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Filosofie e scienze nel pensiero di Croce. Genesi di una distinzione
L'autore si è proposto di seguire il cammino storico-teoretico percorso da Croce nell'indagare il problema del rapporto filosofia-scienze dalle origini delle sue riflessioni fino al 1909. In tale data egli pervenne a un punto di arrivo che può considerarsi nettamente definito e in un certo senso ""conclusivo"""" e che quindi ne giustifica la scelta come momento finale di un'ideale parabola nel corso della quale Croce ha toccato una serie di tappe estremamente significative. Esse infatti gli hanno consentito di superare l'iniziale acritica """"aderenza"""" al proprio tempo e di giungere a una posizione affatto originale e rivoluzionaria. La concezione dominante con la quale egli si trovava a dover fare i conti distingueva la filosofia e le scienze in base agli oggetti """"diversi"""" di cui secondo l'opinione comune esse rispettivamente si occupavano: il mondo """"storico"""" e il mondo """"naturale"""". Croce invece, dopo una temporanea accettazione di questa partizione dualistico-realistica, propose una differenziazione che non si fondava più su una pretesa diversità di oggetti, ma su una sostanziale differenza dei metodi di cui esse fanno prevalente uso. L'autore si è sforzato di analizzare appunto tale differenziazione """"metodologica"""" e di seguire, contemporaneamente, le varie tappe che hanno condotto ad essa."" -
The Florence review. Ediz. italiana e inglese. Vol. 1: Horizon-Orizzonte
La nuova serie della rivista “The Florence Review” esce ora per Le Lettere: l’unica rivista letteraria bilingue che traduce testi inediti di autori contemporanei (nei numeri passati sono stati pubblicati: Rossella Milone, Paolo Di Paolo, Laura Pariani...). La rivista è un punto di riferimento per chi si occupa di traduzione, scrittura creativa e graphic storytelling. Primo numero illustrato da Francesco Chiacchio. Diretta da Alessandro Raveggi e Martino Baldi, offre uno sguardo unico sul panorama italiano, raccontandolo ogni volta attraverso racconti e poesie che affrontano parole-chiave del contemporaneo. Tra gli autori, il progetto ha pubblicato scrittori del calibro di Paolo di Paolo, Rossella Milone, Giusi Marchetta, Giampaolo Simi, Giordano Meacci, Omar di Monopoli, Laura Pariani, Alessandra Sarchi, Edgardo Franzosini, Claudia Durastanti, Elena Varvello, Filippo Tuena, Luca Ricci. Il primo numero della nuova serie uscirà a maggio 2022 in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino, e come partner annovera già le fiere Testo (Firenze, febbraio 2022) e Book Pride (Milano, marzo 2022). La sua parola chiave, “Orizzonte”, indicherà un approfondimento dal punto di vista ambientale ed emotivo di questi anni complessi, uno sguardo prospettico e approfondito. Tra le voci già confermate del nuovo numero in lavorazione segnaliamo la scrittrice Rosa Matteucci, Fabio Geda, il poeta Fabio Pusterla, il giornalista culturale Gianluca Didino, l’autore fiorentino Enzo Fileno Carabba. Sarà poi come sempre illustrata da un illustratore professionista, in questo caso da Francesco Chiacchio (già illustratore per la «Repubblica», «Internazionale» e altri magazine e quotidiani prestigiosi). -
Per tutte noi. La parola poetica delle donne
«Ogni donna coltiva silenziosamente un lunghissimo passato, attraversa il presente come una cometa che brucia nell’atmosfera e si proietta al futuro. Il tempo della parola poetica delle donne è un laccio di fionda». (Maria Borio) Dalla rabbia detonante di Audre Lorde ai versi corrosivi di Anne Sexton, dalle profondità di Karin Boye al grido ribelle di Diane di Prima, poetessa della Beat Generation, fino ai versi audaci e dolcemente eversivi di Margherita Guidacci. In questo libro la poesia diviene un movimento attraverso cui legare, un manifesto attraverso cui annodare le storie passate e taciute, un ponte con le generazioni future. Eavan Boland, Karin Boye, Diane Di Prima, Paola Sivia Dolci, Roberta Durante, Carol Ann Duffy, Margherita Guidacci, Ewa Lipska, Audre Lorde, Anne Sexton, Presentazione di Maria Borio. -
Delitto senza castigo
“Unpunished”, tradotto in italiano con il titolo “Delitto senza castigo”, rappresenta un unicum nella produzione di Charlotte Perkins Gilman. È un romanzo figlio dei suoi tempi che si può ascrivere al giallo classico della “Golden Age of Detective Fiction”, all’apice di popolarità e produttività nelle decadi tra le due guerre mondiali; tuttavia, è un figlio-romanzo che la sua epoca madre ha rinnegato: Gilman lo completò nel 1929, ma malgrado tutti gli sforzi non riuscì a trovare un editore, e così “Unpunished” sprofondò nell’oblio dell’inedito per anni. Ma attenzione: se è vero che l’autrice era ben consapevole di quanto fosse appetibile un giallo deduttivo all’epoca, è altrettanto vero che ciò che le stava più a cuore era far arrivare a un pubblico di lettori – e lettrici – che fosse il più ampio possibile un certo tipo di messaggio morale: la condizione della donna soggiacente al patriarcato e all’incertezza economica. Di qui la scelta dell’involucro sfizioso della letteratura di genere, il quale funge da zucchero che ricopre il principio medicamentoso della pillola. Ci sono tutti gli ingredienti del whodunnit: un assassinio in una stanza chiusa a chiave, addirittura in modalità “overkilling”, una cerchia limitata di sospetti, un ambiente domestico opprimente e una vittima odiosa che non suscita alcuna compassione nel lettore. La coppia investigativa matrimoniale Jim Hunt e signora Bessie Hunt da un lato omaggia le coppie letterarie come Tommy & Tuppence di Agatha Christie o il private eye hard-boiled immancabilmente affiancato dalla segretaria, ma dall’altro afferma l’indipendenza intellettuale della donna nell’indagine: Bessie infrange lo stereotipo di moglie-amante-assistente fedele e risolve il caso dimostrandosi più brillante, intuitiva e coraggiosa del marito e degli uomini della polizia. La sua missione “undercover” nei panni di cameriera nella casa dove è avvenuto il delitto si può altresì leggere come un tributo a Isabella Goodwin, la prima donna detective nel NYPD. -
Guerra e fede
«Non è un libro, lo dice già il titolo, ma una raccolta di frammenti: la massima parte articoli di giornali; brevi scritti, inspirati ai problemi e ai fatti quotidiani o a ricordi d'uomini e d'avvenimenti, la cui memoria risorse nel corso di questi ultimi anni, dacché lo scoppio della guerra ci ebbe richiamati dai nostri libri e dai nostri pensieri allo spettacolo e al martirio dell'universale tragedia. Volume, dunque, nato a pezzo a pezzo durante la guerra per uno scopo pratico; e avrebbe perduto ogni interesse e ragion d'essere ora che la guerra è finita, se io non fossi persuaso, come fui persuaso fin da principio, che il problema della guerra era un problema superiore alla guerra stessa, e tale da impegnare tutto l'avvenire della vita italiana: un problema del quale la dichiarazione e la condotta della guerra sarebbe stato solo il primo punto; superato il quale, il problema stesso sarebbe rinato, in nuove forme, ma sostanzialmente immutato: gravi difficoltà da vincere, scarsità di mezzi finanziari e deficienza di organi amministrativi, impreparazione politica e necessità urgente di conquistarsi a ogni costo una posizione nel mondo, e però di stringersi in più salda disciplina all'interno: bisogno, in fine, di non guardare al passato, che par sempre consigliare prudenza e umiltà, ma di rivolgere piuttosto lo sguardo all'avvenire, all'ideale, alla mèta; che, per alta che sia, dev'esser raggiunta. Dev'esser raggiunta, se l'Italia vuole, non dico andare avanti, ma non tornare indietro, fallendo al programma per cui sorse tra i grandi popoli moderni a reclamare la sua parte di diritti e di doveri verso la civiltà...» (Dalla Prefazione) -
Studi leopardiani. Numero speciale in memoria di W. Binni
«Questo numero speciale della ""Rassegna della letteratura italiana"""" raccoglie una serie di studi e contributi sull'opera di Giacomo Leopardi, di differente impegno e spessore, che, in qualche caso, traggono origine dalle manifestazioni e dagli incontri di studio succedutisi nell'anno bicentenario della nascita. Nella impossibilità di un'organica ricognizione del continente Leopardi (e in attesa di un bilancio critico di quanto è stato detto e scritto in questi ultimi mesi) queste pagine intendono proporre spunti di riflessione su momenti e problemi dell'opera del poeta e del pensatore lasciati finora in ombra dall'interesse prevalente ai nostri giorni per il Leopardi maggiore e, segnatamente, per il ' filosofo, senza rinunciare peraltro a suggerire nuove possibili prospettive di interpretazione. Questo fascicolo che appare al tramonto del secolo non poteva non essere dedicato alla memoria del maggiore studioso novecentesco di Leopardi, del quale si è ritenuto opportuno offrire il testo di una conferenza, """"La ginestra"""" e l'ultimo Leopardi, tenuta nel teatro Turreno della sua Perugia il 4 maggio 1987, che, per essere apparso nella plaquette Ricordare Walter Binni, pubblicata a cura del Comune di Perugia (Volumnia editrice, 1998, pp. 17-30), non ha potuto avere la circolazione che meritava. Allo scopo di ricordare il maestro di studi leopardiani, è parso opportuno inaugurare questo numero con il testo del discorso su Binni e Leopardi, pronunciato da Luigi Blasucci il 27 novembre 1998 nell'Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università """"La Sapienza"""" di Roma, nel corso della Giornata di studio per Walter Binni organizzata dal Dipartimento di italianistica e spettacolo nel primo anniversario della morte.» (Dall'Avvertenza)"" -
Comunisti e socialisti italiani nella Prima Repubblica (1948-1994). Alcune questioni tra tradizione e innovazione politica
Oggi è possibile affermare che in Europa il Partito Comunista non esiste più e che anche il socialismo è generalmente in crisi. Ma come si è giunti a questa evoluzione storica? La crisi della socialdemocrazia e della società del lavoro è attribuita, nel mondo moderno, alla complessità crescente della società avanzata. Resta da analizzare il percorso che ha portato a questa condizione. L'obiettivo di questo studio, pertanto, è duplice: in primo luogo, ricostruire la linea politica del Partito comunista e del Partito socialista in merito ai loro specifici rapporti nell'Italia della prima Repubblica attraverso approfondimenti relativi ad alcune tematiche significative; in secondo luogo, avanzare delle proposte di interpretazione di quelle politiche, per provare a comprenderne le ragioni e l'evoluzione. Sostenuta da una articolata bibliografia, anche internazionale, questa ricerca utilizza soprattutto documenti editi quali programmi di partito, atti di congressi, articoli e pubblicazioni di dirigenti comunisti e socialisti, con alcuni riferimenti ai verbali del Consiglio dei Ministri e ai documenti diplomatici italiani e statunitensi. -
Cantautori di frontiera. Viaggiatori anomali tra musica, parole e spiritualità
Cantautori di Frontiera inizia da una celebre frase di John Lennon e attraversa la grande avventura della canzone d'autore italiana. Negli anni Sessanta, mentre i Beatles da icone diventano definitamente divinità pop, in Italia nasce la canzone d'autore con il suo nuovo e rivoluzionario linguaggio che stravolgerà per sempre non solo la musica italiana ma anche il modo di raccontare il rapporto con Dio e il trascendente: i segnali di vita di Franco Battiato, le radici di Francesco Guccini, lo sguardo sugli ultimi di Fabrizio De André, l'equilibrismo di Zucchero Fornaciari tra diavolo e acqua santa. Quattro ritratti di cantautori che sospesi tra musica, letteratura e spiritualità hanno percorso quasi sei decenni della nostra storia sociale. A conclusione di questo viaggio una bonus track: un'intervista inedita ai Nomadi conferma che quantomeno nella musica rock, più di cinquant'anni dopo, Dio non è ancora morto. -
Nulla volere, sapere, avere. I sermoni di Meister Eckhart
I sermoni tedeschi sono testimonianza d'un intento: rinnovare il modo d'esser cristiani. In primo luogo aborrendo ogni pratica mercantilistica che veda il rapporto tra uomo e Dio basato sulla trattativa del do ut des: mi comporto in un certo modo per ottenere un qualche ausilio/conforto dalla divinità. Semplificando alquanto, la tematica basilare affrontata in questi sermoni sta nel proporre una condotta all'insegna dell'abnegazione e del ""distacco"""" (abegescheidenheit) da ogni attaccamento mondano quali prerequisiti indispensabili a un approccio esperienziale di tipo mistico; ciò onde ottenere la generazione del Logos nell'anima. Ma se si intende far sì che il Figlio abbia a nascere nell'anima è necessario predisporla in modo che essa sia priva d'ogni forma di brama o egotismo, mediante un abbandono che è insieme magnanimità e non-dipendenza dall'inessenziale. Nell'ottica eckhartiana il distacco si coniuga all'accettazione serena della realtà/esistenza, anche (o soprattutto) quando essa comporti privazioni, pene, lutti. Un'accettazione non certo masochistica, che non ha nulla della passività o dell'apatia ma che si configura come una sorta di noluntas, di abdicazione alla propria volontà/egoità in modo da non pretendere più nulla; per quanto, paradossalmente, nulla cercando molto si ottiene. Solo così, per il mistico Eckhart, gli uomini possono divenire - qui e ora, non in un futuribile/ineffabile eden - davvero """"beati"""" (saelic). Perciò l'uomo pneumatico: «nulla vuole, nulla sa, nulla ha» (Sermone 52). Va precisato, ovviamente, che questa serie di nulla si riferisce soprattutto alla hybris dell'egocentrismo e alla sua perenne smania desiderante e alla pretesa di comprendere intellettualmente ciò che valica i limiti dell'umano sapere (Dio); infine alla fame insaziabile di possesso/primato: in primo luogo quello, apparentemente encomiabile, costituito dal proposito di acquisire la piena realizzazione spirituale. Riguardo a tale massimo traguardo, il mistico tedesco è sin troppo chiaro: «se l'anima deve conoscere Dio, deve dimenticare sé stessa e deve perdere sé stessa» (Sermone 68). Solo questa presa di distanza consente all'anima di giungere al proprio """"fondo"""" (grunt), che sembra non discostarsi molto dall'heideggeriano Abgrund: quell'abisso vuoto e senza fondamento che può angosciare solo chi cerca solide certezze cui ancorarsi. Infine: per il predicatore Eckhart è valida appena la teologia apofatica, in quanto su Dio si può dire appena cosa non è. E giusto con questa consapevolezza il mistico si deve sempre misurare: conscio dell'impossibilità di parlare dell'ineffabile, ma al contempo sospinto dalla compassione/charitas a fornire una bussola orientativa al pellegrino incamminatosi per l'arduo sentiero dell'autentica spiritualità. Presentazione di Marco Vannini."" -
Voci metastasiane
Questo libro si occupa, quasi esclusivamente, dei ventisei drammi di Metastasio. Prova a indagare le premesse dei testi e la finalità della loro struttura, alcune tipologie di personaggi e passioni che li animano, alcune forme di parentela e di fortuna. Vorrebbe contribuire a rivelare le potenzialità letterarie, estetiche e culturali dell'opera di Metastasio - un viatico indispensabile a qualunque studio sul Settecento. -
Il cantastorie instancabile. Gianni Clerici lo scrittore, il poeta, il giornalista. Nuova ediz.
"Uno scrittore prestato allo sport"""": così Italo Calvino definì Gianni Clerici. Un amore irriducibile quello di Clerici per il tennis, sconfinato nella letteratura dove quasi ogni pagina dei suoi romanzi e delle poesie se non parte da una pallina bianca (oggi gialla), di sicuro vi approda o viceversa. Il presente volume vuole rendere omaggio a un uomo che ha vissuto facendo del tennis, più o meno consapevolmente, una ragione di vita. Colleghi, addetti ai lavori e amici hanno raccontato Gianni Clerici attraverso interessanti testimonianze e ricordi. «Gianni Clerici non si limita alla realtà. La supera. La mette in scena. La disegna perfino»." -
«Privet», compagne e compagni! Intellettuali in Unione Sovietica negli anni Cinquanta
Il volume presenta e analizza le opere di quattro intellettuali italiani – Italo Calvino, Anna Maria Ortese, Carlo Levi e Alberto Moravia – che viaggiarono in Unione Sovietica tra il 1951 e il 1956 e che pubblicarono i loro resoconti di viaggio al rientro in Italia. Attraverso un’analisi non solo letteraria, ma anche storica, politica e sociale che non manca di riferimenti alla Russia di oggi, il testo esamina come l’Unione Sovietica sia stata percepita e trasmessa alle lettrici e ai lettori italiani da parte di questi scrittori. Diviso in quattro capitoli dedicati ai quattro viaggiatori, lo studio prende in esame le relazioni che Calvino, Ortese, Levi e Moravia stabilirono con l’URSS attraverso temi come la letteratura, la cultura, il popolo russo e usbeco, la città, la memoria, la religione e il dolore. Per il suo approccio e per il contenuto, il libro contribuisce alla saggistica sulla letteratura di viaggio e alla storia degli intellettuali durante la Guerra fredda culturale. -
Le estreme conseguenze
Nel giro di tre giorni – una Passione tutta sua – capitò, alla persona che in questi testi dice «tu», di sentire un’urgenza banale ma inaudita: gettarsi nella catabasi vorticosa della sua memoria, per provare a porre un ordine, un ordine qualsiasi. Il grimaldello che sparigliò improvvisamente tutto è, a oggi, difficile da intercettare (non è dato nemmeno sapere se fosse allegorico o concreto, metaforico o fattuale): fu forse l’alcol assunto in abuso; fu forse una psoriasi gestita soltanto con le unghie; fu forse un televisore sempre acceso sintonizzato sui canali del cambiamento; fu forse un sentore di pallina sotto l’ascella; fu forse l’aver contezza di un conto corrente irrimediabilmente vuoto; fu forse qualcosa di più generico, rarefatto, denso e ignoto. Fu, forse, tutto questo insieme e chissà quanto altro ancora. Prefazione di Omar Di Monopoli. -
Altre stanze
Un libro di poesia che non è soltanto un libro di poesia, ma un singolare viaggio metaletterario tra suggestioni iniziatiche e alchemiche, virate cosmologiche e psichedeliche, momenti introspettivi e squarci drammatici. Alternando inglese e italiano con plurimi innesti di altre lingue, questa opera-labirinto valica i tradizionali confini tra lingua originale e lingua della traduzione, e mescola insieme – attraverso gli strumenti del cut-up e dell’arte combinatoria – espressioni desuete, gerghi, slang, pidgin, frasi e ideogrammi arricchiti o vicendevolmente esautorati di significato. La struttura poematica, che fa pensare ai “Cantos” di Ezra Pound, si snoda in 198 «stanze», all’interno delle quali il lettore è risucchiato grazie alla forza ipnotica della scrittura di Vanni Santoni. Prefazione di Gherardo Bortolotti. -
Gesù. Saggio apologetico e scettico
«Dopo secoli di diffusione della cultura illuministica, ci siamo risvegliati improvvisamente nella confusione culturale e mentale, spaventati davanti a un mondo che – così sembra – stava perdendo la sua eredità religiosa. La nostra paura è ben giustificata. I miti perduti non vengono sostituiti da una razionalità illuminata, ma da orribili caricature secolari. Osserviamo con una specie di sollievo i sintomi di una rinascita religiosa, e il “ritorno del sacro” è diventato un argomento alla moda. Però noi – “noi” vuol dire: i filosofi, i sociologi, gli psicologi, gli antropologi, gli storici – non abbiamo i mezzi per contribuire a questo processo; possiamo descriverlo – con speranza o con spavento – ma non siamo dei sacerdoti, ed è solo per il sacerdozio, per la profezia, per le azioni della fede vivente che la partecipazione umana al sacro si conserva e si rafforza. Gli intellettuali non possono, e in ogni caso sono incapaci, di riportare la vita nei miti spiegando che i miti sono necessari per qualche ragione culturale, morale o psicologica. E lo sforzo di assecondare l’ideologia razionalista “demitizzando” il cristianesimo è il programma meno credibile di tutti». -
Sfide a sinistra. Storie di vincenti e perdenti nell'Italia del Novecento
Nella storia politica italiana il novecento è veramente un secolo lungo, in cui si succedono tre regimi: lo stato liberale, il fascismo e la repubblica. I socialisti e poi i comunisti hanno percorso questo secolo alimentando una sfida accesa e incessante che ha contribuito alla crisi del regime liberale e all’ascesa del fascismo, ma anche alla caduta della dittatura mussoliniana e quindi all’avvento della repubblica. Una storia complicata da lacerazioni e scontri lungo un secolo contraddistinto da forti ideologie e terribili scontri bellici di dimensioni mondiali. In molti paesi europei i socialisti, imboccata la via socialdemocratica o laburista, sono andati al potere con il metodo democratico sia prima sia dopo le due guerre mondiali, mentre in italia le lotte intestine tra social-riformisti e massimalisti hanno generato uno stallo che ha impedito loro di rappresentare una alternativa di governo. Ciò si è protratto sostanzialmente sino allo scontro Craxi-Berlinguer con esito la rovinosa crisi e poi il crollo della Prima Repubblica. L’insieme di saggi qui pubblicati aiuta a capire le cause storiche, politiche, ideologiche e sociali e il significato più profondo di una sfida tutto sommato perdente per tutti, nonostante temporanei vincitori, ora effettivi ora presunti. Una sfida che non ha infatti rafforzato la democrazia italiana e ha semmai reso fragile il sistema politico e istituzionale sottostante. Tramite un’ampia e approfondita ricostruzione storica questo volume di Breschi e Ciuffoletti offre pertanto originali e penetranti interpretazioni, nonché proficui spunti di riflessione su ragioni e prospettive della situazione politica attuale. -
L'altro Rousseau. La memoria, l'impostura, l'oblio
Chi è l’“altro Jean-Jacques”? È l’identità «delirante» alla quale Rousseau ricorre quando commette azioni strampalate incompatibili con la sua teoria dell’uomo nato buono e divenuto cattivo per colpa della società. È colui che senza alcun motivo accusa Marion di aver rubato un nastro, che cerca di diventare un vero ciarlatano impostore senza mai riuscirci, che non ammette di aver rotto il pettine di Mademoiselle Lambercier, che confessa di essere stato in tante occasioni estraneo a sé stesso. Ma chi è allora il «vero» Jean-Jacques? Rousseau tenta, nei suoi scritti autobiografici, di “dimenticare” il proprio “io” cattivo, fingendo di non sapere che quell’io è legato organicamente al suo essere. Il paradosso è che quanto più egli cerca di relegare la parte inconfessabile di sé nel buio dell’alterità e del delirio, tanto più deve parlarne e farne l’eroe della narrazione autobiografica, una specie di Pinocchio del Settecento sempre in fuga e sempre affascinato dai Lucignoli incontrati via via. Non può cancellarlo con un tratto di penna, tanto fortemente sente quanto il suo «sistema» filosofico sia ambiguo e contraddittorio e contenga dentro di sé la possibile smentita a sé stesso. Questo libro racconta, in una forma narrativa ma rispettosa dei testi, il ro-manzo della lunga lotta contro quel fratello “nero” senza il quale il monello di Ginevra non sarebbe divenuto il filosofo Jean-Jacques Rousseau. -
Briciole di pane
«Crediamo che il futuro vada in avanti e che il passato sia dietro di noi. Abbiamo l'idea che possiamo cambiare o definire il futuro con le nostre azioni nel presente e che il passato sia immutabile. Non ci chiediamo mai se certe azioni nel presente possano trasformare il passato». Bogotà, anni '80. Josué è un sopravvissuto della Shoà, emigrato in Colombia con la moglie Leah per rifarsi una vita e crescere la loro nuova famiglia. Ormai anziano, viene rapito e suo figlio Samuel decide di seguire direttamente le trattative con i sequestratori. Dove sia finito Josuè è un mistero che rimane fino alla fine come una ferita aperta. Mentre Samuel e la cugina Ester riflettono sulle possibilità - difficili e ambigue - di salvarlo, percorrono le molte stanze della casa che costituiscono una vera e propria Wunderkammer creata da Josué con l'intenzione di dimostrare che l'umanità, malgrado tutte le violenze e le nefandezze della storia, ha lasciato un'importante eredità che merita di essere recuperata. Bibliowicz dimostra in ""Briciole di pane"""" che la guerra - dalla Shoà alla violenza colombiana - si trasmette di generazione in generazione ed è compito dei figli riscattare dalle ceneri il valore indiscutibile della vita dei genitori."" -
The Florence review. Ediz. italiana e inglese (2022). Vol. 2: Joy-Allegria
Diretta da Alessandro Raveggi e Martino Baldi, offre uno sguardo unico sul panorama italiano, raccontandolo ogni volta attraverso racconti e poesie che affrontano parole-chiave del contemporaneo. Il secondo numero viene presentato alla fiera Testo (Firenze, febbraio 2023). La sua parola chiave, “Allegria”, indica un'utopia post pandemica vissuta sia come nostalgia che come desiderio. Tra le autrici Ginevra Lamberti, Valentina Diana, Chiara Lagani, Viola di Grado. Fra agli autori Claudio Morandini, Michele Cocchi, Luigi Socci. Questo fascicolo è illustrato da Linda Bonacchi (Marangio. Illustrazioni Indipendenti). -
Il cantastorie instancabile. Gianni Clerici lo scrittore, il poeta, il giornalista. Nuova ediz.
"Uno scrittore prestato allo sport"""": così Italo Calvino definì Gianni Clerici. Un amore irriducibile quello di Clerici per il tennis, sconfinato nella letteratura dove quasi ogni pagina dei suoi romanzi e delle poesie se non parte da una pallina bianca (oggi gialla), di sicuro vi approda o viceversa. Il presente volume vuole rendere omaggio a un uomo che ha vissuto facendo del tennis, più o meno consapevolmente, una ragione di vita. Colleghi, addetti ai lavori e amici hanno raccontato Gianni Clerici attraverso interessanti testimonianze e ricordi. «Gianni Clerici non si limita alla realtà. La supera. La mette in scena. La disegna perfino». Prefazione di Gianni Clerici."