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Il sonno dei papaveri
Questo lavoro di Renzo è un libro pieno di fiori: fiori per ogni stagione, per ogni speranza, per ogni nome che diamo al dolore; le poesie di Renzo sono tutte molto brevi, perché i suoi occhi sono sempre pieni di nuvole che si muovono troppo in fretta, così lui scrive i pensieri sui primi fogli che gli vengono a tiro, poi li ammucchia sul comodino in una pila che casca ineluttabilmente ai piedi del letto, in un lago di parole sparse sul pavimento. È lì che le raccolgo, ricostruendo in fretta quella risma di fogli, che infilo dentro il primo sacchetto di plastica che trovo. Per non perdere quelle parole, che so che mi terranno sospeso a mezz'aria, sul filo di un ricordo, di un'ombra del passato, di un pezzo del mio cuore che ho perduto e ritrovato mille volte. (dall'introduzione di Alessandro Malaffo) -
Zlocini. Kosovo, il silenzio e la memoria
Un viaggio nel Kosovo, a ridosso dei bombardamenti del 1999, per ricordare i crimini che vi si sono consumati, sotto i nostri occhi indifferenti. Il traffico di organi, quello della droga, la tratta degli esseri umani, gli scomparsi, le torture. La dimensione letteraria non toglie nulla alla realtà e ci interroga sul nostro paese, geograficamente e politicamente coinvolto, su questo commercio che passa attraverso il sequestro e l'omicidio di persone alle quali gli organi vengono espiantati. Un crimine che si aggiunge a quelli ""ordinari"""", come la costrizione a lasciare la propria casa, il proprio lavoro, la propria terra, mentre la Nato si espande verso Est impiantando nuove basi militari. Le storie di Jovan, di Milan, di Dragan, di Dejan, di Srdjan, i loro cuori, ci accompagnano in un viaggio che vuole essere occasione per accorciare la distanza tra noi e i crimini di cui siamo complici."" -
La società artificiale. Miti e derive dell'impero virtuale
Questo libro s'interessa delle implicazioni sociali dei nuovi strumenti digitali e del significato concreto che nella vita di relazione quotidiana, nella politica, negli stati di coscienza e nel mondo del lavoro espressioni come big data, profilazione predittiva, intelligenza artificiale, cloud, robot umanoidi, internet delle cose, vengono realmente a configurare. Più in generale questa esplorazione cerca di mostrare come ""progresso sociale"""" e """"tecnologie digitali"""" non siano affatto sinonimi. E anzi, come queste ultime innervino l'architettura di classe capitalistica invadendo e aggredendo dall'interno lo spazio vitale essenziale delle relazioni umane. Ben oltre la società industriale, la società dello spettacolo e la modernità liquida, la società artificiale ci mette dunque di fronte al germe accattivante e vorace di un nuovo totalitarismo. Un totalitarismo tecnologico che, a differenza di quelli ideologici del Novecento, invade e colonizza il luogo più """"sacro"""" e fondamentale della libertà. D'altra parte, una matura consapevolezza di questa estrema deriva può essere anche il punto di partenza per un'ulteriore rimessa in discussione delle classi sociali e del destino di specie."" -
I bianchi, gli ebrei e noi. Verso una politica dell'amore rivoluzionario
"Perché scrivo questo libro? Perché condivido l'angoscia di Gramsci: Il vecchio mondo è morto. Il nuovo è di là da venire ed è in questo chiaro-scuro che sorgono i mostri. Il mostro fascista, nato dalle viscere della modernità occidentale. Da qui la mia domanda: che cosa offrire ai Bianchi in cambio del loro declino e delle guerre che questo annuncia? Una sola risposta: la pace. Un solo mezzo: l'amore rivoluzionario! In questo testo folgorante, Houria Bouteldja fa una critica minuziosa alla storia. Dal punto di vista dell'indigena, ci invita a guardare con altri occhi il patto repubblicano, la Shoah, la creazione di Israele, il femminismo e il destino dell'immigrazione in Occidente. Spazzando via le certezze e la buona coscienza della sinistra, è da Baldwin, Malcom X e Genet che attinge le parole per ripensare i nostri rapporti politici. Alle grandi narrazioni razziste dei nuovi fascismi, oppone un potente antidoto: una politica di pace che disegna i contorni di un """"noi"""" decoloniale, il """"noi dell'amore rivoluzionario""""." -
Qualcuno dice «no!»
Questo libro si colloca fra la storia e la psicologia sociale, fra la saggistica di ricerca culturale e la narrativa. La prima parte è un'antologia di vicende biografiche relative a personaggi che, a rischio della vita, hanno disobbedito a ordini criminosi ricevuti dalle autorità istituzionali per seguire il proprio codice etico. Si tratta per lo più di ""eroi"""" noti ai soli addetti ai lavori (Silas Soule, Anton Schmid, Hugh Thompson, Irena Sendler e Giorgio Perlasca, assieme ad altri). L'indagine storica spazia dalla guerra d'indipendenza americana all'Olocausto e alla guerra del Vietnam. La seconda parte è volta alla ricerca dei fattori che condizionano il comportamento di obbedienza cieca e quello di eroica insubordinazione all'autorità, muovendo dalle prime osservazioni di Stanley Milgram e dalla teoria di Hannah Arendt sulla banalità del male. Vengono così passati in rassegna i contributi forniti da diverse discipline (psicologia sociale, psichiatria, neuropsicologia, teologia, filosofia) alla comprensione del """"bene"""" e del """"male"""" quali caratteri del comportamento umano. Prefazione di Claudio Betti."" -
Funamboli sulla strada. L'infanzia che resiste a Città del Guatemala
Città del Guatemala. Venti giovani raccontano in prima persona la loro vita in strada e l'ostinata lotta per uscirne. Rifiutati dalle famiglie, o in fuga dalla violenza che li minaccia tra le mura di casa, si trovano in tenerissima età a fare i conti con il freddo, con lo sguardo ostile della gente e con una libertà difficile da gestire. Storie di droga, agguati, stupri, omicidi. Ma anche di amicizia, orgoglio, speranza per un futuro luminoso e per un mondo diverso. Cambiare vita è un'impresa quasi impossibile: i giovani di strada camminano in equilibrio su una fune, sono protagonisti di un continuo cadere e rialzarsi. Dipendenza, mancanza di autostima e solitudine tornano ad afferrare anche il più abile dei funamboli. L'unica soluzione è fare fronte comune, organizzandosi nel Movimento dei Giovani di Strada del Guatemala (Mojoca), di cui fanno parte i protagonisti di questo libro. A raccogliere le testimonianze è un educatore della provincia milanese, che nell'ambito di un viaggio intorno al mondo durato due anni ha trascorso alcuni mesi con i giovani del Mojoca. Brevi racconti della sua esperienza nel Guatemala accompagnano il lettore nel contesto e introducono i personaggi. -
Mai. L'ergastolo nella vita quotidiana
"L'assenza di un fine pena certo può essere considerato il primo basilare dispositivo su cui si fonda l'istituto dell'ergastolo, ed è questa durata infinita della pena che la rende specifica nella sua quotidiana esecuzione. Si potrebbe dire che se con la pena di morte lo Stato toglie la vita a una persona, con l'ergastolo se la prende"""". Così Nicola Valentino introduce alla lettura di questo libro nel quale Annino Mele racconta l'esperienza quotidiana del carcere, vissuta da un uomo il cui fine pena è fissato al 99/99/9999. Mai. Una narrazione che svela senza reticenze il falso mito della funzione rieducatrice del carcere e quello della presunta virtualità dell'ergastolo nel sistema penale e giudiziario attuale. Come se questa pena non fosse realmente scontata dagli ergastolani. Un libro che descrive i dispositivi del carcere, le sue banali violenze quotidiane (che si possono tradurre in un dispetto o in un suicidio), i suoi misteri irrisolti (come l'epidemia di febbre Q nel carcere del Bassone e le voci che sotto a quelle fondamenta sia stata sepolta la diossina di Seveso). L'interrogativo che questo libro vuole porre è se non sia giunto il momento di abolire la pena dell'ergastolo." -
Le istituzioni dell'agonia. Ergastolo e pena di morte
Nel mondo, una parte dell'umanità vive una condizione di agonia, non a causa di una malattia terminale, ma perché viene ridotta in agonia attraverso due istituti dei sistemi penali che sono la pena di morte e l'ergastolo. Di queste pene capitali è qui delineata la sostanziale similitudine, attraversando le esperienze delle persone nei bracci della morte e di quelle condannate ""fino alla morte del reo"""". Le 1677 persone attualmente all'ergastolo in Italia costituiscono una presenza luttuosa per quelle porzioni di società che non vogliono che una persona possa essere condannata fino alla morte. Vestire il lutto per l'esistenza di una morte sociale da pena capitale può costituire un modo per rendere palese ciò che viene celato istituzionalmente e culturalmente giustificato attraverso la mostrificazione dei condannati. È sollecitato anche uno spostamento lessicale rispetto all'uso di parole che celano la crudezza della condizione. Solo l'abolizione dell'ergastolo e l'attestarsi del sistema penale sulle pene temporali che già esistono può rimettere in gioco parole abusate come il termine speranza. La sua simbologia può avere senso solo se è scritta in sentenza una data di fine pena."" -
Il richiamo della piangente. Le Terre Libere
Micah è cresciuto con l'idea che i Signori degli spettri siano malvagi. Quando il dono si risveglia in lui, si trova in bilico tra la luce e l'ombra, a causa di una natura che non riesce a comprendere né ad accettare. In un clima di tensioni tra i diversi popoli che abitano le Terre Libere, accecati dalle superstizioni e dalla crescente intolleranza, il risveglio di un antagonista ritenuto sconfitto lo costringe a schierarsi. Il percorso che intraprende, insieme a giovani di altri popoli, è costellato di eventi e segreti che mettono in dubbio fiducia e lealtà. Larissa e Leanne, amiche d'infanzia di Runendan, la dimora dei maghi, incaricate di svolgere differenti missioni, si lanciano in una corsa contro il tempo per proteggere le Terre Libere e il loro ordine dalle minacce incombenti. Le loro scelte, e quelle dei loro improbabili compagni di viaggio, hanno il potere di ristabilire l'equilibrio quanto di distruggerlo. In fondo, è solo una questione di prospettiva. -
Le nuvole
"Il treno delle nuvole è un posto dove far correre i pensieri senza imbrigliarli troppo, io ogni tanto lo prendo per scrivere delle storie, giocare con le parole senza paura di essere scoperto, e magari inventare qualche finale rassicurante per fare pace col mondo. Una delle cose che dicono spesso di noi matti è che abbiamo la testa tra le nuvole. Così quando vidi comparire Matt e Stig sul mio treno non fui particolarmente sorpreso. Questo genere di viaggi dispensa solitamente parecchia inquietudine, ma se c'è una cosa che si può dire con certezza è che noi il prezzo del biglietto lo paghiamo, eccome. Perché ci portiamo sempre dietro un pezzo mancante, chi la voce, chi l'udito, chi un sogno, ed è questa mancanza a rendere imperdonabili le nostre emozioni"""". Poiché l'imprevisto può trasformare chiunque in un """"diverso"""", Matt e Stig, accomunati da diverse disabilità, ci parlano di noi. Una storia scritta sul treno delle nuvole per aiutarci a cogliere la sociogenesi della """"malattia mentale"""" e riflettere sulla risposta sociale alla diversità. Introduzione di Nando Tonon." -
Spirito libero
Quando un figlio si toglie la vita, la lunga elaborazione del lutto passa attraverso fasi diverse che permettono la lenta risalita. Ricostruire i momenti salienti della relazione, nell'ordinaria vita della famiglia, può aiutare in questo percorso. I ricordi e le riflessioni sono qui proposti su più registri simultanei. Quello di Fabio, attraverso i suoi appunti ritrovati. Quello della madre, alle prese con una situazione nuova e difficile da gestire perché sconosciuta. Quello della terapeuta, che affronta il suo arduo compito con slancio empatico. Come scrive Michela Carmignani nella prefazione: ""È un libro che riguarda tutti, perché ci ricorda di aprire cuore e orecchie, di essere recettivi e attenti alle richieste di aiuto dei tanti giovani fragili e vulnerabili di questa nostra epoca, dove spesso l'ascolto e l'apertura verso l'altro vengono meno""""."" -
Gramsci e il Risorgimento
L'analisi gramsciana va alla ricerca dei diversi fattori che hanno contribuito, tutti insieme, a determinare, nella seconda metà dell'Ottocento, il Risorgimento italiano come ""un processo storico complesso e contraddittorio, che risulta integrale in tutti i suoi elementi antitetici"""". Gramsci riconosce, nel cosiddetto """"potere d'attrazione"""" dei moderati sui democratici, un'accorta """"egemonia"""", per la quale muove critiche al Partito d'Azione per non avere saputo opporre, all'omogeneità spontanea dei gruppi moderati, l'organizzazione di un grande movimento popolare di massa. La soluzione nazionale unitaria avrebbe realizzato, secondo la visione gramsciana, un'iniziale promozione e modernizzazione del paese, ma avrebbe portato alla deteriore prassi del """"trasformismo"""" in termini di metodologia procedurale per conservare nel tempo, il più a lungo possibile, il potere delle classi borghesi moderate. L'unità nazionale, inoltre, non risolve la """"questione meridionale"""", che resterà """"uno squilibrio e una contraddizione che erano nati dall'incapacità delle forze dirigenti risorgimentali di affrontare e risolvere la questione contadina""""."" -
Primavera 180. Le lotte e le esperienze psichiatriche alternative in Campania nella stampa quotidiana
Dal 1965 al 1984, la Campania è stata un punto cruciale nel dibattito nazionale sulla follia e la salute mentale. Con i suoi sei manicomi, di cui tre ospedali psichiatrici giudiziari, essa costituiva una vera e propria ""industria della follia"""" di dimensioni gigantesche. In quegli anni, gli esperimenti di innovazione psichiatrica sono stati molti, diffusi, ben divulgati al pubblico. Questo libro ricapitola questa breve primavera, dando voce agli psichiatri che l'hanno fatta, ai giornalisti che l'hanno accompagnata e raccontata, all'opinione pubblica, ai sindacati, ai partiti. In questa storia corale, Sergio Piro vi compare nella doppia veste di psichiatra e di pubblicista. Se a un certo punto - dopo l'approvazione della 180 e una legge regionale che sembrava dare ascolto alle nuove esperienze -, si è tornati indietro è stato per scelta, la scelta di non investire sulla prevenzione, sulla cura diffusa della salute, sul benessere dei cittadini meno agiati e soprattutto di non investire in pratiche di cura non gestibili in un'ottica puramente aziendale e medica. Prefazione di Francesco Piro."" -
La tenacia e il destino. Storia di una donna che non si arrende
Questo libro propone un testo autobiografico a carattere diaristico scritto dall'autrice per prendersi cura di sé, in un momento difficile del suo cammino. L'esperienza di una donna due volte orfana che costruisce il suo percorso di vita, affrontando strada facendo gli ostacoli che si frappongono alla piena realizzazione del suo destino. Un'occasione per riflettere su quanto sia fragile la vita, sempre in bilico sulle corde del caso e delle nostre scelte. Ma anche un invito a guardare con attenzione alle dinamiche sociali - qui sono richiamate quelle della metà degli anni sessanta nella provincia piemontese - e alle risorse a cui ciascuno può attingere per mettere un po' di ""ordine dentro di sé"""". La scrittura è corredata da brevi brani poetici e alcuni disegni tracciati dall'autrice."" -
2113 RM. Storia di due operatrici di call center
2113 RM è il numero di matricola di Serena Gentili, il codice che contrassegna il suo badge in Almaviva Contact. Prima di essere un numero, Serena è una persona, una donna con alle spalle un matrimonio fallito, madre di una vivace adolescente. Sul posto di lavoro vive il dramma dell'apertura di una procedura di licenziamento collettivo. Determinata e ironica, si batterà per i principi in cui crede. Non piegherà la testa tollerando la riduzione di salario e il controllo ad personam. Incorrerà in un inevitabile licenziamento, con l'intento di preservare la propria dignità, per costruire un domani migliore per le nuove generazioni. Contemporaneamente, dall'altra parte dell'Adriatico, a Tirana, la ventenne Jetmira associa l'assunzione al call center Albacall all'idea di libertà da un patriarcato secolare. Spostarsi dalla campagna per andare a lavorare in città, significa per lei emanciparsi, vivere ""all'occidentale"""". Serena e Jetmira attraversano fasi di età diverse, provengono da culture differenti, ma subiscono entrambe la discriminazione dell'essere donne. Le due protagoniste sono inconsapevolmente le opposte facce della stessa medaglia: quella della delocalizzazione del lavoro."" -
Il mito dell'identità. Apologia della dissociazione
Questo libro propone una lettura non patologica della dissociazione identitaria, che viene presentata da molte angolazioni disciplinari come un comportamento universale e ordinario. Patrick Boumard colloca in questa prospettiva generale e con un taglio micro-sociologico l'analisi dell'esperienza pedagogica.?Insegnanti ed educatori si trovano molto spesso di fronte a comportamenti di allievi che potrebbero dirsi ""dissociati"""" (distrazione, chiacchiericcio, ecc) ma che non presentano alcuna patologia. Rifiutando di racchiuderli nelle etichette della """"devianza"""", Boumard mostra come queste pratiche siano al contrario strategie di sopravvivenza o vere e proprie risorse. Georges Lapassade propone uno sguardo antropologico sulla dissociazione e illustra, discutendo molte pratiche sciamaniche, la loro analogia con le fenomenologie dissociative degli Stati Modificati di Coscienza messi in luce da Mesmer e Puységur nel XVIII secolo. Michel Lobrot infine propone una teoria della coscienza in termini psicologici e argomenta la tesi secondo cui la dissociazione psicologica, ben lungi dall'essere un fenomeno straordinario, è il regime normale della nostra vita psichica, il nostro pane quotidiano."" -
Poco mossi gli altri mari
Questo libro propone le storie intrecciate di figure che si vogliono mantenere umane, pur nell'attuale disumanizzante contesto sociale. Nostalgici della cultura hippie, richiedenti asilo, ragazzi down e zingari, incontrandosi lungo le strade della capitale, costituiscono una comunità che appare straordinariamente ricca, come dovrebbe essere la normalità delle relazioni umane, dove prevalgono la valorizzazione delle differenze e l'empatia. Una comunità paradossale che si confronta con le tempeste della vita, tenendo in conto la sofferenza e la morte, attraversandole con la leggerezza e la semplicità proprie di altri tempi e di un'altra umanità possibile. Una narrazione idealmente dedicata ""agli anticonformisti, ai ribelli, a quelli che non amano le regole, a chi è abbastanza folle da pensare di poter mutare il mondo""""."" -
La resistenza. Nella poesia nera femminile brasiliana contemporanea
Il ""razzismo alla brasiliana"""" è un fenomeno di pregiudizio strutturato nei confronti degli afrodiscendenti che popolano il Brasile, provocato dagli influssi dell'antico schiavismo sull'attuale economia capitalista dipendente. In questo contesto, le donne nere si vedono vittime di un doppio pregiudizio, etnico e di genere, che le opprime cumulativamente e le relega alla base della piramide sociale: se, a partire dagli anni settanta del Novecento, prendono piede i movimenti afrobrasiliano e femminista, le donne nere non riescono a beneficiare dei passi avanti effettuati né dalla minoranza femminile, all'interno della quale sono vittime di razzismo, né da quella nera, in cui sono comunque declassificate perché donne. Gli avvicendamenti sociali si riflettono nelle produzioni culturali, come la letteratura. Si fa allora urgente la necessità di esplicitare un genere letterario che sia espressivamente afrobrasiliano e femminile, per praticare la resistenza sociale, culturale e politica della donna nera brasiliana: il mezzo che si dimostrerà più adatto a tale scopo comunicativo sarà la poesia."" -
Il male dell'ergastolano. Ovvero il tarlo della morte
L'ergastolo è sentito da chi lo sconta come una condanna a morte, perciò l'uscita dal carcere resta un miraggio durante i lunghi anni di detenzione. Ma quando, per la decisione discrezionale di un giudice, si muovono i primi passi fuori dalle mura, ci si accorge subito che niente è come lo si era immaginato o desiderato. Anche una cosa di poco conto, una delusione, una promessa disattesa, può evocare l'ombra della morte. Ci si affaccia a un mondo che non si conosce più e da cui non si è riconosciuti. Elaborare questo passaggio diventa allora indispensabile per non perdersi. Da qui l'urgenza di raccontare le esperienze, proprie e di altri, per mettere a fuoco quel momento delicatissimo in cui il detenuto si trova rigettato nel mondo senza alcuna preparazione per ciò? che lo attende. La corazza che lo aveva protetto per molti anni può allora incrinarsi. E la soglia del passaggio dal carcere all'esterno può? rivelarsi un momento di dolore. -
Spazi migranti. Un'etnografia della Piana del Sele
Un'etnografia delle migrazioni, condotta sul campo, che consente di interpretare un momento critico dell'attuale società italiana. Un'analisi delle potenzialità e dei limiti espressi nella trasformazione urbana, a partire dalle parole contenute nelle biografie e dai gesti compiuti dai corpi migranti. L'esame dello spazio, inteso come prodotto sociale, fa emergere le trasformazioni di parti della città che assumono le caratteristiche del ghetto; uno spazio di stagnazione delle traiettorie di vita nel quale il migrante si vede negato - incorporato ed escluso al tempo stesso - nella società che avrebbe dovuto accoglierlo, dopo che egli ha attraversato i deserti e i mari, rischiando la vita, per raggiungerla. La precarietà degli alloggi, la loro vulnerabilità agli sgomberi forzati, e le caratteristiche del lavoro migrante sono analizzate raccogliendo l'oralità dei migranti e valorizzando il loro sapere sociale. Ricostruendo i rapporti tra le strutture dello spazio sociale e quelle dello spazio fisico si evidenzia il rapporto tra dominanti e dominati, lo stato d'eccezione permanente, dovuto a fattori legislativi, economici e relazionali, in cui si cerca di relegare questi ultimi.