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La società solidale. Generazioni, sindacato e protagonismo degli anziani
L'identità e il ruolo sociale degli anziani sta cambiando. Lo confermano anche le due ricerche realizzate dall'Ires Emilia-Romagna per conto dello SPI CGIL Emilia-Romagna, presentate in questo volume. La prima ricerca si occupa della solidarietà fra le generazioni. Il contributo informale, non retribuito e di cura apportato dagli anziani e dai giovani favorisce il benessere sociale generale ed è decisivo ai fini della tenuta del welfare locale. La seconda indagine presenta un profilo degli iscritti allo SPI dell'Emilia-Romagna che si caratterizza come un'organizzazione dalle radici proletarie, a cui si è ancora orgogliosi di appartenere. In generale i militanti sono piuttosto attivi e dinamici. Non mancano, però, situazioni di povertà e di disagio. Il saggio conclusivo del segretario dello SPI regionale tratta delle potenzialità dello SPI come soggetto sindacale che esercita la rappresentanza della condizione anziana ""a tutto tondo""""."" -
Fuori dal bozzolo. Re-Inventare l'età matura a Modena. Ricerca auto foemativa e partecipata attorno alla seconda età adulta delle donne...
Sedici donne modenesi, oggi in pensione, raccontano le loro storie, i cambiamenti della loro vita, le esperienze che le hanno portate a uscire dal ""bozzolo"""" familiare e dalla tradizionale condizione femminile, per avviare un cammino di crescita e di emancipazione sulla scena pubblica e privata. Queste donne, che hanno oggi tra i 60 e i 70 anni, dopo tante esperienze, come si reinventano oggi la loro età matura? Cosa chiedono alla società? Hanno ancora domande da fare alla politica, alle forze della rappresentanza sociale, ai Sindacati? I principali temi su cui hanno riflettuto sono stati: il corpo, l'amore, la maternità, il lavoro, la vita pubblica. È questo il senso della ricerca, realizzata attraverso un laboratorio di scrittura autobiografica, promosso dal Coordinamento Donne Spi/Cgil modenese insieme alla Libera Università dell'Autobiografia (LUA) di Anghiari."" -
Il voto, la terra, i detriti. Fratture sociali ed elettorali. Dall'alba del 2 giugno 1946 al tramondo del 25 febbraio 2013
Perché i climi politici variano da luogo a luogo? Che cosa ne è delle 'regioni politiche' di una volta? Questo volume è una raccolta di osservazioni redatte come rapporti nel corso di due viaggi. Il primo a ritroso nel tempo, alla ricerca delle fratture che hanno strutturato la politica repubblicana. Qui risalta l'intensità della relazione fra i partiti e la terra, o meglio il modo in cui la terra, cioè la società agraria, s'innerva nei partiti. Per poi filtrare nelle città. Il viaggio di ritorno riconduce da quell'origine all'oggi. Dove si vedono i cambiamenti, ma anche clamorose persistenze. Talvolta con esiti bizzarri. Smentendo ogni previsione lineare i defunti partiti di massa sono stati sostituiti da un coacervo di figurazioni. L'agognato mondo senza partiti è popolato da una folla instabile di pseudo-partiti. Una 'Repubblica dei detriti', depositata dai colpi di maglio del populismo, è succeduta alla 'Repubblica dei partiti', l'accatastamento concitato di forme politiche e delle loro parodie all'organizzazione geometrica dell'originaria occupazione del suolo, quando i partiti erano la 'nomenclatura della terra', e conseguentemente delle 'classi sociali'. La democrazia è diventata una cava, meglio: un incolto, percorso da una moltitudine di spigolatori che hanno la pretesa di denominarsi 'nuovi'. Perso il sostegno della terra la politica è entrata nel delirio, sino a che, il 24 Febbraio 2013, ignoti piromani hanno appiccato fuoco alle stoppie. -
Le italiane a Bologna. Percorsi al femminile in 150 anni di storia unitaria
Il volume prende In esame il ruolo svolto dalle donne italiane, e da quelle emiliane e bolognesi in particolare, nella storia italiana: dalla costruzione della Nazione nella stagione risorgimentale e nei primi decenni post-unitari all'edificazione della democrazia repubblicana nel secondo Novecento. L'approccio scelto, al contempo di lungo periodo e tematico, consente di mettere in luce come il protagonismo femminile abbia rappresentato una costante nella storia dell'Italia unita, esprimendosi in varie forme e abbracciando numerosi ambiti, tra i quali l'istruzione e l'educazione, la salute, la solidarietà. Sono presentati casi esemplari di singole donne e gruppi che hanno promosso azioni innovatrici nella vita sociale, politica e culturale del nostro paese, azioni che hanno rappresentato frequentemente un motore del rinnovamento e sono andate spesso a beneficio non solo dell'universo femminile, ma dell'intera collettività. A partire dalla presenza delle donne nel processo di costruzione dello Stato Unitario, i percorsi tematici proposti intendono offrire un caleidoscopio dell'azione femminile nel territorio bolognese ed emiliano dalla militanza politica all'impegno sociale e solidale nell'arco dei 150 anni della storia d'Italia. -
Le Camere del Lavoro in Emilia Romagna: ieri e domani
Dedicare attenzione alle Camere del Lavoro significa rivalutare la struttura orizzontale e territoriale del sindacato. Negli anni in cui nascevano in Italia i primi istituti camerali, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, il movimento di emancipazione dei lavoratori fu in grado di esprimere un proprio associazionismo autogestito. Le Camere del Lavoro, cioè, erano parte di un impegno collettivo al ""far da sé solidale"""", per far fronte a una società in rapida mutazione, ed erano il principale punto di riferimento sul territorio per le diverse culture critiche che animavano il movimento operaio. In Emilia e in Romagna, terre caratterizzate da un diffuso associazionismo popolare, conobbero da subito un forte insediamento in stretto rapporto con gli enti locali. Profonde trasformazioni sono avvenute lungo il Novecento nel rapporto tra politica e società. La politica ha mostrato spesso il volto del comando e dello statalismo. I partiti si sono verticalizzati, prendendo le sembianze di macchine burocratiche. Anche i sindacati non sono stati immuni da queste trasformazioni. Tuttavia, le Camere del Lavoro rimangono legate a una idea di politica improntata all'autonomia, e si è convinti che di fronte all'odierna crisi fiscale dello Stato e di fronte alle perduranti difficoltà dei partiti politici, le Camere del Lavoro possano rivendicare una nuova centralità nella vita dei territori, soprattutto se riusciranno ad avvicinare e a interpretare le esigenze del precariato..."" -
Oltre le appartenenze. Immigrazione straniera e CGIL
Il volume presenta tre ricerche che sono state realizzate da Ires Toscana tra il 2010 ed il 2012. Le prime due hanno analizzato le risposte date, ad un questionario suddiviso per aree tematiche, dai delegati al Congresso della Camera del Lavoro di Firenze dell'aprile 2010 e dagli iscritti alla Camera del Lavoro di Prato nell'aprile 2011. Entrambe avevano lo scopo di mettere a fuoco come è percepita, valutata, ""sentita"""" l'immigrazione straniera nel lavoro e, più in generale, nella società e quali opinioni avessero gli intervistati soprattutto in merito ai temi del razzismo, della xenofobia, delle discriminazioni, della clandestinità. La terza ricerca del maggio 2012 ha esaminato, invece, sempre con questionario, le modalità di interazione tra dipendenti italiani e stranieri in alcuni settori lavorativi e la qualità del rapporto con la direzione aziendale. Poiché il tempo è quello della crisi economica il volume contiene anche una riflessione, con particolare riferimento al tema del lavoro, sulle caratteristiche e la struttura della occupazione straniera comparata con quella nazionale, ed una valutazione sul ruolo degli immigrati nel mercato del lavoro alla luce dei cambiamenti economici e legislativi intervenuti."" -
I luoghi dell'industria fra trasformazione urbana e abbandono. Ediz. italiana e inglese
In apertura del volume l'assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna Massimo Mezzetti richiama l'importanza storica dei siti industriali come significativa testimonianza dello scorrere del tempo e delle trasformazioni del contesto urbano. Spesso nei momenti di crisi si sente maggiormente il bisogno di riannodare i fili della memoria personale e collettiva, come ricorda Danilo Gruppi, segretario generale della Camera del Lavoro di Bologna, nella convinzione che solo in quei fili ricongiunti stia la possibilità di tornare a guardare al futuro con la giusta dose di ottimismo. In un contesto radicalmente mutato bisogna ripartire dalla centralità del lavoro, immaginando per Bologna un nuovo futuro manifatturiero e accantonando - come sottolinea Duccio Campagnoli, presidente della Fiera - l'immagine semplicistica e non veritiera di una apocalittica deindustrializzazione. Oggi, come un tempo, il motore produttivo del territorio risiede principalmente nella sua cultura tecnica. Sull'importanza della tecnologia, della specializzazione e delle produzioni ad alto valore aggiunto insiste il presidente di Unindustria Alberto Vacchi. Si tratta di elementi che presuppongono il protagonismo dell'uomo-artigiano, da sempre elemento sostanziale dell'impresa bolognese ed emiliana. Tuttavia, basta attraversare oggi la città per rendersi conto che è definitivamente finita l'epoca della ""centralità operaia"""" e della """"città-fabbrica""""..."" -
Senza giusta causa. Le donne licenziate per rappresaglia politico-sindacale a Bologna negli anni '50
Tra la fine degli anni '40 e la metà degli anni '50 Bologna fu al centro di un fenomeno di portata nazionale, i ""licenziamenti per rappresaglia politico-sindacale"""", che colpirono militanti del partito comunista, socialista o attivisti della CGIL. In quel periodo, la città emiliana fu la capitale per eccellenza della guerra fredda e venne segnata da un forte conflitto sociale e forme di repressione violente da parte del potere centrale e delle forze di polizia. Il ruolo delle donne nelle lotte contro i licenziamenti e la loro massiccia presenza tra i licenziati sono stati finora minimizzati se non addirittura ignorati dalle ricostruzioni storiche, dando vita ad una memoria collettiva declinata esclusivamente al maschile. Nella prima parte del volume, la ricerca storica di Eloisa Betti riporta alla luce la storia dimenticata delle donne licenziate per rappresaglia politico-sindacale, svelando attraverso una pluralità di fonti non solo il ruolo femminile in quegli eventi ma anche la doppia discriminazione politica e di genere di cui quelle donne furono vittime. È dalla ricostruzione delle lotte e dei vari tentativi, dagli esiti più o meno felici, di ricostruirsi un percorso lavorativo dopo i licenziamenti, che emerge il coraggio con cui esse combatterono le discriminazioni nel tentativo di affermare i loro diritti di lavoratrici."" -
Ripartiamo dal lavoro. Autonomia, riconoscimento e partecipazione
La crisi e la cultura neoliberista pongono il lavoro, e la sua qualità, sotto una pressione formidabile, alla quale le diverse forze sociali e politiche non sembrano riuscire a contrapporre misure di governo adeguate. In un periodo ad alta e crescente disoccupazione, la qualità del lavoro sembra coincidere con la sola possibilità di essere occupato, mettendo in secondo piano tutte le dimensioni materiali ed immateriali che dal lavoro discendono, e rischiando di stralciare da qualsiasi agenda politica la centralità del lavoro come espressione valoriale del Sè. Qualsiasi gesto di riscatto politico e sociale deve necessariamente passare dal lavoro e dal rilancio della sua qualità, in quanto il lavoro non genera solo retribuzione, ma concorre anche allo sviluppo di una identità professionale, sociale e umana. Si può ancora ""ripartire dal lavoro""""? Esistono le condizioni perché il lavoro possa uscire da una funzione meramente strumentale e veda valorizzata la dimensione identitaria? È possibile ancora abbracciare un concetto di soddisfazione sul lavoro che sappia coniugare la sfera del lavoro e quella della cittadinanza? Tre sono le parole-chiave su cui i contributi di questo libro si sviluppano e da cui è possibile trarre delle risposte: autonomia, riconoscimento e partecipazione. Contrariamente agli schemi Interpretativi tradizionali, è anche agendo sulle dimensioni immateriali della qualità di lavoro che si produce un diffuso miglioramento delle condizioni di lavoro. Prefazione di Carlo Galli."" -
Il tempo del cambiamento. Movimenti sociali e culture politiche a Modena negli anni Sessanta
Nel corso degli anni Sessanta la società italiana fu attraversata da profonde trasformazioni che investirono l'economia e le culture, i soggetti politici e sociali, i costumi e l'immaginario collettivo. Anche Modena visse una fase di intenso cambiamento culminata con l'esplosione del movimento studentesco e l'autunno caldo"". Questa ricerca, promossa dall'Istituto storico di Modena, ricostruisce l'esperienza modenese con l'intento di valorizzare un caso locale che per diversi aspetti fu significativo nel panorama nazionale e che può contribuire ad arricchire il quadro interpretativo di quella stagione, spesso schiacciato sulle valenze simboliche assunte dalle dinamiche delle grandi città. La ricostruzione si concentra in particolare su tre versanti - la questione giovanile e la protesta studentesca; il movimento operaio; l'area del cattolicesimo progressista - e si basa su una pluralità di fonti: documenti conservati nell'Archivio centrale dello Stato, negli archivi locali dell'Istituto storico e del Centro culturale Francesco Luigi Ferrari, quotidiani e periodici modenesi, testimonianze orali."" -
La sfida delle parole. Lessico antiretorico per tempi di crisi
Dodici parole che ricorrono con frequenza nel discorso pubblico costituiscono altrettante voci di questo piccolo dizionario critico del lessico politico e mediatico di un tempo di crisi. Ogni definizione scava nell'origine della parola, ne traccia l'evoluzione, mette in evidenza l'uso contingente al quale è approdata. Ogni parola incorpora una descrizione dell'Italia odierna, talvolta del mondo contemporaneo. Tutte alludono ad un mondo il cui orizzonte di senso è quello di una globalizzazione intesa quale dominio definitivo del fatto economico sul fatto politico. Ecco allora la bizzarria di un ""futuro"""" di cui i giovani disporrebbero meno dei vecchi; o l'ossessione del """"rischio"""" in una società che ha largamente soddisfatto i bisogni primari e da tempo esternalizzato il ricorso alla guerra. Sono parole che talvolta incorporano una diagnosi - il """"contratto"""" come elemento definitorio dello status sociale e delle relazioni umane - più spesso una terapia: il """"multiculturalismo"""" legale come soluzione alle relazioni di dominio o alle barriere imposte alla naturale mobilità umana; il """"welfare locale"""" come virtuoso rimedio allo smantellamento del welfare senza aggettivi; la """"formazione"""" più o meno permanente come onere aggiuntivo ammantato da beneficio di una forza-lavoro solo formalmente libera; la """"governance"""" come formula magica che toglie al politico responsabilità e poteri. Prefazione di Nadia Urbinati."" -
Quando le lavoratrici si ripresero la cultura. Femminismo sindacale e corsi 150 ore delle donne a Reggio Emilia
Gli sconvolgimenti del decennio Settanta, attraverso l'esperienza del femminismo sindacale e dei corsi 150 ore delle donne: all'incrocio tra i temi del lavoro, della scuola e della differenza di genere. Quando il movimento neofemminista si afferma sulla scena pubblica, le donne del sindacato cominciano ad intrecciare lotta operaia e problematiche di genere. Le lavoratrici scelgono di declinare in chiave separatista lo strumento per il diritto allo studio conquistato dal sindacato unitario nel 1973: organizzano corsi per sole donne rivendicando un tempo 'tutto per sé' grazie al quale 'riappropriarsi della cultura'. Questo volume, attraverso le fonti d'archivio sindacali e femministe delle province di Bologna e Reggio Emilia, ricostruisce in prima battuta la diffusione dei corsi misti 150 ore, per poi dare conto della nascita di un pensiero specificamente femminile all'interno del sindacato e raccontare i corsi 150 ore delle donne. La ricerca approfondisce il caso di Reggio Emilia, sia per l'accurata conservazione e disponibilità di fonti, sia per la sua particolare vivacità politico-culturale. Un contributo per non dimenticare l'esperienza del femminismo sindacale in Italia, importante soprattutto in un momento in cui il lavoro, e quello delle donne in particolare, sembra divenire evanescente e disperso, perdendo le tracce delle proprie origini e della forza delle proprie lotte. -
Valori vs finanza. Cooperazione di consumo: uno sguardo dall'interno, una proposta per il fututo
Il saggio, a partire dall'appassionata ricostruzione della vita lavorativa dell'autore, segue la storia di oltre trent'anni del movimento cooperativo di consumo. Si apre con la difficile fase dei primi anni '80, superata grazie alla capacità di rinnovamento e di pianificazione strategica e di sistema della cooperazione di consumo. A seguire si ripercorre il periodo della grossa crescita, legata in una prima fase all'apertura dei supermercati di nuova generazione, per approdare all'ambizioso progetto Ipermercati, che dà a Coop la leadership. L'autore analizza le cause di tale storia di successo, evidenziando in particolare l'estrema importanza che hanno avuto nel consolidarla sia la valorizzazione delle capacità dei dipendenti (ad esempio, attraverso le attività di formazione) che l'attenzione ai bisogni dei clienti (soprattutto con una politica dei prezzi intelligente e mirata). L'autore si sofferma poi con amarezza sull'innamoramento per la finanza, la visione di breve periodo e la minore attenzione ad operare in modo unitario e strategico che hanno portato alla situazione di difficoltà degli ultimi anni. La cooperazione, si evidenzia a conclusione del lavoro, ha comunque grandi potenzialità, soprattutto se riparte dai valori che ne hanno determinato il successo. La storia di una vita di lavoro nella cooperazione, che prefigura anche un progetto per il suo rilancio. -
Incertezze crescenti. Lavoro, cittadinanza, individuo
Castel offre nei due saggi, proposti nelle loro prima traduzione italiana, una chiave interpretativa delle grandi trasformazioni sociali degli ultimi decenni. Nella società affermatasi nel Novecento, fino agli anni Settanta, è la dimensione collettiva, evidenzia l'autore - si pensi ai contratti di lavoro, ma anche al ruolo dello Stato - a offrire protezioni e garanzie. Castel sottolinea come sia in corso al contrario, già da alcuni decenni, un processo di ""reindividualizzazione"""", che mette in difficoltà chi ha a disposizione meno risorse personali. Ma la società fondata sulla dimensione collettiva, di sicuro indebolita, non è scomparsa. Allo stesso modo, """"l'obbligo di diventare un individuo"""" e l'individualismo imperante nulla tolgono all'esigenza, per chiunque, di supporti materiali, di legami sociali e del ruolo dello Stato, e dello Stato sociale in particolare. L'autore esamina con finezza l'incertezza e l'ambiguità dei processi in corso - particolarmente sottile la sua analisi della precarizzazione del lavoro - evidenziando ad esempio come la vulgata liberista sull'autoregolamentazione dei mercati abbia contribuito alla diffusione e all'aggravamento della crisi, e come solo un ripensamento dello Stato e delle sue funzioni sociali, con regole al contempo flessibili e forti, possa consentire di uscirne. Il contributo di Ota de Leonardis al volume consente poi di approfondire la portata e il significato più complessivo del lavoro dell'eminente studioso francese."" -
Non ho mai avuto una bambola. Ricordi di una staffetta partigiana. Vol. 1
Dal racconto di una donna romagnola, ribelle, che non cesserà mai di essere partigiana, la storia della bambina allontanata precocemente da scuola, della tredicenne costretta a lavorare in fabbrica, della ragazza che trasportava bombe nella propria borsa e della giovane donna che scelse di lottare prima, in armi, per la libertà dalla dittatura e, poi, per la libertà di tutti - e in particolare delle donne - nel lavoro e nella società. Un susseguirsi di ricordi, soprattutto degli anni bui della dittatura, che ci trasmettono le paure, le incognite, il dolore, l'umiliazione, la forza, la caparbietà, la sorpresa, la gioia, la curiosità, l'amicizia, l'amore. Dai lunghi incontri con Antonia Laghi, nome di battaglia Tonina, in quella stanza con ampie finestre e terrazzino dove trascorre i giorni in compagnia dei suoi ricordi, è nata l'idea del volume. In quella stanza tutto parla di lei: le foto delle persone care, quelle che testimoniano i momenti più significativi della sua vita, i quadri appesi alle pareti. E poi c'è lei, il quadro più bello, pieno di colori, luce, ombre, sfumature, trasparenza, buio e poi, subito dopo, di nuovo la chiarezza del suo pensiero, la profondità delle sue riflessioni, la delusione per il progressivo indebolimento dei diritti sociali e civili per i quali si è battuta negli anni della costruzione della nostra giovane democrazia; la speranza che i giovani, a cui rivolge sempre il suo pensiero, possano essere i protagonisti di una nuova stagione di riscossa politica, di partecipazione, di lotta. Oggi Tonina ha 96 anni, i suoi occhi non possono più leggere, guardare, ammirare, ma chiarissime nella sua mente sono le immagini del passato. Della nitidezza di quelle immagini e della sua costante attenzione agli avvenimenti odierni si nutrono le pagine di questo libro. Prefazione di Carlo Flamigni. -
Di civiltà e di cultura. Conoscenza e lavoro operaio negli anni Cinquanta a Modena
Quale rapporto esiste tra sapere e fare? E quale rapporto esisteva nel mondo operaio modenese degli anni Cinquanta tra lavoro, conoscenza ed impegno sociale e politico? E ancora, quali insegnamenti si possono trarre da questo ambivalente e sfaccettato rapporto per meglio interpretare il mondo di oggi? Il volume prende spunto dalla vicenda biografica di Mario Del Monte, il sindaco di Modena che nel mondo operaio di quegli anni si era formato, mediante una ricerca storica - promossa dalla Fondazione a lui intitolata - che si avvale anche di documenti d'archivio ad oggi inediti. La figura collettiva dell'operaio di mestiere è al centro della riflessione e ne vengono indagati il ruolo sociale e politico, le a volte imprevedibili traiettorie formative, le dinamiche occupazionali e più in generale l'impatto sul tessuto produttivo della provincia di Modena. La ricerca prova a mettere a fuoco quel mondo del lavoro attraverso la lente della conoscenza, formatasi nello studio o nella stessa attività lavorativa, mettendo in evidenza come fosse diffusa la consapevolezza della immediata dimensione e rilevanza collettiva e del potenziale di emancipazione di quella conoscenza, forgiata nell'incessante attività di costruzione di sé attraverso l'attività, pratica e al contempo culturale, che si esplicita nel lavoro. Muovendo da questi spunti, il libro prova ad attualizzarne i contenuti, mettendoli alla prova della contemporaneità, del mondo del lavoro dei nostri giorni, cercando di percorrere in questo dialogo tra epoche parallelismi e confronti, ma anche ponti e vicoli ciechi. La postfazione di Vando Borghi ricostruisce e inquadra teoricamente il dibattito recente nelle scienze sociali sul rapporto tra conoscenza, lavoro, emancipazione individuale e collettiva, sottolineandone le radicali trasformazioni e la persistente rilevanza. Postfazione di Vando Borghi. -
Giuseppe Gavioli e il riformismo emiliano
Il volume presenta i materiali che rielaborano gli interventi al convegno ""Giuseppe Gavioli e la cultura del riformismo"""" organizzato dalla Fondazione Mario Del Monte con il sostegno della Camera di Commercio di Modena (2014), insieme a una raccolta di scritti dello stesso Gavioli, ricavati dalla ricognizione archivistica sul suo lascito documentario, inediti o pubblicati in volume, su riviste e quotidiani. L'incontro ha consentito di approfondire la vicenda intellettuale di Gavioli - intellettuale e uomo politico attivo in Emilia-Romagna e a scala nazionale sin dagli anni settanta, autore di vari volumi - a partire da contributi di studiosi e politici sui temi che hanno caratterizzato il suo impegno e i suoi lavori nel corso di oltre quarant'anni: questione ambientale, educazione, politiche sociali e culturali, nord e sud d'Italia, sviluppo, sostenibilità. La riflessione parte da diverse prospettive in un intreccio di approcci che dall'esperienza biografica condivisa e dal suo portato si muovono verso la dimensione più generale - il panorama politico e sociale locale, quello emiliano, quello nazionale - e ritornano su problemi specifici."" -
Giancarlo Grazia, il partigiano Fritz. Memorie e scritti sulla Resistenza, sulla guerra, sul lavoro sindacale
Questa pubblicazione dedicata a Giancarlo Grazia - il partigiano Fritz - vuole valorizzare il suo lavoro di ricerca, giornalistico e di divulgazione, per diffondere la storia e i valori della Resistenza e dell'antifascismo, e per il consolidamento della democrazia e della libertà. Gli ultimi anni di tale incessante impegno socio-politico lo hanno visto attivo in particolare, a Bologna, nell'Anpi Saragozza e nell'Anpi provinciale. Il volume raccoglie i suoi scritti più significativi sul tema della Resistenza e della seconda guerra mondiale, articoli che si riferiscono a vicende del territorio bolognese e a storie particolari dimenticate o che non hanno avuto la giusta valorizzazione, come per esempio quella del campo di internamento di Rab (Croazia) gestito dal Regio Esercito Italiano nel 1942-43. Il libro inizia con alcune note autobiografiche di Grazia, dove ripercorre tra l'altro la sua esperienza sindacale nella Cgil, che aiutano a comprenderne meglio personalità e vicenda umana e storica. Vengono successivamente delineate, in particolar modo, le attività da lui svolte per la memoria della Resistenza nel quartiere Saragozza, con le iniziative per la rinascita di Anpi Pratello, per la valorizzazione del monumento alle 128 partigiane di Villa Spada, per lo sviluppo della collaborazione con le scuole del quartiere e con le altre associazioni del territorio. L'auspicio è che il volume possa diventare uno strumento di lavoro utile, a partire dalle sezioni Anpi, per favorire quella promozione dei valori della Resistenza e dell'antifascismo, soprattutto nelle scuole, che è stata un obiettivo centrale nella vita e nel lavoro di Giancarlo. -
Modena e la stagione dei movimenti. Politica, lotta e militanza negli anni Settanta
Tra il '68 e gli anni Settanta i movimenti sociali e politici si moltiplicano e diversificano, maturano nuovi soggetti, pratiche e linguaggi che investono la società italiana nel suo complesso e nelle sue varie articolazioni. Il conflitto si esprime in un inedito protagonismo collettivo e alimenta un lungo e denso ciclo di mobilitazioni, diventando la cifra della ""stagione dei movimenti"""". Frutto di un lavoro laboratoriale, i saggi contenuti nel volume intendono restituire la complessità e la ricchezza di quella stagione, vista attraverso un caso locale. La ricostruzione si sofferma sui rapporti tra movimenti e istituzioni in una """"città rossa"""" e analizza diverse soggettività, culture e forme dell'impegno politico, nell'esperienza dell'UDI e dei gruppi femministi, nel movimento operaio, nell'area del dissenso cattolico, nell'universo giovanile, nella """"nuova sinistra"""". La ricerca - promossa dal Laboratorio sugli anni Settanta e dall'Istituto storico di Modena, in collaborazione con il Centro documentazione donna di Modena - si basa su una molteplicità di fonti archivistiche, a stampa e orali."" -
Come le donne diventeranno libere. Socialismo ed emancipazione nel giornale della ferrarese Rina Melli: Eva (1901-1903)
Il volume narra la vita, la militanza e l'impegno politico della giornalista Rina Melli (Ferrara 1882-Pavia 1958), e del suo giornale Eva (1901-1903) il primo periodico di propaganda socialista pensato esclusivamente per le donne. Attivista del Partito Socialista di Ferrara e sindacalista negli anni degli scioperi agrari tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, organizzatrice di leghe bracciantili, Rina Melli si conquistò un ruolo di primo piano per il grande contributo che diede alla causa del socialismo. Rina Melli collaborò con diverse testate giornalistiche tra cui il Popolo di Cesare Battisti e La Difesa delle Lavoratrici, fondata da Anna Kuliscioff. Alla sua intensa attività di propaganda e come conferenziera, affiancò Eva, ""il giornale delle donne del popolo"""" come amava definirlo, un giornale per l'educazione delle donne alla lotta di classe, all'organizzazione proletaria e per le conquiste del mondo del lavoro. Rina Melli fu senza dubbio tra quelle """"donne nuove"""", spesso dimenticate dalla storia, che coraggiosamente affrontarono l'emancipazione femminile, con passione e perseveranza, votate a cambiare la società per un avvenire migliore.""