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Influenza. Tensioni, deformazioni e irregolarità del presente
La linea del falso, spesso usata dai poteri istituiti, oscura la prospettiva e influenza la psiche collettiva. Si giunge così, in tempi di epidemia, all'invenzione teatrale di una realtà che imita modelli letterari, all'orchestrazione nello spazio pubblico di un remake delle esperienze storiche di emergenza che sfociano nella ridefinizione di una scena sociale di consenso e di redistribuzione dei poteri in cui si coniugano fiducia nell'autorità della scienza, sottomissione e spirito di servizio nutrito di paure e illusioni. Rispetto al vissuto di crisi indotto dalla pandemia e alla minaccia che l'influenza rappresenta per l'autonomia razionale e la libertà degli individui, il contagio filosofico, in lotta contro il senso comune, riscopre il corpo sociale nella dimensione dei bisogni reali e della coscienza di un futuro diverso dalla servitù al regno dei media. -
Rabbia. Pólemos e il leviatano
La pandemia ha sconvolto il nostro modo di vivere. Ha ucciso, chiuso, isolato. Ha privato del lavoro, impoverito, accentuato disuguaglianze e allo stesso tempo ha alimentato molte proteste. Alcune manifeste, altre latenti. Ad arrabbiarsi per le misure di contenimento del contagio sono stati davvero in tanti: gran parte delle categorie produttive del terziario, intellettuali, studenti, giovani, cittadini. Da molti anni non si vedeva un'inquietudine sociale così diffusa. Pólemos è tornato scontrandosi con i decreti, i limiti, i controlli imposti dal Leviatano. Tuttavia, non è ancora chiaro se la rabbia sociale sia in grado di trasformarsi in conflitto e rappresentare la spinta verso un mondo migliore: più giusto, più libero e umano. Patrizio Paolinelli ci accompagna nell'analisi del presente e nelle ipotesi per il futuro interpellando sindacalisti, studiosi e un ex ministro. Interviste a Maria Grazia Gabrielli, Paolo Ferrero, Marino Masucci, Giulio Sapelli, Francesco Schettino, Giovanni Sgambati. -
Sacrificio. Tracce per una genealogia
Pur trattandosi di questione privilegiata dagli studi storico-antropologici, del sacrificio si sono perse le tracce lungo il percorso entro la storia della mentalità occidentale, secolarizzandosi esso al pari di altre categorie di origine teologica. Ne è sopravvissuta una pallida ermeneutica della mortificazione, ritenuta necessaria ai fini della salvezza, ultra o intramondana, che gli studi recenti concorrono a rivedere radicalmente, cominciando dalla reinterpretazione del cosiddetto sacrificio sulla croce di Gesù. Ne deriva un'inedita significazione della categoria del sacrificio nel senso del dono, anziché dello scambio, della transazione di natura economica, per la quale il sacrificio fungerebbe da ovvio espediente per l'accesso a ricompense assiologicamente superiori. L'esodo dalla logica consuetudinaria del sacrificio consegue alla presa in carico dell'aut aut evangelico: o sacrificio o misericordia. -
Solitudine. Utilità e danno per la vita
Tanti sono i volti della solitudine, ma essenzialmente due sono quelli in cui li possiamo raggruppare: c'è chi subisce la solitudine e c'è chi ne va in cerca. Evidentemente non deve trattarsi della stessa cosa. Ciò che nelle nostre società rende ben radicata la solitudine è il nesso inscindibile che essa intrattiene con l'individualismo moderno. L'esigenza di contrastare la pandemia di Coronavirus ci ha imposto lunghi periodi di isolamento durante i quali all'individuo in presenza ha fatto seguito l'individuo in remoto. L'epidemia virale è venuta ad innestarsi in una epidemia sociale già in corso che vedeva il senso di solitudine diffondersi sempre più nelle nostre società. Ma la solitudine non è solo una modalità del sentire, essa anzi rappresenta il tratto caratteristico della condizione umana odierna. Offrirne una chiave di lettura e cogliere le nuove sollecitazioni emerse in tempo di virus è lo scopo di questo breve testo. -
Virus. Critica multidisciplinare di un'epidemia
Le malattie infettive esistono da sempre con milioni di vittime, ma la nuova epidemia ha suscitato insolite paure; per tralasciare sia le contrastanti informazioni trasmesse da scienziati e mass media, sia la discussa gestione dell'emergenza che ha prodotto danni sociali, psicologici ed economici maggiori di quelli prodotti sul piano medico. Il volume documenta quanto avvenuto secondo ottiche multidisciplinari, denunciando errori, ipocrisie e cure mancate; basti pensare alle migliaia di morti annuali in Italia per malasanità o ai milioni di morti nel mondo per diretta mano dell'uomo (inquinamento, mancanza d'igiene, guerre, genocidi, fame, carestie, distruzione dell'ambiente, ecc.). -
Morte. Dimorare la soglia
Mentre la tanatologia contemporanea discetta intorno all'oltrepassamento della morte e proietta l'esistenza nelle distese della ""postmortalità"""" e della """"amortalità"""", Ella, irriverente e irriverita, fracassando le tenebre notturne, irrompe sotto la specie di autocarri militari allineati lungo i viali della città, impossessandosi delle nebbie della narcosi disposofobica, ove la occultano sia l'esibizione psicotica del vitalismo sia la schizofrenia collettiva nascente dalla contemperanza di rimozione e di iconolatrica bulimia della morte medesima. Ella disvela i fattizi simulacri eudemonici del saeculum disgiuntosi dalla religio, impone rallentamento e sosta, obbliga a dimorare là dove s'installa fin dall'attimo iniziale dell'esistenza, accompagnandoci verso la soglia che inesorabilmente sarà da varcare. Tolto l'ostacolo dell'arresto e dell'indugio, ogni vivente avverte la propria collocazione entro spazi che ne configurano lo stato di ospite lungo un percorso che lo conduce al passaggio che non può non avvenire, all'attraversamento che spalanca orizzonti nuovi: gettare lo sguardo oltre, è fondamento della presa in carico della costituiva finitezza dell'esistenza umana."" -
Eclisse. Definitiva scomparsa o temporaneo occultamento
Il termine ""eclisse"""" (o eclissi) rimanda al fenomeno astronomico dell'oscuramento della luna o del sole. La stessa parola nel linguaggio figurato indica l'offuscamento o la scomparsa definitiva di una personalità, di un movimento o perfino di un'intera epoca. In questo tempo pandemico assistiamo all'eclisse di molte (pseudo) certezze, a cominciare dall'inviolabilità della sfera personale. Si tratta di una definitiva scomparsa oppure di un occultamento solo temporaneo? Quando la pandemia sarà passata, tornerà tutto come prima? L'eclisse non è un fenomeno permanente: il sole o la luna, dopo essere caduti nell'ombra, poi ritornano visibili e la vita prosegue normalmente. """"Eclisse"""", quindi, è un termine che in relazione alla pandemia lascia aperto un cospicuo spazio di riflessione giocato proprio sulla sua ambiguità, sul suo essere un tempo sospeso o l'ultimo atto di un tempo felice."" -
Respiro. Il ritmo della porosità del vivente
Nel presente libro, il fenomeno del respiro è sottoposto a un'approfondita riflessione, visto il posto di primo piano che è venuto ad occupare nei tempi del Covid-19: riflessione che, attraverso la ricognizione critica delle sue implicazioni più importanti, prende le mosse dal riconoscimento secondo cui, in esso, giunge a espressione uno dei diritti umani universali e più elementari e, quindi, un'istanza che è decisiva per la vita e la ""salute"""" della stessa democrazia."" -
La scuola digitale. Il senso dell'educazione e le sfide della tecnologia
Negli ultimi trent'anni la scuola è stata attraversata da processi profondi, che rischiano di snaturarne il senso e il significato della missione. Non più luogo nel quale si forma l'individuo nella sua interezza, né comunità educante che indica le vie della possibilità praticata, di una nuova società, ma luogo della frammentazione del sapere e dell'apprendimento della precarietà. Il tutto giustificato con l'idea di un'inesorabile e irresistibile ""innovazione"""", che si presume naturalisticamente determinata. Il tecnocentrismo prende così il posto della critica, così come l' """"innovazione"""" il posto del progresso. L'introduzione massiccia del digitale, fino allo sbocco della Dad, assume dunque un profondo senso ideologico subordinante. Raccogliere la sfida della tecnologia e rovesciarne il senso, da strumento di subordinazione a strumento di emancipazione, vuol dire anzitutto rovesciare il senso dell'educazione trasformandola in arma della liberazione."" -
Lavoro. Il lavoro dopo il lavoro
L'essenza del lavoro il tempo e il suo rapporto con la soggettività vivente è il tema di questo saggio. Nel processo della sua espressione esso diventa una forma della prassi trasformatrice in cui le energie umane fisiche e intellettuali sono poste in azione. Il lavoro mette in azione le facoltà e la potenza del Desiderio in uno slancio costruttivo più che produttivo che realizza il lato attivo della conoscenza in un'attività finalistica. Il conflitto fa del lavoro il motore dello sviluppo e il campo di rapporti in cui esso contende il potere al capitale. Liberato dai vincoli dei rapporti di dominio dei saperi settoriali e reificati dell'economia e del diritto il lavoro dispiega il suo movimento immanente e diventa il fulcro del progetto di cambiamento sociale. Si mostra il suo carattere espressivo costruttivistico e la sua rilevanza assiologica fondando relazioni tra viventi non soltanto transazioni e scambi tra figure di classe. Comunque organizzato e dovunque dislocato materiale o immateriale il lavoro continua ad occupare il centro della scena e conserva il dinamismo di un processo che supera ogni limite che ne ostacoli l'emancipazione. -
Utopia. Distopia. Mappe dell'immaginario e scenari dell'(im)possibile
La pandemia costringe milioni di persone in ogni angolo del pianeta a rimanere distanziate. Dal deserto del mondo alla sorveglianza degli esseri umani, dalla paura di essere toccati alle vite controllate dal potere: ecco i tratti di uno scenario distopico che sembra materializzarsi nell'anno zero del Covid-19. La realtà va oltre l'immaginazione. L'ossessione della protezione ridurrà sempre più i contatti fisici e le relazioni sociali mentre la Rete ingloba fantasmaticamente il vedere e l'essere visti. Se nella modernità, la distopia costringeva l'utopia ad uscire da se stessa e dai suoi fallimenti, oggi, essa regna sovrana ma paradossalmente scuote e ridesta la coscienza alle nuove sfide globali. -
Note per un trittico. Metafisica, tempo, storia
"Tutte le cose che sono, sono buone, e quel male, di cui cercavo da dove fosse, non è sostanza, perché se fosse sostanza, sarebbe bene"""", afferma Agostino nelle Confessioni nel rifiutare la dottrina manichea in precedenza abbracciata, in questo modo rivendicando, con il nesso buono-sostanza, la piena conoscibilità del mondo. La creazione - """"il mondo non era, dove sarebbe stato creato, prima che fosse creato, affinché fosse"""" - è né più, né meno la libertà, la quale apre con ciò il tempo: """"senza variazione dei moti i tempi non sono"""". Cosicché se la libertà è l'irruzione del nuovo non determinato da nessuna concatenazione e solo essa irruzione origina la storia, quale conoscibilità umana è possibile del mondo e della storia? Prima ancora, quale spazio si apre alla libertà, dunque all'attività creatrice umana, oltre la residuale volontà negativa di omettere il bene? Che cosa di utile ci consegna, quella mossa metafisica?" -
Ia. Intelligenza artificiale. Etica delle macchine pensanti
Dopo le rivoluzioni industriali e culturali, è arrivata l'""informatica intelligente"""" che ha reso tutto """"smart"""": telefonia, casa (domotica), medicina (diagnostica, bionica), lavoro, finanza, scuola (DAD), mezzi di trasporto senza conducente, ecc. Oggi sappiamo imitare la natura sul piano biologico e mentale, creando """"software"""" che svolgono funzioni cognitive: memoria, elaborazione, soluzione. Se tutto questo ha migliorato la nostra vita, ha creato però nuove dipendenze e alienazioni: potere dell'algoritmo e dei big data, controllo sociale, manipolazione dell'informazione, oligarchie economiche."" -
Solitudine digitale. DaD e SmartWorking. Il futuro del digitale a scuola e al lavoro
Quella che stiamo vivendo ha qualcosa di epocale: siamo alla prima pandemia della nuova era digitale. Per la prima volta si risponde ad una pandemia facendo ricorso ai mezzi che l'informatica ci mette a disposizione. Per difendersi dal virus si sono utilizzati i mezzi che la tecnologia digitale aveva nel frattempo escogitati per altri usi (si pensi alle videoconferenze e al lavoro a casa). Come strategia di difesa abbiamo utilizzato l'abbandono dello spazio pubblico e cioè la rarefazione dei rapporti sociali. Essa era già in corso prima che l'avvento del virus ce lo imponesse. Il virus non ha fatto altro che farci proseguire con altri mezzi ciò che la rivoluzione digitale in corso stava già provocando: e cioè la messa in crisi delle forme di socialità. Abbiamo dovuto rinunciare ai contatti fisici con i nostri simili, ma è quello che già stavamo facendo ritirandoci nei social, lasciando il mondo reale per riparare in quello virtuale. Questa eclisse dell'uomo in presenza, questo distacco da noi stessi è ciò che sconnette gli individui dal mondo materiale per permetterne la connessione nel nuovo mondo immateriale. Nei social i contatti virtuali generano nuovo isolamento. -
Quando i miei pensieri
"Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso."""" (Rainer Maria Rilke)" -
Ulisse
Nella mia giovinezza ho navigato lungo le coste dalmate. Isolotti a fior d'onda emergevano, ove raro un uccello sostava intento a prede, coperti d'alghe, scivolosi, al sole belli come smeraldi. Quando l'alta marea e la notte li annullava, vele sottovento sbandavano più al largo, per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno è quella terra di nessuno. Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore. -
Il dono dell'amore
"Oh Atena fanciulla se è vero che simboleggi La mente di Dio Spingi Amor E con lui Anche l'amore del Cuore umano L'amore Di questo papà Ancora più su Verso Helios Che sia lui Donatore di Luce e di Bene ad accogliere nel suo splendore il fiore più bello dell'universo: il fiore perenne dell'amore""""." -
Scritti sulla comunicazione
I seguenti scritti del terribile contestatore cristiano, che fu certamente Søren Kierkegaard, introducono al senso ed allo sviluppo della imponente produzione della sua attività letteraria. Questi scritti della (o sulla) comunicazione hanno un proprio sviluppo che riflette e vuole trascrivere il processo d’interiorizzazione che l’autore va compiendo – quasi suo malgrado e sotto la spinta di forze profonde, strane e arcane – e di cui avverte l’aura e la misteriosa confluenza fra opposizioni, meschinità, sofferenze d’ogni genere. Il lettore deve perciò avanzare con i passi cauti dello spirito se vuole cogliere il ritmo segreto che in essi si svela. Lo stile di questi scritti è estremamente riflesso, spesso spezzato e disadorno, fatto più di sussulti e di ritorni che non di risultati: ma anche fremente di balenamenti improvvisi, di commozioni e confessioni quasi di un morente, come egli in effetti si considerava. Il contenuto è ancora oggi estremamente provocatorio e inattuale, più di quanto Nietzsche non dicesse delle sue Considerazioni: nulla infatti sembra più ostico e repellente all'uomo contemporaneo, travolto dalla società consumistica e permissiva, di un ritorno al Cristianesimo del Nuovo Testamento. -
Scritti giovanili
La presente edizione degli Scritti giovanili di Hegel dal 1785 al 1800 offre per la prima volta in Italia il panorama completo della genesi e dell’evoluzione giovanile del pensiero del più grande filosofo dell’età moderna: dalla prima educazione neoclassica e illuministica all’adesione incondizionata a Kant, al sorgere del pensare dialettico. L'opera offre occasione per un ripensamento del pensare hegeliano, al di là dei preconcetti dell’ideologia e dello storicismo, recuperando la geniale intuizione del Nohl di una genesi e di una sostanza “teologica” del pensiero di Hegel. -
Principi della filosofia dell'avvenire
Nei Princìpi della filosofia dell'avvenire (1843) Feuerbach ricostruisce la genealogia dell'idealismo, mostrando il legame tra teologia e forme filosofiche sostenuto già nelle Tesi provvisorie per una riforma della filosofia. Tuttavia non si ferma ad una lettura, pur geniale, della storia della filosofia, ma prospetta una nuova soluzione del problema ontologico che eviti il vuoto di soggetto in cui incorre la logica di Hegel: l'essere non è solo pensato ma esperito come altro rispetto al pensiero. Feuerbach propone una nozione positiva della sensibilità, uno sguardo rinnovato che pone la causa del desiderio umano nel campo del visibile. Andare oltre Hegel non significa infatti recuperare il concetto romantico di sentimento, ma riconoscere la positività del reale. Nei Princìpi Feuerbach si interroga sugli effetti a lungo termine della verità. Il destinatario di questo manifesto filosofico non è l'uditorio universitario ma l'umanità futura. Qui l'universalità emerge come piano dell'intersoggettività. Solo dopo aver destituito l'Assoluto come soggetto, l'uomo incontra l'altro come simile: finito nella sua esistenza corporea, ma infinito nel genere in quanto umanità.