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Gli effetti invisibili del nuoto
Al misero corpo dell'uomo accade di consumarsi con il fuoco, e di essere mangiato dalla terra. L'acqua lo lascia vivo, sì, ma lo trasforma. -
Calcoli e fandonie
«Queste prose brevissime hanno l'aria di echi da un altro mondo, captati per caso da un radiotelescopio, che ci parlano di antimateria, eventi tra veglie e sonno, meriti delle civiltà delle macchine e segni ineffabili» - Vanni Santoni, la Letturarn«La matematica, la geometria, l'algebra, le macchine eccetera sono state e sono per Sinisgalli una continua, lucida e insieme un po' febbrile metafora (...). In Calcoli e fandonie attraverso diciotto capitoli ripartiti in capoversi brevi e spesso brevissimi, con quel tipico genio sinisgalliano di fondere la precisione tecnica o paratecnica (le applicazioni, le distorsioni segnano i suoi punti più felici) e lo sfumato, lo scrittore costruisce una frammentaria e come distratta poetica, che è in fondo quella ""poetica dei minimi"""", del """"millesimo di millimetro"""", delle infinitesime percezioni slargate a norma fulminea dell'Essere e del Mondo.» (Giuliano Gramigna)"" -
Vicolo dell'acciaio
I personaggi di questa storia li riconosci subito da dove vengono e che vita fanno, perché prendono il nome dalle strade che abitano – via Calabria o via Umbria, via Polibio o via Maturi – o dalla posizione che occupano rispetto all’altoforno; i prima linea, ad esempio, che finito il turno li trovi addossati al muro del bar di mest’Arture, con in mano una birra dopo l’altra. Perché “Vicolo dell’acciaio” è la storia di Taranto e del suo appartamento più grande, l’Ilva. E se anche gli altri abitanti ne hanno chiesto lo sfratto, «dal suo domicilio, un centomila vani e accessori, il siderurgico se ne sbatte del divieto di immissioni, del divieto di atti di emulazione e di tutte le regole condominiali possibili e immaginabili». Cosimo Argentina con la sua scrittura tra il dialetto tarantino e una lingua coltissima ci racconta che ancora si muore di lavoro, la fatica di stare al mondo, l’ineluttabilità dei destini, come fosse un lamento ma anche un grido di rabbia. -
Taccuino industriale. Reportages 1945-1980
Gli scritti di Mario Pomilio che vengono qui raccolti comprendono un arco temporale che va dal secondo dopoguerra all'inizio degli anni '80. è dunque evidente che la prosa di queto autore, osservatore attentissimo del sentimento sociale e culturale del suo paese, ci restituisce il ritratto di un'Italia che si accinge a cambiare, tutta tesa al progresso che sta arrivando, pronta a emanciparsi e a godere del boom economico che tutti esalta. Eppure non possono nascondersi agli occhi di Pomilio gli squarci che il paese ancora subisce senza opporre resistenza; quel Mezzogiorno che non ce la fa, quei terremoti che mettono in ginocchio. -
Nome non ha. Cercando la Sibilla
Tre giovani donne partono per un viaggio: lasciano la città per capire chi sono e per dimenticare, almeno per un po’, amori, delusioni e problemi familiari. Quando la vecchia auto le tradisce, si ritrovano in un piccolo borgo al confine tra Umbria e Marche. Per fortuna incontrano Viola che le ospiterà per la notte e che permetterà loro, durante una cena ristoratrice, di ascoltare i racconti dei tanti amici che in quella casa in mezzo ai boschi passano abitualmente per una chiacchiera e un amaro. La ricerca della Sibilla condurrà il lettore alla scoperta dei luoghi abitati dalle sue storie e permetterà di conoscere meglio il territorio dei Monti Sibillini sia nella sua dimensione mitica che nella realtà attuale. -
Una città per Proust. Alla recherche di Torino
Nella ""Recherche"""" solo una volta si cita Torino, il treno del Narratore vi passa di ritorno da Venezia. Un flebile indizio per una narrazione in sette tempi: Il primo impatto con Torino, l’apparizione di figure (da Getto a Bobbio, da Leone Ginzburg a Giovanni Giolitti) e di altro ancora (come gli alberi) che riconducono a Proust-Narratore; La prima Combray del Piemonte: nella Biella di Guglielmo Alberti e Giacomo Debenedetti, La seconda Combray: Aglié (Proust e Gozzano), Gli scrittori piemontesi proustiani e no (da Pavese a Fenoglio, da Lalla Romano a Mario Soldati), I critici piemontesi (da Ferdinando Neri a Trompeo, da Luigi Foscolo Benedetto a Cajumi), proustiani e no, La petite phrase (e altre note): gli spartiti “torinesi” di Proust, Una promenade torinese di Proust, di assonanza e dissonanza rispetto a Parigi."" -
Canzonette stradaiole
«Antonio Veneziani è il rarissimo caso di uno spirito lirico sopravvissuto a tutti i disincanti del tempo collettivo e dell'esistenza individuale. Pur avendo letto tutti i libri, non ha mai fatto solidificare la sua lingua in una sapienza, preferendo tenerla viva, disposta all'urto dei desideri e delle emozioni. È Sandro Penna in un bagno di acido». (Emanuele Trevi) -
Ho amato anche la terra
Per Livia la felicità non è un approdo, un rifugio dove stare, ma un affaccio sull'abisso; lo è da quando, bambina, ha visto i suoi desideri e le sue domande cambiare forma a contatto con il mondo, trasformarsi in coltellate. ""Ho amato anche la terra"""" è la storia struggente di una donna che si inabissa e riemerge, che affonda i propri desideri, che mette distanze per non farsi attraversare, che inganna per non incontrare la verità. Solo quando crederà di aver perso tutto e soprattutto l'amore, sceglierà di ricominciare e di affrontare il suo vero nemico: Corpo, che è la casa del suo cuore, il custode di tutti i segreti e la mappa delle sue cicatrici.Proposto da Raffaele Nigro al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:rn«Seguo da tempo l’esperienza narrativa di Maura Chiulli, una delle voci più interessanti dell’Abruzzo, una regione che ci ha mostrato con la Di Pietrantonio come sia fondamentale nella nostra letteratura ascoltare l’espressione creativa della provincia. E suggerisco con convinzione la lettura di questo romanzo – monologo venato di poesia, costruito sullo struggente conflitto tra la voce narrante e il proprio corpo. Due soggetti che non riescono a trovare un punto d’incontro tra loro e che danno luogo in questa dissonanza a un dramma espressionistico di grande attualità.rnAllargarsi al punto vita è un disastro, in un tempo in cui tutti sognano di essere magri, e vedersi crescere la pancia, il petto e le cosce è insopportabile. Questo è il dramma dei drammi nel tempo in cui viviamo, abitato da creature efebiche e smagrite, da indossatrici filiformi e Maura Chiulli sa dare voce al corpo deformato della sua protagonista. Originaria di Pescara come l’autrice di questo romanzo, quarantacinque anni, l’io narrante di Ho amato anche la terra desidera sparire, perché vorrebbe essere amata ma si sente al contrario solo un corpo pesante e inguardabile che tutti rifiutano. Così quando il gruppo nel quale si ritrova a trascorrere momenti di allegria la bolla con sgraziato divertimento come “porco”, un gioco anche banale si trasforma in dramma. Il compagno, Marco si è allontanato proprio perché è disgustato dai chili di troppo che la compagna sparge nel letto e persino Martina, l’amica del cuore, non può fare a meno di ridere quando sono davanti allo specchio. Così lei si ritrova afflitta da profonda solitudine nella sua casa rifugio e prigione di Centocelle, a Roma, dove è venuta ad abitare dopo la laurea in Economia e nella piccola banca di periferia dove ha trovato lavoro. La lotta di questa donna si scatena dunque contro il proprio corpo, con il quale non riesce a trovare un punto di accordo. Eppure c’è stato un tempo, in età adolescenziale, quando quel corpo ha seguito docilmente il desiderio di chi lo possedeva, si è assoggettato a dimagrire e a darle conforto. Allora anche mamma e papà si sono mostrati più dolci con lei, hanno mostrato di sentirsi fieri e felici per la sua presenza. Poi quel momento di magia è tramontato, man mano che... -
La mia amica scavezzacollo
Si apre con un colpo di fulmine sui Navigli di Milano questo ironico e commovente romanzo di Micol Arianna Beltramini, tra la consegna di una traduzione e un passito in Vineria. Se non fosse per la differenza di età sarebbe una storia facile e bellissima: una passeggiata fino al parco, lunghe chiacchierate, cenette in ristorantini caratteristici. Ma Patatina – questo il suo soprannome – tra vecchi amori che ritornano, almeno nei ricordi, e fughe inaspettate rischia di mettere in pericolo un fidanzamento che sembrava perfetto. E allora potrebbe non essere sufficiente la promessa di una gita al mare per salvare questo amore burrascoso, perché Patatina ha più di ottant’anni, una casa sprangata dalla ASL, un fratello lontano lontano che una volta un asino ha salvato dai fassisti. Questa è la storia di un’amicizia strana e complicata, di una ragazza con il sorriso a forma di cuore che della sua amica non aveva capito quasi niente ma poi si è presa la responsabilità di non guardare altrove. -
Notte
Monterosso è un paese di provincia come tanti: la scuola, l’edicola, il bar che raduna disoccupati e pensionati, un negozio di alimentari che da quando ha aperto il supermercato fa un po’ fatica a resistere, bande di ragazzini e una chiesa dove non entra più nessuno. Inviato dal vescovo a verificare la gestione della parrocchia, don Filippo cercherà di non ascoltare le allusioni su don Paolo che tutti in paese velatamente gli sottopongono: sussurri, chiacchiericcio, lettere anonime. Solo Rosa Borghi, dopo l’incidente che ha quasi ucciso suo figlio – o è stato un tentato suicidio? –, accusa apertamente il giovane parroco di traffici e manipolazioni. Ma la verità è esigente e non conosce compromessi: lo sa bene don Filippo, dopo una vita trascorsa a difendersi dalle maldicenze che hanno investito pure lui sin dal primo incarico. E quando un incendio in paese consente a don Paolo di riabilitarsi agli occhi della comunità, non basterà il coraggio di guardare per porre fine alla violenza che si cela dietro le pareti. “Notte”, già finalista alla XXVII edizione del Premio Italo Calvino, conferma il talento di Elisabetta Pierini per la narrazione della ferocia della provincia e per lo scandaglio dell’animo umano quando si interroga sulla verità e sulla giustizia, quando si pone al cospetto della possibilità di agire contro il male. -
Melusina. Ediz. a colori
Quando Alice raggiunge Nostra Signora della Foresta – o Santuario, o Isola Stella, come la chiamano gli abitanti di quelle parti – per salutare le ceneri di sua nonna Marie-Ange che non ha mai conosciuto, sarà Emma a raccontarle tutta la storia. Quella del suo arrivo dalla Francia negli anni Settanta per fondare una comune di donne. Quella delle Luci del Nord, unite nel sogno, nell'utopia, nel desiderio di trasformazione. Quella di sua madre Agnès, che giovanissima si è allontanata per cercare una strada diversa. Ascolta, Alice, e le sembra di ricordare o intuire ciò che è accaduto, finché, con un salto, un tuffo, anche lei entra nella storia. ""Melusina"""" è una fiaba contemporanea e antichissima, azzurra come acqua e traslucida come alabastro, custodita tra costellazioni e abissi. Illustrazioni di Elisa Seitzinger."" -
Il vecchio gioco di esistere
“Nel ricordo di Augusto Frassineti, Giorgio Manganelli arriva a definirlo “delibatore di parole”. Questo è stato, soprattutto, Manganelli. E la conferma arriva da questi squisiti “Obituaries”, un genere – giornalistico e letterario – che impone asciuttezza, intelligenza, deferenza, rispetto ma anche una sana consapevolezza di sé. Manganelli, in questi veloci ritratti “in morte di”, non cessa di essere “il Manga”. Ma non se ne compiace: dà, a ciascuno dei suoi protagonisti, quel che spetta. Eccellenze e miserie, debolezze e vertigini. Da Borges a Eliade (“camminatore di labirinti”), da Melotti a Novelli: una rassegna di umani e umanità, all’insegna della verità della letteratura. E delle parole: da delibare, in silenziosa ammirazione.” (Stefano Salis) -
L'oro è giallo
La protagonista di questo romanzo si sveglia spesso di notte per fare pipì, ha il terrore dei bagni pubblici, teme di non riuscire a trattenerla quando è in viaggio e sempre, sempre, rintraccia minzioni rappresentate ovunque, nelle pinacoteche come nelle riviste d’arte contemporanea o al cinema. Al pari degli Inuit, poi, crede che la vescica sia la sede della sua anima. Ed è proprio lì, infatti, che individuerà le ragioni di una felicità trattenuta, di un piacere sospeso. Irriverente e contemporanea, la storia qui raccontata – intervallata da digressioni in cui l’autrice ci diverte con un florilegio di scenari in cui la vescica è protagonista, anche se spesso non ce ne accorgiamo – è un inno alla liberazione, nelle relazioni sociali come nel rapporto con il proprio corpo. -
Am@re duepuntozero
La stessa storia disegnata da lui e da lei, ognuno mantenendo il proprio stile, il proprio punto di vista, maschile e femminile. La trama è semplice: due giovani si conoscono quasi per caso, si raccontano su un social network, si piacciono, si incontrano, si innamorano. I veri protagonisti sono le emozioni e le diverse visioni dell'amore, gli occhi di lui e quelli di lei si incrociano nel gioco di sguardi che è l'innamoramento, ma rimangono distinti e descrivono i due mondi, Marte e Venere. Non un semplice scritto a quattro mani, ma due romanzi che partendo dagli antipodi terminano con l'ultima pagina uno di fronte all'altro. ""Am@re duepuntozero"""" nasce da un concorso (""""Due romanzi per una storia"""") ideato da Ananke lab. In questo caso, coprotagonisti all'interno del romanzo, sono i Re-Beat, gruppo di giovani musicisti che riporta in voga il leggendario sound degli anni '60 riproponendo i mitici brani che hanno caratterizzato la beat generation. In occasione della pubblicazione del libro i Re-Beat ne hanno realizzato la colonna sonora, un brano da titolo Venere e Marte, che si può trovare tra le pagine del romanzo."" -
Lo scacco del barbiere
Marco Caddi racconta le vicende di un piccolo paese, in una dimensione surreale, ma al contempo fatta di gesti quotidiani e antiche consuetudini dal sapore malinconico. Una partita a scacchi, che diventa metafora della vita, fa da sfondo a personaggi stravaganti e alle loro storie, mai del tutto vere, in una straordinaria circolarità. Un romanzo che è anche un racconto fantastico, dall'atmosfera farsesca e dall'ironia arguta, per sorridere di fronte allo spaesamento di un mondo che corre verso il progresso, e fermarsi al cospetto di valori passati da riconquistare. -
Il colore delle donne
Perché il colore delle donne non è soltanto il rosa! Dieci storie di donne, dell'universo femminile e delle sue molteplici sfumature. Dieci storie dal tono pungente, sarcastico, irriverente, in cui le protagoniste si svelano, si rivelano, si specchiano. Ognuna per se stessa, ma tutte accomunate dalla voglia di distanziarsi dai luoghi comuni, da rimanere fuori dagli schemi. Donne che amano l'uomo sbagliato, donne che amano le donne, che tra loro si confessano, che desiderano respirare a pieni polmoni l'aria fresca della loro giovinezza e mettere in scacco la banalità del quotidiano. Donne che cadono per rialzarsi più forti di prima, che temono di invecchiare, oppure che si scoprono sempre libere, leggere, coraggiose e consapevoli di sé. Questa raccolta è frutto della prima edizione dell'omonimo concorso letterario indetto da Ananke lab in occasione del Salone internazionale del libro 2014. -
La stanza dei dottori
Fotografati in una Milano degli anni Novanta, che forse non c'è più, un giovane praticante di uno studio legale, una ragazza e il suo desiderio di vendetta sono i protagonisti di questo legal thriller dal tono pungente e vivace. -
Il cinghiale giapponese
"Gamba nuda e pelosa, con maglietta Fruit bianca oversize. Seguono barba sfatta, occhi incastonati di cispe, cristallo di bava essiccato sul mento, calzino grigio-cane-quando-scappa calato e mezzo sfilato. Solo uno. L'altro in mano."""" Può una donna indipendente e impermeabile ai sentimenti innamorarsi perdutamente di un cinghiale giapponese? È quello che capita a Lisa. Un incontro casuale che sconvolge la sua vita, catapultandola in un mondo dove rivivono le donne angelicate di Dante, dove si scrivono lettere intrise di sentimento destinate a non essere mai spedite, dove la scomparsa improvvisa di un uomo appena conosciuto innesca un'indagine, reale e al contempo introspettiva, che le dà modo di scoprire che può ancora """"innamorarsi senza necessariamente passare da Dante e Beatrice""""." -
Il Mahabharata cinematografico di Peter Brook
Nel 1985 ad Avignone, di fronte a un pubblico curioso ma certamente impreparato a quello che sta per vedere, un ragazzino incontra un vecchio poeta. È l'apertura de ""Le Mahabharata"""" di Peter Brook: uno spettacolo che ha fatto storia. Per tutti coloro che sono venuti dopo, che non hanno potuto esserci mentre il teatro voltava pagina, è arrivata la versione filmica di quel colossale progetto, un'opera altrettanto unica. La portata dell'operazione culturale di Brook è ormai universalmente riconosciuta eppure il panorama bibliografico al riguardo è piuttosto limitato. Mentre da un lato non sono mancati ripetuti contatti del regista e del suo sceneggiatore con gli studiosi, basti nominare Madeleine Biardeau e Georges Dumézil, dall'altro sembra ancora non essere stata compiuta una valutazione di sintesi dal punto di vista indologico. Questa è la lacuna che si prova a colmare con il presente lavoro condotto su basi filologiche e con gli opportuni riferimenti al testo originale, grazie anche alle preziosissime testimonianze di alcuni protagonisti come Sotigui Kouyaté, Mallika Sarabhai e Jean-Claude Carrière."" -
Il gusto di farlo. Raccontarsi senza veli
Dodici storie di donne che si svelano e raccontano il loro modo personale di vivere il piacere. Davvero il colore della passione è soltanto il rosso? Le voci di questa raccolta rivendicano una tavolozza ben più ricca. La loro parola d'ordine è libertà: di sentirsi, di conoscersi, di piacersi, di dipingere il proprio ritratto al di là dei tabù sulla sessualità. Con ironia e irriverenza per esprimere il gusto di farlo, contro gli stereotipi, contro i pregiudizi, con la consapevolezza che sono la base culturale della violenza sulle donne. Conoscere il proprio corpo, crescere, dare, darsi e ricevere il piacere: chi osserva e immagina, chi si sente un pesce fuor d'acqua, chi si abbandona, nella convinzione che dall'essere innamorate di sé nasca la bellezza dell'incontro sessuale. Storie di donne tutte diverse, che vogliono parlare di ciò che non si chiede mai: e tu, di che colore lo fai? Questa raccolta è il frutto della seconda edizione del concorso letterario ""Il colore delle donne"""".""