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Appetiti estremi
"Diamine! Che bella parola... Se vuol essere un sì, non è solo un sì, è senza condizioni, è un'intesa. Se vuol essere un no, è di disapprovazione, è senza replica. Deriva da dominus e diavolo, non è un termine da diplomatici, ma linguaggio delle passioni. Ed è una parola che ricorre spessissimo nel libro a immagine del suo messaggio. Benvenuti in Toscana! Terra di gente fine d'ingegno, scanzonata, pratica, sfrontata in battaglia perenne con un velo di timidezza. Dove nel dilagare di volgarità avreste letto un'esclamazione da sproporzione sessuale maschile, in queste pagine a quattro mani trovate una delicatezza di graffiante femminilità""""." -
Giocamuseo. Guida per bambini al Museo Archeologico del Chianti senese. Con app
Età di lettura: da 7 anni. -
Il copione maledetto
Il celebre e ormai anziano attore e regista teatrale Marco Rini torna a Siena per il solitario atto finale della sua esistenza. La parabola della sua lunga vita sembra infatti ormai destinata a concludersi nel rimpianto per la perdita della moglie e per il difficile rapporto con il figlio, quando dal passato riemerge un antico testo teatrale dai poteri inquietanti: Il copione maledetto. Tra vecchi teatranti alle prese con le grazie e le tragedie del proprio passato e giovani attori che affrontano le benedizioni e le maledizioni del proprio presente, la vicenda culmina con la messa in scena del Copione. Sarà infatti quest’ultima rappresentazione a portare a compimento i destini di tutti, nella gloria e nell’amore, nella miseria e nella rovina. -
Playmuseum. A children's guide to the archaeological museum of Sienese Chianti. Con app
Età di lettura: da 7 anni. -
Sorgono. Il complesso megalitico di Biru 'e Concas e la preistoria del Mandrolisai
150 menhir, insieme alla grande muraglia, costituiscono il risultato della paziente opera di esegesi condotta al fine della ricomposizione e decodificazione del complesso archeologico illustrato in queste pagine. Partendo da lavori precedenti, l'obiettivo perseguito è stato quello, oltre alla ricerca scientifica, della traduzione dei dati in un linguaggio comprensibile ai non specialisti, al fine di rendere godibile un patrimonio megalitico eccezionale nel cuore della Sardegna. -
Alalìa. La battaglia che ha cambiato la storia... Greci, etruschi e cartaginesi nel Mediterraneo del VI secolo a.C.
Il Mar Tirreno è da millenni un luogo di molteplici e ricchi scambi, riunendo in uno stesso spazio vissuto i popoli delle due sponde, quella della Maremma toscana e della Corsica. La mostra sull'antica battaglia di Alalìa è l’occasione per riannodare e prendere in considerazione il rafforzamento di questi legami a partire da fondamenti culturali condivisi. -
Luoghi arcani. Piccolo tour del mistero tra Siena e provincia
Quello di Annalisa Coppolaro è un viaggio attraverso la notte. Renderla magica sta anche alla nostra sensibilità, alla misura in cui ci apriamo alla sua ricerca che cuce insieme storia e mistero. Due ingredienti tipici dalle nostre parti. Questi non sono racconti ""strani"""" come sono intesi da altre parti, ma i segni di un'antica convivenza fra passato e presente, fra uomini di ieri e uomini di oggi."" -
A tempo di danza. In armonia grazia e bellezza
Un percorso intrecciato fra danza e bellezza che, arricchito da una selezione di affreschi sul tema dalla medesima area vesuviana e da una scelta di gemme dalla stessa collezione Farnese, prende vita dal dialogo culturale ed artistico instauratosi fra le opere, elette a personificazioni insieme astratte e materiche, giacché concretate nelle forme nell’arte, dell’assolutizzazione dei due stessi concetti. -
Lo sguardo di una donna etrusca. Vite femminili intrecciate
Questa pubblicazione non ha la pretesa di rivolgersi ad un pubblico di studiosi, bensì a tutti coloro che, affascinati dal passato, amano sognare dinanzi agli oggetti costruiti nei musei, provando ad immaginare le storie e i volti delle persone che li hanno creati. -
Memorie di un editore. Kafka, Walser, Trakl, Kraus e gli altri
Kurt Wolff (1887-1963) è stato uno dei più importanti editori del '900. La casa editrice che portava il suo nome, da lui fondata a Lipsia nel 1913 dopo un breve sodalizio editoriale con Ernst Rowohlt, fu animatrice su vari fronti della cultura espressionista e mitteleuropea. Fin dall'inizio, infatti, Wolff si trova circondato, direttamente o indirettamente, da personaggi che influenzeranno in maniera durevole la cultura tedesca ed europea: si pensi a Franz Werfel, Max Brod o Karl Kraus. Ciò lo portò a essere editore di autori universalmente considerati decisivi: fra i tanti citiamo Franz Kafka, Georg Trakl, Robert Walser, Gottfried Benn. Nel 1930 Wolff lascia la guida della casa editrice per trasferirsi prima a Nizza, poi in Toscana, e infine approdare nel 1941 a New York, dopo un periodo assai travagliato in cui patì anche l'esperienza dei campi d'internamento francesi. In America, sebbene ormai quasi privo di mezzi di sostentamento, riesce grazie all'aiuto di altri espatriati tedeschi a ripartire con una nuova impresa editoriale: la Pantheon Books. Tornato in Europa nel i960, assume l'incarico di consulente per un importante gruppo editoriale statunitense. Nel 1963, durante una visita in Germania in cui aveva fatto tappa all'Archivio di Marbach (santuario della letteratura tedesca che conserva molti documenti relativi alla sua attività giovanile di editore), muore per le ferite riportate dopo essere stato investito da un camion. -
Finnegans Wake. Testo inglese a fronte
Il ""Finnegans Wake"""", l'ultima e più ambiziosa opera di James Joyce, che unisce all'estrema e continua sperimentazione linguistica il tentativo di forzare da ogni lato i confini della forma romanzo, vede la luce nel 1939 dopo ben 17 anni di gestazione. """"Il libro - dichiara l'autore - è il sogno del vecchio Finn che, morto, giace disteso lungo il fiume Anna Liffey e osserva la storia dell'Irlanda e del mondo - passato e futuro - scorrergli attraverso la mente come rifiuti sul fiume della vita"""". Il racconto di un sogno, dunque, espresso in un linguaggio tanto intraducibile che ancora oggi non è stato possibile fornirne una traduzione integrale in italiano. Negli anni '60 quel poliedrico scrittore che era J. Rodolfo Wilcock, il """"poeta"""" Wilcock, plurilingue inventore come lo stesso Joyce, tenta di elaborare un condensato in italiano di quest'opera, una traduzione che risulta ridottissima ma completa, quasi riconducesse quella che lui intitola """"La veglia di Finnegan"""" alla perfezione della sua forma embrionale. Nella presente edizione, l'originale di Joyce fa da contrappunto alla versione di Wilcock. Questa è preceduta da un denso saggio di Samuel Beckett, scritto su richiesta dello stesso Joyce al fine di inquadrare la sua poliforme creazione. Chiudono il volume una serie di testi (finora inediti in volume) che Wilcock, nel corso degli anni, ha dedicato alla figura di Joyce. Prefazione di Edoardo Camurri."" -
In compagnia di Antonin Artaud
1950. Dal sanatorio per tubercolotici in cui è ricoverato, Jacques Prevel sente come imminente la propria fine e si rende conto che non riuscirà a scrivere quel libro sul suo maestro per il quale ha raccolto quasi quotidianamente appunti nei suoi quadernetti durante i due anni passati al suo fianco nella Parigi ancora devastata dalla guerra, la Parigi della Rive Gauche, dei Sartre e dei Breton, delle riviste letterarie e dei caffè. Il diario ha inizio nel maggio del '46, all'indomani del ritorno a Parigi di Artaud dopo nove anni di manicomio. Attraverso la descrizione degli incontri e dei luoghi, la trasposizione precisa dei dialoghi, delle lettere e delle parole di Artaud viene a delinearsi la storia di un'amicizia maledetta e sublime che terminerà soltanto con la notizia della sua morte nel marzo del '48. Documento di eccezionale importanza per conoscere il pensiero e la vita di uno dei più importanti poeti del '900, ""In compagnia di Antonin Artaud"""" è anche un canto di morte e di liberazione, un'incursione nella realtà della follia e dell'arte."" -
Gilles
Romanzo-romanzo, romanzo-saggio, ""Gilles"""" è la narrazione in terza persona della vita di un intellettuale francese tra le due guerre, preso nel gioco spietato delle idee e delle passioni estreme entro cui si attorciglia la sua ricerca di un senso ultimo. Autobiografico romanzo della decadenza, raffinato e cinico, è la storia di un giovane che piace alle donne e ama la guerra. Di ritorno a Parigi dopo le trincee della prima guerra mondiale, egli si scontra con la morale del mondo borghese, che cerca di superare dall'interno, fino a comprendere che l'unica via d'uscita, pur nella consapevolezza della sconfitta, è la distruzione di quel mondo. Fedele alla propria figura di scrittore moralista lucido e ostinato, Drieu La Rochelle, tagliente e contradditorio, antidemocratico e suicidario, """"agente doppio"""" romantico e reazionario, in quello che è il suo romanzo maggiore non risparmia se stesso più della propria epoca. Così """"Gilles"""", come il suo autore, per alcuni sarà uno specchio nitidissimo, per altri deformante, mentre qualcun altro ancora, dopo averlo infranto, si taglierà con i suoi pezzi."" -
Kn
Il saggio-pamphlet-manifesto Kn fu pubblicato per la prima volta nel 1935 presso le Edizioni della Galleria il Milione di Milano. La sua tesi di fondo sta nell'indicare l'arte astratta come il punto d'arrivo di ogni tentativo di fare arte, mèta, in pittura, ormai quasi raggiunta grazie a figure come Paul Klee ma soprattutto con Kandinsky, e nelle altre arti con i vari Le Corbusier, Mies van der Rohe, con gli architetti ""razionalisti"""" come Giuseppe Terragni, e con molti musicisti che hanno Bach come capofila - il cui nome non a caso ricorre diverse volte nelle argomentazioni dell'autore, il quale, grazie alle sue notevoli competenze musicali, attinge dal campo della musica una gran varietà di materiali argomentativi. Il testo ha un effetto dirompente nel panorama spesso paludoso e arretrato della cultura italiana; e anche in virtù del suo andamento apodittico e categorico, suscitò grande scalpore e diede adito per diversi anni da un lato ad adesioni incondizionate, dall'altro a sprezzanti confutazioni. In questo agone scesero personaggi come Bontempelli, Anceschi, Marchiori, Bragaglia e moltissimi altri. Ma Kn, in realtà, ha un effetto di apertura e di chiusura, è sì un manifesto, ma qualcosa come un """"manifesto retroattivo"""", in quanto, analiticamente, passa in rassegna con singolare pertinenza tutte le maggiori avanguardie artistiche. Con una nota di Manuel Orazi."" -
L' indesiderabile. La falsa parola e altri scritti
Armand Robin, nato in Bretagna nel 1912 e morto a Parigi nel 1961, è una delle figure più eccentriche e incollocabili del '900 francese e non solo. Egli è stato poeta, giornalista/polemista, critico letterario, ma soprattutto traduttore da un numero impressionante di lingue (italiano, tedesco, russo, polacco, ebraico, arabo, cinese, ecc.). Durante la guerra si inventò il mestiere di stilare bollettini d'ascolto delle trasmissioni radiofoniche nelle varie lingue del mondo, specializzandosi nell'analisi della situazione politica internazionale; fece questo lavoro dapprima per il regime di Vichy, ma ben presto prese a stilarne copia anche per i partigiani francesi. Dopo la guerra, avversato dai comunisti per il suo feroce antistalinismo così come era stato pesantemente minacciato dalla Gestapo, aderisce alla Federazione anarchica e diventa collaboratore della rivista «Le libertaire». Muore a Parigi, nel 1961, dopo un arresto per un alterco in un locale, mentre è sotto custodia della polizia e in circostanze mai chiarite. In questo libro raccogliamo i suoi testi in prosa più importanti, dalla sua teoria del linguaggio a quella sociologi-co-politica, non trascurando quelli, potentissimi, di taglio più pamphlettistico. -
Qui non può trovarmi nessuno
La figura di Milena Jesenska (1896-1944), la destinataria delle famose lettere di Kafka, nonché sua traduttrice e suo amore incompiuto, è oramai nota anche grazie a delle fortunate biografie. Meno noti forse sono i suoi scritti (e le sue lettere), gli stessi che oggi presentiamo qui e che fanno della Jesenska una delle più vivide testimoni della vita e della cultura mitteleuropea tra le due guerre. Gli argomenti sono i più vari, dal costume, al cinema, all'arte e alla letteratura, per poi indirizzarsi - nella seconda sezione - in reportage di taglio più schiettamente politico, in concomitanza con la degenerazione della situazione nella giovane repubblica ceca che condurrà alla sua annessione da parte della Germania nazista. Sorprendono, dall'inizio alla fine, l'acume e l'efficacia dello stile, sempre in grado di mettere in luce il tragico, il comico e il grottesco dell'esistenza, mostrando sia un gran talento ironico sia, al contempo, inaudite doti di empatia. Nata a Praga in una famiglia benestante, partecipa sin da giovanissima alla bohème della capitale, per trasferirsi poco più che ventenne nella Vienna postbellica assieme al marito. Qui inizierà una felice carriera giornalistica, la quale ha però come controcanto una tormentata vicenda personale, che la porterà - complici un matrimonio fallito e una iniziale, poi sconfessata adesione al partito comunista - a una decennale dipendenza dalla morfina, dovuta ai postumi del travagliatissimo parto della sua unica figlia. E solo alla fine degli anni Trenta che la Jesenska ritorna a scrivere con la passione e l'intelligenza che contraddistinguono il suo personalissimo stile, partecipando nuovamente alla vita culturale del suo paese. Anche a causa di tale coinvolgimento sarà arrestata dai nazisti appena entrati a Praga e condotta al campo di Ravensbriick, dove morirà quattro anni più tardi. Tragedia del non tragico! L'inattitudine alla tragedia! Com'è tremendo, com'è doloroso, malinconico tutto questo! Gli uomini qui si sono rassegnati senza neppure saperlo, si sono rassegnati senza neppure lottare, con una naturalezza che spaventa. La maledizione dell'imperfezione, dell'incompiutezza, della mediocrità imitata grava qui su tutte le cose: sugli abiti, sul portamento della gente, sui mobili, sui posti a teatro, sulle vetrine. L'eterna schiavitù della promiscuità, l'eco di ogni lacrima e di ogni sospiro nella camera accanto piena anch'essa di gente, la tirannia di un destino che impone di osservare sempre con attenzione gli altri, perché qui ognuno è attore, spettatore e suggeritore al tempo stesso! Una qualsiasi evoluzione è impensabile, giacché è qui che finiscono le cattive imitazioni della vita e dell'arte, è per queste strade che si scrivono operette, farse d'infimo ordine e valzer sdolcinati atti a eccitare la sessualità miserevole e stremata di esseri che persino nel loro intimo non mancano mai di distinguere tra domenica e giorni feriali; [...] C'è dunque da stupirsi se questi uomini che col loro cervello e il loro cuore alimentano un mostruoso apparato, che per decenni non hanno mai vissuto né sentito in maniera personale e unica ma sempre e solo come massa, allineati l'uno accanto all'altro come merci in un magazzino con dentro... -
Stelle tardive. Versi e prosa. Testo russo a fronte
Chiunque si trovi a sfogliare le pagine di questo libro non potrà sottrarsi alla sensazione di maneggiare una sorta di potentissimo ordigno inesploso della letteratura russa del Novecento. Mentre infatti figure come Marina Cvetaeva, Anna Achmatova, Osip Mandei'stam hanno dispiegato appieno la loro fortuna in Occidente, e il figlio Andrej, regista cinematografico fra i più grandi dello scorso secolo, giungeva ad essere vincitore a Cannes, Arsenij Tarkovskij (Elisa-vetgrad, 1907-Mosca, 1989), scrittore cui il regime sovietico impedì di pubblicare opere proprie per più della metà della sua vita ma in seguito autore di raccolte poetiche sempre più fortunate nel suo paese, resta in Italia e in Europa un oggetto semisconosciuto. Già la censura staliniana, in ogni caso, aveva colto la grandezza di questo artista, giungendo a scrivere in un documento ad uso interno, all'atto di bloccare le sue prime pubblicazioni, le seguenti parole: «Poeta di grande talento,Tarkovskij appartiene a quel Pantheon Nero della poesia russa a cui appartengono anche Achmatova, Gumilév, Mandei'stam e l'emigrante Chodasevic, e perciò quanto più talento vi è in questi versi tanto più essi sono nocivi e pericolosi». Le poesie raccolte nel presente volume, unitamente alle prose di narrativa autobiografica e di meditazione sul senso del poetare che lo concludono, restituiscono un ritratto dinamico dell'autore attraverso tutte le fasi della sua produzione. E il risultato è sorprendente. Ad ogni pagina, anche aprendo a caso, si celebra l'incontro con qualcosa come un monile o una pietra preziosa. E questo non sarebbe stato possibile senza la mediazione (qui da intendere anche in senso quasi medianico) del curatore/traduttore Gario Zappi che - all'epoca di queste traduzioni poco più che ventenne - riesce nel miracolo di sublimare la nostalgia dell'originale in una lingua in cui si avverte la voce dei momenti migliori della letteratura italiana nel suo insieme. -
L' opera in versi. Ediz. russa e italiana
I testi qui raccolti coprono l'intera produzione poetica di Mandel'stam edita in volume quando era in vita: ""Kamen'"""" (La pietra), del 1913, """"Tristia"""", del 1922, e la sezione aggiuntiva al volume """"Poesie"""" (1928), che comprendeva le due raccolte precedenti e una terza parte intitolata 1921-1925. Si presenta inoltre un'ampia selezione delle poesie pubblicate postume o solo in rivista. Osip Emil'evic Mandel'stam (1891-1938) fa parte di una generazione di scrittori di lingua russa che costituisce quasi un unicum nella storia della letteratura mondiale per la schiera di astri intramontabili che ha generato: Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, Boris Pasternak, Velimir Chlebnikov, Sergéj Esénin, per citarne solo alcuni. In mezzo a loro Mandel'stam si staglia fin dall'inizio con naturale autorevolezza come la voce di spicco, come un talento ineguagliabile di quelli che in ogni secolo si contano sulle dita di una mano. E il regime staliniano ben vede questo suo potenziale, lo arresta una prima volta nel 1934 e in seguito, dopo più di tre anni di esilio a Voronez, lo invia in Siberia, dove muore di stenti in un lager di transito nei pressi di Vladivostok. Gaio Zappi (Bologna, 1964), traduttore e poeta, si è confrontato con questi testi per oltre un decennio. Per tentare di far sì che la vita non «sfugga via dalla traduzione poetica come la lieve polverina delle ali delle farfalle», è stato in grado di chiamare a raccolta le voci maggiori della tradizione letteraria italiana e di coinvolgerle a turno nei suoi versi di traduzione, riuscendo anche a far fiorire quegli embrioni di italiano e di Italia onnipresenti nella produzione del poeta (Dante, Petrarca, Ariosto, le città e la storia italiane) fino a creare un innesto potentissimo da considerarsi come una prova paradigmatica di quella Verjüngung, quel «ringiovanimento», che in campo traduttivo era stato il miraggio di Goethe e dei romantici tedeschi."" -
Allergia (1952-1962)
«Sia resa gloria all'editore Giometti & Antonello che rimanda in libreria Massimo Ferretti, rompendo decenni di oblio con questo meraviglioso volume» – Il Venerdìrn«Torna l'opera più significativa di un autore naturalmente fuori dagli schemi» – Il Giornalern«Un poeta da riscoprire» – Le parole e le cosern«La notorietà in vita di Massimo Ferretti (Chiaravalle 1935 - Roma 1974) è legata alla pubblicazione della sua unica raccolta poetica, Allergia, la cui versione definitiva vede la luce nel 1963 per l'editore Garzanti e arriva a vincere il Premio Viareggio ""Opera prima"""". Pubblicherà anche due romanzi, Rodrigo per Garzanti nel 1963 e Il gazzarra per Feltrinelli nel 1965, prima di abbandonare deluso la scena letteraria e rilevare l'attività commerciale del padre. Canzoniere crepuscolare e irrequieto di piccole vicende marginali di vita privata - dalle tragicomiche cronistorie familiari, sempre al limine tra parodia del poemetto storico e vocazione alla ballata, ai tableaux di ilare disperazione di una vita universitaria cui si sente fisiologicamente ostile, dall'isolamento marchigiano ai deserti delle relazioni culturali a Roma cui partecipa da estraneo - Bildungsroman auto-ironico e sentimentale """"di un adolescente che diventa uom"""" e infine scrittore, Allergia è la storia di una irriducibilità assoluta e irredimibile della vita poetica a qualsiasi norma umana o letteraria.» (Dalla Nota degli editori)"" -
Epistolario. Lettere a Nadja e agli altri (1907-1938)
«Leggere l'Epistolario. Lettere a Nadjia e agli altri di Osip Mandel'stam fa bene. E tormenta. Con microscopico cinismo, il regime sovietico soffoca il poeta; non lo sfida, colpisce ai lati, con spudorata crudeltà». - - Davide Brullo, il Giornalern«Mandel'stam racconta il suo inferno quotidiano ma anche la tenacia di un intellettuale che rifiutò di farsi addomesticare» - Robinson«Questi testi - con poche eccezioni - non erano stati pensati per la pubblicazione: è una scrittura ""parlata"""", intima, fatta di omissioni, sottintesi, che prosegue conversazioni lasciate a metà, riempie assenze durante lontananze forzate. Nella loro immediatezza, mentre scandiscono la marcia verso una fine che a un certo momento pare inesorabile, ci permettono di seguire da vicino gli umori di Mandel'stam, il suo difficile quotidiano, fatto di traduzioni e altri lavoretti, sempre in bilico per la sopravvivenza. E la tragicità di un quotidiano ben riconosciuta da Pasolini, quando scrive: """"Ciò che è tragico - più che la sua lotta accanita e prudente contro Stalin - è il suo cercare di accontentarsi, i suoi poveri movimenti di accomodamento, i suoi lavoretti editoriali, i suoi viaggi e le sue sistemazioni - che gli sembrano così felici - in qualche calmo appartamento di Mosca. [...] Annaspando nel limbo della vita - che era poi la non-vita di chi accettasse la dittatura di Stalin - Mandel'stam ha vissuto dunque una vita irreale, per cui non esisteva soluzione"""". Le lettere ci conducono sulle tracce di questa """"vita irreale"""", pagina dopo pagina, giorno dopo giorno, aprendo nuovi spiragli, integrando prospettive, svelando un lato nuovo del poeta, meno mitico e meno monolitico...» (Dall'Introduzione di Maria Gatti Racah)""