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La morale della forma. Etica letteraria nel primo Novecento
Gli studi raccolti in questo volume mirano a indagare il rapporto fra etica e letteratura nel primo Novecento. Dai testi esaminati (di D'Annunzio, Croce, Pirandello, Papini e Prezzolini, Michelstaedter e Slataper, Sbarbaro e Campana, Saba) emergono infatti categorie riconducibili all'etica, come i concetti di sincerità o insincerità, onestà o disonestà, menzogna o verità. Compaiono inoltre i temi della purezza, della bontà, dell'innocenza, così come i giudizi di moralità o immoralità di un'opera, il dibattito su autonomia e eteronomia dell'arte, la distinzione tra 'poeta' e 'letterato'. L'indagine si svolge dunque al confine tra due campi - l'etica e la letteratura - che una lunga tradizione filosofica e critico-letteraria tiene rigorosamente separati. Il libro illustra invece la tesi dell'interdipendenza fra i due ambiti, legittimata dal fatto che in sede di valutazione dell'opera letteraria, ""forma"""" e """"morale"""" non sono astrattamente separabili, in quanto coesistono e interagiscono all'interno del testo. L'etica letteraria presenta così i criteri di un organico """"giudizio di valore"""" della letteratura: una concezione della scrittura come atto di responsabilità, e della letteratura come modo di conoscenza e di condivisione di un'interpretazione del mondo e di un'esperienza del vivere."" -
La musa nascosta. Cesare Pavese e il personaggio di Leucò
L'opera ricostruisce l'iter che porta Cesare Pavese alla nascita del personaggio di Leucò, che è la musa ispiratrice non solo dei ""Dialoghi"""" a lei intitolati, ma anche di una filosofia di vita, orientata a rielaborare culturalmente le esperienze più dolorose. Esperienze che prima si legano al rapporto con la donna, e poi si estendono alla vita in generale, e da cui scaturiscono riflessioni sulla necessità di prendere le distanze dal destino attraverso l'ironia tragica. Le prime intuizioni relative al personaggio di Leucò compaiono nella vita di Pavese grazie al suo amore per lo studio della letteratura antica. Leggendo l'""""Odissea"""" conosce Leucò, quale ninfa marina soccorritrice di naufraghi, mentre i """"Dialoghi marini"""" di Luciano di Samosata ne rivelano il passato di donna mortale, crudele con i figli di primo letto del marito e costretta al suicidio dalla follia omicida di quest'ultimo. Proprio la controversa e sofferta vita di Leucotea spinge Pavese prima ad associare la crudeltà della donna a quella delle donne da lui conosciute, fino a renderla simbolo di una sorte ineludibile."" -
Anch'io per la tua bandiera. Il V battaglione Ascari in missione sul fronte libico (1912)
Un battaglione di ascari sul fronte libico e poi in visita premio in Italia nell'estate del 1912, accolto da una folla festante e da una curiosità morbosa. È questo il tema del lavoro che ripercorre i sei mesi di missione del V battaglione ascari, la prima unità eritrea ad aver combattuto sul fronte libico. Il V battaglione fu da subito celebrato dai mezzi d'informazione, e per una stagione breve ma intensa l'Italia sembrò vittima di una misteriosa ascarite acuta. Il re e la sua corte, nobili, generali e ministri, si contesero il V battaglione. La gente comune scese nelle strade e nelle piazze per salutare gli ascari eritrei. Una presenza volutamente rimarcata e celebrata attraverso una politica di deliberata esposizione del battaglione allo sguardo incuriosito della popolazione libica, italiana ed eritrea. Ben lontana dall'essere puramente militare, la missione del V battaglione offre spunti per una più generale riflessione sul modo in cui l'Italia cercò di interpretare il suo ruolo coloniale e sul peso dell'oltremare nell'identità del paese. Ma la vicenda del V battaglione offre anche la possibilità di comprendere fino a che punto l'esperienza di guerra incise profondamente sull'Eritrea e sugli eritrei, e propone una griglia di lettura in cui il colonialismo è una storia con due protagonisti. -
Conflict and regional integration between Pakistan and India. An inquiry into the economic gains and the «peace dividend» from SAFTA
Ottenuta l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1947, India e Pakistan sono divenuti stati sovrani, lungo una linea di partizione che ancora oggi è contraddistinta da una frattura militarizzata tra due sistemi opposti l'uno all'altro. Questo libro ripercorre l'evoluzione del rapporto tra violenza interstatale e scambio commerciale tra i due paesi, sulla scorta di un modello gravitazionale del commercio internazionale che stima l'influenza della guerra sul commercio bilaterale tra il 1948 ed il 2000. Lo scontro militarizzato ha depresso significativamente gli scambi economici tra i due vicini, riducendo i volumi potenzialmente commerciabili in misura superiore al 400%. La diplomazia commerciale, tramite la formazione di sistemi di preferenza regionale per la riduzione reciproca delle barriere tariffarie, potrebbe costituire un contraltare ottimista rispetto al futuro delle relazioni tra i due paesi, come indicano i guadagni stimati di India e Pakistan a seguito della implementazione dell'accordo Safta (South Asian Free Trade Area). Tuttavia, tanto la ridotta entità di tali benefici, quanto la loro natura, che è condizionata dalle tensioni nei rapporti di sicurezza, implicano sfide non indifferenti alla costruzione della pace attraverso il commercio per i due maggiori stati del sub-continente. -
La parola sdillabbrata. Modulazioni su Horcynus Orca
Il romanzo come enigma. L'aveva tramato così, D'Arrigo. Gli enigmi della vicenda narrata, l'enigma del testo, della scrittura, per lui. Quesito di vita e di morte, ""Horcynus Orca"""" è il racconto di un impossibile 'nostos'. A ogni passo il reduce 'Ndrja Cambrìa tesse e ritesse il suo viaggio, senza avvicinarsi mai a quel suo lido sempre lontano. Il ritorno, come le parole, è senza conclusione, acconchigliato nella morte; nella propria trama, o finzione. La struttura orcinusa, il suo sistema formale, si realizza attraverso successioni iterativo-ricorsive. La figurazione di mente è la forma, o condizione - il carattere di turbolenza proprio della voce-memoria che figura gli eventi -, in cui verrà pronunciata e 'oreocchiata' la parola barca; è la legge di sistema per cui infine il corpo fonico della parola si materializzerà in corpo fisico, che la morte stessa, come l'acqua con i corpi naufraghi nello scill'e cariddi, inciderà, scavandola, sbrancandola, sdillabbrandola, trasformandola in bara e poi in arca. Barca-bara-arca: le tre parolette formano, come per un'inversione paradossale del processo, il nucleo generativo del libro, il suo primario impianto linguistico-narrativo, sebbene sviluppato come un'escrescenza, o focolaio della metastasi testuale: come fosse l'organismo stesso del romanzo, animalone marino e mostruoso, a produrla in sé, quell'escrescenza, dalla sua piaga in cancrena."" -
«Dans l'ivresse». Manoscritto segreto di Gabriele d'Annunzio
La marchesa Luisa Casati Stampa, detta Coré, era una donna molto affascinante. Dalle fotografie conservate al Vittoriale ci guarda con i suoi occhi intensi, le labbra strette, le mani appoggiate al volto in una posa volutamente misteriosa. È lei la protagonista di ""Dans l'ivresse"""", il manoscritto di Gabriele d'Annunzio acquisito dalla Biblioteca cantonale di Lugano nel 1985, in cui si narra di una figura di cera con le fattezze di Coré che prende vita, dopo un viaggio tra allucinazione e mistero. Il manoscritto autografo è composto da trenta carte rilegate in similpelle dorata, reca la data del 1913 ed è legato agli anni francesi di d'Annunzio. Il testo fu pubblicato molti anni dopo nel """"Libro segreto"""" (1935), con diverse modifiche, soprattutto nella seconda parte. Numerosi i punti di interesse del manoscritto: lo stile inconfondibile del Vate, l'utilizzo di un francese con echi arcaici, il rapporto con l'occulto, da cui d'Annunzio e la marchesa erano attratti. Nella ricorrenza dei centocinquant'anni dalla nascita del poeta, viene riprodotto in volume il manoscritto originale, di particolare pregio per la sua grafia facile da leggere, per la cura dell'impaginazione, per la limpidezza del tratto. Il documento è completato da saggi di approfondimento di Giordano Bruno Guerri, Gerardo Rigozzi, Raffaella Castagnola e Luca Saltini, che, oltre a darne trascrizione e analisi delle varianti, raccontano la storia del manoscritto e il contesto in cui nacque."" -
Drammaturgia dell'esilio. Il Risorgimento italiano fuori dai confini
Il volume ricostruisce la semantica dell'esilio alla luce della sua tensione performativa e della sua drammatizzazione letteraria nella pubblicistica, rara o poco nota, della stagione pre-unitaria (instant book, memorialistica, scritture teatrali, stampa periodica, letture pedagogiche, iconotesti), prodotta fuori dai confini italiani. Sullo sfondo dell'intreccio culturale anglo-italiano degli Italian refugees mazziniani (da Filippo Pistrucci a Federico Pescantini, a Enrico Mayer, Janer Nardini e Gabriele Rossetti), l'analisi si focalizza sul complesso esperimento identitario e ideologico secondo le linee di un patriottismo transnazionale, grazie al quale il nostro Risorgimento letterario si convertì in una drammaturgia, nel senso proprio di una ""scrittura della nazione"""" che tende alla parola-azione, alla messa in scena di valori universali di libertà e di emancipazione civile, accompagnandosi a una moderna strategia mediatica e di autorappresentazione interna al sistema delle arti."" -
La libertà e il sacrilegio. La settimana rossa del giugno 1914 in provincia di Ravenna
Nel centenario della ""Settimana rossa"""", il libro ripercorre le vicende di quei moti in provincia di Ravenna, dove per pochi giorni concitati parve che lo sciopero generale di protesta per i fatti di Ancona del 7 giugno 1914 potesse davvero trasformarsi in un grande sovvertimento rivoluzionario. Fu un'illusione, coltivata da tutti i partiti """"sovversivi"""" (repubblicani, socialisti, anarchici, mazziniani intransigenti), destinata a svanire con lo scoppio della Grande Guerra e la frattura interventista che divise drammaticamente le forze di sinistra. La seconda parte del volume affronta il tema, fino ad ora trascurato dalla storiografia, della reazione del mondo cattolico dinanzi a quel moto popolare, che ebbe fortissimi connotati anticlericali e iconoclastici: uno sguardo sulla Settimana Rossa dalla parte di chi la subì, vivendola non già come una manifestazione di libertà e di emancipazione, ma come un movimento sacrilego e sconsiderato. Completa il tutto una ricca appendice iconografica, con la riproduzione di fotografie e di documenti dell'epoca."" -
Bollettino dantesco. Per il settimo centenario (2014). Vol. 3
Il ""Bollettino dantesco. Per il settimo centenario"""", nato sotto l'egida del Comitato Ravennate della Società Dante Alighieri, si occupa di critica e di curiosità dantesche, e si pubblica una volta l'anno (dal 2012 al 2021) in coincidenza col Settembre dantesco ravennate. Edito grazie al patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, esso ricalca le orme de """"Il VI centenario dantesco. Bollettino bimestrale illustrato"""", già diretto (dal 1914 al 1921) da mons. Giovanni Mesini. Ogni volume si suddivide di norma in cinque sezioni, così destinate: la prima a """"Nuove letture dantesche""""; la seconda a il """"Bollettino"""" fra l'antico e il moderno, ossia alla discussione e al recupero di articoli particolarmente significativi dello storico """"Bollettino"""" novecentesco, sottoposti all'esame della moderna esegesi; la terza a """"Curiosità dantesche""""; la quarta a """"Notizie ravennati""""; la quinta a """"Rassegna bibliografica""""."" -
Una storia popolare. Le case del popolo del movimento operaio in provincia di Ravenna (1946-1996). Con DVD-ROM
Le Case del Popolo sono un fenomeno europeo, ma in alcune aree - come l'Emilia-Romagna - la loro concentrazione è particolarmente significativa. In provincia di Ravenna hanno storicamente rappresentato un tassello imprescindibile del tessuto sociale e politico, e hanno svolto a vario titolo una funzione aggregativa rispetto alle singole comunità di riferimento. Questa ricerca si concentra sulle Case del Popolo di tradizione comunista e socialista nel secondo Novecento, e si pone l'obiettivo di analizzare e comprendere la complessa trasformazione che ha investito questi luoghi nella loro dimensione politico-sociale ed economica. Pur se la casa del popolo è comunemente percepita come un'istituzione locale semplice e scevra di particolari problematiche, da questo studio emerge come la sua gestione abbia invece richiesto un costante impegno e una certa professionalità e pure, in determinati frangenti, una buona dose di coraggio e intraprendenza. Le case del popolo non sono state una ricchezza di cui godere, ma un patrimonio collettivo da gestire sapientemente, con un occhio al bilancio e l'altro ai bisogni del territorio. In questo senso hanno rappresentato e continuano a rappresentare un modello associazionistico originale e, crediamo, ancora attuale, perché la recente crisi economico-finanziaria ha rilanciato il tema della comunità, della partecipazione, della gestione condivisa, della responsabilità sociale d'impresa. Postfazione di Ugo Sposetti. -
I premi Sanremo d'arte e letteratura (1935-1940)
I Premi Sanremo, istituiti nella cittadina ligure dal 1935 al 1940, ben rappresentano il clima culturale dell'epoca. All'iniziativa presero parte personaggi quali Achille Starace e Giuseppe Bottai, ma anche Massimo Bontempelli, Antonio Maraini, Filippo Tommaso Marinetti e molti altri. I Premi Sanremo si imposero come un'occasione in cui convergevano mondanità, cultura e soprattutto arte. In soli cinque anni parteciparono alle diverse sezioni del concorso poco meno di tremila opere, provenienti dall'Italia e da quasi tutti i paesi europei, persino dal Giappone. La ricostruzione delle vicende legate al premio offre un inedito spaccato della cultura italiana degli anni Trenta, approfondendo quel ""sistema dei premi"""" che ricoprì un ruolo fondamentale anche a livello internazionale, in quanto momento di incontro tra le diverse tendenze del tempo."" -
«Nel ghiaccio e nella tenebra». Paesaggio, corpo e identità nella narrativa di Beppe Fenoglio
Da Omero a Steinbeck, dall'""Orlando furioso"""" al """"Paradise Lost"""", dalla poesia visionaria di Hopkins ai racconti di Maupassant fino al western: Beppe Fenoglio, lettore onnivoro, appassionato frequentatore del cinematografo, osserva la tecnica diegetica del grande schermo, divora romanzi, opere teatrali e poetiche, talvolta le traduce. E come in un puzzle ricompone un nuovo e originale disegno, fatto di una lingua speciale, di un paesaggio non inventato eppure straordinario e inedito nella nostra letteratura, che restituisce una nuova identità partigiana, che garantisce e fissa un ordine differente da quello reale, o meglio da quello perduto nella tragica contingenza del momento storico. L'autrice guarda all'opera fenogliana nel suo complesso, affrontandola da diversi punti di vista: tematico, strutturale, linguistico, intertestuale, procedendo al raffronto dei testi pure nelle loro successive evoluzioni stilistiche e semantiche. L'analisi si rivolge in modo particolare al trattamento del paesaggio - sempre chiamato in causa dalla critica, ma raramente oggetto di specifici studi: la sua dimensione epica, la sua funzione narratologica ed ermeneutica, il suo imprescindibile concorso, insieme con la rappresentazione del corpo, del passo, della cinestesi, alla definizione di un'identità di partigiano e di uomo nuovo."" -
Le nuove forme dell'impegno letterario in Italia
"Io so, ma non ho le prove"""" scriveva Pier Paolo Pasolini in un celebre articolo del 1974, divenuto l'emblema dell'impegno degli scrittori. """"Io so e ho le prove"""" scrive Roberto Saviano in Gomorra, romanzo-simbolo del """"ritorno all'impegno"""" che contraddistingue una parte dell'attuale produzione letteraria italiana. Quali forme assume l'impegno nella letteratura italiana contemporanea? Quali sono gli aspetti di continuità e quali le differenze rispetto alla """"lezione"""" pasoliniana? Come si configura la rappresentazione della realtà in un contesto caratterizzato da nuove forme di espressione e comunicazione? Nel corso di due giornate di studio svoltesi all'Università di Nizza, un gruppo di giovani ricercatori italiani e francesi ha cercato di rispondere a questi quesiti di estrema attualità e centralità nel dibattito critico, analizzando le opere più rappresentative della nuova letteratura impegnata. I saggi qui raccolti approfondiscono i temi del convegno e propongono ulteriori sviluppi: sugli anni Sessanta rivisitati da Ascanio Celestini, sugli anni di piombo reinterpretati da Giorgio Vasta, sugli intrighi della politica restituiti in poesia e in prosa da Valerio Magrelli, sulla criminalità organizzata raccontata da Roberto Saviano e Giancarlo De Cataldo, sul mondo della finanza narrato da Walter Siti." -
Stop al panico. Terapia strategica breve per paura, fobie e panico
Nella nostra società i disturbi legati al panico sono molto più frequenti di quanto si creda. L'ansia e le fobie, che possono avere origine da esperienze personali vissute o create dalla nostra mente, possono condurci a reazioni estreme e incontrollabili. In questo libro vengono analizzate le paure e le fobie più frequenti, a cominciare da quelle specifiche (verso cose, situazioni o animali), fino alla fobia sociale. A partire dagli ultimi contributi delle teorie scientifiche che affrontano il tema, il testo è concepito come un vero e proprio itinerario di auto-aiuto della durata di poche settimane, durante il quale la persona, in maniera del tutto autonoma e secondo il proprio ritmo, verrà guidata, pagina dopo pagina, verso il raggiungimento di uno stato di benessere libero da paure, panico e fobie. -
Il senso del tempo in Giacomo Leopardi
Nonostante la sterminata bibliografia sull'opera e sul pensiero di Giacomo Leopardi, non molto è stato scritto su un tema tanto specifico quanto cruciale della sua riflessione, quello del tempo. Anche se lo ""Zibaldone"""" definisce il tempo """"uno accidente delle cose"""", un puro nome che non ha un'esistenza indipendente se non nel nostro intelletto, in Leopardi il senso del tempo s'intreccia alla riflessione storica, filosofica e linguistica su presente e passato, ai motivi poetici ed esistenziali della memoria, della rimembranza, della morte, del vago e dell'infinito, intessendo del proprio filo la complessa trama di tutta l'opera del grande poeta recanatese. La miscellanea vede la partecipazione di studiosi di varia provenienza e formazione, presentandosi come una riflessione interculturale tra Danimarca e Italia, affrontata nelle sue varie declinazioni, con punti di vista e approcci disciplinari diversi. Saggi di Hanne Jansen, Steen Jansen, Ole Jorn, Paola Polito e Antonio Zollino."" -
Decreti sporchi. La lobby del gioco d'azzardo e il delitto Matteotti
Perché è stato ucciso Giacomo Matteotti? L'ipotesi più accreditata indica nell'incendiario discorso antifascista tenuto alla Camera la causa più probabile. Un'ipotesi diversa, che ha accumulato ormai tanti indizi da essere diventata quasi una certezza, riguarda invece la serie di ""affari sporchi"""" su cui Matteotti stava indagando, affari che coinvolgevano uomini di governo e lo stesso fratello di Mussolini: residuati bellici, concessioni petrolifere e gioco d'azzardo. A ridosso del rapimento, il 10 giugno 1924, quasi nessuno indicava la pista del delitto politico. I giornali di tutto il paese puntavano il dito sul nuovo quotidiano fiancheggiatore, il """"Corriere Italiano"""", crocevia di tangenti e di finanziamenti occulti per il partito. Ma c'era un problema: il fascismo stava facendo affari con i massimi livelli del sistema finanziario nazionale, e colpire il duce significava coinvolgere la più grande banca del paese, che a sua volta era un'importante articolazione del capitalismo internazionale. E soprattutto questa copertura che ha permesso a Mussolini di salvarsi. La stessa che ha impedito di accertare la verità anche dopo la caduta del regime, quando le forze finanziarie coinvolte nella morte di Matteotti diventarono protagoniste della rinascita repubblicana. Il mito dell'eroe che tutto aveva sacrificato in nome dei suoi ideali poteva e doveva bastare alla nuova Italia."" -
Casanova. L'eroe libertino e il teatro dell'autobiografia
Lontano dall'interesse divulgativo per il Casanova seduttore, Pieri analizza il ruolo dell'intellettuale inserendolo nel gran teatro della modernità pre-illuminista e illuminista. Nella sua opera Casanova spesso ordisce una trama fitta di eclettismi disciplinari conformi ai gusti arditi dell'epoca, come in ""Histoire de ma vie"""", metafora testuale di un mito personale che l'avventuriero della penna elaborò in accordo col canone settecentesco dell'autobiografia. Discutendo la funzione ideologica dell'amour-propre, con cui Casanova autorizza la lettura delle sue memorie come un'avventura limpidamente cinica dello spirito libertino, lo studio discute la ricorrente contrapposizione all'opera di Rousseau e Voltaire, e l'adesione a un'idea moderna di autobiografia, in quegli anni ripresa anche da Alfieri. Adottando una tecnica del racconto che mescola confessione autentica, narrazione romanzesca e scena teatrale, Casanova finisce per conseguire una scrittura personalissima e impudente, spesso incline alla dichiarazione mendace, come risulta dall'analisi dei quattro dialoghi con Caterina di Russia presenti nell'""""Histoire de ma vie"""", dei quali Pieri, confutando le precedenti interpretazioni, fornisce le prove di una scrittura propensa al gusto della bugia meravigliosa. Non manca uno studio sul D'Annunzio del """"Piacere"""", che individua frequenti calchi presi dall'autobiografia casanoviana."" -
Bollettino dantesco. Per il settimo centenario (2015). Vol. 4
Il ""Bollettino dantesco. Per il settimo centenario"""", nato sotto l'egida del Comitato Ravennate della Società Dante Alighieri, si occupa di critica e di curiosità dantesche e si pubblica una volta l'anno (dal 2012 al 2021) in un volume di circa centosessanta pagine. Edito grazie al patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, la rivista ricalca le orme de """"Il VI centenario dantesco. Bollettino bimestrale illustrato"""", già diretto (dal 1914 al 1921) da mons. Giovanni Mesini, conosciuto come """"il prete di Dante"""". Ogni volume si suddivide di norma in cinque sezioni, così destinate: la prima a Nuove letture dantesche; la seconda a Il """"Bollettino"""" fra l'antico e il moderno, ossia alla discussione e al recupero di articoli particolarmente significativi dello storico """"Bollettino"""" novecentesco sottoposti all'esame della moderna esegesi; la terza a Curiosità dantesche; la quarta a Rassegna bibliografica; la quinta a Notizie ravennati. Il """"Bollettino dantesco"""" coinvolge studiosi e dantisti di fama internazionale, ed è diretto dai professori dell'Università di Bologna Alfredo Cottignoli ed Emilio Pasquini. Direttore responsabile della testata è il giornalista Franco Gàbici."" -
La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859. Osservazioni comparative
Delle tante leggende ingiustificate che circolano intorno alla vita e all'opera di Alessandro Manzoni, una delle più pertinaci è quella che vuole l'autore dei ""Promessi sposi"""" abbandonare la letteratura dopo la conclusione del grande romanzo. Il che farebbe di Manzoni un autore in silenzio per oltre trent'anni, fino alla sua morte, che giunse nel 1873. Al contrario, egli continuò a lavorare malgrado l'età e la salute, in particolar modo a questo saggio: un immenso tentativo di raccontare in modo originale la storia della Rivoluzione francese, confrontandola con ciò che allora si chiamava la Rivoluzione italiana, ossia con l'impresa del Risorgimento. Fin quasi ai suoi ultimi giorni portò avanti questo sforzo con accanita lucidità e grande indipendenza di vedute, scostandosi dai racconti celebrativi e dalle propagandistiche condanne di nostalgici dell'Ancien Regime. Mettendo a frutto la sua profondissima conoscenza dei fatti, attingendo a un gran novero di memorie, testimonianze e atti parlamentari, il Manzoni racconta in maniera personale e appassionante, da romanziere, da linguista e da giurista, la vicenda forse mai letta, certo mai scritta così, dei primi cruciali mesi del 1789, in cui a suo giudizio è già implicito tutto ciò che poi sarebbe venuto, fino a Napoleone e oltre."" -
Contro l'Isis. Le fatwa delle autorità religiose musulmane contro il califfato di Al-Baghdadi
Il 29 giugno 2014 Abu Bakr al-Baghdadi proclama la restaurazione del califfato e chiede ai musulmani di tutto il mondo fedeltà al nascente Stato Islamico dell'Iraq e del Levante. Da allora una spirale di violenza ha inghiottito Iraq e Siria, e il terrorismo dell'Isis ha coinvolto Europa, Nord Africa, Vicino Oriente e Asia. L'espansione dell'organizzazione terroristica, ben armata e non priva di risorse, ha provocato un numero enorme di profughi, favorendo il reclutamento di decine di migliaia di combattenti e diffondendo la sua ideologia violenta anche in Occidente. Cosa ne pensano i musulmani, e qual è la posizione delle istituzioni religiose? Il libro presenta alcune delle più importanti dichiarazioni (fatwa) emanate dalle autorità musulmane di tutto il mondo contro il sedicente califfato, a partire dalla sua proclamazione. Si tratta di opinioni giuridiche articolate e di ferme condanne che in Occidente non hanno avuto l'attenzione dei media, con il risultato di aumentare la confusione e l'ignoranza su ciò che avviene nel mondo musulmano, e di favorire la paura dell'Islam. I testi introduttivi e le dichiarazioni dei religiosi musulmani aiutano il lettore a comprendere il fenomeno e offrono un punto di vista senz'altro inedito per il pubblico italiano.