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Dal castello al palazzo. Il castello di Avellino
Obiettivo di questo saggio non è quello di tracciare la storia per così dire ""esterna"""" del castello di Avellino, e cioè dei suoi signori feudali, dei fatti di guerra e degli avvenimenti politici, culturali e mondani dei quali fu al centro; si è cercato, invece, di inserire il castello nella storia e nell'evoluzione delle strutture urbane di Avellino, alle quali è strettamente connesso, e di collegarne le funzioni e il ruolo al più generale contesto della vita della città."" -
Maria De Cardona contessa di Avellino. Una nobildonna italo-spagnola nella Napoli del Cinquecento
Il volume che Marisa Bellucci ha dedicato alla ricostruzione storica della vita di Maria de Cardona, contessa di Avellino e marchesa di Padula, si presenta per più versi importante e innovativo. E ciò innanzitutto per la minuziosa ricerca documentaria di preziose fonti inedite - da quelle napoletane a quelle estensi a quelle dei protocolli notarili -, che per la loro eterogeneità ed episodicità, oltre che per le difficoltà di lettura e d'interpretazione, mal si prestavano a una ricomposizione organica. (...) Questa difficoltà, rappresentata da tale condizione archivistica e documentaria, è stata quella con cui si è dovuta preliminarmente confrontare l'autrice, che è riuscita a superarla felicemente grazie ad un paziente e laborioso impegno di ricerca, sostenuto da competenza e perizia tecnica nell'interpretazione delle scritture cinquecentesche. -
Gli Zamagna di Prata e il loro palazzo baronale. Abilità diplomatiche e potere economico di una famiglia ragusea a Napoli
L'opera è dedicata alle vicende napoletane degli Zamagna, un'antica e importante famiglia dell'oligarchia senatoria ragusea, che fu l'unica a trapiantarsi nel regno di Napoli e ad acquisirvi dei feudi, prima quello di Prata e successivamente quello di Santo Stefano del Sole. L'intera parabola degli Zamagna nel regno di Napoli viene accuratamente e brillantemente ricostruita dall'autore in questo agile ma denso e documentato volume che, avvalendosi di fonti sia ragusee che meridionali, offre un valido contributo alla storia di Ragusa e ai rapporti di questa col Mezzogiorno d'Italia. -
L' internamento civile a Mercogliano (1937-1945). Documenti e ricordi
Coniugando, quanto mai felicemente, un'ampia ricerca documentaria con vividi ed efficaci ricordi personali, Francesco Di Nardo è riuscito a ricostruire, in maniera organica e completa, il microcosmo concentrazionario creato a Mercogliano dal fascismo nell'ultima fase del regime, a partire dalla fine della guerra d'Etiopia [...] Dalle pagine del volume emerge complessivamente lo straordinario spaccato della vita umana e sociale di quel singolare microcosmo costituito dalla realtà dell'internamento tra il 1940 e il 1943, con i suoi drammi e le sue miserie, ma anche con i suoi piccoli e grandi eroismi... -
Donato Di Marzo-Giustino Fortunato. Carteggio 1891-1910
"Il ponderoso 'carteggio' intercorso tra Donato Di Marzo e Giustino Fortunato, [...] copre il ventennio 1891-1910, un periodo particolarmente intenso della storia dell'Italia unita, che, segnato - come è noto - da una serie di grandi temi [...], fa da sfondo al fitto scambio epistolare intercorso fra i due uomini politici meridionali, che si distinsero per il loro coerente impegno ideologico-politico. [...] Due uomini diversi ma complementari, 'fratelli di elezione'. A cementare l'amicizia fra i due furono le loro idee politiche, la militanza nelle fila della Sinistra moderata e la convergenza delle loro posizioni sulle difficili scelte che l'Italia dovette affrontare negli anni compresi tra il trasformismo depretisiano, l'autoritarismo crispino, la crisi di fine secolo e l'età giolittiana"""". (Dalla Prefazione di Giovanni Brancaccio)" -
Carlo Gesualdo. L'uomo, il suo tempo, la musica
Coronando con questo lavoro anni di lunghe e appassionate ricerche, Orsola Tarantino Fraternali offre un contributo di prim'ordine alla ricostruzione delle spesso complesse e tormentate vicende dei Gesualdo, e soprattutto di Carlo. L'originalità del volume, oltre che nella sua accuratezza documentaria e filologica, consiste soprattutto nell'approccio in un certo qual modo multidisciplinare all'argomento, utilizzando tecniche, metodologie e sensibilità diverse, con particolare attenzione alle forme dell'arte, della musica e della stessa vita quotidiana. -
Storia della letteratura irpina. Dalle origini al secolo XIX
Questa Storia della letteratura irpina di Mario Garofalo oltre al merito di aver tentato per la prima volta un organico profilo degli svolgimenti letterari nella provincia irpina ha anche quello di aver evitato gli inciampi che a volte segnano ricostruzioni analoghe. Nell'Introduzione Garofalo sottolinea la difficile configurazione di una identità irpina, propedeutica ad un disegno di storia letteraria, e il ruolo duplice e antitetico che Napoli ha avuto nei confronti della provincia: polo di attrazione e di sprovincializzazione dei suoi intellettuali, ma nello stesso tempo di ""accentramento"""" alimentatore di """"un processo di mortificazione e di strozzatura delle culture locali"""". Garofalo disegna i confini cronologici di una specificità della cultura """"irpina"""" che emergerebbe solo alla fine dell'Ottocento, grazie soprattutto al giornalismo e alla storiografia civile. Del lavoro di Garofalo va sottolineata la conoscenza e sicura padronanza delle fonti, sempre utilizzate con occhio vigile e con distanza critica. Sono queste alcune evidenze critiche e metodologiche di una storia della letteratura che si contraddistingue per la qualità e la densità della ricostruzione e dei risultati."" -
Il vallo di Lauro nel settecento. Economia, società e generi di vita
Alla ricostruzione delle vicende economico-sociali del Vallo di Lauro nel XVIII secolo è dedicato il volume di Anna Bonavita. Esso è frutto di capacità di ricerca documentaria, sorretta e alimentata dalla passione dell'autrice per la sua terra e per la sua storia. Mettendo frutto, con una certosina fatica, il vastissimo e pressoché inesauribile giacimento documentario costituito dai ricchissimi protocolli dei notai lauretani e la cospicua documentazione inedita dell'archivio del Castello Lancellotti, Anna Bonavita è riuscita a ricostruire tutti gli aspetti salienti della realtà del Vallo di Lauro durante il Settecento, legando i più svariati e minuti elementi in una sintesi ampia quanto dettagliata. Si tratta di un secolo caratterizzato da forti mutamenti, determinati da uno sviluppo demografico ed economico, e quindi destinati a trasformare nettamente il tradizionale assetto istituzionale e produttivo, che culminerà col Decennio francese, col tramonto della feudalità, il declino del vecchio patrizato oligarchico, lo smembramento dello ""Stato"""" feudale, lo scioglimento delle promiscuità demaniali e la nascita dei moderni municipi. Questa età di transizione, che precipita nella tragedia del 1799, presenta un suo indubbio interesse, non solo per gli eventi più propriamente locali, ma anche e soprattutto come paradigma della più complessiva vicenda storica del Mezzogiorno."" -
Latitante a domicilio. La storia di Vito Nardiello, il Lupo d'Irpinia
Quanto lavoro ha dato alla giustizia italiana Vito Nardiello! Per le cronache fu il più feroce dell'infinita schiera di banditi che popolarono la scena criminale italiana nel tragico e sofferto secondo dopoguerra. Ma nella concreta realtà in cui visse agli occhi della gente egli rappresentò assai di più: una maledizione, un personaggio, una leggenda. Dopo una giovinezza che lo aveva già visto manifestare una natura violenta nonché una certa tendenza delinquenziale, Nardiello trovò la propria vera dimensione nel corso del conflitto bellico, finendo in Jugoslavia, divenendovi uno dei capi dell'esercito di Tito e sterminando centinaia di connazionali nelle foibe. Fu nel disastrato contesto meridionale del dopoguerra che Vito decise di formare una banda criminale, composta perlopiù da avanzi di galera del suo paese, Volturara. Fu così che nell'immaginario collettivo si compì la leggenda di Vito Nardiello, inafferrabile primula rossa che si faceva beffa dello Stato e della giustizia, le cui gesta animavano le cronache dei giornali come le ballate dei cantastorie offrendo materia per gli stessi racconti della gente nelle veglie invernali davanti al camino. -
Economie e società preindustriali. Vol. 1
In questo volume, l'autore non si propone di analizzare la storia economica nel suo complesso, né descrivere l'evoluzione delle tecniche, e tantomeno le teorie economiche e i loro sviluppi, quanto piuttosto di cercare di comprendere i meccanismi del funzionamento reale dell'economia delle società preindustriali, limitatamente all'area del bacino del Mediterraneo. Si tratta di un lunghissimo periodo storico - e anzi prima ancora preistorico e protostorico -, che solo in parte coincide cronologicamente con l'età feudale, ponendosi a cavallo, secondo la definizione marxiana, tra il ""modo di produzione schiavistico"""" e quello """"feudale"""", intendendo in senso lato per """"modo di produzione"""" la sintesi della dialettica tra forze produttive, mezzi di produzione, lavoro e tecniche. Lungi dall'addentrarci in questo vastissimo e quanto mai complesso dibattito, non solo storiografico ma anche ideologico, ci si propone invece, assai più semplicemente, di cercare di seguire, secondo grandissime linee interpretative, gli svolgimenti e gli sviluppi delle attività produttive elaborate dall'umanità dalle sue primissime fasi sino al Mille o poco oltre, cioè alla vigilia della grande crisi del XIV secolo."" -
Una vita, più vite: ricordando il prefetto Guido Sorvino. Note di storia dell'amministrazione
Il volume ripercorre la vicenda professionale ed umana del prefetto Guido Sorvino, scomparso ad Avellino il 30 dicembre 2015, all'età di novantuno anni, intrecciata con note di storie dell'amministrazione nello scenario politico-istituzionale del quarantennio 1950/90. Si propongono i tratti salienti della variegata esperienza di un funzionario governativo, dagli esordi presso la prefettura di Grosseto - nella stagione ""scelbiana"""" degli anni '50 - al lungo ed interessante periodo di servizio trascorso ad Avellino, dove ha svolto per due decenni le funzioni prima di capo-divisione, poi capo gabinetto e vice-prefetto vicario, oltre a reggere numerose gestioni commissariali. Una vicenda di particolare interesse per la storia recente della provincia è rappresentata dal tragico terremoto del 1980, a cui ha partecipato dalla notte del 23 novembre a tutto il difficile ed intenso quinquennio successivo. L'ultima parte è dedicata al quinquennio trascorso da Sorvino come prefetto in Molise ed all'attività professionale di avvocato amministrativista, con un'articolata appendice sul ruolo del prefetto nelle evoluzione del sistema italiano di protezione civile."" -
Voi chi dite che io sia? L'indagine storica su Gesù di Nazareth
Sono passati più di duemila anni dalla vicenda storica di Gesù di Nazareth. Eppure la sua figura non smette di appassionare e far discutere, conservando una centralità-non sempre immediatamente visibile-anche nella secolarizzata civiltà occidentale. Da secoli, soprattutto a partire dall'Illuminismo, le opinioni non si sprecano. Un rivoluzionario? Un profeta frainteso dai suoi discepoli? Il messia tanto atteso? Un semplice ebreo sulla cui figura è stata fondata una nuova religione? Oceani di inchiostro sono stati versati in un dibattito che non perde mai il suo fascino. Tutte le filosofie e le ideologie hanno dovuto fare i conti con Gesù di Nazareth, respingendo la sua figura o più spesso tentando di reclutarla tra le proprie fila. Non prima di averlo anacronisticamente travestito secondo la moda del momento. Alla fine, anche la scienza storica ha dovuto fare i conti col Nazareno. Questo volume ha come intento quello di ricostruire la ""storia della storia di Gesù"""", analizzando i vari orientamenti che si sono susseguiti a partire dagli esiti critici emersi dalla fine del XVIII secolo."" -
Il ventaglio di Achille Vianelli. Vedute inedite di Avellino, Ariano Irpino, Sant'Angelo dei Lombardi e Benevento
Grazie alla riscoperta di oggetti appartenuti al passato, oggi riusciamo a distanza anche di secoli a ricostruire la storia geo-culturale di un territorio. Ma quando si tratta di piccoli centri abitati, questo recupero diventa sicuramente molto più arduo, soprattutto se questi sono stati indelebilmente segnati da eventi devastanti. Ed ecco improvvisamente, come un miracolo, venire alla luce in tutto il suo splendore, incolume, attraversando guerre e terremoti un altro rarissimo tesoro d'arte della nostra amata terra. Si tratta di un prezioso Ventaglio antico dipinto risalente alla metà del secolo XIX. Qualcuno ha affermato che la storia di una città è scritta innanzitutto nelle tracce visibili del suo passato. Se questo è vero, possiamo affermare senza ombra di dubbio, che Achille Vianelli è riuscito in pieno a scrivere molte delle pagine di storia del nostro passato. Il fine di questo volume, è proprio quello di contribuire al recupero della memoria storica locale, per la valorizzazione dei territori irpini più volte segnati da eventi distruttivi. Come il sisma del 1980, che ha porta-to non solo morte ma anche la distruzione di numerosi tesori artistici. -
Dizionario biografico irpino. Vol. 1: Lettera A.
Il ""Dizionario biografico irpino"""" è un repertorio biografico su scala provinciale che esprime l'ambizione di tracciare un quadro e un bilancio, il più possibile fedeli ed esaurienti, delle classi dirigenti irpine e del loro contributo alla vita nazionale. La redazione del dizionario è stata pertanto concepita come il tentativo di ricostruire i quadri delle classi dirigenti, a ogni livello, con l'approfondimento monografico delle singole figure. Il fine è quello di fornire un quadro il più completo possibile degli irpini che si sono distinti in tutti i campi, dal medioevo a oggi. L'opera, pur condotta con rigoroso metodo critico, è redatta in stile discorsivo e cerca di conciliare ricerca e divulgazione; sono stati pertanto esclusi gli apparati critici, mentre ogni voce si conclude con un essenziale box bio-bibliografico, ed eventualmente di fonti archivistiche, sul modello del """"Dizionario biografico degli italiani"""". Ogni voce costituisce quindi una monografia autonoma e organica, affidata a singoli studiosi, nella consapevolezza che ogni biografia costituisce in qualche modo un frammento di storia generale."" -
Il dibattito politico degli anni '50 nelle riflessioni di un giovane socialista e democratico: Antonio Terracciano
Antonio Terracciano, nato a Brusciano (Na), il 13 settembre 1925, in famiglia contadina, di un piccolo comune di economia rurale, tra Napoli e l'agro nolano, tra le pendici del Vesuvio e la fertile pianura di Acerra, nella zona dei Regi Lagni; insomma in piena terra di Lavoro. È tra i fondatori del MSUP (Movimento Socialista di Unità Proletaria), mai diventato un partito. ""Azione Socialista"""" è il settimanale, organo del movimento, con redazioni a Milano e Napoli. Le alterne vicende relative all'unità socialista e quelle riguardanti il rapporto con il PCI avevano messo fine a quella originale esperienza, ormai dimenticata, ma forse non priva di significanza e certamente utile a comprendere oggi cosa significava essere un giovane socialista e democratico."" -
I canti del povero. Ediz. critica
Sacerdote e poeta minore, Pietro Paolo Parzanese, nato ad Ariano di Puglia (l'attuale Ariano Irpino) nel 1809, deve la propria notorietà a una letteratura di spunto popolare. Definito da De Sanctis «poeta del villaggio», egli è stato, in realtà, anche poeta civile e una rilettura delle sue poesie mostra un autore non avulso dal dibattito politico dell'epoca. Il popolo, che vive di stenti, è protagonista della poesia di Parzanese, animata dalla fiducia nella Provvidenza come risolutrice delle ingiustizie sociali. Nei Canti del povero, pubblicati nel 1852 a Napoli a cura della Stamperia Strada del Salvatore n.41, il poeta canta la povertà e i bisogni dei cittadini ispirato proprio dalla passione civile e da quella evangelica insieme. Le opere di Parzanese ebbero un tale successo da essere riedite varie volte nel corso dell'ottocento e del primo novecento in Italia. Il poeta morì a Napoli il 29 agosto 1852, lo stesso anno della pubblicazione dei ""Canti del povero""""."" -
Economia e società in Irpinia nella prima età moderna. I casi di Montefusco e di Bisaccia
Il volume affronta, sulla base di una ricca e interessante documentazione inedita, due temi diversi ma complementari. Il primo, infatti, è relativo al ruolo della donna a Montefusco nel XVI-XVII secolo, il secondo alla vita economico-sociale di Bisaccia nel '500 nei suoi riflessi con la famiglia del feudatario Giovan Battista Manso. I due argomenti, leggermente sfalsati cronologicamente e diversi per ambiti territoriali, sono comunque uniti per un verso dalla fonte - che è per entrambi quella dei protocolli notarili -, e per l'altro da un approccio storiografico particolarmente attento alle grandi tematiche e metodologie della storia sociale. Alla ricostruzione della vita economico-sociale di Bisaccia nel XVI secolo l'attenta ricerca di Martina Riccio apporta un notevole contributo. Il saggio viene a risolvere una questione che venne assai vivacemente dibattuta: la veridicità o meno della presenza a Bisaccia nell'autunno del 1588 di Torquato Tasso, ospite di Giovan Battista Manso. Grazie a tutta una serie di importanti e significativi documenti che confermano la presenza della famiglia Manso a Bisaccia. -
Benedetto Aletino. Un gesuita a Napoli contro i «Moderni»
Giovanni Battista De Benedictis, padre gesuita del Collegio di Napoli, è uno dei protagonisti della grande stagione culturale napoletana a cavallo tra il XVII e XVIII secolo. Una stagione che vide impegnati in un dibattito politico-intellettuale esponenti della tradizione, principalmente uomini di Chiesa, ed esponenti della ""modernità"""" del ceto forense. Nel volume vengono ricostruite le travagliate vicende biografiche del padre gesuita nel contesto del processo agli ateisti e della lotta contro i novatores, nella quale videro la luce le """"Lettere apologetiche"""" (pubblicate con lo pseudonimo di Benedetto Aletino). Le cinque lettere - indirizzate a personaggi fittizi identificati con Francesco D'Andrea, Tommaso Cornelio, Leonardo Di Capua, Filippo D'Anastasio e Giuseppe Valletta - provocarono la dura risposta di Costantino Grimaldi, che monopolizzò la seconda fase della polemica. Nel testo viene inoltre ricostruito con nuove fonti documentarie uno degli episodi più controversi della storia culturale napoletana del '600, quello scatenato dalla pubblicazione della """"Turris fortitudinis"""", il libello probabilmente attribuito a torto all'Aletino e che ne causò l'allontanamento da Napoli."" -
Il pensiero politico di Costantino Grimaldi. Inquisizione e conflitto giurisdizionale nel Regno di Napoli
Costantino Grimaldi è stato uno dei protagonisti della grande stagione culturale napoletana a cavallo tra XVII e XVIII secolo. La sua figura di letterato e giurista ben rappresenta i fermenti culturali, civili e religiosi di quegli anni. Grimaldi fu un grande sostenitore del cartesianesimo a dispetto della ancora dominante tradizione scolastica. Il grande successo della sua ""Risposta"""" all'Aletino lo mise in contatto con i più importanti intellettuali europei del tempo. Oltre la polemica culturale, Grimaldi diede quindi un importante contributo sul piano più propriamente politico nella battaglia giurisdizionalista contro i privilegi romani e l'Inquisizione. Le sue """"Considerazioni teologico-politiche"""" del 1708 rivestirono un ruolo di primo piano nella polemica beneficiaria, fino a diventare il manifesto dell'ambiente culturale napoletano. Questo lavoro di ricerca si basa principalmente sugli scritti inediti di Costantino Grimaldi. Particolare attenzione si è posta all'analisi della """"Historia Inquisitionis Regni Neapolitani"""" (1746-47), redatta durante l'ultima crisi napoletana del Sant'Ufficio."" -
Il divino sequel
Sono gli ultimi giorni di scuola al collegio di Urbino (anno 1867) e Zvanì, come i suoi compagni, attende solo l'inizio delle vacanze estive. Invece, avventuratosi col suo amico William nella soffitta del collegio - tra statue mutile e vecchi arredi natalizi -, si imbatterà proprio in quei giorni in una sorprendente scoperta. Un antico manoscritto che si presta alle ipotesi più fantasiose dei due ragazzi. I due amici si rivedranno solo molti anni dopo, da adulti. William decide di indagare ancora su quel documento che sembra rivelare un messaggio nascosto all'interno della Divina Commedia. Per questo, sulle tracce di Dante e di Virgilio, chiede l'aiuto del suo vecchio compagno di collegio, Zvanì, meglio noto come Giovanni Pascoli.