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La theologia occidentale. Panoramica introduttiva in una prospettiva ortodossa
"Rebus sic stantibus"""", lo scritto presente ha la natura di un saggio assolutamente introduttivo. Ciò tuttavia non significa che sia privo di un marchio peculiare. Tutt'altro: al di là della trattazione dei principali rappresentanti e delle principali tendenze della tradizione teologica occidentale, esso sottopone, in maniera quasi minuta, le questioni di volta in volta esaminate alla prova critica dell'insegnamento ecclesiale ortodosso; e questo non con il proposito di aggiungere - alla serie di quelli già esistenti - ancora un testo violentemente polemico contro la tradizione cristiana occidentale, ma con il duplice obiettivo, da un lato, di familiarizzarci criticamente con un """"ignoto a noi"""" così noto e, dall'altro, di tentare di conoscere noi stessi attraverso l'osservatorio specifico della storia del pensiero teologico. La conoscenza critica dell'Europa occidentale è e resta incompiuta nella misura in cui viene ignorata o sottovalutata la chiarificazione dei fondamenti spirituali e teologici della sua civiltà. Lo si afferma sulla base della valutazione (giusta, a mio avviso) di Durkheim, secondo cui il fenomeno religioso si rivela la dominante che definisce la formazione sociale, visto che funziona come asse di strutturazione della """"coscienza collettiva"""". La religione è ciò che rende possibile l'emergere del sociale; e vi è società nel momento in cui essa stessa si comprende come tale." -
La fabbrica
Una fabbrica enorme, quasi infinita, come mai s'era veduta. Migliaia di operai, impiegati, dirigenti; corridoi labirintici attraversati da altrettanti corridoi, quasi in un circolo senza fine; centinaia di uffici che si dispiegano ovunque. E per accedere alla fabbrica un intrico illimitato di stradine che salgono e scendono in un paesaggio quasi desertico. Ma che cosa vi si produce? Qual è lo scopo di tale dispiegamento di mezzi? Il protagonista, dopo svariate vicende, arriva inconsapevolmente ad una risposta. Ma è una risposta che gli costerà la vita. Emerge nel romanzo un senso di spaesamento e stordimento. Così come quell'immensa fabbrica, tutto si avvita circolarmente in una sorta di danza ipnotica: la storia, le alterne vicende dei personaggi, la stessa scrittura. Il vuoto, lo slittamento, la ripetizione, la ridondanza pervadono alla fine quasi ogni passo di quest'opera; instillano lo sconcerto di una ""sensazione"""", piuttosto che la consapevolezza di un pensiero o di un ragionamento ben definito. Ma soprattutto ci offrono una rara ed efficace immagine della contemporaneità."" -
La pittura raccontata ai ragazzi. Guida alla comprensione delle opere
Il libro è una guida per ragazzi alla comprensione della pittura, alle storie, ai segreti nascosti nei dettagli che gli artisti di ogni epoca hanno raccontato nelle loro opere con libertà e fantasia, usando linguaggi differenti. Non si possono capire i tanti significati di un affresco di Giotto o di un dipinto di Leonardo o Picasso, né apprezzare le tecniche utilizzate per produrli senza viaggiare in altre dimensioni dello spazio e del tempo, provando a fare nuove esperienze visive. Solo la curiosità di esplorare diverse abitudini percettive, la voglia di scoprire gli indizi sparsi in ogni opera pittorica permettono di esercitare le capacità personali di ciascuno e di misurarsi con la fantasia, la meraviglia e la libertà creativa. -
La vita nella tomba
"La vita nella tomba"""" nasce dall'esperienza diretta dell'autore, che visse in prima persona il decennio di conflitti combattuti dalla Grecia tra il 1912 e il 1922: prima e seconda guerra balcanica, prima guerra mondiale e spedizione in Asia Minore. Pubblicato in anteprima a Salonicco nel 1917, conobbe una seconda edizione nel 1924 e una terza, definitiva, nel 1930. Protagonista immaginario del libro è il sergente Antonis Kostoulas, evidente alter ego dell'autore, che in una serie di lettere (mai inviate) alla fidanzata e ritrovate da un commilitone a pace ormai ristabilita, descrive le atrocità della guerra ma anche l'incomparabile bellezza dell'esistere, che proprio l'orrore della trincea rende ancora più preziosa. Nel contempo lirico e crudamente realistico, il romanzo mette a nudo, con lucida consapevolezza politica, lo scandalo dell'odio ed esorta alla faticosa costruzione della pace configurandosi come un vero e proprio inno alla vita." -
La genealogia della governance. Dal liberalismo all'economia sociale di mercato. L'ordoliberalismo tedesco
La governance è l'espressione storica attuale del modo in cui si configurano i rapporti di forza nell'assetto del capitalismo neoliberale finanziarizzato. In questo testo ricostruisco la sua genealogia dal liberalismo fino all'Economia sociale di mercato. Sostengo che l'Economia sociale di mercato, i cui principi sono riconducibili all'ordoliberalismo tedesco degli anni Trenta del Novecento, non è una strada alternativa al neoliberalismo ma una sua specifica declinazione, che serve a spostare il peso della legittimazione delle pratiche di governo dal quadro costituzionale-parlamentare a quello dell'attività di gerarchie politiche e di organismi non eletti né controllabili, i quali nella veste di gestori-esperti reagiscono ai movimenti e agli imperativi del capitale. La governance plasma la società civile come dispositivo di controllo sociale, non potendo più giustificare, nella condizione di crisi persistente, la promessa della ""crescita e della prosperità per tutti"""" - formula con cui """"L'Economia sociale di mercato"""" ha guadagnato il consenso nella Germania Occidentale del dopoguerra, tanto da venir estesa a principio ordinatore dell'Unione europea. La governance è la modalità neoliberale della governamentalità, concetto che definisce l'insieme di meccanismi e di procedure destinati a dirigere la condotta degli uomini. """"Nessun potere è accettabile e assolutamente e definitivamente inevitabile"""", afferma Foucault, trattando del campo di analisi delle procedure e delle tecniche attraverso cui si instaurano le relazioni di potere che, di volta in volta, qualificano il rapporto tra governanti e governati, definendo le posizioni, i concerti, e gli oggetti da governare. Nel quadro generale della governamentalità, analizzo la nascita della ragion di Stato nel XVII secolo non come teoria o rappresentazione dello Stato, ma come razionalità che elabora la pratica stessa di governo; la formazione della società civile e la costituzione del mercato fino al neoliberalismo americano e tedesco (ordoliberalismo), non come teoria economica o dottrina politica, ma come una certa arte razionale di governo intrinsecamente legata a un certo regime di verità, cioè alla produzione di discorsi accettati come veri. Questo piano di riferimento risponde alle tre questioni fondamentali poste dal neoliberalismo: come preservare il carattere globale del governo; come assicurare che la ragione economica non sia soggetta al governo, come garantire la continuità tra governo giuridico e governo economico. Le risposte che dà consistono nel porre l'economia imprenditoriale come modello universalmente valido di regolazione sociale e come elemento costitutivo della sovranità politica. Nelle condizioni attuali di crisi persistente del valore, la governance opera mediante regole e procedure che servono a ridisegnare gli elementi costitutivi della società civile. Alle nozioni di """"protezione sociale"""", di """"diritti sociali"""", di """"benessere della popolazione"""", di """"democrazia materiale"""", che avevano retto l'ordine sociale interno delle economie occidentali nel liberalismo, sostituisce i criteri normativi della """"protezione della persona"""", le formule dell'universalismo dei """"diritti umani"""" e del civismo, per proteggere i pochi segmenti capitalistici in grado di riprodursi."" -
Sviluppo e declino dell'economia sovietica
Il collasso dell'Unione Sovietica e il definitivo superamento di questa esperienza fanno parte ormai del passato ed hanno letteralmente spazzato via la sovietologia e gli intellettuali orfani di un sistema economico e sociale che li vedeva come potenziali protagonisti. In occasione del centenario della Rivoluzione d'Ottobre però gli intellettuali orfani di ideologie sono tornati alla ribalta producendo articoli e saggi commemorativi o al limite distruttivi senza tener conto che la rivoluzione russa e la sua involuzione sono stati tra gli eventi più importanti del secolo scorso. Bisognerebbe perciò cercare di studiare la reale struttura dell'economia e della società sovietica piuttosto che riprendere le polemiche sterili del passato fondate su uno storicismo politico limitato all'ideologia e non basato sulla verifica empirica. Questa raccolta di articoli intendono fornire un contributo all'approfondimento delle dinamiche dell'economia sovietica piuttosto misconosciute in un paese come il nostro in cui i criteri di investigazione sono modesti. Purtroppo la ricerca di studi interessanti e attuali sull'argomento è molto difficoltosa; in ogni caso gli articoli proposti toccano vari aspetti dell'economia sovietica nel suo sviluppo e nel suo declino fino alla forma attuale. Il momento è ormai maturo poiché si è quasi completamente esaurito il mito, tipico del secolo scorso, dello ""stato operaio"""" come baluardo contro il capitalismo mondiale. Occorre anche precisare che il sistema ad economia """"statale"""" ha avuto in passato un certo consenso solo in aree in cui il capitalismo doveva ancora svilupparsi pienamente e nei paesi del terzo mondo. Nelle nazioni a capitalismo avanzato, come gli Stati Uniti, il Giappone, i paesi Scandinavi, la Germania e in parte la Francia, dove era in atto la loro integrazione, la stragrande maggioranza dei lavoratori considerava l'Unione Sovietica più che altro come un paese estremamente arretrato in cui non venivano garantiti quei diritti che al contrario erano vigenti nei paesi capitalisti avanzati; prova ne sia il fatto che in queste nazioni non si sono mai sviluppati partiti comunisti che avessero una qualche rilevanza. Al contrario, nei paesi dell'area mediterranea, in quelli latino americani, nel continente asiatico e in alcuni paesi africani il modello socialista veniva visto, specie dagli intellettuali, come una possibile evoluzione verso una economia più stabile e più garantista; naturalmente gestita da loro. In effetti tutte le tendenze ideologiche presenti nella sinistra, anche quelle più critiche, consideravano il modello sovietico superiore a quello occidentale e in grado di influenzare in qualche modo l'evoluzione della società e dell'economia mondiale verso un sistema misto a stretto controllo statale. Questa tesi che verrà definitivamente demolita dal crollo finale dell'URSS come un castello di carte nel 1991."" -
Saggi su Brecht
Un dialogo estremamente attuale tra due grandi intelligenze del ventesimo secolo: due esiliati, due tedeschi, due amici. ""Dare un'idea delle proprie convinzioni teoriche, del proprio modo di conversare, vale a dire dei propri comportamenti esteriori: tutto questo è molto più importante che svolgere il filo delle proprie opere secondo l'ordine cronologico, in funzione del loro contenuto, della loro forma ed efficacia"""". Già queste linee programmatiche, estratte dal primo saggio di questo libro, dimostrano che si tratta di un complesso vivente. La teoria del teatro epico, la concezione del Romanzo da quattro soldi, la questione dell'""""autore come produttore"""", si mescolano a conversazioni, lettere e incontri sullo sfondo degli anni Trenta, dell'esilio e dell'avvento del nazismo. In questi anni di crisi profonda traspare la sinergia tra il pensiero di Benjamin e quello di Brecht, ad esempio nel momento in cui Benjamin considera il """"Trauerspiel"""" barocco come l'antecedente del teatro epico; oppure quando valorizza il gesto in Brecht, soprattutto quel gesto impercettibile e infinitesimo che non è in linea con le nostre aspettative."" -
La città giardino del domani
È sorprendente pensare che ""The Garden Cities of Tomorrow"""" risalga al 1902: l'ideale alla base di questo piccolo e appassionato libro anima ancora il dibattito urbanistico contemporaneo e stupisce per la profondità di analisi e la concretezza delle proposte. Di fronte all'industrializzazione selvaggia che prende sempre più piede negli agglomerati britannici di fine Ottocento, dominati dal congestionamento e da condizioni di vita precarie e malsane, Howard risponde con le città-giardino che, pensate in un'ottica modulare, fondono i vantaggi della vita cittadina ai piaceri della campagna, allo scopo di far scaturire """"un movimento spontaneo dalle città affollate al ventre della nostra gentile madre terra, un tempo fonte di vita, felicità, abbondanza e potere"""". Un testo pregno e affascinante, che non cessa di influenzare il pensiero architettonico contemporaneo e che proclama, con vent'anni di anticipo su """"Vers une architecture"""" di Le Corbusier, l'esigenza di una riforma dello spazio urbano e di un necessario avvicinamento dell'uomo alla natura."" -
Otto, venditore di cravatte
La tristezza da lungo tempo regnava sul regno di Farfallonia. Tutte le farfalle, anche quelle dipinte sui muri delle case, erano sparite. Nessuno sapeva come e perché. Il più triste di tutti era il sindaco, perché le farfalle erano oramai diventate simbolo e vanto del paese. Passavano giorni, mesi, stagioni ma le farfalle non si decidevano a tornare. Passavano le stagioni e gli abitanti di Farfallonia diventavano sempre più tristi e grigi. Ma, un bel giorno di maggio... Età di lettura: da 6 anni. -
Piccole storie di grandi bambini
Il libro raccoglie una serie di fiabe inventate e illustrate direttamente dai bambini dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia Rutteri di Trieste. È un libro che parte da un percorso triennale basato sulla alfabetizzazione emotiva di un progetto che prende spunto dall'effetto farfalla del fisico americano Lorenz. Abbiamo ipotizzato che un percorso fatto di piccole azioni positive, concrete, volte sia alle buone relazioni interpersonali che all'ecologia dell'ambiente naturale potessero creare dei cambiamenti positivi dentro al sistema scuola e per consolidare tutto ciò abbiamo attivato anche un percorso di psicomotricità relazionale. Al termine di questo processo i bimbi hanno inventato brevi racconti che si sono intrecciati per arrivare a creare un mosaico colorato, espressivo e vivace privo dei saccenti rimbocchi da parte degli adulti. Storie fresche e gradevoli che invitano a sognare, i personaggi richiamano figure ancestrali dell'immaginario infantile: principesse, fate, principi sono immutati mentre i dinosauri hanno sostituito gli antiquati draghi, le piratesse coraggiose e i mostri si rincorrono ma alla fine del libro si ritrovano in un consolante e avvincente fine. -
Fine del lavoro come la fine della storia?
"Vorrei chiedere a tutti quei giovani impegnati in attività che richiedono formazione intellettuale e tecnica, i quali spesso lavorano in maniera intermittente ma non necessariamente, quindi quei giovani che riescono a sbarcare il lunario e a pieno titolo possono dirsi """"occupati"""" anche se non hanno dei contratti a tempo indeterminato ma sono vincolati a contratti di collaborazione, contratti a termine, lavorano con partita Iva ma comunque lavorano - ecco a questi giovani vorrei chiedere: """"È vero che se protestate o mettete in discussione alcune condizioni di lavoro rischiate di non lavorare più?"""" Sono certo che la stragrande maggioranza mi risponderebbe di sì. Ma ho il sospetto che anche molti di coloro che godono invece di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, posti di fronte alla medesima domanda, risponderebbero che la loro posizione all'interno del luogo di lavoro diventerebbe più critica se osassero protestare. Salvo che la protesta o la rivendicazione venisse avanzata non dal singolo individualmente ma da un gruppo consistente di dipendenti. Questo dunque è il punto chiave della condizione lavorativa oggi in Italia per le nuove generazioni. Questa è la condizione insopportabile, destinata a peggiorare sempre più. Non è quella dell'occupabilità, non è una condizione modificabile con politiche attive del lavoro ed è rimediabile con la regolazione solo in astratto, teoricamente, nei fatti anche la regolazione non può farci niente. Perché? Perché la flessibilizzazione dei rapporti di lavoro rende strutturalmente isolati i lavoratori, si sentono soli, percepiscono nettamente che la loro è una condizione identica a quella degli altri colleghi ma la percezione di questo """"destino collettivo"""" non dà minimamente la sensazione di appartenere a un collettivo, continuano a sentirsi soli e trovano momenti di solidarietà e condivisione soltanto quando si lamentano della loro condizione. Non scatta mai quel senso di solidarietà di gruppo che consente di agire con minore senso del rischio. Prima di condannare moralisticamente questi comportamenti come fanno tanti vecchi compagni che ricordano davanti a una bottiglia di vino i loro scioperi, i loro sit in e le loro occupazioni di edifici pubblici, cerchiamo di entrare meglio in questi meccanismi.""""" -
Nuovo umanesimo o nichilismo. Grandezza e miseria dell'Occidente
Il futuro è una categoria etica, un'idea regolativa per portare avanti una buona vita in responsabilità e moralità. Non bastano le conoscenze e i saperi, abbiamo fortemente bisogno di moralità per orientarci nell'orizzonte dei principi di una buona vita; allo stesso tempo, abbiamo bisogno del cuore per muovere e smuovere la responsabilità di coscienze ferme al sonno dell'indifferenza. La responsabilità è una questione etica, ma senza i sentimenti, senza il cuore, anche l'etica rimane sospesa, fredda, inerme. Senza l'empatia, non si entra nel rispetto, nel riconoscimento, nell'affetto per l'altro e per le cose. Il passaggio dall'Io al Noi non è, come qualcuno teme, la negazione del sé, la perdita della propria identità. L'interrelazione è riconoscimento reciproco, rispetto reciproco. Ecco perché l'educazione alla mondialità si dispiega su due piani: da un lato, sul piano antropologico che è lo sviluppo dell'uomo nella sua integralità e che presuppone i tre più volte menzionati ambiti di scienza, morale e arte e, dall'altro, sul piano della convivenza pacifica planetaria dei popoli, nella difesa e nella cura della vita (non solo umana) e della terra. -
Il Golem che ci attende. Un'etica per ogni cosa
"Quando pensiamo al Golem che vogliamo costruire, stiamo forse mascherando sotto uno scopo officinale il nostro istinto &fondo a cercare a capire noi stessi ? Finora lo hanno fatto le religioni, ora lo possono fare, e lo fanno, la scienza e la tecnologia."""" Comunque il Golem, che non sarà una semplice macchina, queste ci sono già, sarà frutto di biologia e genetica, sarà differenziato in tessuti come i nostri, solo più resistenti potenti e forti, sarà frutto di cellule riproduttive, cellule staminali, clonaggi e donazioni, intelligenza ricostruita. Il corpo del Golem sarà il corpo del vivente, la sua informazione sarà la nostra. Ma allora che differenza c'è con l'uomo vero e proprio? ed a che scopo farne uno? Un'ulteriore obiezione, legittima, è: l'uomo è fatto anche di altruismo, cooperazione, empatia, patto sociale. La risposta è: certo, così come possono avere tutto questo computer in rete e in sinergia. La risposta generale alla domanda """"vale la pena o no correre rischi?"""" può dunque venire solo dal tipo di mente che vogliamo Golem abbia. Abbiamo scritto la parola chiave: mente. Parola chiave nel senso che, per tutto quello che abbiamo detto, la mente potrà forse essere l'unica cosa che ci distingua veramente da macchine costruite a nostra potenziata somiglianza. Con mente si intende, l'insieme di intelligenza, memoria e coscienza, funzioni che vengono menzionate, descritte ed analizzate separatamente solo per ragioni pratiche e per limitatezza (temporale e quantitativa) dei nostri processi intellettivi. La mente è una e sola funzione, integrazione totale dei tre processi." -
Il fugace e l'eterno. E altri scritti di filosofia sulla crisi
"Sotto il sostantivo 'verità' si cela un problema altamente drammatico. La verità, riflettendo esattamente ciò che le cose sono, impone a se stessa di essere una e invariabile. Ma la vita umana, nel suo sviluppo multiforme, cioè nella storia, ha cambiato costantemente di opinione, consacrando ogni volta come 'verità' quella che va adottando nei vari casi. Come rendere compatibile una cosa con l'altra? Come è possibile situare la verità, che è una e invariabile, nella vitalità umana che è per essenza mutevole e che varia da individuo a individuo, da razza a razza, da età a età? Se ci atteniamo alla storia e seguiamo il suo suggestivo ondeggiare, dobbiamo rinunciare all'idea che la verità si lasci afferrare dall'uomo."""" (J. Ortega y Gasset, """"Il tema del nostro tempo"""")" -
Pasolini. Perché ho accettato di scrivere...
«Perché ho accettato di scrivere per Tempo la presente rubrica? È una domanda che faccio a me stesso [...] invoco a giustificarmi la necessità ""civile"""" di intervenire, nella lotta spicciola e quotidiana, per conclamare quella che secondo me è una forma di verità. Dico subito che non si tratta di una verità affermativa: si tratta piuttosto di un atteggiamento, di un sentimento, di una dinamica, di una prassi, quasi di una gestualità». Ciò che si propone è un'interrogazione sull'impegno giornalistico di uno scrittore impegnato. Perché Pier Paolo Pasolini - poeta, romanziere, saggista, cineasta - ha sentito il bisogno di esprimersi anche attraverso i giornali? Quale passione, quale necessità, quale urgenza lo muovevano? Attraverso un percorso, che parte dall'analisi degli articoli giornalistici degli anni Settanta e va a ritroso, tracciando un quadro della vasta e variegata produzione artistica pasoliniana, si vuole condurre il lettore alla scoperta o all'approfondimento dell'opera di uno dei maggiori intellettuali del Novecento, la cui voce continua a risuonare forte nel nostro tempo."" -
Il male del lupo
Gli scritti riuniti in questo volume ripercorrono la vita dell'autore, la sua adolescenza (da studente che si rifiuta di giocare ai maestrini e che osserva dal punto di vista dell'oppresso i danni della colonizzazione), i suoi viaggi, le risposte che inventa contro le difficoltà di scrivere il presente in un'epoca nella quale gli slogan nazionalisti distorcevano le parole e nella quale l'individuo è obbligato a farsi da parte davanti agli interessi dello stato: gli ""anni bui"""" del Grande Impero del Giappone. Che Nakajima Atsushi subisse gli avvenimenti o andasse loro incontro, la sua vita e la sua opera sono interamente segnate da una stessa curiosità, da uno stesso stile: andare a vedere da molto vicino e cercare altri punti di vista rispetto a quelli che si impongono o che sono imposti."" -
Il Partito del FQ. Chi trova un nemico trova un tesoro
È nato sull'onda di Mani pulite, è stato il punto di riferimento dell'antiberlusconismo più intransigente, ha generato i movimenti dei girotondi e del popolo viola e oggi è un protagonista della protesta anti-establishment. È il ""giornale-partito"""" del Fatto quotidiano, la creatura di Paolo Flores d'Arcais e Marco Travaglio. Questo libro descrive l'anatomia ideologica e propone un'analisi dei limiti e delle contraddizioni di un gruppo beniamino della Rete."" -
La teoria del soggetto
Dai primi approcci fenomenologici del giovane Sartre al tema dell'""Ego"""" fino alle riflessioni dello strutturalismo maturo la """"questione del soggetto"""" è stata una delle pagine più significative della filosofia francese del Novecento. È stata, in ultima analisi, una lunga e serrata discussione attorno all'eredità del """"cogito cartesiano"""", che per secoli aveva dominato il pensiero francese. Dopo la rivoluzione introdotta da Marx e da Freud, il primato dell'idea sull'essere e la stessa identità tra ragione ed autocoscienza, che di questo """"cogito"""" costituivano il nucleo centrale, non potevano più essere accolti nella loro pretesa evidenza. Si trattava di riprendere la questione dalle fondamenta, di ripensarla con un diverso bagaglio di categorie ed una diversa consapevolezza storica. Il testo ripercorre il ciclo di lezioni che Badiou tenne su questo tema lungo un arco di tempo molto lungo, dal gennaio 1975 al giugno 1979. In quegli """"anni rossi"""" Badiou, affascinato dall'esperienza filosofica e politica del maoismo, si scelse come compagni di strada privilegiati Hegel e Lacan, indicato ripetutamente come """"il nostro Hegel"""", """"l'Hegel del nostro tempo"""". Lo scopo era quello di costruire una nuova """"teoria del soggetto"""" che fosse coerente con quella rifondazione del materialismo storico e dell'impegno rivoluzionario che i tempi richiedevano. In queste lezioni, come nell'opera più nota """"L'essere e l'evento"""" pubblicata pochi anni dopo, gli fu fedele compagno di strada l'altro """"grande dialettico francese contemporaneo"""", l'amato poeta Stéphane Mallarmé."" -
Racconti per tempi post-cristiani
Racconti per tempi post-cristiani fa riferimento pur senza riprodurne il titolo a una delle storie raccontate in questo libro. Esso per altro allude - per contrasto - all'immaginario al quale attinge la vena narrativa di questo scrittore che risulta incapace di scrivere storie che non siano ""storie cristiane"""" pur essendo consapevole dell'imperante cultura secolarizzata dei nostri tempi. Storie cristiane sono infatti i quattro romanzi scritti da Luciano Marigo e storie cristiane sono quelle raccontate in questo libro. Ma che vuol dire """"storie cristiane""""? Non si tratterà, per caso, di pagine edificanti? Marigo sa bene che la ragione dello scrivere una storia deve essere - in esclusiva - la ragione narrativa, alla quale ogni altro interesse deve essere ricondotto. Così nelle sue pagine si cercherebbe inutilmente la più piccola traccia di intenti apologetici o di volontà di indottrinamento: la sua scrittura rispetta rigorosamente la regola fondamentale dell'arte la quale stabilisce che ogni riferimento alla fede cristiana ha diritto di trovare posto in una pagina narrativa solo ed esclusivamente a condizione che partecipi alla logica narrativa e di essa esprima la forma e la sostanza."" -
L' uomo e la (sua) fine. Saggi su Günther Anders
I saggi qui raccolti indagano, da diversi punti di vista, la poliedrica e attualissima opera di Günther Stern-Anders (1902-1992), nei suoi aspetti e nella sua potenzialità, esplorando soprattutto il tema apocalittico della fine della umanità. Questo volume, - frutto del dialogo nato in occasione di un convegno organizzato per i vent'anni dalla morte di Anders -, s'incentra e si organizza secondo due convergenti linee di analisi. Nella prima parte si ricostruisce il tracciato filosofico, antropologico e politico dell'autore tedesco, mentre la seconda sezione è dedicata alla costellazione tematica ""arti, letterature e società"""". Quel che si profila da queste """"visioni"""" apocalittiche è un ritratto sfaccettato e vitale di Günther Stern-Anders.""