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Lettere a Cioran
"Scrivere di Cioran non può che essere una confessione. Una confessione che Nicola non teme, come solo coloro che portano Cioran con sé ovunque, dentro di sé, sanno dichiarare. Che Cioran è per lui 'bussola' nel mare aperto delle parole, incantatrici come sirene, nella paura di cadere con tutte le parole. E non a caso sono i luoghi dove Cioran si concentra sulle parole quelli che - non più sirene, ma muse, finalmente - parlano a Nicola. E il paradosso - forse il fulcro di tutti i paradossi cioraniani perché è il suo manifestarsi in parole contro le parole - riguarda appunto la lingua: nessuna anatomia del verbo, che pure si fece carne - perché la Genesi si ode anche qui, dove apparentemente è più lontana (per lui il paradiso è il luogo in cui non si parla, l'universo prima del peccato, prima del commento) -, perché le parole di tale verbo sono il peccato, perché 'tutto ciò che non è diretto è nullo'."""" (Dalla prefazione di Mattia Luigi Pozzi)" -
L' occupazione del suolo
Un esorbitante affresco sul muro di un palazzo parigino, in cui appare sorridente dentro quindici metri di abito blu mentre offre un flacone di profumo, è tutto quel che rimane di Sylvie Fabre, bruciata nell'incendio della sua abitazione. A questa immagine pubblicitaria, minacciata dal rinnovamento edilizio e offesa dal sottostante degrado urbano, tornano con assiduità il marito e il figlio per mantenere viva la memoria della defunta. Una scommessa ostinata, condotta contro l'inevitabile crescere del piano di occupazione del suolo che finirà per cancellare le preziose vestigia ma non l'acribia dei due fedeli superstiti, installati nel nuovo monolocale appena sotto gli occhi di Sylvie e decisi a raschiarne la dura materia pur di aprirsi un'ultima breccia verso la moglie e la madre perduta. -
Racconti evangelici
"Bandinelli ha ritrovato in sé, con il sapore non dolciastro della verità, intesa evangelicamente, la musica necessaria a fronteggiare un'età venerabile facendo ancora ballare la vita nel parlottio della verità. [...] La Natività è incentrata sulle ansie di san Giuseppe, di Giuseppe innamorato della sua bambina, Maria, e stordito in fine sotto le stelle, tra i pastori, per effetto di un parto prodigioso non suo ma suo e universale. Il Messia è un re in incognito, un segnacolo di speranza umanitaria e politica, e la sua resurrezione è un trucco della storia sacra, il visibile di un vuoto per adorare l'invisibile divino. Non è una trovata letteraria, è speculazione evangelica se così si può dire, e tutto si può dire di quel bel libro in quattro parti o tre più una, selvaggio e misterioso, occidentale e orientale, che non sopporta parzialità e censure. Un'opera perfettamente riuscita è questa, lo si vede fin nella punteggiatura morale, nell'onestà dello spirito, per dir così, e nella bellezza del verso, che è sempre la caratura e la misura decisiva delle opere riuscite."""" (dalla prefazione di Giuliano Ferrara)" -
La tempesta di neve
"La tempesta di neve"""" non è solo il racconto di un viaggio notturno nella tormenta. Nel cuore gelido della tempesta, Tolstoj custodisce il ricordo di un giorno caldo di luglio e di un bambino che vede estrarre da uno stagno il corpo annegato di un contadino. Tolstoj ha così tanta cura di queste due narrazioni da cucirle con lo stesso sentimento. Non crea specchi, lega melodie. E il lettore inizia a sentire che gli oggetti, i suoni, i personaggi della mattina calda di luglio appartengono alla corsa dei cavalli e delle slitte nella neve, alle urla dei vetturini nella tempesta. Ma la morte porta via qualcosa a chi sopravvive, la tempesta cancella lo spazio attorno ai viaggiatori: senza un luogo nel quale riconoscersi l'uomo non ha identità. È la ricerca dell'identità il tema sotterraneo de """"La tempesta di neve"""". Tolstoj chiude con un canto: nella luce dell'alba, descrive con gioia i volti dei vetturini, che erano rimasti nascosti al narratore durante la notte. È il canto dell'identità, la chiusa di ogni scritto che sia vissuto come esperienza. Postfazione di Michele Toniolo." -
La tentazione di Bonhoeffer
Queste sono storie di lotta e di amore. Sono cinque movimenti: un padre che per salvare il figlio si annulla nella malattia, la fuga di Bonhoeffer a New York come una tentazione necessaria al martirio, una malattia che scopre all'improvviso la rinascita, una madre alla quale non resta che preparare i fiori per la tomba del figlio, un viaggio in Germania con il peso indicibile di una lettera. Sono incontri legati da una scrittura densa, che vuole far spazio solo alla parola necessaria, che sale all'essenziale, all'identità della storia che racconta. Sono cinque variazioni sul resistere e l'arrendersi, sull'orgoglio e la compassione. -
Tempo grande
In un grande studio televisivo romano, il conduttore Marco Apudruen e lo scrittore Gigi Insolera trasmettono in tempo reale immagini che arrivano da ogni parte del mondo sotto forma di servizi giornalistici. I due non potrebbero essere più diversi: freddo, ambizioso, dispotico il primo, sensibile e introverso il secondo. L'irrompere sulla scena di Marianna Estensi, un'affascinante fotoreporter, mette in crisi il loro sodalizio, innescando un crescendo di situazioni incandescenti e drammatiche in cui si riflettono le contraddizioni e i retroscena del mondo televisivo e il cinismo della ""società dello spettacolo"""". Fa da sfondo alla vicenda una Roma maestosa e svagata, capace di esaltare chi la vive oppure di schiacciarlo, mentre nei capitoli finali l'azione si trasferisce nel cratere di Ngorongoro, in Tanzania, dove un evento imprevedibile segnerà una svolta nella storia."" -
Il presente di Gramsci. Letteratura e ideologia oggi
Questa raccolta di saggi ha una semplice e diretta ambizione: dimostrare che anche in campo letterario il confronto con i testi di Antonio Gramsci non può limitarsi a una passiva pratica di richiamo bibliografico, ma deve dirigersi verso l'orizzonte della politica riscoprendo il nesso tra teoria e prassi. Nell'ambito sempre meno politico degli studi letterari, questa prospettiva ha un significato assai preciso: le traiettorie interpretative, le riflessioni sullo statuto della letteratura, il modo in cui una certa produzione viene letta e pensata, la discussione sui valori e sulle categorie - tutto ciò influenza e determina il campo culturale, produce visioni del mondo, abilita punti di vista che, inevitabilmente, si legano alle pratiche quotidiane e forniscono materia di azione politica. Il volume raccoglie i saggi di Mimmo Cangiano, Roberto Dainotto, Paolo Desogus, Gabriele Fichera, Guido Mattia Gallerani, Marco Gatto, Lorenzo Mari, Francesco Marola, Gian Luca Picconi, Antonio Tricomi. Con una postfazione di Mauro Pala. -
L' avvenire dei diritti di libertà
È il 1945 quando Piero Calamandrei decide di interrogarsi sul significato delle libertà. E lo fa con uno scritto destinato a introdurre la ripubblicazione di un libro dello storico ed ecclesiasticista Francesco Ruffini, dato alle stampe e circolato clandestinamente vent'anni prima. In quelle pagine, qui riproposte, il giurista toscano afferma che il liberalismo economico del XIX secolo fu uno strumento di cui la borghesia si servì per escludere tutti gli altri dal godimento delle libertà politiche. Non fu, dunque, garanzia di progresso sociale, ma privilegio, sfruttamento dei più poveri da parte dei più ricchi, in quanto era l'appartenenza a una determinata classe sociale ad assicurare la partecipazione attiva alla vita dello Stato. Poi sopraggiunse il fascismo e i diritti vissero il loro momento più buio. Solo quando nuove forze sociali riuscirono a emergere, si riconquistò anche la libertà perduta. Ma ci si convinse presto che la proclamazione delle libertà implicasse un'azione dello Stato volta a rimuovere gli «ostacoli di ordine economico e sociale» che si frapponevano di fatto al godimento dei diritti. Introduzione di Enzo Di Salvatore. -
La dormiente
Pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale tre ragazzi riscoprono Nevonia, una stazione sciistica fondata nel Ventennio sull'Appennino Centrale, e ora abbandonata. Un luogo affascinante, strano e misterioso, che i tre si ripromettono di far tornare ai fasti di prima della guerra. Ma dei tre ragazzi solo uno, l'imprenditore, è sopravvissuto, e non vuole arrendersi, convinto com'è che con l'innevamento artificiale tutto tornerà a girare per il verso giusto. Ma ancora una volta la rinascita di Nevonia si rivela una chimera. Sarà lo stravagante figlio dell'imprenditore a raccogliere per l'ultima volta il testimone, con un progetto grandioso e un'eccentrica squadra di fedelissimi. Fulcro dell'operazione è la distruzione di un ghiacciaio fossile, impresa scellerata che innesca un disastro ambientale di proporzioni inaudite. Pochi mesi dopo, una giovane donna, coinvolta nella vicenda suo malgrado, si interroga sui motivi del disastro: spetterà a lei risanare l'integrità violata della montagna e ristabilire l'equilibrio delle cose, giocando sull'incerto confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. -
Foucault con Lacan. La produzione discorsiva del soggetto
È ancora lecito oggi porre la questione della soggettività, e dei modi della sua produzione, al centro di un'analisi sull'etica e sulla politica? A fronte dell'iperspecializzazione tecnologica che investe i processi di costituzione del legame sociale, e nel pieno di una mutazione antropologica di portata globale che sempre più autorizza il decentramento attuale dall'umano alla macchina, c'è ancora posto per il soggetto e per il suo originario rapporto con il godimento e con il linguaggio? Raccogliendo la problematica eredità dello Strutturalismo, ma scongiurando al tempo stesso qualsiasi tentazione al ritorno trascendentale del soggetto fondatore e del suo idealismo implicito, Michel Foucault e Jacques Lacan indicano il tracciato possibile di una risposta affermativa. Possono i due pensatori dunque parlarsi dalla radicale alterità dei propri percorsi? Nella contrapposizione spesso ostinata che tuttora si ascrive ai due profili intellettuali è possibile esplorare l'ipotesi di una convergenza? La tesi di questo libro è che tale operazione si presenti come quanto mai opportuna. -
Different rhythms. Atti 8° convegno FKL sul paesaggio sonoro (Cagliari, 27-30 settembre 2017)
Il paesaggio sonoro contiene una gamma estremamente ampia di ritmi differenti, dati da suoni differenti, ritmi veloci, ritmi lenti, ritmi che accelerano, che rimangono costanti, ritmi irregolari, che rallentano, che scompaiono e riappaiono, che si sovrappongono gli uni agli altri. Anche un suono sentito una volta e poi mai più può suggerire l'idea o l'ipotesi di un ritmo, un evento che nella nostra vita ha separato un prima e un dopo, un qui e un là. Quali sono i ritmi che caratterizzano il nostro paesaggio sonoro, che lo hanno caratterizzato nel passato, e che lo caratterizzeranno nel futuro? In che modo tali ritmi si legano alla nostra vita, alla nostra memoria, all'immaginazione, alla conoscenza, alle emozioni? Quali sono gli spazi e i soggetti, gli elementi coinvolti nel darsi di particolari ritmi? Cosa possiamo capire dal manifestarsi di questi ritmi, che cosa ci insegnano, ne possiamo scoprire di nuovi? Quali musiche, quali immagini, quali architetture, quali comportamenti vengono condizionati dai ritmi del paesaggio sonoro? Quali forme del territorio e della città, dell'ambiente naturale e costruito, inducono e determinano a loro volta ritmi e durate nel paesaggio sonoro? Del ritmo, nei suoi molteplici e differenti aspetti, si è occupato il Forum Klanglandschaft (FKL) nel suo ottavo simposio internazionale intitolato ""Different rhythms"""", che si è tenuto a Cagliari nel settembre 2017. Questo volume, curato da Francesco Michi e Stefano Zorzanello, raccoglie alcuni degli interventi che sono stati presentati in quella occasione."" -
L' isola del silenzio
Non occorre spostarsi troppo per viaggiare molto. Sette miglia, appena, nelle acque verde azzurre del Golfo del Messico, a bordo di un traghetto che fa la spola tra il villaggio costiero di Carrabelle e la sottile striscia di terra di Dog Island. In questo lembo quasi intatto della Florida meridionale, battuto da ricorrenti uragani, privo di negozi, refrattario a connessioni internet e abitato da un centinaio di coraggiosi residenti, approdano una scrittrice americana di antica stirpe mediterranea e il suo compagno fotografo. È il contesto ideale per lasciarsi alle spalle l'esasperato efficientismo del Sogno Americano e ascoltare il silenzio, scoprendo quel che rimane di se stessi nello specchio della natura incorrotta. Tra conchiglie rarissime, tartarughe marine, sciami di pellicani impettiti e sornioni, pesci guizzanti e coyote dall'ululato simile al grido della mitica strolaga, il ricordo del soggiorno sull'isola restituisce tutta la meraviglia di un paradiso perduto, che tuttavia non basta a far dimenticare la fragilità di un universo minacciato dalla criminale incoscienza della specie più forte e rapace. -
La carta da parati gialla
Travolta da un eccesso di premure mascherate da amore coniugale, soggiogata dall'autorità del marito, isolata, derisa, messa a tacere, la protagonista senza nome di questo racconto si rifugia progressivamente in un mondo tutto suo, che giorno dopo giorno, in maniera sempre più ossessiva, coincide con la carta da parati della stanza in cui trascorre la maggior parte del suo tempo. Una casa stregata? O un'ordinaria quanto agghiacciante storia di violenza domestica? Cosa si cela dietro la carta da parati gialla? Pubblicato nel 1892, questo racconto ambiguo e conturbante, che avrebbe reso celebre Charlotte Perkins Gilman, intreccia l'eredità culturale del gotico con la denuncia sociale della condizione di subalternità della donna, ed è in parte ispirato all'esperienza di depressione post partum vissuta dall'autrice. Oltre a essere una testimonianza drammatica dell'epoca in cui fu scritto, ""La carta da parati gialla"""" continua a funzionare nel nostro presente come monito prezioso rivolto alle donne affinché imparino a difendersi - con la penna, con la parola, con il libero pensiero - da ogni forma di sopruso travestito da amore."" -
Come suono di natura. Metafisica della melodia nella Prima Sinfonia di Gustav Mahler
Il movimento che apre la Prima Sinfonia di Gustav Mahler sollecita interrogativi inquietanti, a cominciare dall'indicazione espressiva ""Come un suono di natura"""" posta all'inizio della partitura: con quel gesto, che crea un ponte fra gli aspetti più nascosti del mondo e il suono musicale, capace di svelarli, il compositore fa entrare l'ascoltatore nella dimensione più intima del farsi della natura, mettendolo di fronte alla sua voce più nascosta. La Prima Sinfonia deriva da un Lied composto nel 1884, """"Ging heut' morgen übers Feld"""" (""""Questa mattina andavo per i prati""""), un canto che affronta il topos dell'irraggiungibile bellezza del mondo, a cui l'uomo vorrebbe partecipare, ma che lo vede sempre bloccato su una soglia che non riesce a superare: il destino umano sembra così giocato dalle luminescenze di una natura che attrae, senza mai farsi penetrare sino in fondo."" -
Nick Drake e Pink Moon. Una disgregazione
Nick Drake è il più silenzioso rivoluzionario della canzone folk a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta e Pink Moon è il più urgente dei suoi album, il più vero, il più suo. Terzo e ultimo capitolo di una carriera tristemente breve, Pink Moon è scarno, spoglio, registrato in poche ore dal solo Drake, rinunciando a tutto tranne che al minimo indispensabile, ovvero la sua voce e la fida chitarra Guild; è un disco low-fi ante-litteram, un esempio di come non servano giochi di prestigio per svelare un universo interiore fragile e riluttante e per toccare la perfezione. In un'epoca di ingigantimento e ridondanza della forma canzone, Drake ha raccolto undici episodi implosi, polverizzati, undici frammenti di un discorso sulla vita, sulla ricerca di sé, sull'amore e sulla sua impossibilità, intersecando gioia e malinconia, semplicità e ricercatezza, oscurità e redenzione, cercando un appiglio nell'essere umano e consolazione nella natura. Ennio Speranza racconta un capolavoro disgregato, solo in apparenza incompiuto, dove tutto ciò che al tempo della sua pubblicazione poteva essere visto come disomogeneo sembra oggi splendidamente lucido e coerente, e invita il lettore a puntare l'attenzione su ciò che spiega, anzi dispiega, una canzone: la musica. Perché Drake, nonostante una certa retorica post mortem tenda a dimenticarlo, ancor prima di essere un autore e un cantante era un musicista, e (anche) come tale merita di essere ricordato. -
Lacan al presente. Per una clinica del reale
Si tratta di tracciare due linee del reale e di farlo su una superficie, l'insegnamento di Jacques Lacan, dunque di affermare il reale come impossibile e il reale come c'è dell'Uno. Si tratta, di conseguenza, di frequentare queste due linee, di perdere e trovare qualcosa nel loro zig zag, dunque di determinare errori e incontri fino a estrarre alcune affermazioni, parziali, sbilenche, opache, evidenti, della pratica psicoanalitica, della sua logica, della sua etica, della sua causa e del suo godimento. Si tratta, ancora, di farsi utilizzare dalle due linee del reale per produrre qualche variazione nella sostanza che da sempre rende necessaria, dunque superflua, la pratica psicoanalitica, ossia la ripetizione del sintomo, la ripetizione che è il sintomo, la ripetizione che è il reale di una vita. Si tratta infine, una volta fatto tutto ciò e mentre si sta facendo tutto ciò, di non perdere mai di vista ""un fatto"""": il reale, almeno per Lacan, dà fuoco a tutto!"" -
Un sussurro nel buio
Autrice di ""Piccole donne"""", Louisa May Alcott affronta in questo racconto un tema analogo, trattando di una giovane ereditiera prossima al matrimonio; tuttavia, il tono e l'atmosfera sono ben diversi e se da un lato alludono al genere gotico, dall'altro anticipano in modo sorprendente la riflessione femminista sulla violenza fisica e psicologica entro le mura domestiche. Non è eccessivo sostenere che il racconto si concentra esattamente su questioni di genere, compreso il femminicidio - reale o tentato - ben prima della nascita del termine. Uscito per la prima volta, anonimo, nel 1863, """"Un sussurro nel buio"""" affronta infatti tematiche ancor oggi cruciali quali l'accusa di pazzia, la libertà delle scelte individuali, il legame madre-figlia, i rapporti di potere all'interno della famiglia tradizionale. Il tutto con l'apparente leggerezza di uno stile brillante e con l'aiuto di un intreccio avvincente."" -
Lo sguardo occidentale. Come abbiamo visto il mondo. Storie di artisti dall'Ottocento al Duemila
C'è tutto un mondo di forme e colori là fuori, e qualcuno l'ha visto, l'ha messo in relazione a ciò che si portava dentro e l'ha rappresentato in quadri e sculture. Probabilmente non si potrà mai più parlare di canone occidentale, ma di un certo tipo di sguardo, intensamente nostro, mutevole, aperto, avido di tutto, allarmato, spettacolare, universale e intimo al tempo stesso, anche perché connesso alla vita e alle esperienze degli individui. Leggendari artisti europei e americani della Modernità l'hanno meravigliosamente esercitato, cercando i corpi, le città, la natura o, andando contromano, desiderando il nulla, un vuoto che li placasse, ma sempre, ogni volta, illuminando una realtà altrimenti opaca. E così, ancora ci invitano a seguire la rotta del loro/nostro modo di guardare, interpretandone il punto di impatto, la bellezza imprevedibile, come rifrazioni di un'intera civiltà. Questo libro interroga gli occhi e narra le storie di molti tra i più grandi protagonisti dell'arte occidentale degli ultimi due secoli, da Ingres a Peter Doig, da Monet a Picasso, da Schiele a Lucian Freud, da Gauguin e Matisse a Jackson Pollock e Gerhard Richter. -
Dall'immaginario all'acustinario. Prolegomeni a un'ecosofia sonora
La civiltà occidentale si è costituita in una dinamica concettuale, sensibile e immaginativa essenzialmente centrata su un approccio visivo della realtà. Il mondo è stato guardato, scrutato, osservato, esaminato, analizzato; raramente ascoltato. Con il neologismo acustinario l'autore propone una nuova dimensione acustico-sonora dell'immaginario, attenta all'universo dei suoni e da questi fecondata, ripercorrendo alcune tappe e problematiche fondamentali del concetto da lui forgiato negli anni Ottanta. Immaginare diversamente significa non soltanto concepire diversamente, ma anche sentire differentemente. A questa dimensione del sentire viene dunque ricondotta l'estetica superando in tal modo la visione hegeliana che l'aveva teorizzata unicamente come filosofia dell'arte. Così intese, le problematiche estetiche più attuali vengono prese in esame in un approccio complesso, al contempo estetico, ecologico e immaginativo, che propone un nuovo ascolto del mondo: l'ecosofia sonora. Decolonizzare l'immaginario vuol dire pertanto nuova capacità d'intendere e di sentire per affrontare le future decisive sfide dell'umana sopravvivenza. Già preesistenti all'urgenza pandemica planetaria, queste infatti persistono nella loro minacciosa incombenza. Qualunque siano gli esiti e i tempi del contagio, nessun augurio di un ""ritorno alla normalità"""" dovrebbe essere formulato, bensì il superamento di quella passata, mortifera """"normalità"""" in un nuovo sentire e intendere ecosofici."" -
La perla. Favola senechiana
Per riconquistare l'amore del suo sposo, incapricciatosi di un'altra, la principessa (di un regno immaginario, ovviamente, perché questa è pur sempre una favola) decide, su consiglio di un'amica, di ricorrere all'aiuto della fattucchiera del bosco. Costei, impastando con altri medicamenti una luminosa scheggia rubata dall'ampolla della Luce di Notte - il prodigioso unguento che il vecchio delle magie custodisce nei recessi di una buia caverna - crea una sferetta dai magici poteri: non appena il principe l'avrà inghiottita, la strega assicura alla principessa, abbandonerà l'amante e tornerà fra le braccia della legittima consorte. Non è che il primo atto di una storia cupa e avvincente: in una vorticosa serie di equivoci e peripezie, la piccola sfera passerà di mano in mano, lasciando dietro di sé una scia di morte e distruzione. Uomini e donne, affascinati dalla magnificenza del portentoso monile, sono pronti a sfidare ogni pericolo pur di entrarne in possesso, senza rendersi conto che i suoi riflessi bluastri sollecitano gli istinti peggiori, quelli che giacciono nel fondo più oscuro e torbido delle nostre coscienze.