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Il volto del secolo. La prima cellula dell'architettura razionalista italiana
In questo libro Carlo Belli ci restituisce un ritratto sorprendentemente vivido e realistico, nonostante le venature a tratti persino epiche, di una fase cruciale della vita culturale italiana fra la Prima e la Seconda guerra mondiale. Un gruppo di giovani architetti facenti capo al Politecnico di Milano - il cosiddetto «Gruppo 7» - propone un manifesto teorico e una serie di progetti che verranno esposti sia in Italia che in varie sedi internazionali, in cui si contemperano una versione radicale del razionalismo e un richiamo originalissimo alle radici «mediterranee» della nostra tradizione. Gli architetti in questione sono Luigi Figini, Gino Pollini, Guido Frette, Sebastiano Larco Silva, Carlo Enrico Rava, Giuseppe Terragni e Ubaldo Castagnoli, quest'ultimo poi sostituito da Adalberto Libera. Si tratta di coloro che attraverso le loro opere faranno uscire l'architettura italiana dalle secche del provincialismo per portarla all'avanguardia rispetto all'Europa e al mondo. Tutti i grandi architetti italiani ancora oggi celebrati nel mondo - dai vari Fuksas, Renzo Piano, Boeri ecc. - si possono considerare epigoni rispetto a quei pionieri, le cui opere, dal quartiere EUR a Roma alla Casa del Fascio di Como, sono forse gli ultimi grandi frutti prodotti in campo artistico dall'Italia. -
Parmenides remastered. Ediz. italiana
Il poema Sulla natura del filosofo greco Parmenide di Elea (v Secolo a.C.), giunto fino a noi solo in 19 frammenti, non solo è un testo di riferimento per l'intera cultura greca, ma coinvolge i fondamenti di tutta la filosofia occidentale, tanto che nel '90o ha dato spunto a innumerevoli considerazioni, in particolare da parte di quei filosofi che si sono confrontati con i temi primari dell'essere, la verità, l'apparenza, l'uno, il tutto, il molteplice ecc. Nanni Cagnone, a quanto dice, percepisce questo testo come «un ostacolo, un fondamentale assillo» con cui è inevitabile fare i conti ma da cui prendere, quando occorre, le distanze. Quella che Cagnone ci propone qui, è una traduzione in senso molto ampio, che riassume i vari sensi che ha avuto questo termine nella tradizione ma al contempo li amplia in una direzione probabilmente inedita. Si ha dunque il corpo a corpo con il testo originale, che poi si fa commentario stringente e spesso irriverente, per poi trasformarsi in verso autonomo. La gerarchia tipografica tra testo e commento si mescola, i frammenti vengono montati in un ordine estraneo alla consequenzialità filologica, ma suggestivo in chiarezza, e tutto si fa materia del pensiero. Conscio della distanza anche di visione che lo separa da questo filosofo delle origini, una volta compiuta quella che definisce nulla più che «una comprovata esperienza di un lettore», Cagnone si congeda da Parmenide come da un duello in cui si è compiuto qualcosa di decisivo riguardo a ciò che noi chiamiamo pensiero, linguaggio e verità. -
Specchio il gattino
Specchio è un gattino affettuoso e giudizioso, che porta questo nome per via del suo pelo liscio e lucente; amante della caccia e, solo due settimane all’anno, delle scorribande sui tetti in cerca di una gattina da amare. Quando è nel fiore degli anni, però, muore la sua anziana, amorevole padrona e lui si ritrova abbandonato, cacciato di casa, e senza nessuno che gli assicuri il cibo quotidiano. È ridotto pelle e ossa, e conduce una vita di miseria ed elemosina. Si imbatte in Pineiss, il mastro stregone cittadino, che gli propone un patto scellerato: gli metterà a disposizione i cibi più succulenti per tutto il tempo che sarà necessario, ma quando Specchio sarà grasso a sufficienza, lo stregone potrà ucciderlo per estrarre il suo grasso e adoperarlo nelle sue pozioni magiche come ingrediente imprescindibile. Specchio accetta, firma il contratto, e da qui in poi dovrà escogitare sempre nuovi, astutissimi piani, per salvarsi la pelliccia. -
Antipedagogia della malerba
Che cosa accomuna l'antipedagogia di Ferdinand Deligny al cinema astratto di Stan Brakhage e all'arte aleatoria di John Cage, e tutti e tre al giardino in movimento di Gilles Clément? Per rispondere a questa domanda, il libro prende in esame tali esperienze, e altre affini, cogliendovi la volontà di superare il rapporto tra il Mondo (che costruiamo) e la Terra (che abitiamo) inteso come conflitto e contrapposizione. Ciò che in esse prende vita è una coscienza critica nei confronti di quanto, come uomini, abbiamo realizzato, nonché una visione della realtà e della natura in cui si placa qualsiasi proposito di controllo coercitivo e di dominio. Si tratta di esempi rimasti, con poche eccezioni, quasi tutti nell'ombra e largamente misconosciuti, perché fuori dal gioco codificato delle istituzioni sociali e culturali. Il loro messaggio, privo di compiacenze e concessioni - al pari della malerba che cresce in libertà, incurante di ogni divieto - deve diventare oggetto di riflessione, soprattutto in un momento, come quello attuale, nel quale si pone drammaticamente la questione della salvezza del pianeta. -
Il mondo dei posteri. Utopia e distopia nella Russia del primo Novecento
L'antologia Il mondo dei posteri - Utopia e distopia nella Russia del primo Novecento propone al lettore italiano un viaggio mai prima intrapreso nella fantascienza russa e sovietica degli albori, i cui testi restano ancora in larga parte inediti. Essa, affiancandosi agli esempi ben più popolari di Jules Verne, Camille Flammarion, ed Herbert George Wells, sviluppa un tipo di narrazione che pone al centro le conseguenze del progresso illimitato della scienza (quella che poi verrà definita futurologia), e apre le porte a tutta una tradizione successiva, come quella dei fratelli Boris e Arkadij Strugackij o Stanislaw Lem, che sarà destinata a un riconoscimento internazionale. Presentiamo qui quattro testi: Atavismo (1899) e Una sera... del 2217 (1906) di Nikolaj Fèdorov; La repubblica della croce del sud (1907) di Valerij Brjusov; e un capitolo dal romanzo Il mondo dei posteri (1923) di Jakov Okunev, intitolato Il risveglio. Valerij Brjusov (1873-1924) fu tra i massimi poeti tra il xix e il xx secolo in Russia, caposcuola della scuola simbolista e famoso in vita anche all'estero. Ja-kov Okunev (1882-1932) è invece sostanzialmente ignoto al lettore non russofono, fu scrittore e giornalista, autore di varie opere a tema utopistico e distopico. L'autore dei primi due testi infine, Nikolaj Fédorov, è dato come ignoto, ma in base alle nostre ricerche potrebbe trattarsi di uno pseudonimo dell'autore polacco Ferdynand Antoni Ossendowski (1878 - 1945). -
Case perdute. Nuova edizione ampliata
"Da decenni, in sostanza da un secolo, la poesia italiana non trovava un autore così deciso a rifondarne la lingua, a esplorare le potenzialità nascoste di quella comune, a farsi un vocabolario suo come necessità espressiva e non come gioco e smontaggio ironico di quello altrui o della piazza"""". - Vittorio Coletti, Storia dell'italiano letterario, Einaudi, 2022" -
Come colui che teme e chiama
Protagonista di questo libro è la lingua, il suo viaggio all’interno del destino delle cose e degli uomini, il secolo andato e che viene, i drammi e la memoria come forma perduta o riconquistabile. Una neutra sequenza numerica, spoglia di titoli, ne scandisce l’andatura. Il rumore di questi ultimi anni si incamera in forme stranianti, che dalla metastoria, come Cagnone dice sia l’intima natura della poesia, sanno dire la storia come complessiva trama, che sanno dirci il mondo, non i fatti presi nel loro silente darsi. Tutto questo non si traduce in una attitudine di rifiuto del presente. Tik Tok, Disneyland possono convivere naturalmente con la meraviglia di un frassino o un ricordo di viaggio, con parole domestiche o invettive sulla perdita di senso, su squarci di tempi più antichi, tra Pindaro e Hölderlin, senza alcuna ridicola ipoteca postmoderna o presunzione enciclopedica. Senza mai perdere cura, senza mai snaturare i propri termini e temi fondanti.rnLa parola di Cagnone elude le maniere e gli stili, rifiuta la saggezza accondiscendente di chi si finge maestro di conventicola, abolendo un mito cardine della società letteraria: l’idea stessa che la letteratura vada raggiunta come una tecnica specifica, come fosse un esercizio atletico della mente, o una professione attestata. Questo poeta reclama solo il diritto di erranza, la gioia di un’oscurità non programmatica, non sviscerabile con sicumera per confondere ancor più il senso delle parole. La poesia allora come azione nelle parole e sulle parole, sondando l’ignoto: «prodiga oscurità, / ignoto a ignoto /restituisci» -
Cucina e salute con le erbe di Lunigiana. Ricette e rimedi naturali
Una fotografia di quello che si cucina giornalmente in tutte le famiglie della Lunigiana storica, che comprende le due province di Massa Carrara e Spezia. Circa 200 ricette caratterizzate da erbe o verdure di stagione. Non è un libro per vegetariani, ma una guida per chi vuole fare un passo indietro dalla dieta carnivora che, forse per comodità, ci ha portati alla cultura della ""fettina"""". E coloro che oltre a preparare i propri cibi, tisane e liquori, volessero anche raccogliere le proprie erbe e i loro fiori, possono consultare le tavole dell'erbario, dove sono rappresentati con dettagliati disegni e relative schede 44 piante e i loro fiori."" -
Spagna. Diario di uno scrittore viaggiatore
Pubblicato nel 1873, ""Spagna"""" segna l'esordio di De Amicis in un genere di letteratura allora nuovo in Italia: il libro turistico, di tono tra giornalistico-documentario e letterario. Il libro è la rielaborazione delle corrispondenze inviate da De Amicis a """"La Nazione"""" di Firenze in occasione del suo viaggio in Spagna all'epoca della breve permanenza su quel trono di Amedeo Savoia-Aosta, figlio di Vittorio Emanuele II. Il libro è diviso in 13 capitoli e ciascuno è dedicato a una città, ossia a una tappa del viaggio: Barcellona, Saragozza, Burgos, Valladolid, Madrid, Aranjuez, Toledo, Cordoba, Siviglia, Cadice, Malaga, Granada, Valencia. De Amicis gira liberamente alla stregua di un turista d'oggi, visitando monumenti, soffermandosi nei caffè, alloggiando in alberghi, assistendo a manifestazioni culturali (memorabile è la descrizione della corrida a Madrid), passeggiando per le strade, intrecciando discorsi con la gente del luogo. Tutto ciò ci viene restituito con una prosa di gradevole lettura, in cui sono riconoscibili le doti più caratteristiche di De Amicis scrittore: una vena non profonda, ma facile, limpida e continua e attitudine a un un modo di narrare familiare e pacato."" -
Il deserto. Un viaggio attraverso il Sinai
Ai pericoli del viaggio, non ci credo affatto. E la loro attrazione chimerica non è quella che mi conduce qui. Ma per tentare di vedere, ancora sotto l'invasione degli uomini e delle cose di questo secolo senza fede, la santa Gerusalemme, ho voluto venirci lungo le vecchie strade abbandonate e prepararmi lo spirito durante lunghi raccoglimenti nella solitudine.Me n'erano state offerte parecchie di quelle strade di sabbia. La prima, la più facile e la più corta, è quella denominata del Piccolo Deserto, attraverso El Arich e i confini del golfo egiziano: già banalizzata, questa, e seguita ogni anno da molti inglesi e americani oziosi, confortevole e sotto la protezione delle speciali agenzie. Un'altra, quindi, meno frequentata, attraverso il Sinai e Nackel. Infine, la più lunga di tutte, attraverso il Sinai, Akabah e il deserto di Petra. Ho scelto questa, perché le guide mi consigliavano di non prenderla. Meno facile da sempre quest'ultima, in Egitto è considerata impraticabile in questo momento, dopo la ribellione delle tribù dell'Idumea. E sono dieci anni che nessun europeo ha tentato di percorrerla. -
Nella tormenta. Diario di un inviato sul fronte belga nel 1914
In questo ""diario"""" Luigi Campolonghi (figura di primo piano nella storia del socialismo italiano e inviato de """"Il Secolo"""" di Milano) raccoglie le sue corrispondenze dal Belgio nei primi giorni di ingresso """"nella tormenta"""" della Grande Guerra. L'agonia del Belgio, iniziata nella notte del 3 agosto 1914, quando la cavalleria tedesca superò di prepotenza la frontiera, si concluse il 25 agosto dopo che le truppe d'invasione avevano concluso il loro contrastato attraversamento; Campolonghi, grazie ad un permesso fortunosamente avuto, con timbro """"Deutsche Gouvernement Brussel"""", ha l'autorizzazione di attraversare le truppe tedesche e quindi la possibilità di informare i suoi lettori nei minimi dettagli su una fase bellica di gravità eccezionale sul piano del diritto internazionale e di particolare ferocia nei confronti dei civili inermi, derubati, ricattati, uccisi."" -
Pontremoli. Una cittadina italiana fra il 1880 e il '900
Il libro è il ritratto di una cittadina profondamente cambiata negli ultimi due decenni dell'Ottocento. Documenta i mutamenti economici, sociali, psicologici e culturali che segnano il trapasso da un'epoca all'altra. Lo spirito del Risorgimento crea a Pontremoli una lacerazione troppo forte con la sua storia. -
I librai pontremolesi. Storia esemplare di un mestierie meraviglioso
La storia dei librai ambulanti di questa zona della Lunigiana, con al centro Montereggio, ""paese dei librai"""", è unica e sorprendente: Martinelli la racconta con passione fino al 2008, attraverso documenti d'archivio ma soprattutto attraverso le testimonianze dirette, di mogli, figli e nipoti che hanno continuato quell'attività, espandendola in gran parte delle librerie di oggi, in vari casi anche in attività editoriali (famosi fra gli altri i fratelli Maucci, creatori di un impero editoriale in Sudamerica nei primi decenni del Novecento). Uno spaccato di storia, di storia della cultura e delle sue forme di diffusione, fino ad arrivare alla nascita del premio """"Bancarella"""" negli anni Cinquanta e alle vicende della seconda metà del Novecento. Una lunga avventura che potrebbe ancora stimolare qualcuno a provarci come accade in giro per il mondo con la rinascita delle librerie indipendenti o di quartiere."" -
La regina Margherita mangia il pollo con le dita. Miti e leggende della tavola
Il cibo non è solo nutrimento del corpo, ma soprattutto della mente che a tavola si nutre di detti, miti, leggende, favole, proverbi, superstizioni, fake news, post-verità e paradossi che mutano con i luoghi, le culture e i tempi, e che oggi i freddi dati scientifici non riescono a sostituire. Una conoscenza dello sterminato mondo dell'immaginario alimentare, che ha guidato e continua a essere presente sulla tavola dove suscita certezze spesso fugaci, dubbi e perplessità, è una via per una migliore conoscenza di noi stessi e dell'attuale società che sta vivendo un grande cambiamento. In oltre trent'anni di Accademia Italiana della Cucina Ballarini ne ha sentite tante, e molte ce le racconta in questo libro. -
Leggende del popolo armeno
Nonostante le continue migrazioni, spesso imposte con violenza, gli armeni hanno sviluppato una forte identità culturale, che ha mantenuto tutta la sua vitalità anche grazie ai racconti e le fiabe tramandate oralmente fino ai nostri giorni, come quelle raccontate dagli abitanti del Musa Dagh sopravvissuti al Genocidio del 1915 e che sono raccolte in questo libro. Un mondo ricco di arzigogoli, folletti, personaggi che assumono di volta in volta le sembianze più impensate. Il racconto percorre anche una via letteraria più raffinata, e di questo secondo tipo sono presentate molte storie. Gli autori sono tra i maggiori del genere: Mekhitar Kosc e Vartan Aikektzi, che hanno dedicato uno spazio di primo piano agli animali. -
Novelle toscane
Le ""Novelle toscane"""" ci riportano all'atmosfera della vecchia Toscana. Paolieri fa rivivere nelle parole la lezione europea dei """"macchiaioli"""". Non c'è solo la campagna toscana uguale a se stessa, il bozzetto ambientato magari in una Maremma che è ancora di paludi e zanzare. Ci sono le sue pennellate, incrostazioni di colore che suggeriscono il piacere di raccontare. Ci sono scene vive, percorse da una particolare animazione, a volte pervase da una sorprendente sensualità. E dentro quelle scene pare che lui ci sia dentro, per questo è capace di portarci anche il lettore. Forse per questa ragione qualcuno lo ha definito cantore degli ultimi: fossero butteri o contrabbandieri, contadini analfabeti, guardiani di faro o ergastolani in fuga dalle carceri dell'Arcipelago. Certamente cantore di un mondo che non c'è più, che già ai suoi tempi stava sparendo."" -
Storie e leggende birmane
L'immaginario fiabesco birmano è profondamente influenzato dall'intreccio tra il misticismo karmico di origine buddhista e induista, prevalente nell'area tibetana e nepalese, e l'animismo arcaico imperante tra le tribù cambogiane e tailandesi su cui il buddhismo si andò a innestare. I personaggi sono grandi re, principesse bellissime e principi innamorati, tigri, scimmie e altri animali ora sciocchi e tracotanti, ora più umani degli uomini stessi; troviamo monaci ed eremiti, ubriaconi e fumatori di oppio, poveri contadini, ladri sfrontati e figure appartenenti alla mitologia birmana, come i ""naga"""", divinità capricciose dall'aspetto di serpente, o i""""nat"""", inquieti spiriti custodi di alberi, fiumi, ponti e luoghi di passaggio, che spesso prima erano esseri umani caduti vittima di una morte ingiusta o violenta."" -
Novelle di Valdimagra
"L'autore sembra struggersi nelle pagine dei suoi racconti dalla nostalgia per il cibo 'semplice e gagliardo, fatto per stomachi sani e invitti', per 'i vini ingannatori frequenti e dorati' per la vita dura 'che lascia la gente contenta', per gli asini sapienti la cui sapienza si affinava durante i lunghi digiuni, per le osterie di un tempo, per Don Giocondo e Don Cirillo, la fiera di San Genesio, i fratelli silenziosi Cosimo e Remigio. E i medici di campagna in giro per i boschi alla luce di una lanterna."""" (dalla prefazione alla nuova edizione di Manuela Dviri)" -
Storie e leggende del popolo curdo
È la saggezza popolare che, sovente, funge da strada maestra per poter capire, per poter conoscere meglio un popolo. Il Kurdistan, paese dei curdi, terra ignorata per secoli, terra di dolore, è la patria di un popolo fiero e antico, che oggi si trova al centro di grandi tensioni politiche. I racconti di questo libro provengono da diverse zone del Kurdistan, in modo particolare dai villaggi a est dell'Armenia, delle zone del sud-est della Turchia, attorno al lago di Van, e delle provincie di Mardin, Diyarbakir, Siirt e naturalmente Hakkari, che anche in questo momento assieme a Diyarbakir è il centro sociale e culturale nonché politico del popolo curdo. -
Viaggio in Grecia. Et in Arcadia ego
Emilio Cecchi attraversò la Grecia nel 1934, in tempi in cui viaggiare era ancora un modo per conoscere culture diverse e diversi modi di vivere. Visitò Corfù, Creta, Cnosso, Delfi, Micene, Corinto, il Peloponneso, Atene, in cerca delle più importanti tracce artistiche e archeologiche. La Grecia di allora offriva ancora scenari in cui l'uomo non soverchiava la natura, ma vi si integrava: le immagini dei capri neri che si infrattano tra le rocce del paesaggio brullo si contrapponevano e si fondevano a quelle chiassose da bazar dei villaggi e delle stazioni, dove contadini con visi ""da sculture ellenistiche"""" sventolavano """"mazzi di tacchini e gallinelle"""". Atene invece già risentiva di una globalizzazione selvaggia: sul retaggio ottomano, che le dava un'""""aria orientale e turbolenta"""", da fiabesco caravanserraglio, s'innestava il brutto stile """"neoellenico"""" di ascendenza tedesca e quell'edilizia mastodontica che la porterà all'aspetto attuale.""