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La fine dell'innocenza
Ambientato a Firenze negli anni 'Settanta all'interno del Movimento Studentesco, il filo conduttore del romanzo è l'esperienza vissuta dalla protagonista, dotata di grande sensibilità, ma anche di una iniziale fragile personalità, all'interno della Cisnu-Confederation of Iranian Students National Union, l'Organizzazione degli studenti iraniani contro il regime dello scià. L'intento del libro non è quello di essere un testo socio-politico, ma la descrizione di un mondo visto e vissuto nella sua crudezza da ragazzi poco più che adolescenti, convinti di poter cambiare un sistema che, invece, finisce per annientarli. Antonella, studentessa presso la facoltà di Lettere e Filosofia conosce e si innamora di Samad, appena arrivato in Italia dall'Iran e studente della facoltà di Architettura. Il fratello del ragazzo, già a Firenze da qualche anno, è il rappresentante nazionale della Confederazione; la protagonista si trova così immersa, senza inizialmente comprenderne a fondo la lotta politica, in un ambiente che la coinvolgerà totalmente. -
La scoperta della libertà nell'antica Grecia
Sebbene il suo significato e i suoi limiti siano costante oggetto di dibattito, la libertà politica viene considerata un valore fondamentale in tutto il mondo moderno. Tuttavia, non fu sempre così nel corso di un'ampia porzione della storia umana. In questo libro, Kurt Raaflaub si pone gli interrogativi principali: quando, perché e in quali circostanze ebbe origine il concetto di libertà? Per scoprirlo, Raaflaub analizza gli antichi testi greci da Omero a Tucidide, nei loro contesti sociali e politici. La Grecia arcaica, conclude, tenne in scarsa considerazione l'idea della libertà politica; viceversa, il concetto emerse durante il grande scontro tra Greci e Persiani all'inizio del V secolo a.C. Raaflaub esamina dunque il rapporto tra la libertà e altri concetti, come l'uguaglianza, l'autonomia, la democrazia e la legge, e il modo in cui tale idea fu utilizzata - spesso, paradossalmente, come strumento di dominio, propaganda e ideologia. Il saggio di Raaflaub chiarisce sia la storia della società greca antica sia l'evoluzione di uno dei più importanti valori dell'umanità, e si rivelerà di grande interesse per chiunque voglia comprendere il tessuto concettuale che ancora plasma la nostra visione del mondo. -
Canzoniere armeno. Testo a fronte armeno
Sayat-Nova, il più grande trovatore caucasico del secolo XVIII, era perfettamente trilingue e compose i suoi canti in georgiano e in azeri, oltre che nella sua madrelingua, l'armeno. Poeta colto e raffinatissimo, si ispira a diverse tradizioni dell'oriente islamico e cristiano. La sua poesia, che s'avvale di tecniche melodiche complesse, inaugura la poesia d'amore moderna e appare di sorprendente attualità, sospesa com'è tra le illuminazioni della bellezza e il dolore della storia. -
Lo sguardo mutilato. Schizofrenia culturale: paesi tradizionali di fronte alla modernità
Contrariamente alle apparenze, l'islamismo contemporaneo non è il sintomo di un ripiegamento sul passato e sulle tradizioni; è invece il sintomo di una ultra-modernità, o meglio di una contro-modernità che si propone (anche con la violenza) come modello alternativo a quello dell'occidentalizzazione. Ma l'idea di modernità, che gli islamisti iraniani e di altri paesi tradizionali si ostinano a rifiutare, è il prodotto più tipico del pensiero occidentale. Da qui lo ""sguardo mutilato"""" e la conseguente """"schizofrenia culturale"""" di tali culture, che sono affascinate e attratte dall'Occidente (delle cui conquiste non possono fare a meno, anche se non capiscono che acquisire una tecnica senza far propri, a almeno comprendere, i fondamenti metafisici che ne costituiscono l'ossatura è una pura illusione) e allo stesso tempo lo combattono, perché temono il contagio delle sue idee, soprattutto quelle di libertà individuale e di diritti umani. Tale paradosso, particolarmente marcato in seno alle élites intellettuali e religiose, è analizzato dall'interno in questo studio ormai diventato un classico. Tuttavia queste élites, in particolare quelle religiose, dovranno prima o poi fare i conti con l'insopprimibile esigenza di libertà, nelle molteplici declinazioni che ne ha dato l'Occidente: libertà di pensiero, libertà di parola, libertà di religione e, last but not least, libertà dalla religione..."" -
Li Bai l'uomo, il poeta
Ebbro e ascetico, fedele all'impero ma soprattutto alla propria libertà, il poeta cinese Li Bai (Li Po, 701-762) rappresenta una delle personalità cinesi più conosciute al mondo. Visse durante lo gloriosa dinastia Tang (618-907), nel periodo in cui il medioevo cinese raggiunse il suo apogeo, e fu testimone, pochi anni più tardi, anche del declino di questa età. La sua poesia riflette dunque una duplice visione del mondo, positiva e gaudente e, allo stesso tempo, intimista e decadente. Questa tensione tra vita attiva e vita meditativa lo avvicina sorprendentemente alla sensibilitò dell'uomo contemporaneo. -
Malattia. Il grido della carne
Che cos'è la malattia? È una disfunzione fisiologica, un'etichetta sociale, o è un modo di sperimentare il mondo? Come cambia il mondo fisico, sociale ed emotivo di una persona quando si ammala? E ci può essere benessere in una malattia? In questo importante libro che fa riflettere, Havi Carel esamina queste domande e unisce la sua esperienza personale di una grave malattia a riflessioni e osservazioni tratte dal suo lavoro di filosofa. Ella mostra come i concetti e il linguaggio che usiamo di solito per descrivere lo malattia sono inappropriati e fuorvianti. Troppo spesso si vede lo malattia come una disfunzione biologica, mentre si ignora l'esperienza concreta della persona malata, le sue paure, le sue speranze, il suo modo di interagire con gli altri, la sua esperienza di vita vissuta. Il suo approccio scioglie lo tensione tra l'universatilità della malattia e la sua natura intensamente privata, spesso solitaria, e offre un nuovo modo di affrontare un argomento che tocca ognuno di noi. Questa edizione riveduta comprende una nuova introduzione che spiega come le idee filosofiche possono rappresentare per i pazienti e per il personale medico una risorsa per comprendere meglio lo malattia. -
Perché tollerare la religione?
Questo libro provocatorio affronta uno dei problemi più annosi della filosofia politica e della teoria costituzionale: perché si concede alla religione un trattamento preferenziale nell'ambito del diritto e del discorso pubblico? Perché, per esempio, una mensa per i poveri gestita da religiosi può essere esonerata dall'adempimento delle leggi urbanistiche al fine di espandere i suoi impianti per servire meglio i bisognosi, mentre una mensa con lo stesso obiettivo, ma gestita da un'associazione laica, non può? Perché un ragazzo sikh può portare il suo coltello cerimoniale a scuola mentre un qualsiasi altro ragazzo potrebbe essere espulso per lo stesso comportamento? Perché si accorda una particolare tolleranza agli obblighi religiosi in conflitto con il diritto, mentre altri obblighi di coscienza non ricevono il medesimo trattamento? Nel presente volume, Brian Leiter sostiene che le ragioni sottese a queste scelte non hanno nulla a che vedere con la religione in quanto tale, e che le democrazie occidentali sbagliano a identificare la libertà religiosa come oggetto di speciali tutele giuridiche. L'autore fornisce un'analisi innovativa di ciò che rende una pretesa di coscienza tipicamente ""religiosa"""" e offre una ricca messe di esempi tratti dall'esperienza americana, europea e di altri sistemi normativi, al fine di evidenziare le importanti questioni in gioco. Con acutezza filosofica, acume giuridico, e una buona dose di umorismo, Leiter mostra perché le nostre ragioni per tollerare la religione non sono specifiche rispetto alla religione, ma si applicano a tutte le pretese di coscienza. Chiarisce altresì perché un governo impegnato a rispettare la libertà di coscienza non è obbligato, sulla base del principio di tolleranza, a concedere deroghe alle leggi che favoriscono il benessere generale."" -
Speranza
Da ""Hope"""" della campagna presidenziale di Barack Obama nel 2008 a """"Camp Hope"""" delle famiglie dei minatori cileni intrappolati, il linguaggio della speranza sa essere estremamente potente, poiché attinge a risorse che sono unicamente umane e universali. Noi siamo esseri che sperano. Ma questo cosa dice di noi? Che cos'è la speranza e quale ruolo gioca nelle nostre vite? In questa stimolante indagine sul significato di speranza, Stan van Hooft mostra che essa è una struttura fondamentale della nostra vita. Per Aristotele la speranza è una virtù che fa parte della nostra vita. Per Tommaso d'Aquino è una virtù fondamentalmente teologica e per Kant uno stimolo morale. Essa determina il nostro modo di vedere noi stessi e il mondo in cui viviamo. Sia che speriamo in una vita dopo la morte o in una giornata di bel tempo, sia che le nostre speranze siano elevate o umili, sperare fa parte del nostro modo di vedere la vita. Quello in cui speriamo indica chi siamo. Per mezzo di esempi di vita quotidiana e attraverso una trattazione dettagliata della speranza nell'ambito della medicina, della politica e della religione, l'autore ne presenta i vari aspetti. Distinguendo tra speranza e blando ottimismo, pia illusione e certezza che le cose andranno bene, egli mostra che la speranza è una virtù che vede il mondo cosi com'è, senza presunzione, o ingenuità, o disperazione. Questo libro parla di un argomento poco discusso e offre una trattazione accessibile e profonda di questo aspetto importante della nostra vita umana."" -
Difendere la scienza entro i limiti della ragione. Tra scientismo e cinismo
Illustrato con esempi tratti dalla storia della scienza, questo approccio a note questioni sull'evidenza e sui metodi scientifici affronta interrogativi vitali riguardanti la scienza e il suo posto nella società. Scrivendo con umorismo e stile diretto, la Haack traghetta i lettori al di là delle ""guerre scientifiche"""" verso una comprensione del valore, e dei limiti, dell'impresa scientifica."" -
La luce viene dall'Occidente
Il mondo moderno ha smarrito la sua anima: questa constatazione, vecchia quanto la modernità, è qui ribadita da un filosofo iraniano, Daryush Shayegan. Il quale però non si limita, come fanno tanti altri, alla denuncia pura e semplice dell'Occidente. Riconosce alla nostra cultura il merito di aver inventato lo spirito critico, la razionalità scientifica e le istituzioni democratiche, vale a dire la soluzione dei conflitti senza ricorso alla violenza. Conquiste non da poco, davvero! Ma lo ha fatto, egli sostiene, bandendo dal proprio orizzonte ""il continente dell'anima"""", """"le grandi emozioni che fanno vibrare i cuori"""". Perciò ci invita a reinventare una nuova spiritualità, essendo convinto che la svolta deve provenire dal luogo stesso da cui è iniziata la modernità. Come appunto dice il titolo, se luce vi è, può venire solo dall'Occidente."" -
Tre rivoluzioni della libertà. Inghilterra, America, Francia
Tre Rivoluzioni della libertà propone gli elementi di una storia politica comparata delle tre grandi tradizioni politiche - inglese, americana e francese - da cui è nato il mondo della ""democrazia liberale"""".rnLa via inglese dev'essere compresa anzitutto a partire dalle particolarità del diritto inglese, che ha dato luogo a un tipo originale di razionalizzazione del diritto e del potere statale. Essa si esprime anche attraverso una storia religiosa originale e la scoperta precoce di ciò che le divisioni partigiane avrebbero prodotto in una società libera.rnDopo Toqueville, gli Stati Uniti appaiono classicamente come il laboratorio della moderna democrazia, i cui effetti si dispiegherebbero pienamente grazie all'assenza di un'eredità aristocratica e del predominio dello spirito """"democratico"""" sullo spirito """"rivoluzionario"""". Ma anche l'America ha dovuto affrontare, al momento della guerra di Secessione, una violenta crisi che ha messo in luce opposizioni paragonabili a quelle che hanno dilaniato la Francia rivoluzionaria ed è dagli Stati Uniti democratici che sono venute, alla fine del XX secolo, nuove correnti radicali.rnPrima di essere quella del Terrore, la Rivoluzione francese è quella dei diritti dell'uomo. Ma, come aveva ben visto Hegel, il suo sviluppo tormentato e tragico può anch'esso essere interpretato come l'espressione di una dialettica che è già presente nei princìpi e nel """"superbo levar del sole"""" del 1789. Nel bene o nel male, la democrazia francese è comunque sempre l'erede della Rivoluzione - e dell'Ancien Régime. Si vedrà qui che, su questioni non trascurabili per l'umanità moderna, questa eredità violenta ha potuto anche essere la fonte di una paradossale moderazione e di una versione civilizzata del progresso democratico.rnLa storia delle rivoluzioni democratiche è dunque una storia viva e attuale, e l'inesauribile dialogo tra le tradizioni che sono nate da esse è una delle condizioni imprescindibili della nostra libertà."" -
Bestemmia. Breve storia di un «crimine immaginario»
Era sparita dal nostro orizzonte politico. Voltaire ne aveva fatto un'infrazione appartenente a un'altra epoca. La Rivoluzione francese la congederà dall'ambito della legge per erigerla a ""crimine immaginario"""". Ma ecco che la bestemmia, nozione ormai desueta da molto tempo, entra nuovamente nella nostra vita pubblica, all'inizio di nascosto, poi alla luce del sole, nel trambusto dei sanguinosi attentati del gennaio 2005.rnQuesto """"peccato di bocca"""" ha una lunga storia, che è bene riscoprire e ripercorrere per meglio capire come, da un secolo all'altro, esso si è intrecciato con le nostre guerre civili e con i nostri conflitti ideologici. Oltraggio religioso, crimine identitario, delitto politico: la bestemmia non ha mai smesso di trasformarsi come un camaleonte a seconda delle epoche, prima di abbandonare, nel 1791, i nostri modi di pensare, per poi ricomparire, da alcuni anni a questa parte, sotto inediti travestimenti. Questo è il percorso che Jacques de Saint Victor ci restituisce per aiutarci a capire le ragioni e le sfide del dibattito che la bestemmia suscita ai nostri giorni.rnIl fatto recente che sempre più persone la invochino in nome del rispetto delle """"convinzioni intime"""", mette a dura prova un principio fondamentale costitutivo delle grandi democrazie laiche liberali, la libertà d'espressione e, al di là di questa, una maniera singolare di interagire con le cose della città."" -
Democrazia: l'eredità politica greca. Miti Potere Istituzioni
Non c'è tema della politica moderna che non sia stato discusso, vissuto e affrontato dal primo sistema democratico, inventato in una città di medie dimensioni del V e IV secolo prima della nostra era: Atene. Tremila anni dopo la nascita di questa prodigiosa utopia, la grammatica del «buon governo» è quella utilizzata da Solone o Clistene, Pericle, Platone, Aristotele o Plutarco. I Greci hanno creato e immaginato i concetti per i quali noi combattiamo e discutiamo ancora oggi: partecipazione, deliberazione, uguaglianza davanti alla legge, assemblea, democrazia diretta, controllo democratico, cittadinanza, autoctonia, ecc. L'eredità greca è più attuale che mai in un momento in cui le forme contemporanee della democrazia sono in crisi e mentre movimenti radicali americani chiedono la soppressione degli studi classici, accusati di essere uno strumento dello schiavismo e delle teorie della supremazia bianca. I miti, la filosofia, le istituzioni greche possono ancora insegnarci molto, anche su Donald Trump, i Gilets gialli o il «deficit democratico» dell'Unione Europea. -
Il flauto magico. Un'opera dai due volti
L'inizio e la fine dell'opera più nota di Mozart sembrano non andare d'accordo: nel bel mezzo del lavoro al Flauto magico, Mozart e il suo librettista Schikaneder ne sconvolsero la trama - come molti credono ancora oggi - perché nel giugno del 1791 era apparsa sulle scene un'opera basata sulla stessa fiaba? Jan Assmann, vincitore nel 2018 del Premio internazionale per la pace degli editori tedeschi, propone una nuova interpretazione dell'opera, inserita nel contesto della massoneria e della teoria del dramma: Il Flauto Magico come viaggio tra i riti misterici, un viaggio che conduce Tamino dal mondo superficiale delle illusioni, attraverso diverse prove affrontate negli inferi, fino alla sfera degli iniziati, ossia degli Illuminati. -
Pensare la laicità
La laicità è un'idea a un tempo semplice e difficile - il che non è incompatibile. Paradossalmente, è la sua povertà (il suo minimalismo) a renderla forte. Non serve a nulla dire che è astratta: la sua efficacia concreta si apprezza dalla quantità di libertà che rende possibile. È ciò che si cerca di mostrare esaminando le questioni «sul campo» che hanno segnato soprattutto gli ultimi due decenni: che cos'è l'estremismo laico? In che modo la laicità è stata regalata all'estrema destra? Il divieto del velo integrale è di ispirazione laica? La libertà dei culti richiede un sostegno pubblico? Un'impresa può rivendicare la laicità? Esiste una «spiritualità laica»? Tante occasioni per l'autrice di testare una teorizzazione generale e di allargare la riflessione con escursioni filosofiche: sulla natura del legame politico, le forme della libertà, la nozione di comunità, l'identità, la nozione di posizione critica, lo status della cultura, quello della morale e della perfettibilità. -
Pierre Bayle. I paradossi politici
Il pensiero e l’opera di Pierre Bayle (1647-1706) costituiscono un enigma, da sempre oggetto di interpretazioni divergenti. Davanti alle persecuzioni che precedettero la revoca dell’editto di Nantes, egli preferì l’esilio a Rotterdam. La sua rivista Nouvelles de la République des lettres costituì una delle prime forme dello spazio pubblico europeo, e si è potuto dire del suo affascinante Dictionnaire historique et critique (1696) che è stato la matrice dei Lumi. Nel suo Commentaire philosofique, dove tesse l’apologia della tolleranza, egli critica l’oppressione religiosa della «cattolicissima Francia». Ma nel suo Avis aux Réfugiés egli fustiga anche ogni sedizione religiosa dei protestanti rifugiati. L’intreccio di queste due linee, che risalgono da una parte a Hobbes e Machiavelli e dall’altra a Milton e Bodin, fino a Calvino, aiuta a comprendere i paradossi politici e politico-teologici, fondatori di una modernità oggi in crisi. Cercando di pensare questi «disaccordi», Bayle inventa uno stile di scrittura pluralista, fuori da ogni schema, che corrisponde al carattere obliquo del suo simpatizzare per la sincerità dell’altro. -
Quadri della brughiera. Ultimi doni
Il presente volume di poesie di Annette von Droste-Hülshoff propone i Quadri della brughiera e, in prima traduzione italiana, le liriche della raccolta Ultimi doni, fatta uscire postuma dalla famiglia dell'autrice nel 1860. Le due parti sono accomunate dal fatto di dare voce a una delle due anime della scrittrice, la poetessa della natura pagana contrapposta a quella della religione cattolica: i Quadri della brughiera sono la raccolta che incarna ed esprime al meglio lo spirito naturistico della Droste, mentre gli Ultimi doni nascono con l'intento di pubblicare le poesie inedite di carattere non religioso. Ma percezione della natura, religiosità e riflessione poetica si intrecciano in modo complesso anche nella produzione profana della Droste: apparentemente celebrazione della natura, descrizione minuziosa della vita di piante e piccoli animali di cui la scrittrice pare partecipare con gioia sincera, tale esplorazione della natura viene a configurarsi come un viaggio in un mondo popolato da forze occulte e misteriose, un viaggio segnato dalla colpevole consapevolezza del ruolo fondamentale che la stessa poesia ricopre nell'evocazione di quelle forze demoniache. -
Democrazia, una biografia
Tutti sappiamo che ""democrazia"""" significa """"governo del popolo"""". Che cosa si intenda per """"popolo"""" e quale potere debba avere sono però nozioni assai controverse. Uno dei pregi del libro di Paul Cartledge è quello di fornirci una storia, anzi una biografia - quasi si trattasse di un essere umano, ma così è stata dipinta molte volte dagli Ateniesi - della democrazia, basata su di una interpretazione ben precisa e assai esigente del significato di questo termine: vi è """"governo del popolo"""" quando il popolo nella sua interezza prende tutte le decisioni più importanti, riguardo alla pace e alla guerra, la cittadinanza, la tassazione e così via. Altri regimi, che riconoscono libertà di pensiero e di religione o libero mercato, non possono essere definiti democrazie se il popolo intero non è in ultima istanza arbitro delle questioni più importanti. Cartledge adotta volutamente uno stile colloquiale, come si addice alla biografia di un vecchio conoscente, per tracciare la lunga e controversa storia di questa forma di governo, nata ad Atene nel 508/7 a.C. e ancora vitale, sebbene messa in discussione, in tante parti del mondo. Un itinerario che dall'antica Grecia ci porta attraverso la Repubblica e l'Impero Romano, l'Europa rinascimentale, la fondazione degli Stati Uniti, la Gran Bretagna ottocentesca e l'epoca contemporanea e le sue sfide al """"governo del popolo""""."" -
Il mago minestrone
Età di lettura: da 7 anni. -
13 sardine circa
In ""13 sardine circa"""" i cani portano gli stivali, Thor si è un po' lasciato andare, alle mogli si mette un microchip nell'orecchio, i bar servono caffè al ginepro e riverniciare la vostra bicicletta la farà andare più veloce. Pigiati come sardine, tredici racconti circa parlano con un linguaggio diretto e veloce del mondo in cui viviamo e di un'umanità sospesa tra quotidiano e surreale.""