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Ti aspetto nella mia casa a disordinare
"Abbiamo bisogno di poeti come Gherzi. Una poesia popolare, vicina alle persone di cui parla. Una poesia senza aloni, semplice e diretta. Una dizione chiara, che non si compiace di apparire difficile. Negli ultimi decenni abbiamo letto fin troppi poeti che giocavano a dialogare tra loro. Ora finalmente è il tempo dei poeti che parlano ai lettori e possono farlo ad alta voce, senza impacci [...]. La questione è il mondo, non è la letteratura. Qualcuno deve ricordarci che siamo mondo e Gherzi lo fa benissimo. La sua è una lingua colorata, protesa a cantare la luce più che il buio. Siamo stanchi di una poesia che si compiace di essere oscura, che tende a essere torrenziale più che millimetrica [...]. Il poeta non è un atleta della lingua, ma un servitore della vita. E chi legge Gherzi è come se avesse un compagno di strada"""". (dall'introduzione di Franco Arminio)" -
La presenza pura
«Ciò che in noi è ferito chiede asilo alle più minute cose della terra, e lo trova». (C.B., p.21). ""Bobin ha una virtù rara: il pudore assoluto. Il candore bruciante del racconto è la modalità naturale con cui lo sguardo sa farsi parola per proclamare la sovranità delle cose, la loro regalità indiscutibile. (...) Il riconoscimento dell'autorità di un filo d'erba o di una foglia caduta porta a rivolgersi agli uomini con semplicità. (...) Con frasi brevi e cristalline, Bobin si confida con noi come un amico chiederebbe consiglio. (...) In un'intimità consapevole, le parole cercano con lo sguardo i nostri pensieri e li invitano gentilmente a dichiararsi: avvertiamo una stima, un rispetto, una discrezione che non abusano della confidenza. Le frasi si spogliano di qualsiasi orpello letterario per raggiungere un sorprendente equilibrio formale. La qualità altissima della scrittura disegna l'unità di un impegno insieme etico, estetico e conoscitivo."""" (dall'introduzione di Lorenzo Gobbi) - Il volume ha una nota introduttiva di Simone Cristicchi."" -
Stepán Zavrel, la foresta infinita. Descrizione caleidoscopica di un maestro dalle voci dei suoi allievi, illustratori, autori
Gli ""insegnamenti"""" di St?pán Zav?el attraverso i racconti dei suoi allievi, illustratori e autori. Lo schema del libro è una narrazione a più voci sulle esperienze e insegnamenti fatti e tratti dal Maestro: l'esigenza è nata da un nucleo ristretto di amici illustratori e scrittori, ai quali si sono affiancati alcuni altri allievi, illustratori e autori che hanno avuto a che fare con la sua scuola. Allievi che sono tuttora dei professionisti nell'illustrazione e nella scrittura e che """"fanno"""" e insegnano con le stesse motivazioni ricevute da St?pán. Il libro è molto ricco, essendo stato St?pán tanto generoso e prolifico nel suo insegnamento. St?pán comunicava con parole, gesti, comportamenti, silenzi, canzoni, perfino sfuriate. «Era un Maestro vulcanico, un diamante con mille facce. Spesso ridevamo, talvolta piangevamo, ma al contempo toccavamo con il suo aiuto cose profondissime della vita e di noi stessi che ci hanno formato. Per questo abbiamo scelto la forma dei """"racconti"""" che bene si adatta a questo modo di essere multiforme, sfaccettato, complesso, profondo». Il libro è corredato da testimonianze fotografiche e da una piccola sezione dedicata all'opera di St?pán Zav?el."" -
La vita grande
"La vita grande si apre con una lettera rivolta a Marceline Desbordes-Valmore, una poetessa romantica la cui vita è stata costellata dal lutto e la cui poetica, per Bobin, si tinge di 'rosa, perché questo colore non entra mai in guerra e sembra sempre sull'orlo di svanire nell'invisibile'. Con disciplina quotidiana, Bobin ha scelto di contemplare l'infinitamente piccolo"""" per poter vincere l'angoscia, il dolore e la sofferenza: anche la morte. Sceglie di soffermarsi sul filo di luce, come può essere quello di """"una ragnatela gigante appesa al tronco di un abete', in Place Vendôme, a Parigi, per celebrare la vita sopra ogni altra cosa, al di là del nero e del buio che la distrugge. Nel freddo della Gare du Nord, la voce di questa poetessa, giunta da un tempo lontano, è lì, vicinissima a lui. Un libro, dunque, è un volto che apriamo e che può consolarci; è una voce che ci viene in soccorso; è un raggio di sole che ci illumina al punto che può restituirci la vita nella sua pienezza; è un passo, un ritmo, il battito di un cuore che possiamo seguire - se ne abbiamo desiderio, perché la lettura è libera e ci rende liberi - per fare un pezzo di strada insieme."""" (M. Cavalleri)" -
Piccole gigantesche cose
"La leggerezza custodisce, forse, segreti di profondità. La sfida di questa mia leggera scrittura è tutta qui. Nel provare a coniugare leggerezza e filosofia, superficialità e radicamento. Insegnarlo a me che sono stata una bambina 'pesante'. E che sto lottando per imparare a intrecciare effimero e forte.""""" -
Rivoluzione gratitudine poesia
"Chi sono io? Sono Esodo, sempre-in-ricerca, la mia natura è errare per imparare a guardare. Vedere di non vedere. Essere visto. Vedere."""" (Antonia Chiara Scardicchio)" -
Tu vivi in me
Virginia Campanile dopo la morte del figlio Daniele a soli ventidue anni, decide di dedicare la sua vita all'aiuto di altri genitori che hanno perso i figli. È presidente e fondatrice dell'Associazione ""Figli in paradiso, ali tra cielo e terra"""", il cui scopo è di aiutare le famiglie orfane di figli ad uscire dall'isolamento, a non ammalarsi di dolore, ad aprire le porte alla speranza ricostruendo la propria vita. L'Associazione è presente nell'Italia centrale e meridionale attraverso i gruppi di mutuo-aiuto, la partecipazione a celebrazioni eucaristiche mensili in ricordo dei figli, la catechesi, l'organizzazione di convegni regionali e nazionali."" -
Dal silenzio del tempo
"Al vedere si intreccia, in una sottile architettura di cecità e visione, l'ascolto. La parola e lo sguardo, il racconto e l'ascolto: sono queste le due polarità in cui si snoda la vicenda di Angelo e Agnese e, insieme alla loro, quella più segreta e sconosciuta dei genitori di Angelo a cui fa eco quella antica dei nonni. Nessuna è lo specchio dell'altra ma tutte si muovono armonicamente in un finissimo chiaroscuro. Angelo racconta ciò che vede non ciò che vide allora: è qui, credo, il nodo essenziale e anche più seducente della scrittura di Francesco Donfrancesco. Non una mera rivisitazione del passato o un recupero memoriale fine a stesso ma un ex-vocare, come un moderno e più saggio Orfeo, le persone amate e non abbandonarle all'oblio. Un colloquio ininterrotto, che diviene reale solo quando è narrato alla persona amata."""" (dalla postfazione di Valentina Fiume)" -
L' imperfetto lettore
"Forse almeno una volta avrà avvertito la sensazione che gli altri si siano allontanati tutti, di essere rimasto solo in una stanza, sulla panchina di un viale, nella sala d'aspetto di una stazione, solo dentro il paesaggio di quel libro, di quel reportage, solo con i personaggi che raccontano la loro storia, solo con le parole di quella poesia da cui fiottano immagini, pensieri, colori. È bella, quella solitudine: a condizione che duri poco, che dopo ricominci il brusio delle voci, l'ansioso andirivieni, il frastuono della giostra, il salto degli ostacoli, l'affanno del giorno. Ma per il tempo che è durata la lettura, si è stati in un posto dove gli altri non sono stati mai, nemmeno se hanno letto la stessa pagina, lo stesso verso, perché hanno letto in un modo diverso, in un'altra situazione, per un altro bisogno, per un altro passatempo. Ciascuno ha letto soltanto in compagnia di se stesso, e il se stesso è sempre diverso da ogni altro sé.""""" -
E poi torna alla luce con i suoi canti
"Istanti, insomma. Alcuni valgono una intera esistenza, altri hanno la forza di farla rotolare giù. Tutta intera, come da una rupe. Altri ti danno la forza per condividere, sostenere, immaginare ancora di poterlo rendere migliore, il mondo. È un mistero la scrittura di Marilena Lucente: sapienza gravida che tiene insieme protezione e capacità di smottamento. È una scrittura delicata e potente la sua, col talento primario di """"tenere insieme"""", allacciare, congiungere. Sì, tiene insieme: il mondo e il cuore, il confine e il suo superamento, il desiderio e la paura, milioni di sensazioni e una sola, la sola: tremore e desiderio di vita, di senso. Tiene insieme il ritmo ed il tempo: quello già stato e quello che sarà e può essere, in un presente particolare dove accompagna il lettore verso territori che, forse, senza un accompagnamento così delicato, non così facilmente attraverserebbe. Territori di sé"""". (Dall'introduzione di A. C. Scardicchio)" -
Parole a fumetti
"Quando Emmanuel Ferrari, troubadour, per molto tempo fisarmonicista con Les Troublamours e recentemente fondatore del gruppo Les Trois Lézards, bussò alla porta di Spigolizzi con i suoi fumetti e giochi di parole che regalano sorrisi in un mondo che ne ha cosi tanto bisogno, come non poteva essere il benvenuto?... Ha usato il suo orecchio musicale per giocare con la lingua dei suoi nonni italiani, e la sua passione per il disegno per illustrare in chiave comica le sue parole inventate. Il risultato: un piccolo dizionario di significati immaginari che forse soltanto una persona cresciuta parlando un'altra lingua poteva inventare. Però, tutti troveranno una bella risonanza nei pensieri di Emmanuel"""". (Dall'introduzione di Varie Mani)" -
Lettere a Francesca
"Come si può essere sicuri così di non perdersi, di non sbagliare la strada? Una domanda giusta, se te la stai ponendo. Bisogna avere il dono di sentire che c’è qualche cosa di più grande, un centro verso cui tutte queste strade di verità convergono, e lì piantare le radici. Come il rampino che lancia lo scalatore prima di saltare nel vuoto. Ma deve essere un affidamento vero, non un commercio di sicurezze. Allora trovi la forza di proseguire, sempre.""""" -
L' insperata
"Bobin è soprattutto un poeta o forse, come direbbe lui stesso, un 'colporteur', un viandante che vorrebbe portare di casa in casa parole di sollievo per aiutare a vivere. E non sorprende se l'aggettivo più utilizzato per definire la prosa di Bobin dai suoi lettori e dai critici sia poetico; e lui stesso viene presentato come un poeta benché egli non scriva propriamente versi. Poetico è senz'altro il suo sguardo verso la vita: come un monaco o un pittore di icone, spalanca la mano per accogliere l'oro della luce del mondo e intingerlo nell'inchiostro"""". (dalla postfazione di Maddalena Cavalleri). """"L'insperata"""" offre undici istantanee di vita quotidiana in cui lo sguardo poetico di Bobin non smette di indicarci la vita nella sua """"purezza"""" estrema." -
Manifesto della terza medicina
"La poesia è letteralmente un farmaco, guarisce chi la legge, e per chi scrive è al tempo stesso veleno e rimedio. Allora ci vuole una terza medicina, qualcosa di simile al terzo paesaggio di cui parla Gilles Clement. La terza medicina non esclude nulla, compreso il fatto che in molti casi non bisogna curare, non bisogna intervenire. Semplicemente non bisogna medicalizzare. Bisogna ricordarsi che nell'uomo c'è un bisogno di salute e c'è un bisogno di malattia."""" (Franco Arminio)" -
Meditazioni dentro un platano
"Meditazioni dentro un platano"""" è la cronaca del dialogo interiore che l'autrice ha intessuto con un platano: un albero comune, come ce ne sono tanti anche nei viali di città; un ponte naturale tra la terra e il cielo, che può farci riscoprire e rinnovare il patto di alleanza sacra con la natura. Ce n'è un immenso bisogno. Non conosciamo più le vie dell'amore, del rispetto, della reverenza verso di essa. Siamo tuttavia tanto preoccupati del suo stato da indire conferenze e convegni internazionali dove gli studiosi s'interrogano sul futuro del pianeta, ne diagnosticano i mali, propongono cure radicali o palliative, e raramente si accordano su di esse. E se invece tornassimo a fare esperienza dell'incontro con la vita della Natura? Se provassimo a dialogare con un albero, un ruscello, un frutto, un passerotto? Forse riconosceremmo l'unità che ci lega a tutto il vivente, scopriremmo che tutti noi e tutte le cose siamo proiezioni di un'unica totalità. E da questo punto potremmo ripartire. Questo libro racconta un'esperienza di tale ordine, il percorso spirituale che per oltre un anno ha animato la vita dell'autrice." -
Poesie per la terra. Calendario 2020
Il calendario AnimaMundi 2020 è dedicato allo scrittore e poeta Franco Arminio. -
Fumo di combustione
Ferrara presenta in questa raccolta la sua non-forma corporea, la quale se da un lato si rispecchia ed identifica con tutte le cose più effimere, con ogni dettaglio del reale, dall’altro non ne possiede e mantiene alcuna: il suo profilo muta, col procedere dei versi, come fa il fumo di combustione di secondo in secondo; si espande e viene assorbito sia dalle alte vette del cielo che dalle più profonde radici, dal verme che strisciando e scuotendosi rosicchia il mondo. Tale esalazione proviene dall’irrefrenabile arsura del suo cuore, della sua interiorità in preda ad una costante ebollizione scatenata dal miracolo sempre rinnovato dello stare al mondo. L’autore si espone in tutta la sua fisicità, erompe in un tripudio di sensi nelle minuscole cose che costituiscono la vita come il «respiro del basilico sul balcone» o la donna amata che piano scosta i capelli dietro l’orecchio, le quali si trasformano così da semplici dettagli a pietra d’angolo dell’esistenza. I veri soggetti della raccolta sono infatti i minimi gesti quotidiani: l’atto di appoggiare la mano all’orecchio «come una conchiglia senza mare», radunare i piccoli, preparare il pane. -
Scrivere è un gioco di prestigio. Conversazione con Paolo Di Paolo
In questa conversazione con Stefano Giovinazzo, Paolo di Paolo parla essenzialmente di scrittura, verso cui dimostra di nutrire una passione sconfinata; passione che ha iniziato a coltivare già da bambino e che si è sviluppata a dismisura nel tempo, che si proietta in una cultura letteraria invidiabile, un approccio quasi viscerale al libro e ad un legame fortissimo con la lingua italiana. Partendo dal suo esordio con ""Nuovi cieli, nuove carte"""" (""""un libro sulla memoria, su ciò che perdiamo, sulla nostalgia, sulle cose che passano""""), e passando in rassegna anche le esperienze nel giornalismo e nel teatro (fra cui quella con la Maraini ne """"Il respiro leggero dell'Abruzzo""""), Paolo di Paolo delinea i caratteri di un mondo e di una passione, la scrittura, che è catarsi, continuo confronto fra chi scrive e chi legge, e """"riflesso di un'ipersensibilità che si esercita, anche ossessivamente, su dettagli che molti trascurano""""."" -
Anima piange
"Anima piange"""" è l'opera prima di poesia di Paolo Rigo. Il titolo, che dà il nome alla raccolta, prende spunto da un componimento contenuto nella medesima. Significativi sono i due elementi del sintagma: l'""""Anima"""" ,il soggetto espressivo della poesia nei pensieri dell'autore, e """"piange"""", il momento verbale in cui si realizza ciò che sono i fini ultimi della poesia: la ricerca e la presa di coscienza. Entrambi questi risultati avvengono in uno stato emotivo confuso, che, proprio come quando si piange, tende a modificare la realtà e le sensazioni che da essa derivano." -
Drak'Kast. Storie di draghi
Quello di Drak'kast è un mondo rischioso, selvaggio, dominato da profondi e oscuri misteri che aspettano solo di essere riportati alla luce. Un mondo in cui ognuno è costretto a sfidare la stirpe dei draghi e la sua egemonia, aprendosi un varco nel fuoco con il crudele acciaio nel pugno o andando incontro alla morte. In questa era, meglio conosciuta come Primordium Draconis, esiste però anche chi ha scelto di non combattere i draghi: gli Hadragnir, incantatori disposti a sposare la loro causa per preservare l'equilibrio tra le razze. È qui che entra in gioco il personaggio di Elkodyas, il leggendario drago mutato in un elfo cantore, unico eroe tanto audace da sfidare le insidie e i pericoli celati nella Foresta di Smeraldo alla scoperta di quei segreti che per troppo tempo sono rimasti confinati in essa. Avventura, melodia e incanto. Drak'kast è tutto questo. Da tempo niente era più così epico.