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La ferita
"La ferita"""", più che un libro, è un vero e proprio documento. Un'antologia di racconti, ognuno dei quali dedicato alla memoria di una delle numerosissime vittime innocenti di camorra. Un modo, non solo per tenere sempre aperta la memoria, ma anche per lasciare una traccia concreta contro la criminalità organizzata. Abbiamo voluto ricordare alcune delle vittime innocenti di questa guerra quotidiana che spesso, e purtroppo, diventano solo nomi in elenchi commemorativi. """"La ferita"""" è un'opera struggente, commovente e tormentata in ogni sua singola lettera." -
Il sogno di Chiara
Il sogno di Chiara è una raccolta di racconti. I protagonisti di questi ventidue racconti ci travolgono in situazioni ora grottesche e divertenti, ora crude e grigie. Facendoci a tratti ridere a crepapelle, a tratti emozionare fino quasi alle lacrime, e a tratti riflettere sulla realtà della nostra società. Tutto ciò scritto con una semplicità disarmante, e con un'eleganza linguistica che non si scompone mai. Ma, anzi, le parole di Guglielmo Alfieri ci accompagnano, ci portano per mano attraverso le storie di questo libro, e ci lasciano scoprire, ad esempio, le bellissime e rarefatte isole dell'arcipelago delle Eolie; la crudezza e la violenza delle guerre in Iraq; i vicoli e le piazze più incantevoli di Napoli; ci fanno calpestare l'erbetta fresca dei campi di calcio. -
Presente indicativo
"Presente indicativo"""" è una rassegna di teatro civile che nel 2010 giunge alla sua quinta edizione. È un progetto che cerca di raccontare attraverso il teatro, il nostro tempo, i giorni che viviamo. Questo libro raccoglie i venti testi della rassegna, scritti dai più talentuosi e giovani scrittori napoletani che ci affrescano scorci della società attuale ognuno con lo stile che li contraddistingue." -
A distanza d'offesa
C'è uno iato tra me e l'altro. Ci separa uno spazio. L'umano che abbiamo in comune potrebbe colmarlo. Mani che si stringono, corpi che si tengono, sguardi che si riconoscono. Ma una ferita dilania la radice, costruisce una distanza che diventa d'offesa. Il disconoscimento non ha bisogno di razze, si nutre di ignoranza e paura. L'economia si fa morale delle leggi, e per raggiungere un luogo c'è bisogno del permesso. Accordato se servono braccia, altrimenti negato. In nessun conto le ragioni del viaggio, non importa l'origine se si deve fortificare l'approdo. Quale il diritto che ha permesso Rosarno? Quale la pietas che nega le cure? Quale l'alfabeto che individua il clandestino? Rinchiusi in gabbie, dentro e fuori i confini, sono uomini, donne e bambini, la cui colpa è l'essere stranieri. -
Delia Murena
Prendete una Torino surreale, un sedicenne, Lionel, che cerca il suo migliore amico, Giorgio, che sembra sparito nel nulla. Aggiungeteci un'ex icona della commedia sexy anni 70, Delia, la madre di Giorgio, innamorata perdutamente di Lionel, disperata per la sua carriera in declino clamoroso e per l'assurda scomparsa del figlio. Metteteci un misterioso marito con la faccia da mad doctor che sembra custodire un segreto che potrebbe cambiare il futuro del pianeta come nella migliore tradizione del b-movie fantahorror degli anni 70, otterrete ""Delia murena"""", il primo romanzo low budget della storia della letteratura italiana, una storia divertente dove epica scollacciata e citazionismo splatter si fondono fino a rendere invisibili i confini tra film e libro, tra delirio e orrore. Un b-book dove il sangue è amarena e i morti sono cartapesta in decomposizione."" -
Io sono un altro
Un giallo stralunato, e un insospettabile serial killer, la miscela dalla quale trae trama e sostanza l'indagine del commissario Kerill. Da un immaginario paese del napoletano, fino alle misteriose propaggini di Fuerteventura, si riveleranno realtà visionarie e pezzi inesplorati di storia contemporanea. L'aspetto umoristico, paradossale, e il dramma, si fondono per formare un originale, quanto ineffabile, puzzle. Il deuteragonista di Kerill giustiziere mimetizzato -, si rivelerà con un colpo di teatro che potrebbe scompaginare i libri di storia e le nostre illusorie certezze. Chi leggerà correrà insieme all'indagine. Ne condividerà le biforcazioni e le correnti ingannevoli. Col fiato in gola, e col sospetto che all'interno di ciascuno di noi si celi l'involontaria esagerazione del male. -
Nel buio arde
"Nel buio arde"""" ha come filo conduttore l'oscura vita di Eusapia Palladino, famosa medium vissuta a Napoli tra l'Ottocento e il Novecento. La voce narrante percorre, suo malgrado, una parabola decadente nel disperato tentativo di risolvere il mistero di Palazzo Conca. Il romanzo rivela un mondo pieno di antiche maledizioni, sedute spiritiche, sette di cultisti invasati e attrici decadenti, sullo sfondo della neonata Napoli del 1876: una città luminosa, quella dell'iconografia popolare, ma anche misera e affamata, carica del frastuono di segreti millenari. Un noir tra esoterismo e ignoto, dove tutto è il contrario di ciò che sembra." -
Diverso sarò io
Racconti che parlano di compagnie teatrali con componenti ebrei e omosessuali ai tempi del nazismo. Ragazzi di periferia che combattono contro il bullismo. Fughe da campi di prigionia. Prostitute che cercano di sopravvivere a realtà brutali. Madri rom che mendicano per sé e i loro piccoli. Uomini di colore che si sentono discriminati pur pagando le tasse come tutti. Adolescenti che devono nascondere la propria omosessualità e sono vittime di atti di violenza. Persone che lottano contro la malattia, la disabilità e la discriminazione. Un affresco di più di venti racconti a volte duri, a volte poetici, a volte ironici e leggeri. La realtà della nostra Italia vista attraverso storie diverse, coraggiose; soprattutto attraverso le voci di adulti o bambini che con linguaggio sinceramente ispirato mostrano quanto ancora ci sia da lavorare perché tutte le differenze siano accettate. -
Buenos Aires
A Baires gli occhi non si fermano mai. Le pareti sono regolarmente stracariche di quadri e foto, ci sono immagini dappertutto, nei colori della grafica notturna delle bande giovanili, nei portoni bui, fin dentro la Boca che respira arte e ti abbraccia con le sue case povere di lamiera, ma sempre colorate. Nulla è anonimo. -
Carta straccia. Economia dei diritti sospesi
Il tempo è cristallizzato, eterno presente, in forma di nebbia. Offuscate e indistinguibili memorie di quello che è stato, raggelate e immobili prospettive di ciò che sarà, tutto stagna, su terraferma di fango e paludi. Frenetico, incalzante, efficiente, il moto dell'ideologia dominante è vertigine di un groviglio che si contorce su se stesso. Il movimento è restringimento, spirale concentrica, comprime nel suo incedere spazi e luoghi di tutele e garanzie. Sospesi i diritti, inattuali i principi. Il plasma casalingo odierno carillon, ninna nanna della coscienza sopita. Intorno persone, sogni, speranze, diventano esuberi. La marginalità rompe gli argini, l'essere diverso, escluso, eccedente, è rischio e incombenza di ogni vivente. Nel dominio dell'incertezza e della paura, case di cura e ospedali, carceri e canili, fabbriche e università, abitazioni ed interi territori, sono teatro di storie universali che fanno dell'eccezione la regola. Prefazione di Raffaele Cantone. -
Poesie d'amore (o della pietra)
"L'Africa è una patria generale. Ognuno di noi appartiene a un popolo dei tanti, ma con una premessa in Africa. Dalle fotografie di Martin Errichiello e i testi di Carlotta Napolitano ricevo notizie di durata. Il continente madre va ancora scalzo e condisce il suo piatto con la polvere, ma è in cammino e va spedito verso il suo avvenire. Il nero è il suo inchiotro e con quello scrive il fotografo scattando fotogrammi. L'Africa è una pagina tagliata in due dal parallelo zero, dove la notte e il giorno si dividono il cielo in parti uguali, ma la notte è più profonda e impregna le superfici del suo fumo. Il sole scende a terra con un crollo, sgozzato all'orizzonte con un taglio che subito rimargina"""". (dalla prefazione di Erri De Luca)" -
Dei fiumi resta il nome
Il romanzo è diviso in 12 storie legate tra loro, ognuna narrata a turno dai membri di una tipica famiglia appartenente alla controcultura americana e impegnata in un lungo processo di autodistruzione. Ambientata in 20 anni di storia perché il tempo qui diventa esso stesso luogo di narrazione, dalla fine degli anni settanta fino alle soglie del 21° secolo, Dei fiumi resta il nome ci narra del dissolvimento dei legami: dalla disintegrazione del nucleo familiare fino a quello di ogni suo singolo membro. Pervaso da una forte e icastica ironia, il romanzo è testimone fedele e spietato di quella che è stata un'intera generazione alternativa al mainstream. -
Si poteva far meglio. Spunti e appunti in tema di antropologia giudiziaria
"Si poteva far meglio"""" parte da un'analisi, tendente alla ricostruzione del fatto penalmente rilevante, o della sua inesistenza, e alla natura dell'occorrente per ricostruire la verifica di tale attività. Mario Favalli conseguentemente individua la tipologia dei magistrati più dotati. Dall'essenza del processo e dei procedimenti si evince che i magistrati da utilizzare per i più importanti processi dovrebbero essere quelli dotati di intelligenza analitico-creativa. Eppure la scelta cade quasi sempre su esponenti delle correnti associative, sponsorizzati dai capi di strutture apicali, e in genere su persone qualificate come """"uomini di azione"""". Senza tralasciare la descrizione di casi concreti di scelte improprie fino a quelle ostili e implosive nei confronti del giudice Giovanni Falcone. Un libro a metà tra il saggio e l'inchiesta, scritto ora con precisa puntualità dei dettagli, ora con sarcasmo e ironia." -
Materiale altamente resistente
Due giovani e brillanti ricercatori italiani accettano entusiasti uno stage negli Usa, sembra tutto bello, perfetto quasi. Ma le radici, la città da cui provengono, urlano. Tra loro c'è una storia. Vincenzoblu è uno studente universitario fuoricorso che a trent'anni fa già uso del botox. Un gruppo di promettenti musicisti di provincia in giro nell'Italia degli anni '70: dai primi concerti fino al successo. Nel mezzo un'amicizia forte, nel tormento di chi non si arrende al primo suono e mette perennemente in gioco il proprio talento. Un ragazzino, tra morti ammazzati e il volume assordante delle Tv delle palazzine, assiste alla claustrofobica parabola dei propri genitori in un quartiere che resiste indomito ai margini di una Napoli sempre troppo calda e appiccicosa. -
Tutta colpa di un paio di gambe
Pietro Nicola di Maio conduce una vita normale, del tutto ordinaria: ha un lavoro, una casa e una ragazza. Tutto tranquillo, tutto fila liscio... fino a quel giorno. Fino al giorno dell'incidente in in cui la sua ragazza, Lina, perde l'uso delle gambe. Pietro, allora, viene mollato e, involontariamente, si ritrova immerso in un giro davvero pericoloso. Solo per dimenticare quella che era stata per anni la donna della sua vita (e la sua vita stessa). Spinto da un amico ad afferrare al volo un ""carico"""" di prostitute da poter rivendere sul mercato della mala, Pietro si ritrova con il suo socio Ernesto coinvolto in un raid della polizia nel quale Ernesto perde la vita e Pietro per scappare è costretto a uccidere un poliziotto. Ma non rimane solo, riesce a portare con sé una delle prostitute dello scambio."" -
Tre volte 10
Se dici Diego Armando Maradona a Napoli, viene istintivo genuflettersi. Pronunciare il suo nome invano è come una bestemmia. D'altronde, in una città pagana come Napoli, Dio assume molteplici forme. Da Totò a Padre Pio, da Eduardo De Filippo a San Gennaro, da Gigi D'Alessio a Raffaele Cutolo. Mescolando sacro e profano, subumanità e genio. A guardare tutti questi ""santi"""" regna sovrano lui, Diego Armando Maradona. Con tutti loro la storia si è fatta leggenda, mito, la realtà si è spesso mischiata alla fantasia anche se forse è più opportuno dire che la fantasia si è sovrapposta alla realtà. Questa trilogia di racconti di Davide Morganti nasce proprio da tutto questo, dalla venerazione che Napoli prova per il suo Dios. In questo libro Maradona non è mostrato come l'iconografia classica lo ha sempre dipinto, con le scarpette chiodate, pantaloncino, calzerotti e maglietta azzurra. Veste nuovi panni e nuovi ruoli, mantenendo immutato il suo estro, la sua genialità, la sua follia. Guardia del corpo della Madonna, fervente musulmano o spietato sicario, e addirittura a parlare è il suo piede destro, quello praticamente inutile, quello che è sempre stato gregario dimenticato e basta."" -
Pane e peperoni. Una vita on the road
"Pane e peperoni. Una vita on the road"""" è una confessione. In questo libro, per la prima volta, uno dei più importanti scrittori italiani si racconta senza timidezza, senza pudori. Le storie e i ricordi si sovrappongono avvitandosi in una spirale di situazioni al limite e scenari grotteschi che attraversa, svelandoli, gli ultimi anni di storia del paese. Peppe Lanzetta ci mostra la sua vita con onestà e con una penna che a tratti diventa sopraffina. Ad accompagnare l'autore, suoi amici, amanti, colleghi: da Massimo Traisi a Fabrizio De André, da Alessandro Bergonzoni a Pino Daniele, da Raffaella Carrà ad Abel Ferrara. L'esperienza da impiegato al Montepaschi di Siena, le ospitate al Costanzo Show, il cinema con Paolo Sorrentino. Un libro che va oltre, che esagera, che comincia e, probabilmente, non è ancora finito." -
Dal rumore bianco
Il vice-commissario Ottone Ingravoglia indaga in una città che ha vocazione teatrale e ""impupazza"""": la Napoli del dopoguerra in cui scorre la boria dei marines di stanza al porto, """"occhione largo dell'Alleanza Atlantica"""". Al ronzio d'api della Questura Ingravoglia preferisce i tagli di luce tra palazzi di tufo, la """"pietra dolce che si sbriciola nell'ocra e nel nulla"""". Conosce l'alienazione di dover lavorare a """"pezzi"""" d'indagine, fronteggia fatti crudi, gli scontri di camorra, il disonore della carica contro gli scioperanti dell'Italsider, una ragazza scomparsa che lo porta in una provincia dolciastra e antiquata, vicino al perturbante principe della risata, Tito de Cortis, """"viso sghembo"""" di noia. Lì, al sensibile Ingravoglia giunge forse un lampo telepatico, una rivelazione silenziosa dal piccolo Nico, chiuso alla comunicazione verbale per una sua interna, bianca, interferenza. La lingua del romanzo dice ben più di sé stessa: densa e corposa, ha odori notturni, sensualità curvilinea, verde fondo di iridi. Una lingua amata e """"sconcigliata"""", multiforme, plastica e seduttiva, da incantatoria sirena. Come la donna che ha """"voce di melograno"""", e poco importa, qui, che i melograni non parlino."" -
Barrio in fiamme
Cuore del romanzo è il barrio. Morales svela la reale natura violenta e controversa del ghetto latino di molte città americane: il degrado, la disperazione, le continue lotte tra gang. ""Barrio in fiamme"""" è raccontato attraverso gli occhi di due adolescenti: l'autodistruttivo, incosciente Julián e Mateo, suo compagno fraterno e controparte positiva. Julián è turbato da tendenze suicide e tormentato da un'ossessiva ricerca della madre, della cui morte è responsabile diretto. Mateo, anche se partecipe delle attività feroci del quartiere, cerca invece di dare un significato alla sua esistenza provando a separare ciò che ha un senso da ciò che non lo ha. I due giovani si muovono in una realtà i cui personaggi sono esseri vulnerabili ridotti a livello istintuale, il sesso è un'esperienza cruda e primitiva, l'alcool e gli stupefacenti sono moltiplicatori di violenza. Il narratore, con stile iperrealista e iconoclasta, si nasconde nella polifonia di voci che popolano il testo. Gli oggetti e le parti del corpo prendono spesso vita sostituendosi ai personaggi in carne ed ossa. Il barrio è una dimensione fatta di palazzi tutti uguali. Uno scenario cupo come il colore dei muri e degli abusi, edilizi e umani; dove speranza, affetti, disperazione bruciano nel fuoco del barrio che non ha pietà, analogia con tutte le periferie """"in fiamme"""". Prefazione di Marina De Chiara."" -
Lettere dall'orlo del mondo
Una donna. Un uomo. Un amore irriducibile e lanciato a superare il tempo che non è più astrazione perfetta ma un gorgo che risucchia. Un uomo e una donna sospesi sull'orlo del mondo, con un sentimento forte e spietato come il silenzio a cui si aggrappano. Ma dire mondo è vero e falso nello stesso momento, perché il mondo può stare tutto in un pensiero. Oppure tutto in lei. E in lui. Per salvarsi da se stessi, dall'assedio continuo dell'egoismo che inchioda alla convinzione che il proprio dolore sia unico e irripetibile in mezzo a centinaia di identici dolori unici e irripetibili. Un amore che sopravvive al dolore aggrappandosi a un lungo fiume di lettere incessanti. Con una scrittura densa e poetica, Barbara Garlaschelli ci conduce là dove ci si rifugia non per porre una distanza ma per trovare un luogo in cui spegnere una rabbia divorante, arrotolandosi nella vita come in una matassa che offre un minuscolo riparo. Pagina dopo pagina, l'autrice srotola il filo di una solitudine indicibile che protegge dall'assalto ricordi inattesa di un segnale che suggerisca che è di nuovo tempo di partire. Fino all'ultimo sorprendente finale.