campria decide di sparare a Giovanni Spampinato in una sera di fine ottobre davanti al carcere dove si costituisce. Si parlerà di mandanti occulti per zittire un giornalista troppo interessato alle sordide manovre eversive in Sicilia, sarà evocata l'oscura sciagura di Montagnalonga, saranno smosse piste che portano alla Grecia dei colonnelli, saranno adombrate collusioni con il traffico di opere d'arte e la delinquenza comune in combutta con il neofascismo, ma il mistero rimarrà impenetrabile su tutto l'""""affaire"""": a designare uno sciasciano teorema siciliano che diventa canone inverso dell'Italia di ieri e di oggi."" -
In fuga dalla scuola e verso il mondo
Questo romanzo parla di Valerio, un ragazzo innamorato. L'amore è la sua stella polare. Il resto non gli importa. A scuola va male e i professori non lo lasciano in pace. Valerio appartiene a un generazione in fuga, che si lancia, senza difese e senza armi, verso il grande mare dell'esperienza. Ogni generazione scopre la vita in modo diverso. Ogni gioventù sente l'impulso di fare scelte radicali, di mettersi in gioco totalmente, per trovare il proprio mondo. Come Valerio, che, una volta lasciata la scuola, oltre all'amore scopre la rabbia, come indomabile guida nella sua strada. -
Milano non esiste
Questo romanzo è un altro tassello di quel grande mosaico che è la narrativa calabrese moderna (Alvaro, La Cava, Répaci, Strati, Seminara, Abate, ecc.), ma è soprattutto un inaspettato ""ritorno"""" della """"letteratura industriale"""" italiana, declinata in anni recenti alla sola precarietà lavorativa. """"Milano non esiste"""" è un ribaltamento delle nostre certezze sociologiche, perché ci racconta un'Italia ancora furiosamente arrabbiata con """"i padroni"""", ancora tormentata dall'alienazione, dal disadattamento urbano e dalla nostalgia per la propria terra di origine. Il protagonista di questo romanzo è un operaio calabrese che vive a Milano da quarant'anni. È sposato con una donna milanese e ha sei figli. Mancano pochi anni al pensionamento, e finalmente il suo sogno può realizzarsi: tornare nel paese calabrese dov'è nato, godere della luce del Sud, passare le giornate a guardare il mare. Nel frattempo, però, nella sua fabbrica si muore, Milano appare sempre più incomprensibile nel suo orrore sociale e urbanistico e """"la peste"""" della modernità sembra aver tramortito ogni forma di fraternità. Lentamente si avvicina il giorno del ritorno, ma l'operaio calabrese non ha fatto i conti con i figli, che di andare a vivere in Calabria non ne vogliono sapere."" -
Viaggio nel sud
"Viaggio nel sud di Antonio Seccareccia fu pubblicato per la prima volta nel 1958 per i tipi di Amicucci. Questa ristampa, a mezzo secolo di distanza dalla prima, si presenta accresciuta di 17 poesie, che all'epoca furono escluse per ragioni eminentemente tipografiche (...). La sfida più grande per ogni scrittore, com'è noto, è quella di durare, e mi sembra che Antonio Seccareccia, grazie anche alle numerose attività letterarie del Premio Frascati da lui fondato, e soprattutto grazie alla figlia, e all'amicizia fedele di tanti scrittori e critici (ricordo almeno Alberto Bevilacqua e Arnaldo Colasanti), stia affrontando brillantemente la dura polvere del tempo, come ben testimonia, tra l'altro, questa orgogliosa ristampa di Viaggio nel Sud (...). Lo stile di Seccareccia è tipico di quell'ermetismo che definirei aperto e retroflesso (Quasimodo), anche se più asciutto e """"piano"""" (Cardarelli, Sinisgalli); un ermetismo, voglio dire, né orfico né """"assoluto"""", e neanche barocco, ma già armoniosamente amalgamato con il neorealismo (lo Scotellaro """"privato"""", il primo Accrocca). È un poeta, Seccareccia, di quella grande famiglia di scrittori italiani - appunto, tra ermetismo e neorealismo che hanno praticato il culto della """"letteratura come vita"""", della vita che sempre trionfa finanche sulla letteratura (...)."""" (Dalla postfazione di Andrea Di Consoli)." -
Gli avventurosi siciliani
"'Gli avventurosi siciliani' è il romanzo in cui le doti di fantasia e la capacità satirica di Nello Sàito si manifestano al meglio. Quando uscì nel 1954, se ne occuparono due critici illustri: Niccolò Gallo e Giuseppe De Roberta, che avevano entrambi già sottolineato l'originalità del suo primo romanzo 'Maria e i soldati'. L'inizio del libro è avvincente: già si delinea il carattere di Fulvia, la giovane di origine siciliana che la mamma decide di mandare da Milano a Trapani dallo zio Rosario, di cui ha sentito parlare come di un uomo ricco e generoso. La madre dice a Fulvia che lui sta male e desidera vederla: in realtà è un pretesto per farle conoscere il cugino Nini, a cui vorrebbe darla in sposa. Dopo una certa perplessità, la ragazza affronta il viaggio. La descrizione dei viaggiatori che popolano il treno dà subito l'idea del modo in cui la Sicilia le si preannunzia: """"I miei compagni di viaggio erano quasi tutti vestiti di nero. Tutti siciliani, figuriamoci. Ognuno stava per conto suo, compunto, seduto sul limite del sedile; in apparenza niente affatto interessato ad attaccare discorso con il vicino"""". Emergono nei discorsi dei passeggeri i temi cari a Sàito. Si rievoca il personaggio del bandito Giuliano che per uno dei viaggiatori fa rivivere il mito di Carlo Magno: """"Hanno tolto i cavalieri e la Sicilia ha inventato i pupi. Sono scomparsi i pupi e i siciliani hanno inventato Giuliano..."""" (Giovanni Russo)" -
Il caratterista basilisco del cinema Scaturchio
Jonio Castellucci è davvero un personaggio che dice qualcosa di profondo sul nostro tempo. E un caratterista, un attore ""minore"""", uno che fa cammei. E, insomma, un precario dell'arte. Quelli di Jonio Castellucci sono i pensieri nascosti e segreti di un saltimbanco del nostro tempo, di un artista epicureo che oscilla continuamente tra la massima """"vivi nascosto"""" e l'impulso a trionfare sulle scene. Il romanzo di Antonio Petrocelli è la voce limpida e consapevole di un uomo del sottosuolo, è la spietata e divertente radiografia delle miserie, delle cattiverie, dei rancori, delle frustrazioni di un attore che, per troppe ingenuità e per troppi ideali, rimane ai margini dello star-system. Non mancano però scene esilaranti, fantastiche, surreali, a riprova del fatto che, probabilmente, la maschera di Jonio Castellucci è anche questo: quasi un cliché della istrionica tristezza del dietro le quinte di un attore """"minore"""", poco ricordato dalle folle e spesso sottopagato da produttori rapaci. Il caratterista basilisco del Cinema Scaturchio è un inno al cinema e al teatro, ma anche un anatema contro la crisi del lavoro in Italia e contro le troppe meschinità della vita. È un romanzo sul disincanto dei primi venti autunnali. E sul disamore crescente. È, insomma, la storia di Jonio Castellucci, un personaggio indimenticabile dei bassifondi di Cinecittà."" -
Era di maggio
In questo suo primo romanzo Cesare de Seta affronta un tema che finora era stato toccato più volte dalla saggistica, ma molto di rado - a quel che ricordo - dalla narrativa. Il tema riguarda quel movimento giovanile che dal '68 dilagò in varie e spesso pittoresche manifestazioni in tutto il mondo, e che soprattutto in Italia e in Francia doveva assumere aspetti molto particolari. Sembra all'inizio che il romanzo di de Seta si tratti di una storia d'amore tra il protagonista e Sara, una ragazza talmente coinvolta nelle vicende del movimento studentesco da subordinare tutto, anche i privati sentimenti, alla sua passione ideologica. Ma quello scrutare di Fabrizio negli occhi misteriosi di Sara, quegli occhi tristi di cui non riesce ad afferrare nemmeno il colore, che gli trasmettono un senso ""di vuoto e di attesa"""", ci comunicano sin dalle prime righe il punto di vista dell'autore nei confronti della realtà che ci vuole descrivere. E l'impenetrabilità di Sara e delle idee che lei fanaticamente manifesta ogni volta che Fabrizio cerca di parlare con lei alla luce del senso comune. Un romanzo coraggioso, questo di de Seta, un romanzo di formazione sotto certi aspetti, che non teme di confrontarsi con una realtà ancora scottante, una realtà ancora irrisolta, che ha lasciato ferite e nostalgie nel suo e nel nostro animo. (Raffaele La Capria)"" -
Pagine milanesi
"Pagine milanesi"""" propone ai lettori gli scritti che Leonardo Sinisgalli pubblicò sulla rivista «L'Italia Letteraria» dal 1933 al 1936: cronache di una topografia culturale e, contemporaneamente, frammenti di un viaggio interiore. Sinisgalli, che fu poeta, ingegnere e pubblicitario italiano, capace di fondere cultura umanistica e formazione scientifica, dedica pagine agli appuntamenti mondani, ai vernissages, ad epifanie quotidiane della solidarietà e dell'amicizia, all'urbanistica e agli angoli del capoluogo lombardo solo in apparenza grigi e dimessi. Una versatilità di temi e motivi che apre la scrittura alla sperimentazione, dove al registro critico e conversativo si mescolano frammenti di poesia per restituirci il volto di una città, Milano, che già all'epoca si presentava in tutta la sua sorprendente modernità." -
Nato in Urss
Un viaggio spazio-temporale nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche dal 1900 fino al 26 dicembre 1991, data delle dimissioni di Gorbacëv: mutuando il motto di Majakovskij ""Guardate, stupitevi. Sono cittadino dell'Unione Sovietica"""", l'autore romeno ci guida nel suo museo archeologico/filologico come un Virgilio dantesco. Divertendosi, e divertendoci, con una comparazione tra noi (sovietici) e loro (americani), Ernu tramanda al lettore esperienze personali, studi e racconti altrui riguardanti la sua terra sconfinata. Con un linguaggio amicale e l'attendibilità di uno storicista, ci racconta la fine del suo paese attraverso l'analisi delle parole diffuse, degli eventi politici e degli oggetti e degli ambienti del quotidiano. Il suo enciclopedismo è onnivoro: ogni elemento del suo passato, che è elemento del passato di chiunque sia nato in Urss negli anni Settanta, è pregno di significati politici: cartoni animati, romanzi, fiabe, citazioni dai film e """"frasi alate"""", tutti spulciati nelle loro connotazioni sottotestuali."" -
Scritti e discorsi di cultura industriale
Gli ""Scritti e discorsi di cultura industriale"""" sono un quadro compatto di questioni inerenti soprattutto al linguaggio delle immagini: sia quello pubblicitario, sia quello della comunicazione aziendale, sia infine quello dell'urbanistica. Il loro scopo principale - si potrebbe dire - è di concentrarsi sulle epifanie del mondo industriale, sul volto che la fabbrica offre di sé all'esterno: l'industrial design, l'organizzazione del lavoro pubblicitario, il problema del tempo libero, sono tutti legati all'esperienza olivettiana: la vera, importante stagione del capitalismo illuminato. Le ragioni da cui muove l'indagine di Bigiaretti, infatti, conducono sempre e comunque a quelle domande che Adriano Olivetti poneva """"Ai lavoratori di Pozzuoli"""" (1955) con una certa dose profetica: «Può l'industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell'indice dei profitti?» Adriano Olivetti pensava alla sua fabbrica-comunità come a un microcosmo ideale in cui ogni individuo, accanto al lavoro, trovasse anche delle chances di riscatto culturale e spirituale. Ed è questa la chiave di lettura adottata da Bigiaretti."" -
Verrai a trovarmi d'inverno
"Verrai a trovarmi d'inverno"""" secondo romanzo di Cristiana Alicata: è la storia di Elena, giovane chirurgo ortopedico, che in seguito ad un incidente motociclistico decide di trascorrere la convalescenza a Pantelleria, in pieno inverno. Qui conosce Liz, fisioterapista transessuale in attesa di cambiare sesso, e Gina, meccanico, che ha paura d'amare. Nel limbo spazio-temporale proprio delle Isole, le due donne l'aiuteranno a ricostruire le dinamiche dell'urto, sentimentale prima che fisico. Di pari passo al riaffiorare dei ricordi, remoti e recenti, anche la realtà muterà i suoi connotati, fino a svelare vite segrete e intrecci imprevedibili: Aldo, padre di Elena, non risparmierà sorprendenti rivelazioni su un passato, che brucia ancora, portando con sé le ciniche conseguenze di sogni infranti. """"Verrai a trovarmi d'inverno"""" è un doppio viaggio: alla scoperta di un'isola e della capacità di parlare di se stessi, aprendosi agli altri." -
I denti guasti
L'incontro tra due solitudini: quella di Giulia, diciotto anni, la passione per il canto a salvarla da squallide giornate perse dietro una madre alcolizzata, e quella di Roman, diciotto anni anche lui, l'infanzia trascorsa in una terra straniera e un presente clandestino, piccoli furti in giornate senza regole. I loro mondi finiscono per incontrarsi tra le corsie di un supermercato: mentre fuori la Tv continua a creare ""star"""" e nei bar sotto casa italiani vecchi e nuovi non vogliono capirsi. Matteo De Simone racconta il nostro presente impastato di mass media e scontri di civiltà, narrandoci un'atipica storia d'amore nata in fretta e troppo in fretta svanita: sullo sfondo personaggi nudi e crudi tratteggiati con intelligenza e passione. """"Denti guasti"""", costruito su affetti complicati e conflitti irrisolti, stupirà per uno sguardo lucido, abile nel descrivere le nostre fragilità senza superficiali divisioni tra bene e male."" -
L' Italia dei poveri
"Operai, contadini, emigranti, sacerdoti, prostitute, turisti sono i personaggi di questa Italia dei poveri. Giovanni Russo ci parla di un'Italia umile, costretta a muoversi in un orizzonte precario, ma non privo di speranza, e lo fa per dare luce ai volti anonimi di una nazione sommersa. Leggendo queste pagine, è come se una nazione che fino agli anni Cinquanta era stata prigioniera di un antico e pesante letargo, adesso si fosse destata per entrare in un destino di modernità. Ne viene fuori un quadro che non soltanto contempla la condizione del """"mondo chiuso"""" di Carlo Levi, ma annovera anche luoghi e abitudini del sottoproletariato tanto cari all'immaginario di Pier Paolo Pasolini e da un Mezzogiorno, dove il tempo continua a scorrere con la sacralità dei patriarchi biblici, ci si proietta a grandi falcate negli scenari industriali che, volendo riferirci a personaggi letterari, riempiono di tristezza i ricordi di un Albino Saluggia, caricano di speranza le notti di Antonio Donnarumma o di fantasie i gesti di Marcovaldo. Mantenendo fede a un'idea di scrittura testimoniale, Giovanni Russo continua a fornirci un ritratto di un Paese ingenuo e stralunato, candido e smaliziato, incantato e perverso, com'era in quegli anni e come ha continuato a esserlo fino a oggi."""" (Giuseppe Lupo)" -
Non capisco un'acca
E se esistesse un alfabeto fatto solo di acca, di parole formate con la parola acca? Prima ipotesi: non si capirebbe un'acca. Ipotesi alternativa: ne siete sicuri? È esattamente il manifesto surrealista (anzi, rodariano) da cui parte l'esplorazione graficotestuale firmata dal designer Maurizio Ceccato. La H/acca muta viene sbaragliata per tramutarsi in forma-racconto: pagine narrate da sinistra a destra (e viceversa) per occhi indiscreti dagli zero ai... Ogni capitoletto di questo ""romanzo immaginifico"""" si sviluppa su un duplice piano: brevi filastrocche zeppe di ACCA giustapposte a illustrazioni """"rapinose"""", bizzarre, stralunate, inquadrabili come favole deragliate e haiku fuori orbita, racconti e immagini. La lettera H non emette suoni, in lingua italiana: si usa dire che sia muta. Tuttavia, se non esistesse, molte parole non avrebbero lo stesso suono e il medesimo significato. Ne sapeva qualcosa Ludovico Ariosto, in una sua avvertenza all'accorto lettore: «Chi leva la H all'huomo non si conosce huomo, e chi la leva all'honore, non è degno di honore»."" -
Tutta la bellezza deve morire
In una Costiera lontanissima dagli stereotipi turistici e riconsegnata alla sua potenza arcaica di rocce, sole, mare, un gruppo di ragazzi insegue il sogno della giovinezza che salva dalla miseria dell'età e della morte interiore. Per i ragazzi ribelli di ""Tutta la bellezza deve morire"""" la festa suprema è la perdita di sé nel corpo immenso del mare o nel corpo prossimo e inafferrabile del sesso, eppure, in maniera sotterranea, essi perseguono anche una magica forma di conoscenza, una conoscenza che dovrebbe accadere proprio in quel trionfo di luce e di salino che scioglie il pensiero e lo riporta alla quiete. Ma non c'è quiete, per loro, e non c'è quiete per Pier, innamorato di Rimbaud e delle sue visioni, e in cerca del fantasma di una amica-amante che è forse il fantasma dei giorni felici. Ma Pier e i suoi amici non sono più una sola cosa con il mondo. Sono contemporanei, e scissi. Inseguono la Bellezza che porta in sé l'attimo che esita tra passato e futuro, ma sono coscienti del rischio della Bellezza solo come in sogno. E in quella Costiera in cui appaiono ancora gli dèi, li aspetta il risveglio, e la catastrofe. La rivelazione è avvenuta? Sì, ma a costo della vita. L'assoluta mancanza di riguardi della Bellezza nei confronti dei suoi perduti amanti: è questa la musica ossessiva, limpida e accesa che anima il romanzo di Pingitore, e che spinge la sua scrittura ad auscultare la voce misteriosa della giovinezza."" -
Cronache dal big-bang. L'unica gioia al mondo è cominciare
"Sento l'esaltazione di un inizio al quale potranno seguire svolgimenti molteplici, inesauribili [...]. Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell'inizio, l'attesa ancora senza oggetto."""" (Italo Calvino, """"Se una notte d'inverno un viaggiatore""""). Questo è un libro """"solo di incipit"""": i più significativi della letteratura mondiale (da Omero alla letteratura contemporanea) narrati, con """"svolgimenti molteplici, inesauribili"""", da una ventina di scrittori, a cui si aggiungono le testimonianze sulla """"potenzialità"""" e difficoltà dell'inizio"""" di Raffaele La Capria, Dacia Maraini, Melania Mazzucco e Antonio Tabucchi raccolte dallo scrittore e magnifico """"conversatore"""" Paolo Di Paolo. Giulio Ferroni offre un esempio di commento agli incipit di Marías e la compagna di viaggio Lidia Sirianni una divagante e divertente antologia sulle tecniche di esordio """"rivelate"""" da grandi autori stranieri. Il titolo, """"Cronache dal Big Bang"""", prende spunto dalla suggestiva immagine che appartiene ad uno dei libri più belli dedicato all'arte del raccontare, cui rendo omaggio: Bruno Traversetti e Stefano Andreani """"Incipit. Le tecniche dell'esordio del romanzo europeo"""", edito dalla Eri. Per loro, l'incipit resta il """"luogo per eccellenza liturgico dell'arte narrativa, è lo schiudersi di una forma complessa i cui contorni futuri si dilateranno a tutti i territori della nostra esperienza e della nostra sensibilità""""." -
Gymkhana-Cross
"Davì pubblica i racconti di """"Gymkhana-Cross"""" nel 1957, nella collana dei """"Gettoni"""" di Einaudi diretta da Elio Vittorini. A ventotto anni il giovane collegnese apprendista meccanico da quando ne aveva quattordici, ha attraversato la guerra in calzoni corti e vive le prime scintille di rinascita, e sta per entrare a far parte - per pochi anni - di quella Fiat che già marcia a grandi passi per far crescere Torino e le sue industrie. Ci fu un tempo, dunque, in cui la classe operaia aveva un suo piccolo paradiso. Giornate lunghe in fabbrica - si lavorava anche il sabato, e senza tante recriminazioni - ma anche serate spensierate a caccia di fanciulle assai poco disponibili, bevute all'osteria con gli amici - le memorabili cappe di fumo stagnante appena sopra il mezzo litro di vinaccio allappante - e poi tante chiacchiere, tante illusioni, mentre gioventù passava e le ambizioni si tramutavano in un onesto matrimonio con prole e casetta in periferia. Il mondo raccontato da Luigi Davì in questa raccolta di storie minime - minimaliste, si direbbe adesso - è proprio quello di un ipotetico giovanotto d'altri tempi che, seppure con nomi diversi, sembra rincorrersi attraverso tutte le piccole vicende di vita quotidiana che costituiscono l'antologia ideale di un mondo antico e appartato, appena dietro l'angolo e ancora ben visibile nelle foto in bianco e nero dei nostri genitori. Vita di fabbrica - con scherzi goliardici inclusi e voglia di costruire qualcosa..."""" (Sergio Pent)" -
Soldati del re
"A metà strada fra """"L'alfiere"""" e """"L'eredità della Priora"""" si collocano i tre episodi che compongono """"Soldati del re"""" (1952). Il romanzo, che ha la forma di un polittico narrativo e vede la luce per i tipi mondadoriani nella """"Medusa degli Italiani"""", sposta all'indietro nel tempo l'attenzione di Alianello. Infatti, mentre nelle altre due opere la narrazione si concentra sull'impresa garibaldina del 1860 e sui mesi successivi alla proclamazione del Regno, qui si retrocede alla grande stagione rivoluzionaria che di fatto chiude la Restaurazione, un periodo di pochi mesi soltanto o addirittura di giorni, ma di grande intensità politica, una stagione gravida di attese, attraversata da un forte vento di speranza. Mai come in """"Soldati del re"""", siamo di fronte al senso dell'effimero. Sciabole, alamari, mostrine, stendardi, decorazioni non rappresentano solo la testimonianza di una gloria militare, pur se sbiadita e impolverata, ma alimentano il sospetto della caducità quale condizione comune a tutti gli esseri viventi e trascinano il racconto dentro il paradigma di un'umanità che ritrova se stessa nel sentimento cristiano del perdono che apre la strada a una profonda percezione di uguaglianza. Più che sminuire le azioni degli uomini, più che deprezzare il loro desiderio di combattere, il patire ingiustizie o l'inseguire chimere, Alianello si preoccupa di cercare un senso ai fatti della Storia, anche di quelli meno noti, i più feroci e disumani."""" (Dalla prefazione di Giuseppe Lupo)" -
Tempi stretti
"'Ecco, perdo tempo, perdo tempo. Alla fine del mese farò il sessanta per cento'. L'angoscia del tempo ossessiona i personaggi di questo romanzo: operai e operaie che devono battere a una pressa millenovecento pedalate all'ora, cronometristi che li controllano da vicino e capi incaricati di far rispettare le cadenze del lavoro. Anche le pause, come i giorni di riposo, sono schiacciate dall'affanno di ritornare in fabbrica. E persino gli amori, come quello difficile tra Emma e Giovanni, non si sottraggono alla legge martellante delle macchine che non si devono fermare. Sono i ritmi del boom economico vissuto, dal di dentro, nei suoi meccanismi alienanti. Ritmi esterni che si traducono in relazioni sociali frenetiche e si metabolizzano in asmatiche palpitazioni interiori. Pubblicato nel 1957 nella collana dei """"Gettoni"""" diretta da Vittorini, questo romanzo è uno dei primi e più efficaci documenti della cosiddetta letteratura industriale. """"Tempi stretti"""" va alle radici del complesso tentativo dell'uomo di far coincidere il lavoro, se non con i propri sogni, almeno con una vita accettabile che preveda un futuro"""" (Paolo Di Stefano). Con una prefazione di Giuseppe Lupo e una postfazione di Mattia Fontana."