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Il neo di Francesco
Per la chiesa cattolica e per le chiese cristiane l'elezione al soglio pontificio del Papa venuto da lontano è una speranza storica che non è possibile lasciar passare aspettandone un'altra; è un momento in cui la grazia divina e le attese dell'uomo si incontrano. Fin dal primo momento di quella sera del 2013 don Sardelli ne restò impressionato, soprattutto quando il nuovo vescovo Francesco rivendicò l'essere stato eletto non tanto Papa quanto, e prima di tutto, vescovo di un particolare territorio della chiesa. La precisazione non era di poco conto e sembrò preannunciare che le cose da quel momento in poi potevano cambiare e che nuove realtà sarebbero state convocate per iniziare a scrivere una pagina nuova per la storia della chiesa romana e non solo, per tessere relazioni nuove tra i popoli e le realtà socio-culturali in una visione del mondo tanto moderna quanto semplice e senza preconcetti fondata sull'idea di un dialogo il più corale possibile per riportare alla luce una ricchezza che nasce dalla mescolanza e dall'incontro di idee e persone e per aprire prospettive nuove. -
L' ombra della madre
Un noir in cui si intrecciano in modo incredibile i destini dei protagonisti, Francesca, Riccardo e Fabrizio, sospesi tra la routine del quotidiano e i riti misterici di un passato che si perde nella notte dei tempi. Quale valore assume il culto della Grande Madre Cibele nella vita disordinata della protagonista femminile dell'opera? Francesca è una docente di Storia delle religioni, una donna colta e intelligente, con molti nodi irrisolti nella propria vita, a partire da un complicato rapporto con la madre. E chi è davvero Fabrizio, suo ex amante e come lei adepto del culto di Cibele, che alla fine del racconto sarà al centro di una rivelazione sconcertante? A Riccardo il compito di dipanare il bandolo della intricata matassa, di ricomporre i pezzi di un quadro che si tinge di colori foschi, di mettere ordine nella vita di una donna che lo ha travolto, in un turbine di mistero e sensualità, scardinando ogni sua certezza, demolendo ogni equilibrio. Una storia intrigante, narrata con una scrittura versatile, densa, impreziosita da un'interessante ricerca storico-religiosa che ci riporta molto indietro nel tempo. -
La Matàna de Po. Genesi di un documentario. Con DVD video
Nella primavera del 1959 Danilo Montaldi, sociologo militante, non ancora trentenne, fu contattato da Giuseppe Bartolucci, a quel tempo già rinomato critico teatrale e cinematografico del giornale socialista l'«Avanti!», con l'idea di girare un breve documentario sugli uomini che vivono e lavorano lungo le rive del Po, vicino a Cremona, città di Danilo Montaldi. Il volume che qui si presenta non vuole soltanto essere un'introduzione alla pellicola ""La Matàna de Po"""", ma far conoscere una ricca documentazione di foto e materiale d'archivio, per la maggior parte inedita, che riguarda sia il lavoro attorno al film, sia le persone coinvolte. Ciò che lo rende però straordinario è la pubblicazione del carteggio tra i più stretti collaboratori al progetto, lo stesso Montaldi e Mario Gallo. Queste lettere non soltanto illuminano il contesto in cui il processo creativo è maturato e i particolari della sua realizzazione, ma raccontano una storia e danno l'idea di un modo di essere ormai scomparso. Non sempre per i carteggi è necessaria una lettura cronologica; questo tra Montaldi e Gallo invece la richiede, perché racconta l'evoluzione di un'amicizia."" -
Interviste sul tarantismo
Queste interviste, raccolte lungo l'arco di un quindicennio, rispondono a una duplice esigenza. Da un lato, l'amore del documento e il rigore metodologico guidano l'autore nel tentativo di tracciare con sistematicità una storia degli studi lunga diversi secoli, col supporto di un paziente lavoro di ricerca e compilazione bibliografica. Gli interlocutori sono chiamati a verificare e approfondire, gli aspetti sfuggenti o poco indagati di un fenomeno che è stato definito, con felice espressione, un ""rompicapo ermeneutico"""". Oltre che strumento d'indagine conoscitiva, l'intervista è però, per Torsello, occasione di stabilire quella che de Martino chiamava una relazione """"di confronto"""": colpisce lo sforzo di condividere interpretazioni e identità culturali, in una prospettiva dialogica e corale in grado di gettare un ponte fra generazioni e scuole, favorire un fertile confronto fra l'accademia e la cultura locale. Ne emerge, per usare un'immagine cara all'autore, """"una tela infinita che continuamente si disfa e si ricompone, nella quale convivono osservatori e osservati, sguardi e punti di vista differenti"""", così da tessere insieme i mille fili che legano l'immaginario di un territorio."" -
Il grande danzatore. Il tarantismo e il potere del ballo nella prima Età moderna
Il potere guaritore del ballo è tra i più celebri e misteriosi che hanno caratterizzato il fenomeno del tarantismo. Il presente volume offre al lettore tre chiavi di lettura del ruolo che la danza ricopre nelle interpretazioni mediche e filosofiche del tarantismo nella prima Età moderna. Dal pensiero magico di Marsilio Ficino, al meraviglioso mondo di Athanasius Kircher, i tre saggi accompagnano il lettore lungo il cammino di una storia secolare, in gran parte ancora da scoprire. Il primo contributo, di Verardi, ricostruisce l'interpretazione del tarantismo offerta da Ficino nel quadro della sua medicina astrologica e della sua teoria della magia. Lo studio di Cavicchi esamina una delle più famose e antiche raffigurazioni del tarantismo, la scena di iatromusica presente nell'opera di A. Kircher. Il contributo di Arcangeli ricostruisce il rapporto tra danza medicinale e tarantismo, tra Rinascimento e prima Età moderna, esaminando un grande numero di testimonianze di medici, letterati e viaggiatori dell'epoca. -
Salento rock. Andati via senza salutare
Alla fine degli anni '80, Galatina non è davvero un paese per giovani. Ben prima del boom che ne farà una cartolina patinata per turisti, il Salento è tutto preso dallo sforzo di darsi una lucidata di rispettabilità, rinnegando a ogni costo uno scomodo passato contadino. Così si finisce per perdere la propria anima; o così la pensa Antonio, insofferente al giudizio conformista della gente, con l'idea vaga che la vita sia altrove. È fra i ragazzi come lui che l'eroina s'insinua seducente, e prende potere e presto imperversa e miete vittime, come una piaga biblica. A tessere le fila del racconto è Cristina, narratore tutt'altro che onnisciente, che nella Galatina di quegli anni vive il suo tragico delicatissimo romanzo di formazione, fra i sogni di una liceale di provincia e la distanza siderale dal mondo dei grandi', da un'educazione impartita a divieti e interdizioni. ""Non è la droga la protagonista di questo romanzo. Sono i giovani di vent'anni fa. Gli stessi disagi, reazioni e destini diversi. Il punk rock e il grunge. La passione e il disimpegno. Le regole e la trasgressione. La siringa e la chitarra, o tutte e due. Un passato troppo recente per essere dimenticato""""."" -
Vado a Lecce. Artisti, storici e scrittori in giro per la città
Franco Ungaro con ""Vado a Lecce. Artisti storici e scrittori in giro per la città"""", ha raccolto e selezionato testi di oltre quaranta autori, salentini e non, che dagli anni '40 a oggi hanno raccontato Lecce attraverso parole, canzoni e poesie, articoli e saggi. Di cosa si tratta, allora? Una guida letteraria, un'antologia, un florilegio di citazioni? Come scrive Massimo Bray nella prefazione """"la multiforme raccolta di Ungaro non si limita certo a questo: mescola generi e lingue diverse - marble floor e marble stairs sono ciò che colpisce l'immaginazione di Lee Ranaldo in """"Lecce, Leaving"""", mentre il grande tenore Tito Schipa canta in salentino la sua """"Lecce gentile e beddha"""" come un vero e proprio """"paradisu 'nterra"""" - e ci offre allo stesso tempo un affresco della città che narra sé stessa attraverso i suoi artisti, scrittori, giornalisti e poeti, e un mosaico di impressioni fugaci, emozioni, meditazioni scaturite dalla penna dei viaggiatori che l'hanno visitata."""" L'affresco che ne viene fuori è di una città che incanta e sorprende, emoziona e ammalia, come pure di una città che, non di più e non di meno di altre città, nasconde colpe inconfessate, limiti e contraddizioni."" -
Un giorno come gli altri. Ediz. illustrata
Un giorno come gli altri è un albo illustrato che invita a osservare le piccole cose del quotidiano e a riflettere sul loro valore, anche quando ci appare poco significativo o scontato. Da un giorno apparentemente grigio o scandito dalle abitudini banali e ripetitive può sorprendentemente nascere qualcosa di inaspettato: lo stupore verso il mondo si può svelare nei suoi dettagli minimi, più intimi e nascosti. L'albo incoraggia ad abbandonarsi alle emozioni e a saperle vedere anche quando tutto sembra volerle oscurare. Nessun giorno è inutile o meno prezioso di un altro. Ogni giorno è importante per dirsi una parola gentile, per sentire la bellezza dell'incontro, per trarre ispirazione da un colore o da un paesaggio. Le illustrazioni sono realizzate quasi in monocromo, con la significativa e sostanziale eccezione per gli elementi di senso funzionali alla storia, sui toni del magenta. In questo scarto cromatico si attua la piena corrispondenza al testo: il colore come elemento poetico, tanto quanto la parola. In un tempo governato dai ritmi frenetici, questo albo incoraggia a leggere più a fondo la realtà, ad approfondire lo sguardo, ritrovando il piacere di ogni istante. Età di lettura: da 4 anni. -
Riso fuorisede. Favola agrodolce
"Ricominciò tutto da un funerale. Da un funerale ivoriano, in una chiesa cattolica del sud Italia, una mattina di settembre a Bari. Tra le righe di una preghiera a un Dio apolide, Priscilla ritrovò tutto il film di una vecchia storia"""". In una concezione circolare del tempo che è tutta africana, la dipartita di Thérèse è occasione di ritorni: di un viaggio emozionale a ritroso negli anni, fino ai primi Novanta, quando Bari è città vivace di transito e frontiera. A casa Lilou, fra piatti fumanti di foutou e riz graz e il lesto rituale intrecciare di capelli e racconti, s'incontrano vite lontane e diverse, e una tavolozza di carnagioni che spazia dal latte scremato al cioccolato fondente, e le conversazioni si allungano nella notte saltando dall'italiano al francese alla lingua yacouba, dall'arabo al greco al dialetto barese. Amalgama di questa umanità esule, di queste variopinte identità """"diversamente culturali"""", è il riso, nel suo duplice significato di alimento fondamentale di tanta parte del mondo e di scatto liberatorio, che scardina i recinti della cosiddetta normalità e insegna """"il gusto delle differenze, in questo gioco buffo che è la vita""""." -
Pietre da taglio
Al suo esordio con ""Pietre da taglio"""", Anna Franceschini decide di percorrere una doppia strada compositiva. La raccolta si divide infatti in due grandi capitoli dove vengono collocate le forme della poesia, in uno, e della prosa, nell'altro. In entrambi Franceschini elabora una strada personale nella trattazione di quello che possiamo definire come un caposaldo della poesia femminile contemporanea: il corpo. Di corpi parla infatti ogni singola traccia di """"Pietre da taglio"""". È un elemento fortemente iconico e polarizzato, che nella pluralità della declinazione «la Storia opprime, rinchiude o zittisce quando non lascia fuori inascoltati», come afferma Caterina Serra nell'introduzione. Un corpo, o più corpi, racconta Anna Franceschini, che si vuole comunque non prettamente femminile, ma appartenente a chiunque sia costretto in uno stato di non libertà, cui sia negata la parola o cui quest'ultima sia indicibile perché non conosciuta, non elaborata."" -
Alla periferia dell'impero. Viaggio fotografico nel Salento del Ventennio
Queste pagine ricompongono, con indagine paziente e accurata documentazione, vent'anni di storia del Salento all'interno della più grande storia nazionale e internazionale. Dal tormentato primo dopoguerra alla violenza del nascente regime fascista, dalle diverse fasi della dittatura fino alle drammatiche vicende della guerra: gli scatti qui raccolti - supportati da documenti inediti privati e d'archivio, testimonianze orali, estratti della stampa dell'epoca - aprono uno sguardo vivido e partecipe sull'enormità della tragedia che accomunò milioni di esseri umani. Tra analogie e ricorsi, l'incontro tra micro e macrostoria non soverchia gli avvenimenti locali; cerca piuttosto di valorizzarne le specificità, inserendoli in una cornice più ampia. La ricostruzione fotografica dà volto a uomini e donne e contesto visivo a fatti e passaggi storici già ampiamente approfonditi, e ad altri trascurati per lungo tempo e soltanto di recente indagati dalla storiografia. Come in un mosaico, i cui tasselli non sono che frammenti, così in queste tracce, pensate e colte in una visione d'insieme, è possibile individuare nessi significativi, momenti di passato decifrabili. -
Ilva football club
Un giornalista sportivo nato al quartiere Tamburi di Taranto, dopo il sequestro dell'Ilva da parte della magistratura per disastro ambientale, decide di riannodare i fili del passato. Sente di doverlo al padre, morto di cancro; a quella generazione di calciatori, scomparsa a causa dell'inquinamento, di cui aveva fatto parte negli anni '70 e '80; alla storia della sua città, stretta dalla crudele morsa dell'acciaio che le impedisce di costruire memoria e futuro. Col pretesto di cercare, con vana consapevolezza, la ""maglia grigia"""" - indossata durante un torneo e che tanto ricordava il colore del siderurgico - si trasforma in un viaggiatore nel tempo, raccogliendo anzitutto la sua testimonianza, e poi quelle di un commerciante diventato memoria storica del football di quartiere e di un ex allenatore delle formazioni amatoriali. Si dipana così la vicenda di un Ulisse catapultato negli anni drammatici in cui il """"colosso d'acciaio"""" era il totem fasullo di un tragico benessere; fino alla trasfigurazione della vicenda nel grande racconto collettivo di undici, anonimi, campioni."" -
O ijo ce o gaddho-Il sole e il gallo
"C'erano una volta un sole e un gallo..."""" comincia così, nel segno della classicità, una storia che si rivela subito senza tempo, un viaggio tra i colori e le parole, un viaggio in una terra, quella della Grecìa salentina, in cui le radici sono importanti come il presente e per questo vanno non solo amate, ma anche curate e tramandate. """"O Ijo ce o gaddho"""". Il sole e il gallo, un libro per piccoli lettori, dedicato ai colori, un libro bilingue in cui il testo italiano segue il testo in griko. La storia dell'albo, nella sua semplicità e con il testo breve e in stampatello, centra l'obiettivo di focalizzare l'attenzione dei lettori sui colori, alla presentazione dei quali si prestano i protagonisti della narrazione: il sole (tutto giallo) e un gallo con la sua cresta rossa, una collina verde, il cielo blu e poi, ancora, il buio della notte e la luce dell'alba, ad accompagnare il sonno su un cuscino bianco e il successivo risveglio che si ripetono, giorno dopo giorno. Età di lettura: da 3 anni." -
Bucherer l'orologiaio
«Il lasciarsi divorare dalla scrittura. È questa la bellezza?» ""Bucherer l'orologiaio"""", l'ultima opera di Antonio L. Verri, pubblicata postuma nel 1995, è un congegno verbale attraverso il quale l'autore rivendica la sovrana libertà di una scrittura che danza vertiginosamente sul baratro dell'insignificanza. Se il romanzo è, com'è stato detto, il testamento di Verri, o il suo epitaffio, il messaggio che vi si legge lascia sgomenti: la letteratura è azzardo, e chi la pratica deve essere disposto a giocare la sua partita fino in fondo, pur sapendo di perdere. Perché il sogno di Bucherer, e dello stesso Verri, il progetto di trascrivere il mondo dentro un libro è semplicemente impossibile; ma il suo incanto risiede proprio nel ludico martirio dell'invenzione continua. Con uno scritto di Rossano Astremo."" -
Carmelo Bene e altre eresie
Quali le domande e le sfide che Carmelo Bene continua a lanciarci? E quali domande possiamo rivolgere a Carmelo Bene, se assumiamo il punto di vista del Sud? Cosa rappresentano il Sud e il Salento nel suo immaginario? E ha senso oggi interrogarlo con questa prospettiva? Cos'è il Sud del Sud dei santi? Quali i punti di contatto tra Carmelo Bene e la schiera degli eretici meridionali? E chi sono gli eretici meridionali? Su questi interrogativi si è tenuta a Copertino (Le) l'1 novembre 2021, una sessione di lavoro ""Carmelo Bene e altre eresie"""" nell'ambito dell'incontro seminariale """"Che fare del Sud?"""" che ha permesso di scoprire traiettorie comuni o parallele, connessioni sorprendenti e inedite di Carmelo Bene con figure eretiche del Sud: F. Cassano, V. Bodini, E. de Martino, V. Fiore e i tanti eretici espressi dalla cultura meridionale. Questo volume raccoglie gli stimolanti e originali interventi di F. Ceraolo, F. Chiarello, S. De Matteis, A. Errico, P. Giacchè, S. Giorgino e F. Vitelli. A questi si aggiungono sei interviste di F. Ungaro a G. Fofi, all'attore R. Latini, agli artisti L. Presicce, O. Deoro e e M. A. Valdivia, al collaboratore e amico di Carmelo, Matteo Bavera."" -
Chiaroscuri. Storie di fantasmi, miracoli e gran dottori
"Chiaroscuri"""" è una raccolta di saggi scelti di Clara Gallini, figura cardine nel panorama degli studi antropologici in Italia e non solo, considerata tra le principali interpreti e custodi del pensiero di Ernesto de Martino. Seguendo la penna raffinata dell'autrice, il libro conduce il lettore per tutta Europa attraverso le storie di medici e sacerdoti, malati e miracolati, magnetizzatori e sonnambule, spiritisti e medium, """"isteriche"""" e fantasmi, in un'affascinante avventura che fa tappa tra le case infestate della Torino di inizi Novecento, nella Napoli di fine Ottocento, presso la famosa Eusapia Paladino che attira pellegrini e scienziati, a Lourdes, teatro di miracoli e luogo della medicalizzazione del sacro. In appendice, i testi di Ernesto de Martino ed Emilio Servadio """"dialogano"""" con quelli raccolti nel volume. In generale nel volume, potremmo ritrovarvi l'attualità di quelle domande su che cosa mai sia quel lato oscuro degli uomini e delle cose, che ancor oggi continua a intrigarci." -
L' arte di lavorar la creta. Cinque secoli della famiglia Colì nella storia della ceramica
Un paese al centro della penisola salentina, in un territorio un tempo paludoso e tuttora ricco di creta: Cutrofiano, che «fu di lingua e rito greco fino al 1600 e che porta nel nome quella kuthra (vaso di ceramica) che ne giustifica l'esistenza e la funzione». Una famiglia che da almeno cinque secoli è a Cutrofiano e con le mani immerse in quella creta che gira sul tornio per formare tutto ciò che la duttile materia plastica consente. Una famiglia che, con le altre, ha portato la sua bottega negli spazi che la storia urbanistica del piccolo centro salentino ha destinato all'arte di lavorar la creta, dal Casale fuori le mura fino all'area di sviluppo industriale, da dove le ceramiche dei Colì partono per il mercato nazionale e mondiale in cui hanno conquistato una posizione leader. Il libro di Enzo Ligori in poche pagine intreccia e fonde la storia di Cutrofiano con la storia di una famiglia di ceramisti, e restituisce a Cutrofiano, ai suoi cittadini, alle imprese artigiane della ceramica il senso di appartenenza comune in queste radici: una vasta palude, una estesa foresta, tanta argilla sotto i piedi e tante abili mani sul tornio. -
Salento in movimento lento
Un diario di viaggio con itinerari ricchi di mappe e racconti, in grado di far scoprire il territorio in maniera sostenibile. Un libro che nasce camminando, lungo antichi sentieri attraverso un rapporto di empatia tra i camminatori e le comunità locali. Strada e paesaggio sono gli elementi che ciascun viandante ha avuto a disposizione per riportare le proprie intime emozioni su un quaderno di appunti. I pensieri espressi, attraverso un lavoro di scrittura collettiva, elaborati dal giornalista Stefano Martella, confluiscono in questo volume che rompe l'autorità etnografica della narrazione romantica e bohemièn, la quale, basata sulla logica del ruba e fuggi, depaupera il territorio riducendolo a oggetto feticcio, lontano, esotico e così facendo priva i luoghi e le persone di dignità e di identità. -
Il modo in cui la luce
C'è un tipo di luce che non prevede ombre, che non proietta immagini oscure delle cose. È una luce verticale, centrata come da un buco dall'alto, un sole allo zenit per sempre. La poesia di Michele Bellazzini ha a che fare con questo tipo di luce. È fatta di parole chiare, aperte, luminose come sorriso, bacio, e stella, e fiore. Sono le parole di un certo amore per le cose del mondo. Ci sono animi che più di altri sentono di fare parte di un tutto, di un movimento circolare che genera armonia, equilibrio, ordine. (Dalla prefazione di Caterina Serra) -
Lecce Taranto Matera. Appunti di viaggio, 1717
Dotato di forte indipendenza di giudizio, non meno che di competenze scientifiche, Berkeley osserva città e campagne di Puglia in prospettiva: annota con precisione i tumuli di terra coltivata, saggia la natura dei terreni e della pietra; enumera i conventi e monasteri e gli abitanti di ciascun centro attraversato; s'immerge nella Taranto dei pescatori, ancora ricca di vocabolario greco con la stessa disinvoltura con cui si accosta ai braccianti di Matera o ai d otti canonici di Lecce; partecipa incuriosito alle pizziche popolari e vuol dire la sua sulle opposte scuole di pensiero che si fronteggiavano sulla sindrome dell'aracnidismo, sempre attento a raccogliere tutte le informazioni disponibili tra i soggetti che animavano la scena dei tarantolati.